- Parte III -
CAPITOLO QUINTO
Il fenomeno migratorio in Spagna e lo sviluppo della politica
d’immigrazione
5.1 Dall’emigrazione all’immigrazione: una panoramica globale
Oggi la Spagna, frontiera meridionale dell’UE, vive il crescente fenomeno
dell’immigrazione come un fatto sociale di grande rilevanza, spesso centro di dibattitti
parlamentari e scontro tra ONG, Governo e politica delle varie Comunidades Autónomas
(CCAA)
1. Tuttavia da un anno, dopo la grande recessione del 2008, la Spagna si trova di
nuovo ad affrontare l’emigrazione, dopo aver ricevuto molti flussi in entrata, soprattutto
a partire dalla fine degli anni ’90. Infatti il suolo spagnolo è diventato soprattutto dalla
prima decade degli anni 2000 terra promessa di un’immigrazione proveniente in special
modo da Paesi del Nord-Africa, Latino America e alcune Nazioni dell’Est-Europa.
Per una miglior comprensione dei flussi migratori odierni e dell’analisi di quelli
irregolari provenienti da Paesi terzi in relazione alle politiche di controllo comunitarie e
bilaterali sui flussi attuate dalla Spagna, si considera opportuno delineare una breve
panoramica storica del fenomeno migratorio sul suolo iberico
2. Infatti, come si vedrà nei
prossimi sotto-paragrafi, la Spagna ha conosciuto tre differenti periodi in relazione al
tasso di migrazione netto
3: un primo periodo di emigrazione (dal 1950 alla seconda metà
1980), un successivo periodo di boom dell’immigrazione (1990-2007) e secondo periodo
di emigrazione durante la crisi (2008-ad oggi). In particolare, grazie a varie fonti
statistiche, la dinamica del fenomeno migratorio sarà analizzato secondo due linee guida,
1
L’istituzione, nonché l’uguaglianza formale delle CCAA, conclusi con l’approvazione dei rispettivi Statuti di Autonomia nel 1982, è sancito dalla nascita della CE nel ’78 (titolo VIII), garantendo il passaggio ad una fase più democratica rispetto al periodo franchista. Ad oggi ne esistono 17: Andalucía, Aragón, Principado de Asturias,
Islas Baleares, Canarias, Cantabria, Castilla La Mancha, Castilla y León, Cataluña, Comunidad Valenciana, Estremadura, Galicia, La Rioja, Comunidad de Madrid, Región de Murcia, Comunidad Foral de Navarra e País Vasco. Ogni CCAA ha una Asemblea Legislativa, un Consejo de Gobierno e un Presidente della Comunidad. Vi
sono inoltre due città autonome Ceuta e Melilla, approvate ufficialmente nel 1992. 2
Per una panoramica storica (dal XVI secolo) sulle migrazioni da e verso la Spagna si veda Hasa Grupo Asistencial, op. cit., p.23-26; mentre sulla storia dell’emigrazione spagnola si veda Calvo Salgado L. M., Fernández Vicente M. J., Kreienbrink A., Sanz Díaz C., Sanz Lafuente G., Historia del Instituto de Emigración
Española - La política migratoria exterior de España y el IEE del Franquismo a la Transición, Ministerio de
Trabajo e Inmigración, Subdirección General de Información Administrativa y Publicaciones, Madrid, 2009. 3
Il tasso di migrazione netto si ottiene sottraendo al numero totale di immigrati in un Paese, il numero di emigranti in un preciso periodo, diviso per gli anni vissuti dalla popolazione del Paese di accoglienza nello stesso periodo; è espresso come numero netto di migranti per 1.000 abitanti o in percentuale. Un valore positivo indica che nel territorio sono immigrate più persone di quante ne siano emigrate, viceversa in caso di valore negativo il Paese in questione sarà principalmente terra di emigrazione.
ossia l’intensità e la diversità dei flussi (in base alle nazionalità
4). In questo modo si
cercherà di far chiarezza su alcuni temi: come è nato e si è evoluto il fenomeno
migratorio in Spagna? Quando e perché è iniziato il fenomeno dell’immigrazione
proveniente da Paesi terzi
5? Tuttavia, in primis sembra importante mettere in luce una
premessa riguardo alle fonti, evidenziando anche una difficoltà nel reperire precisi e
uniformi (nel criterio) dati storici a riguardo.
5.1.1 Premessa metodologica
I dati qui presi in considerazione sulle migrazioni riguardano principalmente: le
persone conteggiate durante i censimenti e iscritte al Padrón, il registro anagrafico del
municipio e trasmesse tramite l’Instituto Nacional de Estatística (INE); i dati Eurostat,
l’Ufficio statistico dell’UE e della rete SOPEMI; i dati dell’Instituto Español de
Emigración (IEE).
Dalle fonti dei censimenti e dei padrones derivano pubblicazioni statistiche elaborate
dall’INE, come il Censo de población e il Padrón municipal de habitantes. L’INE
procede sia ad un’elaborazione di tali dati sia alla diffusione di quest’ultimi revisionati
dopo essere stati pubblicati nel Boletín oficial del Estado (BOE); i dati pubblicati nel
BOE sono infatti dati dichiarati ufficiali dal Gobierno de España.
4
Riguardo all’intensità dei flussi si analizzeranno sia gli inflows di stranieri sia gli stranieri presenti in Spagna iscritti ai registri municipali. Invece riguardo alla seconda parte (sotto-paragrafo 5.1.3) nella maggior parte delle fonti utilizzate per l’analisi dei flussi in entrata di stranieri secondo la nazionalità, sono presenti due criteri di classificazione: nacionalidad e lugar de nacimiento, intendendo con quest’ultimo il Paese di residenza abituale della madre al momento della nascita, come da regolamento (CE) n.763/2008 del Parlamento e del Consiglio del 9.07.2008 relativo ai censimenti della popolazione e delle abitazioni e da regolamento (CE) n.862/2007 del Parlamento e del Consiglio dell’11.07.2007 relativo alle statistiche comunitarie in materia di migrazione e di protezione internazionale e che abroga il regolamento (CEE) n. 311/76 del Consiglio del relativo all’elaborazione di statistiche riguardanti i lavoratori stranieri. Se quindi un’analisi solo in base alla nazionalità dei migranti potrebbe sembrare incompleta, tuttavia in linea generale non si evidenziano significative differenze numeriche tra i due criteri di classificazione. Perciò nei sotto-paragrafi successivi i termini nazionalità, area di provenienza e luogo d’origine verranno usati come sinonimi. Tuttavia a volte è sembrato opportuno usare il termine cittadinanza al posto di nazionalità, secondo quanto analizzato nel paragrafo 2.4, capitolo 2, a proposito del significato dei due termini nell’ordinamento spagnolo.
5
In questa terza parte della presente indagine ci si focalizzerà sui c.d. migranti provenienti da Paesi terzi nonché sull’evoluzione degli atti normativi in materia di extranjería nell’ordinamento giuridico spagnolo e sulle politiche di controllo/cooperazione volte a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare nell’area dello Stretto di Gibilterra e delle Canarie. La normativa spagnola in tema di immigrazione si trova nella Ley de Extranjería (LOYDLE) e nel corrispondente Reglamento de ejecución (REYDLE). La prima Ley de Extranjería è la LO 4/2000 e, nonostante le molte modifiche a cui è stata sottoposta, resta tutt’oggi in vigore. Ai cittadini di Paesi terzi si applica il Régimen General (LO 4/2000 e il suo regolamento di attuazione RD 557/2011) salvo il caso in cui siano familiari di cittadini UE, della Svizzera o di Paesi che partecipano all’accordo sullo SEE (Norvegia Islanda e Liechtenstein); a questi ultimi si rilascia una tarjeta de residencia di familiare dell’UE (nello specifico ne hanno diritto: il coniuge o la persona con la quale forma una coppia di fatto; i discenti diretti sia del familiare UE sia del rispettivo coniuge/coppia di fatto minore di 21 anni o maggiore, se a suo carico o diversamente abile; gli ascendenti diretti del cittadino comunitario o del suo coniuge/coppia di fatto). A quest’ultimo gruppo, ai cittadini UE, svizzeri e dell’Accordo SEE si applica il Régimen Comunitario (RD 240/2007 modificato dal RDL (Real Decreto Ley) 16/2012 in vigore dal 24.04.2012 che all’art.7 introduce modalità differenti di residenza per un periodo superiore a tre mesi). Da notare che sia la posizione dei Paesi SEE è equiparata a quella dei cittadini UE sia i cittadini UE hanno la libera circolazione nei suddetti Paesi. Per un approfondimento sulla LO 4/2000 e le successive modifiche si veda in questo capitolo il paragrafo 5.2.
