CAP. III – CONDIZIONI QUASI STAZIONARIE ‐ RETI ELETTRICHE IN REGIME SINUSOIDALE
III.1 Bipoli fondamentali in condizioni quasi stazionarie
Si considerino grandezze variabili nel tempo, ma abbastanza lentamente da poter
“ragionevolmente” considerare le tensioni indipendenti dal percorso tra due morsetti A‐B e l’intensità di corrente indipendenti dalla sezione del tratto di conduttore . In tal caso si parlerà di bipoli in regime variabile quasi stazionario. 1
Si definirà resistore ideale in tali condizioni il bipolo (fig. III.1.1) per cui valga – con la convenzione dell’utilizzatore ‐ la relazione v(t)=Ri(t) qualunque siano i valori di tensione e corrente e qualunque sia l’istante di tempo considerato.
Ogni bipolo per cui valga una relazione algebrica tra tensione e corrente viene classificato come adinamico.
Un bipolo che presenti una caratteristica differenziale viene classificato dinamico.
I bipoli dinamici fondamentali sono il condensatore ideale e l’induttore ideale.
fig. III..1.1 – Resistore, condensatore ed induttore ideali in condizioni quasi stazionarie
Si definirà condensatore ideale, in condizioni quasi stazionarie2 (fig.III.1) il bipolo per cui valga, con la convenzione dell’utilizzatore, la relazione i(t)=dq/dt=Cdv/dt dove la i(t) è correlata alla variazione temporale della carica sulle armature del condensatore. Il coefficiente C (≥0) può essere in prima approssimazione considerato pari al rapporto tra carica QA (=‐QB)e tensione VAB in condizioni stazionarie (capacità del condensatore) (fig.III.1.1) .
L’intensità della corrente elettrica in un condensatore è quindi in relazione differenziale con la tensione. Tale relazione è lineare, ma non è sufficiente a fornirci le informazioni per risalire al valore della tensione; infatti, considerando la convenzione dell’utilizzatore, si ha in un generico istante t1
1 Per richiami ed approfondimenti sulla considerazione di quasi‐stazionarietà si veda l’appendice A5.
2 Per un componente reale, questa condizione può essere ragionevolmente assunta se i morsetti A e B sono sufficientemente “lontani” (ma non troppo) dalla zona occupata dalle armature del condensatore.
R C L
A
B B B
A A
v(t) v(t) v(t)
QA
QB
i(t) i(t) i(t)
Φ(t)
( )
t( )
ot
c c c
c
c i dt v t
t C dt v
Cdv
i = ⇒ =
∫
1 +0
1
1 (III.1.1)
dove to è un qualsiasi istante di riferimento. Si vede quindi che può essere ricavata la tensione in un certo istante t1 solo se si conosce il valore della stessa in un istante precedente e l’andamento dell’intensità della corrente nell’intervallo tra gli istanti to e t1. Quindi la tensione non è funzione lineare dell’intensità di corrente, salvo che non sia nulla la tensione nell’istante di riferimento (condensatore a riposo).
Definiremo induttore ideale in condizioni quasi stazionarie(3) il bipolo per cui valga, con la convenzione dell’utilizzatore, la relazione v(t)=dΦ/dt=Ldi/dt (fig.III.1.1) .
Un induttore viene realizzato in pratica attraverso un avvolgimento costituito da un elevato numero di spire metalliche (solenoide); la tensione v(t) è correlata alla variazione temporale del flusso Φ del campo magnetico concatenato con la linea “quasi‐chiusa”
costituita dall’avvolgimento stesso. Il coefficiente L può essere in prima approssimazione considerato pari al rapporto tra flusso ed intensità di corrente in condizioni stazionarie (coefficiente di autoinduzione o induttanza).
