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2 Inquadramento territoriale

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Academic year: 2021

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2.1 Il corridoio di studio

Il progetto viene a collocarsi in un corridoio di circa 12 km per 2 km, a nord-est della città. Passando tangenzialmente al capoluogo fiorentino, va a collegare la zona di Castello, dove giunge l’autostrada A11 (Firenze mare), con il ponte di Varlungo che permette l’immissione sulla A1 (autostrada del sole Milano-Napoli). Il territorio attraversato è prevalentemente collinare e presenta alcuni corsi d’acqua tra cui spiccano il torrente Terzolle ed il torrente Mugnone.

Dal punto di vista amministrativo il corridoio di studio si trova nell’ambito di competenza della Regione Toscana, della sola Provincia di Firenze, dell’area metropolitana fiorentina. Riguarda principalmente il comune di Firenze, iniziando nei pressi del comune di Sesto Fiorentino, attraversando solo in piccola parte il comune di Fiesole (per circa 4 km) e terminando nelle vicinanze del comune di Bagno a Ripoli. L’area d’intervento è quella del bacino del fiume Arno.

2.2 Aspetti caratteristici del corridoio

Vengono di seguito illustrate, in maniera non dettagliata, gli aspetti caratteristi del corridoio preso in esame.

2.2.1 Geologia

Il quadro geologico generale riportato è stato condotto dal Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università degli Studi di Firenze. Tale sezione è tratta dalla Relazione relativa agli “Studi geologici relativi alla fattibilità di un nuovo asse stradale primario, da svilupparsi prevalentemente in galleria, a nord della città di Firenze”, oggetto di uno specifico Contratto di Ricerca stipulato in data 23/9/2005 tra il Comune di Firenze, Direzione Urbanistica e l’Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Scienze della Terra.

“La zona di interesse si sviluppa lungo l’appoggio nord-orientale dei terreni fluvio-lacustri plio-pleistocenici di riempimento del bacino di Firenze e sul substrato litoide costituito dalla Formazione di Sillano e dal Macigno.

La zona di interesse è caratterizzata della gradinata delle faglie di Fiesole che costituiscono la “master-fault” del bacino; altre faglie trasversali segmentano e dislocano a varie altezze i vari blocchi fagliati risultanti.

Il riempimento sedimentario del bacino di Firenze è caratterizzato da depositi alluvionali recenti ed antichi dell’Arno e dei suoi affluenti,che poggiano con limiti erosivi su depositi fluvio-lacustri plio-pleistocenici prevalentemente argillosi.

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passaggi latero/superiori variamente articolati e distribuiti. Il bacino di Firenze-Prato-Pistoia (

depressione tettonica (DAINELLI, 1936; AZZAROLI & CITA, 1967; MERLA et al., 1967) sede di sedimentazione fluvio-lacustre a partire dal Pliocene (AMBROSETTI et al., 1978; BARTOLIN

BARTOLINI et al., 1983; BRIGANTI et al., 2003), quando il fronte estensivo legato all’apertura del Tirreno (ELTER et al., 1974; BOCCALETTI et al., 1985; 1995) ha raggiunto la futura area fiorentina smembrando per mezzo di una serie di faglie normali ad andament

tettonico compressivo preesistente.

Figura 10 Sinossi dell’evoluzione Plio

Le colline del Cionfo e di San Domenico (150m s.l.m.), così come parte di quelle di Bagno a Ripoli, sono costituite dai depositi continentali lacustri “Villafranchiani” (DAINELLI, 1936; AZZAROLI & CITA, 1967; MERLA et al., 1967; CAPECCHI et al., 1977), mentre le restanti colli

rocciose che costituiscono il substrato litoide del bacino; la zona pianeggiante cittadina (45÷60m s.l.m.) è costituita invece dalle alluvionali recenti del fiume Arno e dei suoi affluenti.

Il substrato litoide affiora sui rilievi di Fiesole e di Monte Rinaldi a partire da 150m s.l.m. fino alle quote sommitali di circa 300m s.l.m., con assetto a monoclinale immergente di valori medi (20°÷30°) verso nord, ed è costituito dal Macigno, membro Modino (COLI et al., 2003) della

passaggi latero/superiori variamente articolati e distribuiti.

Pistoia (Fig 9) si è individuato a partire dal Pliocene Superiore come depressione tettonica (DAINELLI, 1936; AZZAROLI & CITA, 1967; MERLA et al., 1967) sede di sedimentazione lacustre a partire dal Pliocene (AMBROSETTI et al., 1978; BARTOLINI & PRANZINI, 1979; 1981; 1988; BARTOLINI et al., 1983; BRIGANTI et al., 2003), quando il fronte estensivo legato all’apertura del Tirreno (ELTER et al., 1974; BOCCALETTI et al., 1985; 1995) ha raggiunto la futura area fiorentina smembrando per a serie di faglie normali ad andamento appenninico (NW-SE) ed immergenti verso SW, l’edificio tettonico compressivo preesistente.

Sinossi dell’evoluzione Plio-Pleistocenica dell’area fiorentina .

e di San Domenico (150m s.l.m.), così come parte di quelle di Bagno a Ripoli, sono costituite dai depositi continentali lacustri “Villafranchiani” (DAINELLI, 1936; AZZAROLI & CITA, 1967; MERLA et al., 1967; CAPECCHI et al., 1977), mentre le restanti colline sono impostate sulle formazioni rocciose che costituiscono il substrato litoide del bacino; la zona pianeggiante cittadina (45÷60m s.l.m.) è costituita invece dalle alluvionali recenti del fiume Arno e dei suoi affluenti.