Nello specifico il Padrón municipal de habitantes è il registro amministrativo in cui
sono iscritti tutti gli abitanti nei vari municipi, ossia tutti i residenti, compresi gli
stranieri irregolari, che hanno il diritto-dovere di iscriversi all’anagrafe municipale anche
qualora non in possesso di permesso di soggiorno o lavoro
6; l’empadronamiento
permette a tutti gli iscritti l’accesso ai servizi sociali, principalmente sanità
7e scuola
dell’obbligo (art.9 e 12 LO 8/2000). Se è vero che la sua funzione primordiale è
puramente statistica con l’obiettivo di conoscere il numero di cittadini e stranieri
(regolari o irregolari) che risiedono abitualmente in un determinato municipio
8, in realtà
le conseguenze implicite non devono essere sottovalutate, così che non tutta la dottrina
vede positivamente l’empadronamiento
9; inoltre col tempo sono state introdotte alcune
6
Il Padrón, nasce come documento pubblico il 3.02.1823 con l’istituzione di una nuova divisione territoriale amministrativa nella quale si inseriva questo nuovo strumento; in realtà diviene effettivo solo dopo una nuova legge del 1870. La normativa di base è rappresentata attualmente dalla Ley 7/1985 che regola le Bases del
régimen local e dal decreto 169/1986 contente il Reglamento de popolación y demarcación de entidades territoriales. La Ley 4/1996, del 10.01.1996 modifica la natura del Padrón, facendolo diventare un registro
amministrativo gestito dai comuni in collaborazione con l’INE; tale legge sancisce l’obbligo per tutte le persone che stabiliscono la loro “residencia habitual” in Spagna (regolari o irregolari) di iscriversi all’anagrafe del loro municipio di residenza, stabilendo come residenza abituale soltanto la circostanza di trovarsi in un determinato periodo all’interno di un territorio comunale, senza che sia necessario fornire ulteriori prove di residenza formale, come un contratto di locazione o lavoro. Il procedimento di iscrizione è chiamato empadronamiento disciplinato dalla LO 4/2000 e dall’art.15-16 della Ley de Bases del Régimen Local. Per l’iscrizione gli stranieri devono solo indicare nome, cognome, sesso, luogo di nascita, nazionalità, domicilio abituale, documento valido e la certificazione di un alloggio disponibile, indipendentemente dal loro status legale.
7
Per un approfondimento sull’assistenza sanitaria in Spagna agli stranieri si veda Scuto F., L’assistenza sanitaria
agli stranieri irregolari in Italia, in Spagna e negli altri Stati europei in “Confini irregolari-Cittadinanza sanitaria
in prospettiva comparata e multilivello”, Pasini N., Fondazione ISMU Iniziative e studi sulla multietnicità, Franco Angeli, Milano, 2011, pp.142-148; mentre si veda González Enríquez, C., La atención sanitaria a los inmigrantes
irregulares: una comparación europea, Real Instituto Elcano, doc.53/2012, 18.07.2012 per un’analisi comparata
sul sistema sanitario nei principali Paesi UE. In particolare sia la CE (art.10) sia la LO 8/2000 (art.12) stabiliscono il diritto alla protezione della salute, in conformità con i Trattati internazionali sul diritto alla salute (art.25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, art.12 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e art.35 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE). L’art.12 della stessa LO stabilisce livelli di copertura sanitaria differenti in base alla situazione personale dello straniero (minore, donne in stato di gravidanza) e impone che tutti gli stranieri presenti in Spagna possano pienamente esercitare il diritto alla salute nel caso in cui siano iscritti al registro del Padrón del municipio in cui risiedono abitualmente, in condizioni di eguaglianza con gli spagnoli (art.12, comma 1). L’assistenza sanitaria nelle situazioni di urgenza (malattie gravi e incidenti) è comunque garantita agli stranieri presenti in Spagna, anche se irregolari e non iscritti al Padrón; mentre nel caso dello straniero che non ha bisogno di cure d' urgenza e non è iscritto nel Padrón
Municipal, esso potrà accedere alle cure in qualità di utente privato con i costi che ne conseguono. In tal modo si
intende garantire comunque al non cittadino un livello di tutela minimo inderogabile che prescinde dall' iscrizione al Padrón Municipal e soprattutto dalla regolarità del soggiorno.
8
La configurazione del Padròn nata esclusivamente come mero registro dei residenti abituali è ribadita nella
Resolución de 21.07.1997 de la Presidenta del INE y del Director General de Cooperación Local, secondo cui:
“El Ayuntamiento ni interviene en la concesión de los permisos de residencia ni es competente para controlarlos.
Su obligación es reflejar en un registro, el Padrón, el domicilio y las circustancias de todas las personas que habitan en su término minicipal. Y de la misma manera que no debe controlar a travéz del Padrón la legalidad o la ilegalidad de la ocupación de la vivienda, tampoco realizar ninguno contról sobre la legalidad o ilegalidad de la residencia en territorio español de ninguno de sus vecinos”. L’obiettivo è soltanto quello di tenere traccia della
popolazione attuale residente in un municipio e in un dato periodo di tempo, in quanto il controllo sulla regolarità della residenza dello straniero non spetta al Municipio nel quale esso risiede.
9
Una parte della dottrina (seppur minima) ritiene che l’empadronamiento permetta a molti irregolari di vivere una vita relativamente “regolare”, nonché una norma avanzata andando oltre la consueta distinzione che il legislatore tende a operare tra straniero regolare ed irregolare da cui consegue un diverso livello di tutela di diritto; a questo proposito Scuto, op. cit., p.145 sottolinea che la documentazione che deve essere presentata per l’empadronamiento dallo straniero, sulla base di quanto previsto dalla legge, è assai limitata. Un'altra parte della dottrina ritiene invece che la possibilità di empadronarse comporti un rischio, in quanto molti stranieri irregolari temono che l’iscrizione aumenti la possibilità di sanzioni nei loro confronti. Sicuramente è senza dubbio il passo verso la regolarizzazione, in quanto senza di ciò non si può richiedere né il permesso di soggiorno, né avere un contratto di lavoro.
117
norme che tendono sia a ridurre notevolmente la tutela per la categoria degli stranieri di
irregolari
10sia stabilire norme più restrittive nei confronti di stranieri appartenenti al
Régimen General.
L’INE viene invece instaurato con la legge del 31.12.1945 allo scopo di elaborare e
perfezionare statistiche demografiche, economiche e sociali già esistenti, elaborarne
delle nuove e coordinare altri centri statistici presenti nelle aree provinciali e
municipali
11. I dati INE figurano come i dati ufficiali per la Spagna pubblicati dalla
Commissione e dall’OECD, attraverso rispettivamente l’Eurostat e l’osservatorio
Sopemi. A questo proposito l’European Statistical System
12raccoglie i dati elaborati
dall’Eurostat e dai vari istituti di statistica degli Stati membri (tra i quali l’INE), nonché
altri Organismi che elaborano statistiche europee, allo scopo di garantire che
quest’ultime elaborate dai singoli Stati UE seguano criteri comuni e trattino i dati in
maniera adeguata in modo così da poter confrontare nonché comparare i singoli dati
elaborati a livello statale.
