• Non ci sono risultati.

Capitolo 1 IL LUOGO

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Capitolo 1 IL LUOGO"

Copied!
246
0
0

Testo completo

(1)

Capitolo 1

IL LUOGO

1.1. San Giuliano Terme

La storia di San Giuliano Terme è da sempre legata a quella del suo stabilimento termale, l’acqua ha sempre svolto un ruolo fondamentale in questo territorio.

Fin dalle prime testimonianze di presenza umana risalenti al neolitico, e fin dai primi insediamenti di epoca etrusca, i fiumi Serchio ed Arno hanno costituito le principali vie di collegamento tra zona costiera ed entroterra. Entrambi erano funzionali per il trasporto della pietra verrucana la cui estrazione era già attiva in quel periodo.

Le proprietà benefiche e curative delle acque termali di San Giuliano erano note sin dall’antichità. La prima notizia certa sullo sfruttamento delle sorgenti termali risale all’epoca romana, e già Plinio il Vecchio le cita nella sua opera "acque pisanae".

La presenza romana è inoltre testimoniata dai resti dell'antico acquedotto sito in località Caldaccoli (dal latino calide acquae) e dalla Conserva di Corliano con le sue piscine limarie e la fistula acquaria in terracotta ancora oggi funzionante. La costruzione di tale complesso, databile al 92 d.C., è attribuita al Console Lucius Venuleius Montanus, Patrono della Colonia Pisana, a cui si devono anche le Terme di Pisa .

L’area corrispondente all’attuale centro storico di San Giuliano si trova sulla antica via che collegava Pisa e Lucca, nonché al confine tra i due territori. In epoca medievale, in particolare San Giuliano Terme, insieme a Ripafratta, costituivano le principali vedette della Repubblica Pisana, essendo situate ai margini più settentrionali della potenza militare.

Con il prosperare della Repubblica Pisana, a partire dal X secolo, le cave di San Giuliano Terme assunsero una importanza centrale per l’estrazione dei materiali utilizzati nell’edificazione di molte delle opere di quel periodo (tra cui anche la Piazza dei Miracoli). Nel 1155 sotto il consolato di Cocco Griffi fu intrapresa la costruzione della terza cinta muraria pisana dopo quella tardo romana e quella medievale del V secolo.

Per facilitare il trasporto dei materiali edilizi dalle cave di San Giuliano fu scavato un canale (i cui resti corrispondono all’attuale tratto del Fosso del Mulino che collega San Giuliano Terme a Pisa) e inondato dalle acque dell'Ozzeri (antico canale del Serchio).

Risale al 1112 il primo restauro delle terme romane di San Giuliano realizzato ad opera della contessa Matilde di Canossa.

(2)

Capitolo 1 IL LUOGO

2

All’inizio del XIV secolo, in particolare nel 1312 come testimonia un’ iscrizione su una lapide di marmo, attualmente custodita negli stabilimenti termali, le terme furono oggetto di una nuova ristrutturazione su commissione del conte Federico I da Montefeltro[1]

Nel [2]

.

1406 con la conquista fiorentina di Pisa le Terme furono gravemente danneggiate e in tutto il territorio iniziò un lungo periodo di decadenza. Finalmente alla fine del XV secolo, sotto il dominio dei Medici, furono apportati alle terme alcuni miglioramenti tra cui la costruzione di alcune abitazioni, un ospedale, un'osteria ed inoltre furono emanate delle norme per regolare l'afflusso ai bagni.

Con Ferdinando I e successivamente con Cosimo II de' Medici fu costruito un secondo ponte sul Fosso del Mulino (all'epoca navigabile e conosciuto come Canale di Ripafratta) proprio di fonte all'edificio termale e la nuova strada di collegamento con Pisa. A quell’epoca risalgono anche una prima bonifica delle zone circostanti e l'acquedotto mediceo di Asciano la cui costruzione è iniziata nel 1592.

Successivamente, nel 1737, con la morte dell'ultimo discendente dei Medici Gian Gastone, il Granducato di Toscana passò sotto la guida di Francesco Stefano di Lorena, che investì molto sulla valorizzazione delle Terme.

I lavori eseguiti furono principalmente la canalizzazione delle acque, la classificazione delle proprietà terapeutiche delle acque ed un piano di sviluppo urbanistico dell’edificato.

Durante il XVIII secolo le terme, e le proprietà delle acque termali di San Giuliano, divennero sempre più note ben oltre i confini del Granducato sino ad interessare anche la nobiltà di tutta Europa, ed a partire dal 1743 lo stesso Francesco Stefano ne fece la propria residenza termale estiva. Il tutto fu completo nel 1749 quando, insieme agli edifici che compongono attualmente le terme, fu eretta la chiesa dedicata ai Santi Ranieri e Luigi Gonzaga.

In quegli anni il medico e naturalista fiorentino Antonio Cocchi studiò le acque termali di San Giuliano e ne descrisse le qualità.

Con il completo rinnovamento del complesso termale e la fama crescente riguardo i benefici delle sue acque molte ricche famiglie dell’epoca insediarono le loro ville alle pendici dei Monti Pisani, ville presenti tuttora in tutto il territorio del comune.

(3)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 1 IL LUOGO

3

Con il decreto emanato dal Granduca Pietro Leopoldo, del 17 giugno 1776, 31 piccoli centri della Podesteria di Ripafratta vennero riuniti in un’unica amministrazione con capoluogo San Giuliano Terme.

A quest’epoca risalgono alcuni interventi urbanistici fra cui la collocazione dei platani sul Viale per Pisa, il Viale Boboli (in omaggio ai ben più famosi giardini fiorentini) e il cosiddetto Parterre, un parco in cui gli ospiti delle terme potevano andare per rilassarsi nella natura. Una stravagante costruzione fu quella del Café House, un edificio rettangolare con archi aperti e sostenuto da 10 pilastri, la cui fruizione era riservata agli occupanti delle terme, e dal quale si godeva una suggestiva vista su tutta la pianura pisana.

Alla fine del XIX secolo, con l'Unità d'Italia, il Comune di San Giuliano Terme concretizzò una serie di decreti per la vivibilità nel comune tra cui la costruzione di scuole elementari, asili e l’istituzione del servizio di nettezza urbana.

Per quanto riguarda la storia più recente, nel 1935 lo stabilimento termale andò sotto il controllo diretto dell'INPS.

Con questa manovra l’assetto dei vecchi Bagni Granducali fu sconvolto, e l’'impianto fu riadattato per il trattamento para-ospedaliero degli assicurati dell'INPS.

Nel 1992, con la decisione dell'INPS di chiudere lo stabilimento, il Comune ne assunse la completa proprietà tramite creazione della società "Terme di San Giuliano S.r.l.".

Infine nel 2003 la società "S.T.B. Società Terme e Benessere S.p.A." entra nella società "Terme di San Giuliano S.r.l." con una quota del 96% assumendone il completo controllo.

Negli ultimi anni San Giuliano ha riscoperto una vocazione turistica tesa alla riqualificazione del territorio che si accompagna alla ripresa ed al prestigio delle Terme. In questo senso la promozione di manifestazioni importanti quali il Settembre Sangiulianese e l’Agrifiera.

Il progressivo declino dell’attività estrattiva fino al completo abbandono delle cave degli ultimi decenni ha stravolto l’assetto dell’economia locale, causando da una lato la perdita di un’importante risorsa per il settore primario, di contro ha offerto la possibilità, ancora non del tutto sfruttata, di un pieno recupero strategico del territorio.

Tale recupero è gravato da spese difficilmente sostenibili dalle sole amministrazioni locali, per cui è necessario richiamare capitali privati che, traendo guadagno dallo

(4)

Capitolo 1 IL LUOGO

4

sfruttamento delle risorse termali, possano investire in un recupero del territorio finalizzato al rilancio del turismo.

In quest’ottica di valorizzazione della risorsa termale si inseriscono le ultime prescrizioni del Regolamento Urbanistico che riguardano il lotto preso in esame da questo lavoro in località Caldaccoli, nel quale è prevista la realizzazione di un nuovo polo termale (piscine termali, parco, strutture di ristoro) funzionalmente legato all’antica struttura termale dei Bagni di Pisa.

1.2. Caldaccoli: archeologia, sorgenti termali, cave di pietra verrucana, natura

Secondo le prescrizioni del Regolamento Urbanistico, il nuovo Polo Termale, oggetto di questo lavoro, dovrà sorgere in località Caldaccoli.

L’area presa in esame si trova a nord-ovest rispetto al centro storico di San Giuliano Terme, ai piedi del versante sud-ovest dei Monti Pisani e delle cave dismesse di Caldaccoli. Si estende su una superficie di 69836 𝑚2.