i rilievi di Fiesole e di Monte Rinaldi a partire da 150m s.l.m. fino alle quote sommitali di circa 300m s.l.m., con assetto a monoclinale immergente di valori medi (20°÷30°) verso nord, ed è costituito dal Macigno, membro Modino (COLI et al., 2003) della Falda Toscana datato Oligocene ) si è individuato a partire dal Pliocene Superiore come depressione tettonica (DAINELLI, 1936; AZZAROLI & CITA, 1967; MERLA et al., 1967) sede di sedimentazione I & PRANZINI, 1979; 1981; 1988; BARTOLINI et al., 1983; BRIGANTI et al., 2003), quando il fronte estensivo legato all’apertura del Tirreno (ELTER et al., 1974; BOCCALETTI et al., 1985; 1995) ha raggiunto la futura area fiorentina smembrando per ed immergenti verso SW, l’edificio

Pleistocenica dell’area fiorentina

e di San Domenico (150m s.l.m.), così come parte di quelle di Bagno a Ripoli, sono costituite dai depositi continentali lacustri “Villafranchiani” (DAINELLI, 1936; AZZAROLI & CITA, 1967;

ne sono impostate sulle formazioni rocciose che costituiscono il substrato litoide del bacino; la zona pianeggiante cittadina (45÷60m s.l.m.) è

i rilievi di Fiesole e di Monte Rinaldi a partire da 150m s.l.m. fino alle quote sommitali di circa 300m s.l.m., con assetto a monoclinale immergente di valori medi (20°÷30°) verso Falda Toscana datato Oligocene

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(FERRINI & PANDELI, 1982, cum bib); gli affioramenti delle colline di Careggi-Cercina e di Castel di Poggio sono invece costituiti da formazioni appartenenti al Supergruppo della Calvana (Formazione di Sillano e Pietraforte), riferibili al Cretaceo Superiore-Eocene medio, spesso intensamente tettonizzati e caoticizzati (LOSACCO, 1957; ABBATE & SAGRI, 1970; BOCCALETTI & COLI, 1982).

La formazione della depressione tettonica con carattere endoreico, ha richiamato i principali corsi d’acqua antecedenti/sovrimposti (BARTOLINI, 1992, fig.6.6) alla struttura (torrenti Bisenzio, Mugnone, Africo-Mensola, Greve-Ema), impostati sulla superficie di regressione del Pliocene medio-superiore, presente in gran parte dell’area nord-appenninica (BARTOLINI, 1980; BARTOLINI & PRANZINI, 1979; 1981; 1984) e caratterizzati da un notevole trasporto solido che in precedenza era scaricato nella pianura costiera pliocenica, nelle attuali zone di San Casciano e Montelupo (CANUTI et al., 1966; BARTOLINI & PRANZINI, 1981).

Tali corsi d’acqua così intercettati scaricarono i loro materiali all’interno del neo-bacino fluvio-lacustre, la cui evoluzione geologica recente (BRIGANTI et al., 2003) vede nel Pleistocene una ripresa dell’attività delle faglie trasversali all’asse della depressione, faglie di Maiano-Bagno a Ripoli e Castello-Scandicci, che causò il sollevamento dell’area fiorentina e la conseguente migrazione delle conoidi clastiche verso la zona depressa più occidentale, corrispondente all’attuale area di Casellina-Cascine-Careggi.

Da questo momento l’evoluzione del bacino si differenzia tra l’area occidentale, in cui le condizioni lacustri-palustri permangono fino ad un’epoca recente (DAINELLI, 1936; GUAZZONE, 1971; CAPECCHI et al., 1975°; 1975b; BARTOLINI & PRANZINI, 1979; BRIGANTI et al., 2003), e l’area fiorentina sollevata, in cui si instaurano condizioni di erosione e deposizione fluviale, ad opera del fiume Arno e dei suoi affluenti.

In quest’area si sviluppa un reticolo fluviale controllato dal livello di base dell’Arno, che sfocia nel bacino di Prato-Pistoia con un’ampia conoide clastica nella zona di Casellina-Cascine-Osmannoro, a cui fanno da corona nella zona di Casellina quelle dei torrenti Greve ed Ema e del torrente Vingone, e nella zona di Careggi quella del torrente Terzolle (BARTOLINI & PRANZINI, 1988; BRIGANTI et al., 2003).

In questo periodo nell’area fiorentina si imposta una fase erosiva che porta l’Arno ed i suoi principali affluenti ad incidere di circa 100 m i depositi fluvio-lacustri Villafranchiani; segue una fase alluvionale con deposizione di sedimenti grossolani in corrispondenza degli alvei dei fiumi principali e di sedimenti più fini nelle zone di esondazione, in relazione all’innalzamento del livello di base del bacino di Prato-Pistoia per sua graduale colmata.

La fase più recente è invece caratterizzata dalla divagazione del corso dell’Arno che, meandrizzando, si è via via spostato da NE verso SW erodendo alla base le colline di San Miniato e di Bellosguardo, con deposizione di materiali prevalentemente grossolani in corrispondenza del suo alveo e di quelli dei suoi principali affluenti (torrenti Mensola, Affrico, San Gervasio, Mugnone, Lastra, Terzolle), e con ripetuti impaludamenti di vaste aree, alcuni dei quali documentati in tempi storici (CAPECCHI et al., 1975°; 1975b; COLI et al., 2004) (Figura seguente).

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Il margine nord-orientale dell’area fiorentina è segnato dalla gradinata delle faglie normali di Fiesole, con rigetto totale valutabile intorno ai 1000 m, dei quali circa 200 m post-smembramento della superficie di regressione pliocenica.

Parte di questa gradinata di faglie è attualmente sepolta sotto i depositi fluvio-lacustri ai piedi delle colline del Cionfo e di San Domenico, ma appare documentata dai dati delle perforazioni disponibili per l’area fiorentina che hanno raggiunto le rocce del 35aleo invaso (BRIGANTI et al., 2003; COLI et al., 2003; 2004°; 2004b, COLI et al., 2005) e da indagini geoelettriche (GUAZZONE, 1971; CAPECCHI et al., 1975°, 1975b); il margine sud-occidentale del bacino non sembra invece interessato da faglie.

