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L'instituzione dell'Ordine e le sue relazioni con l'Ordine di S. Lazzaro di Francia

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(1)

DO

T

LJ~O

K

CONTRIBUTI

I4L

TORI

DELL'ORDI E

MAURIZIA

TO

I.

L

n ftnzione dell Ordine

E LE • UE RF.LAlIO.·1

co

L'ORDI E DI S. LAZZARO DI Fl{ANCIA

PINEROLO

TIPOGRAFIA oelALE

(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
(7)

CONTRIBUTI

ALL.\ T

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lH~LL'(

R[)L E

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'0

J.

L In.

titnzione dell' Ordine

E LE ~ 'E KELAZIU. '\

CON L'ORDI E DI

,LAZZARO

Di

l

'

R \NCIA

PL'EUOLU l

r

p () lì R .\ I- l.\. Cl' l ... l. E

l !I ,

(8)
(9)

INTRODUZIONE

Carlo

D

e

nina, 1'autor

e

delle

Rzvolu

zùmi

d'ltaHa,

pur

atten

d

endo

a questa sua

storia, era

stato

consigliato a

scri-vere quella dell'Ordine

dei

SS. Maurizio e

Lazzaro,

ed aveva

per

ciò otte

nut

o

di consultare e prob

a

bilm

e

nte

asportare

i

documenti che trovavansi

nell' Archivio d

e

l

Gran Magistero.

Int

errotto

più

volte il l

a

voro,

che

non fu

altro

in principio

che una

gra

nd

e

raccolta di mat

e

rial

e

completamente

ine-dito; lo ripigliò n

eg

li

anni compresi

tra il

1772

e

il

1777,

n

el

qual frattempo

fe

ce

uno

o

più

viaggi a Nizza,

d

ove

trovò ampia

m

ess

e di docum

e

nti n

e

ll

e

carte manoscritte

dello

sto

rico

a

bate Pi

e

tro Gioffr

edo,

tra

l

e

quali era la

S

toria delle Alpz' Mardtùne,

più

t

ardi

publicata

dal Gazz

e

ra

nei

Mo

num

e

nti di

storia

p

a

tria

(S

crzj;t

.

II).

Alla pagina 4

I

8

della

Pr

zt

ss

e

L

zttérazre

(vol.

II)

,

in

cui

(10)

2

-od

alt

ri

ab

bi

a

no potuto m

ai

tr

a

tt

a

r

e

fondatamente

dell'Or-dine dei

SS

.

Maurizio

e L

aza

r

.

Or

a,

questi famosi

m

ate

ri

al

i,

che

il

r

accoglito

r

e stesso

dub

itava

di avere smarriti (cosa

che

d

e

l

resto non

deve

stupire,

aven

do

eg

li

scritto

la

Prusse Lzt!ùazr

e

n

el

1789,

d

opo

sette

ann

i

cioè

di lontan

anza

dalla

patria),

non

anda-r

o

n

o

perduti,

ma

conservansi

anco

r

a

presso

i discendenti

dal

fratello

m

aggio

r

e

di

Ca

rl

o

D

en

i

na

(l).

Fra tutt

e

que

ll

e ca

rt

e

che

ri

gua

rd

ano l'Ordine dei

SS.

Maurizio

e

L

azza

r

o, unico f

rutt

o

de

ll

a

m

e

nt

e

del D

enina

è un

~ascicoletto

di

118 facc

i

ate, g

i

à

trascritto

in

nitido ca

·

r

attere,

comprendente

i du

e

primi libri

della storia d

ell'Or-din

e;

ma,

a

ppunto percb

è

prima

p

a

rt

e

d

e

ll

'opera,

è

di

p

oca

importanza per

noi, n

o

n

essendo che 1'esposizione

~i

cose

già

n

o

t

e

.

Questi

due

libri

com

pr

endono la

storia

d

e

ll

a

prima costituzione GlelI'Ordine

d

i S.

Ma

urizio

d

a

Ame

-d

eo VIII, dal

suo ritiro di Ripa

g

li

a,

prima

che venisse eletto

Papa dal Concili

o

di B

as

il

ea

co

l nom

e. di Fe

lice V,

col qual

n

o

m

e

ed a

utorità

poi

d

e

t

e

rmin

ò

il

s

uo su

c

c

essore n

ell

'Or

dine

s

t

esso, co

l t

i

t

o

lo di D

eca

no.