La tensione ai capi di un induttore è in relazione differenziale con l’intensità della corrente. Tale relazione è lineare, ma non è sufficiente a fornirci le informazioni per risalire al valore dell’intensità di corrente; infatti, considerando la convenzione dell’utilizzatore, si ha in un generico istante t1
( ) ( )
ot
t
L L L
L
L v dt i t
t L dt i
Ldi
v = ⇒ =
∫
1 +0
1
1 (III.1.2)
dove to è un qualsiasi istante di riferimento. Si vede quindi che si può conoscere l’intensità della corrente in un certo istante t1 solo se si conosce il valore della stessa in un istante precedente e l’andamento della tensione nell’intervallo tra gli istanti to e t1. Quindi la grandezze intensità di corrente non è funzione lineare della tensione, salvo che non sia nulla l’intensità di corrente nell’istante di riferimento (induttore a riposo). Dalle caratteristiche integrali si deduce che se le tensioni applicate agli induttori e le intensità di corrente nei condensatori sono limitate (come nei casi reali), la tensione sui condensatori e la corrente negli induttori sono grandezze continue. Infatti se consideriamo la condizione t1→ to , avremo che gli integrali nelle caratteristiche, estesi ad intervalli infinitesimi, sono infinitesimi. In altri termini,
( ( ) ) ( ) ( ( ) ) ( ) ( )
( )
(
L o)
L( )
o(
L(
o) )
L( )
o L( )
o c cc c
c
t i t
i t
i t
i t
i
t v t
v t
v t
v t
v
= +
= +
=
−
=
−
= +
= +
=
−
=
−
→
→
→
→
ε ε
ε ε
ε ε
ε ε
0 0
0 0
0 0 0
0 0
lim lim
lim lim
(III.1.3)
La tensione sul condensatore è in ogni istante legata all’energia elettrostatica immagazzinata dal condensatore e l’intensità di corrente nell’induttore è legata all’energia
3 Per un induttore reale costituito da un avvolgimento cilindrico di N spire di area S ed altezza h questa condizione può essere ragionevolmente raggiunta se i morsetti A e B sono a distanza molto minore di h e sono collegati ad un circuito configurando una “spira esterna” di area molto minore di NS. Vedasi appendice A5.
magnetica immagazzinata dall’induttore
2 2
2 1 2
) 1
( c m l
es t Cv w Li
w = = (III.1.4)
Tali grandezze sono legate quindi allo stato energetico del bipolo e per tale motivo vengono spesso indicate come grandezze di stato. Esse possono essere anche considerate funzioni‐memoria.
Tali grandezze di stato sono continue: se non lo fossero, avremmo discontinuità dell’energia, o meglio una variazione finita dell’energia in un intervallo infinitesimo; ciò implicherebbe la capacità del bipolo di assorbire o erogare potenza illimitata; ciò non è concepibile nei casi pratici.
Generatori di potenza infinita possono essere tuttavia introdotti formalmente per l’analisi più ampia dei transitori nelle reti con modelli lineari.4
III.2 Reti con bipoli dinamici
Si definisce ordine di una rete l’ordine del sistema (algebrico‐)differenziale completo associato alla rete in esame. L’ordine di una rete è quindi pari al numero di equazioni differenziali indipendenti del sistema fondamentale.
Una rete costituita da soli bipoli adinamici è di ordine zero. Se la rete è costituita da soli bipoli adinamici normali essa sarà classificata come rete lineare e ad essa potranno essere applicate le considerazioni già fatte nel caso stazionario.
Se una rete ha un solo condensatore o un solo induttore, comparirà una sola relazione differenziale e quindi avremo una rete del primo ordine.
Se una rete ha più condensatori e/o induttori e/o parametri mutui (capacitivi e/o induttivi) occorrerà una analisi più attenta della rete per individuare il numero delle equazioni indipendenti. Ad esempio, occorrerà evidenziare la eventuale presenza di condensatori o induttori in serie o in parallelo. La “memoria” è legata ad esempio alla sola tensione su un condensatore, anche se questo può essere a sua volta visto come l’equivalente di condensatori in serie o in parallelo.