Le faglie di Castello-Scandicci e di Maiano-Bagno a Ripoli, responsabili dei movimenti differenziali dell’area fiorentina, sono attualmente sepolte al di sotto dei depositi fluvio-lacustri. Per entrambe le faglie è stata ricostruita la posizione in base ai numerosi dati di sottosuolo disponibili (BRIGANTI et al., 2003; COLI et al., 2003; 2004°; 2004b, COLI et al., 2005).

Gli studi connessi alla realizzazione della nuova cartografia geologica regionale a scala 1:10.000, hanno consentito di individuare nel blocco di Macigno che costituisce la dorsale di Montepiano – Monte Rinaldi – Fiesole – Monte Céceri varie faglie trasversali orientate circa NE-SW, che segmentano a varie altezze il blocco del Macigno di Fiesole (COLI et al., 2004b, COLI et al., 2005).”

Figura 11 Ricostruzione dell’evoluzione storica dell’area fiorentina

PRE ROMA PERIODO ROMANO  I Sec. a.C. PERIODO ROMANO  III Sec. d.C.  PERIODO BIZANTINO  VI Sec. d.C. 

PERIODO CAROLINGIO  IX Sec. d.C.

PERIODO MATILDEO  XI Sec. d.C. II CERCHIA  XII Sec. d.C.  COMUNE E RINASCIMENTO  XIII ÷ XVI

PERIODO GRANDUCALE  XVII ÷ XIX Sec.  d.C.

PERIODO DI FIRENZE CAPITALE  1870

INIZIO XX Sec. d.C. - 1923

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Per avere notizie più dettagliate riguardo i terreni fluvio-lacustri, il substarto litoide, la caratterizzazione litotecnica, la caratterizzazione del macigno si rimanda alla relazione prima richiamata. 2.2.2 Corsi d’acqua

Nel corridoio di studio sono presenti i seguenti bacini principali, tutti affluenti del primo ordine del fiume Arno:

• Bacino del torrente Terzolle • Bacino del torrente Mugnone • Bacino del torrente Mensola • Bacino del torrente Affrico

I parametri morfologici relativi ad ogni torrente e necessari al fine della progettazione vengono riassunti in forma tabellare:

Torrente Terzolle Torrente Mugnone Torrente Mensola Torrente Affrico Superficie totale del

bacino

24.3 km2 34.5 km2 6.47 km2 2.5 km2

Perimetro del bacino 24 km 43 km 14.6 km 6.47 km Sviluppo longitudinale

asta del torrente

9.5 km 18 km 5.5 km 4.7 km

Altitudine massima 535 m s.l.m. 585 m s.l.m. 564 m s.l.m. 367 m s.l.m. Altitudine minima alla

sezione di chiusura

43 m s.l.m. 30 m s.l.m. 47 m s.l.m. 65 m s.l.m. Altitudine media 246 m s.l.m. 278 m s.l.m. 305 m s.l.m. 216 m s.l.m.

Lunghezza massima 8 km 11 km 5.9 km 2 km

Larghezza massima 3.8 km 5 km 2.3 km 1.5 km

Ciò che interessa maggiormente, comunque, è sapere quali sono gli eventi meteorici critici per i bacini idrografici ed individuare le portate di verifica idraulica per i tempi di ritorno prefissati. Poiché i risultati variano a seconda delle ipotesi e delle metodologie d’indagine utilizzate, è sempre opportuno mettere a confronto più studi effettuati sul medesimo tema (quando si hanno a disposizione). Si riportano così le conclusioni derivate dalle indagini della Perizia studio Area Fiorentina, quelle della “Regionalizzazione delle portate di piena” della Regione Toscana e quelle del “Modello piene” eseguito dall’Università di Firenze:

Bacino torrente Terzolle

Perizia studio Area Fiorentina “Regionalizzazione delle portate di piena”, regione Toscana

“Modello piene”, Università di Firenze Tempo di ritorno (anni) Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico 20 89 16.5 5.4 82.57 20.94 3.9 140 18.1 7.7 100 145 16.5 8.8 116.9 20.94 5.6 180 18.1 9.9 200 177 16.5 10.7 134.97 20.94 6.4 213 18.1 11.8 500 231 16.5 14.0 253 18.1 14.0

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Bacino torrente Mugnone

Perizia studio Area Fiorentina “Regionalizzazione delle portate

di piena”, regione Toscana

“Modello piene”, Università di Firenze Tempo di ritorno (anni) Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico 20 123 27.81 4.4 81.57 28.33 2.9 165 30.9 5.3 100 192 27.81 6.9 115.94 28.33 4.1 220 30.9 7.1 200 231 27.81 8.3 134.41 28.33 4.7 252 30.9 8.2 500 290 27.81 10.4 293 30.9 9.5

Bacino torrente Affrico

Perizia studio Area Fiorentina “Regionalizzazione delle portate di piena”, regione Toscana

Tempo di ritorno (anni)

Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico

Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico

20 16 2.5 6.4 16.05 2.7 5.9

100 28 2.5 11.2 22.46 2.7 8.3

200 35 2.5 14 25.84 2.7 9.6

Per il torrente Mensola vengono riportati anche i dati risultati dallo studio dell’Ing. Uzzani che si è occupato della verifica idraulica per la realizzazione del nuovo ponte in località il Gignoro:

Bacino torrente Mensola

Perizia studio Area Fiorentina “Regionalizzazione delle portate di piena”, regione Toscana

“Studio per la realizzazione del ponte in località il Gignoro”, Tempo di ritorno (anni) Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico Portata (m3/s) Area (km2) Coefficiente udometrico 20 35 6.472 5.4 41.55 7.56 5.5 46.9 6.79 6.9 100 57 6.472 8.8 57.77 7.56 7.6 61.2 6.79 9.0 200 70 6.472 10.8 66.29 7.56 8.8 67.7 6.79 10.0 500 90 6.472 13.9 75.9 6.79 11.2

Si osserva che tra le tipologie di analisi condotte quella che dà un valore più alto del coefficiente udometrico è la perizia studio area fiorentina. Per eventuali verifiche degli attraversamenti dei corsi d’acqua è dunque preferibile utilizzare i risultati di questa.