Il Cl

a

r

e

tta

(2)

accoglie

le con

c

lusi

o

ni

del V

ernazza (3

),

il qu

a

l

e

vu

o

l

e

che

·

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a

ttro f

o

ss

e

r

o

i

primi

compagni

di

Am

e

d

eo

VIII in Rip

ag

lia: Enrico di

Co

l

ombier, Cla

u

dio

du

Saix, N

i

co

d

o

di

Menthon e

Umb

e

rto di

Gler

ens

.

Il De

nin

a

invec

e,

fondandosi sulla

b

o

lla di

Felice

V

della vigilia

del-(1) La famiglia Cattaneo, residente in Cavallermaggiore, alla

squi-sita cortesia della quale debbo l'aver potuto cousultare con tutto mio agio quei documenti. I miei più vivi riograziamenti, che mi compiaccio di porgerle publicamente, valgano ad attestarle la mia riconoscenza. Uguali espressioni di gratitudine si abbiano il conte Enrico Brizio

Fal-letti di Castellazzo, archivista del Gran Magistero dell'Ordine, che 'con paziente cortesia m'aiutò nelle mie ricerche in quell'archivio; e cosi

pure gli ufficiali dell'archivio di Stato, dell'archivio Camerale, della bi-blioteca di S. M. e della biblioteca N.a~ionale.

(2) Dell'O?'dine lJ1altrizia?to nel pnmo secolo dalla sua rieostitu::iolle, e del SIW g?'ande ammù'aglio Andrea Provatla di Leyni.

(11)

- 3

-l'Epifania del 1440,

con la quale il nuovo papa (come

ponte-fice, ma anche come D

uca di Savoia perchè non fece la rinuncia

allo

stato che il giorno.

seguente)

nominava a suo

succes-sore nel

decanato dei

Cavalieri

di S. Maurizio Claudio du

Saix,

e

fondandosi pure sul Guicp.enon (

l)

ne nomina

sei:

Arrigo della

.Colombiera,

signore

di Vonfians nel paese di

Vaud;

Claudio

di Saix o Seissel, signore di Rivoira;

Lam-berto Odinet,

presidente del Consiglio di Chambéry;

Fran

-cesco, signore

di Bussy

e

d'Erya nel Bugese; Amedeo di

Campione e

Luigi di Chevelu.

Quanto ai

motivi che

.

potevano

aver

indotto

il primo

duca

di

Savoia

a lasciare la vita mondana

ed

il

governo

dei

suoi

stati,

crede il Denina

che

uno potesse

essere

l'e-sempio

ultimo

di sua

sorella

Margherita

di

Savoia, già moglie

di

Teodoro marchese di Monferrato, la quale,

«

rifiutate

tutte

le

onorevoli condizioni

che le offerse il Duca di

Milano

per

moverla

ad

accasarsi seco

in

seconde

nozze,

erasi destinata

a

finire i

suoi giorni

fra le Religiose Domenicane

di Santa

Maria Maddalena

nella città d'Alba

».

Ma più

specialmente,

soggiunge

il Denina, poichè

«una

mente

sì illuminata e

penetrante, qual'era Amedeo VIII,

poco

avea bisogno

di

esempi

per

operare»

un altro motivo ben più

possente

doveva averlo

indotto

ad

.

un tale

passo, ed egli

lo

spiega

con

queste

parole: «Egli aveva

in quarant'anni

di governo,

e

in

cinquanta

di

vita conosciuta

la leggerezza

e vanità delle

cose

umane, e la difficoltà somma di trovare in

essa

per-fetta

quiete, anche nel maggior

colmo

delle

felicità.

Cono-sceva egli

troppo bene la cattività

degli

uomini in

generale,

l'incostanza degli amici, la venalità de'

servitori,

l'ingratitu-dine e la perfidia

de' favoriti, l'infedeltà de' vassalli.

E

se

mai per questo rispetto un animo filosofico

e

cristiano

ebbe

motivo

di

odiare

il mondo, dovette averlo certamente nel

secolo

di Amedeo VIII, nel quale si può dire che i vizii

e

le corruttele

e

il disprezzo di ogni divina

ed

umana

ra-gione era giunto

all'eccesso ».