In una rete dinamica di ordine N, ogni grandezza y(t) (tensione o intensità di corrente) può essere rappresentata da una equazione differenziale di ordine N; ai fini della unicità
4 Vedere appendice A12, dove sono introdotti i generatori impulsivi ideali. Esempi di generatori reali classificati come impulsivi sono effettivamente in grado di erogare tensioni ed intensità di corrente molto elevate per intervalli di tempo brevissimi. Ad esempio il generatore di tensione ad impulso della Sala Alta tensione del DIEL (vedi App.A16) è in grado di erogare tensioni di 2.4 MV e intensità di corrente di 3kA per qualche microsecondo, con potenze istantanee dell’ordine dei gigawatt; l’energia erogabile tuttavia non può superare qualche decina di kilojoule (si pensi che una stufetta da 1kW in un’ora consuma 1 kWh, corrispondente a 3.6 MJ!)
della soluzione stessa a partire da un istante di tempo iniziale, il teorema di Cauchy richiede la conoscenza di N condizioni iniziali, cioè il valore iniziale della y(t) e delle sue (N‐
1) derivate. La ricerca delle condizioni iniziali può essere condotta a partire dai dati iniziali, ovverosia dai valori delle N grandezze di stato corrispondenti agli N bipoli a memoria indipendenti.
Nel caso di reti di ordine zero, non sia ha ovviamente necessità di valutare alcuna condizione iniziale (rete “a risposta immediata”).
Nel caso di rete di ordine N lineare, la soluzione è del tipo5 )
( )
(
1
t y e k t
y p
N
i t i
i +
=
∑
=
λ (III.2.1)
dove la sommatoria rappresenta l’integrale generale dell’omogenea associata, λi le radici semplici6 dell’equazione algebrica associata; i valori delle N costanti “arbitrarie” ki si particolarizzano attraversi le condizioni iniziali; l’integrale particolare yp(t) si ricava dalla conoscenza del termine noto (“forzante”) dell’equazione differenziale.
L’Analisi matematica ci fornisce numerosi strumenti per la identificazione dell’integrale particolare; osserviamo tuttavia che, nei casi di interesse dell’Ingegneria, per la presenza di inevitabili parametri dissipativi, le radici λi sono negative (7) o a parte reale negativa, per cui l’integrale particolare viene a identificarsi con la soluzione a “tempi lunghi” ossia con la soluzione “a regime”; questa è di immediata identificazione nei casi ricorrenti di regime stazionario e sinusoidale.
5 È da ritenere preliminarmente che i coefficienti, ossia i parametri R,L e C siano costanti rispetto al tempo. In presenza di componenti reali a parametri variabili nel tempo (es. parti in movimento) la soluzione del sistema fondamentale sarà in genere ardua.
6 Se una radice ha λ molteplicità m, ad essa viene associata la combinazione di integrali indipendenti
∑
( )= m − j
t j jt e k
1
1 λ
7 In caso contrario, anche in assenza di generatori, avremmo una crescita dell’”energia” del sistema.
III.2.1 Esempi di reti del primo ordine
Ogni rete del primo ordine contiene in genere un solo bipolo a memoria indipendente (induttore o condensatore) oppure configurazioni riconducibili ad un solo bipolo equivalente (es. serie o parallelo di soli condensatori o soli induttori). Il resto della rete è di ordine zero e quindi riconducibile ad un generatore reale equivalente (di tensione o di corrente). Per risolvere quindi qualsiasi rete basterà fare riferimento ad una delle possibili reti elementari :
a) generatore di tensione reale [generatore di corrente reale] alimentante un condensatore ideale (circuito RC serie [circuito RC parallelo]);
b) generatore di tensione reale [generatore di corrente reale] alimentante un induttore ideale (circuito RL serie [circuito RL parallelo]).
Si consideri come esempio il circuito RC serie (fig.III.2.1):
fig.III.2.1.1 – Circuito RC serie
Si calcolino vc(t) ed ic(t) nei seguenti casi:
1) e(t)=0 per t<0, e(t)=E=10 V per t>0; C=1 mF; R=10 Ω;
2) e(t)=‐E=‐10V per t<0, e(t)=E=10 V per t>0; C=1 mF; R=1‐2‐10 Ω;
3) e(t)=‐E=‐10V per t<0, e(t)=E sen ωt (E=10 V; ω=314 rad/s) per t>0; C=1 mF; R=1‐2‐10 Ω;
4) e(t)=E sen ωt (E=10 V; ω=314 rad/s) per t<0, e(t)=E= e(t)=Ecos ωt per t>0; C=1 mF; R=1‐2‐
10 Ω.