2.2.3 Aree protette

Le aree protette godono di una vasta normativa che le riguarda sia a livello comunitario, sia nazionale, sia regionale che locale.

La legge della regione Toscana datata 11/04/1995, n°49 “Norme sui parchi, le riserva naturali protette di interesse locale” identifica le diverse componenti del sistema regionale delle aree protette quali:

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- Parchi Provinciali (P.P.) - Riserve Naturali (R.N.)

- Aree Naturali Protette di Interesse Locale (A.N.P.I.L.)

Facendo riferimento alla normativa regionale sono state identificate nel corridoio d’intervento tre aree protette:

- A.N.P.I.L. del torrente Terzolle (in via di definizione) - A.N.P.I.L. del monte Ceceri

- A.N.P.I.L. del torrente Mensola

Le A.N.P.I.L. sono definite come: “quelle aree inserite in ambiti territoriali intensamente antropizzati, che necessitano di azioni di conservazione, restauro o ricostituzione delle originarie caratteristiche ambientali e che possono essere oggetto di progetti di sviluppo ecocompatibile.”

(Estratto dell’art. 8 delle NTA del PTCP della Provincia di Firenze - approvato con DCP n. 94 del 15 giugno 1998 - che riprende l’ art. 2 comma 4 della LR 49/95, definizione delle aree protette.)

Il PTCP precisa (art. 8 - comma 6) “la disciplina dei parchi, delle riserve naturali e delle aree naturali protette di interesse locale viene definita dagli strumenti di pianificazione previsti dalla L. 394/91 e dalla L.R. 49/95”.

Riportandosi alla LR 49/95, si ha: (art. 19, commi 1e 3) “ I Comuni o le Comunità montane esercitano le funzioni relative alla gestione delle aree protette di interesse locale, anche in forma associata, direttamente o attraverso la costituzione di aziende speciali o di istituzioni”. “Allo scopo di dare adeguata tutela alle aree protette, i Comuni provvedono, in conformità alle previsioni del Programma, ad adeguare i propri strumenti urbanistici”.

La definizione delle A.N.P.I.L. sottolinea quindi l’aspetto antropizzato di tali aree e la necessità di far convivere la protezione dell’ambiente con lo sviluppo economico del territorio. Tuttavia, la LR non pone vincoli specifici alle tipologie di attività e strutture che possono venire sviluppate su tali aree.

Il Regolamento Urbanistico del Comune di Fiesole precisa gli elementi dell’ A.N.P.I.L. Monte Ceceri da tutelare particolarmente (art. 49).

art. 49 - Aree naturali protette di interesse locale (A.N.P.I.L.)

1) L'A.N.P.I.L. di Monte Ceceri è caratterizzata dalla presenza di ambiti boschivi sia naturali che di impianto storico, da elementi geomorfologici e da sistemazioni del terreno, da sottoporre ad azioni di conservazione, restauro o ripristino, e nei quali sia preordinata una frequentazione finalizzata al tempo libero, alla motorietà all'aria aperta, alla visitabilità delle emergenze storico-ambientali, anche in rapporto con la presenza di ecosistemi della fauna e della flora.

2) Devono essere in particolare tutelati i seguenti elementi:

- la dotazione boschiva e le formazioni vegetali in genere limitatamente alle specie vegetali indicate nell' "Elenco delle specie vegetali" di cui al Regolamento comunale per la tutela della risorsa "verde",

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di esso);

- la viabilità vicinale, rurale, ed i sentieri; - i fronti di cava;

- i piazzali di cava e le sistemazioni di accesso.

Per quanto riguarda l’A.N.P.I.L. del torrente Mensola non si hanno particolari indicazioni se non nel documento di integrazione tematica del Piano Strutturale dove si precisa che si avrà un “Regolamento di gestione” il quale “consta in una serie di prescrizioni riconducibili sostanzialmente alla tutela degli interessi naturalistici, ecologici e paesaggistici dell’area in questione e propone la creazioni di organi di gestione e di controllo in grado di proporre pareri e linee di indirizzo sulle azioni e le iniziative da intraprendere all’interno del perimetro sottoposto a tutela.”

Per l’A.N.P.I.L. del torrente Terzolle non si hanno indicazioni aggiuntive.

In conclusione le aree protette nel corridoio d’indagine appartengono tutte alla categoria definita “aree inserite in ambiti territoriali intensamente antropizzati.” Le altre tipologie di aree protette si trovano nelle zone limitrofe al corridoio. Va posta attenzione quindi alla rete ecologica che si crea tra le varie aree.

La disciplina di tutela vigente sul territorio delle A.N.P.I.L., ove in vigore, si limita a precisare gli elementi di tutela ma non indica vincoli specifici alla costruzione di un nuovo tracciato. La natura delle potenziali interazioni andrà quindi specificamente esaminata per ogni tracciato studiato in relazione agli elementi naturali interferiti.

2.2.4 Flora e fauna

Il corridoio è situato in zone prevalentemente agricole. Tali aree sono caratterizzate dalla presenza di ville storiche, dalla coltura dell’ulivo e dal permanere di frammenti di boschi ad alto fusto di origine naturale o da rimboschimenti.