L’area è delimitata ad est ed a nord-est dalla Strada Statale 12 dell’Abetone e del Brennero (l’antica via di collegamento tra Pisa e Lucca), a sud-ovest dalla ferrovia, ed a sud dal canale di Ripafratta.

All’interno del lotto sono attualmente presenti dei capannoni destinati alla demolizione (con un volume esistente complessivo di 11070 𝑚3).

L'area riveste un’importanza particolare anche per la presenza, entro i suoi limiti, di un sito archeologico e monumentale. Nella porzione nord occidentale del lotto sono infatti presenti i resti di un antico acquedotto romano.

L'acquedotto romano di Caldaccoli, databile intorno al I secolo d.C., aveva la funzione di trasportare le acque dalla sorgente termale della località di Caldaccoli, dal latino calidae acquae, nei pressi di San Giuliano Terme, sino alle terme di Pisa, conosciute poi, a partire dall’età medioevale, col nome di Bagni di Nerone.

L’acquedotto era costituito da tre strati, un primo composto da due filari di laterizi, un secondo strato di tufo ed un terzo di pietrame. Le arcate erano costruite con un dislivello di 25 cm ogni 1000 metri. Ad oggi dell’acquedotto rimangono solo otto archi ed un punto d’angolo retto alto 5 metri. Altri resti, tra cui pilastri e tubi in terracotta, sono disseminati lungo il percorso, di quasi 11 chilometri, dai Monti Pisani fino alle terme di Pisa.

(5)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 1 IL LUOGO

5

L'acqua scorreva sia in un condotto di superficie, sul dosso degli archi, che in condutture sotterranee. Questo perché era necessario differenziare i due tipi di acqua da trasportare: in superficie l'acqua fredda mentre nel sottosuolo l'acqua calda della sorgente termale.[3]

Figura 1. Resti dell’Acquedotto romano di Caldaccoli.

Il percorso originava molto probabilmente nei dintorni di Corliano (Conserva di Corliano), dove fu trovata un’ iscrizione su di una fistula[4] riportante la data di costruzione (92 d.C.) ed il nome del committente dell'acquedotto (L.Venuleius Montanus, patrono della Colonia Pisana e console di Attidium, città romana nei pressi di Fabriano).[5]

La condotta interrata, costituita da fistule acquariae in terracotta smaltata e sostenuta da una base in muratura, scendeva dal monte costeggiandolo fino a Caldaccoli, qui l'acqua doveva essere convogliata in una grande vasca per poi essere incanalata sugli archi.

Del primo tratto dell'acquedotto si nota ancora il resto di un pilastro con due archi mozzi disposti esattamente ad angolo retto, mentre continuando lungo il percorso in direzione sud si trovano otto archi ancora integri. Successivamente, come descritto da Giovanni Targioni Tozzetti, si repertano alcuni resti dei pilastri nel suolo in direzione del Fosso del Mulino (allora conosciuto come Fosso di Ripafratta). L'acquedotto potrebbe aver curvato verso Pisa passando per Gello, dove furono ritrovati altri resti dei pilastri, per poi terminare alle porte di Pisa poco prima di Porta a Lucca, dove potrebbe essere stata presente una costruzione adibita al controllo delle acque per la città, di cui gran parte sarebbe andata alle terme romane.[6] Un possibile percorso può quindi essere stato vicino

(6)

Capitolo 1 IL LUOGO

6

l'odierna via di Gello. La sua dismissione potrebbe essere stata causata dal crollo dell'Impero romano d'Occidente a dalle successive invasioni barbariche.

L’acqua è un elemento fondamentale sia nel lotto preso in esame sia in tutto il territorio circostante. L’area, prevalentemente rurale, di Caldaccoli e di San Giuliano Terme è solcata da numerosi fossi, canali e corsi d’acqua. Inoltre caratteristica peculiare del sito in esame è la presenza di una sorgente termale le cui proprietà benefiche erano già note al tempo dei Romani.

Oggi le acque calde delle sorgenti dei monti Pisani sono sfruttate dalle Terme di San Giuliano (Bagni di Pisa - Società Terme e Benessere spa) che ebbero un forte impulso a partire dal Settecento grazie all’opera dei Lorena.

Il sito preso in considerazione sorge ai piedi di quella che è denominata cava di Caldaccoli.

A Caldaccoli è possibile individuare due fronti estrattivi che hanno accessi indipendenti, un tempo carrabili, collegabili attraverso un percorso interno alle cave stesse ora invaso da vegetazione spontanea.

Figura 2. Cave di Caldaccoli.

L'attività estrattiva di queste cave di versante avveniva attraverso l'utilizzo della polvere da sparo. Dopo aver fatto brillare parte della montagna, i massi distaccati, venivano ridotti volumetricamente attraverso gli impianti di frantumazione.

Tale tecnica estrattiva, oltre a rendere instabile il fronte della cava, ha lasciato segni visibili su tutto il versante che appare sfaccettato in una molteplicità di frammenti.

(7)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 1 IL LUOGO

7

Nel corso degli ultimi decenni, il progressivo abbandono dell'attività estrattiva, ha liberato il territorio comunale di San Giuliano Terme da alcuni problemi tipici dell’industria estrattiva stessa quali il passaggio continuo di mezzi pesanti e la diffusione di polveri.

L’abbandono delle cave ha reso ancora più visibile la ferita provocata dall'attività umana alla montagna. Prive di un qualunque piano di ripristino ambientale tali aree sono state abbandonate. San Giuliano Terme, come facilmente verificabile con una mappa area, conta almeno 10 siti estrattivi principali oltre a un numero consistente di cave minori, dette di prova.

Dei siti principali solo uno, denominato Cava di Levante, è stato recuperato attraverso un intervento di ripristino ambientale. La Cava di Levante, data la sua conformazione, viene attualmente utilizzata come anfiteatro naturale.

Stessa sorte è toccata agli edifici di servizio ausiliari all’attività estrattiva. È sufficiente una banale ricognizione visiva della zona per percepire lo stato di abbandono degli edifici che, nel tempo, ha determinato numerosi crolli degli stessi, in primis delle coperture lignee.

Dal punto di vista delle strutture edificate, si nota che sono presenti in quest’area edifici non particolarmente sviluppati in altezza, posti pressoché a filo strada, riferibili ad impianti di frantumazione ed a depositi.

L’area è particolarmente rinomata dal punto di vista naturalistico ed è soggetta ai seguenti vincoli sovraordinati: 1) Fasce di rispetto dei corsi d’acqua (L. 431/85), 2) Aree di protezione di pozzi e sorgenti (D.P.R. 236/88), 3) Protezione delle bellezze naturali (L.1497/39).

Per conservare tale importanza dell’elemento naturale, il Regolamento Urbanistico prevede per questa zona la destinazione a Parco pubblico e Parco termale, oltre che a Parco Archeologico.

Nell’orientamento per la formazione del Piano Attuativo il Regolamento Urbanistico prescrive che la progettazione degli spazi aperti dovrà costituire l’oggetto principale del Piano Particolareggiato. In particolare dovranno essere valorizzate (attraverso l’opportuna disposizione dei percorsi, delle masse alberate, degli elementi d’acqua, ecc. ) le relazioni con il contesto ambientale (il paesaggio del monte) e storico (le emergenze archeologiche di Caldaccoli, il centro storico di San Giuliano). Dovranno essere conservate le emergenze

(8)

Capitolo 1 IL LUOGO

8

floristiche esistenti, con particolare attenzione alla presenza di agnus-castus (elemento floristico paleo tropicale) e dovrà essere predisposto uno specifico progetto che garantisca la conservazione delle emergenze naturalistiche e della biodiversità presente nell’area.

Gli interventi ammessi in questo sito sono: a) la realizzazione di spazi ed attrezzature di uso collettivo collegati alla valorizzazione della risorsa termale (realizzazione di un nuovo polo termale provvisto di piscine, strutture di ristoro e di svago); b) sistemazione a Parco dell’intera area; c) previsione di spazi destinati a parcheggio. La progettazione delle strutture, collegata al programma di valorizzazione dei versanti dei Monti Pisani, dovrà essere realizzata con tipologie e modalità tali da integrarsi nel contesto ambientale e paesaggistico.

[1] Giovanni Sbrana, San Giuliano Terme - Origini e vicende storiche, Firenze,1980.

[2] Giovanni Bianchi, De' Bagni di Pisa posti a pie' del Monte di San Giuliano, Firenze,1775. [3] Giovanni Nistri, San Giuliano, le sue acque termali e i suoi dintorni, Pisa, 1875.

[4] [4] Bernard Liou, Praetores Etruriae populorum: Étude d'épigraphie, Ed. Latomus, 1969, pag. 31.

[5] Maria Carla Spadoni Cerroni, I prefetti nell'amministrazione municipale dell'Italia romana, Edipuglia, 2004.

