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E CULTURA DEL JAWF ANTICO PARTE I STORIA

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(1)

PARTE I

(2)
(3)

S

EZIONE

1.

RICOSTRUZIONE

DELLA

STORIA

DELLE

CITTÀ-STATO

DEL

JAWF

TRA

IX

E

VI

SECOLO

A.C.

Il Jawf della prima metà del I millennio a.C. è una regione di numerose entità politiche di modesta dimensione territoriale, molto vicine fra loro.

Sulla base dello studio condotto sul materiale epigrafico disponibile, si fornisce in questa sezione una proposta di ricostruzione della storia antica di ciascuna città-stato del Jawf, attraverso la definizione della successione dinastica16 e degli eventi interni da un lato e l’analisi delle interazioni fra tutte le forze politiche della regione dall’altro.

Per quanto riguarda la datazione assoluta, come motiveremo analizzando le fonti testuali, identifichiamo i limiti cronologici di questo periodo antico nel IX e nel VI secolo a.C.

Il limite inferiore è dato dal passaggio della città di Yathill dalla sfera politica di Saba’ a quella di Ma‘īn, ovvero coincide con l’espansione di Ma‘īn al di fuori dei confini della tradizionale entità politica del Jawf, la città-stato. Tale evento determina la definizione di un nuovo assetto territoriale, mutando il panorama politico della regione e segnando la fine della documentazione dei regni “madhābieni” indipendenti17.

Il limite superiore è definito dalle più antiche iscrizioni attestate a Nashshān.

Il regno di Nashshān ci ha consegnato sicuramente la documentazione più copiosa e interessante del Jawf di questo periodo. Esso appare al centro dei rapporti di forza fra i regni indipendenti e Saba’, sin dalla prima metà dell’VIII secolo a.C. fino al VII secolo inoltrato.

La documentazione di Ma‘īn fornisce uno spaccato della storia della regione piuttosto distante da quello di Nashshān. Trattandosi del regno che finì per imporre il proprio potere sulla maggior parte del territorio del Jawf, sopravvivendo al collasso delle altre realtà politiche, la sua documentazione si spinge fino al limite cronologico inferiore che abbiamo individuato per il periodo qui considerato.

La scelta di analizzare innanzitutto la storia di questi due regni si basa proprio sulla necessità di delineare un panorama nel quale inquadrare l’intera documentazione del Jawf antico.

Segue la ricostruzione della storia di Haram, i cui testi si concentrano in specifici momenti storici: i notevoli vuoti documentari che presenta la sua documentazione si possono per ora spiegare con la parzialità dei ritrovamenti. La maggior parte delle iscrizioni sono databili nella prima metà del VII secolo a.C.

16

I nomi dei re e le sigle delle iscrizioni che costituiscono la fonte della ricostruzione storica – e di cui l’edizione è fornita nella Parte II – sono segnati in grassetto per permetterne una più semplice individuazione all’interno del testo.

17

Kamna è un caso particolare perché sembra aver mantenuto una certa indipendenza a lungo o, quanto meno, anche in periodi più recenti.

(4)

Kamna è probabilmente il regno che ci ha consegnato, negli ultimi anni, il numero più cospicuo di nuovi testi, provenienti purtroppo da scavi clandestini. Essi appartengono soprattutto alla fase più antica, fra VIII e inizio del VII secolo a.C.

Il regno di Inabba’ è il più orientale del Jawf, situato allo sbocco inferiore dello wādī, dove la presenza di Saba’ e avversi fattori climatici causarono l’abbandono del sito probabilmente verso la metà del millennio. La documentazione è talmente scarsa, per il momento, che la ricostruzione della storia del regno resta lacunosa.

Come si avrà modo di ripetere spesso, Saba’ fu una presenza costante nel Jawf, documentata sin dalle fonti più antiche. L’interazione con i regni indipendenti della regione condizionò pesantemente la vita di questi ultimi. L’analisi della storia degli insediamenti sabei del Jawf non costituisce parte del presente lavoro; per il momento, si è dato conto solo dei testi sabei fondamentali per la ricostruzione della storia dei vari regni e per i confronti culturali.

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La città di Nashshān (Ns2n, moderna as-Sawdā’) è ad oggi uno dei siti più interessanti

per la ricostruzione della storia arcaica dell’Arabia meridionale. Le iscrizioni commemorative delle campagne di guerra dei mukarrib sabei attestano il ruolo attivo del regno di Nashshān nelle lotte per il controllo dei territori del Jawf fra VIII e VII secolo; la documentazione interna abbonda di testi regali, che ricordano la costruzione di edifici religiosi e civili e dimostrano la ricchezza e l’importanza politica del regno agli inizi della documentazione epigrafica sudarabica18.

1.PRESUPPOSTI PER LA RICOSTRUZIONE DELLA STORIA DI NASHSHĀN

La storia di Nashshān si ricostruisce essenzialmente sulla base delle relazioni alterne di guerra e alleanza con Saba’ e alla menzione dei sovrani del regno. Dalla fine del IX secolo a.C. è possibile delineare una sequenza dinastica che ricopre gran parte dell’VIII e continua fino nel VII, con qualche attestazione sporadica di re forse databili all’inizio del secolo successivo. La ricostruzione storica soffre di notevoli difficoltà, come alcuni vuoti nella documentazione, omonimie fra sovrani, l’assenza del patronimico o del secondo nome del re quando esso è nominato da terzi e la rara attestazione del titolo regale (il primo sovrano attestato come “re” nelle nostre fonti è S1mhyf‘ Ys1rn figlio di Lb’n all’inizio del VII secolo a.C.; non sappiamo se ciò sia dovuto al caso della

documentazione a nostra disposizione, ma sembra che in precedenza i re non usassero fregiarsi del titolo). Ciò crea a volte dei dubbi sull’identificazione di alcuni nomi come nomi regali, ma sappiamo che nella storia arcaica del Jawf solo i sovrani sono attestati nell’attività di costruttori di edifici e nella datazione delle iscrizioni. Inoltre, anche se l’onomastica regale è più varia di quella sabea, vi si riscontra una certa continuità. Il criterio paleografico per la ricostruzione della successione dinastica si è rivelato molto utile nel caso di Nashshān: le iscrizioni mostrano notevoli variazioni grafiche, in base alle quali si possono proporre con buona approssimazione delle datazioni relative.

Il sito di Nashshān

Situata nel medio Jawf (16°10’09’’ N – 44°38’03’’ E), la città di Nashshān occupava una posizione strategica per il controllo delle maggiori risorse idriche della valle. L’insediamento sorge su un tell alto una dozzina di metri sulla riva sinistra dello wādī al-Khārid e per estensione superficiale (330m su 280m, per un perimetro rettangolare di poco più di 1200m) è secondo, nel Jawf, solo al vicino sito di Nashq. Già agli inizi del VII secolo a.C., come sappiamo dall’iscrizione RES 3945, Nashshān dominava un vasto territorio che si estendeva fino al confine sabeo della città di Mnhytm, nell’alto Jawf,

18

Oltre alla documentazione monumentale, che è esaminata in questa sede, un’altra tradizione di scrittura ha fornito preziose informazioni sulla vita quotidiana ed economica della città: le migliaia di bastoncini di legno iscritti con testi in scrittura cosiddetta “minuscola” provenienti da Nashshān suggeriscono l’esistenza di archivi nella città.

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comprendendo appunto la città di Nashq. Nashshān e Nashq furono gli insediamenti di più lunga vita nella regione, fin nell’era Cristiana19.

Il sito è stato oggetto di alcuni sopralluoghi, ma le numerose vestigia di edifici non sono mai state oggetto di indagini archeologiche: Halévy riscoprì il sito (anche se probabilmente fu Ḥabshūsh a recarvisi); Tawfīq e poi Fakhry vi passarono negli anni ’40 del secolo scorso. Il secondo segnalò l’emergere di alcune strutture, probabilmente tre templi all’interno e uno all’esterno della cinta muraria. Questa è interrotta da due porte, una sul lato nord-occidentale, l’altra su quello sud-orientale. Lavori sulle mura (se non la vera e propria fondazione) sono documentati già nell’VIII secolo a.C.20.

La missione francese si recò sul sito all’inizio degli anni ’80 e alla fine del decennio intraprese lo scavo di un tempio extra muros, dedicato a ‘ṯtr ḏ-Rṣf, che sorge a circa 700m ed est del sito. I risultati sono stati parzialmente editi nel corso degli anni21, fino alla pubblicazione completa nel 201122. Il tempio (15,77m per 14,10m) si caratterizza per la struttura a corte centrale, fiancheggiata da un porticato a sud e a nord. In fondo alla corte, ad est, si trova una piattaforma fiancheggiata da due pilastri decorati col motivo delle “Banāt ‘Ād”; su di essa sono collocati a semicerchio sette cubi di pietra, che probabilmente fungevano da seggi. Fra la piattaforma e il muro perimetrale, in quello che Breton definisce “caisson orientale”, si trova un insolito dispositivo sepolcrale che ospita uno scheletro umano23. L’accesso al tempio, sul lato occidentale, è consentito da un passaggio fra due portali (uno esterno e uno interno, uniti dalla rientranza del muro perimetrale) decorati fittamente dal motivo delle “Banāt ‘Ād”, sia sui quattro pilastri laterali monolitici che sull’architrave. Lo scavo ha fornito molto materiale cultuale in situ e una notevole documentazione epigrafica, testimonianza delle varie fasi di lavori edili e di frequentazione del tempio.

