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Vito DE FILIPPO (Presidente della Regione Basilicata)

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Academic year: 2022

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Vito DE FILIPPO

(Presidente della Regione Basilicata)

Avendo studiato la storia di questi incontri, so che hanno generalmente un ca- rattere molto operativo e riducono i tempi delle valutazioni soltanto sul versante del- la riflessione, per cui farò una veloce introduzione e darò immediatamente la parola al Commissario Delegato.

Noi siamo, come è evidente e come è noto, molto interessati al lavoro che questo tavolo ha svolto e che svolgerà nei prossimi mesi e vorremmo seguire que- ste questioni con la stessa cura, la stessa determinazione e la stessa trasparenza – d’altra parte siamo al tavolo della trasparenza e quindi questa è una definizione che dobbiamo costantemente mantenere in piedi nella nostra interlocuzione - che fino ad ora hanno caratterizzato l’operato la Regione, con il presidente Bubbico, ma an- che nell’articolazione dei vari segmenti presenti sul territorio che sono interessati, quindi i Sindacati, le Associazioni, le Amministrazioni locali.

Tutti loro hanno sempre seguito con molta attenzione e con molta cura questa materia, che non si è raffreddata nel corso degli ultimi mesi per ulteriori avvenimenti che non riguardano evidentemente l’attività e il lavoro di questo tavolo, come è noto, ma che determinano un’inquietudine costante sul nostro territorio, anche in un qua- dro di questioni nazionali ed internazionali che, proprio sul versante della sicurezza, si è particolarmente surriscaldato negli ultimi tempi.

Quindi, la maggiore cura, la maggiore attenzione che noi indichiamo rispetto a questo argomento oggi deve essere ulteriormente sottolineata, con grande traspa- renza e con grande realtà, come dicevo prima, senza indebolire mai il fondamento che è proprio dell’attività di questo Ente che io rappresento, vale a dire la difesa e la tutela costante e a tutti i costi del nostro territorio e delle comunità che nel nostro territorio vivono.

Guardando la sequenza normativa, mi pare di capire - ma lo saprete bene voi che conoscete sicuramente più di me questa vicenda, visto che io sono iscritto alla scuola del nucleare in maniera costante, per obbligo istituzionale, solo da qualche mese - che siamo in una fase di emergenza da troppo tempo. E proprio questa scansione normativa in qualche modo dà il profilo di una vicenda che tutti vorrebbe- ro si concludesse prima possibile.

Detto con molta franchezza, noi vorremmo vivere una situazione nella quale non fosse più necessario questo tavolo della trasparenza, perché il profilo organiz- zativo, la messa in sicurezza, le attività che sono delegate agli organi che sono pre-

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senti a questo tavolo, fossero operativamente concluse; quindi vorremmo che ci fosse un giorno che anche questa nostra positiva attività si concludesse e quindi non fosse più necessario un tavolo della trasparenza.

Io ho ricevuto, in questi due mesi dal mio insediamento, una nota informativa del Commissario Delegato, mi pare nel mese di maggio, e poi un cronoprogramma con una serie di schede e anche di osservazioni che lo stesso Commissario ha fat- to; io non mi soffermo su questo perché lo stesso Commissario potrà sicuramente esplicitarlo in maniera più puntuale, però devo dire che ho notato nella scansione una tempistica diversa da quella che era stata trasmessa e presentata nel mese di febbraio.

Quindi, proprio per avere una prima panoramica puntuale di questa questione, pregherei il Commissario di riferirci su questo argomento.

Carlo JEAN

(Commissario Delegato)

Signor Presidente, innanzitutto la ringrazio e, se mi permette, vorrei compia- cermi con la Regione Basilicata per essere stata la prima a riunire questi tavoli di trasparenza, una volta che la Commissione Tecnico-Scientifica ha avuto modo di prendere conoscenza dei cronoprogrammi.

Il 7 luglio mi sembra che ci sia stata la riunione della Commissione Tecnico- Scientifica, il 14 è stato trasmesso qua il programma e, con la rapidità che vorrei che tutte le Regioni interessate avessero, la Regione Basilicata ha convocato que- sto tavolo.

Quello che posso assicurare, signor Presidente, è che c’è una convergenza da parte del Governo, che in un certo senso rappresento qua, e della Sogin, con le sue preoccupazioni, cioè di mettere quanto prima in sicurezza, nel limite del possibi- le, tutto il materiale radioattivo esistente in Italia e nel più breve periodo possibile in- crementare le misure di sicurezza in funzione dei nuovi standard di possibili minac- ce che sono state determinate dagli organi competenti, in particolare il Ministero de- gli Interni, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e così via.

Noi abbiamo, però, un altro condizionamento, cioè quello finanziario, che deri- va dal fatto, per esempio, che fino a questo momento l’Autorità per l’energia elettrica e il gas non ha rideterminato gli oneri finanziari per il triennio 2005-2007 e il suo o- rientamento generale è di stringere abbastanza i cordoni della borsa, visto l’aumento del costo dell’energia elettrica.

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Il Governo, comunque, aveva fatto presente all’Autorità che le questioni relati- ve alla sicurezza, all’emergenza ed alle attività considerate urgenti, devono essere comunque finanziate, anche a costo di aumentare il prelevamento sull’aliquota 2 dell’energia elettrica, che poi la cassa conguaglio dell’energia elettrica, situata pres- so il Ministero delle Attività Produttive, versa alla Sogin per svolgere le sue attività.

Ed è su questa quantità di denaro che evidentemente sono cadenzate deter- minate attività, come si legge su un articolo de “Il Sole 24 ore” di oggi.

La seconda questione che veniva posta è il perché di questa dilazione rispetto al precedente cronoprogramma. Ebbene, il Ministero delle Attività Produttive, che è titolato a stabilire la strategia dello smantellamento, ha prolungato dal 2020 al 2024 il periodo in cui gli impianti devono essere smantellati per poter spalmare il finan- ziamento su un arco di tempo maggiore. Lo ha stabilito il decreto ministeriale del 2 dicembre 2004, che modifica il decreto ministeriale del 7 maggio 2001, che appunto prevedeva la fine dello smantellamento al 2020.

Questi scivolamenti, però, riguardano soprattutto le attività ordinarie e infatti si può notare che, nel limite del possibile, non abbiamo toccato le attività di emergen- za e di urgenza, come non abbiamo toccato per nulla le attività di messa in sicurez- za.

Quindi c’è stato uno spalmamento del finanziamento in un periodo più lungo di quattro anni.

Penso che tutti coloro che sono presenti a questo tavolo abbiano ricevuto i vecchi documenti e in particolare una relazione che fa il punto di quello che è stato realizzato nel 2004 e il cronoprogramma che descrive quello che sarà fatto nel 2005, secondo i nostri piani.

Se permette, signor Presidente, pregherei l’ingegner Venditti di distribuire, a lei innanzitutto e agli altri componenti di questo consesso, il cronoprogramma e i documenti, che non tutti hanno avuto modo di visionare.

Prima di passare all’esame dei provvedimenti contenuti nel cronoprogramma, vorrei fare il punto su alcune questioni che nelle ultime riunioni sono state sollevate dai partecipanti a queste riunioni del tavolo di trasparenza e dal presidente Bubbico.

