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Intervento di Giuliano Cazzola‘’Esiste una questione giovanile?”

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(1)

Convention nazionale di Confabitare

Senza il lavoro non c’è casa

Bologna 30 novembre 2018 Hotel Savoia

Intervento di Giuliano Cazzola

(2)

Gli aspetti demografici

I fenomeni dell’invecchiamento e della denatalità hanno determinato una struttura della popolazione in cui la componente anziana acquista un peso via via maggiore rispetto alle altre classi d’età, in particolare a quelle più giovani, fenomeno che si accentua con l’avvicinarsi delle generazioni di baby-boomers nell’età anziana; nel 2016 ogni 100 giovani vi erano 165 ultrasessantacinquenni

(erano 143 nel 2008).

Il peso relativo del gruppo dei giovani 15-34 anni diminuisce nella popolazione, pressoché linearmente, tra il 1993 e il 2016 (-11,6 punti percentuali), come conseguenza dell’ingresso in questa fascia d’età delle generazioni di nati tra gli inizi degli anni ’80 e il nuovo secolo, meno numerose per effetto del calo della natalità. • Contemporaneamente crescono tra la popolazione in età lavorativa le componenti

(3)

Gli aspetti economici e sociali (1)

• In Italia, un minorenne su 10 vive in condizione di

povertà assoluta (il triplo rispetto al 2005). Per quanto

riguarda la popolazione dai 18 ai 34 anni i poveri sono

passati dal 3,1% nel 2005 al 9,9% di oggi. Dai 35 ai 64

anni dal 2,7% al 7,2%. L’incidenza della povertà è

diminuita solo tra gli over 65 anni (4%). In 20 anni il

reddito medio di questi ultimi è cresciuto di 18 punti;

quello degli under 34 è diminuito di 11 punti. La

quota di ricchezza detenuta dagli anziani è aumentata

del 60% mentre è calata di altrettanto per quanto

riguarda gli under 34 anni. Eppure l’84% delle

(4)
(5)

Le differenze retributive

(fonte: !nps)

(6)

Le differenze retributive rispetto al

numero di giornate lavorate

• Il differenziale retributivo è connesso alla

maggiore presenza di lavoro stagionale o a

termine (giovani).

• Media complessiva di giornate retribuite nel

2017: 243

• Sotto i 20 anni: 78

• Nella classe 20 – 24 anni: 169

(7)

Le differenze retributive per genere in

rapporto alla presenza di lavoro a part time

• 3,3 milioni lavoratrici hanno avuto nel corso

dell’anno un rapporto di lavoro a part time

contro 1,8 milioni di lavoratori

• In percentuale:

• 21% lavoratori

• 50% lavoratrici

(8)

I liberi professionisti

redditi medi per fasce di età (dati 2014)

(fonte: Adepp)

• I redditi medi più elevati sono quelli dei professionisti di età compresa tra i 50 e i 65 anni (intorno a 50mila euro annui).

• Le fasce più ‘’povere’’ sono quelle comprese tra i 25 e i 40 anni d’età (dai

13mila ai 27mila).

I professionisti con reddito minore in assoluto sono gli under 30. • Un giovane professionista con un’età compresa tra 25 e 30 anni ha

guadagnato in media 12,5mila euro; 18mila un suo collega tra i 30 e i 35 anni.

(9)

L’aspetto occupazionale

(10)

Numero lavoratori, retribuzione media e giornate retribuite nel 2017

per tipologia contrattuale

(11)

La struttura dell’occupazione

• Giovani (15-34 anni): tasso di disoccupazione sceso al 32.7% (43.6 nel

2014) tre volte la media europea – (20% prima della crisi)

• La crisi ha colpito più i giovani: -10.4% di occupazione dal 2008; +16%

over 55; +1,5% over 65.

