Convention nazionale di Confabitare
Senza il lavoro non c’è casa
Bologna 30 novembre 2018 Hotel Savoia
Intervento di Giuliano Cazzola
Gli aspetti demografici
• I fenomeni dell’invecchiamento e della denatalità hanno determinato una struttura della popolazione in cui la componente anziana acquista un peso via via maggiore rispetto alle altre classi d’età, in particolare a quelle più giovani, fenomeno che si accentua con l’avvicinarsi delle generazioni di baby-boomers nell’età anziana; nel 2016 ogni 100 giovani vi erano 165 ultrasessantacinquenni
(erano 143 nel 2008).
• Il peso relativo del gruppo dei giovani 15-34 anni diminuisce nella popolazione, pressoché linearmente, tra il 1993 e il 2016 (-11,6 punti percentuali), come conseguenza dell’ingresso in questa fascia d’età delle generazioni di nati tra gli inizi degli anni ’80 e il nuovo secolo, meno numerose per effetto del calo della natalità. • Contemporaneamente crescono tra la popolazione in età lavorativa le componenti
Gli aspetti economici e sociali (1)
• In Italia, un minorenne su 10 vive in condizione di
povertà assoluta (il triplo rispetto al 2005). Per quanto
riguarda la popolazione dai 18 ai 34 anni i poveri sono
passati dal 3,1% nel 2005 al 9,9% di oggi. Dai 35 ai 64
anni dal 2,7% al 7,2%. L’incidenza della povertà è
diminuita solo tra gli over 65 anni (4%). In 20 anni il
reddito medio di questi ultimi è cresciuto di 18 punti;
quello degli under 34 è diminuito di 11 punti. La
quota di ricchezza detenuta dagli anziani è aumentata
del 60% mentre è calata di altrettanto per quanto
riguarda gli under 34 anni. Eppure l’84% delle
Le differenze retributive
(fonte: !nps)
Le differenze retributive rispetto al
numero di giornate lavorate
• Il differenziale retributivo è connesso alla
maggiore presenza di lavoro stagionale o a
termine (giovani).
• Media complessiva di giornate retribuite nel
2017: 243
• Sotto i 20 anni: 78
• Nella classe 20 – 24 anni: 169
Le differenze retributive per genere in
rapporto alla presenza di lavoro a part time
• 3,3 milioni lavoratrici hanno avuto nel corso
dell’anno un rapporto di lavoro a part time
contro 1,8 milioni di lavoratori
• In percentuale:
• 21% lavoratori
• 50% lavoratrici
I liberi professionisti
redditi medi per fasce di età (dati 2014)
(fonte: Adepp)
• I redditi medi più elevati sono quelli dei professionisti di età compresa tra i 50 e i 65 anni (intorno a 50mila euro annui).
• Le fasce più ‘’povere’’ sono quelle comprese tra i 25 e i 40 anni d’età (dai
13mila ai 27mila).
• I professionisti con reddito minore in assoluto sono gli under 30. • Un giovane professionista con un’età compresa tra 25 e 30 anni ha
guadagnato in media 12,5mila euro; 18mila un suo collega tra i 30 e i 35 anni.
L’aspetto occupazionale
Numero lavoratori, retribuzione media e giornate retribuite nel 2017
per tipologia contrattuale
La struttura dell’occupazione
• Giovani (15-34 anni): tasso di disoccupazione sceso al 32.7% (43.6 nel
2014) tre volte la media europea – (20% prima della crisi)
• La crisi ha colpito più i giovani: -10.4% di occupazione dal 2008; +16%
over 55; +1,5% over 65.