Il primo riguarda il passaggio del centro Itrec dall’Enea a Sogin. Il Consiglio di Amministrazione di Sogin aveva approvato un protocollo di intesa per il trasferimen- to all’inizio di novembre dello scorso anno che il 23 novembre era stato approvato anche dal Consiglio di Amministrazione dell’Enea, ma poi, come penso sappiate bene, sono intervenute delle difficoltà in Enea, che adesso dovrebbero essere supe-

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rate con la nomina del nuovo Commissario Straordinario, che vedrò la prossima set- timana.

Il decreto di nomina di Commissario Straordinario non è stato ancora pubbli- cato, però è stato registrato dalla Corte dei Conti, quindi è perfettamente funzionan- te e ritengo, con una valutazione realistica, che il passaggio potrà avvenire entro la fine di settembre.

Vito DE FILIPPO

Nel cronoprogramma è indicato ottobre.

Carlo JEAN

Sì, la scadenza è ad ottobre, ma noi cerchiamo di anticipare al massimo, per- ché era già previsto addirittura un anno e mezzo fa.

Vito DE FILIPPO

Mi scusi se la interrompo, ma lei attribuisce il ritardo alle questioni interne all’Enea?

Carlo JEAN

Sì, perché praticamente il Consiglio di Amministrazione dell’Enea aveva de- mandato la firma degli atti al Presidente, il quale si è rifiutato di farlo, anche perché, come sa, attualmente ci sono addirittura tre Direttori Generali.

Dunque il Governo aveva fatto un’ordinanza a dicembre dello scorso anno per l’immediato trasferimento degli impianti a Sogin e la Direzione Generale dell’energia del Ministero delle Attività Produttive, da cui dipende l’Enea, aveva fatto un decreto, ma anche questo è stato disatteso.

Però sulla possibilità di mandare gli ufficiali giudiziari al professor Rubbia, co- sa a cui io ero disponibile, il Governo ha detto di evitarlo per non aggiungere ulteriori elementi di confusione.

Quindi praticamente le cose si sono trascinate in questa maniera indubbia- mente alquanto impropria per uno Stato di diritto, ma comunque speriamo di risolve- re la questione nella prossima settimana, anche perché il professor Paganetto, che è il nuovo Commissario Straordinario, ha espresso piena disponibilità ad affrontare la situazione, che non incide tanto sulla funzionalità dello smantellamento, la messa

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in sicurezza e così via, quanto soprattutto sul morale del personale per l’incertezza per il nuovo inquadramento, che è la cosa più spiacevole.

Altri problemi riguardano il piano di protezione fisica dell’impianto, che è gesti- to dalla Prefettura ed è stato inviato al Ministero degli Interni dalla Direzione Gene- rale della Protezione Civile, che sostituisce una Commissione interministeriale che non è operativa, e in via provvisoria io l’ho reso esecutivo in attesa che il Ministero degli Interni si pronunci.

La situazione di Itrec è simile a quella di tutti gli impianti ex Enea, quindi anche di Eurex, Casaccia, Fabbricazioni nucleari e così via, mentre per le centrali elettrico- nucleari i piani di protezione fisica sono stati approvati con un nulla osta da parte del Ministero degli Interni.

Comunque, da notizie assunte possiamo dire che il piano di protezione fisica rimarrà com’è perché non ci sono state note da parte del Ministero dell’Interno.

Ora, a Trisaia le misure di sicurezza previste nel cronoprogramma sono state praticamente completate, eccetto per quanto riguarda la chiusura della rete senso- rizzata, che però sarà completata ai primi di settembre, e per il collegamento degli impianti di sicurezza di tutte le installazioni nucleari con le Questure, che hanno cambiato i linguaggi per ricevere i segnali di allarme e quindi noi stiamo modificando i contratti, in modo tale da adeguarci a questi loro nuovi standard.

Questi entreranno in funzione fra un mese circa ed entro ottobre dovremmo essere agganciati alle Questure con una convenzione che abbiamo fatto con il Mini- stero degli Interni, in modo tale che la sala operativa della Questura sia automati- camente allertata in tempo reale di eventuali fatti che possono capitare agli impianti e le forze di sicurezza possano intervenire rapidamente.

L’attività di emergenza, per quanto concerne la sede di Trisaia, riguarda due settori: il primo è la cementazione dei 2,6 metri cubi di liquido radioattivo esistente e il secondo la sistemazione in sicurezza e possibilmente l’esportazione negli Stati Uniti, delle 64 barre di combustibile irraggiato che attualmente si trova nella piscina.

Per quanto concerne il primo punto, è in via di finalizzazione un contratto per la progettazione dell’impianto di cementazione con la Techint, che aveva già proget- tato il vecchio impianto di progettazione, che era stato utilizzato per solidificare i li- quidi radioattivi a bassa e media intensità.

Le offerte sono già arrivate e la Commissione aggiudicatrice ha già espresso un parere favorevole sulla parte economica dell’offerta, mentre sulla parte tecnica si deciderà entro i primi di settembre e quindi il contratto verrà fatto con Techint.

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Si prevede che la progettazione verrà conclusa per settembre 2006 e l’attuazione della cementazione avverrà dal 2007 al 2009.

Vito DE FILIPPO

Nel cronoprogramma è indicata la data del 30 giugno 2010, ma se lei in que- sto momento sta emendando il programma in questo senso, noi ne siamo lieti.

Carlo JEAN

Sì, non ricordo con esattezza tutte le date, ma comunque dipenderà un po’

dagli accordi con le parti.

Comunque, l’aspetto principale di quello che esiste in Trisaia è che il liquido è conservato in serbatoi piuttosto vecchi, degli anni 60, però ci sono serbatoi nuovi, mai utilizzati, nei quali, in caso di necessità, il liquido radioattivo può essere travasa- to.

L’APAT, che è il nostro organismo di controllo, ci ha raccomandati di non effet- tuare questo travaso adesso, perché da un punto di vista radiometrico, potrebbe provocare inconvenienti maggiori dei vantaggi che darebbe. Ad ogni buon conto, in caso di necessità, può essere effettuato in tempi rapidi.

Tommaso CANDELIERI (Sogin)

Sì, nell’arco di un’ora si possono attivare i mezzi, che sono già predisposti, per il trasferimento della soluzione al primo serbatoio di riserva e, se necessario, suc- cessivamente anche in altri serbatoi, perché, avendo completato la solidificazione degli altri tipi di rifiuti liquidi a bassa e media attività, il nuovo serbatoio a riserva del primo è totalmente disponibile non essendo stato mai utilizzato.

Quindi noi ci troviamo nella situazione favorevole di avere un serbatoio in cari- co, un suo serbatoio di progetto di riserva ed alti quattro serbatoi che possono esse- re utilizzati per eventuali trasferimenti.

Carlo JEAN

Ad ogni buon conto nel documento che vi è stato consegnato, alla scheda n.

13, è descritta in dettaglio la questione della solidificazione e praticamente è una specificazione di quello che è contenuto nel cronoprogramma, cioè si tratta di una

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scheda riassuntiva delle attività principali del cronoprogramma, che penso che voi abbiate già avuto modo di vedere perché è stata trasmessa alla Regione.

Dunque sono presenti 64 barre di uranio torio provenienti dalla vecchia centra- le di Elk River negli Stati Uniti e stanno andando avanti i negoziati con questo Pae- se, pilotati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Infatti, proprio qualche giorno fa ho parlato con l’ambasciatore Castellaneta, che attualmente è Consigliere diplo- matico del Presidente del Consiglio e che sarà il nuovo Ambasciatore italiano a Wa- shington, e gli ho chiesto di sollecitare una decisione in quella sede.

