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Gioacchino Volpe e Benedetto Croce. Amici per la storia e avversari per la politica

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Gioacchino Volpe e Benedetto Croce. Amici per la storia e avversari per la politica

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G i o a c c h i n o V o l p e e Benedetto Croce. Amici per la storia e avversari per la politica 29 NOVEMBRE 2021

| di Dino Messina shadow di Gerardo Nicolosi "La storia ci unisce e la realtà politica ci divide, un poco".

Lettere di Gioacchino Volpe a Benedetto Croce 1900- 1927 che compare nella c o l l a n a M i n i m a S t o r i o g r a f i c a . P i c c o l a Biblioteca di "Nuova Rivista Storica", edita dalla Società E d i t r i c e D a n t e A l i g h i e r i (acquistabile anche sul sito https://www.societaeditrice dantealighieri.it/minima- storiografica/1882-la-storia- c i - u n i s c e - e - l a - r e a l t a - p o l i t i c a - c i - d i v i d e - u n - poco.html), è il titolo del volume curato da Eugenio Di Rienzo che raccoglie più d i o t t a n t a l e t t e r e c h e testimoniano la vicinanza scientifica e la stima umana che legarono per anni due tra i più grandi intellettuali italiani del «Secolo breve».

Come si legge nella densa introduzione al volume, si trattò di un'amicizia che però non resse alla prova

della politica, quando, dopo il 1925, Croce e Volpe si ritrovarono sugli opposti lidi d e l l ' a n t i f a s c i s m o e d e l f a s c i s m o . A n c h e n e l l a t e m p e r i e d e l l a G r a n d e Guerra, l'interventista Volpe aveva scritto al neutralista Croce di una realtà politica c h e l i s t a v a d i v i d e n d o , mentre l'amore per la storia li teneva uniti, ma dopo il delitto Matteotti la frattura diventava insanabile. Come l o s t e s s o D i R i e n z o h a ricostruito nel suo recente Benedetto Croce. Gli anni del fascismo (Rubbettino, 2021) dopo aver votato la fiducia al governo Mussolini d u r a n t e l a c r i s i parlamentare susseguente l ' o m i c i d i o M a t t e o t t i , i l filosofo passò decisamente all'opposizione, diventando da quel momento il punto di r i f e r i m e n t o p e r t u t t o l'antifascismo italiano. Al contrario, Volpe ebbe un percorso tutto interno al r e g i m e , s v o l g e n d o u n i m p o r t a n t e r u o l o intellettuale e rimanendo sicuramente fedele ad esso, e m o l t o s p e s s o n o n

perfettamente allineato con l e d i r e t t i v e d i P a l a z z o Venezia soprattutto dopo il 1941. Lo storico e il filosofo furono su posizioni opposte, in seno a quella vera e p r o p r i a d i a s p o r a c h e interessò gran parte del m o n d o d e l l a c u l t u r a italiana. La tesi di Di Rienzo è che si trattò dunque di frattura sostanzialmente p o l i t i c a , s e b b e n e C r o c e avesse fatto di tutto per farla passare per un dissidio che interessava due diverse concezioni storiografiche (indicativa è l'ultima lettera di Croce pubblicata, datata 28 agosto 1927), criticando duramente la produzione dell'amico ora divenuto un avversario, da distruggere a n c h e s u l p i a n o i n t e l l e t t u a l e . I l f i t t o carteggio dimostra proprio una grande disparità di giudizio tra i tempi in cui nasceva la collaborazione, q u a n d o C r o c e r i t e n e v a V o l p e u n o d e i m i g l i o r i s t o r i c i d e l l a s u a generazione, e gli anni del fascismo. Una lettera di Croce del 19 gennaio del