Nel 2004, un sopralluogo condotto da Arbach e Audouin ha permesso di documentare parte della struttura di un tempio all’interno del sito, il cosiddetto Tempio I24. Emerso in seguito a scavi clandestini nella parte nord-orientale della città25, dell’edificio è visibile per ora soltanto il complesso dispositivo d’accesso dal lato sud. Esso è costituito da un porticato di sei pilastri, ai quali ne seguono due ravvicinati, fiancheggiati – poco più a nord – da altri due che dovevano costituire i montanti della porta. Ancora oltre, altri due pilastri erano forse i primi all’interno del tempio. I due pilastri esterni e i montanti intermedi, fittamente decorati dal motivo delle “Banāt ‘Ād”, sono le strutture più importanti dal punto di vista storico, in quanto riportano le iscrizioni di fondazione del tempio e la raffigurazione di alcune divinità con le

19

Schiettecatte 2011, figg. 26-31. Cfr. Robin 2004, 120.

20

Arbach 2011c; Arbach-Rossi 2011, 157, n. 17, fig. 6.

21

In particolare, Breton 1992 e 1996, 96-104.

22

Breton 2011a. All’interno del volume, si vedano specificamente, per la descrizione e la ricostruzione dell’edificio: Breton 2011b e Robine 2011 (in particolare per lo studio del complesso sistema di copertura del tempio); per l’analisi delle decorazioni: Breton 2011c; per la lavorazione della pietra: Bessac 2011; per la ceramica: Arramond 2011; per il materiale cultuale (iscritto e non) e le iscrizioni sulle strutture architettoniche: Breton-Avanzini 2011 e Avanzini 2011.

23

Purtroppo non sono fornite indicazioni utili a capire se la sepoltura dello scheletro risalga alla fondazione del tempio o debba associarsi ad un riutilizzo successivo di uno spazio particolarmente protetto.

24

Arbach-Audouin 2004; Audouin-Arbach 2004; Arbach-Audouin-Robin 2004, 23-32.

25

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didascalie dei rispettivi nomi, caso unico nell’Arabia del Sud. I pilastri più interni, invece, sono interessanti per uno studio storico-artistico della variazione delle decorazioni architettoniche dei templi sudarabici. Essi presentano infatti una reinterpretazione dei motivi delle “Banāt ‘Ād”, con notevoli differenze stilistiche rispetto a quelli del portale; la raffigurazione è meno fitta e non più incisa, ma a basso rilievo26. Il tempio è databile alla prima metà dell’VIII secolo a.C.

Allo stesso periodo risale un altro edificio, i cui pilastri sono stati scoperti da scavi clandestini e documentati da Arbach27. Stando alle informazioni che forniscono le iscrizioni, è probabile che sul sito fossero presenti numerosi altri edifici pubblici, la cui costruzione viene celebrata dai sovrani di VIII e VII secolo a.C.28.

2.IX-INIZIO VIII SECOLO A.C.

Sebbene la storia del regno, come abbiamo detto, si ricostruisca quasi esclusivamente in base alle iscrizioni, l’unico scavo regolarmente condotto ha fornito importantissimi riscontri cronologici. Le iscrizioni di fondazione del tempio esterno sui pilastri dell’ingresso, che risalgono al regno di ’b’mr Ṣdq (BA/I/1, BA/I/2,

SW-BA/I/3, SW-BA/I/4), sono probabilmente – ad oggi – i testi monumentali più antichi

dell’Arabia meridionale. In base alle analisi al C14, la fondazione del tempio potrebbe risalire a un’epoca datata tra la fine del IX e l’inizio dell’VIII secolo a.C.29. L’eccezionalità della grafia30 sembra avvalorare la datazione più alta. Si presuppone infatti il passaggio di un certo lasso di tempo prima dell’affermazione delle forme classiche delle lettere sudarabiche, che conosciamo almeno dalla metà dell’VIII sec. a.C. Il tempio è dunque uno splendido esempio della perizia architettonica e del livello di identità e maturità stilistica raggiunto dall’arte delle città del Jawf all’inizio del millennio.

Nelle iscrizioni il re commemora la costruzione del “tempio di ‘ṯtr”, non sappiamo dunque se già dalla sua fondazione esso fosse dedicato a ‘ṯtr ḏ-Rṣf, come si ricava dalle iscrizioni più recenti. È interessante che già questi arcaici testi siano accompagnati dal simbolo della lettera b, che è stato ultimamente messo in relazione con il patrono della città, ’rnyd‘ 31. Su questa attribuzione nutriamo forti dubbi, già a partire da questo specifico caso di un tempio dedicato a ‘ṯtr. Siccome troveremo il simbolo su molte iscrizioni dei re successivi, esso ci sembra piuttosto legato all’autorità regale o tribale di Nashshān.

26

Arbach-Audouin 2004, figg. 23-26. Si noti che sono a basso rilievo anche le raffigurazioni dei pannelli con le divinità.

27

Arbach 2011b, 177-181, figg. 1-6; Arbach-Rossi 2011, 156-157, fig. 3.

28

Fra questi, l’edificio Yf‘t, il tempio di‘ṯtr Mtb Ḫmr (chiamato S1ywd), quello di Wd ḏ-Nṣb e quello di ‘ṯtr ḏ-Grb (forse chiamato ’ḏnn; cfr. Bron 2008 e al-Saïd 2005). Che il tempio di ’rnyd‘ sia da identificare

col Tempio I è dubbio, così come resta da provare la presenza di un tempio dedicato al dio sabeo ‘ṯtr

ḏ-Ḏbn (così Schiettecatte 2011, 77, in base all’iscrizione al-Jawf 04.35, ma è più probabile che il testo

provenga dal santuario sabeo del Jebel al-Lawdh). Secondo RES 3945, l. 16, Krb’l fece erigere nella città di Nashshān il tempio di ’lmqh e fece distruggere il palazzo regale ‘frw.

29

Breton 1996, 101; Breton 2011d, 93.

30

Alcuni caratteri hanno forme che potremmo definire “simboliche”. I segni più particolari sono la lettera

r con doppio tratto, che ricorda una falce di luna, e la lettera m, a tre punte anziché due, la cui forma

potrebbe essere la stilizzazione di onde d’acqua.

31

(8)

3.PRIMA METÀ DELL’VIII SECOLO A.C.

Nel 2009, Arbach ha fotografato le iscrizioni dei pilastri di un tempio sul sito, parzialmente portati alla luce da scavi clandestini (as-Sawdā’ 95 A, B, C). La grafia, sebbene più normalizzata rispetto a quella di ’b’mr Ṣdq, è arcaica: la lettera ṭ è a croce e la parte superiore delle h è triangolare, i cerchi di ‘ e y sono di grandi dimensioni e la w presenta una croce interna di sbieco, a forma di x, che non ha paralleli nella documentazione delle città del Jawf. Questi testi sono graficamente successivi solo a quelli di ’b’mr Ṣdq. Poiché essi celebrano la costruzione dell’edificio, riconosciamo nell’autore S1mhyf‘ Yṯ‘ figlio di ’lmnbṭ un sovrano di Nashshān degli inizi dell’VIII secolo a.C.

Una delle scoperte più importanti degli ultimi anni nel Jawf è stata quella del tempio

intra muros (Tempio I) di Nashshān. La presenza del simbolo b accanto alle iscrizioni

di fondazione ha indotto gli editori a ritenere il tempio consacrato a ’rnyd‘, patrono della città. Ciò è possibile per l’importanza che l’edificio doveva ricoprire nella vita religiosa cittadina, ma resta da dimostrare: in base a quanto osservato per il tempio esterno di Nashshān, la presenza del simbolo b non è un argomento dirimente.

La decorazione di due pilastri dell’ingresso del tempio32 fornisce l’eccezionale la rappresentazione delle divinità dei regni del Jawf, raffigurate a coppie all’interno di riquadri sovrapposti, con specifici attributi e didascalie che ne precisano l’identità (iscrizioni da as-Sawdā’ TA 1A 2a a as-Sawdā’ TA 1A 5b; da as-Sawdā’ TA 1B 2a ad as-Sawdā’ TA 1B 5b). Compaiono, oltre agli dèi pansudarabici ‘ṯtr e Wd (e forse

’l)33, ’lmqh, ’rnyd‘, Nb‘l, Yd‘s1mh, Hwr e Nkrḥ, rappresentanti rispettivamente Saba’,

Nashshān, Kamna, Haram, Inabba’ e Ma‘īn. Il tempio è stato interpretato come un santuario comune a tutti i regni del Jawf. La presenza di ’lmqh, principale divinità di Saba’, nel riquadro con ’rnyd‘ è probabilmente un segno della forte alleanza tra i due regni e dimostra che Saba’ era considerata parte integrante delle forze politiche della valle.

Il costruttore del tempio, il cui nome compare su due pilastri accompagnato dal simbolo b, è ’lmnbṭ ’mr figlio di Lb’n (as-Sawdā’ TA 1A 7, as-Sawdā’ TA 2B). Egli è stato identificato dagli editori dei testi del tempio con un figlio di Lb’n Yd‘, il re di Nashshān degli inizi del VII secolo noto per l’alleanza con Krb’l Wtr.