• Cala il tasso di inattività ma i NEET restano a 2 milioni (fra inoccupati e
non disponibili)
• Lavori a termine: negli ultimi anni 9 su 10 assunti a termine. Si
allungano i tempi di stabilizzazione (dopo 1 anno solo il 20%). Lo stock è intorno al 15% (rispetto al numero complessivo degli occupati alle
dipendenze)
• Entrata ritardata nel mercato del lavoro: effetti negativi sui percorsi professionali; carriere discontinue: rischio di pensioni povere
Il lavoro degli anziani
• Anziani (55-64 anni): tasso di occupazione cresciuta
dal 29.8% (1993) al 50.3% (2016) Gli occupati in quella
coorte di età (55-64 anni) è del 75% in Svezia, del 68%
in Danimarca, del 67% in Germania, del 63% nel Regno
Unito. Dietro di noi – per restare nell’ambito dei grandi
Paesi - la Francia con il 49% e la Spagna col 46%.
L’incidenza del fattore demografico
(
fonte: V Rapporto di Itinerari previdenziali )
• Rispetto allo spostamento di occupazione verso la fascia più
anziana
(il
cosiddetto
boom
delle
assunzioni
di
ultracinquantenni) la statistica va rivista alla luce delle
dinamiche demografiche, come ha iniziato a fare l’Istat:
l’invecchiamento naturale della popolazione sposta sul piano
statistico lavoratori occupati dalle fasce più giovani verso le
più anziane senza che vengano adeguatamente rimpiazzate da
nuovi ingressi di giovani. Sembra che ci siano più anziani al
Occupazione: settembre 2018
• il tasso di disoccupazione è tornato al 10,1%
dopo che ad agosto era sceso sotto la soglia
psicologica del 10%.
• In un anno diminuiti di 184mila unità gli
occupati a tempo indeterminato (-1,2%) e
aumentati di 13,1% quelli a termine.
Il mismacht
tra domanda e offerta di lavoro
• Ad ottobre 2018 è aumentata la quota di imprese che
programmano assunzioni (di oltre due punti percentuali
rispetto ad ottobre 2017), hanno avuto un incremento i
contratti offerti (+31mila sempre rispetto allo stesso
periodo), ma è cresciuta anche la difficoltà di far
incontrare domanda e offerta di lavoro, che ha raggiunto
il suo massimo dallo scorso anno. Made in Italy e
meccanica ed elettronica sono i settori che fanno registrare
le maggiori difficoltà di incontro domanda-offerta di lavoro,
mentre a livello territoriale si registra un massimo intorno
al 42% di difficoltà nelle province di Pordenone, Lecco,
Ferrara e Bologna. Il mismatch, ormai divenuto strutturale,
si proietta in direzione dei prossimi anni.
Servizio Excelsior 2018 (1)
Servizio Excelsior (2)
(
tassi di fabbisogno settoriali 2018-2022
)
• Nelle prime posizioni di questa graduatoria si trovano la sanità e
assistenza sociale (con un tasso medio annuo di fabbisogno del 3,8%), il turismo e la ristorazione (3%), le public utilities (2,9%), l’istruzione (2,8%) e i servizi operativi alle imprese e alle persone (2,6%).
• Il settore della sanità-assistenza deve questo risultato soprattutto al valore della replacement demand (in pratica la ricomposizione del turn over); il turismo e la ristorazione mostrano invece il tasso più elevato in assoluto di expansion demand (come effetto della crescita e dello
sviluppo).
• I settori industriali con il tasso di fabbisogno più elevato nella media del periodo sono l’industria alimentare, le industrie ottiche e medicali e le
pelli e calzature, con tassi nell’ordine del 2%, mentre il settore dei servizi
con il tasso più contenuto è quello delle telecomunicazioni (1,1%).
I motivi del mismatch
• La domanda di lavoro si polarizza con forte aumento della domanda di professionalità scientifiche e tecniche, calo della domanda di professioni intermedie (impiegati, operai specializzati, conduttori di impianti) e incremento della domanda di professioni non qualificate. Il sistema di istruzione-formazione non è in grado di rispondere a questa domanda di lavoro. Il servizio di orientamento per gli studenti inefficiente, la comunicazione tra università, istituti superiori e sistema delle imprese è largamente insufficiente, anche se bisogna riconoscere che recentemente con i programmi di alternanza scuola- lavoro e la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori si sono fatti passi in avanti non trascurabili.