Ritengo, infatti – ma è un’idea del tutto personale - che una decisione dagli Stati Uniti verrà presa solamente quando sarà approvata lì la politica energetica, di cui si parla molto anche sui giornali, perché il presidente Bush ha intenzione di riat- tivare la costruzione di centrali nucleari negli Stati Uniti. Ci sono, però, grosse oppo- sizioni, grosse perplessità, grosse questioni e molto verosimilmente non vuole tur- bare le acque.

C’è da dire che gli Stati Uniti di questo materiale hanno 200 barre, depositate a Savannah River, che, sommate alle 64 che esistono qua in Italia, non dovrebbe costituire per loro un grande disastro.

Ad ogni buon conto la nostra intenzione è quella di sistemare in cask queste 64 barre quanto prima, con tutti i caveat che il “quanto prima” ha in queste materie nucleari, perché bisogna avere molta prudenza e non si possono certamente fare le cose in fretta.

Il contratto dei cask è stato finalizzato con la Cojema, società francese, e si tratta di cask di deposito, ma anche di trasporto, che corrispondono alle caratteristi- che richieste dagli americani per poterli trasportare a Savannah River.

Questa fornitura si dovrebbe concludere entro il 2009, perché sono cask di ti- po sperimentale che devono essere poi omologati dall’APAT e noi teniamo conto del fatto che questa approvazione richiede, anche con condizioni di emergenza, al- meno un anno.

Dunque entro agosto 2009 si dovrebbe giungere allo svuotamento della pisci- na che, ripeto, è un po’ vecchiotta, comunque anche da accertamenti effettuati dall’APAT e controlli periodici che vengono fatti dall’Euratom, dall’AIEA e così via, si può dire che le condizioni di sicurezza sono del tutto soddisfacenti.

Però bisogna prepararci – e lo dobbiamo fare con un certo anticipo - al trasfe- rimento all’estero, che speriamo di poter fare, di questo materiale e a metterlo quan- to prima in maggiori condizioni di sicurezza, perché una cosa è la piscina, altra cosa

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sono i cask, che sono contenitori corazzati che vengono poi messi a terra e siste- mati nello stesso deposito in cui verrà sistemato il materiale solidificato in attesa di poterli portare via.

Il presidente Bubbico aveva chiesto che fosse messa tra i provvedimenti di ur- genza una cosa che inizialmente noi non avevamo pensato di inserire, cioè la fossa irreversibile, ma è stata qualificata urgente con l’approvazione della Commissione Tecnico-Scientifica di cui fa parte l’onorevole Scalia, per cui entro ottobre 2005 ci sarà l’incarico per la progettazione esecutiva, entro marzo 2007 il progetto e suc- cessivamente la realizzazione.

Si tratta di manufatti di materiale che deve essere ricondizionato e messo in migliori condizioni di sicurezza.

Per quanto riguarda le condizioni generali di sicurezza dell’impianto Itrec, an- che in caso di eventi pericolosi che dovessero verificarsi, non ci sarebbe comunque una fuga esterna di radiazioni, oltre i limiti consentiti dalla legge, che sono veramen- te molto molto bassi e quindi danno una completa tranquillità.

Nel contempo stiamo andando avanti - e su questo, se mi permette, signor Presidente, vorrei dare atto al dottor Carpentieri di agire molto molto bene – con la sistemazione di rifiuti pregressi esterni agli edifici, che vengono ricondizionati in nuovi fusti e sistemati in maniera razionale, in modo tale da aumentare la sicurezza.

Questi fusti verranno poi sistemati nell’ambito del deposito 9.3, i cui lavori so- no stati assegnati alla ditta il 22 aprile, e verranno terminati entro dicembre. L’APAT effettuerà un controllo nel mese di agosto, esattamente il 23 agosto, per accertare la completa idoneità di questo capannone alla conservazione di questi depositi.

Un’ultima questione che è particolarmente interessante e che in un certo mo- mento aveva anche preoccupato la popolazione e le autorità locali e regionali, ri- guarda la condotta mare, per la quale è necessario un adeguamento e la manuten- zione. Il 14 settembre scade il termine di presentazione delle offerte ed entro ottobre verrà aggiudicato l’appalto per questi lavori, che dureranno circa un anno.

Si tratta di sostituire alcuni tratti che non erano stati sostituiti nel ’94, di arretra- re la centralina di circa 200 metri e di rimettere anche un po’ a posto l’ambiente, perché nei precedenti lavori erano stati lasciati in zona dei pezzi sostituiti.

Quello che vorrei dire ancora, prima di concludere, è che ritengo che sia piut- tosto interessante per il tavolo della trasparenza visitare l’impianto, in modo tale da rendersi conto sul posto della situazione e dei vari problemi e anche da poter sug- gerire quello che voi ritenete che noi dobbiamo fare, cambiando magari le priorità e

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così via, tenendo conto che ci sono dei tempi tecnici abbastanza incomprimibili, per- ché noi siamo sempre sottoposti ad un regime autorizzativo, che certe volte è piut- tosto complicato.

Ad ogni buon conto, l’APAT segue costantemente la cosa e quello che funzio- na molto bene in altre regioni sono gli accordi tra le ARPA regionali e l’APAT nazio- nale, in modo tale da avere una sinergia di controlli e scambi continui di informazio- ni, una cosa che indubbiamente comincia ad abbozzarsi anche in Basilicata, visto che l’ARPA è frequentemente presente nell’impianto.

Vorrei comunicare che il 12 e il 13 settembre la Commissione Tecnica dell’APAT, diretta dal professor Guerrini, visiterà l’impianto Itrec per esaminare il problema delle licenze di esercizio, il nuovo regolamento di esercizio e così via.

Signor Presidente, io avrei terminato e rimango a disposizione, anche ricor- rendo ai miei collaboratori, per eventuali precisazioni, dando la nostra completa di- sponibilità a considerare qualsiasi proposta, in quanto sostanzialmente i vostri inte- ressi sono anche interessi nostri e i nostri sono anche vostri, perché quello che noi dobbiamo fare è di mettere in sicurezza l’impianto, salvaguardando gli abitanti, i la- voratori e l’ambiente.

Pasquale STIGLIANI (WWF)

Da tempo seguiamo non solo le attività della Sogin, ma anche tutto quanto avviene in materia di nucleare e in particolare di decommissing e deposito di scorie nucleari.

In effetti sono state mosse numerose critiche anche durante l’ultimo incontro del 18 maggio a Rotondella, successivamente anche all’audizione del Presidente della Sogin innanzi alla Commissione del ciclo dei rifiuti a Roma, in particolare in re- lazione al finanziamento delle attività di decommissing e al passaggio di comando, che di fatto hanno bloccato la dismissione non solo dell’Itrec, ma a livello nazionale.

Vediamo, però, che la Sogin continua ad ammettere questo problema e fino a quando non sarà risolto, difficilmente riteniamo che potrà andare avanti nella sua at- tività di smantellamento degli impianti e di messa in sicurezza.

In secondo luogo, devo dire che ci sono ancora forti perplessità, anche di ca- rattere sociologico, ma noi siamo convinti che siano prettamente tecniche, perché la Sogin ha dichiarato che non si potrà avere uno smantellamento, se prima non ci sa- rà un deposito unico nazionale. Quindi io penso che non si possano dividere le cau-

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se se allo stesso tempo non parliamo anche di come si vuole risolvere questa situa- zione visto che sappiamo tutti che, da quando l’ipotesi di Scanzano è stata cancella- ta, ancora nessuna soluzione è stata proposta, per cui c’è un grosso vuoto che va colmato.