Immaginiamo che questa identificazione si spieghi, da una parte, in base a una ragione “economica”, ovvero per evitare di postulare l’esistenza di un omonimo re Lb’n, precedente a quello già conosciuto; dall’altra parte, le raffigurazioni delle divinità sono state interpretate come un tentativo del re di Nashshān “de fédérer les royaumes du Jawf, pour se dégager de la tutelle sabéenne (dejà effective du temps de son père)”34. Tuttavia, dalla raffigurazione di ’lmqh in uno dei pannelli più alti dei pilastri, risulta che il regno di Saba’ è a quest’epoca parte integrante di un insieme territoriale percepito

32

Arbach-Audouin 2004; Audouin-Arbach 2004; Arbach-Audouin-Robin 2004.

33

La menzione del dio non è sicura: gli editori leggono tracce di una lettera della didascalia, forse un ’. Trattandosi del pannello più alto del pilastro, che raffigura la più importante divinità pansudarabica ‘ṯtr, ipotizzano che si tratti del dio ’l. L’attestazione sicura del teonimo si trova nella didascalia col nome delle divinità Bhnt-’l (as-Sawdā’ TA 1A 8), che identifica le figure femminili rappresentate in una fascia della decorazione dei pilastri (per ’l e Bhnt-’l v. I.2.1.1).

34

(9)

come tale e dotato di una sua stabilità. Inoltre, la raffigurazione del dio di fronte a

’rnyd‘ – rappresentante della città che ospita il tempio – mal si concilia con un tentativo

di Nashshān di federare le potenze del Jawf contro Saba’ stessa, che qui appare in una posizione di forza35. In questo momento Saba’ era sicuramente la potenza economica dominante nell’Arabia meridionale: fu probabilmente per tutelare l’attività commerciale con il nord della Penisola Arabica che il regno cercò di condizionare la politica del Jawf, mantenendovi una presenza stabile di coloni (come a Nashq) e alternativamente alleandosi o guerreggiando con i regni della valle.

Se si volesse mantenere la datazione al regno di un figlio di Lb’n Yd‘, bisognerebbe piuttosto leggere nel tempio un’affermazione della potenza sabea e della sua ingerenza sulle città del Jawf dopo la guerra di Krb’l Wtr.

In ogni caso, due considerazioni mettono in dubbio un’attribuzione cronologica così recente. La prima è paleografica: le forme delle lettere che si affermano almeno a partire dal regno di Lb’n sembrano fortemente influenzate dalla coeva grafia sabea, avendo perso alcuni tratti come la s3 a stella, le h con la parte superiore a forma di triangolo o la

r di altezza inferiore a quella delle altre lettere. La grafia delle iscrizioni del tempio di ’lmnbṭ ’mr presenta invece questi tratti arcaici.

La seconda considerazione è l’assenza di attestazioni di un ’lmnbṭ figlio di Lb’n Yd‘ nelle fonti. Pur essendo un argomento e silentio, bisogna notare che le iscrizioni dei pilastri interni del tempio di ‘ṯtr ḏ-Rṣf forniscono un’eccezionale quantità di informazioni sulla famiglia di Lb’n: oltre a S1mhyf‘ Ys1rn – che successe al padre sul

trono – vi sono nominati i figli M‘dkrb e Ddkrb, che probabilmente non regnarono. È attestato anche il figlio di S1mhyf‘ e suo successore sul trono, Yd‘’b ’mr, ma di ’lmnbṭ

non si fa menzione. ’lmnbṭ che compare assieme a Yd‘’b nel testo as-Sawdā’ 88 è piuttosto ’lmnbṭ Yd‘, figlio o fratello dello stesso Yd‘’b, attestato in molte iscrizioni.

Preferiamo dunque postulare la presenza di un re (parzialmente) omonimo all’interno della stessa dinastia36 e ipotizzare l’esistenza di un altro Lb’n e di un altro

’lmnbṭ, precedenti a quelli attestati fino al 2004.

Che ’lmnbṭ ’mr possa essere identificato con ’lmnbṭ padre di S1mhyf‘ Yṯ‘, che abbiamo

già menzionato come costruttore dell’altro tempio interno, è un’ipotesi abbastanza debole dal punto di vista paleografico perché la grafia di ’lmnbṭ ’mr appare molto più normalizzata di quella di S1mhyf‘ Yṯ‘. In ogni caso i due re vissero probabilmente vicini

nel tempo, probabilmente nella prima metà dell’VIII secolo a.C. 4.METÀ DELL’VIII SECOLO A.C.

Fino a pochi anni fa, di Mlkwqh Ryd figlio di ‘m‘ly si conosceva solo l’iscrizione sul trono Garbini-Francaviglia 2. Gli editori del testo avevano avanzato l’ipotesi che nella canalizzazione ḏt Mlkwqh, citata in RES 3945 come una delle proprietà che vennero sottratte a Nashshān da Krb’l Wtr per essere concesse a Kamna, fosse da riconoscere l’opera idraulica di un sovrano37. Il monogramma e il simbolo a forma di lettera b che

35

’rnyd‘ è comunque l’unica divinità raffigurata due volte nei riquadri, sicuramente a dimostrazione della centralità di Nashshān nelle politiche del Jawf.

36

Fatto usuale, che abbiamo appena riscontrato con il nome Yd‘’b, portato dal padre e dal nipote di Lb’n.

37

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accompagnano il testo sul trono confermerebbero l’identificazione di Mlkwqh con un re di Nashshān.

Sebbene non possediamo iscrizioni di ‘m‘ly, possiamo considerarlo un re di Nashshān proprio in quanto padre di Mlkwqh Ryd (Garbini-Francaviglia 2). Il suo nome è attestato anche come patronimico di ‘mwtr Ys1rn, in un’altra iscrizione su un

trono (Garbini-Francaviglia 3).

Per quanto riguarda ‘mwtr Ys1rn, che risulta dunque fratello di Mlkwqh, è invece impossibile stabilire se abbia regnato. È pur vero che gli apparteneva un trono (Garbini-Francaviglia 3), ma il termine lbw (o lwb) che lo qualifica potrebbe essere un titolo, indicante uno statuto diverso da quello del sovrano (forse “il saggio, il consigliere”?). Inoltre l’iscrizione non presenta il simbolo b38. Si è tentati di riconoscere

‘m‘ly e ‘mwtr Ys1rn anche nell’iscrizione sull’altare con fregio di stambecchi,

reimpiegato all’esterno del tempio di ‘ṯtr ḏ-Rṣf (YM 28489=SW-BA/I/20: 2[..]‘ly

w-‘m(w)tr) e rinvenuto durante gli scavi francesi. La paleografia arcaica di questo testo,

caratterizzata dalla h con parte superiore triangolare e dalla r di dimensioni minori rispetto alle altre lettere, ricorda quella del trono di Mlkwqh Ryd e quella di ’lmnbṭ ’mr. Tornando a Mlkwqh, nel 2003 è stata pubblicata un’iscrizione sabea su un altare di bronzo (AO 31929), in cui il mukarrib di Saba’ Yṯ‘’mr Wtr figlio di Ykrbmlk, precedentemente sconosciuto nelle fonti, rivolge una dedica a ’rnyd‘ “quando ’rnyd‘ tornò da Kamna a Nashshān, al tempo di Yṯ‘’mr, e quando Yṯ‘’mr restituì i territori di

’rnyd‘ e Nashshān, e vendicò Nashshān contro Kamna”. ¸ la celebrazione della vendetta

compiuta su Kamna a favore di Nashshān, in base all’alleanza di questo regno e del suo sovrano Mlkwqh con Saba’. Lo stesso episodio si ritrova nel lungo testo commemorativo lasciato dallo stesso mukarrib sabeo a Ṣirwāḥ, rinvenuto pochi anni fa durante gli scavi tedeschi nel tempio di ’lmqh (DAI Ṣirwāḥ 2005-50):

l. 3: w-mḫḍ Kmnhw w-s3wk w-gbḏ w-nqm Ns2n w-hṯb bḍ‘ ’rnyd‘ w-Ns2n bn Kmnhw

“e ha spezzato Kamna e l’ha assediata e devastata e ha vendicato Nashshān e ha stabilito (restituito) a ’rnyd‘ e Nashshān il territorio, togliendolo a Kamna”;

l. 4: w-Kmnhw-m hḥrm bn mṯbrm w-mwfṭm39

“e per quanto riguarda Kamna, l’ha interdetta dalla devastazione e dalla distruzione col fuoco”.

I due testi sono un raro esempio di resoconto parallelo di una stessa vicenda. L’intervento contro Kamna è definito “punizione”, mentre l’atteggiamento di sostegno a Nashshān è giustificato in base alla conservazione dell’alleanza (letteralmente “fratellanza”) con Saba’.

Questi eventi sono la prima testimonianza di un periodo di tensione fra le vicine città stato del Jawf, che si concluderà solo nel VII secolo a.C. La datazione di Mlkwqh è legata ovviamente a quella del contemporaneo sovrano sabeo. Gli studiosi tedeschi hanno proposto di identificare Yṯ‘’mr Wtr figlio di Ykrbmlk con il sebeo Ita’amra attestato nelle fonti assire di Sargon II intorno al 715 a.C. Vedremo in seguito per quale

38

Per quanto riguarda la problematica interpretazione dell’iscrizione, si veda l’edizione del testo.

39

I due passi sono riportati in Nebes 2007, 28 e 32 (n. 31). La traduzione completa dell’iscrizione è fornita in Nebes 2011.