(12)

- 4

(13)

5

-Comandiamo

fin

d'ora al nostro Tesoriere Generale, e agli

altri ufficiali a cui spetterà,

che,

sotto

pena di privazione

dell'ufficio, al prefato

Claudio durante

sua vita e suo

De-canato, paghino la somma di milleottocento fiorini

di nostra

moneta di

Savoia, ne' termini

e

ne' luoghi designati in

altre

nostre

lettere Ducali,

il tenor delle

quali vogliamo che si

abbia per

espresso

nelle

presenti. Della qual somma il

sud-detto Claudio sarà

tenuto

di dare a ciascuno de' suoi

Com-pagni che sono

ora o che saranno col tempo, fiorini ducento,

per

i

bisogni loro,

riservando tutto

il rimanente per sè.

Comandiamo per tanto a tutti e a chiascheduno de'

Cava-lieri che

sono

ora e saranno col

tempo

nel detto luogo

di

S. Maurizio, che debbano ubbidire al prefato Claudio

loro

Decano,

secondo

le ordinazioni, gli statuti e stabilimenti

già fatti da Noi, mentre

eravamo

in minore stato, e che

ricevano

umilmente

da lui

i

salutevoli avvisi e comandi, e

procurino

di

adempirli. Vogliamo poi, e colle presen ti

or-diniamo, che cedendo o morendo

Claudio,

o

chiunque

sarà

in avvenire Decano

di

questi Cavalieri, il diletto Figliuol

nostro

nobile signor Lodovico e gli altri Duchi

di

Savoia

suoi successori, debbano di piena podestà preporre o

de-putare

Decano ai Cavalieri sudditi uno del

loro

numero,

che sarà creduto più abile e più capace».

« Termina la bolla» seguita il Denina

«

con le formole

consuete,

e si aggiunge di più

la

ragione perchè essa

non

sia

munita dell'impronto esprimente il nome del Pontefice.

Perciocchè

quelli che pria furono eletti Pontefici Romani

avanti la

solennità

della consecrazione e coronazione,

nel

bollar

le lettere furon soliti di

tener

questo modo».

(14)

- 6

-tuttora manoscritta.

Altro

storico importante della stessa

Instituzione,

il

conte

Carlo

Emanuele Montani, scrisse la sua

opera, che trovasi

manoscritta

nell'archivio del Gran

Magi-stero dell'Ordine e nella Biblioteca di S.

1\1.

in

Torino, dopo

il

1787

(

I).

La raccolta

è

r

agguardevole,

se pure

è

giunta completa

fino

a

noi. La

parte

più importante

è

una

serie

di

sommarii

e di estratti

di

l

ette

re

concernenti gli a1fari dell'Ordine,

dirette

al

duca di

avoia

o ad altri,

dai membri più

im-portanti dell' Ordine stesso,

come

Giannotto

Castiglioni,

Carlo

Cicogna,

Priam

o

Accursino, Vincenzo

Parpaglia,

Carlo Muti, Filippo Bucci, Andrea di Leynì,

Cardina

l

di

Vercelli, Cardinal Bobba, Cardinal Morone, Vescovo

Ga-rimberti, Giulio Castiglioni,

Ascanio

Bobba, Lelio

Valenti,

Marc'Antonio de Medici, Marc'Antonio Galleano

ecc

.

ecc.

Questi sommarii od

estratti sono

circa

900,

e gli

ori-ginali

da cui furono tolti

andarono

per la maggior parte

perduti o dispersi; a questi devesi

aggiungere

un

elenco

di

bolle, di

exequatur

e di provvisioni, pure concernenti la

Religione dei

SS. Maurizio

e

Lazzaro, con

annotazioni

au-tografe del Denina stesso;

copie

intere di lettere

e di

istru-zioni;

alcun

i

documenti

originali

ed

infin

e venti

lettere

originali, tra cui

du

e

dell'

abate

di S.

Solutore Vincenzo

Parpaglia, tre del vescovo Garimberti, tre

di Giannotto

Castiglioni, una

del

cardin

a

l

Morone,

una del cardinal di

Vercellì, una di Carlo della Rovere, una di

Carlo

Muti,

una

di Andrea

di

Le

ynì, una di Pietro

degli Oddi. Sei di

queste poi hanno un'importanza

speciale, e sono di Giovanni

Francesco della

Rov

ere, scritte

nel 1573 da P

a

rigi, dove

era

stato

mandato dopo l'avv

e

nuta

unione dei

due Ordini,

per il ricupero

delle

comm

e

nde che

avevano appartenuto

all'ordine di S.

