M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 4 - maggio 2018 ■ 23
A ggiornAmenti
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l profilo del microbiota intesti- nale potrebbe essere un predit- tore di sviluppo dell’epatocarci- noma nei soggetti a rischio con cir- rosi epatica e steatosi epatica.È quanto emerge dalla ricerca con- dotta presso la Fondazione Policlini- co Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Università Cattolica del Sa- cro Cuore di Roma in collaborazione con la Fondazione IRCCS - Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
L’alta prevalenza del fegato grasso nella popolazione generale (20- 30%) e la stretta associazione con diabete e obesità (il 70% degli obe- si, oltre l’80% dei diabetici presen- tano fegato grasso) fanno sì che la steatosi epatica rappresenti attual- mente la prima causa di malattia cronica del fegato.
“L’asse fegato-intestino gioca un ruo- lo chiave nella patogenesi della stea- tosi epatica non alcolica (NAFLD) che è la 3a causa al mondo di carci- noma epatocellulare (HCC) - spiega il Prof. Antonio Gasbarrini, Diret- tore dell’Area Gastroenterologia e Oncologia Medica della Fondazione Policlinico Gemelli. Tuttavia, il lega- me tra microbiota intestinale ed epatocarcinogenesi resta in gran parte da comprendere. L’obiettivo dello studio è stato esplorare le ca-
ratteristiche del microbiota associa- te alla presenza di HCC nei pazienti con fegato grasso andati incontro a cirrosi epatica”.
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¼ Lo studio
I ricercatori hanno confrontato la flora intestinale di 61 pazienti, 21 con cirrosi da NAFLD e tumore epatico, 20 con cirrosi in assenza di tumore e 20 individui sani. In particolare è stato studiato il profi- lo del microbiota, la loro permea- bilità intestinale e lo stato infiam- matorio.
Dallo studio emerge che i pazienti con tumore epatico presentano li- velli eccessivi di calprotectina fe- cale. Anche i livelli plasmatici di mediatori dell’infiammazione so- no maggiori nei pazienti oncologi- ci, che presentano anche un eleva- to quantitativo di cellule “immuni- soppressorie” e “attivate” nel san- gue. Inoltre il microbiota dei pa- zienti con cirrosi era caratterizzato da una maggiore abbondan - za di Enterobacteriaceae e Strepto- cocco e una carenza di Akkerman- sia, quest’ultima parte del pool di batteri benefici per l’organismo. In aggiunta, tra i pazienti cirroti- ci quelli che presentavano un tu-
more del fegato risultavano defici- tari anche in Bifidobacterium, men- tre Bacteroides e Ruminococca- ceae risultano incrementati. Il defi- cit di batteri “benefici” Akkerman- sia e Bifidobacterium è risultato in- versamente correlato alla concen- trazione di calprotectina, e i media- tori infiammatori e le cellule immu- ni circolanti risultano associati alla particolare composizione del mi- crobiota intestinale. Dunque, le al- terazioni del microbiota intestinale in questi pazienti potrebbero deter- minare lo sviluppo di un microam- biente che favorisce l’insorgenza di tumore epatico mediante mec- canismi diretti, infiammatori, e in- diretti, di immunosoppressione.
“I nostri risultati”, conclude Gasbar- rini, “sono l’ennesimo tassello delle scoperte che ci sta permettendo la
‘microbiota revolution’, suggerendo che in questi pazienti il profilo del microbiota intestinale e l’infiamma- zione sistemica sono tra loro corre- lati e possono concorrere al proces- so di formazione del tumore epati- co. In futuro, quindi, lo studio del microbiota intestinale potrà per- mettere di identificare i pazien- ti maggiormente a rischio e indiriz- zare i clinici verso interventi più mi- rati e personalizzati, come per esempio sostituire il microbiota in- testinale ‘malato’ con uno ‘sano’ in grado di contrastare lo sviluppo del- la malattia”.
Evoluzione della steatosi epatica e legame con il microbiota
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patologia• Hepatology 2018; Apr 17. doi: 10.1002/
hep.30036 (Epub ahead of print) Bibliografia Bibliografia