(11)

motivo c’è molta incertezza su questa ipotesi e perché preferiamo mantenere una datazione più alta per il regno di Mlkwqh.

Non siamo in grado di stabilire quale sia il rapporto fra Mlkwqh e il gruppo di re che datiamo, su base paleografica, a poca distanza di tempo. Il primo di essi è ‘myṯ‘.

Il suo nome era noto fino a pochi anni fa’ per alcuni testi ritenuti provenire dal regno di Kamna. ‘myṯ‘ è menzionato assieme a ‘ms2fq nella datazione dell’iscrizione al-Ḥarāshif 3, proveniente da un piccolo sito (al-al-Ḥarāshif appunto) che si trova nelle

vicinanze di Nashshān, ma da cui proviene anche un’iscrizione poco più recente di un re di Kamna. Il nome ‘myṯ‘ è menzionato anche nella chiusura del testo Kamna 21, ma a causa della frammentarietà dell’iscrizione è difficile stabilire se si tratta qui di un sovrano. Poiché l’iscrizione RES 2891, tradizionalmente considerata da Nashshān, attesta frammentariamente il nome di ‘myṯ‘ assieme a quello di ‘ms2fq e la divinità Qbḍ/Qbṭ40, di cui non vi sono per ora attestazioni così arcaiche a Nashshān, Avanzini ha ipotizzato che la provenienza fosse da correggere in Kamna e l’iscrizione fu denominata nello IDIS Kamna 23.

Tuttavia la pubblicazione di nuove iscrizioni suggerisce di associare i nomi di ‘myṯ‘ e ‘ms2fq piuttosto a Nashshān che a Kamna. Arbach ha recentemente pubblicato

un’iscrizione di dedica al dio di Nashshān ‘ṯtr ḏ-Grb, in cui il sovrano ‘myṯ‘ Ṣdq figlio

di Nw‘s1m‘ celebra la fondazione del tempio del dio e lavori di costruzione sulle mura di Nashshān (as-Sawdā’ 94)41. La parte superiore del pilastro su cui è iscritto il testo presenta una decorazione che ricorda la raffigurazione delle lunghe spighe dei motivi delle “Banāt ‘Ād”. La grafia è comparabile con quella dei testi di ‘myṯ‘ già citati, per cui pensiamo di poterli attribuire tutti allo stesso re. Lo stesso si può dire per l’iscrizione

YM 29827 (dedica a ḏ-Rṣf da parte di un qyn del dio Wd ḏ-Nṣb, pubblicata nel 2007),

datata all’epoca di ‘myṯ‘.42

Oltre ad as-Sawdā’ 94 e YM 29827, che menzionano il solo ‘myṯ‘, dobbiamo aggiungere as-Sawdā’ 90, dedicata a ’rnyd‘ da un “servitore” di ‘myṯ‘ e ‘ms2fq.

Quest’ultimo è attestato in coreggenza con Yd‘’b in Arbach 2006 e as-Sawdā’ 91. La prima è un’iscrizione su un trono di cui purtroppo non sono disponibili fotografie; la dedica a Wd è seguita dall’evocazione delle due divinità ’rnyd‘ e ḏt Ns2q, patroni di

Nashshān e Nashq rispettivamente. As-Sawdā’ 91 è l’unica dedica nashshānita a S1m‘

(divinità venerata a Inabba’ e nel Jawf sabeo); è stata ritrovata nelle vicinanze di Nashshān, a Masājid al-Zar‘ī. Ne possediamo una fotografia che attesta una scrittura molto simile a quella delle altre iscrizioni menzionate, con la s3 ancora a forma di stella e le h la cui parte superiore presenta una lieve curvatura delle linee del triangolo. L’oscillazione fra la forma triangolare antica e quella arrotondata più recente nei testi menzionati sembra il segno di un mutamento grafico in corso.

40 Anche in Kamna 21. 41 Arbach 2011c. 42

Nel monogramma dell’iscrizione frammentaria YM 23249, di cui resta uno scarno frammento di testo, si possono riconoscere le lettere che compongono il nome ‘myṯ‘; lo stile decorativo della placca (con cornice di stambecchi in altorilievo) è arcaico, ma non possiamo dire se il monogramma sia riferito proprio a questo re.

(12)

Se immaginiamo che Yd‘’b sia da identificare con il padre del famoso re Lb‘n contemporaneo di Krb’l, è verosimile che queste iscrizioni attestino una sequenza di re di Nashshān databili nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.43.

RES 2891 potrebbe dunque essere originaria di Nashshān, così come registrato da Halévy. Il territorio di al-Ḥarāshif potrebbe essere stato in questo periodo sotto il controllo di Nashshān ed essere passato a Kamna in seguito. Se il nome di ‘myṯ‘ in Kamna 21 è effettivamente un nome regale, è più semplice interpretare l’iscrizione come un indizio di un periodo di controllo nashshānita su Kamna – forse in seguito alle vicende del tempo Mlkwqh Ryd – che il contrario. Si tratta in ogni caso di ipotesi costruite su dati sparsi e fuori contesto.

5.SECONDA METÀ DELL’VIII SECOLO A.C.

La diretta successione fra Yd‘’b e suo figlio Lb’n è posta in dubbio da una nuova lettura dell’iscrizione YM 23250, di cui restano purtroppo soltanto le ultime linee. Secondo gli editori, che leggono w-b Yqhmlk [bn] Lb’n w-b Ns2n, Yqhmlk sarebbe un figlio di Lb’n.

Tuttavia, nei testi minei arcaici non si trova mai l’indicazione del patronimico nell’invocazione finale del (o dei) re, ma solo il suo primo nome44. Per questo una restituzione w-b in lacuna sembra più appropriata di bn: w-b Yqh(ml)[k w-b ](Lb)’n w-b

Ns2n. Siccome, per quanto si è potuto notare finora, a Nashshān l’ordine secondo cui i

re sono menzionati nel testo corrisponde all’ordine cronologico del periodo di regno, questa iscrizione potrebbe testimoniare un periodo di coreggenza fra Lb’n Yd‘ e un suo predecessore, chiamato Yqhmlk.

Questo nome è attestato anche nell’iscrizione as-Sawdā’ 93 come patronimico dell’autrice del testo Ḏmrhl ’mrt, moglie di S1mhyf‘ (il figlio di Lb’n). Arbach,

presentando il testo al convegno di Beirut del 2005, ha suggerito – in linea con il commento a YM 23250 – che Yqhmlk fosse figlio di Lb’n e quindi fratello di S1mhyf‘.

Se invece consideriamo Yqhmlk un predecessore Lb’n, vi riconosciamo piuttosto un fratello maggiore o uno zio45.

L’iscrizione YM 2009, recentemente scoperta, è un testo dello stesso autore di

Ma‘īn 39, che attesta l’alleanza tra Yṯ‘’l e Ṣbḥm (re di Ma‘īn), Yṯ‘’mr e Ḏmr‘ly (re di

Saba’) e Yqhmlk “quello di Nashshān”.

L’iscrizione è di notevole rilevanza storica, in quanto testimonia la partecipazione di Ma‘īn all’alleanza fra i poteri più forti del Jawf (Saba’ e Nashshān) in un’epoca per la quale mancavano ancora attestazioni del coinvolgimento del regno nelle dinamiche politiche della valle.

La cronologia esatta dell’iscrizione è condizionata dall’identificazione dei sovrani citati. Per quanto riguarda i re di Ma‘īn, Yṯ‘’l è probabilmente il secondo sovrano di Ma‘īn di cui abbiamo notizia46, ma non abbiamo dati per fissarne la datazione assoluta.

43

Yd‘’b è menzionato anche nell’iscrizione as-Sawdā’ 92 di S1mhyf‘ Ys1rn, che portò a compimento un

impegno preso dal nonno.

44

Oltretutto, la mancata indicazione del secondo nome in presenza del patronimico è eccezionale.

45

Il matrimonio tra i cugini S1mhyf‘ e Ḏmrhl potrebbe aver sostanziato il passaggio della linea dinastica

dal ramo di Yqhmlk a quello del fratello Lb’n.

46

(13)

Più spunti vengono offerti dai nomi del re sabei. Yṯ‘’mr potrebbe essere identificato con il re Ita’amra menzionato nelle fonti assire e Ḏmr‘ly con il padre di Krb’l Wtr. YM 2009 risalirebbe dunque alla fine dell’VIII secolo a.C., una datazione coerente con la grafia del testo. Proposta questa data, resta una difficoltà maggiore da risolvere, che consiste nel determinare se Yṯ‘’mr ivi menzionato sia lo stesso Yṯ‘’mr Wtr contemporaneo del re di Nashshān Mlkwqh Ryd.

Gli editori dei testi DAI-Ṣirwāḥ 2005-50 e AO 31929 sostengono che Yṯ‘’mr Wtr figlio di Ykrbmlk sia da identificare con Ita’amra. I re attestati in Assiria sarebbero dunque i due grandi sovrani che hanno commemorato le loro imprese nelle lunghe iscrizioni di Ṣirwāḥ. Tuttavia, secondo la cronologia dei re di Nashshān qui proposta, sembra che

Mlkwqh Ryd e quindi Yṯ‘’mr Wtr possano essere datati piuttosto intorno alla metà

dell’VIII secolo a.C. Non è impossibile che il mukarrib sabeo abbia conosciuto un lungo regno, a cui – in questo caso – corrisponderebbe quello di almeno cinque sovrani di Nashshān: Mlkwqh Ryd, ‘myṯ‘, ‘ms2fq, Yd‘’b e Yqhmlk.

