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Ma l'Istituto di Sanità vale meno di Technopole?

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Academic year: 2022

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Ma l'Istituto di Sanità vale meno di Technopole?

Più di due anni fa la ministra della Salute Beatrice Lorenzin - che ha ricevuto il plauso di tutti i poteri più e meno forti della sanità nazionale per la sua riconferma - si era impegnata per avviare un percorso di stabilizzazione del loro lavoro. Era l'ottobre del 2014. In seguito altre promesse erano state fatte - l'ultima a maggio scorso - ma nulla è successo e così un mese fa 530 precari, tra tecnici e ricercatori, hanno occupato l'Istituto superiore di sanità, e domattina andranno davanti al ministero della Salute per chiedere di mantenere gli impegni presi.

Questa vicenda, al di là degli aspetti sindacali e lavorativi (essere precari in Italia è praticamente una nuova categoria), si presta a brevissime considerazioni e domande. Perché le donne e gli uomini che chiedono certezza sul loro presente/futuro, sono in attesa di regolarizzazione da 14 anni in media. Dunque siamo in presenza di una condizione storica che riguarda non un istituto qualsiasi, bensì la più importante istituzione nazionale della sanità pubblica e della ricerca bio-medica del Paese. Ho avuto più occasioni per polemizzare con i presidenti dell'Iss - non ultimo quello attuale, Walter Ricciardi - tuttavia trovo scandaloso che un quinto della forza lavoro di una struttura così importante, venga trattata da tanti anni con indifferenza, visto che non sono stati trovati pochi milioni di euro per trasformare il precariato in occupazione fissa.

Certo, dovremmo anche chiederci se in passato sono stati compiuti errori gestionali, investendo cifre considerevoli in ricerche che ancora non sono state ultimate (penso a quelle sul vaccino anti- AIDS), e sulle quali i precari e i dipendenti dell'Iss ne sanno sicuramente di più. Ma se la Sanità italiana ha dei punti di forza (l'Iss, appunto, o l'Aifa), è doveroso affrontare come prioritari i loro problemi economici. Non escludo che nel corso dell'ultimo decennio qualcuno abbia ragionato in modo un po' cinico, pensando che l'Istituto possa andare avanti all'infinito anche avendo tanti precari. Però il problema resta.

E poi c'è un'altra questione, alquanto urticante. In passato l'ex premier, Renzi, aveva sempre detto che uno degli "assi" nella manica del nostro futuro è la ricerca. Sulla quale era (ed è) necessario investire. E infatti si è poi impegnato per un stanziamento minimo di 500 milioni per realizzare, a Milano, Human Technopole. Questo progetto ha fatto storcere il naso a una parte della ricerca che si è sentita esclusa - tra i critici in primo luogo la senatrice a vita Elena Cattaneo - perché la nuova struttura - così come è stata pensata - metterebbe in ombra il resto del lavoro che sta facendo la comunità scientifica. Ma a parte queste polemiche, resta una domanda molto semplice: tu governo vuoi investire mezzo miliardo di euro in un progetto ambizioso - e in una struttura che non c'è - e poi però non trovi poche decine di milioni per mettere in regola i ricercatori che aiutano a far funzionare uno dei fiori all'occhiello della sanità? Stranezze all'italiana.

Ecco perché i precari dell'Iss hanno buone ragioni per occupare l'Istituto e per manifestare davanti al ministero della Salute.

guglielmpepe@gmail.com

@pepe_guglielmo (Twitter)

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