Lazzaro,

E:d anche

per far riconoscere dal

re di Francia

la nuova

autorità di Gran

Maestro ottenuta

dal duca di

Savoia.

(15)

-

7

-Questa missione del della Rovere, non

ricord

ata

da

alcuno degli storici dell'Ordine,

è quella che fornì

l'argo-mento principale

al

presente lavoro, ne

l

publicar

e

i

l

quale

l'importanza dell'Instituzione

a

cui

si

rif

erisce

non mi ha

potuto rattenere dal

fare

alcune altre

osservazioni, dal dare

alcune altre notizie,

le

quali, basate

su

documenti inediti,

potranno

costituire

un modesto contributo

alla storia

com-pleta dell'Ordine

(l).

(16)
(17)

OAPITOLO

I.

Decadenza dell' ordine di ~at1 Lazzaro. - Pregi del gran Maestro Giannotto Castiglioni. - L'ordine di Malta precipua cagione della rovina di quello di San LazZdro. - Pratiche del Castiglioni e sua rinunzia in faqore del dnca di Savoia. - Buone disposizioni del papa Gregorio XIII. - Partenza dRI cardinale Alessandrino da Roma. - Missione di Filippo Bucci. - Della famiglia dei Bucci. - Emanuele Filiberto teme di disgustare il re Cattolico e lascia che si escludauo dalla bolla i regni di Spagna. - Istruzione dol Bucci. - Esito soddisfacente dei negoziati. - L'ordine di San Maurizio non deve considerarsi come riconstituito ma COme iLlstituito. - Unione a questo dell'ordine di San Lazzaro.

L'ordin

e

Gerosolimitano

di San

Lazzaro,

che

alcuni

vorr

e

bb

e

ro

far

risalire fino a San

Basilio,

e

che

senza

alcun

dubbio

era di

antichissima origine,

nella

seconda

m

età

del

secolo

XVI poteva considerarsi oramai giunto

allo stremo.

TI

suo

gran Maestro,

Giannotto

Castigliani

(I),

g

e

nti-(l) Creato da Pio IV con bolla del 24 luglio 1544.

(18)

-

10-luomo milanese e nipote del Pontefice Pio IV

(l),

aveva

potuto, finchè fu in vita questo Papa, mantenersi in qualche

riputazione; ma mancando

di

rendite proprie

e non avendo

potuto mettere in buon assetto le

cose

dell'Ordine

o con

l'acquisto di beni o di

entrate ecclesiastiche, o con i su sidl

dei

cavalieri che vi fossero

ascritti,

non

era ancora riuscito

a

liberarsi

dal d

ebito di

13.000

scudi che

l'Ordine

aveva

con gli Odescalchi

(2),

ed a

lui

stesso

non

veniva fatto

di

vivere con quel decoro che al suo grado ed alla sua

auto-rità

si conveniva.

Giannotto Castiglion

i, di nobile

ed

illustre

casato

co-spicuo

p

er uomini valorosi

nelle scienze ed insigniti di alte

dignità

prelatizie; colto e celebre egli stesso, ebbe presso

i

contemporanei fama

di

letterato,

di

artista e di perfetto

cavaliere, ed era in grandissima considerazione anche presso

il

re di Spagna in seguito alla raccomandazione del quale era

stato creato gran Maestro

dell'Ordine (3).

Basteranno a dare

un'idea, io

credo,

non solo delle infelici

condizioni della

sua Religione,

ma

anche

del

suo stile,

le

seguenti

pa-role

che egli scriveva

il 15

ottobre

1569 in una

sua

let-tera indirizzata a

D.