Tuttavia, conosciamo un sovrano Yṯ‘’mr Byn figlio di S1mh‘ly che regnò prima di Krb’l

e verosimilmente dopo Yṯ‘’mr Wtr, in base a considerazioni paleografiche. Egli fu particolarmente attivo ad al-Asāḥil, città sabea del Jawf, dove numerose iscrizioni ne commemorano l’attività di costruttore. Von Wissmann, che non aveva ancora a disposizione le attestazioni di Yṯ‘’mr Wtr figlio di Ykrbmlk, identificava il re delle fonti assire proprio con Yṯ‘’mr Byn figlio di S1mh‘ly47.

Per riassumere, è verosimile che Yṯ‘’mr Wtr (contemporaneo di Mlkwqh) sia il re di menzionato in YM 2009, AO 31930, DAI-Ṣirwāḥ 2005-50 e nelle fonti assire, che abbia regnato fino almeno al 716 a.C. e sia stato succeduto nel giro di una trentina di anni da altri due (Ḏmr‘ly e Krb’l Wtr) o piuttosto quattro sovrani (se si collocano Yṯ‘’mr Byn e quindi anche il padre S1mh‘ly successivamente a Yṯ‘’mr Wtr). Tuttavia preferiamo non

dare per scontata la sua identificazione né con Ita’amra delle fonti assire né con Yṯ‘’mr di YM 2009: in base alle considerazioni cronologiche sui re di Nashshān che abbiamo esposto e che suggeriscono di alzare la datazione di Mlkwqh Ryd, l’ipotesi di von Wissmann su Yṯ‘’mr Byn è altrettanto plausibile.

Un’altra questione aperta è quella dell’iscrizione as-Sawdā’ 5, che commemora la fondazione del tempio di ‘ṯtr ḏ-Grbm48 e l’alleanza con il re di Saba’ Yd‘’l. In base a

questi dati l’autore, il cui nome è frammentario ([... ...]ym figlio di Yqhmlk), può essere considerato un re.

L’iscrizione è nota solo da una copia di Halévy, per cui non è possibile stabilire confronti paleografici. Se si identifica il patronimico Yqhmlk con il re delle iscrizioni che abbiamo analizzato, bisogna presupporre un momento di difficoltà nella successione sul trono di Nashshān49 e identificare un sovrano Yd‘’l nella sequenza dei re di Saba’ precedenti a Krb’l50.

47

Wissmann 1982, 147-148.

48

Lo stesso evento è celebrato con la medesima espressione (s1ḥdṯ byt ‘ṯtr ḏ-Grb) nel testo as-Sawdā’ 94

del re ‘myṯ‘ Ṣdq, precedente a Yqhmlk. Verosimilmente si tratta di lavori di costruzione all’interno dello stesso tempio, oppure della costruzione di due diversi templi per la stessa divinità.

49

La coreggenza di Yqhmlk e Lb’n in YM 23250 andrebbe compresa più a fondo: potrebbe essere sintomo di un complicato passaggio di potere fra due diversi rami della famiglia reale. In tal caso, dovremmo immaginare che Yqhmlk abbia inizialmente associato il fratello minore Lb’n al trono, che sarebbe poi

(14)

6.FINE VIII-INIZIO VII SECOLO A.C.

Lb’n Yd‘ figlio di Yd‘’b è uno dei sovrani di Nashshān più conosciuti. Il suo nome è attestato su un trono simile a quello di Mlkwqh Ryd (Garbini-Francaviglia 1), accompagnato dal monogramma e dal simbolo della lettera b. È l’autore dell’iscrizione sull’altare di bronzo AO 31930, in cui celebra la costruzione della cinta muraria di Nashq (o, forse, un intervento edilizio ad essa). Il re è il costruttore del tempio di ‘ṯtr

Mtb Ḫmr (as-Sawdā’ 3) e dell’edificio Yf‘t (as-Sawdā’ 89 A e B) a Nashshān. Il suo

nome è attestato a più riprese (soprattutto sotto forma di monogramma) anche nel tempio extra muros di ‘ṯtr ḏ-Rṣf. Il monogramma di Lb’n si trova sui sette blocchi cubici (probabilmente dei seggi) disposti a semicerchio sulla piattaforma orientale del tempio BA/I/16 e 17) e su altri tre blocchi, di cui uno all’interno del tempio

(SW-BA/I/18) e due all’esterno (as-Sawdā’ 43 e 44). Si trova inoltre sulla faccia principale

di un altare in alabastro con gocciolatoio a forma di testa di toro (YM 16243)51.

Il regno di Lb’n fu contemporaneo a quello del sabeo Krb’l Wtr, come attesta la formula di alleanza fra i due sovrani nelle iscrizioni as-Sawdā’ 3 e as-Sawdā’ 89 A e B, ed è dunque da collocare agli inizi del VII secolo a.C.

L’alleanza con Krb’l proseguì sotto il regno di S1mhyf‘ Ys1rn figlio di Lb’n: secondo l’iscrizione as-Sawdā’ 88, egli partecipò, probabilmente all’inizio del suo regno, alle campagne militari del sovrano sabeo contro ’Awsān.

S1mhyf‘ è il sovrano più conosciuto di Nashshān. Il suo regno dovette godere di

particolare prosperità. Al suo regno risalgono importanti lavori nel tempio di ‘ṯtr ḏ-Rṣf, come l’edificazione del portico o di parte di esso. Nelle iscrizioni SW-BA/I/5 e 6 sui pilastri, per primo fra i sovrani di Nashshān egli si definisce con il titolo mlk Ns2n; le

iscrizioni sono ornate dal suo monogramma e dal simbolo della lettera b tra due teste di animale con corna. Lo stesso decoro, con monogramma ma senza testo, si ritrova su altri pilastri del portico del tempio (SW-BA/I/7, 9, 10, 12 e 15). Il suo monogramma è inciso inoltre sull’altare SW-BA/I/19 e sull’incensiere cilindrico SW-BA 12.

Il re fece eseguire dei lavori nel tempio del dio Wd (forse venerato con l’epiteto ḏ-Nṣb), in adempimento a un impegno preso dal suo avo Yd‘’b, come attesta l’iscrizione

as-Sawdā’ 9252. In una sua dedica rivolta appunto a Wd ḏ-Nṣb (as-Sawdā’ 4) si trova la menzione di Trḥ, in cui forse si può riconoscere il nome del tempio sabeo di ‘ṯtr ḏ-Ḏbn sul Jebel al-Lawdh.

passato al figlio e tornato in ultimo al solo Lb’n, forse per una mancanza di discendenti diretti del figlio di

Yqhmlk.

50

Cfr. Avanzini 1995, 61-62, che suggeriva una datazione successiva a Krb’l, proponendo di identificare

Yd‘’l con Yd‘’l Ḏrḥ o Yd‘’l Byn.

51

È particolare che il monogramma sia attestato in due diverse forme, con la lettera l separata oppure inclusa nella barra verticale della lettera ’. Non è dato sapere se si trattasse di due varianti riferite allo stesso sovrano, oppure a sovrani diversi (ad esempio, abbiamo visto che ’lmnbṭ ’mr era figlio di un precedente Lb’n). Al regno di questo sovrano sono forse da datare anche le iscrizioni as-Sawdā’ 41 A, B

e C, iscritte su tre pilastri allineati di una struttura sul sito: la prima e la terza riportano il nome di due

strutture menzionate in iscrizioni di costruzione di Lb’n. Il monogramma inciso ai lati dei testi, tuttavia, non è quello del re perché combina le lettere m, b e q.

52

L’iscrizione è ornata dalla lettera b e dal simbolo di un serpente. La stessa decorazione su un frammento di pilastro trovato fuori dalle mura (as-Sawdā’ 42 C) suggerisce di associare anche questo oggetto al tempio del dio Wd.

(15)

Su due pilastri del tempio di ‘ṯtr ḏ-Rṣf si trovano anche le iscrizioni dei fratelli di

S1mhyf‘: M‘dkrb (SW-BA/I/11) e Ddkrb (SW-BA/I/13). Ora conosciamo anche il nome

della moglie Ḏmrhl ’mrt, figlia di Yqhmlk, nonché madre di Mrt e Yd‘’b (as-Sawdā’

93). Mentre del primo figlio non abbiamo altre attestazioni, sappiamo che Yd‘’b fu il

successore del padre.