• Cala il tasso di inattività ma i NEET restano a 2 milioni (fra inoccupati e

non disponibili)

Lavori a termine: negli ultimi anni 9 su 10 assunti a termine. Si

allungano i tempi di stabilizzazione (dopo 1 anno solo il 20%). Lo stock è intorno al 15% (rispetto al numero complessivo degli occupati alle

dipendenze)

Entrata ritardata nel mercato del lavoro: effetti negativi sui percorsi professionali; carriere discontinue: rischio di pensioni povere

(12)

Il lavoro degli anziani

• Anziani (55-64 anni): tasso di occupazione cresciuta

dal 29.8% (1993) al 50.3% (2016) Gli occupati in quella

coorte di età (55-64 anni) è del 75% in Svezia, del 68%

in Danimarca, del 67% in Germania, del 63% nel Regno

Unito. Dietro di noi – per restare nell’ambito dei grandi

Paesi - la Francia con il 49% e la Spagna col 46%.

(13)

L’incidenza del fattore demografico

(

fonte: V Rapporto di Itinerari previdenziali )

• Rispetto allo spostamento di occupazione verso la fascia più

anziana

(il

cosiddetto

boom

delle

assunzioni

di

ultracinquantenni) la statistica va rivista alla luce delle

dinamiche demografiche, come ha iniziato a fare l’Istat:

l’invecchiamento naturale della popolazione sposta sul piano

statistico lavoratori occupati dalle fasce più giovani verso le

più anziane senza che vengano adeguatamente rimpiazzate da

nuovi ingressi di giovani. Sembra che ci siano più anziani al

(14)

Occupazione: settembre 2018

• il tasso di disoccupazione è tornato al 10,1%

dopo che ad agosto era sceso sotto la soglia

psicologica del 10%.

• In un anno diminuiti di 184mila unità gli

occupati a tempo indeterminato (-1,2%) e

aumentati di 13,1% quelli a termine.

(15)

Il mismacht

tra domanda e offerta di lavoro

• Ad ottobre 2018 è aumentata la quota di imprese che

programmano assunzioni (di oltre due punti percentuali

rispetto ad ottobre 2017), hanno avuto un incremento i

contratti offerti (+31mila sempre rispetto allo stesso

periodo), ma è cresciuta anche la difficoltà di far

incontrare domanda e offerta di lavoro, che ha raggiunto

il suo massimo dallo scorso anno. Made in Italy e

meccanica ed elettronica sono i settori che fanno registrare

le maggiori difficoltà di incontro domanda-offerta di lavoro,

mentre a livello territoriale si registra un massimo intorno

al 42% di difficoltà nelle province di Pordenone, Lecco,

Ferrara e Bologna. Il mismatch, ormai divenuto strutturale,

si proietta in direzione dei prossimi anni.

(16)

Servizio Excelsior 2018 (1)

(17)

Servizio Excelsior (2)

(

tassi di fabbisogno settoriali 2018-2022

)

• Nelle prime posizioni di questa graduatoria si trovano la sanità e

assistenza sociale (con un tasso medio annuo di fabbisogno del 3,8%), il turismo e la ristorazione (3%), le public utilities (2,9%), l’istruzione (2,8%) e i servizi operativi alle imprese e alle persone (2,6%).

• Il settore della sanità-assistenza deve questo risultato soprattutto al valore della replacement demand (in pratica la ricomposizione del turn over); il turismo e la ristorazione mostrano invece il tasso più elevato in assoluto di expansion demand (come effetto della crescita e dello

sviluppo).

• I settori industriali con il tasso di fabbisogno più elevato nella media del periodo sono l’industria alimentare, le industrie ottiche e medicali e le

pelli e calzature, con tassi nell’ordine del 2%, mentre il settore dei servizi

con il tasso più contenuto è quello delle telecomunicazioni (1,1%).

(18)

I motivi del mismatch

• La domanda di lavoro si polarizza con forte aumento della domanda di professionalità scientifiche e tecniche, calo della domanda di professioni intermedie (impiegati, operai specializzati, conduttori di impianti) e incremento della domanda di professioni non qualificate. Il sistema di istruzione-formazione non è in grado di rispondere a questa domanda di lavoro. Il servizio di orientamento per gli studenti inefficiente, la comunicazione tra università, istituti superiori e sistema delle imprese è largamente insufficiente, anche se bisogna riconoscere che recentemente con i programmi di alternanza scuola- lavoro e la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori si sono fatti passi in avanti non trascurabili.