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1 9 0 5 è e l o q u e n t e d e l l ' a p p r e z z a m e n t o d i C r o c e : C a r o V o l p e , v i rinnovo la preghiera già datavi. La Critica s'intitola r i v i s t a d i l e t t e r a t u r a , filosofia e storia. Ora se alla f i l o s o f i a e l e t t e r a t u r a provvediamo abbastanza il Gentile ed io, la storia è s t a t a f i n o r a u n p o ' trascurata. Né mi è facile t r o v a r e c o l l a b o r a t o r i intonati al nostro modo di p e n s a r e . M a v o i s i e t e perfettamente nel nostro o r d i n e d ' i d e e : rappresentate quell'indirizzo di studi storici che bisogna far prevalere in Italia pel decoro del nostro Paese e p e r l a s u a p o s i z i o n e s c i e n t i f i c a r i s p e t t o a l l ' e s t e r o . V o i p o t e t e dunque aiutare a colmare la l a c u n a . B a s t e r à c h e m i mandiate 4 o 5 articoli l'anno, tra recensioni e v a r i e t à , c o n c e r n e n t i problemi generali di storia, e t u t t o s a r à i n r e g o l a . Contiamo dunque su di voi.

Come spiega Di Rienzo, Volpe era in quella fase l'unico analista del passato c h e , s u l l e o r m e d e l l a Memoria di Croce e del Saggio di Labriola, entrambi del 1896, aveva recepito la revisione del materialismo storico, tramutandolo in

« m e t o d o c r i t i c o » , e r i f i u t a n d o n e l a trasformazione in «filosofia della storia» (come per un t r a t t o e r a a c c a d u t o a Gentile) o in «semplicismo

s o c i o l o g i c o » ( c o m e e r a successo ad Achille Loria, G i n o A r i a s , G a e t a n o Salvemini). Da parte sua Volpe nel 1907 riconosceva l'apporto fondamentale del direttore de «La Critica» per a v e r i n t r o d o t t o « i l c o n v i n c i m e n t o d e l l a imprescindibile necessità di mettere un fondo solido di c o l t u r a e d i r i c e r c h e economiche a base di ogni seria trattazione di fatti s o c i a l i : e c i ò , i n d i p e n d e n t e m e n t e d a qualunque concezione rigida di materialismo storico che i l L a b r i o l a , a f o r z a d i r e v i s i o n i e r i d u z i o n i e temperamenti, intendeva m o l t o a s u o m o d o » , i n s e c c a a l t e r n a t i v a « a l l e formule, agli schemi, da qualunque parte venissero, di filosofi, sociologi, storici».

Di Rienzo riporta poi un importante passo di Croce risalente al 1920, in cui si esprimeva in questi termini:

La seria opera storiografica si manifestò veramente in a l c u n i s t u d i o s i ; c h e f o r m a r o n o c o m e u n a s c u o l a , u n a s c u o l a , c h i a m a t a p o i " s c u o l a economico giuridica" ed erano giovani educatisi agli studi storici tra il 1890 e il 1900, e tutti o quasi tutti, da più al meno, infervorati pel socialismo, e che tutti ricevettero dalla dottrina del materialismo storico profonda impressione, la quale rimase determinante per la loro vita mentale.

Passione politica e una certa tal quale filosofia tra materialistica e dialettica si congiunsero in costoro con l'abito del ricercatore e filologo, e ne venne fuori un tipo nuovo, conforme ai nuovi tempi. Per vigore d'ingegno, calore d'animo e d o t i d i s c r i t t o r i , i l p i ù notevole della scuola è il Volpe. Per egli, ciò che è reale, non è già l'astratto elemento, ma il processo del quale esso è un fluido momento, e nemmeno mai i l m o m e n t o d o m i n a n t e , perché quel che domina d a v v e r o è i l p r o c e s s o stesso. Onde a ragione il Volpe, pur adoperando la parola "causa", non vuol sapere di "cause uniche", ma s'immerge nella varietà considerando il "Comune"

medioevale come niente a l t r o c h e u n n o m e c o l l e t t i v o , c h e d e s i g n a f o r m e s v a r i a t e e m o d i svariati di formazione, dei quali è perfino arduo dare u n a c l a s s i f i c a z i o n e p e r sussidio all'ordinamento e all'uso della massa dei fatti.