Tuttavia bisogna rilevare notevoli difficoltà nel recepire dati storici sul fenomeno
migratorio. Innanzitutto solo dopo il 1993 si assiste a uno sforzo teso a coordinare le
differenti banche di dati statistici dei diversi Dipartimenti ministeriali portando proprio
in quell’anno alla pubblicazione dell’Anuario de Estadística de Extranjería della
Comisión Interministerial de Extranjería edita dalla Segreteria Generale Tecnica del
Ministero di Giustizia e degli Interni. Allo stesso modo bisogna sottolineare il lavoro
della Secretaría de Estado de Inmigración y Emigración (Ministerio de Trabajo y
10
La LO 14/2003 del 20.11.2003 ha introdotto delle modifiche al sistema del Padrón che potrebbero incidere negativamente sull’effettiva possibilità di iscrizione degli stranieri irregolari a questo registro, facendo pensare ad un cambiamento nel suo ruolo come strumento di pubblico controllo sulla regolarità della presenza straniera. In particolare è stato introdotto un sistema giuridico differente per l’iscrizione al registro per due gruppi differenti: spagnoli, stranieri appartenenti al Régimen Comunitario, stranieri con permesso di residencia permanente; stranieri con permesso de entancia, temporal o irregolari. La nuova LO ha stabilito che per questo secondo gruppo l’iscrizione deve essere obbligatoriamente rinnovata ogni due anni pena la cancellazione irreversibile dal registro; inoltre è stata introdotta la possibilità di accesso da parte delle forze di polizia ai dati del Padrón e l’obbligo di presentazione del numero di passaporto per i non UE. Inoltre si ritiene infrazione grave dichiarare un alloggio fittizio ed è perseguibile per legge sia il dichiarante affittuario sia il proprietario (art.53.2). Per un’analisi molto critica sull’empadronamiento e la LO 14/2003 si veda de La Cueva Aleu I., Entrada de los inmigrantes
irregulares en España y Costitución Española, in “Inmigración irregular y derecho: VIII Jornadas autonómicas
de derecho interacional humanitario”, Del Valle Gálvez A., Acosta Sánchez M. À., Servicio de publicaciones de la Universidad de Cádiz, 2005, pp.48-51. Per un approfondimento nonché un’analisi sui diritti e le infrazioni derivanti dall’empadronamiento si veda Boza Martínez D., Régimen de infracciones y sanciones. La nueva
regulación de la expulsion, in “La nueva regulación de la inmigración y la extranjería en España”, Boza Martínez
D., Donaire Villa F. J., Moya Malapeira F., Tirant Lo Blanch, Valencia, 2012, pp. 476-493. 11
I singoli istituti regionali elaborano inoltre i dati delle proprie Comunidades Autónomas (CCAA) dando vita ad annuari regionali, inchieste e studi sul fenomeno migratorio; si distaccano per esempio l'Istituto della Catalogna (Idescat), l'Istituto Andaluso (Iea), quello Canario (Istac), quello delle Baleari (Ibae) e quello della Comunità di Madrid (Iestadis).
12
Regolamento (CE) n.223/2009 del Parlamento e del Consiglio dell’11.3.2009 relativo alle statistiche europee, che abroga il regolamento (CE, Euratom) n.1101/2008 del Parlamento e del Consiglio, relativo alla trasmissione all’Istituto statistico delle Comunità europee di dati statistici protetti dal segreto, il regolamento (CE) n.322/97 del Consiglio, relativo alle statistiche comunitarie e la decisione 89/382/CEE del Consiglio, che istituisce un comitato del programma statistico delle Comunità europee. Il regolamento (CE) n.223/2009 è stato attuato dal regolamento (UE) n.351/2010 della Commissione del 23.04.2010, recante per quanto riguarda le definizioni delle categorie di gruppi di Paesi di nascita, gruppi di Paesi di precedente dimora abituale, gruppi di Paesi di successiva dimora abituale e gruppi di cittadinanze.
Asuntos Sociales
13), che per la prima volta nel ‘94, pubblica l’Anuario de Migraciones,
in cui presenta una sintesi molto accurata del movimento migratorio in Spagna sia dal
punto di vista delle uscite che da quello delle entrate, completando i dati statistici nel
quadro giuridico-politico spagnolo dell’UE. Inoltre l’INE fornisce un registro dei flussi
migratori stimati in entrata e in uscita (Estimaciones de Población Actual 2002- 2012)
solo dal 2002 e solo dal 2010 presenta un dettaglio annuale sistematico (sesso, anno di
nascita, età, nazionalità, origine e destinazione). Anche la sezione dell’INE dedicata
all’Estadística de Migraciones offre dati solo a partire dall’anno 2008
14. Per quanto
riguarda quindi i dati storici dell’emigrazione spagnola ante 1980 ci si è avvalsi delle
cifre stimate dall’IEE, un istituto nato nel ‘56 come ente autonomo anche se ascritto al
Ministerio de Trabajo al fine di gestire il flusso migratorio sia verso l’America che verso
l’Europa, finanziato dal Fondo Nacional de
Protecciónal Trabajo
15. Durante i suoi anni
di funzionamento questo Istituto aveva tra le attività principali anche quella di compilare
ed elaborare la documentazione statistica così da produrre una serie di dati che in seguito
passeranno all’INE e ad altri Organismi internazionali; tuttavia gli studi anche
internazionali sviluppati sui dati forniti dall’IEE e la conseguente compilazione della
Estadísticas Históricas de España hanno segnalato molti limiti e imprecisioni in
relazione proprio alla compilazione dei dati
16. In primo luogo riguardo all’emigrazione
oltreoceano fino al 1971 l’IEE identifica gli emigrati come “e
spañoles que embarcan en
los puertos españoles con pasaje de tercera clase u otra que el Consejo Superior de
Emigración declare equivalente”
17, mentre da questa data si considera solamente
13
Si veda in questo capitolo la nota 76 riguardo ai Ministeri competenti in materia di immigrazione. 14
Questa fonte è trasmessa a livello internazionale come dati ufficiali dei flussi migratori (interni, esterni, interprovinciali e interregionali), come da regolamento (CE) n.862/2007, cit., relativo alle statistiche comunitarie in materia di migrazione e di protezione internazionale; è una delle fonti principali dalle quale si elabora Cifras de
popolación e insieme a quest’ultima sono le fonti per l’elaborazione del Estadística del Movimiento Natural de la Popolación. Il metodo utilizzato dall’Estadistica de Migraciones si basa non solo sulla revisione dei dati delle variaciones residenciales nel Padrón municipal ma anche su un trattamento statistico di tali dati al fine elaborare
una stima più accurata dei movimenti migratori. Si veda: INE, Estadística de Migraciones Metodología, giugno 2013.
15
Ley de 17 de julio de 1956 (Creadora del IEE), BOE 18.07.1956. Per un approfondimento sulla nascita e sul ruolo assunto dall’IEE si veda Calvo Salgado, Fernández Vicente, Kreienbrink, Sanz Díaz, Sanz Lafuente, op.
cit., p.13-275. Si possono ricordare le principali attività dell’IEE: assistenza economica, professionale, lavorale,
morale e culturale agli emigranti ante, durante e post il viaggio; responsabile delle relazioni con le amministrazioni dei Paesi di destinazione; gestiva il fenomeno migratorio in collaborazione con il Governo spagnolo; instaurava relazioni bilaterali con i principali Paesi di destinazione in Europa e in America sia attraverso programmi c.d. asistenciales, sia convenzioni con gli enti di questi Paesi; in tema lavorativo gestiva l’incontro domanda offerta attraverso una banca dati (registro central de la emigración), in particolare riceveva le offerte di lavoro e reclutava i possibili canditati dalla lista de domanda de empleo en el extranjero, i quali venivano poi selezionati dagli esaminatori dei Paesi di offerta di lavoro direttamente in Spagna e da ultimo un esame medico rilasciava loro una Cartilla Sanitaria, indispensabile per viaggiare in quei Paesi. Tuttavia le competenze attribuite all’IEE creavano molti conflitti nella ripartizione delle competenze in materia migratoria già assunte da vari apparati statali. Nel 1985 l’IEE cessa di essere un ente autonomo e la Dirección General dell’IEE viene incorporata al Ministerio de Trabajo; nel ‘91 viene rinominata Dirección General de Migraciones per poi diventare nel ‘97 Dirección General de Ordenación de las Migraciones; dal 2004 la nuova Secretaría de
Estado de Inmigración y Emigración comprende nel suo organigramma anche la Dirección General de Emigración, rinominata nel ‘08 Dirección General de la Ciudadanía Española en el Exterior.