Priamo Accursino, vice-Cancelliere

dell'Ordine ed a

Scipione

Botticella. ad Urbino:

« ....

potete

considerare a che

termine mi trovo: hormai

non

mi manca che

disperarmi;

maledico il giorno et l'hora

che mai s'entrò

in questa

confusione, percbè d'ogni altro

luogo

se ne saria

fatto

maggior

ritratto,

so hormai più

che

dirmi nè

che scrivervi.

lo

aspetto che rOdescalco

venghi, et che

una delle due

ba

bbi a

fare,

o, che per

aspe-tarmi

gli

habbi da cedere il

luogo

mio

(il feudo di

Bzl-nato probabdme

n

t

e

)

per la mettà di quello

che vale, o che

habbi da

fugirmi o andare

io prigione; la prima serà

certa

et da

essa

ne nascerà

l'ultima

ruina mia,

et una d

e

queste

altre bisogneri che

n

e siegui.

Bor vedete

come

la

va;

al-(I) CLARETTA, Op. cit., p. 59. (2) CLARETTA, Op, cit., p. 7I.

(19)

1 1

-meno non mi fosse stata promessa, al-meno non si fosse da

per tutto divulgata: vedete di gratia, don priamo mio, con

questa maladetta nova che vi dò, di farne l'ultimo sforzo;

che se voi

non mi aiutate io non

so

più ove dare del capo:

sto fuori di me

et

mezo morto. Ho

espedito

a molti per

vedere di non perdere afatto quel povero luogo, ma se in

questo negotio non veggio

altra

forma, ogni cosa

anderà

in rovina. Oimè perchè non accettai il partito di

Malta

di

3000

scudi d'entrata

et

IO

m. contanti, che hora non sarei

in questa

disperatione,

con perdita de denari

et

de tempo

et

dela reputatione,

et con

havere sprezato tutti

gli

altri

partiti

che

mi si.

.

sono offerti, dei quali non poteva fare

tanto male che non ne stassi

assai

meglio. lo

sono come

una nave

flutuante

in

a

lto

mare con perdita di

ogni

bene

et

del tutto data in preda a l'onde

et

a la fortuna del mare:

aspetto d'hora in hora

l'ultimo

crollo dell'avversità mia

et

sto

tanto

conflitto et

travagliato che non posso più

scri-vervi

d'affanno. N

.

S. Iddio

sia

quello

che

mi aiutti

(1)

».

Il rispetto per

i

parenti di

Pio

IV, durante la vita di

quest'ultimo. aveva bensÌ,

come dissi di sopra,

fatto

in modo

che Giannotto fosse

ancora tenuto in qualche

considerazione;

ma,

appena

morto quello,

ed

assunto al Pontificato Pio V,

le cose

accennarono

a cambiarsi.

Pio

V Ghislieri

a.veva un debito di

gratitudine

verso

Paolo IV

Caraffa

(2)

da

cui

riconosceva il

suo

ingrandi-mento, perchè da lui

era stato

fatto vescovo di Sutri

e

di

. N

epi

prima, e poi cardinale; più che non ne

avesse

certa-mente

verso

Pio IV,

al

quale meno

ancora

che

al

prece-dente

si assomigliava

per

il

suo ardentissimo

zelo e

per il

suo amore

verso

Dio,

la

religione Cattolica e la Chiesa.

Assunto quindi

al

Pontificato,

il

popolo romano, memore

dei Caraffa, dovette sentire grave inquietudine e

timore

che

il nuovo Pontefice non imitasse Paolo IV; perciò

Pio

V,

per

allontanare

questa opinione, cominciò subito

a

lasciar

(20)

-

12-credere

che avrebbe

seguite le tracce del pred

ecessore,

di

cui

anzi,

quasi

come

una

garanzia, assunse

il

medesimo

'

nom

e

.

Se però

tale si mostrò quale voleva

lasciar credere,

n

e

lle

cose generali ed

importanti.

e specialmente

n

e

i

de-creti

del Concilio

di Trento,

egualm~nte

non lo

fu

nelle

cose particolari e personali

.

Inf

a

tti,

nei

primi

giorni del suo

Pontifi

cato

confermò

bensì, p

e

con

qualche

restrizione, i

privil

egi

accordati all'ordine

di San Lazzaro da

Pio

IV

(I),

ma non

t

ardò a

far

conoscere che

le massime

del suo

go-verno

ecc

l

es

iastico non

erano favorevoli al

mant

e

nim

ento

ed al progresso

di

quell'instituzione, e

con boll

e

del

2.6

gen-n

aio

15&6

e

I I

agosto 1567

(2)

rivocava

gran parte

di

quei

privil

eg

i.