L’alleanza con Saba’ dovette rompersi, per la prima volta stando alle nostre fonti, proprio durante il regno di S1mhyf‘. Nashshān divenne uno degli obiettivi delle

campagne di guerra di Krb’l, forse per la minaccia che la prosperità del regno costituiva per gli interessi di Saba’ nel Jawf. Il resoconto delle due campagne di cui fu oggetto la città si trova nell’iscrizione sabea RES 3945 e narra di una situazione completamente opposta a quella che provocò l’intervento di Yṯ‘’mr Wtr contro Kamna a favore di Nashshān, ricordato in DAI-Ṣirwāḥ 2005-50:

14 ... ... w-ywm mÅ° Nän w-wfí £hgr-hw w-gb¶ ¥är w-ByÃn w-kl £¶hb-hw b-£Ãd mnä£m w-ywm

nä£ ênym mnä£m w-ygn£ gn£m ¶-b-hw æwkt Nän w-Näqm b-äft ¥êtr älêt Årfm /3/ w-hb¥l Näqm w-b°¥-h l-£lmqh w-l áb£ w-hrg Nän £lf /1000/ w-hkæà ámhyf¥ w-Nän w-hêb £b°ÿ

15 ¥ whb-hw mlk áb£ l-£lmqh w-l áb£ w-âtmÅ° £hgr-hw Qwm w-Gw¥l w-Dwrm w-F¶m w-ãbm

w-£hgr £ykm kl ¶-qny ámhyf¥ w-Nän b-£ykm w-âtmÅ° b-b°¥-hw l-mhy¥ £wênn ¥d wên Mnhytm l-£lmqh w-l áb£ w-âtmÅ° ¥¶b ûlm w-¥¶b Âmrt w-fqà ê¥d mlk Nän w-Nän bn mwy M¶b w-n°w gn£ hgr-hw Nän ¥d hÿ

16ärâ-hw w-hgrn Nän yhÃrm bn mwfím w-¥tb-hw Årä byt-hw ¥frw w-Årä hgr-hw Nän w-b°¥

b-ühr Nän æl£m £fklt w-¥tb bn Nän £l w°£t äft-hmw nârn £l£ltn w-yhrgw w-¥tb ámhyf¥ w-Nän k-¶ yÃwr áb£ b-hgrn Nän w-k-¶ ybny ámhyf¥ w-Nän byt £lmqh b-wâí hgrn Nän w-âtmÅ° mwy ¶-Qf¥n bn |

17 ámhyf¥ w-Nän w-yhmÅ°w Y¶mrmlk mlk Hrmm w-âtmÅ° bn ámhyf¥ w-Nän Ãrrtn ¶t

Mlkwqh w-yhmÅ° Nbí¥ly mlk Kmnhw w-Kmnhw bn Ãrrtn ¶t Mlkwqh ln £wên wên Krb£l w-gn£ Näqm w-hbkl-h áb£ l-£lmqh w-l áb£

14 “... ... e quando spezzò Nashsh¤n e bruciò le sue città e devastò ¥är e ByÃn e tutte le loro oasi

in una spedizione; e quando fece una seconda spedizione e costruì un muro con cui Nashsh¤n e Nashq furono assediate per ordine di ¥tr per tre anni (3) e si impadronì di Nashsh¤n e del suo territorio per £lmqh e per Saba’ e uccise mille (1000) nashshāniti e mise in rotta Smhyf¥ e Nashsh¤n e assegnò i territori,

15 che gli aveva concesso il re di Saba’, a £lmqh e a Saba’ e si appropriò delle sue città di Qwm

e Gw¥l e Dwrm e F¶m e ãbm e le città di £ykm, tutto ciò che Smhyf¥ e Nashsh¤n possedevano in £ykm e si appropriò nel suo territorio, dal limite dei confini fino al confine di Mnhytm, per

£lmqh e per Saba’, e si appropriò delle opere idrauliche di ûlm e delle opere idrauliche di Âmrt

ed esercitò i diritti d’irrigazione sul territorio del re di Nashsh¤n e di Nashsh¤n, con le (o, privandolo delle) acque di M¶b,e demolì la cinta muraria della sua città di Nashsh¤n fino alla distruzione delle sue fondamenta,

16 ma proibì che la città di Nashshan fosse distrutta dal fuoco (o, e condannò la città di

Nashsh¤n alla completa distruzione con il fuoco) e condannò alla distruzione il suo palazzo

¥frw e distrusse la sua città Nashsh¤n e impose su Nashsh¤n una tassa, quella dei sacerdoti, ed esigette da Nashsh¤n quelli, la cui promessa verso gli dèi si era compiuta (o, era stata proibita?), e furono uccisi; e costrinse Smhyf¥ e Nashsh¤n a far insediare nella città di Nashsh¤n i sabei e costrinse Smhyf¥ e Nashsh¤n a costruire il tempio di £lmqh nel mezzo della città di Nashsh¤n e si impossessò delle acque di Qf¥n, togliendole a

(16)

17 Smhyf¥ e Nashsh¤n e furono affidate a Y¶mrmlk re di Haram e si impossessò da (parte di)

Smhyf¥ e Nashsh¤n del canale di Mlkwqh e fu affidato a Nbí¥ly re di Kamna e a Kamna, dal canale di Mlkwqh lungo i confini fissati da Krb£l,e cinse Nashq di mura e la colonizzò con sabei per £lmqh e per Saba’”.

Durante la prima campagna, dunque, i sabei bruciarono gli insediamenti e devastarono i territori di Nashshān. Nella seconda, invece, la città venne distrutta, Nashq presa dai sabei, le opere idrauliche e il territorio spartiti tra Kamna e Haram, le acque dello wādī Madhāb sfruttate dai sabei. S1mhyf‘ dovette erigere nella città un tempio di ’lmqh (di cui

però non c’è altra evidenza) e i sabei si insediarono a Nashq.

Del periodo intercorso tra le due campagne, che non è documentato dal testo di

Krb’l, ci fornisce informazioni un’iscrizione in lingua sabea, proveniente dal tempio

esterno di Haram (Haram 15)53. L’autore Ḥnbṣm figlio di Ḥlwm, dopo aver combattuto per il suo re Yḏmrmlk nella campagna di ’Awsān e aver saccheggiato il territorio di Nashshān, fu nominato governatore (‘qb) a Nashshān per due anni, finché Krb’l esigette la città da parte di Haram e la distrusse.

7.PRIMA METÀ DEL VII SECOLO A.C.

Dopo questi avvenimenti, Nashshān rimase indipendente, anche se probabilmente sotto tutela sabea, come sembra attestare la dedica di Yd‘’b ’mr figlio di S1mhyf‘ ad ‘ṯtr ḏ-Ḏbn, il dio sabeo venerato sul Jebel al-Lawdh (al-Jawf 04.35). Yd‘’b è anche autore di

due testi sui pilastri del tempio di ‘ṯtr ḏ-Rṣf (SW-BA/I/8 e 14). L’assenza di simboli, monogramma e titolo regale in queste due iscrizioni ci sembra tuttavia non tanto un segno della sconfitta di Nashshān, quanto un indizio dell’anteriorità dei testi rispetto al suo regno: si tratta infatti di iscrizioni di dedica come quelle dei fratelli di S1mhyf‘, M‘dkrb e Ddkrb, mentre i testi di S1mhyf‘, che all’epoca era regnante, sono onomastici.

La prova che la dinastia di Nashshān restò al governo della città è fornita dal testo as-Sawdā’ 88, il cui dedicante commemora il proprio servizio in due campagne di guerra. Mentre nella prima, contro ’Awsān, egli è al fianco del “re S1mhyf‘”, nel

riferimento alla seconda campagna, contro Najrān, il re di Nashshān non viene menzionato. Sappiamo che questa è l’ultima campagna narrata da Krb’l nel testo RES 3945. Ne deduciamo che S1mhyf‘ aveva dato il proprio supporto al re sabeo contro

’Awsān, così come aveva fatto il re di Haram, ma in seguito Krb’l aveva saccheggiato il territorio di Nashshān, aveva imposto sulla città un governatore di Haram e aveva dunque sferrato l’attacco definitivo. Probabilmente il re sabeo aveva poi impiegato l’esercito di Nashshān nella campagna contro Najrān.

La datazione di as-Sawdā’ 88 al tempo di Yd‘’b e ’lmnbṭ, di cui il primo è sicuramente Yd‘’b ’mr figlio di S1mhyf‘, è un’evidenza della continuità della dinastia

regale di Nashshān anche dopo la sconfitta subita dai sabei.

Nel secondo sovrano menzionato in as-Sawdā’ 88 riconosciamo ’lmnbṭ Yd‘, menzionato nel testo as-Sawdā’ 96, recentemente pubblicato, con il titolo di re di

53

Al periodo delle guerre contro Nashshān dovrebbe risalire anche l’iscrizione sabea Moussaïeff 14, datata al regno di Krb’l, il cui autore dedica a ’lmqh il bottino preso a Nashshān (ll. 2-3: ḏ-s1tmly bn Ns2n;

(17)

Nashshān. Il nome del sovrano è attestato in due diverse grafie in molti testi incisi su una serie di altari dedicati ‘ṯtr ḏ-Grb (al-Jawf 04.39, YM 22225: ’lmnbṭ Yd‘; al-Jawf

04.41, YM 26542, YM 22222, YM 22223, YM 26542: ’lnbṭ Yd‘)54. Il titolo di re di Nashshān si ritrova nell’iscrizione frammentaria YM 28168, paleograficamente attribuibile a questo periodo, di cui restano soltanto le parole finali “Yd‘’b re di Nashshān ha fondato” e il simbolo della lettera b. Siccome la presenza del titolo prevede solitamente la dicitura completa del doppio nome del sovrano, in Yd‘’b è possibile riconoscere soltanto un patronimico. Proponiamo dunque di integrare in YM 28168 il nome di ’lmnbṭ Yd‘, che sappiamo essere stato associato al trono da Yd‘’b (as-Sawdā’ 88)55.