Riteniamo anche che ci sia ancora un livello di superficialità, in quanto chi do- vrebbe mettere in sicurezza l’impianto Itrec è colui che firmò lo studio, secondo noi frettoloso, della Sogin in merito al deposito di Scanzano e nello stesso tempo vi so- no alcuni interventi da parte di illustri operatori del settore nucleare, come l’Accademia Nazionale degli Scienziati Americani, che dicono che nessuna fonte di radioattività è innocua alla salute umana.

Quindi, noi partiamo da questo presupposto, che viene espresso non da un giovane che ha studiato scienze politiche e che cerca di informarsi, ma da scienziati di alto livello, per cui rimaniamo fortemente dubbiosi sul processo e sull’operatività che la stessa società finanziata con partecipazione del Ministero del Tesoro potrà mettere in campo.

Carmela FORTUNATO (ARPAB)

Io vorrei sottolineare l’esigenza di fare un riepilogo, se possibile, del cronopro- gramma e di tutta la documentazione a tutt’oggi fornita, rispetto alle attività previste per il prossimo futuro.

Mi esprimo meglio: recentemente, a partire dall’inizio dell’anno 2005, noi ab- biamo ricevuto una serie di documenti in risposta alla richiesta formulata dalla Re- gione Basilicata in merito a quei siti, ma già dall’analisi della documentazione la co- sa risultava superata, guardando espressamente gli elementi più utili ai fini della ca- ratterizzazione del sito, perché quello che interessa di più è l’aspetto tecnico per programmare adeguati e specifici controlli ambientali.

Dunque è necessario avere un quadro completo e chiaro della situazione ri- spetto allo stato dell’impianto, ai suoi presupposti tecnici, al regolamento di eserci- zio, alla situazione autorizzativa e così via, cioè a tutti quegli elementi che costitui- vano oggetto della domanda formulata in quella occasione dalla Regione.

Però, ripeto, man mano che acquisiamo questa documentazione ci accorgia- mo che risulta sempre e velocemente superata dall’aggiornamento della program- mazione Sogin, dall’evoluzione, probabilmente anche dalle scelte politico-sociali a livello nazionale.

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Alla luce di questo, noi, come le altre cinque Regioni che ospitano gli impianti nucleari, siamo interessati e siamo stati contattati da APAT per sottoscrivere - come hanno già fatto l’Emilia Romagna e il Piemonte - un protocollo tra l’APAT e l’ARPA regionale per coinvolgere anche le istituzioni locali, visto che l’APAT è l’organo di vigilanza nazionale, ma con questo protocollo andrebbe a delegare in parte alcuni compiti alle ARPA regionali per consentire dei controlli, visto che è l’organo che o- pera poi direttamente sul territorio.

Chiaramente poi sarà necessario, una volta sottoscritto questo protocollo, far- ne uno operativo collaterale fra ARPA Basilicata e Sogin, per concordare, analoga- mente a quanto è stato fatto in altre regioni, modalità e termini di accesso all’impianto, sempre ai fini di definire un piano di monitoraggio ambientale specifico, che dovrà essere necessariamente più dettagliato rispetto a quello che noi di routine facciamo come compito istituzionale per la rete nazionale di rilevamento della radio- attività ambientale.

Quindi noi ci sentiamo continuamente con il gruppo tecnico istituito dalla Re- gione, però la difficoltà è proprio quella di stare al passo con la situazione dinamica della programmazione e degli atti autorizzativi, perché in ogni documento nuovo viene modificata, se non stravolta, tutta la programmazione precedente, per cui non riusciamo in questo modo a fare un programma preciso, anche di controllo.

Vito DE FILIPPO

Su un punto vorrei qualche chiarimento a proposito della descrizione del cro- noprogramma che il Commissario ha fatto: il motivo fondamentale che è stato ad- dotto per lo spostamento dei termini su tutti i punti, che è mediamente di un anno o poco più, è quello finanziario, a parte il decreto del Ministro delle Attività Produttive, che è stato citato, del mese di dicembre del 2004.

Mi sia consentito dire, però, che questo elemento è troppo poco rilevante ri- spetto ad una serie di problemi che, invece, sono esplicitati nel cronoprogramma e non si sono risolti.

In pratica, da febbraio ad oggi, non si è modificato nulla se non il cronopro- gramma, perché nella sostanza le attività non sono andate avanti, a parte l’impianto elettrico che ha avuto sorprendenti avanzamenti, ma in termini realizzativi le cose più significative che si sono modificate sono le date nelle tabelle per i singoli inter- venti e di questo noi siamo un po’ preoccupati.

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Carlo JEAN

Il lavoro che ha fatto il dottor Candelieri è la sistemazione del pregresso, cioè dei vecchi rifiuti a bassa radioattività.

Vito DE FILIPPO

Però non si è completata nemmeno questa procedura, perché vedo che an- che quella ha subito uno spostamento dei termini di almeno un anno.

Tommaso CANDELIERI

In alcuni casi non siamo riusciti a rispettare i tempi programmati.

Vito DE FILIPPO Perché?

Tommaso CANDELIERI

Nella realizzazione di un’attività ci possono essere varie motivazioni che por- tano ad allungamenti dei tempi rispetto alla pianificazione, come il ritardo nell’ottenimento di un’autorizzazione o una difficoltà nostra per un’errata valutazio- ne.

Però voglio rappresentare una situazione di fatto che si è realizzata in Trisaia, cioè alcune attività, sia pure con qualche ritardo, sono state concretamente avviate, come la gara per il capannone 9.3, la cui autorizzazione ha richiesto lunghi tempi, però finalmente il 22 aprile è stata fatta la consegna dei lavori ed entro la data pro- grammata del dicembre 2005 sarà realizzato perché contiamo di riassorbire il ritardo accumulato.

Per quanto riguarda i rifiuti esterni, per i quali era stata data una priorità asso- luta e che erano stati oggetto di un’ordinanza commissariale, c’è da dire che le di- verse attività comprese sotto la dicitura “Programma Siris” sono state in parte già completate.

I 4.500 fusti contaminati, che avevano contenuto la terra proveniente dalla bo- nifica della fossa a bassa attività, sono stati tutti caratterizzati radiologicamente, compattati e sono pronti per essere inviati alla fonderia per il loro trattamento finale.

Abbiamo anche completato una prova su 450 di questi fusti presso la fonderia in Germania per fare una verifica da estendere poi ai successivi.

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Abbiamo cantierato un grosso contratto con Nucleco che riguarda tutta la si- stemazione dei rifiuti esterni.

Abbiamo cominciato la razionalizzazione dei depositi rispetto agli incendi, se- gregando alcuni materiali che erano più pericolosi rispetto ad altri.

Abbiamo comunicato ad APAT il 15 luglio – e apparirà nei presupposti tecnici che stiamo per discutere con APAT per l’invio ufficiale – che abbiamo rimosso le cause di un’emergenza esterna, nel senso che l’ipotesi del maggiore incidente che si può verificare sul sito della Trisaia, cioè l’incendio al capannone depositi rifiuti combustibili, oltre il recinto del Centro non dà più di un millisivert/anno alla popola- zione.

Questo risultato è stato conseguito grazie ad una sistemazione più razionale dei materiali prima depositati.

