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I risarcimenti delle micropermanenti: moralmente necessari – ma non necessariamente immorali

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Academic year: 2022

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I risarcimenti delle micropermanenti:

moralmente necessari – ma non necessariamente immorali

Avv. Carmelo De Marco*

L’appuntamento annuale del congresso medico-giuridico internazionale, il settimo, vede ancora una volta dibattere un tema di notevole valenza perché tocca aspetti non solamente scientifici ma economici, etici e persino politici: i risarcimenti delle microinvalidità.

Il fatto che sia stato chiamato a introdurre, la prima delle due simulazioni di casi concreti previsti, all’interno di un coinvolgimento scientifico destinato ad abbracciare aspetti medico-legali e giuridici, non sta a significare che abbia l’intenzione di intrattenervi né sugli uni (non sono un medico-legale) né sugli altri.

L’agitata vicenda delle “micropermanenti” che ormai da troppo tempo impegna la nostra attenzione, impone un approccio che tocchi prima gli altri valori citati: quelli economici, quelli politici (rectius, di politica legislativa) e quelli etici, che come sapete ma è bene non dimenticare mai, riguardano tutti, non solo gli assicuratori che qui oggi io rappresento, ma la collettività. Vi parlerò dunque da “assicuratore” e da

“cittadino”.

Devo subito dire che oggi affronto la tormentata vicenda del danno alla persona, di cui le piccole invalidità rappresentano la parte più spinosa, con animo più sereno in vista (e non è più solo un miraggio) di quella legge destinata a regolamentare l’intera materia.

Sono reduce, dal convegno nazionale di Pescara (padrini l’AIDA Abruzzese e la Fondazione CESAR) intitolato per l’appunto: “proposte legislative sul risarcimento del danno alla persona” dove l’iniziativa di una seria proposta di legge ha assunto finalmente la concretezza dei fatti e non delle sole parole.

Di proposte legislative sul risarcimento del danno alla persona si è parlato molto nel corso degli ultimi 15 anni e forse più, con una continuità direi persino sorprendente: sarebbe interessante ed anche divertente poter organizzare una intera rassegna retrospettiva degli atti dei Convegni, degli articoli di giornale, delle interviste, degli studi....Nel 1993 ci eravamo illusi d’essere arrivati al traguardo quando una “picconata” spazzò via una legge di riforma della assicurazione r.c. auto, che già allora non definimmo “una buona legge”, ma che tuttavia avrebbe rappresentato un avvio, della serie “meglio fare che dire”. Nel frattempo -tanto tempo- il cosiddetto diritto vivente ha fatto la sua strada, quello che si muove e si sviluppa nelle aule dei Tribunali e si modella alla realtà che cambia per coprire il vuoto delle regole. Servizio lodevole quello del laboratorio giurisprudenziale fino a quando, forse perdendo di vista i propri confini, acquista tale forza e, se mi consentite l’ardire, tale disinvoltura da entrare in conflitto con elementi strutturali del

Vicepresidente Sezione Tecnica Auto ANIA, Milano

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sistema, con interessi sociali, con parametri economici che solo al legislatore è dato di governare.

Quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti:

q Il costo (ma, ahimè, anche il numero) dei danni alla persona è in continua crescita;

q I parametri risarcitori dei Tribunali sono in continua crescita: una corsa rialzista di cui francamente si ignora la ragione, che ancor più sorprende quando tocca danni quali le micropermanenti;

q I giudizi civili per risarcimento del danno sono in continua crescita;

q Le riserve sinistri delle imprese non hanno alcuna certezza: ogni volta che un Tribunale aumenta le c.d. tabelle, in base ad una discutibile interpretazione giurisprudenziale che non salva neppure le “offerte” precedentemente formulate dal debitore, devono essere riviste anche quelle relative a tutti i sinistri precedenti.

Col risultato che:

⇒ Il ramo r.c. auto nel 1997 ha perso più dell’anno precedente;

⇒ Le tariffe non possono che aumentare, con buona pace e danno di tutti.