Le indagini dell'Einaudi, del P r a t o e d i a l t r i s u l l a economia, le finanze e la società piemontese al finire del Settecento, gli fanno e s c l a m a r e c o n soddisfazione: "Non più ci ronzano all'orecchio le rime o b b l i g a t e d e l v e c c h i o s o n e t t o : p r i v i l e g i d e l l a n o b i l t à e d e l c l e r o ; oppressione della piccola e media proprietà sotto il

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peso degli oneri feudali ed ecclesiastici; gravezze e sperequazioni tributarie e n o r m i ; o d i o s a p o l i t i c a e c o n o m i c a d e l l o S t a t o ; ardore di liberà e desiderio d i f f u s o d i r a d i c a l i innovazioni, e simili"; ma si delinea, alfine, la genuina, la particolareggiata realtà:

che le oppressioni, se mai, e r a n o c o m p i u t e d a g l i a f f i t t u a r i d i t e r r e , e insomma dalla borghesia, a d a n n o n o n m e n o d e l l a n o b i l t à c h e d e l contadiname, e da ciò il favore che i ceti borghesi d e t t e r o p r e s t o a l l a rivoluzione di Francia e il disfavore e la resistenza delle altre due classi. Il quale amore pel particolare e preciso si manifesta nel V o l p e a n c h e i n f o r m a polemica, nelle critiche che muove alla "geometria" e al

"formulario", al "giuoco d e l l e r i g i d e c a t e g o r i e economiche", esaminando l ' o p e r a d e l l ' A r i a s s u i C o m u n i , o q u e l l a d e l Caggese. Il lungo e proficuo sodalizio intellettuale fu messo in crisi dal trionfo del fascismo, nonostante Volpe avesse fornito quel modello di «storia generale» che - sostiene Di Rienzo - dopo il 1 9 4 5 f u a s s u n t o c o m e principio ispiratore non solo dalla storiografia liberale (e qui il riferimento d'obbligo è a R o s a r i o R o m e o ) , m a a n c h e d a l l a c o s i d d e t t a

«sinistra storiografica»:

Aldo Romano, Luigi Dal

Pane, Giorgio Candeloro, Renato Zangheri, Gastone Manacorda, Giorgio Spini, Rosario Villari, Mario Mirri, Marino Berengo e perfino Ernesto Ragionieri. Nella interpretazione del curatore dunque è solo il fascismo la causa della disparità del giudizio tra il Volpe del 1922, del 1923, del 1924, e il Volpe del 1925, del 1926, del 1927, quando il filosofo prese definitivamente atto d e l c o n s o l i d a r s i d e l l a d i t t a t u r a . S e i l p r i m o giudizio esaltava il Volpe

«liberale», sia pure nella v e r s i o n e « n a z i o n a l - liberale», studioso di punta della nuova storiografia italiana, l'altro, invece, a c o n d a n n a v a i l V o l p e

«fascista», «considerato poco meno che un vecchio r e s i d u o d i q u e l l a s t o r i o g r a f i a e c o n o m i c o - g i u r i d i c a , c o r r e t t a e peggiorata dall'apporto di Heinrich von Treitschke e degli altri teorici tedeschi dello Stato potenza - autori per altro estranei a Volpe con i quali Croce, invece, aveva a lungo flirtato - che il trionfo della storiografia i d e a l i s t i c a , n e l l a s u a v a r i a n t e e t i c o p o l i t i c a , avrebbe dovuto seppellire nella terra sconsacrata degli p s e u d o c o n c e t t i » . I n u n numero de «La Critica» del 1 9 2 9 , c o s ì , i n f a t t i , s i e s p r i m e v a C r o c e : N e l Medioevo tanto moto senza posa del Volpe, invece di far s e n t i r e l a p o t e n z a d e l