Abbiamo avviato la caratterizzazione di 2.500 fusti, che saranno destinati alla supercompattazione e cementazione, con una campagna analoga a quella che ab- biamo fatto negli anni precedenti.

Le procedure autorizzative sono state tutte espletate, tant’è che le attrezzature della superpressa per la compattazione di questi fusti di rifiuti solidi a bassa attività potranno cominciare a funzionare e per la loro cementazione potranno iniziare nel mese di settembre dell’anno prossimo e concludersi entro il 2009.

Quindi tutte le azioni sono state avviate e tutto il percorso autorizzativo è stato svolto.

Alla dottoressa Fortunato vorrei dire che il 30 dicembre 2004 noi abbiamo in- viato, come abbiamo confermato nell’ultima riunione, la documentazione al Ministe- ro delle Attività Produttive e all’APAT per il nuovo corpo prescrittivo dell’impianto; mi riferisco alla licenza di esercizio, di cui questo impianto non era dotato.

Abbiamo mandato il rapporto finale di sicurezza e lo stato dell’impianto, ab- biamo mandato la proposta di prescrizione tecnica e recentemente, un mese fa, an- che le procedure per le norme di sorveglianza.

Il regolamento di esercizio è stato proposto ed è in discussione all’interno del- la Sogin: appena sarà approvato, verrà mandato all’APAT, che ha già tenuto una riunione del gruppo referente della Commissione Tecnica la settimana scorsa e ha fissato nei giorni di 8 settembre e 14 settembre due riunioni, a valle delle quali do- vremmo aver completato questa istruttoria.

I documenti iniziali che noi abbiamo mandato all’APAT il 30 dicembre hanno avuto uno sconvolgimento, perché nell’interlocuzione con l’APAT abbiamo dovuto

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approfondire alcuni argomenti, ma questa è una situazione che si verifica su tutte le istruttorie che noi facciamo.

L’APAT, infatti, ci ha chiesto di esplicitare separatamente i risultati di questa interlocuzione, rimandando il primo documento di revisione a dopo la prima riunione della Commissione Tecnica, quindi tra l’8 e il 14 di settembre.

Quindi tutta quella documentazione, non solo è stata prodotta ed inviata agli organismi di controllo, ma è stata anche istruita al 90% e il 23 agosto noi terremo una riunione in Trisaia in cui dovremo esaminare le parti finali di questo documento.

Carmela FORTUNATO

Rispetto alle attività in corso e a quelle già concluse, sarebbero venuti meno i presupposti anche addirittura per aggiornare il piano di emergenza esterno.

Nel frattempo la documentazione ufficiale non è stata distribuita, per cui vorrei sapere se l’APAT è a conoscenza del fatto che non è più necessario aggiornare il piano di emergenza esterno.

Tommaso CANDELIERI

Il rapporto finale di sicurezza che noi abbiamo inviato all’APAT per l’autorizzazione e la licenza, comprende anche l’analisi incidentale e quindi prean- nuncia i presupposti tecnici del piano di emergenza.

Sulla base di quell’analisi, dopo la discussione con APAT su quello che noi avevamo proposto, c’è stato un assenso, per cui noi stiamo preparando i nuovi pre- supposti tecnici del piano di emergenza esterno sulla base delle linee che ho indica- to prima, cioè da uno studio dettagliato che abbiamo fatto, sulla base della raziona- lizzazione dei depositi che abbiamo realizzato una settimana fa, non ci sono le con- dizioni, nell’ipotesi dell’incidente di riferimento, del raggiungimento del millisi- vert/anno alla popolazione, al di fuori del recinto del sito Sogin.

Quindi, noi ci siamo posti in questa situazione, che è sicuramente cautelativa e di maggiore sicurezza anche per le popolazioni, perché il vigente piano di emer- genza, sia pure con tutte le misure conservative che vengono assunte, superava questo valore.

Quindi noi ci siamo messi nella condizione di maggiore sicurezza per i nostri lavoratori all’interno e per le popolazioni che stanno al di fuori del recinto Sogin in Trisaia.

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Carmela FORTUNATO

Quindi, sulla base dell’esito dell’analisi della documentazione che è stata pro- dotta da parte di APAT, si stabilirà l’esigenza o meno di aggiornare il piano di emer- genza. Ho capito bene?

Tommaso CANDELIERI No.

Carmela FORTUNATO

Ha detto che Sogin ha presentato ad APAT, tra i presupposti tecnici, anche l’analisi incidentale e sulla base dell’esito di questa valutazione che farà anche l’APAT, la conclusione di Sogin è che non ci sono più gli elementi per richiedere l’aggiornamento di un piano di emergenza esterno.

Tommaso CANDELIERI

No, la conclusione di Sogin è che le situazioni dell’impianto sono tali per cui non si raggiunge il millisivert/anno alla popolazione. Ciononostante, poiché il piano di emergenza esterno è responsabilità non dell’APAT, ma della Prefettura, sarà quest’ultima a decidere, sulla base della valutazione che APAT farà sui presupposti.

Infatti la regola è questa: noi invieremo alla fine di agosto o ai primi di settem- bre all’APAT i presupposti tecnici e il piano di emergenza, sulla base delle linee che ho delineato e che l’APAT adesso ha condiviso.

La relazione che l’APAT farà sulle nostre proposte sarà inviata alla Prefettura e poi si deciderà. Il nostro convincimento è che la struttura del piano di emergenza esterno comunque debba rimanere, non fosse altro per avere una conferma che i presupposti che noi abbiamo validato sono correttamente verificabili. Questa sarà però una decisione che prenderà la Prefettura; per quanto ci riguarda noi abbiamo fatto la valutazione tecnica e manderemo questo in Commissione Tecnica.

Carlo JEAN

Se permette, signor Presidente, questa discussione dimostra proprio l’esigenza di andare sul posto e di vedere i documenti, cosa su cui noi abbiamo sempre insistito, perché altrimenti si finisce per parlare solo in maniera teorica, men- tre coloro che lavorano proprio nel dettaglio dell’impianto possono fornire delle ri- sposte puntuali a questi quesiti.

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Vito DE FILIPPO

Mi consenta di dire, Commissario, che le date le avete impostate voi con colo- ro che lavorano all’interno del Centro, così come voi le avete modificate. Il pro- gramma tecnicamente e normativamente lo presenta lei a noi obbligatoriamente, per cui non abbiamo fatto alcuna incursione.

Carlo JEAN

No, ma non era una critica.

Vito DE FILIPPO

L’unica preoccupazione vera, profonda, che io sottolineo a lei e lo farò anche alla Presidenza del Consiglio è che, rispetto al tema di questa emergenza, noi no- tiamo che alcune attività e alcune questioni sono state riclassificate anche in termini di urgenza e quindi questo significa che il quadro della tempistica è ancora più inci- dente sulle nostre preoccupazioni.

In questi mesi, nonostante il clima che si è creato nel nostro Paese che ha fat- to aumentare le esigenze di sicurezza in questo periodo in Italia, noi notiamo però che il cronoprogramma viene spostato mediamente di un anno e questo causa grande preoccupazione. Non ci sembrano, infatti, fondamentalmente giustificative le motivazioni amministrative addotte, come il trasferimento della gestione da Enea a Sogin, che non si realizza per una dinamica che lei descrive più in termini politici che non in termini amministrativi.