Il sistema fondamentale è il seguente:
⎪⎪
⎩
⎪⎪
⎨
⎧
=
=
= +
=
dt Cdv i
Ri v
t e v
v v v
c R g
C R g
) (
(III.2.1.1)
Le equazioni differenziali nelle incognite di fig.III.2.1 sono vC
+ R
C i e
vR
vg
( ) ( )
⎪⎪
⎪
⎩
⎪⎪
⎪
⎨
⎧
= +
⇒
= +
= +
− ⇒
− =
=
+
=
dt RCde dt RC di dt v
Cde dt Cdi R v
dt Cde dt RCdi dt i
Ri e Cd dt
v v Cd i
dt v RCdv t e
R R
R g
C
) c
(
(III.2.1.2)
Come si può osservare, qualunque sia la grandezza incognita, per la linearità del sistema, l’equazione algebrica associata all’omogenea è
ms RC s
RC 1 100 ; 10
0
1+λ = ⇒ λ = − =− −1 τ = (III.2.1.3) La soluzione è del tipo
RC
t i e k t i
t v e k t v
cp t i c
cp t v c
=
+
=
+
=
−
−
τ
τ τ
) ( )
(
) ( )
(
(III.2.1.4)
Si osservi che, per t<0, nel primo caso la tensione sul condensatore è sempre nulla, nel secondo e terzo caso è pari a ‐10 V, nel quarto caso è sinusoidale e vale8
⎟⎟⎠
⎜⎜ ⎞
⎝
⎛ ⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝ +⎛
=
−
→
⎟⎟⎠
⎜⎜ ⎞
⎝
⎛ ⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝ +⎛
< =
arctg RC sen
R C E C v
arctg RC t
sen
R C E C t
v
c c t
ω π
ω ω
ω ω π
ω ω
1 1 2
1 )
0 (
1 1 2
1 )
(
2 2
2 2
0
(III.2.1.5)
L’integrale particolare nel primo e nel secondo caso vale vcp(t)=E=10V, nel terzo caso vale
⎟⎟⎠
⎜⎜ ⎞
⎝
⎛ ⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝ +⎛
= sen t arctg RC
R C E C t vcp
ω ω π
ω
ω 1
1 2 1 )
( 2
2
(III.2.1.6)
nel quarto caso
⎟⎟
⎠
⎜⎜ ⎞
⎝
⎛ ⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝ +⎛
= t arctg RC
R C E C t vcp
ω ω π
ω
ω 1
cos 2 1
1 )
( 2
2
(III.2.1.7)
In tutti i casi la costante vale
) 0 ( ) 0
( − − +
= c cp
v v v
k (III.2.1.8)
8 Essa può essere ricavata con il principio di identità dei polinomi trigonometrici o più rapidamente col metodo simbolico di cui nei paragrafi successivi.
Per quanto riguarda l’intensità di corrente , si osservi ancora che, per t<0, essa è sempre nulla nei primi tre casi, nel quarto caso è sinusoidale e vale
⎟⎟⎠
⎜⎜ ⎞
⎝
⎛ ⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝ +⎛
< = sen t arctg RC R C
t E ic t
ω ω ω
1 1
)
( 2
2 0
(III.2.1.8)
L’integrale particolare dell’intensità di corrente nel primo e nel secondo caso è nullo, nel terzo caso vale
⎟⎟⎠
⎜⎜ ⎞
⎝
⎛ ⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝ +⎛
= sen t arctg RC
R C t E icp
ω ω ω
1 1
)
( 2
2
(III.2.1.9)
nel quarto caso
⎟⎟
⎠
⎜⎜ ⎞
⎝
⎛ ⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝ +⎛
= t arctg RC
R C t E icp
ω ω ω
cos 1 1
)
( 2
2
(III.2.1.10)
In tutti i casi la costante vale
) 0 ) (
0 ( ) 0 ) ( 0 ( ) 0
( + − − − +
= +
− +
= c cp c cp
i i
R v i e
i
k (III.2.1.11)
Nelle figg. III.2.1.2, III.2.1.3, III.2.1.4, fig.III.2.1.5 sono riportati i grafici relativi alla tensione sul condensatore sul condensatore ed alla intensità di corrente rispettivamente nel caso 1), nel caso 2), nel caso 3) e nel caso 4)..