[6] Giovanni Targioni Tozzetti, Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, per

osservare le produzioni naturali, e gli antichi monumenti di essa, Volume 1, Stamperia Granducale,

(9)

Capitolo 2

STUDI PRELIMINARI

L’obiettivo del progetto architettonico, seguendo le prescrizioni del Regolamento Urbanistico, consiste nella completa integrazione delle strutture nel contesto ambientale.

Per realizzare tale proposito l’intenzione è stata quella di riprendere, nella composizione architettonica dei volumi e attraverso l’utilizzo dei materiali, gli stessi elementi di cui è costituito il luogo dove dovranno sorgere le strutture progettate (natura, acqua, pietra, archeologia).

Per la ricerca delle forme architettoniche, per tanto, l’informazione si è orientata parallelamente su quattro fronti:

- L’inserimento nel contesto naturale

-

: analisi di architetture e del loro inserimento nel paesaggio, con particolare interesse verso quelle situate all’interno di Parchi pubblici o termali; studio della relazione di tali strutture con il sistema circostante del Parco, con particolare interesse verso quelle strutture il cui progetto è stato concepito unitamente alla progettazione degli spazi circostanti.

Valorizzazione dell’elemento dell’ acqua nell’architettura e architettura dei centri termali

-

: analisi di edifici antichi, moderni e contemporanei in cui l’elemento dell’acqua è parte integrante dell’architettura; analisi di edifici termali e centri benessere (sia delle loro forme architettoniche che delle funzioni).

Utilizzo della pietra nell’architettura

-

: analisi di edifici antichi e moderni realizzati o rivestiti in pietra.

Recupero di siti archeologici: analisi di interventi su scavi archeologici.

2.1. Architettura e contesto naturale

2.1.1. Architettura e Parco

L’edificio dovrà sorgere inserito all’interno di un Parco pubblico, termale e archeologico.

Il Parco pubblico nasce nell'Ottocento come esito delle reazioni di tipo urbanistico, politico e culturale al rapido degradarsi della città per effetto della rivoluzione industriale. Spazi verdi pubblici erano già esistiti precedentemente, ma è nel corso del XIX secolo che si afferma il criterio che sia dovere dell'amministrazione civica realizzarli. Il parco

(10)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

10

pubblico ottocentesco resta però estraneo alle fasce periferiche dei sobborghi operai e manifatturieri; si colloca infatti nelle aree residenziali di pregio, ripetendo lo schema del giardino privato, incrementando la presenza di arredi (panchine, lampioni, fontanelle, chioschi, piccoli), le zone di sosta, i viali e i padiglioni.

I primi parchi pubblici sorgono in Inghilterra, con lo scopo di aumentare il valore di nuove aree edificabili; Joseph Paxton, strutturista, orticultore e pioniere dei parchi pubblici, lancia per primo l'idea del finanziamento dei parchi per sottoscrizione pubblica.

In Italia nell'Ottocento non si creano parchi pubblici ex novo, ma ci si limita all'apertura dei giardini di antiche ville patrizie. Tale carenza è dovuta al ritardo nell'industrializzazione, al permanere di forti squilibri politico-sociali e alla secolare abitudine a vivere in agglomerati urbani privi di verde. Nel Novecento la struttura del parco pubblico resta sostanzialmente immutata, anche se il cambiamento degli arredi ne modifica l'aspetto. Nel secondo dopoguerra si delineano le diverse categorie di parchi pubblici (di quartiere, di settore, urbano, regionale, nazionale) e i relativi standard. All'evolvere di questa cultura contribuiscono soprattutto i paesi anglosassoni, scandinavi e slavi, dove vengono realizzati, secondo precisi dettami teorici, parchi urbani, giardini naturali, campi da gioco, centri per il tempo libero, strade parco, sentieri pedonali, etc.

In Italia dopo il 1960 il problema del verde pubblico è stato affrontato in sede culturale e recepito da alcune amministrazioni; tuttavia la situazione è ancora deficitaria, con standard di metri quadri di verde pubblico per abitante inferiori fino a dieci volte rispetto alle medie europee e statunitensi.

La forte presenza dell’elemento naturale e paesaggistico impone una maggior attenzione verso la ricerca di forme architettoniche che bene si integrino nel contesto ambientale e che siano concepite unitamente alla progettazione degli spazi circostanti.

Di seguito sono riportati alcuni esempi di architetture che bene esprimono questa idea compositiva architettonica.

Il concept di Aquardens (Verona), firmato dall’architetto Giancarlo Marzorati (direttore artistico) e reso esecutivo dall’architetto Claudio Tezza (progettista e direttore lavori), è di fatto un “non progetto” con una proposta “underground” senza volumi impattanti ma che propone invece un anfiteatro verde capace di armonizzarsi con l’ambiente circostante delle colline della Valpolicella.

(11)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

11

Figura 3. Parco termale Aquardens, Giancarlo Marzorati, Verona.

L’impatto emozionale colpisce fin dall’accesso, realizzato attraverso una cascata d’acqua termale che conduce all’interno dell’ampia area reception. Qui si apre il grande fronte a vetrate da cui si gode la vista sulle terme e sull’avvolgente paesaggio circostante.

Figura 4. Parco termale delle Terme di Merano, Matteo Thun.

(12)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

12

Con una superficie complessiva di oltre 50.000 m² il Parco delle Terme di Merano, di Matteo Thun, offre grandi spazi dove rilassarsi e ricrearsi. Circondate da alberi antichi di specie pregiate, giardini di rose e palme, le varie piscine all’aperto soddisfano tutti i gusti: la piscina sportiva, quella per non nuotatori, la vasca per i bambini e lo speciale percorso con vasche kneipp, piscina ad acqua sorgiva, per nuoto controcorrente nonché vasche con acqua calda e fredda. All’interno del Parco sono armonicamente intergrati anche il bagno di vapore sotterraneo, la cascata, i geyser e le docce a fiotti. L’aria fresca circola liberamente negli ampi prati dove distendersi o praticare sport posti tra le piscine e presso il laghetto.

Le piscine, il centro fitness e le aree relax all’interno, sembrano tutt’uno con i servizi posti all’esterno. I bagnanti possono passare direttamente attraverso un canale d’acqua dalla parte interna più ampia composta da dodici piscine, alla parte esterna in cui ne sono collocate altre tredici.

Figura 5. Proposta per l’ampliamento del Gösta Serlachius Museum di Helsinki, Stefano Seneca.

Nella proposta per l’ampliamento del Gösta Serlachius Museum di Helsinki in Finlandia di Stefano Seneca, l'approccio architetturale filosofico parte assolutamente dalla natura, questo è il tema centrale. L'edificio è circondato dal verde disegnato da percorsi che degradano verso il lago.

(13)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

13

Figura 6. Proposta per la Whitworth Art Gallery, Amanda Levete Architects.

Come una galleria urbana situata in un pittoresco spazio verde, la Whitworth Art Gallery di Amanda Levete Architects presenta un'opportunità unica e stimolante per creare relazioni speciali tra gli elementi diametralmente opposti: interno ed esterno, edificio e paesaggio.

La proposta è di articolare questi rapporti attraverso la fusione del paesaggio con la costruzione e la vecchia con una nuova per creare un paesaggio dinamico e abitabile all'interno Whitworth Park.

Vediamo il parco divenire come un arazzo del paesaggio, come le pieghe di un tessuto che è stato raccolto e tirato dentro l'edificio.

2.1.2. Il green roof nell’architettura

L’utilizzo di una copertura a verde (green roof) consente di realizzare l’intento di progettare un edificio che si integri nel contesto del Parco. Una copertura a verde calpestabile permette la fruibilità delle superfici esterne dell’edificio, anche quando le funzioni che esso presenta all’interno non sono attive. L’edificio diventa così interamente percorribile, diventa esso stesso Parco.

La presenza della vegetazione sulle coperture delle abitazioni risale a tempi remoti[1] ed ha da sempre accompagnato gli interventi architettonici fino ai giorni odierni.

Inizialmente utilizzato per funzioni puramente estetiche, di cui sono un celebre esempio gli antichi giardini pensili di Babilonia, nel corso della storia più recente, più precisamente in seguito alla forte urbanizzazione e industrializzazione della seconda metà dell’Ottocento, il verde pensile è stato considerato dall’uomo via via in maniera sempre

(14)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

14

maggiore per le sue prestazioni e i suoi molteplici benefici, fino ad ottenere, in epoca attuale, una grande diffusione derivata dalla ricerca e dalla sperimentazione scientifica con la nascita di normative specificamente dedicate a tale settore.