Ci dice, inoltre, che il problema fondamentale è quello delle risorse finanziarie, ma nel nostro Paese il problema delle risorse finanziarie c’è sempre e uno dei setto- ri più sottofinanziati è quello della Sanità, però non si può pensare che un chirurgo non entri in sala operatoria perché mancano i finanziamenti all’ospedale.

Ebbene, in questa circostanza noi siamo nella stessa condizione, cioè di do- ver entrare immediatamente in sala operatoria e di portare a compimento l’intervento che in maniera molto puntuale la normativa vi ha in qualche modo inca- ricato di realizzare.

Noi siamo qui, quindi, a sollecitarvi e a sottolineare con molta preoccupazione che questa tempistica non è un elemento a prescindere, ma è un elemento fonda- mentale e nelle vostre relazioni, mi consentirete, la prima cosa che andiamo a guar- dare sono le date, perché questo ormai è diventato il nostro criterio valutativo: può darsi che sia troppo approssimativo, ma le date sono un elemento fondamentale.

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Carlo JEAN

Mi resta da rispondere al rappresentante del WWF, al quale vorrei dire che la messa in sicurezza è indipendente dal deposito; è chiaro che, una volta smantellato l’impianto, ci sarà la messa in sicurezza completa e il rischio zero, però, con il pas- saggio del materiale radioattivo dallo stato liquido alla cementificazione, la vulnera- bilità dell’impianto diminuirà notevolmente.

Per quanto riguarda quello che ha detto il Presidente, sono d’accordo.

Paolo VENDITTI

(Struttura Commissario)

In effetti se il cronoprogramma viene guardato circoscrivendo l’attenzione a determinati argomenti, che forse sono quelli che hanno una maggiore storia passata e futura, dà l’impressione di uno slittamento di date, ma se andiamo brevemente a guardare la genesi dell’emergenza vediamo che il DPCM e le ordinanze successive hanno tratto origine da una situazione particolare che si era manifestata due anni fa, che, come il Presidente ha ricordato un attimo fa, si è forse accentuata negli ultimi tempi e che ha determinato la necessità di intervenire su due strade.

La strada vecchia era quella della sicurezza nucleare, che già era perseguita più o meno degnamente in passato, e la strada nuova che era quella del rafforza- mento della protezione fisica.

Ora, se si guarda il cronoprogramma dalla prima pagina, ci si rende conto che tutto ciò che scaturiva direttamente dall’esigenza di emergenza è stato risolto, salvo quei due modesti esempi di attività, che vanno conclusi in breve termine.

Quindi tutto quello che poteva essere fatto, proprio come conseguenza ne- cessaria di questa dichiarazione di stato di emergenza, è stato fatto e si può dire che il cronoprogramma per due terzi è stato rispettato più che degnamente.

Per il resto, si tratta delle vecchie attività sostanzialmente e se prendiamo ad esempio il prodotto finito, di cui si è parlato, vediamo che è una materia che è sul tavolo da 25 anni, come potranno testimoniare l’ingegner Candelieri e l’ex Sindaco di Rotondella, De Mattei. Quindi c’è stato uno slittamento di 25 anni e sarà ancora di qualche anno, richiedendo che si possa convergere su tre linee diverse: una è la procedura tecnica con APAT, una è quella autorizzativa con le autorità locali e una è quella che definirei autorizzativa interna alla Sogin, che riguarda l’affidamento di contratti.

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Ebbene, è chiaro che nel dover seguire queste procedure, qualche slittamento si può determinare, però per il prodotto finito, obiettivamente oggi si è arrivati a defi- nire una tecnologia che deve permettere di solidificarlo, cosa che non era possibile fino ad un anno fa e che oggi è stata resa possibile dalla pressione che è stata e- sercitata dalla Commissione Tecnico-Scientifica. Infatti questa ha chiesto di indicare la soluzione tecnologica da seguire, è stato individuato il prodotto da ottenere ed è stata definita la scheda per procedere alla gara per l’affidamento della progettazio- ne.

Quindi, ripeto che per due terzi il cronoprogramma è stato rigorosamente ri- spettato: per un terzo è legato al convergere di tre diversi fattori, che obiettivamente creano delle difficoltà in tutte e tre le linee, ivi conclusa quella interna della Sogin, che certamente non vogliamo negare.

Su certe procedure di affidamento dei lavori, anche alla luce delle maggiori e- sigenze di trasparenza circa l’effettuazione di gare pubbliche, è chiaro che c’è molta attenzione per evitare che possano sorgere motivi di dubbio.

Peraltro, credo che in relazione all’arco totale entro cui queste attività si svol- gono, certe vischiosità procedurali che si sono verificate negli ultimi mesi sono qual- cosa di riassorbibile nella fase realizzativa.

Io posso dire questo, perché probabilmente è ancora molto lunga, però since- ramente la mia visione è molto più ottimistica di quella che può essere espressa se ci si ferma ad uno spettro più limitato.

Tommaso CANDELIERI

Vorrei aggiungere un altro elemento a proposito della data di giugno fissata, come contratto per la progettazione del prodotto finito: noi siamo passati dalla pro- ceduta normale di presentazione dell’autorizzazione alla costruzione dell’impianto, del progetto di massima e del rapporto preliminare di sicurezza ad una situazione che l’APAT ha convalidato come diversa, quella cioè di presentare direttamente i progetti particolareggiati.

Quindi, noi avevamo cominciato il nostro lavoro preparando il rapporto preli- minare di sicurezza e il progetto di massima, me abbiamo dovuto modificare la no- stra specifica tecnica anche per l’affidamento dei lavori in conseguenza di questa decisione, per cui tutti i progetti che si realizzano attraverso l’ordinanza commissa- riale vanno in autorizzazione non più in base agli articoli 37 e 39 del decreto legisla- tivo 330, ma come progetto particolareggiato in base ad un altro articolo.

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Questo significa che la progettazione che prima doveva essere preliminare di- venta particolareggiata e quindi noi abbiamo dovuto modificare le specifiche tecni- che che noi dovevamo predisporre per l’affidamento entro giugno, che devono esse- re a questo punto per un progetto esecutivo definitivo.

E certi slittamenti sono dovuti anche alla normale istruttoria degli atti che sia- mo costretti a fare.

Massimo SCALIA (CTS)

Anche su questa storia della solidificazione c’è qualcosa che non mi convince, perché in sede di riunioni della Commissione Tecnico-Scientifica - non numerose, per la verità, anche perché poco numerosi sono gli atti da valicare - si è sempre ac- cettata l’idea che la cementazione di Eurex facesse in qualche modo da traino alla situazione Itrec del tutto analoga, se non addirittura simile.

Non riesco a capire, però, perché, mentre per la solidificazione ad Eurex sono previsti due anni, qui da marzo del 2006 al giugno del 2008, per la stessa questione, peraltro per un volume estremamente più ridotto di quello di Eurex, viene speso molto tempo in più.

Ora, se Eurex deve fare da apripista anche per la Trisaia, sarebbe bene che i tempi di programmazione degli interventi avessero una correlazione stretta con quelli di operatività alla Trisaia.

Il secondo punto è molto delicato, perché appunto nella breve vita della Com- missione di cui faccio parte io, rinnovata peraltro da pochi mesi, mi sembra che l’unico provvedimento importante che abbiamo preso in esame e validato conse- guentemente ad un’ordinanza emanata dal Generale come Commissario Delegato, è stato proprio quello del combustibile irraggiato.