pensiero e della volontà u m a n a , l a s c i a un'impressione deprimente, come di forza impulsiva e soverchiante. Le medesime osservazioni sarebbero da ripetere per l'altro libro recente del Volpe, la storia dell'Italia dall'ultimo mezzo secolo, nella quale, come d i c e i l t i t o l o , L ' I t a l i a cammina; ma non pensa, non sogna, non medita, non si critica, non soffre né g i o i s c e : c a m m i n a . L e t r a s f o r m a z i o n i m o r a l i e culturali, i problemi e le soluzioni della filosofia, le espressioni della poesia e della letteratura, le ragioni dei dibattiti circa la politica e le forme politiche, queste, e le altre cose come queste, r i m a n g o n o e s t r a n e e a l l ' a u t o r e . L o s t e s s o concetto nazionalistico, al quale par che il Volpe voglia attenersi, non diventa il suo proprio e intimo criterio, e magari il suo fanatismo, nel q u a l c a s o , s e n o n u n a storia, si sarebbe avuta una favola più o meno bella; chi egli prende all'incirca e con temperamenti, e non con l'assolutezza del sistema o della passione. Se il Volpe, c h e m o s t r a v a t a l u n e a t t i t u d i n i d i s t o r i c o , sforzandosi di uscire dal materialismo storico e dalla scuola economico- giuridica, si è cacciato in una via che lo rimena sostanzialmente al materialismo storico, non c r e d i a m o c h e c i s i a d a s p e r a r e m o l t o c h e d a

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uomini educati a quel modo possa venire, per potenzia mento o per crisi, la nuova s t o r i o g r a f i a o l a collaborazione alla nuova storiografia: tanto più che e s s i r i c e v e t t e r o q u e l l a dottrina bella e fatta, come un canone da applicare, e n o n s i p r o v a r o n o a ripensarla filosoficamente, aprendo l'adito nelle loro m e n t i a i d u b b i e a l l e e v e n t u a l i e v e r s i o n i e s o s t i t u z i o n i . I l n u o v o pensiero storico italiano li lascia, dunque, indietro come prove di un indirizzo fallito. Giudizio «ingiusto e tendenzioso», secondo il c u r a t o r e , c h e p o r t a a suffragio della sua tesi anche testimonianze coeve, e che faceva parte di una

« s t r a t e g i a d e m o l i t o r i a m e s s a i n a t t o c o n accanimento da Croce, della quale sarebbe possibile citare molti episodi noti e meno noti». A riprova della distanza esistente tra i due i n t e l l e t t u a l i , s i l e g g e nell'introduzione che nel 1939, il filosofo prendeva addirittura a pretesto un breve intervento di Volpe nell'ambito dei «Giovedì della Poesia» di Sanremo, poi trascritto forse anche in m a n i e r a i m p r e c i s a s u l

«Meridiano di Roma», in cui, oltre a rammentare qualche ricordo di infanzia, si affrontava il tema del rapporto tra poesia e storia - «anche lo storico come il p o e t a d e v e a v e r e u n a

visione o un concetto della vita, una interpretazione del mondo» scriveva Volpe - e che si concludeva con un

« m a l a c c o r t o a c c e n n o r e l a t i v o a l l a r i n a s c e n z a poetica dell'Italia fascista».

Secondo Di Rienzo, difficile n o n v e d e r e i n q u e l l ' i n t e r v e n t o u n riferimento elogiativo alla p o e s i a d i U n g a r e t t i , d i M o n t a l e , a l l a s t a g i o n e dell'ermetismo, che, come noto, Croce aveva ignorato e c h e p o i l i q u i d e r à i n maniera stroncatoria, così c o m e a t t e s t a u n s u o g i u d i z i o t r a t t o d a i

«Quaderni della "Critica"»

del 1948, Intorno all'uso e a b u s o d e l c o n c e t t o d i

"simbolo" nel giudizio della p o e s i a ) , i n c u i e s p r e s s a m e n t e C r o c e s c r i v e v a d i