16
Calvo Salgado, Fernández Vicente, Kreienbrink, Sanz Díaz, Sanz Lafuente, op. cit., p.293. 17 Ibid.
l’emigrazione organizzata da questo Istituto, ossia l’emigración asistida. In secondo
luogo le cifre officiali dell’emigrazione continentale riguardano essenzialmente quella
asistida, divisa in permanente (maggiore di un anno), temporale (da un tre mesi e un
anno) e stagionale (minore di tre mesi), pubblicate nei vari informe elaborati; qui
l’analisi sull’emigrazione continentale in base ai luoghi di origine e di destinazione
riguarda solo quella asistida e solo le migrazioni di durata da tre mesi ad un anno, non
includendo le stagionali. Tuttavia l’IEE era consapevole della vastità di dati sulle
migrazioni reali ricostruite sulla base di fonti ufficiali dei Paesi di destinazione. Inoltre in
terzo luogo sembra non molto chiara nemmeno la distinzione tra emigrazione per via
aerea e marittima in alcuni anni
18.
5.1.2 La dimensione quantitativa del fenomeno migratorio
L’emigrazione spagnola oltreoceano, principalmente verso il Centro e il Sud
America, trova le sue origini nell’età coloniale, ma è dalla fine del XIX secolo che
questo fenomeno diventa di massa; nel periodo compreso tra il 1880 e il 1950, Trujillo
Marrero stima che lasciano la Spagna diretti verso il Sud e il Centro America, alla
ricerca di un lavoro, tre milioni e mezzo di spagnoli
19. Tuttavia all’inizio del 1900 gli
spagnoli scelgono come meta anche il Nord Africa, soprattutto i cittadini provenienti
dalle regioni come Murcia e Baleari; negli ultimi anni del secolo XIX 94.000 emigranti
scelgono l’Algeria come meta del viaggio migratorio per poi dirigersi verso il Marocco,
sotto protettorato spagnolo dal 1912, soprattutto nelle città di Ceuta, Melilla e Tanger
20.
Dal primo decennio del 1900 questa emigrazione di massa si arresta: la prima Guerra
Mondiale, la crisi degli anni trenta, le restrizioni imposte dai Paesi dell’America latina
all’immigrazione, la Guerra Civil in Spagna (‘36-‘39), la seconda Guerra Mondiale
fanno registrare un calo numerico dei flussi in entrata
21.
18
Si rimanda alle note dei grafici per una chiarificazione in merito ai criteri di classificazione dei dati in base ad ogni singolo caso analizzato.
19
Trujillo Marrero A., La atención en frontera a inmigrantes en situación irregular, in “Inmigración irregular y derecho: VIII jornadas autonómicas de derecho internacional humanitario”, Del Valle Gálvez A., Acosta Sánchez M. Á., Servicio de Publicaciones de la Universidad de Cádiz, 2005, p.59-63. La libera emigrazione dalla Spagna del XIX secolo è causata in parte da: l’approvazione di leggi dalla seconda metà del XIX secolo sia in Spagna sia nei Paesi di destinazione che incoraggiano le migrazioni; l’incremento della popolazione spagnola a causa di un decremento della mortalità; una stagnazione dell’economia spagnola; l’indebolimento della situazione politica spagnola dopo la perdita delle colonie in Sud America.
20
In particolare per un approfondimento storico si veda nel capitolo 1 parte I, la nota n.28. 21
Dopo la Guerra Civil con il Decreto dell’1.08.1941 l’emigrazione viene bandita e viene “incoraggiato” il rimpatrio degli spagnoli ultramar poiché serviva forza fisica e intellettuale per ricostruire il Paese; si temeva inoltre che la popolazione spagnola in America Latina potesse essere influenzata dagli oppositori repubblicani al regime emigrati proprio in quei luoghi. Il governo ritira il decreto nel ‘46, tornando in vigore così la Ley de
Emigración del 1924, al fine di riconoscere non solo la libertà di emigrare ma anche a proteggere la popolazione
spagnola in America latina e a favorire il rimpatrio in particolari situazioni di emergenza; tuttavia restarono in vigore anche molto disposizioni restrittive che portavano a vedere l’emigrazione solo funzionale come fenomeno negativo a causa di una politica essenzialmente autarchica e dirigista del Ministerio del Trabajo.
In realtà statistiche dei Paesi latinoamericani sull’immigrazione mostrano che tra il
1939 e il 1945 più di 20 mila spagnoli abbandonano il Paese attraverso i territori del
Portogallo e della Francia
22per scappare sia al regime sia alla paralisi economica dopo la
Guerra Civile. Dai numeri che si conoscono oggi è solo dopo il 1946 che l’emigrazione
torna alla ribalta per ragioni tanto economiche che politiche
23; tra il 1946 e il 1958
abbandonano il Paese circa 624.000 persone in cerca di destinazioni oltreoceano e dal
1950 al 1982 quasi 900.000 spagnoli emigrano oltreoceano soprattutto provenienti dalla
Galicia (41%), Canarias (14%), Cataluña (circa il 10%) e Andalucía (circa 6%)
24.
Come si nota dal grafico 1, tra il 1950 e il 1979 dei quasi 850.000 spagnoli emigrati,
677.309 scelgono come meta questi tre Paesi del Sud America come destinazione
preferita. In realtà a partire dagli anni 1960 ci sono importanti cambiamenti nello
scenario migratorio: dal 1950 le correnti migratorie a ultramar subiscono una drastica
diminuzione nonché un’inversione di rotta e l’emigrazione si dirige verso i Paesi
dell’Europa continentale.
Grafico 1. Emigrazione spagnola oltreoceano
25(1950-1982)
Fonte: IEE su dati dell’Anuario Estatístico de España.
Nello specifico il grafico 2 evidenzia che tra gli anni ’50-’82, il 35% sceglie il
Venezuela , il 29% l’Argentina e il 15% il Brasile, una percentuale alta rispetto al totale:
ossia il 79% sul totale.
22
Calvo Salgado, Fernández Vicente, Kreienbrink, Sanz Díaz, Sanz Lafuente, op. cit., p.15. 23
Per un approfondimento ibid., p.16-19. 24
Ibid., p.299. Per destinazioni oltreoceano si intendono tutti i Paesi del Nord (USA-Canada), Centro e Sud America, nonché Australia e Sud Africa.
25
Sul significato di destinazioni oltreoceano si veda la nota 17. Si include sia la via aerea che marittima, ma negli anni ’60-‘61 si considera solo la via marittima. Dal ‘67 è considerata solo l’emigrazione asistida.
18226 46861 101407 158013 254948 265859
1975-1979
1970-1974
1965-1969
1960-1964
1955-1959
1950-1954
Grafico 2. Destinazioni oltreoceano degli spagnoli
26(1950-1982)
Fonte: IEE su dati dell’Anuario Estatístico de España.
Con la creazione dell’IEE nel 1956 viene incoraggiata l’emigración asistida, ossia
un’emigrazione organizzata dall’IEE ufficialmente per modernizzare e far sviluppare
economicamente la Spagna, ma ufficiosamente per liberare il mercato dalla mano
d’opera in eccesso
27; nel 1966 la popolazione attiva spagnola, 12.448.000, rappresentava
il 7,6% della popolazione attiva in Europa e il 6,7 % della residente in America Latina.
L’IEE firma
convenios bilaterales de contratación che comprende accordi di
reclutamento all’interno di accordi complementari, definendo l’aspetto legale delle
relazioni lavorative: il primo nel ‘56 con la Repubblica Dominicana e il Belgio; nel ‘60
con Argentina, Brasile e Germania; nel ‘61 con Cile, Francia, Paesi Bassi e Svizzera; nel
‘64 con l’Austria e nel ‘65 con il Paraguay
28. Non esistevano invece
accordi fino agli
anni ’70 con Paesi che registravano un basso tasso di emigrati spagnoli, come UK.