0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09 0.1 0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
tempo [s]
tensione sul condensatore [V]
0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09 0.1 0
0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
tempo [s]
corrente nel condensatore [A]
fig.III.2.1.2
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 x 10-5 -10
-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10
tempo [s]
tensione sul condensatore [V]
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
x 10-5 0
2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
tempo [s]
corrente nel condensatore [A]
fig.III.2.1.3
-0.02 -0.01 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 -10
-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10
tempo [s]
tensione sul condensatore [V]
-0.02 -0.01 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 -4
-2 0 2 4 6 8 10
tempo [s]
corrente nel condensatore [A]
fig.III.2.1.4
-0.02 -0.01 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05
-10 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10
tempo [s]
tensione sul condensatore [V]
-0.02 -0.01 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05
-10 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6
tempo [s]
corrente nel condensatore [A]
fig.III.2.1.5
Si consideri come ulteriore esempio il circuito RL parallelo (fig.III.2.1.6):
fig.III.2.1.6 – Circuito RL parallelo Il sistema fondamentale è il seguente:
⎪⎪
⎪
⎩
⎪⎪
⎪
⎨
⎧
=
=
= +
=
dt Ldi v
R i v
t j i
i i i
L L
L R g
L R g
) (
(III.2.1.12)
Le equazioni differenziali nelle incognite sono
⎪⎪
⎩
⎪⎪⎨
⎧
= +
=
⎟⇒
⎠
⎜ ⎞
⎝⎛ −
=
+
=
dt Ldj dt dv R v L R v
j v dt L d v
dt i di R t L j
L L
L L
L
L
) L
(
(III.2.1.13)
L’equazione algebrica associata all’omogenea è L R R
L = ⇒ =−
+λ 0 λ
1 (III.2.1.14)
La soluzione è del tipo
R L
t i e k t i
t v e k t v
Lp t i L
Lp t v L
/
) ( )
(
) ( )
(
=
+
=
+
=
−
−
τ
τ τ
(III.2.1.15)
Le costanti arbitrarie si deducono dalla continuità della intensità di corrente nell’induttore e dal sistema fondamentale, “fotografato” allo 0+.
( )
( )
0[
(0 ) (0 )]
) 0 ( )
0 (
) 0 ( 0
) 0 (
+
− +
= + +
= + +
= +
+
= + +
= +
L R
v Lp
v L
L Lp
i L
i j
R Ri
k v
k v
i i
k
i (III.2.1.16)
III.2.2 Esempi di reti del secondo ordine
In una rete del secondo ordine sono presenti almeno due elementi a memoria indipendenti: due induttori (non riconducibili ad un induttore equivalente), due condensatori (non riconducibili a un condensatore equivalente), un induttore ed un condensatore. In tal caso, l’equazione algebrica caratteristica è di secondo grado; si può dimostrare (dalle proprietà dei polinomi) che le frequenze naturali sono reali e distinte nel caso di due induttori o di due condensatori; nel caso di un induttore ed un condensatore,
vL
R L
iL
j
iR
ig
le frequenze naturali potrebbero essere distinte ma complesse coniugate, oppure coincidenti. In quest’ultimo caso occorrerà considerare un appropriato integrale generale per l’omogenea associata.
Si consideri come primo esempio il circuito RLC serie (fig.III.2):
Fig. III.2.2.1– Circuito RC serie
dove il tratteggio indica un eventuale bipolo attivo adinamico equivalente.