« c i a r l a t a n e s i m o » e d i

«morbosa fissazione» e di

«una malattia dei tempi nostri, che è trascorsa dal Rimbaud al Mallarmé, ai q u a l i o g g i s i u n i s c e un'infilzata di nomi francesi, italiani e tedeschi, che non trascrivo perché non voglio offendere ne irridere uomini che stimo illusi, tra i quali c'è perfino qualche mio amico personale». Ma il p u n c t u m d o l e n s d e l l a questione era quanto Volpe aveva scritto sul rapporto tra poesia e storia, così infatti si intitolava la nota apparsa sulla «La Critica»

del 1939, in cui Croce si spendeva in un severissimo

giudizio, chiedendosi: se l ' a u t o r e d i q u e s t a conferenza sia il medesimo Prof. Volpe, che, in un tempo ancora lontano, ebbi a questa rivista contributore d i s a g g i s t o r i c i , a l l o r a , secondo il tempo, notevoli e p r e g e v o l i e r i c c h i d i speranza; e, posto che sia il medesimo, come mai sia avuto il disgregamento di c e r v e l l o , e p e r s i n o d i eloquio, che da parecchi anni si avverte nel suo stracco lavorare e che si mostra aperto, e direi senza ritegno, nelle pagine che abbiamo esaminate? Ma è una domanda alla quale s a r e i i m p a c c i a t o a r i s p o n d e r e , p e r c h é m i f a r e b b e r a v v o l g e r e i n congetture. Il fatto resta quello che è, non senza tristezza del riguardante.

Toni accesi che a Di Rienzo ricordano la rottura con Gentile, che a proposito di Croce scriveva nel 1941 della sua inclinazione a considerare gli avversari come «fantocci che hanno perduto ogni carattere di umanità», tanto da essere esposti al ludibrio senza neppure quella «elementare simpatia onde ogni uomo guarda sempre ad un altro uomo». Nel luglio del 1939 tuttavia Volpe rispondeva a C r o c e c o n u n a l e t t e r a inviata al «Meridiano di Roma», lettera, precisa Di Rienzo, «da dove era ormai s c o m p a r s o o g n i r i n c r e s c i m e n t o p e r l a

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perdita di un rapporto, ieri forte e di intima intesa, ma ormai finito e malamente finito». Così Volpe: Potrei chiedere al critico: valeva la pena di sciupare quasi due pagine di una rivista come la Critica, che, così sottile c o m e è , l o s p a z i o n o n dovrebbe sciuparlo, per menar la ferula su le spalle di un povero untorello come sono io in fatto di poesia, filosofia, critica, estetica? È stato generoso attaccar l'avversario sopra un campo in cui egli è entrato quasi p e r g i u o c o , m e n t r e s i p o t e v a a t t a c c a r l o - e l'occasione non mancava- in altro campo che è a lui più familiare e proprio in quello d o v e v e r a m e n t e e g l i p o t r e b b e m i s u r a r s i , difendersi e offendendo? Ma preferisco rispondere alla ingenerosità mia: sì, il testo che Croce ha avuto sotto gli occhi, meritava, qua e là, qualche interrogativo ed esclamativo (vuol dire che poi il Croce vi ha aggiunto un po' di spirito sofistico, un po' di buona volontà di dimostrare che nell'Italia di oggi ogni nobile attività spirituale è in decadenza, un po' di gusto di sfottere qualcuno, per esempio me, anzi me più di altri, e ne sono venute fuori le quasi due pagine della Critica).

Perciò, ecco, al posto di un testo raffazzonato, il testo vero, salve, naturalmente, le differenze fra ciò che si dice quasi a braccio e ciò

che poi si mette in ordine su la carta. Non che io desideri e ancor meno speri con ciò di placare il mio c e r b e r o e i n d u r l o a r a l l e n t a r e l a p r e s a . U n c r i t i c o c o m e l u i n o n s i t r o v e r à i m b a r a z z a t o a dimostrare, sì a dimostrare, che l'è pezo el tacon ch'él buso. Ma se sciocchezze hanno proprio da essere, s i a n o s c i o c c h e z z e m i e , veramente dette da me e come le ho dette io. E dopo c i ò , n o n a v r e i a l t r o d a a g g i u n g e r e : s e n o n ringraziar Voi dell'ospitalità, chiedere perdonanza al Re della critica e dire "non lo faccio più". Ma prima di c h i u d e r e e r i n g r a z i a r v i , voglio cercar di rispondere a due domande che Croce si fa o fa altrui, suggerite da nobile interessamento per la mia modesta persona: il prof. Volpe che scrive oggi qual che scrive è quello stesso prof. Volpe che, "in tempo lontano", egli, Croce, ebbe collaboratore della sua rivista? E se è la stessa persona, come si spiega "il disgregamento di cervello, e persino di eloquio" che da tempo si avverte in lui, nel suo "stracco lavorare?".