Tuttavia l’IEE in quegli anni tende a incoraggiare soprattutto un’emigrazione dentro il
continente europeo come una specie di Piano
Marshall
29,
soprattutto a causa
dell’emigrazione selettiva imposta dai Paesi latinoamericani.
Infatti, come si nota dal
grafico 3, tra gli anni ’61-‘73 circa un milione e mezzo di spagnoli abbandonano la
Spagna franchista per recarsi in varie Nazioni europee
30.
26
Per i criteri di classificazione valgono le osservazioni viste nella nota 20; dal ‘82 viene considerata solo la via aerea.
27
Calvo Salgado, Fernández Vicente, Kreienbrink, Sanz Díaz, Sanz Lafuente, op. cit., p.20. 28
Tuttavia i Paesi europei, in particolare la Francia, erano molto restii nel concedere una parte iniziale della selezione dei canditati all’IEE e nemmeno accettavano la decisione spagnola di inviare loro solo lavoratori
unskilled. L’obiettivo dell’IEE era anche quello di far riconoscere agli emigranti spagnoli gli stessi diritti e doveri
degli impiegati dei Paesi di destinazione. 29
Calvo Salgado, Fernández Vicente, Kreienbrink, Sanz Díaz, Sanz Lafuente, op. cit., p.24.
30 Tra le cause della fine dell’emigrazione a ultramar ci sono un incremento della manodopera sudamericana non qualificata dopo la fine della seconda Guerra Mondiale dovuto ad un precedente aumento demografico, la crisi economica di questi Paesi latini dovuta ad una diminuzione delle esportazioni e la politica tesa a favorire solo un’immigrazione qualificata (personale qualificato e tecnici) e il ricongiungimento familiare degli immigranti già trasferitosi: gli scarsi spagnoli qualificati erano importanti per ricostruire il Paese. L’emigrazione incoraggiata dal Governo spagnolo riguardava principalmente giovani non specializzati alla ricerca di lavoro nel settore agricolo e manifatturiero.
Venezuela
35%
Brasile
15%
Argentina
29%
Altri Paesi
21%
Grafico 3. Emigrazione spagnola continentale
31(1958-1978)
Fonte: IEE su dati dell’Anuario Estatístico de España e del Ministerio de Trabajo, Informe sobre emigración en
1966.
Tuttavia i numeri sono di gran lunga maggiori se si considerano sia le permanenze
inferiori a tre mesi sia l’emigrazione non gestita dall’IEE.
In primo luogo il grafico 3, precedentemente citato, evidenzia che in primo luogo la
maggior parte del fenomeno ha caratteristiche temporali, così che “
en lugar de una
emigración definitiva más bien se había tratado de una rotación calculada de mano de
obra”
32. In secondo luogo il governo spagnolo ha molte difficoltà nell’imporre le proprie
idee nell’ambito della politica migratoria, soprattutto in tema di “regole” di ammissione
e controllo dell’emigrazione, poiché come ovvio ogni Paese persegue i suoi propri
interessi; sono molti gli spagnoli che invece di emigrare tramite l’IEE o con un visto per
motivi lavorativi rilasciato dalle autorità consolari in Spagna, erano entrati negli altri
Paesi europei in qualità di turisti e in seguito avevano o regolarizzato la loro posizione a
posteriori con un permesso di lavoro rilasciato dalle autorità del Paese di destinazione,
oppure avevano soggiornato come overstayer
33. Inoltre negli anni precedenti al 1959 non
esistono accordi tra l’IEE e i Paesi di destinazione, facendo così sia registrare
un’emigrazione asistida permanentes e temporales nulla sia aumentare quelle uscite
considerate illegali dalla Spagna; secondo dati IEE nel 1960 l’immigrazione spagnola
irregolare era del 79%, mentre scese al 46% negli anni ‘68-‘69. Tuttavia i dati IEE
rilevano che tra il ’59-‘66 mediamente il 50% ogni anno sul totale delle entrate in
Francia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Svizzera riguarda il canale no
31
Per permenentes e temporales si intende una permanenza da tre mesi e fino ad un anno, mentre per de
temporada si intende inferiore a tre mesi.
32 Calvo Salgado, Fernández Vicente, Kreienbrink, Sanz Díaz, Sanz Lafuente, op. cit., p.24. Gli effetti di decongestione del mercato del lavoro furono minimi, anche perché non tutti coloro che si rivolgevano all’IEE erano disoccupati, ma molti facevano parte della popolazione attiva spagnola.
33
La Spagna cercò di introdurre un passaporto speciale, Pasaporte E, sotto la logica di una politica di controllo dell’emigrazione continentale, ma non ebbe esito positivo soprattutto in Germania e si vide costretta a revocarlo nel dicembre 1961; motivo predominante era che coloro che erano in possesso di tale passaporto erano discriminati rispetto a coloro che entravano con un visto turistico.
275971 298637 319034 308069 310645 211498 73798
1976-78
1973-75
1970-72
1967-69
1964-66
1961-63
1958-60
asistida
34; in particolare in Francia tra fine del 1950 e inizio 1960, l’80% degli spagnoli
vede regolarizzata la sua posizione a posteriori ed ancora su circa milioni di spagnoli
emigrati (‘60-‘75) solo un milione e mezzo sono effettivamente ritornati (‘62-‘79).
Premesso ciò, i dati IEE stimano che
tra il 1961 e il 1985 più di due milioni di
spagnoli tramite quest’ultimo escono dai loro territori nazionali per un periodo compreso
tra tre mesi ed un anno diretti soprattutto verso Svizzera (47%), Francia (29%) e
Germania (20%) (grafico 4) e provenienti in particolare dalle regioni con tasso di
disoccupazione più elevato come Andalucía (29%), Galicia (28%), Castilla y León
(10%), Valencia (7%) ed Extremadura (6%)
35.
Grafico 4. Destinazioni continentali degli spagnoli
36(1964-1985)
Fonte: IEE.
Come conseguenza tra il 1950 e il 1960 l’economia francese ha una crescita del 4,4%
e quella tedesca addirittura del 7,6%, in relazione ad una media europea del 4,2%.
La fine dell’emigrazione continentale coincide con l’inizio della transizione
democratica; l
’anno 1973 rappresenta una svolta nella politica di apertura dei Paesi fino
ad ora di destinazione in quanto lo shock petrolifero rende loro incapaci di gestire la crisi
economica e la disoccupazione dilagante, arrivando alla decisione di chiudere le
frontiere ed attuare una nuova politica di gestione e restrizione dei flussi, portata avanti
fino ai nostri giorni
37. La fine del reclutamento dell’IEE in Germania e Francia nel
’73-’74 è la possibile causa della diminuzione dell’emigrazione asistida spagnola. Tuttavia
tali politiche restrittive, adottate da Paesi come Francia, Germania, Belgio, Olanda,
furono volte non solo a fermare il fenomeno dell’immigrazione in entrata ma anche ad
incrementare il ritorno dei loro cittadini emigrati, tanto che la CE del ’78 all’art.42
34
Calvo Salgado, Fernández Vicente, Kreienbrink, Sanz Díaz, Sanz Lafuente, op. cit., p.304. Dati IEE elaborati su altri dati forniti dal Ministerio de Trabajo nell’Informe sobre emigración en 1966.
35
Ibid., p.307. 36
Include solamente l’emigrazione asistida temporales e permanentes. 37
Da un altro punto di vista l’evoluzione dei prezzi del petrolio negli anni ’70 produce un arricchimento dei Paesi produttori del Golfo con un aumento dell’immigrazione verso queste Nazioni proveniente da Paesi come Sri Lanka, Filippine, Palestina, Giordania, Yemen, Egitto, Libano e Sudan; inoltre per la prima volta si assiste anche a flussi migratori lavorali interregionali in Africa (Togo, Senegal, Ghana, Sudafrica, Costa d’Avorio).
Francia
20%
Germania
29%
Svizzera
47%
Paesi Bassi
3%
UK
1%
menzionava che: “ El Estado velará especialmente por la salvaguardia de los derechos
económicos y sociales de los trabajadores españoles en el extranjero y orientará su
política hacia su retorno”.