Il sistema fondamentale è il seguente:
⎪⎪
⎪⎪
⎩
⎪⎪
⎪⎪
⎨
⎧
=
=
=
= + +
=
dt Ldi v
dt Cdv i
Ri v
t e v
v v v v
L c R g
L C R g
) (
(III.2.2.1)
Le equazioni differenziali nelle incognite sono
( )
dt e v LCd dt RCdv v v v e v
dt e LCd dt
v LCd dt RCdv v
dt RCde dt
v LCd dt RCdv v
dt Cde dt
i LCd dt RCdi dt i
dt Ldi Ri e d dt C
v v v Cd i
dt v Ldv Ri t e
C C
C L R C
L L
L
R R
R L R g
C L
= +
+
⇒
−
−
=
= +
+
= +
+
= +
+
⇒
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ − −
− =
= −
+ +
=
2 2 2 2 2
2 2 2
2 2
) (
(III.2.2.2)
Come si può osservare, qualunque sia la grandezza incognita, per la linearità del sistema, l’equazione algebrica associata all’omogenea è
+ R
C i
e
vR
vg vC
vL L
( )
( )
(
0)
2
1 0 2
1 2
2
1 0 2
1 2
0 2 1
2
2 2
= Δ
−
=
<
Δ
±
−
= Δ
±
−
=
⎟ −
⎠
⎜ ⎞
⎝
± ⎛
−
=
>
Δ
−
= Δ
±
−
=
⎟ −
⎠
⎜ ⎞
⎝
± ⎛
−
=
⇒
= +
+
±
±
±
L R
j L j
R LC
L R L
R
L R LC
L R L
LC R RC
λ
τ ω λ
λ τ λ
λ
(III.2.2.3)
L’ultimo caso nella (III.2.2.3) corrisponde alla condizione “critica”
C R L
R= c =2 (III.2.2.4) La soluzione generica y(t) è del tipo
( ) ( )
0 )
( )
(
0 )
( sin
) ( )
( )
(
0 )
( )
(
2 1
1 1
= Δ +
+
=
<
Δ +
+
= + +
= + +
=
>
Δ +
+
=
−
−
− −
− +
⎟ −
⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛− −
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛− + +
−
−
−
+ + −
se t y te k e k t y
se t y t
ke t y e
k e k e t y e
k e
k t y
se t y e k e k t y
p t t
p t
p t j t j t p
t j t
j
p t t
τ τ
ω τ τ ω
τ ω τ ω
τ τ
δ
ω (9)
(III.2.2.5) Per valori di R non inferiori al valore “critico” la soluzione è aperiodica (doppio esponenziale, uno “veloce” seguito da uno più “lento”); al diminuire di R (fino al valore critico) la “velocità” del primo esponenziale aumenta. Per valori di R inferiori al valore critico la soluzione si presenta oscillatoria smorzata (funzione pseudoperiodica di pulsazione ω) . Per R tendente a zero (circuito non dissipativo) l’oscillazione tende ad essere permanente, con (pseudo)pulsazione massima
R LC
1
0 = 0 =
→ ω
ω (III.2.2.6)
Si calcolino vc(t) ed i (t) nei seguenti casi:
1) generatore a gradino : e(t)=‐V0 per t<0 (V0=0,1,2,3,4,5,6,7,8,9,10 V), e(t)=E=10 V per t>0;
C=1 mF; L=20 mH;
2) commutazione della tensione del generatore da costante a sinusoidale e(t)=‐V0 per t<0 (V0=‐10,‐9,…..,0,1,…,9,10 V), e(t)=E sen ωt (E=10 V; ω=314 rad/s) per t>0; C=1 mF;
Il valore critico della resistenza vale
Ω
≅
=
=
= 2 4 5 8.94
C R L
R c
9 Occorre notare che, nel caso di radici complesse coniugate, anche k+ e k‐ devono essere complesse coniugate, risultando così “reale” la gradezza y(t).