Nonostante sia molto probabile che già nelle epoche preistoriche l’uomo usasse ricoprire le prime semplici costruzioni adibite ad abitazioni con la vegetazione, è consuetudine considerare i giardini pensili di Babilonia, come il primo grande esempio di coperture a verde. Tutto ciò che rimane di questa grandiosa opera sono unicamente reperti iconografici e testi antichi, attraverso i quali si sono potute ricavare ipotesi sull’architettura, sui sistemi tecnologi utilizzati e sulla vegetazione che andava a ricoprire quella che, da sempre, è stata considerata una delle sette meraviglie del mondo. Verosimilmente, i giardini consistevano in una serie di terrazzamenti dal fondo impermeabile, sistemati a gradoni e successivamente riempiti con uno strato di materiale drenante e con un metro circa di fertile terreno di coltura. Ad essi, tramite un ingegnoso meccanismo, veniva assicurato il costante afflusso di acqua necessario a irrigare le preziose ed esotiche colture impiantatevi, soprattutto alberi e piante ad alto fusto come pini, cipressi e palme.

In Europa si trovano esempi di coperture a verde in Islanda, dove già a partire dal IX sec. a.C. le popolazioni locali usavano ricoprire le coperture delle abitazioni con zolle di terra ed erba in modo tale da favorire la maggiore coibentazione dell’edificio e per permettere che la neve non si accumulasse sul tetto, causandone un conseguente cedimento.

(15)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

15

In Italia le prime testimonianze di coperture verdi risalgono agli Etruschi che già dal IV secolo a.C. ornavano i loro monumenti funerari con tumuli di terra su cui venivano piantate diverse tipologie di vegetazione.

In epoca romana la tecnologia del verde pensile era conosciuta ed applicata, anche se poco si è conservato; esempi caratteristici sono il mausoleo di Augusto (29 a.C.), e il mausoleo di Adriano (130 d.C.) entrambi a Roma ed entrambi ricoperti da strati di terreno nel quale erano piantati numerosi cipressi simbolo di vita e gloria eterna. Le coperture verdi avevano una importante valenza architettonica anche in numerose ville, quali la villa dell’Imperatore Adriano a Tivoli, la villa Laurentina, descritte e frequentemente citate da Plinio il Giovane in epistole datate tra il I e il II secolo d.C.

Figura 8. Il mausoleo di Augusto a Roma.

Nel periodo Medievale, il verde pensile perde ogni significato di tipo estetico e viene utilizzato principalmente per due particolari funzioni: piantumazione ad orto nei chiostri dei conventi e, nelle cinte murarie, protezione e attutimento dei colpi offensivi da parte dell’artiglieria nemica.

Dal XV secolo, il verde pensile recupera l’aspetto estetico del periodo romano e viene utilizzato principalmente nell’ambito di ville e palazzi, come, ad esempio, la villa di Fiesole di Giovanni de’ Medici (1451), Palazzo Piccolomini a Pienza commissionato da Papa Pio II (1460) e Villa D’Este a Tivoli.

Il concetto moderno di verde pensile è fatto risalire al 1865, anno in cui l’architetto tedesco Von Rabitz scrisse un trattato sull’impiego del verde pensile come mezzo per

(16)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

16

raggiungere la salubrità negli ambienti densamente antropizzati, illustrando i vantaggi che possono derivare dall’uso del verde pensile nelle città.

E’ proprio da questo momento che il verde pensile inizia ad a essere rivalutato non solo per le sue valenza estetiche, ma anche per quelle sociali ed igieniche e ad essere considerato un importante elemento di compensazione e mitigazione urbana e non solo (proprio in questo periodo nascono molti studi sull’insalubrità dei quartieri operai dovuti alla carenza di spazi verdi e dibattiti sulla costruzione di grandi parchi cittadini).

Nella prima metà del XX secolo, nell’ambito architettonico, il rapporto tra edificio e ambiente diventa sempre più forte, come testimoniato da autori come Wright, Aalto e Markelius che, nelle loro opere, tengono sempre in maggior conto il paesaggio circostante. Le Corbusier, in particolare, considera il tetto giardino come uno dei “cinque punti dell’architettura”, considerandolo sia sotto l’aspetto tecnologico (protezione della struttura dal punto di vista termico) sia sotto quello di impatto ambientale (restituzione della superficie occupata).

Un elemento positivo è dato dal continuo incremento di esempi di architettura contemporanea che sfruttano i benefici tecnologici dovuti alla presenza di coperture verdi: la vegetazione viene utilizzata anche per raggiungere obiettivi di compensazione, mitigazione e miglioramento ambientale, nella convinzione che gli interventi dotati di verde pensile non debbano essere esteticamente fini a se stessi ma visti come parte di un nuovo approccio progettuale che ha come priorità la sostenibilità energetica.

Vediamo alcuni esempi più celebri di edifici dotati di coperture a verde.

(17)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

17

Il progetto della biblioteca dell’Università di Delft in Olanda (Mecanoo, 1993-95) si conforma unicamente in funzione della situazione topografica del sito. Inserendosi come parte integrante del landscape, il manufatto si adegua ad assumere una forma inusuale che non appartiene a nessuna tipologia riconoscibile nelle biblioteche.

Il complesso si presenta come un vasto tappeto verde che, guadagnando rapidamente quota, cela sotto di sé un ampio volume funzionale colmato da tre prospetti completamente vetrati e inclinati.

L’interpretazione dell’elemento di chiusura superiore come involucro pensile praticabile, oltre ad aumentare la naturalità nel Campus e a svolgere una funzione coadiuvante al sistema di climatizzazione, ha permesso di rimediare all’insufficienza di spazi di socialità di cui si lamentavano gli studenti. Il trattamento a verde della copertura ha reso possibile infatti la creazione di uno spazio aggiuntivo pubblico sul quale gli universitari si possono incontrare, sdraiare e sedere all’aperto.

Figura 10. California Academy of Sciences, San Francisco.

La ”California Academy of Science” (Renzo Piano, 1998-2008) ad oggi rimane uno degli esempi di architettura più interessanti degli ultimi anni.

La copertura ondulata fa eco alle colline di San Francisco, mimetizzandosi nel territorio che lo accoglie quasi a sparire. Il tetto, oltre a sfruttare i 18 mila metri quadrati di micro cristalli sensori per captare l’energia solare, funziona anche come membrana traspirante grazie ad un milione e mezzo di graminacee autoctone che non necessitano di irrigazione e che garantiscono agli ambienti interni del museo un microclima ideale.

(18)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

18

Figura 11. Espansione del Vancouver Convention Centre.

Situato sul lungomare di Vancouver con una vista spettacolare delle montagne, mare e parchi, l’espansione del Vancouver Convention Centre (DA/MCM + LMN Architect, 2009) è progettato per riunire l'ecologia naturale, cultura locale e ambiente costruito, accentuando le loro interrelazioni attraverso l'architettura. L’impianto triplica la metratura complessiva e la capacità funzionale e completa lo sviluppo della sfera pubblica sul lungomare. Un tetto vivente di sei acri che è il più grande del Canada. Ospitando circa 400.000 piante ed erbe autoctone, il tetto verde funge da isolante per mediare la temperatura dell'aria esterna, contribuisce l'utilizzo delle acque piovane dell'edificio, e si integra con il paesaggio e l'ecosistema del litorale.

(19)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

19

Una radura verde, circondato dalla foresta era l'unico contesto proposto per la piccola casa OUTrial house (KWK PROMES, 2004). Da qui l' idea di " ritagliarsi " un pezzo del sito ricoperto di erba, spostarlo verso l'alto e trattarlo come copertura per organizzare tutte le funzioni richieste sotto.

Figura 13. Art School di Singapore.

L’Art School of Singapore (CPG Consultants, 2008) è un “abbraccio architettonico” reso unico da un grandissimo tetto verde fruibile. Tutti gli allievi possono infatti accedervi per studiare o semplicemente rilassarsi (ci sono anche delle scale laterali). Relax e bellezza da unire ai tanti ed importanti vantaggi che il tetto verde regala: è un isolante naturale per tutto l’edificio, mitiga l’aria circostante, raccoglie le acque piovane (che vengono poi riutilizzate) e purifica l’aria.

2.2. L’acqua nell’architettura

L’acqua in architettura è uno degli elementi fondamentali, che si integrano perfettamente con la visione organica del progetto. L’acqua filtra lo spazio e la luce, ed è uno degli elementi che diventano materia solida nella mente dell’architetto. L’acqua accompagna l’architettura nel suo divenire e nel suo svilupparsi nel progetto.

Il legame tra architettura e acqua è di antica memoria, soprattutto se guardiamo all’area mediterranea, se solo pensiamo ai grandi acquedotti, alle terme e alle cisterne romane o ai giardini, alle fontane e alle corti di tradizione araba.

(20)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

20

Figura 14. Abitazione romana.

Nel medioevo la troviamo a contornare le masse di castelli e fortificazioni e nei chiostri dei conventi.