Facile è la risposta alla p r i m a d o m a n d a : s ì , è proprio la stessa persona, c o n i n p i ù u n a c e r t a coscienza di non avere, da allora, perso proprio il suo t e m p o . P i ù d i f f i c i l e è rispondere alla seconda. Ma qualche lume può venire da

una semplice constatazione d i f a t t o . I l m i o

"disgregamento" è di data recente. Il "tempo lontano"

i n c u i e r o u n b r a v o e promettente figliolo, non è p r o p r i o t a n t o l o n t a n o . Ancora nel 1921 o 1922, la mia collaborazione, non che accettata, era gradita e sollecitata. Poi comincia il disgregamento. Quella data può suggerire qualcosa. Il disgregamento cresce - e n e e b b i s u b i t o l a s e g n a l a z i o n e d a p a r t e dell'ottimo Croce- dopo il 1928 o 1929, cioè dopo che io consumai quello che i suoi amici - relata refero - g i u d i c a r o n o i l m i o

"tradimento" verso di lui, dopo la critica del resto assai temperata, alla sua Storia d'Italia, intendo dire agli ultimi capitoli, che a me p a r v e r o c h i u s i a d o g n i intelligenza dell'Italia di dopo guerra e, per riflesso, di prima guerra. Ed è certo c h e , c o l t e m p o , q u e s t o disgregamento crescerà. E c r e s c e r à , n o n c ' è d a dubitarne, nelle proporzioni stesse in cui crescerà il disfacimento di Croce, del r e s t o a s s a i a v a n z a t o , nonostante i grossi tomi. Un d i s s i d i o c h e t r o v a u n momento di parziale, ma s o l o p a r z i a l e , ricomposizione nella lezione tenuta da Croce nel 1950 d a v a n t i a g l i a l l i e v i dell'Istituto Italiano di Studi Storici di Napoli, in cui spiegava il motivo del suo

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rifiuto di soffermarsi sulla storia d'Italia degli ultimi vent'anni, un passo che contiene forse l'essenza stessa della storiografia di matrice liberale. Parole di C r o c e e r e l a t i v a annotazione a margine di Volpe, che sono tutte da leggere e da meditare In quella conferenza, Croce sosteneva, a proposito della s u a i n d i s p o n i b i l i t à a redigere una storia d'Italia dell'ultimo ventennio, che:

«se a un simile lavoro mi fossi risoluto o se potessi m a i r i s o l v e r m i , s i s t i a tranquilli che non dipingerei mai un quadro tutto in nero, tutto vergogne ed orrori, e poiché la storia è storia di quel che l'uomo ha prodotto di positivo, e non un catalogo di negatività e d ' i n c o n c l u d e n t e pessimismo, toccherei del m a l e s o l o p e r a c c e n n i n e c e s s a r i a l n e s s o d e l racconto, e darei risalto al bene che, molto o poco, allora venne al mondo, o alle buone intenzioni e ai tentativi, e altresì renderei giustizia aperta a coloro che si dettero al nuovo regime, mossi non da bassi affetti, ma da sentimenti nobili e g e n e r o s i , s e b b e n e n o n sorretti dalla necessaria critica, come accade negli spiriti immaturi e giovanili».

I n m a r g i n e a l p a s s o d i questa lezione (riprodotto nella raccolta Storiografia e idealità morale), Gioacchino V o l p e , v e r g a v a q u e s t a

frase: «E' che altro è "fare la storia"?»

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