Ora, io capisco che il termine “emergenza” è molto ambiguo ed induce in molti errori, però le domande che faceva la dottoressa Fortunato dovrebbero fare parte di un rapporto continuo tra ARPA regionale ed APAT nazionale, però sento con stupo- re che si sta ancora realizzando il protocollo, nonostante il fatto che l’ingegner Gio- vannelli aveva detto che anche senza protocollo ci poteva essere l’accesso diretto per gli operatori regionali in Trisaia.

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Vito DE FILIPPO

In Italia si muore di commissioni e di protocolli di intenti: sono la prima causa di morte nel nostro Paese!

Massimo SCALIA

Nella prima riunione che facemmo qui in Basilicata, il 31 luglio dell’anno scor- so, si parlava già dell’accesso dei tecnici dell’ARPA regionale alla Trisaia e se dopo un anno l’APAT sta ancora facendo il protocollo non so di che cosa, mi pare che siamo un po’ troppo italiani: si vadano a vedere queste cose!

Ma il problema non è tanto questo, quanto una certa confusione perché il pia- no di emergenza esterno che non ha niente a che vedere con questo tavolo, nel senso che è utilissimo parlarne, ma dovrebbe fare parte di una procedura ordinaria, mentre questo incontro dovrebbe essere dedicato ai compiti specifici nelle more dell’attuazione dell’ex decreto Scanzano convertito in legge, perché non c’è nessu- na attività di lungo respiro prevista da quel decreto.

Qui siamo riuniti soltanto in nome dell’emergenza che viene chiamata “secu- rity” e che potrebbe essere definita più nobilmente protezione fisica, più volgarmen- te paura di attentati, per capirci su quale sia l’ambito specifico e stretto di cui questo tavolo dovrebbe occuparsi.

Allora, come dicevo, l’unico atto significativo di cui siamo stati in qualche mo- do copratogonisti è stato questo del combustibile irraggiato, sul quale c’è una vicen- da complessa e lunga che adesso non sto a ricordare, ma dico brevemente che la strategia che fino a qualche anno fa si proponeva era quella dei cask e c’è stata la questione di un decreto fantasma che non ha mai visto la luce o nessuno l’ha mai conosciuto, che avrebbe dovuto sanzionare questa scelta strategica.

Io personalmente ritengo, come risulta da verbale, che sarebbe stata la miglio- re, ma nel corso del tempo, anche ovviamente in rapporto a certe prese di posizio- ne, mi sembra assunte all’unanimità da tutti i Presidenti delle Regioni italiane, la strategia è cambiata da deposito nei cask a rimozione ed allontanamento all’estero, con una serie di controindicazioni che secondo me esistono.

Insomma, se la preoccupazione è quella della protezione fisica da attentati, il discorso della rimozione attraverso l’invio all’estero sarebbe più rapida, stando alla tempistica che ci ha fornito la Sogin, rispetto ai cask, ma qui - e arrivo al nodo che riguarda la Basilicata – diciamo che è un po’ difficile da giustificare che si cominci a parlare di cask, magari più versatili e adatti sia al deposito che al trasporto, e si pre-

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veda un inizio nominale al 31 luglio 2005, come qui vedo scritto, quando questa questione dei cask ha già occupato la Sogin nella Commissione precedente, in quanto appunto la strategia che si sarebbe dovuta attuare era quella dei cask.

Quindi la Sogin, quale ente attuatore, avrebbe già dovuto predisporre una se- rie di valutazioni e di accordi perché il problema dei cask poteva essere quello della strategia nazionale.

E ancora di più doveva essere quella la strada da perseguire per la Basilicata, in quanto le trattative diplomatiche, cui ha fatto riferimento il Generale, sono nelle mani della volontà del Paese proprietario del combustibile irraggiato di Elk River, che si trova qui alla Trisaia; ora, lei giustamente non si è mai impegnato perché non le compete neanche, ma non credo che l’Ambasciatore italiano a Washington, né conseguentemente il Governo italiano possano prendere un impegno chiaro e pre- ciso dicendo che entro una certa data gli Stati Uniti sono disposti a procedere a questa operazione di ritiro.

Allora, in questa situazione che era chiarissima, perché appunto è molto com- plicato interferire con dinamiche di un livello internazionale di questo tipo, a me sembra che sarebbe stato doveroso, più che opportuno, predisporre non dico per gli altri siti, ma sicuramente per la Trisaia e per il combustibile irraggiato di Elk River, una strategia che prevedesse il deposito e trasporto nei cask.

E francamente esplicito ancor più le preoccupazioni segnalate dal Presidente della Regione, perché appunto si procede con molto ritardo rispetto a quello che sa- rebbe stato più che ragionevole attendersi, proprio se si ragiona in termini di emer- genza, protezione fisica e non dell’ordinaria urgenza, che ormai tutti gli impianti ita- liani hanno, ancorché spenti, perché stiamo andando in deroga da 20-30 anni e quindi diciamo che l’urgenza c’è per tutti.

Ma una cosa, appunto, è l’urgenza o i piani di emergenza, che attengono ad un confronto tra strutture regionali ed APAT, che io vorrei fosse ordinario e quotidia- no, altra cosa è la situazione delicata dell’emergenza, della protezione fisica e della security che, per quello che riguarda il combustibile irraggiato, trova a questo punto la situazione della Basilicata, se va bene, con un anno di ritardo rispetto alle altre situazioni, dove il combustibile irraggiato verrà rimosso.

Ma, sempre stando ai programmi, il combustibile irraggiato dovrebbe comin- ciare ad essere inviato all’estero a partire dal 2008, se non ricordo male, ma questo il Commissario ce lo confermerà, mentre qui, se tutto va bene, verrà messo nei cask il 31 agosto del 2009, quindi con oltre un anno di ritardo.

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Un’ultimissima cosa: per accelerare i tempi ho il sospetto che il Commissario dovrà emanare una sua ordinanza per la questione dei cask per la Trisaia.

Carlo JEAN

No, perché era già previsto da un’ordinanza.

Massimo SCALIA

Chiedo scusa, ma io sono entrato a far parte di una Commissione che in qual- che modo è un po’ diversa da quella che già esisteva e che già aveva rapporto con lei; quindi lei mi sta dicendo che, per quanto riguarda la scelta dei cask, c’è una sua ordinanza di carattere generale già emanata?

Carlo JEAN

Chiedo scusa, a quale decreto si riferisce?

Massimo SCALIA

Ad un decreto fantasma del Governo, che è stato citato in quasi tutti i docu- menti e che stabiliva appunto la strategia da adottare per quello che riguardava il combustibile irraggiato.

Carlo JEAN

Quel decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Massimo SCALIA

Certo, adesso! Cambiata la strategia, è stato pubblicato a dicembre un decre- to che prevede che si riprocessi all’estero: questo lo so pure io.

Ivo TRIPPUTI (Sogin)

Io sono responsabile della divisione impianti, nel cui ambito c’è anche l’area di disattivazione della Trisaia.

Chiaramente le due operazioni, di Eurex e di Trisaia sono parallele, quindi noi cerchiamo di utilizzare tutte le sinergie possibili per risparmiare tempo per Itrec, pe- rò bisogna anche dire che la natura dei due liquidi è molto diversa, quindi ci sono

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alcune operazioni, come quella della qualificazione della matrice cementizia e quella dello stesso impianto, che sono sostanzialmente diverse.

E purtroppo i tempi necessari per la realizzazione di questi impianti non sono proporzionali alla quantità di liquido da trattare, per cui per tre metri cubi o per cento metri cubi i tempi non sono molto differenti, tranne per quanto riguarda il lasso di tempo di trattamento, ma non per la realizzazione dell’impianto.