Durante il Rinascimento e il Barocco sono sorte tra le più belle architetture d’acqua: villa d’Este, Versailles, Caserta, per citarne solo alcune. Tuttavia queste sono espressione di un fasto privato e non di architettura pubblica.

Il ruolo dell’acqua diventa centrale nel momento storico che coincide con l’apparire e lo svilupparsi dell’illuminismo tra la metà del Settecento e i primi anni dell’Ottocento. E’ proprio in questo periodo che vengono elaborati progetti architettonici avanzati che hanno come elemento fondamentale l’acqua. Soltanto con l’Illuminismo l’acqua diventa materiale architettonico, elemento base della progettazione urbana. Le saline di Chaux, Prato della Valle a Padova, e il Foro Bonaparte a Milano, pongono alla base dei loro progetti l’acqua che circonda ed innerva gli edifici, i monumenti e le statue.[2]

(21)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

21

In epoca moderna l’acqua era parte integrante dell’architettura della Fallingwater di Frank Lloyd Wright, uno dei capolavori dell’architettura organica, costruita in prossimità di un salto d'acqua sul torrente Bear Run nei boschi della Pennsylvania.

Anche nel Padiglione di Barcellona, una delle opere principali di Ludwig Mies van der Rohe, l’elemento acqua si fonde con l’architettura.

Figura 16. Fallingwater.

Oggi la bioarchitettura, soprattutto nei paesi secchi e desertici, pone tra i suoi obiettivi principali la raccolta delle acque piovane, il trattamento e il riciclo delle reflue, la riduzione del consumo dell’acqua ed il suo sfruttamento come sistema di climatizzazione e di raffrescamento naturali.

Molti sono gli esempi di edifici contemporanei che fanno di questo elemento primario il fondamento della propria architettura.

(22)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

22

2.3. Architettura termale e Centri Benessere

Le terme (o spa) sono edifici, pubblici o privati, situati in corrispondenza di sorgenti termali e dotati di impianti per la somministrazione di terapie mediche sia accademiche che alternative, centri estetici, centri benessere.

Com'è noto, è da attribuire agli antichi romani la passione per le terme, usate da tutta la popolazione come centro di riposo, socializzazione e benessere ed esportate in tutte le zone da loro colonizzate.

Non a caso, larghissima parte della letteratura scientifica dedicata ai trattamenti termali ritiene che il termine spa sia un acronimo del latino "salus per aquam", letteralmente "la salute attraverso l'acqua" [termale]. Tuttavia, secondo alcuni, esso deriverebbe anche dalla cittadina belga Spa, nota fin dall'antichità proprio per le sue acque minerali di cui beneficiavano anche gli stessi soldati romani.

2.3.1. Terme romane

Le terme romane erano degli edifici pubblici con degli impianti che oggi chiameremmo igienico-sanitari. Sono i precursori degli impianti odierni e rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l'antica Roma, a partire dal II secolo a.C..

Alle terme poteva avere accesso quasi chiunque, anche i più poveri, in quanto in molti stabilimenti l’entrata era gratuita o quasi.

Le terme erano un luogo di socializzazione, di relax e di sviluppo di attività vive per uomini e donne che, in spazi ed orari separati, facevano il bagno completamente nudi.

Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti curative. Col tempo, soprattutto in età imperiale, si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque sempre più evolute. Al riscaldamento dell'acqua provvedevano i focolari sotterranei che diffondevano aria calda dagli ipocausti, gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese (suspensùra) dei vani da riscaldare.

Veri e propri monumenti o addirittura piccole città all'interno della città stessa, esistevano due classi di terme, una più povera destinata alla plebe, e una più fastosa destinata ai patrizi.

Lo sviluppo interno tipico era quello di una successione di stanze, con all'interno una vasca di acqua fredda, la sala del frigidario, solitamente circolare e con copertura a cupola,

(23)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

23

seguita all'esterno dal calidario, generalmente rivolto a mezzogiorno, con bacini di acqua calda. Tra il frigidario e il calidario vi era probabilmente una stanza mantenuta a temperatura moderata, il tepidario, stanza adiacente al calidario in cui veniva creato un raffreddamento artificiale. Assieme al calidario veniva usata quella che ai nostri giorni viene chiamata la sauna finlandese, ovvero il passaggio repentino dal caldo al freddo e viceversa. Le natationes erano invece le vasche utilizzate per nuotare.

Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: l'apodyterium (uno spazio non riscaldato adibito a spogliatoio), la sauna, la sala di pulizia, la palestra. All'interno delle terme più sontuose (come le Terme di Caracalla) si poteva trovare spazio anche per piccoli teatri, fontane, mosaici, statue e altre opere d'arte, biblioteche, sale di studio e addirittura negozi.

Figura 18. Terme di Caracalla. 2.3.1.1. Frigidarium

Il frigidarium (da frigídus = freddo) era la parte delle antiche terme romane dove potevano essere effettuati bagni in acqua fredda.

Il frigidario poteva avere forma rotonda (come le Terme Stabiane a Pompei), o più spesso rettangolare, con una o più vasche (piscinae) di acqua fredda. Per mantenere la temperatura ottimale, i frigidari, erano esposti generalmente al lato nord delle terme, con piccolissime aperture verso l'esterno, quel tanto che era sufficiente per garantire l'illuminazione e a impedire il riscaldamento attraverso il calore solare. A differenza della piscina natatoria, il frigidario era generalmente coperto. Se necessario, l'acqua era mantenuta fresca con l'aggiunta di neve, ove disponibile.

(24)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

24

Figura 19. Frigidarium delle Terme Stabiane, Pompei. 2.3.1.2. Calidarium

Figura 20. Calidarium delle Terme Stabiane, Pompei

Il calidarium (da caldus o calidus = caldo) era la parte delle antiche terme romane destinata ai bagni in acqua calda e ai bagni di vapore.

Il caldario poteva avere forma rotonda o rettangolare, con una o più vasche (piscinae) di acqua calda, o bagni individuali. Gli architetti li costruivano generalmente nel lato sud o sud-ovest delle terme, allo scopo di sfruttare il calore naturale del sole. Nelle strutture più antiche il calore era ottenuto con semplici bracieri. Col tempo venne sempre più utilizzato dai Romani un sistema di riscaldamento per mezzo di aria calda circolante sotto il pavimento e attraverso le pareti, l'ipocausto, la cui ideazione veniva attribuita

(25)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

25

a Sergio Orata. Il pavimento del Calidario era formato da uno strato di calcestruzzo, che poggiava su pilastri di mattoni (suspensura) in uno spazio cavo destinato alla circolazione dell'aria calda. Questo sistema poteva essere completato trasportando l'aria calda anche nelle pareti del calidario per mezzo di condotti in laterizio (tubuli).

Figura 21. Ipocausto.

Il calidario poteva comprendere il laconico, il sudatorio (ambienti surriscaldati per provocare la sudorazione) e l'alveo (vasca per il bagno in acqua calda).

Non è nota con sicurezza la temperatura che veniva mantenuta nei caldari. È noto che i Romani calzavano sandali con suola di legno; poiché queste calzature dovevano resistere alla temperatura dei calidari, si ritiene che la temperatura in un determinato calidario non potesse superare i 50-55 °C.

2.3.1.3. Tepidarium

Il tepidarium (da tepidus = tiepido) era la parte delle antiche terme romane destinata ai bagni in acqua tiepida.

Probabilmente situato tra il frigidario e il calidario, era un ambiente mantenuto a temperatura moderata, riscaldato da una corrente d'aria calda che passava sotto il pavimento sorretto da suspensura.

(26)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

26

Figura 22. Tepidarium delle Terme Stabiane, Pompei.

2.3.2. Centri termali ai giorni d’oggi

Oggi, queste strutture generalmente sono divise in tre o quattro ambienti principali: nella prima zona, ovvero l’entrata, sono accolti gli ospiti che iniziano ad immergersi in un ambiente maggiormente rilassato e silenzioso. La seconda zona è la cosiddetta zona calda in cui, solitamente, è possibile usufruire di trattamenti come bagno turco, sauna, piscine. La terza zona è un’area relax in cui, finite le terapie, ci si può rilassare su lettini ergonomici in un atmosfera sensoriale a luci soffuse o immersi in un sottofondo musicale. Infine, nel quarto ambiente è in genere possibile usufruire di cure estetiche.

Di seguito alcuni esempi tipici di distribuzione degli ambienti in tipici edifici termali attuali.

(27)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

27

Figura 24. Schema delle funzioni di un tipico centro termale.

2.3.2.1. Sauna, biosauna, bagno turco

Come già accennato, un centro benessere solitamente possiede il bagno turco e/o la sauna. Questi trattamenti, pur avendo effetti abbastanza simili, presentano una differenza sostanziale. Generalmente possiamo distinguere: la sauna finlandese, la biosauna e il bagno turco.