Sulla base della documentazione esistente è stata fatta una stima della vegetazione presente nel corridoio di studio, che è stata suddivisa in tre categorie principali:

- Vegetazione naturale e paranaturale: “La vegetazione di stampo naturale, presente nel territorio di interresse, è situata prevalentemente nella parte nord del corridoio di intervento. Queste foreste di latifoglie dove dominano i querceti (Quercus pubescens, Quercus cerris e Quercus ilex) derivano delle formazioni originali della vegetazione di climax (Con il termine vegetazione di climax o vegetazione potenziale, si intende la vegetazione che esisterebbe in un’area geografica, in equilibrio con l’ambiente, escludendo modificazioni climatiche e gli interventi dell’uomo. Si parla quindi di climax o vegetazione climacica). Nello strato arbustivo sono presenti Prunus spinosa e Spartium junceum e altre specie dell’ambito nemorale o mediterraneo in funzione delle condizioni ecologiche. Spesso i querceti

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comprendono macchie di conifere con cipressi (tipici dei rilievi calcarei a nord dell’Arno) o con pino marittimo. Nei boschi di latifoglie si incontrano frequentemente anche esemplari di robinia. I boschi di robinia sono dovuti all’intervento diretto dell’uomo che ne ha favorito la diffusione (cespuglietti e piccoli boschi spesso insediati lungo le scarpate ferroviarie). La tipologia più diffusa corrisponde ai robinieti cresciuti sulle formazioni originali della pianura, soprattutto lungo i corsi d’acqua alle spese della vegetazione ripariale del saliceto-pioppetum. I boschi di conifere provengono da rimboschimenti. Le cipressete (a Cupressus sempervirens) tendono ad estendersi verso cedui degradati di roverella. I rimboschimenti di Pino nero (Pinus nigra) sono anche essi di solito localizzati nell’orizzonte dei querceti. Si tratta generalmente di rimboschimenti non gestiti. Nelle condizioni più aride, la flora di accompagnamento è costituita da gramineto xerofilo, mentre nelle esposizioni più fresche il suolo è coperto da uno denso strato di felce aquilina accompagnato da rovi. Nelle cipressete, rispetto ai rimboschimenti di altre conifere, si verifica una certa diversificazione strutturale dovuta alla rinnovazione del cipresso e dell’ingresso di latifoglie arboree e arbusti (ornello, leccio, arbusti del pruneto). Esso può determinare una maggiore diversità specifica rispetto ai rimboschimenti di altre conifere. I prati e pascoli sono distese erbacee soggette a sfalcio periodico. L’abbandono delle attività agricole porta alla progressiva copertura dal prato da formazioni arbustive (dell’ambito nemorale o mediterraneo) quindi arboree e alla riformazione del bosco. Benché siano mantenuti artificialmente dall’agricoltura e dalla pratica pastorale, i prati sono stati classificati nella vegetazione paranaturale perché le associazioni fitosociologiche presenti in queste tipologie di prati, frutti di pratiche decennali, sono spesso di rilevante interesse botanico e per la conservazione di alcune specie di insetti. Inoltre, il rimboschimento in atto su tali superfici porta alla rinaturalizzazione degli ambiti. Situati a ridosso dell’area metropolitana sui pendii delle colline, i lembi di boschi di latifoglie (per la maggiore parte non più sfruttati per la selvicoltura) costituiscono un habitat relativamente poco disturbato per numerose specie tra cui anche grandi ungulati se il bosco è sufficientemente esteso. In genere, il bosco ospita una fauna composta da rappresentati delle diverse classi relazionati lungo la catena trofica tramite un rapporto prede - predatori (ad esempio: insetti xilofagi, piccoli mammiferi, Pigliamosche, Picchio, Volpe, Gufo, ecc). Ai boschi si aggiungono le fasce ecotonali, corrispondenti alle aree in rimboschimento con arbusti del pruneto. Essi costituiscono una interessante fonte trofica per l’avifauna e i micromammiferi, nonché una zona di rifugio e di spostamento. I robinieti, essendo boschi tendenzialmente monospecifici, offrono meno disponibilità trofica alla fauna. Sono tuttavia formazioni arboree in grado di giocare un ruolo di fasce di collegamento. Di solito, rispetto al bosco di latifoglie, gli strati erbacei e arbustivi del sottobosco delle pinete sono piuttosto

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molto apprezzati dagli scoiattoli e alcuni uccelli). Tuttavia, le aree boscate costituiscono aree di rifugio grazie alla presenza di vegetazione ad alto fusto. L’evoluzione dei rimboschimenti da cipressi porta ad una maggiore diversificazione della componente arborea ed arbustiva e quindi ad un incremento della fauna associata. Nelle situazioni con presenza di acqua, la vegetazione arborea prende un carattere azonale (vegetazione legata alla presenza di acqua), caratterizzata dalla vegetazione arborea a prevalenza di Salix alba, Populus alba e Populus nigra. Queste formazioni si ritrovano lungo gli alvei dei fiumi, torrenti e canali e nei pressi degli stagni della pianura orientale di Firenze. Possono essere presenti anche Ulmus minor e Alnus glutinosa. Nelle zone di palude è presente una fascia di vegetazione erbacea composta da Phragmites australis, Typha latifolia, Juncus sp. e Carex sp. Gli ambiti palustri degli stagni e dei corsi d’acqua sono molto interessanti dal punto di vista faunistico. Oltre alla fauna tipica degli ambienti acquatici (rettili, anfibi), gli stagni rappresentano punti di sosta per gli uccelli che percorrono le principali rotte migratorie. Nell’elenco di specie di anfibi e rettili presenti nel comune di Firenze a cura della banca dati regionale RE.NA.TO si possono citare la Testuggine palustre, il Cervone, la Salamandrina dagli occhiali. I corsi d’acqua rappresentano spesso elementi importanti per la rete ecologica. Infatti, l’assenza di insediamenti nelle immediate vicinanze degli alveoli ha spesso favorito la conservazione di uno schermo di vegetazione superficiale, anche alta (componente arborea), continua lungo l’asta del fiume.” In sintesi le tipologie vegetazionali riscontrate sono: boschi a prevalenza di querce e latifogli, boschi e vegetazione ripariale igrofila, boschi a prevalenza di conifere, arbusteti e cespuglietti, prati e pascoli.

