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Capitolo 3

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Academic year: 2021

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Capitolo 3

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3.1 PREMESSA

La necessità di disporre di una sufficiente conoscenza della struttura socio-economica regionale e provinciale discende dal fatto che ogni azione di regolazione del territorio e di pianificazione degli usi prioritari o esclusivi comporta una redistribuzione di risorse potenziali o reali.

Questa ha i suoi costi e i suoi ricavi, per esempio conseguenti all’opposizione di vincoli, i cui effetti sul sistema socio-economico alle varie scale territoriali vanno correttamente individuati e quantificati.

Lo studio in oggetto ha lo scopo di fornire la base conoscitiva per poter procedere a valutare la convenienza delle scelte di vincolo o di sviluppo sulla destinazione di una determinata area.

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3.2 POPOLAZIONE E DINAMICA DEMOGRAFICA

La popolazione residente in Puglia, secondo i dati definitivi dell’ultimo censimento ISTAT del 21 ottobre 2001, è di 4.020.707 abitanti, pari al 7% della popolazione italiana e a circa il 29% di quella del Mezzogiorno.

Rispetto al censimento del 1991, la Puglia accusa una flessione demografica dello 0,3%, contro un pari incremento a livello nazionale e una sostanziale stabilità alla scala del Mezzogiorno.

Questo decremento è il prodotto di una flessione comune a tutte le province con eccezione di quella di Bari.

Alla stessa rivelazione censuaria del 2001, la provincia di Taranto contava una popolazione di 579.806 residenti, pari al 14% circa di quella regionale.

Rispetto al censimento del 1991, la provincia accusa una riduzione di 9.770 residenti, pari all’1,7% .

Nella dinamica demografica appena delineata, si deve ammettere che la Puglia è ritornata ad essere un’area di emigrazione netta, come dimostrano i dati di lungo periodo (quelli censuari) e di breve periodo.

Dalle analisi si deduce l’incidenza negativa della deindustrializzazione e del ridimensionamento dei grandi complessi industriali (ma anche della qualità ambientale) sulla residenzialità, tanto più che i centri risultati “virtuosi” nell’intervallo intercensuario mostrano un efficace mix di attività produttive tra agricoltura di qualità, industria leggera, turismo, unite ad un’elevata qualità ambientale e ad una privilegiata cornice naturalistica.

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3.3 IL MERCATO DEL LAVORO

Le principali fonti per la conoscenza del mercato del lavoro sono state costituite dalle rilevazioni trimestrali ISTAT in materia; ma questi non hanno consentito di spingere l’indagine alla scala comunale, non essendo disponibili i risultati del censimento del 2001.

Si è preferito non ricorrere ad altre fonti di dati non comparabili a causa del diverso metodo di rilevazione dei dati sul campo e di trattamento degli stessi. L’aggregato forza lavoro delle regioni, costituito dalla popolazione in età lavorativa, nella media delle rilevazioni ISTAT del 2001 risulta essere costituita da 1.448.836 unità che rapportata ad una popolazione in età lavorativa di 3.368.694 persone, dà un tasso di attività del 43%, distante da quello dell’Italia, che oscilla intorno al 48% e soprattutto della media delle regioni settentrionali, che nello stesso periodo si muove intorno al 60%.

Questa dinamica può essere spiegata con il fatto che il tasso di attività a Taranto e provincia dipende in gran parte dall’andamento dell’industria siderurgica che, proprio tra il 1996 e il 1998, ha affrontato una riconversione radicale con una riduzione degli addetti e degli impianti in attività in seguito alla privatizzazione dell’ILVA e alla chiusura della Belleli, che sono costate oltre un punto in termini di tasso di attività e qualche punto in più in termini di tasso di occupazione.

Tutto ciò fa capire come la condizione dell’offerta di lavoro a Taranto e provincia è sostanzialmente dipendente dalla capacità di domanda espressa dalla grande industria siderurgica.

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3.4 LE INFRASTRUTTURE E L’INTERSCAMBIO

COMMERCIALE

La dotazione infrastrutturale di un sistema economico nazionale o sub-nazionale è considerata uno degli elementi decisivi per l’attrazione degli investimenti delle imprese e la Puglia si colloca al tredicesimo posto tra le regioni italiane quanto a dotazione infrastrutturale, con un indice dell’ 81,6%, accusando una dotazione inferiore anche a quella della Campania e della Sicilia tra le regioni meridionali.

L’analisi delle singole tipologie infrastrutturali sottolinea un indice di dotazione maggiore di quello dell’Italia per la rete ferroviaria, per i porti e per le strutture sanitarie.

Tutti gli altri indici settoriali denunciano un deficit, anche se sono generalmente superiori a quelli del Mezzogiorno, rispetto al quale risultano deficitarie la rete stradale, gli aeroporti e le strutture culturali e ricreative, mentre la dotazione portuale è l’unico esempio di sovradotazione sia della Puglia che del Mezzogiorno rispetto all’Italia.

Per quanto riguarda l’interscambio commerciale, la capacità di relazionarsi con i mercati esteri è sempre stato un vincolo alla crescita dell’economia del Mezzogiorno e della Puglia in particolare, sebbene quest’ultima sia la seconda regione esportatrice tra quelle dell’Italia meridionale, dopo la Campania.

Nel corso dell’ultimo decennio del secolo scorso, la quota delle esportazione regionali è stata sempre crescente fino a raggiungere il 2,3% dell’export nazionale nell’anno 2000.

Tuttavia, a partire da questo anno, le esportazioni della Puglia hanno incominciato a flettere soprattutto per effetto della crisi di mercato che ha interessato il settore tessile.

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Per fortuna, i settori che hanno storicamente rappresentato la base delle esportazioni pugliesi, cioè l’agricoltura e i prodotti metalmeccanici, hanno tenuto, consentendo alla bilancia commerciale regionale di spuntare un saldo positivo normalizzato del 9,2%.

La provincia di Taranto, la cui produzione dominante, cioè quella siderurgica, dipende fortemente dall’importazione di materiali ferrosi ed energetici, per cui primeggia nelle importazioni, e nello stesso tempo vede diminuire il peso delle esportazioni a causa della forte concorrenza dei nuovi paesi industriali e della tendenza a cedere dei prezzi internazionali del prodotto finito.

La dipendenza della provincia di Taranto da produzioni cedenti sul piano internazionale, induce a considerare l’opportunità di predisporre le attrezzature in grado di specializzare la provincia nell’offerta di beni e servizi sostitutivi e, in parte, complementari a quelli che caratterizzano l’offerta attuale.

In questo senso si muovono le iniziative della presente tesi nei settori della logistica commerciale, di cui il porto diventa attrezzatura indispensabile e, se opportunamente strutturato, in grado di attrarre operatori esteri di livello globale, capaci di movimentare ingenti flussi di capitali idonei a modificare e a specializzare non solo lo scalo ionico, ma anche l’intera rete della Puglia sia di rango regionale che di livello nazionale, coinvolgendo l’intera regione e anche gran parte del Mezzogiorno.

Riferimenti

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