Caso 1)
In fig. III.2.2.2 sono riportati, per i diversi casi del valore della tensione sul condensatore a t=0, i grafici della tensione sul condensatore e della intensità della corrente nell’induttore nel caso R=10 Ω. In fig. III.2.2.3 sono riportate le corrispondenti caratteristiche tensione corrente del condensatore (traiettorie)10 .
In tal caso infatti la soluzione è aperiodica e vale
) ( )
(
) ( )
(
t i e k e k t i
t v e k e k t v
p t
i t
i
cp t
v t
v c
+ +
=
+ +
=
− +
− +
−
−
− +
−
−
− +
τ τ
τ τ
(III.2.2.7)
L’integrale particolare della tensione sul condensatore è costante e pari a E (l’induttore si comporta come un cortocircuito), quello dell’intensità di corrente è nullo (il condensatore si comporta come un aperto). Le costanti di integrazione si ricavano dalle condizioni iniziali
( )
( ) [ ] [ ]
−
− +
+ +
−
− +
+ +
− +
− +
− +
−
= +
−
−
= +
− +
− + + =
=
− +
−
= + =
=
=
−
= +
= +
=
−
= + +
= +
τ τ
τ τ
i i
R c
g L
v v
c
i i
c v
v c
k Ri k
V L E v
v L v
L v dt di
k k
C i dt dv
i k k i
V v
E k k v
) 0 1 (
) 0 ( ) 0 ( ) 0 1 ( 0
0 0
0 ) 0 ( )
0 (
) 0 ( )
0 (
0 0
0
0
(III.2.2.8)
fig. III.2.2.2– Circuito RLC alimentato con tensione a gradino ‐ Tensione sul condensatore ed intensità di corrente, caso 1 (transitorio aperiodico)
10 Si nota (per estrapolazione) che tutte le traiettorie tendono al punto (E,0).
fig. III.2.2.3 – Circuito RLC – Caso aperiodico – Caratteristica tensione‐ corrente del condensatore (traiettorie)
In fig.III.2.2.4 è riportato il grafico della tensione sul condensatore al variare di R dal 20%
al 200% del valore critico (con condizioni iniziali di riposo). In tal caso si mettono in evidenza anche le soluzioni pseudoperiodiche:
( )
p c C t t
C
p c C t
C
p c C t t
C
R R se t v te k e k t v
R R se t v t
ke t v
R R se t v e k e k t v
= +
+
=
<
+ +
=
>
+ +
=
−
−
−
−
−
−
+ + −
) ( )
(
) ( sin
) (
) ( )
(
2
1 τ τ
τ
τ τ
δ
ω (III.2.2.9)
Le costanti arbitrarie si determinano con le condizioni iniziali
( ) ( ) ( ) ( )
c c
c c
c v
v c
c C
c C
c C
R R se k k
C i dt dv
E k R
R se C k
i dt dv
R R k se
k C
i dt dv
R R se E k v
R R se E k
v
R R se E k k v
= +
−
= + =
=
−
=
=
→
>
= + =
=
>
− +
−
= + =
=
= +
=
=
<
+
=
=
>
+ +
=
=
+ +
+
−
−
+ +
+
− +
2 1 0
0 0
1
0 0
2, )
( cos 0 0
0 0 0 ) 0 (
sin 0 ) 0 (
0 ) 0 (
τ
δ π δ
ω τ τ δ
(III.2.2.10)
Per l’intensità di corrente si avrà nel caso aperiodico,
( ) [ ] [ ]
−
− + + +
− +
− +
−
= +
−
−
= +
− +
− + + =
=
=
−
= +
= +
τ τi i
R c
g L
i i
k Ri k
V L E v
v L v
L v dt di
i k k i
) 0 1 (
) 0 ( ) 0 ( ) 0 1 ( 0
0 ) 0 ( )
0 (
0 0
con facile estensione agli altri casi.
fig.III.2.2.4 – Circuito RLC alimentato da tensione costante‐ Tensione e intensità di corrente nel condensatore al variare del valore di R. Condizioni iniziali di riposo.
Nella condizione pseudoperiodica, la tensione sul condensatore può essere superiore (fino al doppio) della tensione del generatore. In questo caso è evidente che non è verificata la proprietà di non‐amplificazione.