Tuttavia il Centro e Nord Europa , proprio per questo boom dell’economia
con uno
sviluppo industriale richiedente molta manodopera, non è solo meta di spagnoli ma
anche soprattutto di italiani e portoghesi: infatti
“dicha mano de obra es dada por los
Países de cuenca mediterránea, como Italia o España, dando lugar a un relajamiento de
la política de visados y apertura de fronteras a estos trabajadores”
38. Infatti, come si
vede dal grafico 5, se fino a fine anni ’80 i Paesi mediterranei (nello specifico Spagna,
Portogallo e Italia) registrano un tasso di migrazione netto negativo o comunque minore
rispetto alle Nazioni di vecchia immigrazione,
a partire dagli anni ’80 Spagna, Italia e
Portogallo hanno un tasso di migrazione netto in incremento positivo, diventando Paesi
di immigrazione fino ad accelerare la crescita nell’anno 2000 e raggiungere il picco
massimo nel 2003. Mentre con riguardo a Francia, Germania e Regno Unito hanno
ricevuto il più alto numero di flussi in entrata fino agli anni ’80 in relazione all’Europa a
25 ed, in particolare dopo la caduta del muro di Berlino, si verifica un tasso di
migrazione netto significativamente positivo nell’Europa a 15 dovuto all’alto numero di
richieste di asilo fino al 2001, soprattutto in Germania.
Fonte: Eurostat 2006 Population Statistic.
A questo proposito secondo un’indagine Eurostat del 2006 “during the period
1990-2004, the total number of asylum applications in the EU-25 was almost six million. The
38 García Flórez D., La política de inmigración española en el marco de la Unión Europea, in “Inmigración y
seguridad en el mediterráneo: el caso español”, Centro Superiór de Estudios de la Defensa Nacional,
Monografías del CESEDEN, Imprenta Ministerio de Defensa, marzo 2002, p.87.
-1
-0,5
0
0,5
1
1,5
Mig liaiaGrafico 5. Tasso di migrazione netto
Older Immigration Countries (UK, Germany, France) Southern Countries (Italy, Spain, Portugal)
vast majority of these applications were in the former EU-15; fewer than 300 thousand
applications were made in the new Member States”
39.
Durante gli anni ’80 la Spagna sperimenta una rapida fase di transizione da Nazione
che esporta mano d’opera a Paese di immigrazione con un tasso di migrazione netto
positivo e in rapida crescita; in seguito al consolidamento della democrazia il boom
economico, che coincide con l’entrata della Spagna nell’UE, negli anni ’90 la Spagna
diventa ufficialmente Paese di destinazione dei flussi migratori, registrando il più alto
numero di flussi in entrata dal ’90 sia rispetto all’Europa a 25 sia rispetto in particolare
ad Italia, Grecia e Portogallo. Spagna e Italia sono le due Nazioni che hanno avuto dagli
anni 2000 un incremento notevole della presenza di stranieri sul loro territorio, rispetto
ad altri Paesi del Sud Europa. Statistiche rilevano che il periodo più intenso del
fenomeno dell’immigrazione in Spagna è dal 2004 al 2007.
Dalla tabella 2 si vede che se nel 1998 il numero di stranieri empadronados è poco
meno di 650.000, rappresentando l’1,6% della popolazione spagnola totale, nel 2010 gli
stranieri salgono a quasi 6 milioni, più del 12% della popolazione spagnola.
Tabella 2. Variazione della popolazione straniera in relazione a quella spagnola
40Anno
Stranieri
empadronados
(migliaia e milioni)
Popolazione
spagnola
(milioni)
Stranieri in %
Variazione relativa
degli stranieri rispetto
all’anno precedente
(in %)
UE 27
no UE
1996
542.314
39.127
1,3
1998
637.085
39.215
1,6
1999
748.954
39.453
1,8
17,56
2000
923.879
39.575
2,2
23,3
2001
1.370
39.746
3,3
48,3
2002
1.977
39.859
4,7
44,3
2003
2.664
40.052
6,2
34,6
2004
914
2.120
40.163
7
13,8
2005
1.185
2.545
40.377
8,4
22,9
39Eurostat, Population Statistic, Office for Official Publication for the European Communities, 2006, p.96. Per Europa a 15 si intendono i sei Paesi firmatari dell’ormai primogenito accordo CECA del 1952 (Francia, Germania ovest, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Italia) ed inoltre altri Paesi entrati nell’UE in seguito: Danimarca, Irlanda e Regno Unito (‘73); Grecia (‘81), Portogallo e Spagna (‘86); Austria, Finlandia e Svezia (‘95). Nel 1990 i territori della Germania Est vennero annessi come nuovi Stati della Repubblica federale tedesca. Invece per Europa a 25 si intendono i 15 Stati membri sopra citati più i 10 Stati entrati a far parte dell’UE nel ‘04: Cipro, Estonia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca. Ad oggi a fine 2013 l’UE comprende 28 Membri, dovuto all’adesione di Bulgaria e Romania nel 2007 e della Croazia a luglio 2013. 40
Straniero è colui che non possiede la nazionalità spagnola (si veda nel cap.2 paragrafo 2.4, parte I sulle osservazioni riguardanti l’ordinamento giuridico spagnolo). Tra gli empadronados UE 27 non sono inclusi coloro che possiedono la nazionalità spagnola¸ i dati INE fanno riferimento all’UE a 27 Membri dal 2004, includendo anche Romania e Bulgaria. Gli stranieri empadronados non UE non appartengono necessariamente al Régimen
General (a questo proposito si veda in questo capitolo la nota 4). Inoltre in questa tabella non sono incluse le
permanenze inferiori a 3 mesi, il che porta a stimare che esista una grande quantità di immigrati che attendono di essere regolarizzati e che, tuttavia, sono già presenti in Spagna. A rendere ancora più significativo il numero degli stranieri provenienti dai Paesi terzi dagli anni 2000 si pensi che nonostante a partire dal 2004 molti Paesi dell’Europa dell’Est abbiano aderito all’UE, la percentuale di cittadini non UE non si è ridotta.
2006
1.428
2.717
40.564
9,2
11,09
2007
1.709
2.811
40.681
10
9
2008
2.103
3.166
40.889
11,4
16,5
2009
2.273
3.375
41.097
12
7,2
2010
2.350
3.398
41.273
12,2
1,7
2011
2.395
3.356
41.439
12,19
0,07
2012
2.443
3.292
41.529
12,14
-0,2
2013
2.352
3.167
41.539
11,7
-3,8
Fonte: INE, Estadística del Padrón Continuo e Principales series de popolación desde 199841.
Queste cifre rispecchiano un aumento straordinario del fenomeno dell’immigrazione
in Spagna a partire dagli anni ‘90
42e spiegano la crescita della popolazione spagnola
negli ultimi anni, che ha superato i 41 milioni di abitanti alla fine del 2000, dal momento
che l’incremento demografico relativo agli spagnoli ha avuto un saldo positivo molto
piccolo. Soprattutto nei primi anni 2000 la variazione annuale relativa degli stranieri è
molto alta, così come l’incremento degli stranieri empadronados dal ‘96 al 2003, in
relazione agli anni successivi. In realtà, come vedremo nel caso dei flussi in entrata ed in
uscita, se dal ‘98 la popolazione empadronadas è aumentata tutti gli anni, dal 2011 gli
empadronados non UE iniziano a diminuire e nel 2013 diminuiscono anche i
comunitarios; conseguentemente in questi ultimi due anni (2012-2013) anche la
percentuale della variazione degli stranieri è negativa. Infatti è molto probabile che la
difficoltà di trovare lavoro a seguito della crisi economica in Spagna rende sempre più
difficile ottenere la rinnovazione dei permessi di soggiorno, la concessione di
autorizzazioni
temporali,
la
riunificazione
familiare
nonché
lo
stesso
empadronamiento
43.