(19)

Un programma di politiche attive (di intesa con la Ue)

Garanzia Giovani

• Dal 2015 sono quasi 1,4 milioni i giovani registrati alla

Garanzia Giovani, al netto delle cancellazioni di ufficio.

• Il 77,5% dei registrati sono presi in carico. L’ 80,6% dei presi in

carico sono giovani con maggiori difficoltà a inserirsi nel

mercato del lavoro (profiling medio-alto e alto);

• il 56% dei presi in carico (dai centri per l’impiego o dalle

agenzie del lavoro) è stato avviato a intervento di politica

attiva.

• sono 287 mila i giovani occupati al 30 settembre 2018, cioè il

51,4%.

• Il tasso di inserimento occupazionale rilevato a 1, 3, 6 mesi

dalla conclusione dell’intervento in Garanzia Giovani passa dal

43,7% (1 mese) al 52,5% (6 mesi)

(20)

Il c.d. decreto dignità

• I commi 1 e 2 dell'articolo 19 dispongono che al contratto di

lavoro subordinato può essere apposto un termine di durata

non superiore a dodici mesi (finora erano 36). Il contratto può

avere una durata superiore, ma comunque non eccedente i

ventiquattro mesi, solo in presenza di almeno una delle

seguenti condizioni:

• a) esigenze temporanee e oggettive, estranee all'ordinaria

attività, ovvero esigenze di sostituzione di altri lavoratori;

• b) esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e

non programmabili, dell'attività ordinaria.

(21)

Gli effetti

(fonte: Osservatorio del lavoro – CNA)

(22)

Reddito di cittadinanza (1)

• Per ora nel ddl di bilancio all’articolo 21 è previsto solo un

fondo di 9 miliardi senza alcuna indicazione normativa,

rinviata a successivi provvedimenti.

• Secondo quanto indicato dal Governo, il parametro per

decidere chi avrà diritto di ricevere il reddito di cittadinanza

sarà l’Isee: i 9 miliardi di euro stanziati dovrebbero essere

dunque suddivisi tra i 2,5 milioni di famiglie con Isee

inferiore

ai

9.360

euro

annui

(soglia

indicata

dall’Esecutivo). Ebbene, se così fosse il reddito di

cittadinanza si tradurrebbe nell’erogazione di 293,95 euro

mensili medi per famiglia. Si terrà conto anche della

situazione patrimoniale, compresa la proprietà della casa

d’abitazione.

(23)

Reddito di cittadinanza (2)

• In base agli Isee presentati nel 2016, sono 469mila le

famiglie con Isee a zero. Pertanto, 4,4 miliardi su 9

andranno a coprire i 780 euro mensili da erogare a questi

nuclei che avranno diritto al contributo pieno. In pratica un

quinto dei potenziali aventi diritto assorbirà circa la metà

degli stanziamenti previsti dalla Legge di Bilancio.

• Per gli altri 2 milioni rimarranno 4,6 miliardi di euro: in

questo caso l’importo medio mensile scenderebbe per la

stragrande maggioranza dei beneficiari a 184,15 euro al

mese.

• Fatte 100 le famiglie con i requisiti d’ammissione, 48,6 sono

al Sud e nelle Isole, 19 al centro, 32,4 al Nord”.

(24)

Interventi coordinati per l’autonomia dei giovani

• Educazione

• Mix conoscenze di base e specializzazione flessibile

• Capacità conoscitive e relazionali

• Apprendistato come canale di accesso al lavoro

• Alternanza scuola –lavoro (Italia solo 5% - OCSE 30%)

• Orientamento (per ridurre il mismatch)

• Accelerazione dei percorsi formativi

• Diritto allo studio

• Interventi di protezione

• Salario minimo

(25)

Conclusioni

“...

per la prima volta nella storia,il fattore

economico più prezioso non è

il

capitale fisico, o qualche materia

prima,

ma il capitale umano

e la

sua capacità creativa

”.

(26)

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