*

* *

Dic

e

il Claretta

(3)

che «aveva concorso a rendere

così

abbiette

le

.

condizioni

di

quell'Ordine

l

a

mancanza del

presti

gio

che ad

i

stituzioni

:

siffatte

può

conferire

la

per-sona

di

chi

le

governa»

; p

e

a queste

parol.

e

non bisogna

dare un

significato

diverso d

a

quello che veramente devono

avere: cioè chè

mancava n

e

l

capo

dell'Ordin

e soltanto

splen-dore

e potenza

di

posizione

n

e

l mondo,

e

ciò

all'infuori

delle doti

sue

personali

(4).

Accenn

e

rò in

appresso qual

fosse il principal coop

e

ratore della rovina

sì del Castiglioni

come

d

e

ll'Ordine

stesso,

p

e

r intanto po

sso asserire che

quell'inf

e

lice gran

Ma

es

tro diede

più

d'un

a vo

lta

esempio

di

animo nobile e generoso,

di di

gni

tosa

fierezza

.

Erano

CI) Con bolla del 9 febbraio 1565. MONTANI, Storia delt'Ordille dei

Ss. lVlanrizio '! Lazza?·o. Bibl. di S. M., ms. n. 94412 . (2) Per error di stampa nel Claretta leggesi 1560. (:1)

Op.

cit., pago 60.

(4) Il cardinal Bobba, scrivendo al Duca il 6 dicembre 1566, per

(21)

13

-note a '

tutta

Italia le tristi

sue condizioni: orbene,

un qualche

signore

della

Marca di Ancona,

il quale

sotto

il nome di

gran Maestro

di

i.m ordine militare pensava

forse di

sta-bilire nel suo porto qualche

sorta

di marineria, gli aveva

fatto chiedere di partecipare con

lui

il titolo

di

Maestro

di

San Lazzaro e spartirne gli utili e gli onori, offrendogli

intanto

una somma di danaro che avrebbegli servito per

pagare

i

debiti suoi e della Religione. La proposta non

poteva

tornare più a proposito, date le tristi condizioni in

cui si

trovava;

ma egli sdegnosamente

la ngettò

come

di-sonorevole a sè

ed

all'Ordine di

cui

reggeva

le

sorti

(I).

E

notisi che egli si trovava

rid

otto

a tal s6gno che

era

stato

co

stretto

ad

impegnare buona parte

dei

suoi

mobili

più preziosi, e che pochi mesi dopo, il

15

febbraio

1570,

scrivendo

all'Accursino

e

parlando delle

estremità

a cui si

trovava

ridotto, diceva:

«Non

posso più reggere a

Roma

se qualche scudo non mi aiuta»

e

il 29 maggio

all'Aceur-sino e a

Scipione

Botticella:

«Non

posso mandare

il

da-naro. lo

sono a

te

rmini

tali ch'io vi prometto e giuro che

bisogna

che trovi sei giulii per vivere domani,

no

n

avendo

più

da impegnare

(2)).

Ma ho

detto ehe altri

era

il cooperatore

della rovina

d

ell'ordine

di S.

Lazzaro, e

questo bisognava cercarlo

nel-l'ordine

Geros

olimitano

di Malta (3) che

era

molto

favo-rito

e protetto

da Pio V,

tanto

è vero che

nel

1571,

poco

(r) Lettera del Castiglioni all' Accursino, vice cancelliere dell'Ordine, da Roma diretta a Urbino, 26 giugno 1569 (Estratto, A1'CIz. Catt.): ... Del negozio di Ancona sono risolutissimo di farne niente, non es-sendo 'onore della Religione di partire a metà con lui gli onori e le fa-tiche e le cose nostre •.

(2) Estratti in Arc!t. Catt.

(22)

16

-gherita di Valois

(l), quella che poi invece sposò Enrico

di Navarra; il qual Torres aveva pure negozI in Ispagna.

Frattanto però continuava le trattative col duca di

S

avoia

;

e

la rinun

zia

del

gra

n M

agis

t

e

ro d

ell'o

r

ç

En

e

di

San Lazzaro per

parte di

Giann

o

tto Castig\1oni

ebbe

luogo

il

J

3

gennaio

157 I,

in

favore di

Emanu

e

l

e

Filib

e

rto.