Con questo re, che datiamo al secondo quarto del VII secolo a.C., si interrompe l’attestazione della sequenza padre-figlio dei sovrani di Nashshān, ma immaginiamo che il re Mlkwqh Ryd (II), omonimo del suo predecessore della metà dell’VIII secolo a.C., sia da datare non molto tempo dopo ’lmnbṭ Yd‘. Nell’iscrizione YM 11191, placca di alabastro con cornice di stambecchi accosciati come as-Sawdā’ 88, Mlkwqh Ryd si definisce “re di Nashshān”. Nel testo è evocato il pantheon completo della città56 e, dopo il re, un personaggio del quale non è specificato il ruolo: Yd‘’b Yfs2. Questo nome è particolare, perché fonde un’onomastica tipicamente nashshānita (Yd‘’b) con un epiteto che ritroviamo solo a Ma‘īn o a Inabba’ (Yfs2)57.

Mlkwqh, senza epiteto, è menzionato anche nel testo al-Jawf 04.8: l’autore si

dichiara suo servo e appone al testo il simbolo della lettera b, che abbiamo considerato identificativo della regno di Nashshān.

Si tratta di un testo scritto in sabeo (ovvero con i pronomi suffissi in -h) ma con il verbo di dedica mineo s3l’. La divinità destinataria della dedica (ḏt Ns2q) suggerisce che

l’iscrizione sia originaria di Nashq. È generalmente riconosciuto, in base ai testi AO 31930 e RES 3945, che la città sia stata sotto il dominio di Nashshān fino all’intervento di Krb’l Wtr, quindi si suppone che vi si cominciò a scrivere in sabeo solo dal momento in cui la città passò in mano sabea. Sebbene la grafia sembri più arcaica di quella di YM 11191, la presenza della s3 in forma normalizzata così come l’impiego della lingua sabea farebbero escludere una datazione al primo Mlkwqh. Inoltre notiamo che le

54

Possiamo datare a questo periodo anche i testi onomastici al-Jawf 04.40 e al-Jawf 04.43, in quanto il committente è lo stesso ‘mḏḫr bn ‘mkrb ḏ-Mlḥn di YM 22222; anche la tipologia di supporto è identica. Il dedicante di YM 22225 è un sacerdote di due divinità, ‘ṯtr ḏ-Grb e ḏ-Rṣf, un caso che si ritrova solamente in as-Sawdā’ 16. Quest’ultimo testo, nonostante la grafia arcaica, era stato datato da Avanzini nel periodo post-mineo di Nashshān (Avanzini 1995, 61). La rilettura di entrambe le iscrizioni ha permesso di restituire per entrambe il nome Ḫyfm della famiglia dei dedicanti, per cui la serie di coincidenze ci porta a pensare che anche as-Sawdā’ 16 sia da datare a questo periodo. Il nome Ḫyf compare anche come secondo elemento di un nome composto sull’altare YM 16622, proveniente proprio dal tempio di ‘ṯtr ḏ-Rṣf (sappiamo che spesso il secondo nome, se non è un epiteto come per re e sacerdoti, corrisponde al nome del gruppo). Successivamente alle campagne sabee contro Nashshān, si nota un’abbondanza di dediche alle due divinità.

55

Che sia proprio ’lmnbṭ Yd‘ lo ’lmnbṭ che viene evocato nelle ultime linee dell’iscrizione Haram 15, di cui abbiamo già parlato, è incerto e non sapremmo capirne il preciso significato.

56

Si noti la presenza di ḏt Ns2q al posto di ‘ṯtr Ns2q.

57

Ci si può chiedere se non si debba riconoscere in questo testo l’indizio di un rapporto politico con Ma‘īn. Il nome Yd‘’b Yfs2 potrebbe essere una trasposizione nashshānita del nome ’byd‘ Yfs2, di cui peraltro abbiamo attestazione nell’iscrizione Ma‘īn 102, che datiamo, tuttavia, a qualche decennio prima.

(18)

divinità evocate in YM 11191 sono le stesse di al-Jawf 04.8 e includono anche ḏt Ns2q,

per cui possiamo immaginare che al tempo del secondo Mlkwqh i rapporti con Saba’ e soprattutto con la città di Nashq fossero pacifici58. Nella chiusura del testo, dopo il nome del re, l’autore menziona due personaggi sicuramente importanti, Lḥy‘ṯt e Ḫl’ns1, con la specifica ḏ-hgr-hw “della sua città”, il che dimostrerebbe che l’autore non è originario del luogo nel quale lascia l’iscrizione. Tutti i dati sembrano indicare dunque la provenienza dell’iscrizione da Nashq e una datazione nel VII secolo inoltrato, anche se resta problematica l’invocazione del pantheon di Nashshān e la presenza del simbolo regale della città in una dedica effettuata in territorio sabeo59.

8.SECONDA METÀ DEL VII-INIZI DEL VI SECOLO A.C.

Da questo momento in poi, la documentazione da Nashshān diminuisce. Le attestazioni di sovrani sono sporadiche; sembrano continuare fino alla fine del VII secolo a.C. – forse fino all’inizio del VI – ma è impossibile determinarne più precisamente la data. Il regno restò probabilmente indebolito dall’ostilità dei vicini.

Lḥy‘ṯt, mai attestato in precedenza nell’onomastica regale, è un nome di re (con

titolo) nel testo al-Jawf 04.37, forse del tardo VII secolo a.C.60.

Due testi identici iscritti sulla base di due appliques di bronzo raffiguranti un leone (Moussaïeff 22) forniscono l’attestazione della coreggenza di due re: Yd‘’b e Ys2hrmlk.

Essi sono stati datati dall’editore al V secolo a.C. su base paleografica, ma una datazione al VI secolo non si può escludere, anzi sembra più verosimile61. I due sovrani, che portano il titolo di re di Nashshān, fanno una dedica a ‘ṯtr b‘l ’ḏnn in una lingua che presenta una commistione di tratti sabei e minei; la spiegazione più immediata per questa particolarità linguistica è un particolare influsso politico di Saba’ sulla città62.

Non è chiaro sia lo stesso Ys2hrmlk di Moussaïeff 22 o un re omonimo quello

attestato in coreggenza con Ḏmrkrb nella chiusura del testo frammentario su legno YM

1960863.

A parte questi testi menzionanti sovrani di Nashshān, la maggior parte dei dati per questo periodo proviene dal tempio di ‘ṯtr ḏ-Rṣf. Dopo i lavori compiuti nella corte all’epoca di S1mhyf‘ Ys1rn, il tempio dovette rimanere in attività ancora a lungo64. Su

58

La questione della diffusione del culto della dea non è chiara: si pensi alla sua menzione in alcune iscrizioni minee della seconda metà del millennio, che potrebbe essere spiegata con un periodo di alleanza con Saba’.

59

Per una più approfondita discussione dell’argomento, si veda il commento all’edizione del testo.

60

Si confronti quanto detto a proposito del rango di Lḥy‘ṯt di al-Jawf 04.8.

61

Si confronti l’attestazione del re Ys2hrmlk nel testo del bastoncino di legno J.Ryckmans Oost. Inst.

Leiden, no. 68, presentato a una conferenza a Ṣan‘ā’ nel 1998 e datato al C14 tra il VII e il V sec. a.C. (ringrazio il dott. M. Arbach per la segnalazione). Bron, su base paleografica, accoglie per Moussaïeff 22 la data più bassa. Per lo studio storico-artistico degli oggetti e in particolare dell’iconografia del leone, si veda Antonini 2008.

62

Ys2hrmlk è anche il nome di un re di Haram che datiamo ipoteticamente al VI secolo a.C., ma nella sua

documentazione non vi sono accenni a un protettorato su Nashshān.

63

Un altro re, con titolo, di cui abbiamo notizia è ‘ms2fq, autore di un’altra iscrizione su bastoncino

(J.Ryckmans Oost. Inst. Leiden, no. 234; ringrazio il dott. M. Arbach per la segnalazione). In ogni caso, resta impossibile datare questi sovrani in rapporto ai loro omonimi attestati nelle iscrizioni monumentali.

64

Breton nota che non vi sono tracce di distruzione che possano essere fatte risalire alle campagne sabee contro Nashshān. Per la ricostruzione delle ultime fasi della storia del tempio, si veda Breton 2011d, 95-97.

(19)

base paleografica, possiamo datare a questo periodo due iscrizioni rinvenute durante gli scavi del tempio, SW-BA 9=YM 16631 e SW-BA 14=YM 16620+16621. A questa fase di frequentazione del santuario risale probabilmente anche l’altare GOAM 317, una dedica a ḏ-Rṣf dalla grafia simile a quella delle due iscrizioni rinvenute in situ.

Una prima fase di abbandono del tempio si deduce dagli strati di deposito alluvionale che ricoprono la corte, probabilmente conseguenza di un declino del sistema idraulico del territorio. Le analisi al C14 di un deposito di materiale cultuale appartenente a questa fase indicano come data più bassa il V secolo a.C. Per questo motivo, Breton alza la datazione dell’altare SW-BA 14 (trovato sul piano della corte), da lui stesso indicata al IV secolo a.C. in base all’analisi paleografica, sino a un periodo precedente al V secolo a.C. Se immaginiamo che il culto di ḏ-Rṣf, divinità del pantheon nashshānita, non sia più stato praticato in epoca minea, questa deve essere la più tarda documentazione del regno indipendente di Nashshān, prima del passaggio alla sfera d’influenza di Ma‘īn65.

9.SECONDA METÀ DEL I MILLENNIO A.C.