Tuttavia questi numeri non riflettono veramente l’intensità dei flussi in entrata se
consideriamo sia la grande quantità di immigrati che hanno acquistato la cittadinanza
41 Le cifre si riferiscono a tutte le province spagnole, incluse le isole e le località di Ceuta e Melilla. Solo ‘98 iniziano ad essere pubblicate le cifre ufficiali del Padron, così che nel ‘97 non si elabora la revisione padronal e le cifre relative al ‘96 sono riferite al 1 maggio, mentre le altre al 1 gennaio di ogni anno; questo perché fino al ‘96 si mantiene periodicità decennale per il censimento e quinquennale per il Padrón, nonché l’indipendenza nella raccolta e formulazione dei dati, che vengono forniti ogni cinque anni; (in particolare nel caso in cui l’anno del censimento coincida con il Padrón venivano pubblicati solo i dati del primo), mentre dopo questa data, al fine di uniformarsi con la normativa UE, sia l’elaborazione sia la pubblicazione dei padrones diventa annuale e viene introdotta una nuova coordinazione tra il censimento e i registri anagrafici: i secondi vengono subordinati al primo. I dati relativi al 2013 sono provvisori.
42
Dati storici tra l’81 e il ‘93 rilevano che il numero di stranieri iscritti duplicò da meno di 200 mila a circa 400 mila, mentre bastarono solo sei anni, dal ‘93 al ‘99, per farlo quasi raddoppiare nuovamente.
43
L’aumentare del tasso di disoccupazione ha interessato sia spagnoli che stranieri, anche se quest’ultimi sono interessati da un tasso maggiore e in crescita (da 34,8% a 36,5% dal ‘11 al ‘12); nel 2008 il numero degli stranieri che lavorano sul territorio ha un picco di quota 2.1 milioni ma nel gennaio 2010 scende a 1.8 milioni. Inoltre anche la durata dello stato di disoccupazione degli stranieri è aumentato dal 2008: secondo dati OECD nel ‘11 il 40% degli stranieri hanno cercato lavoro per più di 12 mesi e sono maggiormente esposti a perdere il lavoro gli ecuadoriani seguiti dai romeni e marocchini. Solo nel 2012 i migranti dal Nord Africa hanno registrato un tasso di disoccupazione del 27% in Europa. La crisi ha anche portato ad un cambiamento nei settori occupazionali degli immigrati: dal settore delle costruzioni ai servizi e all’agricoltura. Inoltre dal 2008 c’è stata una riduzione significativa anche del numero dei posti vacanti nel Catalogo de Ocupaciones de Difici Cobertura e nel
Contingente. Per informazioni più dettagliate si vedano i dati del Ministerio de Empleo y Seguridad Social e della Secretería General de Inmigración y Emigración e dell’OECD.
spagnola
44per effetto delle c.d. neutralizzazioni (esclusi nella già citata tabella 2) a
partire dagli anni 2000 in particolare i Sud americani e i figli di emigrati spagnoli, sia gli
stranieri non empadronados
45.
In particolare secondo dati del Ministerio de Empleo y Seguridad Social (tabella 3)
dal 2000 al 2011 più di mezzo milione di cittadini nati non in Spagna hanno acquistato la
cittadinanza spagnola e più del 50% degli stranieri che acquistano la cittadinanza sono
latinoamericani (America centrale, meridionale e Messico), seguiti dagli africani nello
special modo magrebini (Marocco in primis ed Algeria) e Guinea Equatoriale, Gambia e
Senegal
46.
Tabella 3. Acquisizione della cittadinanza spagnola per residenza
Anno
Totale
Nazionalità
latinoamericana
Ecuador, Colombia,
Perù e Marocco
2000-2001
28.742
16.769
10.792
2002-2003
48.361
28.042
22.223
2004-2005
81.164
55.991
49.115
2006-2007
134.149
180.155
91.997
2008-2009
163.759
126.449
113.113
2010-2011
238.320
187.827
161.591
Fonte: Anuarios de estadísticas del Ministerio de Empleo y Seguridad Social (2008-2011) e Anuarios
estadísticos de Inmigración (2000-2007).
Nello specifico tra i latinoamericani hanno avuto un incremento rapido soprattutto gli
ecuadoriani, i colombiani e i peruviani anche se quest’ultimi hanno registrato un
decremento significativo negli anni contro un incremento rapido dei marocchini; mentre
nei primi anni 2000 era invece molto significativa la concessione della cittadinanza ai
cubani e domenicani. In particolare dal 2005 la Spagna ha dato avvio ad un programma
44
In particolare si veda l’art.17 e ss del Código Civil riguardanti la nazionalità spagnola di diritto e i requisiti per l’acquisizione della cittadinanza.
45
La Spagna ha sempre cercato di creare un canale preferenziale ai cittadini latinoamericani rispetto ad altri Stati terzi; in particolare dopo due anni di residenza agli stranieri latinoamericani e quelli provenienti da Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale e Portogallo è concessa la doppia cittadinanza. Inoltre i nati da padre o madre con nazionalità spagnola o nati in Spagna ricevono tale nazionalità per ius sanguinis. Già nel ‘78 la Costituzione all’art.11 stabiliva che “El Estado podrá concertar tratados de doble nacionalidad con los países
iberoamericanos o con aquellos que hayan tenido o tengan una particular vinculación con España. En estos mismos países, aun cuando no reconozcan a sus ciudadanos un derecho recíproco, podrán naturalizarse los españoles sin perder su nacionalidad de origen.”.
46 Si noti inoltre che, in relazione a quanto detto nella nota 3 in questo capitolo, il 90% degli stranieri che hanno acquistato la cittadinanza spagnola è anche nato nel Paese della loro nazionalità anteriore, non rilevando quindi differenze significative tra nazionalità, luogo di nascita e dimora abituale.
di riforme (c.d. sanatorie/regolarizzazioni)
47con l’effetto di facilitare la legalizzazione
della forza lavoro straniera e ciò ha aumentato il numero sia di stranieri empadronados
con un contratto di lavoro sia il numero delle naturalizzazioni soprattutto nel 2010
48.
Infatti nel periodo 2000-2007 l’aumento dei flussi in entrata coincide con anche
l’incremento di stranieri empadronados, così che i migranti economici di Stati terzi
(principalmente provenienti dall’Africa - Est Europa - Asia -Latinoamerica), forse
incoraggiati all’inizio anche da politiche non restrittive, hanno l’obiettivo di restare in
Spagna e cercare lavoro lì. Infatti “the Spanish labour force has grown significantly over
the past decade as unemployment fell below 9% in 2006-2007, the lowest level since the
late 1970s” e dal ‘05 al ‘07 “the proportion of foreign workers in the labour force rose
from 8% to almost 12%”
49. Tuttavia questi dati sono significativi poiché anche il tasso di
occupazione degli spagnoli, soprattutto donne, cresce positivamente nello stesso periodo.
Analizzando l’immigrazione l’INE stima che nella sola prima decade del 2000 più di
6 milioni di persone arrivano in Spagna, soprattutto straniere. Nel 1996 un totale di
29.800 persone immigrarono in Spagna, di cui 16.600 stranieri, mentre nel 2007 su un
totale di 958.200 immigrati 920.500 sono di nazionalità non spagnola. Inoltre dagli anni
47
Come già visto nella parte II, uno Stato è libero di decidere se procedere con l’allontanamento o permettere la presenza sul territorio, tramite mancata adozione di misure coercitive oppure nel conferimento di un titolo di soggiorno, procedimento chiamato regolarizzazione o sanatoria. In realtà il Patto europeo sull’immigrazione e sull’asilo e la direttiva rimpatri (art.6) pongono enfasi sull’esigenza di allontanare i migranti irregolari con lo scopo di tutelare gli interessi degli Stati Schengen e scoraggiare l’overstaying, nonché vigilare sulla corretta esecuzione del rimpatrio, laddove previsto; tuttavia un’altra parte della dottrina afferma che nelle pieghe del diritto dell’UE si possa rinvenire la possibilità di adottare misure di regolarizzazione a discrezione delle autorità statali. Nel caso delle regolarizzazioni nel diritto dell’UE mancano regole espresse che chiariscano come gli Stati possano avvalersi di questo strumento; in più nella prassi assumono varie forme: programmi (misure che introducono temporaneamente un regime straordinario destinato ad categorie più o meno ampie), meccanismi (misure permanenti che permettono a molti individui di uscire dallo status di irregolare), sanatorie nascoste (strumenti ordinari di gestione dei flussi di lavoro che vengono impiegati per regolarizzare persone già presenti sul territorio).