Egli però morì p

oco

dopo aver

fatta

questa

rinunzia,

ed

esse

ndo poco

appresso

mancato anche

Pio V, nè la

ces-sione, nè

la inves

titur

a

di

qu

e

lla dignità

e

bb

e

ro

e

ff

e

tto sotto

il suo pontifi

ca

to;

ma

l

e

pratiche

furono

co

ntinu

a

te

appena

assunto al s

og

lio

pontificio Gregorio

XIII

Buoncompagni.

*

*"

*"

Il

Claretta (p

ag. 68

) cita una lettera del

20

maggio,

in cui il cardinal

Guido

F

er

r

ero

di V

e

rc

e

lli d

a va '

notizia al

Du

ca

di aver parl

a

to

col

nu

ovo

Pontefice d

e

lla trattativa

concernen

t

e

l'

ordine

di

.

San

Lazzaro;

ma già fino dal

14

magg

i

o

il cardinal

e

Alessandrino aveva annunziato ad

Ema-nu

e

l

e

Filib

e

rto ch

e, avendone

p

a

rl

a

to

co

n Gregorio XIII,

av

eva «

trov

a

to b

o

n

incontro,

most

ra

nd

o

S. Santità d'esserne

già

stata

inform

a

t

a

(2)

».

Il cardinale Al

essand

rino, nipote di Pio V

come

ab-biamo veduto più sopra,

erasi sempre

mo

s

trato m

o

lto

fa-vorevole alla Religi

o

ne di S

a

n Lazzaro

ed

al duca di

Sa-voia (3); ma poco d

o

p

o

l'

e

l

ezione

d

el

cardinal Buoncompagni

egli

erasene partito

bruscamente

da Roma, co

s

icchè

questo

centratt

e

mpo av

e

va intralciat

o

qualche poco i n

egoz

iati.

Questa subit

anea

p

a

rt

e

n

za

aveva

dato a p

e

n

sare

ai

ministri ed agli

amici

d

e

l Duca, i quali scriv

e

nd

og

li

ene

vi

facevano sopra

i

loro

apprezzamenti

.

Il

conte

Carlo

C

icogna,

(r) HECTOR DE LA FERRIÈRE, Lett1'es de Cat!te,'ille de Médicis, Val. IV. Introd., pago I, nella Collectiolt de docwments inéditis sur thist. de F,'al1ce.

(23)

1 7

-gran Cancelliere del!

'ordine di

Sa

n

Lazzaro, credeva

sco

r-gervi

niente meno che un'aperta

r

ott

ura

tra il Cardinale

,

ed

il Papa ([ "

ma

l

'abate

di

S

,

So

lut

ore, che

n

e

aveva

parlato con

lo

stesso A

l

essandrino,

prima ancora del

Cicogna

ne

aveva

data

notizia

al

Duca in questi termini il [6

giugno:

«

Il

Ca

rdinal

Alessandrino

molto

a

ll

'improvviso s

i

è

risoluto

di voler andar

in Lombardia .... Et questa mattina m'ha

detto

..

. ,.

che pensa

di

volersi

imbarcare

giobbia

di

XIX

del

mese presente,

e

t

di vo

l

er andar a

l

Bosco casa sua, visitare

sua

madre

l

a qua

l

e

dopuo

l

a

morte del

Papa è rimasta

molto

afflitta et

desid

e

ra

che

lui vadda

consolarla, et che

similmente vada da

r

ord

in

e a

molte

cose

di

casa

loro

l

e

quali

hano

bisogno

d

e

lla presenza

sua ...

»

(2),

Teneva egli

presso di

sè alcune scritt

ur

e

importanti

concernenti o l'ord

in

e

di San Lazzaro,

o quello di San

Maurizio,

p

e

r

cui

fu

duopo sped

ir

e a

l

Bosco

sua

patria

(diocesi di Tortona)

p

e

r

pot

e

rle

ottenere

.

In

ca

ricato

di ciò

fu Filippo Bucci, che

il

Duca

int

e

nd

eva

m

anda

r

e

a Roma

acciochè con gli a

ltri

suoi

ministri trattas

se

più

ene

rgica-mente dell'erezione

dell'ordine

Mauriziano

e

della sua unione

con quello di San

Lazzaro

(3).