Nashshān non compare nell’iscrizione RES 3943: il nemico principale di Saba’ nel Jawf alla fine del VII secolo a.C. è ormai il regno di Ma‘īn. A partire da questo momento, infatti, Ma‘īn inizierà ad estendere la propria egemonia nella regione. Mentre per Kamna e Haram la documentazione di epoca minea è scarsa, per cui si può pensare che le due città siano state controllate da Ma‘īn per poco. Al contrario, il gruppo di iscrizioni provenienti da Nashshān e databili nella seconda metà del millennio documenta che la città fu per un certo periodo di tempo minea e che ebbe una certa rilevanza nel regno, almeno dal punto di vista religioso. Non sappiamo quanto a lungo Nashshān rimase sotto il controllo di Ma‘īn. Sembra che il culto del pantheon antico della città, in particolare del patrono’rnyd‘, sia stato reintrodotto abbastanza presto: una delle più antiche testimonianze è il testo in lingua sabea as-Sawdā’ 97, i cui autori commemorano la costruzione di pozzi per ‘ṯtr ḏ-Grb e promettono fedeltà al re di Saba’66. Questo cambiamento potrebbe essere un sintomo dell’indebolimento del potere di Ma‘īn, forse già intorno al III secolo a.C. Come abbiamo già detto, Nashshān rimase il più importante centro del Jawf assieme a Nashq, fino ai primi secoli dell’era Cristiana.

65

Nelle iscrizioni di epoca minea non v’è mai attestazione delle divinità del pantheon di Nashshān. L’iscrizione al-Jawf 04.34, per ḏ-Grb, risale probabilmente a questo tardo periodo antico. Resta in dubbio la datazione del testo al-Jawf 04.11, una sorta di dedica rivolta a ‘ṯtr ḏ-Grb, in cui viene menzionato un personaggio che sicuramente ricopriva una carica pubblica, forse un re o un funzionario:

Yhrmlk. Con grande incertezza, proponiamo di datare a questo periodo anche il testo as-Sawdā’ 6, che

graficamente si direbbe successivo alle iscrizioni del tempo di S1mhyf‘ e dei suoi discendenti e tuttavia

menziona la dea ‘ṯtr Ns2qm e conserva l’inizio della formula d’alleanza b-’ḫwt (cfr. Avanzini 1995,

61-62).

66

(20)
(21)

CAPITOLO 2.

ILREGNODIMA‘ĪN

Nonostante la maggior parte degli studi storici sul Jawf si sia concentrata sul regno Ma‘īn, soprattutto per la sua importanza economica nella gestione del commercio nell’Arabia meridionale e la sua preminenza politica nel Jawf, le sue origini e la sua scomparsa sono ancora argomento di dibattito.

Le difficoltà della ricostruzione della storia arcaica del regno, di cui ci occupiamo in questa sede, sono legate principalmente al fatto che, contrariamente agli altri regni del Jawf, né Ma‘īn né la capitale Qarnaw sono menzionati nei testi dei mukarrib Yṯ‘’mr Wtr figlio di Ykrbmlk (seconda metà dell’VIII secolo a.C.) e Krb’l Wtr figlio di Ḏmr‘ly (inizio del VII secolo a.C.), che ricordano le loro campagne di guerra nell’Arabia meridionale.

La prima menzione di Ma‘īn nelle fonti sabee compare nel testo RES 3943, che può essere datato alla fine del VII secolo a.C., mentre la documentazione interna minea da Yathill, che è la più copiosa, è datata a partire dal VI secolo a.C. Questa è stata dunque interpretata come la data di apparizione del regno di Ma‘īn nel Jawf.

La sua presunta assenza dalle fonti più antiche, considerata anomala dato che Ma‘īn sarebbe diventato uno dei principali regni dell’Arabia meridionale, è stata spiegata con un’origine esogena dei minei e con un insediamento nel Jawf successivo alla formazione degli altri regni.

1.IL DIBATTITO SULLE ORIGINI DEI MINEI

Questa teoria è di lungo corso negli studi dell’Arabia meridionale67 ed è stata ultimamente difesa in un importante articolo di Robin e de Maigret68.

De Maigret sostiene la teoria di un’origine settentrionale dei minei, che si sarebbero insediati a Yathill contemporaneamente o immediatamente dopo il loro arrivo nel Jawf. Il ragionamento di de Maigret è fortemente basato sui risultati degli scavi da lui diretti a Yathill, città sabea che divenne il secondo centro del regno mineo a partire dal VII-VI secolo a.C. Lo studioso rintraccia nelle evidenze archeologiche – ceramica, architettura religiosa e arte – gli elementi di discontinuità rispetto alla cultura delle altre entità politiche della regione, sia quella sabea che quelle cosiddette madhābiene. Egli nota come la ceramica del periodo mineo di Yathill sia diversa da quella del precedente insediamento sabeo; evidenzia come i templi minei siano caratterizzati dalla presenza di una sala ipostila anziché da una corte centrale come nelle altre città del Jawf; infine pone in rilievo l’assenza del cosiddetto decoro delle “Banāt ‘Ad” sugli elementi architettonici dei templi minei a Yathill e contrappone la diffusione delle stele funerarie con la stilizzazione del viso del defunto al posto delle cosiddette statuette “degli antenati”.

D’altra parte, lo studioso afferma che i minei iniziarono a lasciare tracce documentarie soltanto dal momento in cui si stabilirono nel Jawf, per cui risulta impossibile scindere gli elementi culturali originari da quelli attestati nel sito di Yathill,

67

Recentemente, Garbini 2004 e Nebes 2001.

68

(22)

i quali sono caratterizzati da un’assimilazione ai tratti culturali dell’ambiente locale. Quest’assimilazione sarebbe riscontrabile proprio negli ambiti della ceramica, dell’architettura, della scrittura e dell’arte69, rendendo circolare il ragionamento.

Bisogna ricordare che Yathill non è una tipica realtà del Jawf madhābieno: la sua storia precedente all’insediamento mineo è storia di una città sabea, non di una città stato indipendente come, ad esempio, Nashshān. Inoltre, il sito di Barāqish è l’unico che sia stato oggetto di scavi archeologici sistematici nel Jawf, per cui mancano confronti con le altre realtà della regione: un confronto oggettivo dovrebbe essere stabilito piuttosto tra i dati della capitale Qarnaw e quelli delle altre città madhābiene.

Per il momento, la disomogeneità che de Maigret nota tra Yathill e il resto del Jawf madhābieno e che imputa ad una diversa cultura si potrebbe provare a spiegare su base cronologica. La ceramica minea attestata a Barāqish è successiva al VII secolo e sostituisce quella sabea. Per quanto riguarda l’architettura religiosa, sebbene a Barāqish siano stati scavati solo templi ipostili, a Qarnaw l’antico tempio extra muros70 ha una struttura a corte centrale come quello di as-Sawdā’, non ipostila, ed è caratterizzato dal decoro delle “Banāt ‘Ad”. Di questo tipo di raffigurazione – in ogni caso – non si ha più attestazione dal VI secolo in poi, anche nel resto del Jawf. Che questo mutamento di stile sia da imputare alla progressiva espansione del regno mineo necessiterebbe altre e diverse evidenze. Le stele funerarie con volto umano hanno una diffusione maggiore rispetto alla sola area del Jawf: anche se con uno stile diverso, esse sono presenti a Qatabān e sono da confrontare con i bassorilievi di volti umani sulle strutture funerarie delle necropoli sabee.

La tesi che Robin sostiene nel medesimo articolo differisce riguardo al luogo d’origine dei minei, che viene individuato nella zona di Najrān. Gli argomenti apportati a sostegno di questa ipotesi sono due: l’assenza di Najrān fra i paesi di provenienza delle donne straniere sposate dai minei71, indizio che Najrān non fosse considerato un paese straniero, e la menzione di Ma‘īn assieme alla tribù di ’mrm e al regno di Mh’mrm – che aveva sede nella regione di Najrān – nell’iscrizione sabea RES 3943, in cui si narra per la prima volta una campagna di un re sabeo contro Ma‘īn.

Pur senza escludere a priori alcuna ipotesi, quest’ultimo argomento non sembra necessariamente indicativo di un’origine comune di Ma‘īn, ’mrm e Mh’mrm nella zona di Najrān. Innanzitutto va sottolineato che il punto di vista in RES 3943 è sabeo: è il re di Saba’ ad associare nella narrazione le tre tribù e non si può escludere che questo avvenga per il semplice fatto che esse erano insediate in un’area a settentrione delle altre entità politiche menzionate nel testo ed erano tutte coinvolte nel commercio internazionale. La placca di bronzo di Nashq72, che è da far risalire a quest’epoca o a pochi decenni più tardi, mostra che Saba’ percepiva ancora Ma‘īn come un nemico, probabilmente proprio per ragioni commerciali. In secondo luogo, è possibile che Ma‘īn

69

Seguendo il ragionamento, dovremmo aggiungere i fenomeni legati alla documentazione epigrafica, quali tipologie testuali, formulario, lessico, onomastica, evoluzione grafica, utilizzo dei supporti e loro decorazione.

70

Breton 1998, 61-66.

71

Ma‘īn 93-98 (Bron 1998, 102-121, tavv. 36-74).

72

B-L Nashq=Demirjian 1 (Bron-Lemaire 2009, 12-29, tavv. I-IV; Robin-de Maigret 2009, 82-96, fig. 14).

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