- Vegetazione dell’ambito agricolo: “Il paesaggio tipico toscano, costituito da rilievi collinari ospitanti uliveti e casolari, collegati da strade poderali affiancate da cipressi, è noto al livello internazionale. E’ importante sottolineare quanto tale tipicità sia legata all’intervento secolare dell’uomo attraverso l’agricoltura: esso è infatti all’origine di profonde modifiche nell’assetto vegetazionale originale della zona (ad esempio, i cipressi e pini, specie caratteristiche dei paesaggi toscani, sono in realtà specie introdotte nell’antichità). Le colture specializzate tipiche del paesaggio toscano sono la vite e l’ulivo. La coltura dell’ulivo e la produzione di olio extravergine di oliva sono oggi riconosciuti da marchi di certificazione della qualità: esiste un IGP “olio extravergine di oliva toscano” con la menzione “Colline di Firenze”, ed è in fase di riconoscimento un DOP “olio extravergine di oliva Colline di Firenze”. Nella zona di Firenze gli uliveti sono disseminati principalmente in tre aree che coincidono con le aree maggiormente boscate. Una di queste aree è localizzata sulla collina a nord di Firenze, interessata dal progetto oggetto del presente studio. La coltura della vite, altra

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produzione tipica della Toscana, interessa, nella zona dei colli fiorentini, superfici di dimensioni modeste per una produzione spesso destinata all’autoconsumo. Le altre formazioni legnose agrarie presenti sono costituite dai frutteti e dall’arboricoltura da legno. Nella zona di Firenze si coltivano melo, pero, pesco, albicocco, ciliegio, etc, in produzioni industriali con sesti di impianto piuttosto fitti e in aziende fortemente meccanizzate. Esistono anche tipi di frutteti più radi con piante da frutto sporadicamente presenti su superfici agricole destinata ad altri tipi di colture. Si tratta del “seminativo arborato” che disegna poderi utilizzati a seminativi il cui confine è segnalato dalla presenza di filari fruttiferi. Le essenze utilizzate nell’arboricoltura da legno sono prevalentemente il pioppo ma anche specie per la produzione di legni pregiati (quali noce, ciliegio, frassino, ontano…). Infine, su alcune superfici agrarie di piccole dimensioni e di numero sempre più ridotto, si pratica la coltivazione intensiva promiscua: basata sul seminativo arborato (con piante da frutto, ulivi e viti) affiancato da colture orticole. Tali superfici sono spesso utilizzate con la tecnica della rotazione (tra ortaggi e seminativi). La produzione è destinata prevalentemente all’autoconsumo o a piccoli mercati locali. Gli elementi naturaliformi stabili (vite e ulivo, frutteti e colture promiscue, arboricoltura da legno e pioppicoltura, filari dei seminativi arcorati) rivestono particolare importanza perché rappresentano la parte consolidata dell’organizzazione paesistica. La loro stabilità viene anche apprezzata dalla fauna (uccelli, piccoli mammiferi) che trova rifugio nelle aree agricole ricche di questi elementi stabili e una fonte sicura di sostentamento. Si crea quindi la catena trofica con i correlati predatori, come ad esempio i rapaci notturni e diurni che possono utilizzare i vecchi ruderi e edifici agricoli come siti di nidificazione. I seminativi coltivati nella zona sono frumento, girasole, mais, bietola e qualche foraggiere. Questi sono presenti soprattutto nelle zone di pianura (ad ovest di Firenze). La meccanizzazione dell’agricoltura, in particolare nelle zone a preponderanza di seminativi, ha portato negli ultimi decenni all’eliminazione di buona parte della vegetazione spontanea o para-naturale, rappresentata principalmente dalle siepi e dei filari sui bordi dei campi e in ripa alle rogge. Il taglio periodico della vegetazione sulle aree a seminativi impedisce un insediamento durevole della maggiore parte delle specie animali (quando il periodo di allevamento della prole supera la stagione estiva). A questo si aggiunge la meccanizzazione e le pratiche dell’agricoltura intensiva che comportano numerosi passaggi di macchinari e trattamenti chimici sfavorevoli alla fauna. Ciò nonostante le aree agricole possono ancora ospitare una fauna varia che percorre tali zone per spostamenti da un’oasi naturale all’altra o alla ricerca di cibo (grazie in particolare agli elementi stabili del paesaggio). Le aree agricole giocano il ruolo di buffer-zone ovvero “zona tampone” tra le aree naturali (foreste, argini del fiume) e le aree urbanizzate. Le colture orticole, serre e vivai sono

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e fitti impianti di irrigazione.” In conclusione le tipologie vegetazionali presenti sono: arboricoltura da legno, colture arboree specializzate, frutteti e colture promiscue e seminativi arborati, seminativi (cereali, foraggere, filari fruttiferi o vite, ulivi), colture orticole, serre e vivai.