La sauna finlandese (“sauna secca”) è la sauna originale, in cui la temperatura può raggiungere gli 80-100 °C, inducendo un'abbondante traspirazione della pelle, mentre l'umidità non supera il 10-20%, a parte quando si getta l'acqua sulle pietre. All'acqua vengono talora aggiunti olii essenziali a effetto balsamico come, ad esempio, essenze di pino o di eucalipto.

Le stufe utilizzate possono essere a legna o elettriche.

Tipicamente la pratica della sauna prevede di alternare a minuti nella sauna bagni in acqua fredda o docce fredde.

La biosauna (“sauna media”) una tipologia intermedia fra la sauna finlandese e il bagno turco. In questo tipo di sauna la temperatura può raggiungere i 50-60 °C, mentre l'umidità è normalmente del 50%.

La traspirazione, generalmente meno intensa che nella sauna finlandese, viene più che compensata da tempi di permanenza generalmente più lunghi (quindi alla fine si possono perdere più liquidi).

(28)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

28

Talvolta in questo tipo di sauna viene diffuso vapore generato da erbe essiccate inumidite, cercando di riprodurre le condizioni del bagno di fieno.

Figura 25. Esempi di Sauna e Bagno Turco.

Nel bagno turco (“sauna umida”) l'ambiente è saturo di vapore acqueo (umidità al 100%) formando una nebbia a temperatura stratificata (da 20/25 °C al livello dei piedi a 40/50 °C all'altezza della testa) che, depositandosi sulla pelle, invita alla traspirazione.

Non si tratta soltanto di un bagno di vapore, ma è normalmente concepito come un momento di ritrovo socializzante e di riposo, spesso associato a massaggi.

Nella tradizione araba, l’hammam (dall'arabo "scaldare"), similmente alle terme romane, è formato da tre sale: una sala è molto calda (harara), una tiepida e l'ultima fresca. Dalle spa alle beauty farm, oggi l’ hammam è uno dei trattamenti di bellezza più diffusi per i suoi vantaggi dal punto di vista estetico e psicofisico.

2.3.2.2. Piscine

Le vasche natatorie ludico-ricreative presentano dimensioni e profondità diverse in funzione dell’attività per cui sono state ideate. Inoltre, l’ambiente circostante si presta come completamento della funzione a cui sono dedicate le vasche natatorie, andando a creare una sorta di microambiente che tenti di massimizzare il benessere dell’utente.

Solitamente, un’ampia zona di questo microambiente è dedicata al divertimento dei bambini: sono quindi presenti vasche di piccole dimensioni e profondità, isolate dalle vasche più profonde per ragioni di sicurezza, ed affiancate a zone dedicate al gioco.

Un’altra zona dedicata ad una fascia di età intermedia prevede attività di acqua fitness.

(29)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

29

Analogamente dedicato ad un tipo di benessere psico-fisico, ma meno impegnativo e praticabile a tutte le età (preferibilmente in età avanzata), è l’idromassaggio.

Figura 26. Esempi di piscine di centri termali. 2.3.2.3. Aree relax sensoriali

La cromoterapia è una Cromoterapia

medicina alternativa che fa uso dei colori come terapia per la cura delle malattie.

Secondo la cromoterapia, i colori aiuterebbero il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio, e avrebbero effetti fisici e psichici in grado di stimolare il corpo e calmare certi sintomi.

In cromoterapia, ogni colore viene associato a particolari caratteristiche psichiche e spirituali degli individui, e i sostenitori della stessa credono che avrebbe particolari effetti sul funzionamento dell'organismo. Non esistono prove cliniche o scientifiche della fondatezza di tali asserzioni indimostrate.

A ciascun colore vengono poi associate proprietà specifiche, spesso basate su semplici analogie psicologiche; nel seguito vengono riportati alcuni esempi basati sulle teorie di settore.

Il rosso ha valenze sia positive che negative. Da un lato il rosso è il colore dell’amore,dall'altro è il colore del fuoco, e quindi può rappresentare il fuoco, il calore, l’energia e la luce. Questo colore viene associato alla forza, alla salute e alla vitalità e rappresenta il fuoco, la gioia, la festa, l'eccitazione sessuale, il sangue e le passioni violente.

L'arancione avrebbe secondo la cromoterapia un'azione liberatoria sulle funzioni fisiche e mentali e un grosso effetto di integrazione e di distribuzione dell'energia,

(30)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

30

inducendo serenità, entusiasmo, allegria, voglia di vivere, ottimismo, positività dei sentimenti, sinergia fisica e mentale.

Il giallo viene associato alla parte sinistra del cervello e in genere al lato intellettuale, con effetti di stimolazione e aiuto nello studio. È considerato un colore protettivo e concreto, in aiuto a chi è troppo aperto o troppo creativo, associato alla felicità, alla saggezza e alla immaginazione, generatore di buon umore, sia che si indossino indumenti di tale colore sia come tinteggiatura per le pareti.

Il verde, colore fondamentale della natura, è il colore dell'armonia: simboleggia la speranza, l'equilibrio, la pace e il rinnovamento. È un colore neutro, rilassante, favorisce la riflessione, la calma, la concentrazione.

Il blu è un colore calmante e rinfrescante. Per le teorie di settore, è un colore che calma e modera e che fa dimenticare i problemi di tutti i giorni.

Figura 27. Esempi di Cromoterapia nei centri termali.

La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la Musicoterapia

musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.

La musica dà alla persona la possibilità di esprimere e percepire le proprie emozioni, di mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati d'animo attraverso il linguaggio non-verbale.

(31)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

31

Figura 28. Esempi di Musicoterapia nei centri termali.

L'aromaterapia può essere considerata un ramo della Aromaterapia

fitoterapia che usa gli olii essenziali, ossia le sostanze volatili delle piante. Il termine aromaterapia ha significati diversi a seconda dei Paesi in cui viene usato. Contrariamente alla vulgata, il termine aromaterapia non identifica esclusivamente l'utilizzo olfattivo degli olii essenziali, bensì comprende tutte le applicazioni: topica (massaggi, impacchi, applicazioni pure), inalatoria e orale. Una definizione generale da tutti accettata potrebbe essere questa: l'utilizzo degli olii essenziali per il mantenimento della salute o per la terapia. Per queste ragioni, e per la scarsezza di dati clinici l'aromaterapia è lontana dal poter essere definita come una vera terapia, con un corpus di testi canonici, modalità riconosciute, curriculum di studio standardizzati, ecc., anche se i materiali utilizzati dalla terapia e alcune delle modalità di utilizzo sono state sottoposte a studi clinici e farmacologici.

In aromaterapia gli oli essenziali possono essere utilizzati con varie modalità:

- applicazione cutanea (ovvero per contatto con la cute):

• bagni e pediluvi (profumati con oli)

• massaggi (che utilizzano oli essenziali diluiti in oli vegetali nel ruolo di eccipienti e sfruttano le tecniche di base, ossia lo sfioramento, la manipolazione circolare e l'impastamento)

• maschere (composte con l'aggiunta di oli essenziali)

• fanghi

(32)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

32

• impacchi (attraverso una pezza di cotone immersa in acqua fredda o calda, a seconda delle esigenze, a cui sono state aggiunte alcune gocce di olio essenziale)

- permucotico (ovvero per contatto con le mucose: ad esempio risciacqui o gargarismi e collutori)

- inalatorio:

• inalatori (grazie agli oli essenziali disciolti in una catinella di acqua bollente, che grazie al calore aumentano la loro proprietà antibatterica) • vaporizzatori (diffondono in aria le proprietà degli oli grazie al calore. Il

tipo più diffuso è ceramico e viene riscaldato da una candela, il più moderno è elettrico, il più alternativo è costituito da un vasetto collocato su un calorifero)

Figura 29. Esempi di Aromaterapia.

2.3.3. Architettura di edifici termali attuali

Le nuove Terme di Bath di Grimshaw, iniziate nel 2000 e completate nel 2006, sono uno dei 4 progetti per il Millennium realizzati dal famoso architetto inglese. Lo scopo era di rivitalizzare il quartiere termale, posto nella zona sud-ovest della vecchia città murata, che vent'anni fa vide un inesorabile crollo della sua secolare funzionalità. Bath Spa prevedeva la realizzazione di un nuovo edificio (il New Royal Bath che affaccia su Beau Street) e il recupero-restauro di altri cinque edifici tutelati. L'intervento prevede il collegamento funzionale di tutte queste unità. Grimshaw propone una strategia senza compromessi in cui le nuove porzioni costruite siano chiaramente identificabili rispetto alle preesistenze storiche e in grado di dialogare dialetticamente con esse, senza timori

(33)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

33

reverenziali. Ciò si ottiene con il ricorso alla geometria che porta ad un classicismo contemporaneo fatto di forme semplici, inserite o alternate alle architetture storiche, con una tensione continua al senso di coesione spaziale.