Ma, vi starete già chiedendo, perché finalmente questo ottimismo? Ecco la risposta in una breve cronistoria:

∗ una Commissione interdisciplinare, sotto il patrocinio dell’ISVAP e sotto la guida sapiente e determinata del suo Presidente Prof. Manghetti, ha dato il via alla messa a punto della proposta legislativa di cui vi dicevo prima. I lavori sono stati veloci, al di fuori di ogni intento burocratico o bizantino (sembra quasi impossibile), quasi ultimati, e la proposta è pronta per essere presentata agli organi competenti: le norme che regolano il danno alla persona sono di natura codicistica, quelle con lo smoking, come ama dire l’amico Busnelli, vale a dire destinate a disciplinare questa tipologia di danno in ogni luogo anche al di fuori della fattispecie di sinistro stradale, al riparo dunque dall’agguato dell’incostituzionalità. Mancano le tabelle, alle quali tuttavia sta lavorando il Gruppo Pisano che trae spunto e conforto dal diritto vivente, cioè dalle pronunce dei diversi giudici d’Italia che non possono a questo punto essere del tutto ignorate, alla ricerca del “punto” (è il caso di dirlo) d’equilibrio, soprattutto per le micropermanenti che se non sono una invenzione sono una ruberia. Il disegno legislativo delega al Governo l’emanazione delle tabelle sia per il danno alla salute, permanente e temporaneo, sia per il danno non patrimoniale (alla salute e per l’evento mortale), ma ha cura di delineare puntualmente i criteri ai quali il Governo dovrà attenersi nell’emanazione delle tabelle risarcitorie. Auspico che entro la fine del corrente anno l’ipotesi legislativa possa diventare legge dello Stato.

∗ Ma non basta, anche se è già un grande passo avanti. I criteri stabiliti dalla legge, ai quali la Commissione governativa delegata dovrà attenersi, non prevedono sicuramente situazioni di favor per i danni di minore entità, contrariamente a quanto ha fatto il Tribunale di Milano con il proditorio revirement del 1996 (che ha preso in contropiede persino il Tribunale di Roma), ma il problema vero del risarcimento

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delle micropermanenti non è solo il valore economico del punto ma l’esistenza ontologica del danno medesimo!

Il titolo del Convegno, da questo angolo di osservazione, ci pone un interrogativo inquietante che vorrei subito sciogliere con una affermazione che non lasci ombra di dubbio: risarcire le micropermanenti - quelle vere - è “sicuramente necessario”, fare di ogni danno alla persona una micropermanente è “sicuramente immorale e non necessario”.

Dicevo all’inizio, come ricorderete, che non solo il costo ma anche il numero dei danni alla persona è cresciuto in maniera impressionante nel corso degli anni.

Alcuni numeri possono essere utili per far suonare l’allarme:

/ Numero danni alla persona: % sul totale.

1990: 9,9%

1993: 12,4%

1996: 14,9%

Ciò sta inequivocabilmente a significare che, in questi ultimi anni, pur in presenza di una frequenza sinistri sostanzialmente stabile e addirittura in calo, i sinistri con lesioni sono cresciuti a dismisura o meglio che con una frequenza sempre maggiore i sinistri con danni materiali “diventano” anche sinistri con lesioni.

/ Costo medio danni alla persona: incremento medio 1994-95-96.

∗ 9% annuo

/ Costo medio danni alla persona: valore in ml. di lire.

1990: 8,2

1993: 11,7

1996: 14,4

/ Costo totale sinistri r.c.a. 1996: 16.400 mld, di cui

4 danni alla persona: 9.184 mld = 56% sul totale / % micropermanenti su totale numero danni alla persona:

4 90% ca.