- Vegetazione dell’ambito urbano: “Riferendosi alla relazione di integrazione tematica al Piano Strutturale del Comune di Firenze, sono state identificate categorie di verde a seconda delle funzioni ricoperte (mitigazione ambientale e climatica, assorbimento degli inquinamenti, qualità paesistica, fruizione ricreativa…) e della tipologia di gestione applicata (gestione pubblica o privata, ma anche gestione come conseguenza diretta della funzione del verde – ad esempio: verde sportivo o storico monumentale –). Infatti, in un contesto urbanizzato, la nozione di naturalità della vegetazione viene ponderata in quanto la vegetazione viene sempre gestita, in maniera più o meno intensiva, per consentire il suo inserimento nel contesto urbano. Con gestione si intende ad esempio la recinzione, la sistemazione paesaggistica o l’attrezzamento in campo sportivo. Un appezzamento di verde in contesto urbano viene quindi valutato, oltre che per le sue qualità in termini di naturalità (presenza di specie autoctone, anzianità o particolare bellezza degli specimen) per le possibilità di fruizione che le sono associate. Le principali tipologie di alberi presenti sono: Platanus acerifolia, Tilia cordata, Celtis australis, Pinus pinea, Quercus ilex, Cupressus sempervirens, Olea europea, Robinia pseudoacacia, Platanus acerifolia. Molti vengono utilizzati in filari lungo i viali. I filari arborei giocano un ruolo importante dal punto di vista non solo paesistico, ma anche di mitigazione climatica e di assorbimento degli inquinanti. Le aree verdi pubbliche vengono spesso attrezzate per la fruizione, ad esempio con panchine, giochi per bambini, fontane. La vegetazione arborea, arbustiva e erbacea è spesso piantata secondo motivi geometrici (aiuole, filari). Le essenze comprendono specie autoctone e alloctone, ornamentali. I parchi pubblici e privati delle ville in collina hanno invece un valore botanico, storico, artistico e scientifico-didattico che si riscontrano nell’età dei singoli esemplari arborei e nella geometria dell’arredo presente. Tali aree sono in parte gestite dal Comune, dalla Soprintendenza ai beni Artistici o dai privati. Il centro di Firenze comprende numerose testimonianze del suo periodo fasto. I parchi privati affiancati alle ville signorili non sono accessibili al pubblico ma giocano un ruolo importante dal punto di vista paesaggistico. I parchi delle ville storiche situate in collina, in aree a prevalente dotazione agricola, costituiscono, con la presenza di alberi ed elementi stabili, aree di rifugio e insediamento per la fauna presente in tali zone. Gli elementi della vegetazione dell’ambito urbano sono di minore pregio naturalistico però costituiscono vere e proprie isole di verde

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nel cemento, a volte in grado di ospitare specie animali di grande interesse soprattutto per le formazioni stabili attraverso gli anni. In particolare, nel comune di Firenze, va segnalata la presenza di pipistrelli (censiti dalla banca dati regionale RE.NA.TO.) che abitano solai, sottotetti e monumenti e edifici religiosi.” In conclusione le tipologie vegetazionali riscontrate sono: filari arborei (stradali, spazi pubblici), parchi storici e monumentali pubblici e privati (ville e palazzi storici), aree verdi pubbliche (giardini e parchi di quartiere) e verde residenziale urbano, aree per attrezzature sportive e campeggi.

Essendo il corridoio di studio situato a nord dell’area urbanizzata di Firenze, le potenziali interazioni tra l’intervento in progetto e la vegetazione riguardano quindi principalmente la vegetazione dell’ambito naturale e paranaturale e dell’ambito agricolo, ma anche puntualmente la vegetazione dei parchi storici privati, delle ville situate in collina.

2.2.5 Beni di particolare interesse storico-monumentale e relative pertinenze

Nella Tav 1 sono indicati gli edifici di particolare interesse storico - monumentale, (Ex L.1089/39), nonché le aree e le pertinenze di particolare interesse storico - artistico o ambientale (Ex D.Lgs.490/99). 2.2.6 Sistema insediativo

Viene di seguito riportato lo studio dell’organizzazione del territorio, che è stato modellato in conseguenza alle attività umane svolte.

Si possono riconoscere due sottosistemi: un sottosistema dell’insediamento urbano (a sua volta diviso in ambito dell’insediamento denso con assetti storici dominanti e ambito dell’insediamento denso con assetti storici recenti) ed un sottosistema degli insediamenti rurali ( diviso in ambito dell’insediamento rado con assetti storici dominanti e ambito dell’insediamento rado con assetti recenti dominanti). L’esteso nucleo storico cittadino risulta un ambito insediativo di tipo denso, con assetti storici dominanti, attorno al quale si estende l’ambito denso, ma recente, relativo alla periferia della città. Sulle colline si individuano invece gli ambiti insediativi di tipo rado, prevalentemente di tipo storico.

Il corridoio di studio si sviluppa prevalentemente all’interno dell’ambito rado con assetti storici dominanti, ad esclusione dei tratti di inizio e fine intervento dove interessa invece l’ambito denso con assetti recenti dominanti.

La maggior parte dei poli attrattori, quali l’area industriale, il polo ospedaliero di Careggi, i nuovi poli universitari ed altro, si trovano nei pressi della zona di inizio intervento (svincolo di Castello). Mentre un importante complesso sportivo si trova nei pressi dello svincolo di Coverciano. Le numerose sedi universitarie si trovano invece disperse tra le colline, spesso all’interno di ville o comunque di edifici di rilevanza storica (soprattutto in località Careggi).

Mentre gli ambiti di trasformazione urbana sono concentrati all’interno del centro storico, i servizi di importanza locale sono uniformemente distribuiti sul territorio comunale.

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provenienti dal centro, soprattutto per i grandi poli attrattori e per i servizi di importanza sovra-locale. Il verde pubblico risulta distribuito in maniera più o meno uniforme all’interno dell’ambito cittadino; i giardini e parchi privati sono invece localizzati a nord di Firenze; entrambe le categorie ricoprono un ruolo importante nel sistema insediativo per la loro funzione di fruizione (svago e turismo).

Grandi superfici collinari a nord della città sono ricoperte da colture specializzate e zone seminative. 2.2.7 Il paesaggio

Il paesaggio è la “parte omogenea del territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana e dalle reciproche relazioni” (art 31 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio).

Dal punto di vista morfologico il paesaggio fiorentino è individuato da tra sistemi: 1. La collina

2. La fascia pedecollinare 3. La pianura

Il sistema collinare è caratterizzato da pochi insediamenti antropici, da quote superiori ai 150 m s.l.m., dalla presenza di elementi naturali, quali boschi e coltivi, e da forti variazioni di pendenza.

La zona pedecollinare presenta insediamenti antropici sparsi e numerosi e pendii più dolci rispetto alla collina.

Infine la pianura è la zona su cui poggia l’abitato di Firenze.