Massimo SCALIA

Se posso essere ancora più schietto, non vorrei che si verificasse di nuovo, conoscendo la situazione passata e il programma Cora, che qualche bell’ingegno pensasse di introdurre elementi di tecnologia nazionale, perché altrimenti saremmo proprio alla risata spinta.

Ivo TRIPPUTI

No, è proprio compito della Sogin cercare di trovare la tecnologia più sicura, più disponibile, ed evitare qualunque salto nel buio utilizzando tecnologie magari in linea di principio più attraenti e migliori, ma tutte da dimostrare.

Quindi, anche la scelta di Eurex è stata fondamentalmente basata su concetti di questo tipo e lo stesso discorso vale anche ovviamente per Itrec.

Carlo JEAN

Vorrei aggiungere che, relativamente alla proprietà degli elementi solidi di I- trec, a quanto risulta nella causa che è stata fatta dall’Enea a suo tempo con il Go- verno americano perché riconoscesse la sua proprietà, quest’ultimo ha tirato fuori una lettera dell’Enea in cui si ringraziava per il regalo fatto, per cui gli americani so- stengono che la proprietà è nostra.

Di conseguenza la questione non è più di carattere giuridico, ma di carattere politico e per questo non può essere trattata se non tramite i canali politici, attraver- so i negoziati in cui io do una cosa a te e tu dai una cosa a me.

Ivo TRIPPUTI

Se posso aggiungere due parole sui cask veri e propri, vorrei dire che ricordo che Sogin è intervenuta sul sito di Itrec ad agosto 2003 e a quell’epoca c’era un contratto che era stato avviato da Enea per la fornitura di cask, che a nostro avviso

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non presentava tutte le caratteristiche di sicurezza che noi avevamo concordato con APAT per il progetto di cask per l’altro combustibile.

Quindi noi abbiamo dovuto concordare la chiusura del vecchio contratto e la discussione tecnica per il miglioramento di questi cask: tanto per fare un esempio, non era prevista la caduta di un aereo sui cask, mentre adesso è prevista, avevano un solo sistema di chiusura e noi abbiamo chiesto un doppio sistema di chiusura, e in più i materiali sono stati modificati.

Quindi noi abbiamo dovuto concordare la modifica del vecchio progetto Enea, perché le radiazioni gamma sono particolarmente potenti e noi abbiamo ritenuto op- portuno migliorare la sicurezza, anche ordinando due cask invece di uno.

Mario DI MATTEO

(Consigliere del Comune di Rotondella)

Sono Consigliere Comunale, delegato dal Sindaco di Rotondella a seguire le vicende dei rapporti con la Sogin e con l’Enea, per motivi di ordine di pubblica sicu- rezza e, a nome dell’intero Consiglio Comunale, intendo portare il saluto del Comu- ne di Rotondella al presidente Vito De Filippo.

Recentemente abbiamo avuto modo di discutere all’interno del Consiglio Co- munale della convenzione che noi abbiamo fatto con il professor Tabet, che provie- ne dall’Istituto Superiore di Sanità, è da due anni in pensione e siamo stati contenti che abbia acconsentito a darci una consulenza sui nostri rapporti su queste que- stioni.

Noi abbiamo fatto questa convenzione per due motivi fondamentali: il primo è che, come Comune, acquisiamo le informazioni del cronoprogramma in questa se- de, per cui ci fa estremamente piacere partecipare al tavolo della trasparenza, ma alcune attività del cronoprogramma hanno poi bisogno delle competenze comunali e, nel momento in cui andiamo a mettere in atto queste competenze, abbiamo biso- gno anche noi di una consulenza scientifica.

L’altro motivo per cui abbiamo fatto questa convenzione è che, come potete immaginare, abbiamo un particolare rapporto con la nostra popolazione, per cui, grazie al professor Tabet, ci garantiamo il rapporto scientifico con l’ente che deve intervenire, cioè la Sogin, ma soprattutto ci assicuriamo la possibilità di divulgare e- lementi scientifici alla nostra popolazione.

Per quanto riguarda eventuali ritardi, io sono d’accordo con l’orientamento del presidente De Filippo circa la necessità di non rimandare ulteriormente le scadenze

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previste nei cronoprogrammi, però avverto anche la necessità di sottolineare che, per quanto riguarda le nostre competenze negli atti amministrativi, crediamo di es- sere stati veloci e di non aver creato ostacoli nei ritardi.

C’è anche da dire che la Sogin, di fronte al fatto di poter scegliere se seguire la procedura ordinaria o quella straordinaria, ha scelto di seguire la procedura ordi- naria e questo è da apprezzare, perché altrimenti i meccanismi dell’urgenza le a- vrebbero consentito di superare qualsiasi competenza territoriale.

Vito DE FILIPPO

Ringrazio il rappresentante del Comune di Rotondella e, se non ci sono altre richieste di intervento, vorrei sottolineare che, a quanto pare, la scienza e la tecnica non sempre hanno spazi valutativi netti, mentre io pensavo che fosse una prerogati- va della filosofia quella di avere una distinzione di opinioni, ma ho visto che nel col- loquio fra i tecnici permangono diversità valutative anche su questioni scientifiche.

In sostanza chiuderei questo incontro segnalando a voi – e poi lo farà anche a chi ha la competenza politica in materia - la preoccupazione costante e permanente per una dilazione dei tempi sull’attività che si deve svolgere con grande determina- zione. Al di là degli sforzi che voi segnalate, io rimango comunque preoccupato di questa tempistica e sarò attento a monitorarla, a verificarla e a segnalarla anche al Governo nazionale se ci sono elementi che suggeriscono di farlo.

Noi su questa questione, proprio perché è cambiata anche l’atmosfera a livello nazionale ed internazionale, siamo oltre modo preoccupati e quindi staremo costan- temente sulla palla, come si suol dire, perché reputiamo che la questione dei tempi sia fondamentale.

Quindi io chiudo l’incontro, mi consentirete di dirlo con molto rispetto, con grande insoddisfazione, nel senso che, almeno a caldo, ma poi faremo una valuta- zione più tecnica, non reputo giustificative le argomentazioni sui tempi che voi avete addotto e anche sulla questione finanziaria mi preoccuperò di fare una valutazione per verificare se è il caso di richiedere iniziative nazionali, perché nei momenti più difficili si trovano risorse per tutti e mi pare strano che il nostro Paese, su un argo- mento così delicato, in questa circostanza, in questo momento, non trovi risorse suf- ficienti da mettere a disposizione degli organi competenti per procedere.

Quindi vi ringrazio per la disponibilità e anche per il modo garbato e civile con il quale abbiamo interloquito – ma ritengo che sarà sempre così - però io sono in-

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soddisfatto sostanzialmente sulla tempistica, che è dilazionata, e questo lo farò pre- sente anche al Governo nazionale.

Si è fatto riferimento all’ordinanza 3267 che nella narrativa prevedeva pun- tualmente questo obiettivo di trasferire in altra sede i rifiuti ed è un obiettivo che ve- do ancora di più dai contorni sfumati, e su questo argomento siamo ancora di più preoccupati, ma non è forse materia di questo tavolo. Noi, comunque, ci attiveremo affinché anche quell’obiettivo si possa raggiungere in termini ravvicinati e con la conclusione che noi ci auguriamo come Regione.

Vi ringrazio.

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