Figura 30. Terme di Bath, Grimshaw.

I materiali utilizzati sono soprattutto vetro, acciaio inossidabile, alluminio, cemento armato e pietra di Bath per i rivestimenti esterni oppure granito e pietra di York per le pavimentazioni (che all'interno sono radianti per fornire maggiore comfort). Le facciate vetrate sono prive di telai e sorrette da sistemi spider con strutture a cavi tesi e tubolari compressi retrostanti per fornire la massima trasparenza possibile. Questa è però abilmente dosata e progettata a seconda dei vari ambienti così come verso l'esterno per tutelare la privacy sia degli occupanti che dei vicini abitanti dei quartieri residenziali. La facciata esterna vetrata consente di creare un effetto serra in grado di accumulare ulteriormente il calore proveniente dall'esterno sulle pareti massicce e sui pavimenti lapidei interni. Il motivo circolare, ripetuto continuamente sia sulla facciata opaca esterna che sulle partizioni interne, conferisce coerenza formale all'intervento e si raccorda con la volontà di evitare il più possibile spigoli vivi per dare un'immagine di fluidità alle porzioni costruite.

Nelle Terme di Merano Matteo Thun ha deciso di donare ai visitatori una continuità tra interno ed esterno che rispecchiasse l’essenza naturale di questo ambiente attraverso il suo design trasparente. Il benessere che si può riguadagnare all’interno di questo ambiente è quindi sia fisico che visivo. L’enorme cubo di vetro è illuminato da un’inondazione di luce naturale durante il giorno e da larghi globi durante la notte. Questi globi catturano la luce che viene riflessa su dischi rotanti colorati, i quali proiettano effetti visivi ondulatori

(34)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

34

sulle pareti e sull’acqua delle Terme, dando luogo a rifrazioni paragonabili a quelle di un tramonto.

Figura 31. Terme di Merano, M. Thun.

I bagnanti possono passare direttamente attraverso un canale d’acqua dalla parte interna più ampia composta da dodici piscine, alla parte esterna in cui ne sono collocate altre tredici. Un centro fitness, otto saune, un beauty centre, un bar, un bistrò e tanti altri servizi contribuiscono a rendere questo luogo pubblico una vetrina posta su un’area di 50 mila metri quadrati di parco. Come in altri suoi progetti, Matteo Thun ripropone qui lo “spirito del luogo”, fatto di rispetto per l’ambiente. Pietre naturali e legno permettono di dare una sorta di continuità alle parti di edificio che ospitano i diversi servizi. Le piscine, il centro fitness e le aree relax all’interno, sembrano tutt’uno con i servizi posti all’esterno.

Oggi si delineano nuove esigenze: le spa contemporanee rispondono al tentativo dell’uomo moderno di riallacciare un rapporto diretto con la natura e con il proprio corpo, insieme con il bisogno assoluto di regalarsi porzioni di vita vissuta lentamente, strappata al senso di confusione e vertigine della contemporaneità.

Il progetto dell’architetto ticinese Mario Botta per il Centro Wellness Berg Oase, ad Arosa, nel seducente Cantone svizzero dei Grigioni, risponde programmaticamente a questa esigenza millenaria. A 1800 metri di altitudine, in una conca naturale sovrastata dalle spigolose cime delle Alpi svizzere dove le nevi, le rocce inviolabili e i venti gelidi sono gli indiscussi protagonisti del territorio, si fa inevitabile una riflessione sul difficile rapporto tra uomo e natura, che qui diventa spesso teso, drammatico, a volte brutale. Si percepisce con chiarezza la distinzione tra il cielo, portatore di aria sottile, e l’acqua del centro benessere, che si associa ai bagni caldi, al torpore della tranquillità assoluta, al relax. La soluzione adottata per il grande programma funzionale del centro benessere dispone i quattro livelli della struttura, per un totale di 5.300

(35)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

35

𝑚2 , in modo da incidere il meno possibile la roccia e riducendo il volume di scavo per adeguare la disposizione degli spazi al declivio naturale del monte. Il progetto architettonico denuncia la propria presenza solamente attraverso i nove taglienti lucernari che appaiono come antenne vegetali di diverse altezze e dimensioni e che possono evocare lo scabro disegno delle cime montuose. È dunque nell’articolata copertura del centro benessere che trovano una sintesi le forze opposte che animano il progetto. Natura e costruito si integrano senza bisogno di mimesi, al contrario entro il rispetto dei diversi ruoli.

Figura 32. Centro Wellness Berg Oase, M. Botta, Arosa.

L’ambiente interno sorprende per la continuità che unisce i diversi livelli che si adattano all’andamento naturale della roccia. Qui è visibile ancora la netta distinzione tra uomo e natura, tra costruito e organico, a favore di una più interessante integrazione delle parti: la vista dal terzo livello, quello più alto dedicato alle piscine interne, si inoltra su quello successivo che ospita il mondo delle saune e l’area relax; intercetta il primo livello con gli spazi per il trattamento del corpo e le cabine di bellezza e arriva fino alle vetrate di ingresso del piano terra dedicato alla sala fitness, palestra e solarium. Dal lato ovest si accede al terrazzamento esterno che confina con il bosco che ospita alcuni spazi dedicati alla sauna, al solarium e una piscina all’aperto.

La configurazione interna dello spazio è impostata sulla geometria del triangolo con cui è divisa la copertura: questa consente di articolarne lo sviluppo in modo geodetico, fornendo mediante pareti vetrate e opache l’intimità richiesta dalle funzioni esercitate negli spazi interni.

La scelta dei materiali riveste in tutto il progetto un’importanza primaria: non solo con la vista ma anche con il tatto e l’olfatto si qualificano le sensazioni di benessere fisico e psichico. Negli spazi interni uno dei materiali dominanti è la pietra naturale: una convergenza di aspetti tecnico-estetici ha portato a decidere per una pietra italiana, il granito di Domodossola, che presenta eccezionali proprietà di resistenza agli ambienti aggressivi delle piscine. L’altro materiale protagonista è il legno, un acero canadese, anch’esso

(36)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

36

materiale naturale che insieme con la pietra trasmette sensazioni di solidità e quiete, ma al contempo vibra quando la luce ne anima la trama. Fanno da contrappunto il vetro e il cartongesso che, con le loro superfici definite e planari,trasmettono, riflettono e miscelano le luci e i colori del mondo acquatico interno con quelli del mondo naturale esterno.

Figura 33. Interno del Centro Wellness Berg Oase.

Nelle Terme di Vals Peter Zumthor ha scartato ogni possibilità di relazione con l’intorno, incastonando il progetto dell’edificio nella montagna, incorporandone così la matericità della roccia e ponendola in relazione con gli altri due elementi essenziali: la luce e l’acqua.

(37)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

37

Seguendo la logica miesiana del “less is more”, tutto in quest’opera pone in risalto i tre elementi, costituendo una relazione diretta con i materiali del luogo, riducendo al minimo il contributo estetico di elementi come porte, infissi, accessori.

Le terme di Vals non rappresentano un’esperienza turistica in senso classico: esse definiscono nuove situazioni che riguardano la corporeità ed il coinvolgimento dei sensi.

Al complesso si accede dall’esterno attraverso un corridoio scuro che porta alla zona degli spogliatoi, superata la quale ci si trova nell’area coperta dell’impianto. La muratura che chiude gli ambienti attorno alla vasca centrale coperta sostiene a sbalzo una copertura in calcestruzzo. Quelli che appaiono inizialmente come i ciclopici sostegni in pietra della copertura celano una serie di ambienti quali la fonte dell’acqua ferrosa, un gruppo di vasche a diversa temperatura, una vasca dei fiori, una della musica. Esternamente, nella zona solarium, l’edificio si apre al paesaggio circostante con profondi varchi nelle murature. Al piano inferiore trovano posto attività quali l’aromaterapia, la cromoterapia, i fanghi.

Figura 35. Terme di Vals, P. Zumthor.

Per le Terme di Chianciano, il progetto di Paolo Bodega, unico in Italia, si struttura attraverso un percorso a “spirale” che si evolve dall’area di accoglienza e si sviluppa lungo i tre livelli dell'edificio in cui si ritrovano i cinque elementi (acqua, fuoco, terra, aria, etere). L'intento è quello di realizzare un edificio in cui sia possibile riequilibrare le energie

(38)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

38

del proprio corpo attraverso il Percorso Sensoriale che i diversi ambienti mettono in scena, ciascuno con una sua peculiarità. Il concept di progetto, studiato in collaborazione con una equipe di specialisti, messa a disposizione dalla committenza, trae origine dalla medicina Ayurvedica che ha una visione olistica dell'uomo: cioè vede l'essere umano formato da mente, corpo e spirito e il cui benessere psico-fisico è dato dall'equilibrio del campo energetico di tali elementi.