Caso 2)
In fig. III.2.2.5 sono riportati, per i diversi casi del valore della tensione sul condensatore a t=0, i grafici della tensione sul condensatore e della intensità della corrente nell’induttore nel caso R=10 Ω.
In tal caso infatti la soluzione è aperiodica e vale
) ( )
(
) ( )
(
t i e k e k t i
t v e k e k t v
p t
i t
i
cp t
v t
v c
+ +
=
+ +
=
− +
− +
−
−
− +
−
−
− +
τ τ
τ τ
(III.2.2.11)
Gli integrali particolari sono sinusoidali e valgono
⎟⎟
⎟⎟
⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎜⎜
⎜
⎝
⎛
⎥⎥
⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢
⎢⎢
⎣
⎡ ⎟
⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
+
=
→
⎟⎟
⎟⎟
⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎜⎜
⎜
⎝
⎛
⎥⎥
⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢
⎢⎢
⎣
⎡ ⎟
⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
−
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
+
= +
→
⎟⎟
⎟⎟
⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎜⎜
⎜
⎝
⎛
⎥⎥
⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢
⎢⎢
⎣
⎡ ⎟
⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
−
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
+
=
+ R
L C arctg sen L C
R C E dt
dv
R L C arctg sen
L C R E C v
R L C arctg t
sen L C
R E C t v
cp cp cp
ω ω
ω ω
ω ω π
ω ω ω
ω ω ω π
ω ω ω
1
1 /
1
1 2 1 )
0 (
1
1 2 1 )
(
2 0 2
2 2
2 2
(III.2.2,12)
⎟⎟
⎟⎟
⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎜⎜
⎜
⎝
⎛
⎥⎥
⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢
⎢⎢
⎣
⎡ ⎟
⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
+
→ =
⎟⎟
⎟⎟
⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎜⎜
⎜
⎝
⎛
⎥⎥
⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢
⎢⎢
⎣
⎡ ⎟
⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝ +⎛
= +
→
⎟⎟
⎟⎟
⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎜⎜
⎜
⎝
⎛
⎥⎥
⎥⎥
⎦
⎤
⎢⎢
⎢⎢
⎣
⎡ ⎟
⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
−
⎟⎠
⎜ ⎞
⎝
⎛ −
+
=
+ R
L C arctg sen
L C R
E dt
di
R L C arctg sen R C
i E
R L C arctg t sen L C
R t E i
p p p
ω ω π
ω ω ω
ω ω
ω
ω ω ω
ω ω
1
1 2
1
1 )
0 (
1
1 )
(
2 0 2
2 2
2 2
(III.2.2.13)
fig.III.2.2.5 – Circuito RLC con commutazione della tensione da costante a sinusoidale ‐ Tensione sul condensatore ed intensità di corrente, caso 2 (transitorio aperiodico)
Le costanti di integrazione si ricavano dalle condizioni iniziali
( )
( ) [ ] [ ]
− +
− +
+ +
− +
− +
+ +
− +
− +
+
− +
−
= +
−
−
= +
− +
− + + =
=
+
− +
−
= + =
=
=
−
= + + +
= +
=
−
= + + +
= +
0 0
0 0 0
0
) 0 1 (
) 0 ( ) 0 ( ) 0 1 ( 0 0 0
0 ) 0 ( ) 0 ( )
0 (
) 0 ( ) 0 ( )
0 (
dt k di Ri k
V L E v
v L v
L v dt di
dt k dv k
C i dt dv
i i
k k i
V v
v k k v
i p i R
c g
L
v cp v
c
p i i
c cp
v v c
τ τ τ
τ (III.2.2.14)
Anche nel caso 2) si potrà constatare che la tensione sul condensatore può essere maggiore della tensione prevista a regime, sia nel caso aperiodico che in quello pseudoperiodico;
poiché in quest’ultimo caso è presente una componente oscillante, è opportuno prevedere (per il dimensionamento dei componenti reali) un valore massimo della tensione pari al triplo (non più al doppio) della tensione prevista a regime.