/ % costo micropermanenti su totale lesioni:

4 50-60%

I numeri sono impressionanti, anche se non è certo la prima volta che ne prendiamo coscienza. Non dimentichiamo allora che c’è un’altra questione, che rappresenta fra l’altro il migliore alimento di possibili contese: la valutazione del medico-legale dei postumi invalidanti. Ovvero “il grande dubbio”: la consulenza medico-legale.

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Il problema della valutazione medico-legale rimane un nodo spinoso da sciogliere forse all’interno di un valido sistema di regole deontologiche. Nel frattempo il numero dei danni da micropermanente (il famoso colpo di frusta) continua a crescere, come abbiamo visto, a ritmi impressionanti tanto da apparire una calamità per la nostra popolazione. I medici dovranno rivedere in fretta il concetto che una manciata di punti non si negano a nessuno (oggi valgono dai 20 ai 30 milioni) per non avallare più risarcimenti che nella maggior parte dei casi si fondano su fatti speculativi e nient’altro.

Il fenomeno, anche questo abbiamo visto, rappresenta circa il 90% della totalità dei danni fisici, vale a dire circa 5/6.000 mld di costo sinistri per le imprese, e continua ad alimentare sensibilmente il carico di lavoro dei giudici anche se oggi si chiamano “di pace”.

L’idea del registro che l’amico Cannavò sta portando avanti è lodevole, tant’è che la stiamo seguendo con grande attenzione, ma non può da sola, com’è evidente, avere forza risolutiva. Occorre la volontà, ma soprattutto una seria ed irreversibile presa di coscienza, di tutta la categoria ed in particolare di tutti quei validi e seri professionisti, per fortuna ancora numerosi, che non pensano che la valutazione medico-legale sia solo un fatto di business o di spartizione mercantile.

Sono proprio i medici-legali che dovranno:

⇒ scoraggiare la prassi ormai invalsa dappertutto che ogni sinistro genera un “colpo di frusta”: in altre parole, basta chiedere per ottenere un

indebito guadagno;

⇒ valutare il nesso causale fra fatto ed evento con l’ausilio del perito auto;

⇒ “pensionare” la locuzione tipo della consulenza: “non si può escludere che...” e valorizzarla in positivo: “si può affermare che...”

Per concludere:

Le proposte legislative, di cui vi ho fatto cenno, sono irrinunciabili e non più rinviabili. Altrettanto irrinunciabile è una presa di posizione che miri a riportare la valutazione medico-legale nell’alveo di quella moralità che tutti i seri operatori della categoria, e gli uomini di buona volontà, invocano.

Non si tratta di un problema che riguarda solo le compagnie di assicurazione, anche se garantire la stabilità del sistema e del mercato, come il Prof. Manghetti ha richiamato più volte alla nostra attenzione, non è aspetto secondario o trascurabile: se non si interviene tempestivamente ed efficacemente molte imprese, medio piccole, sono destinate alla liquidazione coatta amministrativa, e in un mercato europeo vocato alle concentrazioni (di peso e di potere economico) a qualcuno forse potrebbe non dispiacere. Quello alla nostra attenzione è problema economico e sociale ed in quanto tale coinvolge la collettività.

Domani si continuerà a gridare con sdegno contro gli assicuratori che aumenteranno le tariffe r.c. auto senza che nessuno abbia pensato ai costi che

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sottendono risarcimenti sicuramente immorali o comunque non dovuti e a quanto potrebbero davvero costare le polizze.

Vi lascio alle vostre simulazioni di casi concreti: che concretamente esse possano costituire l’abbrivio per intendersi, una volta per tutte, su “ciò che è” e “su ciò che non è”. Ma vi prego: non fate che sia ancora solo una speranza. Diceva un adagio a tutti noi noto che “ a tirare troppo la corda finisce che la si spezza”. Non vorrei che quella che in una recente riunione di assicuratori è stata pronunciata da me come una battuta, si trasformasse da un disperato interrogativo in un’idea che potrebbe anche essere fruttuosa: perché dovremmo per le piccole lesioni continuare ad utilizzare i medici-legali?

Io sono convinto che può, deve restare solo una battuta.

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