La nuova arteria inizia e termina nella pianura e si sviluppa tra i sistemi pedecollinare e collina. Il paesaggio naturale, invece, riguarda le aree protette (paragrafo 2.2.3), generalmente caratterizzate da forte naturalità, e gli elementi di pregio della vegetazione naturale e paranaturale. Significativa è anche la distribuzione della vegetazione dove si collocano boschi a prevalenza di querce e latifoglie, boschi a prevalenza di conifere, colture arboree specializzate, seminativi (campi di cereali e foraggere). “Gli ambiti a bosco sono stati considerati per la loro forte connotazione paesistica data dalla prevalente presenza di alberi ad alto fusto al loro interno, ma anche per l’importanza rivestita dagli stessi in relazione alla loro estensione.

Le colture arboree invece connotano il paesaggio mediante elementi di dimensione minore ma disposti con uniformità, offrendo quindi la percezione di una regolarità dello stesso. Anche i seminativi costituiscono un segno forte nel paesaggio ma nel caso in esame non costituiscono una componente di importanza rilevante in quanto hanno limitata estensione.”

Dal punto di vista antropico, il paesaggio è caratterizzato da una comune tipologia edilizia, che è la villa, da altri edifici di particolare pregio storico, vincolati dalla Ex L. 1089/39 o Ex D.Lgs.490/99, da infrastrutture per la fruizione paesistica (percorsi pedonali, ciclabili), dalle statali Faentina e Bolognese, facenti parte della rete storica, e da altre categorie vegetazionali, quali parchi storici e monumentali

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pubblici e privati (pertinenze di ville e palazzi storici), aree verdi pubbliche (giardini e parchi di quartiere) e verde residenziale urbano.

2.2.8 Quadro della mobilità

Dal punto di vista infrastrutturale nazionale, Firenze rappresenta un nodo centrale, anello di congiunzione tra i collegamenti tra il nord e il sud del Paese e tra il versante tirrenico e quello adriatico. La sua posizione rispetto all’autostrada del Sole A1, fa sì che il collegamento con la vicina Bologna rendano questo tratto una vera e propria spina dorsale nei collegamenti nazionali. Ma anche a livello regionale la sua importanza non è da meno. Per mezzo dell’altra autostrada che da essa di diparte, la Firenze- Mare, e per mezzo di altre importanti arterie (la Strada di Grande Comunicazione Firenze-Pisa-Livorno e il raccordo autostradale Firenze-Siena), sono attivi i collegamenti con i principali centri dell’economia regionale: Pisa, Lucca, Prato, Pistoia, Empoli, Livorno, Siena. Mentre il collegamento diretto della A11 con la A1 e la A12 (Genova-Rosignano) crea una continuità autostradale tra le due sponde, tirrenica e adriatica.

L’organizzazione dell’area metropolitana, come spiegata nel quadro di evoluzione storica, è radiale. Con le direttrici principali che nascono dal centro della Firenze storica, per tuffarsi nelle colline circondariali, tanto per ribadire la centralità nei confronti dei comuni limitrofi (Scandicci, Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli, Fiesole), con i quali, oramai, vi è una sorta di continuum urbanum.

L’esplosione dei fenomeni insediativi degli ultimi anni e la non evoluzione infrastrutturale ha portato al progressivo peggioramento delle condizioni di accessibilità del capoluogo, creando disagi sia sulla rete locale, ma anche su quella delle autostrade che vengono utilizzate come tangenziali della città.

Di seguito viene riportata una sintesi delle strade principali fiorentine. Con strade statali ed ex statali si indicano gli assi storici della viabilità, una volta assi fondanti del sistema viario nazionale ed ora dedicati ad assolvere un ruolo, sicuramente più adeguato nell’attuale economia del sistema della mobilità, maggiormente centrato sugli scambi regionali di corta percorrenza. Hanno avuto importanza fondamentale nel connotare l’impostazione radiale del sistema insediativo fiorentino. Le strade provinciali sono quelle che assicurano l’accessibilità più capillare ai diversi centri, che assorbono e distribuiscono gli spostamenti di breve raggio e natura locale e diffondono fino a raggiungere le rispettive origini e destinazioni sul territorio, gli spostamenti di raggio maggiore, e di natura anche non locale, già raccolti dalle infrastrutture di rango primario e secondario.

Autostrade e viabilità primaria Strade statali ed ex statali Strade provinciali

A1 Milano-Napoli o

autostrada del Sole

S.S. 302 Fiesole-Borgo San

Lorenzo-Marrani-Faenza

S.P. 17

Reggello-Pontassieve-Firenze

A11 Firenze nord-Pisa

nord o Firenze Mare

S.S. 67-70

Empoli-Firenze- Pontassieve-Forlì/Bibbiena

S.P. 34

Reggello-Pontassieve-Firenze

SGC Firenze-Pisa-Livorno S.S. 69 Firenze-Valdarno S.P. 41 S.Godenzo-Firenze

Raccordo autostradale Firenze-Siena S.S. 222 Firenze-Greve in Chianti-Siena S.P. 90 Reggello-Pontassieve-Firenze S.S. 2 Firenze-Poggibonsi- S.P. 1 Valdarno-Firenze

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Siena S.S. 429 Firenze-Certaldo-Siena S.P. 116 Mugello-Firenze S.S. 66-64 Firenze-Pistoia-Porretta Terme S.P. 3 Greve-Firenze S.S. 325 Firenze-Prato-Bologna S.P. 4 Certaldo-Firenze S.S. 65-503 Mugello-Firenze-Bologna S.P. 56 Valdarno-Firenze S.P. 6 Prato-Firenze S.P. 79 Certaldo-Firenze S.P. 8 Mugello-Firenze S.P. 93 Certaldo-Firenze S.P. 97 Mugello-Firenze

Figura

Figura 10 Sinossi dell’evoluzione Plio
Figura 11 Ricostruzione dell’evoluzione storica dell’area fiorentina
Tabella 7 Principali strade dell'area fiorentina

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