48
In Spagna dall’85 al 2005 ci sono state sei regolarizzazioni straordinarie dirette ai lavoratori stranieri irregolari. Con la grande regolarizzazione “di massa” del 2005, l’esistenza di un contratto di lavoro viene dichiarata conditio
sine qua non per ottenere un permesso di soggiorno. Ciò ha permesso a molti stranieri di formalizzare la propria
situazione lavorativa e di ottenere sia la residencia temporal sia dopo 5 anni di soggiorno legale continuativi la
residencia de larga duración, secondo quanto previsto dal Régimen General. Inoltre questa grande
regolarizzazione è stata accompagnata da un’importate riforma sulla legge dell’immigrazione che prevede tra le novità più importanti: la flessibilizzazione delle quote annuali (contingente) stabilite dagli anni ’90, ossia tramite accordi ex ante con i Paesi di origine, i migranti arrivano in Spagna già con un contratto di lavoro se nessun candidato autoctono è interessato a quella posizione lavorativa (certificación negativa); l’introduzione del
Catalogo de Ocupaciones de Difici Cobertura per aggirare l’ostacolo della certificación negativa. Questa grande
sanatoria sollevò molte proteste da parte di alcuni Stati membri e indusse l’UE ad adottare la decisione n.2006/688/CE, che senza incidere eccessivamente sulla sovranità statale, cerca agevolare lo scambio di informazioni tra Stati membri considerando che questi ultimi adottavano di continuo tali misure nazionali destinate ad influenzare gli stessi Stati membri dell’area Schengen e l’UE. In particolare secondo l’art.2 gli Stati membri devono comunicano alla Commissione e agli altri Stati UE informazioni sulle misure che intendono adottare o hanno recentemente adottato, nei settori dell’asilo e dell’immigrazione, laddove dette misure siano di dominio pubblico e possano avere un impatto significativo su diversi Stati membri o sull'UE in generale; inoltre ciascuno Stato membro ha la responsabilità di valutare se le proprie misure nazionali possono avere un impatto significativo su diversi Stati membri o sull'UE in generale (par.1). La Commissione o uno Stato membro possono chiedere ulteriori precisazioni riguardo alle informazioni che un altro Stato membro ha comunicato attraverso la rete ed in tal caso, lo Stato membro in questione dispone di un mese per fornire ulteriori precisazioni (par.3). 49
OECD, 2008, cit., p.278. I dati OECD stimano che l’immigrazione rappresenta il 50% della crescita del PIB (Producto interior bruto) dal 2000 al 2005. Tuttavia non si può non tener conto che l’economia sommersa rappresenta una fonte di sussistenza fondamentale per gli immigrati, i quali per la maggior parte trova lavoro in settori come l’edilizia, il servizio domestico e la gastronomia.
2000 fino al 2008 si registra in Spagna uno tra i più alti tassi di crescita della
popolazione nata all’estero osservato dalla seconda Guerra Mondiale rispetto ai altri
Paesi OECD (dal 4,9% nel 2000 e al 14,1% nel 2008 sulla popolazione totale), tasso che
continua a crescere fino al 2011 arrivando al 14,6%
50.
Dal 2007 la crisi economica porta come conseguenza la fine del boom
dell’immigrazione e l’inizio di una nuova decade di aumento dell’emigrazione coincide
con una diminuzione del PIB spagnolo
51. I dati INE stimano che negli anni 2011-2012 i
flussi in uscita rappresentano più dell’1% della popolazione (percentuale più alta nella
storia della Spagna), mentre nel 2010 i flussi in entrata diminuiscono del 40% rispetto al
2009.
Il grafico 6 mostra che la crescita del fenomeno d’immigrazione sia di persone con
nazionalità spagnola che straniera è stata particolarmente intensa nel periodo 2001-2009,
mentre nel periodo 2007-2008 aumenta significativamente l’emigrazione fino a superare
l’immigrazione. L’andamento decrescente degli arrivi si compensa quindi con un
incremento delle partenze, che include differenti forme di mobilità geografica, come la
mobilità inter-regionale, l’emigrazione verso nuovi Paesi e il ritorno nelle Nazioni di
origine. Tuttavia riguardo alle persone di nazionalità spagnola è necessario fare una
osservazione: non si distingue tra emigrati nati con nazionalità spagnola e cittadini
spagnoli neutralizzati che hanno acquistato in seguito tale cittadinanza, quindi è possibile
che tali flussi includano migranti hanno acquistato la cittadinanza spagnola e che stanno
ritornando temporaneamente o definitivamente nei rispettivi Paesi di origine
52.
50
Si vedano i dati relativi alla Spagna: OECD, 2010, cit., p.352; OECD, 2013, cit., p.297. In Europa tuttavia la Germania e il Regno Unito hanno un numero di persone con nazionalità straniera più alto.
51
INE, Contabilidad Nacional Trimestral de España. Il PIB ha avuto una variazione annuale da 3,9 a -4,4 dal primo trimestre del 2007 al secondo trimestre del 2009, per poi incrementare a 0,7 nel secondo trimestre del 2011 e diminuire nuovamente a -1,6 nel secondo trimestre nel 2013. Inoltre molti autori sostengono che poiché molti immigrati inviano la maggior parte dei soldi nel loro Paese di origine, l’economia del Paese da cui partono le rimesse ne risente; tuttavia con la crisi economica i flussi in uscita di denaro sono diminuiti. Nel caso della Spagna le principali destinazioni sono Colombia, Marocco ed Ecuador e dal 2008 al 2010 sono diminuiti del 20% (le variazioni più negative sono state nel 2008 verso Ecuador, Romania e Repubblica Domenicana, mentre nel 2009 verso Brasile, Marocco e Senegal).
52
Questo è il caso di molti Sud-americani. Poiché l’Estadística de Migraciones comprende anche i dati elaborati dai Padrones, al momento dell’iscrizione a quest’ultimo e al censo nel caso in cui l’“intervistato” abbia una doppia nazionalità può decidere a sua scelta tra una delle due; nel caso in cui sia presente la nazionalità spagnola, vengono obbligatoriamente contabilizzati come spagnoli. Il rischio è che molti Sud-americani o parenti diretti di spagnoli emigrati vengano registrati come spagnoli senza mai essere stati in Spagna prima.
Grafico 6. Fenomeno migratorio in Spagna (comprende spagnoli e stranieri)
53Fonte: INE, Estadística de Migraciones, Nota de prensa, 8 luglio 2013.
Il grafico 7 mostra invece il fenomeno migratorio relativo solo agli stranieri; in
particolare se il totale dell’immigrazione di stranieri raggiunge quota massima nel 2007,
da quella data i flussi in entrata diminuiscono significativamente fino al 2009, per poi
stabilizzarsi nel periodo compreso tra il 2009 e il 2011, riprendendo a decrescere nel
2011-2012. L’emigrazione invece inizia a crescere molto nel periodo 2005-2007 ed
ancora nel 2011-2012.
Fonte: INE, Estadística de Migraciones, Nota de prensa, 8 luglio 2013.
Tuttavia nonostante la crisi e la diminuzione dei flussi in entrata di stranieri, tra il
2009 e il 2012 più di 300 mila persone continuano ad arrivare in Spagna; questi flussi in
entrata possono essere spiegati da un insieme di fattori quali ricongiungimento familiare,
il numero di visti concessi annualmente ai cittadini non UE e l’incremento di studenti
necessitanti del visto di ingresso.
La tabella 4 mostra il tasso di migrazione netto del periodo 2008-2012 relativo sia a
coloro che hanno la nazionalità spagnola, sia agli stranieri sia ad entrambi.
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Il grafico è relativo a persone con cittadinanza spagnola e non. I dati delle emigrazioni nel periodo 1996-2000 non sono disponibili.
0 500 1.000 1.500 2.000 2.500