Si compongono così i percorsi del progetto "TERME SENSORIALI" basati sul riequilibrio del campo energetico umano attraverso l'armonia dei 5 elementi. I percorsi iniziano dalla parte più materiale fino ad arrivare a quella più sottile, attraverso questa sequenza: ACQUA, FUOCO, TERRA, ARIA, ETERE.

L’edificio è stato concepito secondo i concetti di sostenibilità inteso come perseguimento della compatibilità tra fattori economici, la tutela delle risorse e la qualità dell’ambiente.

Tutti i materiali utilizzati sono eco-compatibili.

Figura 36. Terme di Chianciano, Schema del Percorso sensoriale.

2.4. La pietra nell’architettura

Le pietre naturali rappresentano una presenza costante nell’architettura. L’uso dei materiali lapidei nelle costruzioni è stato, per lungo tempo, prerogativa esclusiva di opere di particolare rilievo ed importanza, realizzate per durare nel tempo come, ad esempio, chiese o edifici pubblici. Travertini, marmi, graniti sono i materiali con cui si è fatta la storia dell’architettura.

(39)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

39

Le pietre naturali comunemente impiegate in edilizia sono ricavate per estrazione dai diversi tipi di roccia esistenti a varie profondità nella crosta terrestre. Esiste, al proposito, un legame indissolubile e preciso tra zona di appartenenza dell’edificio e materiale lapideo impiegato. Il materiale lapideo prevalentemente disponibile in loco, infatti, ha influenzato in maniera determinante tipologie costruttive ed i linguaggi formali in più di una fase storica.

I materiali lapidei vivono oggi una nuova stagione di successo anche grazie alle moderne tecnologie di lavorazione ed all’offerta di prodotti realmente innovativi in cui, alle tradizionali caratteristiche proprie del componente naturale, ne aggiungono altre derivate dall’impiego combinato con componenti ad alto valore aggiunto.

2.4.1. La pietra locale del territorio pisano: il Verrucano

Il linguaggio formale dell’architettura storica pisana è assolutamente condizionato dalla pietra locale. Il materiale disponibile nel territorio pisano è la Pietra Verrucana o Verrucano.

Il nome deriva dal Monte Verruca, vetta dei Monti Pisani, dove si trovavano vasti affioramenti di tale roccia.

Compongono la roccia conglomerati quarzosi, anageniti, quarziti, filladi e scisti pelitici, che conferiscono alla pietra un colore che può variare dal rosso violaceo al grigio-verde.

La varietà più nota delle quarziti, il grigio verdastro chiaro è stata massicciamente usata nell'edilizia medievale di Pisa e delle città limitrofe.

Le pietre erano squadrate a mano e portate dal monte della Verruca (anche da altri monti nel Pisano) fino alla città attraverso i canali che lambivano le pendici dei Monti Pisani.

La possiamo rilevare in molte architetture di quel periodo, in strutture portanti di chiese, palazzi e case-torri.

L’esempio più celebre è senza dubbio il Duomo di Pisa. Qui la pietra grigia verrucana è utilizzata alternata a fasce di marmo bianco, secondo una caratteristica tipica del romanico pisano, ovvero l’uso della bicromia, derivata dai modelli della Spagna musulmana.

(40)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

40

Figura 37. Duomo di Pisa.

Ma il verrucano è utilizzato in moltissime altre chiese pisane di stile romanico, sorte in seguito a un’intensissima attività edilizia, durante il periodo d'oro della Repubblica tra l'XI e il XII secolo.

Ricordiamo, solo per citarne alcune, la Chiesa di San Frediano, la Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo in Orticaia, la Basilica di San Michele degli Scalzi, la Chiesa di San Nicola, la Chiesa del Santo Sepolcro, la Chiesa di San Piero a Grado.

(41)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

41

Anche a San Giuliano Terme sono molte le architetture in cui si riscontra l’utilizzo del verrucano.

La Rocca della Verruca, un’antica fortificazione eretta dalla Repubblica di Pisa sui Monti Pisani, in una posizione tale da dominare tutta la piana pisana e la valle dell'Arno, è interamente in pietra verrucana.

Figura 39. La Rocca della Verruca.

La Pieve di Santa Giulia a Caprona e la Chiesa di San Jacopo in Lupeta a Vicopisano hanno una facciata realizzata in pietra verrucana disposta a filaretto.

(42)

Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

42

All’interno del lotto preso in esame, infine, possiamo osservare l’utilizzo della pietra locale dei Monti Pisani nell’antico Acquedotto romano di Caldaccoli, misto ad altre tipologie di materiali. La composizione dell'acquedotto, infatti, era di tre strati, uno strato di due filari di laterizi, uno di tufo e l'altro di pietrame.

Figura 41. Resti dell’Acquedotto romano di Caldaccoli. 2.4.2. L’uso della pietra nell’architettura contemporanea

L’uso della pietra, durante il ‘900, è stato a lungo accantonato per perseguire l’aspirazione alla leggerezza, concretizzata nel predominio delle strutture intelaiate in calcestruzzo armato, dell’acciaio e del vetro.

La scelta occasionale dei materiali lapidei come rivestimento preferisce marmi chiari e bianchi: apparentemente in sintonia con le originarie istanze di immaterialità del movimento moderno.

Inoltre si limitano al massimo gli elementi decorativi propri delle architetture passate e si dà più risalto alle bullonature lasciate a vista.

Un’anticipazione delle tendenze innovative a livello cromatico di metà ‘900, la dà Mies van der Rohe con il padiglione progettato per l’esposizione di Barcellona del 1929, per il quale sceglie marmo tiniano verde, travertino crema e onice giallo oro, per i diversi elementi architettonici, accostati alle facciate in vetro e acciaio.

(43)

UN “GREEN ROOF” PER CALDACCOLI Capitolo 2 STUDI PRELIMINARI

43

In quegli anni, invece, nell’architettura Organica, l’uso della pietra, in genere quella locale, si inseriva nella logica di integrazione dei volumi nel contesto in cui si trovano.

Nella celebre Fallingwater - Casa sulla Cascata, progettata da Frank Lloyd Wright tra il 1936 e il 1939, ad esempio, tutti gli elementi verticali sono costruiti in pietra locale con pietre leggermente in rilievo per conferire alla superficie dei muri un aspetto scultoreo, mentre tutti gli elementi orizzontali - i tre piani della casa protesi nel vuoto - sono in calcestruzzo gettato in opera. Le lunghe vetrate racchiudono lo spazio interno annullando il concetto tradizionalmente inteso di finestra e liberando la visuale verso la natura circostante. L’intenzione di Wright è quella di fondere l’edificio nell’insieme degli elementi naturali – l’acqua, le pietre, gli alberi – come se ne facesse integralmente parte.

La continuità tra interno ed esterno è accentuata dall'impiego degli stessi materiali: i pavimenti sono rivestiti in pietra, così come i muri, il camino del grande soggiorno-pranzo è incassato nella roccia.

Dagli anni ’60 in poi anche il settore dei materiali lapidei viene investito dal processo di industrializzazione, imponendo un progressivo abbandono delle lavorazioni artigianali. Inoltre la modernizzazione dei trasporti consente il movimento di tali materiali anche verso mete lontane dal luogo di origine (ad esempio il marmo di Carrara usato da Alvar Aalto in Finlandia).

Riferimenti

Documenti correlati

Il canone di locazione di riferimento è quello risultante dal contratto regolarmente registrato, al netto degli oneri accessori. I soggetti che dichiarano un ISE uguale a zero ovvero

Criteri di misurazione ponteggio: la base è determinata misurando l'effettiva estensione orizzontale di ogni singola facciata del ponteggio; l'altezza m.1,20 oltre la linea di

PREMESSA IL BILANCIO DI PREVISIONE ANALISI DELLE ENTRATE Analisi delle voci più significative del titolo 1^ Analisi delle voci di entrata più significative del titolo 2^ Analisi

Il terreno di proprietà di Tizia tornava ad una destinazione di zona agricola, perdendo di fatto il maggiore valore determinato dalla destinazione urbanistica proposta

Il soggetto incaricato degli obblighi tributari è il gestore della struttura ricettiva presso la quale il soggetto passivo pernotta.. Esso ha

- qualora la localizzazione dell’impianto lo richiedesse, l’Ufficio competente dovrà acquisire anche i pareri e/o autorizzazioni di altri enti. Per le zone ricadenti nell’area

 garantire la sicurezza dei servizi erogati tramite infrastrutture classificate come gruppo B, mediante la migrazione degli stessi verso data center più sicuri e verso

Il vantaggio insito nell'operare, da parte dell'uomo, dall'esterno, si riflette poi in maniera positiva in particolare nel campo della col- tivazione degli