Filippo Bucc

i

giunse al Bosco

sulla fine de

l

mese

di

giugno (4),

vi

ste

tt

e a

l

cuni giorni, e,

fatta

la

sua

commissione al Cardi

n

ale, e confe

r

ito con lui

intorno

agli interessi

del Duca relativamente

alla ReI igione,

gli fece sapere quale

e

ra

l

a propria

in

combenza presso

il

Pont

efice

(5), ed infine si

incamminò

a

ll

a volta di Roma,

d

ove

lo raggiunse

l

a

i

struz

i

o

n

e

per iscritto

.

In tal

modo a

ll

a corte

Romana

vennero incaricati della

(I) Lettera di Cicogna, 27 giugno [572, Estratto in A1'ch, Co il, (2) A1·ch. di Stalo t'n Tar" Let/. il/in, Roma, m. 6.

(3) Lettera di Emanuele Filiberto al Cicogna del J 4 luglio 1572 (CLARETTA, Op. cii .. pago 70) Lettera di Emanuele Filiberto al papa del 16 luglio 1572 (TIIEINER. Ann. Ecci. lIfant. docc. n. XXXIV).

(4) L'Alessandrino al Duca, 30 giugno. Ard. di Stato Lett. II-fin. Roma, 111. 5.

(5) L'Alessandrino al Papa, Bosco 7 luglio T572. THEINER, Op. cit., loc. cii.

(24)

-

18-n

egoz

iazi

o

n

e

l

'

ab

a

t

e

di S, S

o

lut

o

r

e

o

oluto, o

al

-vat

o

r

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V

i

nc

e

n

zo

P

a

rpaglia mini

s

tro d

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l Duc

a

in R

o

m

a

;

il

c

o

nte

C

arl

o C

ic

og

n

a

gr

a

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e

r

e

d

e

ll

' o

rdine di

a

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az

-zar

o

; i c

a

rdin

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li Mor

o

n

e

, Bobba

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V

e

r

ce

lli

(r

)

,

e F

ili

p

p

o

Bu

c

ci.

App

a

rt

e

n

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va Filipp

o

a qu

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ll

'

in

s

ign

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fami

g

li

a

d

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i Bu

cc

i

d

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l cui n

o

m

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pu

ò

andar gl

o

ri

o

sa la

s

t

o

ri

a

l

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tt

e

r

a

ri

a

d

e

l

no

s

tro Pi

e

plOnt

e

,

e

d

e

lla

qual

e

ci

'

l

a

s

c

i

ò

un

a e

rudit

a e

d

o

-c

um

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nt

a

t

a

monogra~a,

tuttor

a

in

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dita, il l;>

a

r

one

G

i

u

seI3

p

e

V

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rn

azza

(2

)

,

D

a ques

ta

s

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nd

e

ch

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Filippo

Bucci, f

r

a

t

e

ll

o

di

A

gos

t

i

n

o

,

e

r

a

fi

gl

io di Dom

e

nic

o

Bu

cc

i,

gìà

pr

o

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essore d

i

fil

osofia

m

ora

l

e

n

e

ll

'

univ

e

r

s

it

à

di P

a

d

ova

, p

o

i p

ub

li

co

l

e

t

to

r

e

in

q

u

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lla

di T

o

rin

o

, indi in qu

e

lla ç1i M

o

nd

ov

Ì

, a

u

to

r

e

di

p

a

r

e

cc

hi

e e

rudit

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di

sse

rta

z

i

o

ni. Il frat

e

llo

A

gos

tin

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nch

e

egli

c

r

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at

o

pr

o

f

es

s

o

r

e

n

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ll'univ

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r

s

it

à

'

di M

'

o

nd

ov

ì

,

s

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i m

esi

pri

ma

di

s

u

o

p

a

dre; autor

e

an

c

h

'

e

gli di l

o

d

a

t

e o

p

e

r

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c

ui p

a

r

ecc

hi

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tutt

,o

r

a

in

e

dit

e

cons

e

rv

a

n

s

i

n

e

ll

a Naz

i

o

n

a

l

e

d

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Tor

in

o, e

r

a s

t

a

t

o

m

a

nd

a

t

o

,

l

o

st

e

ss

o

ann

o

d

e

l

fra

t

e

ll

o, a

ll

a

cort

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di R

o

ma in qualità di or

a

t

o

r

e

, nell

'occas

i

o

n

e

ch

e

il

m~rchese

d

'

E

s

t

e

prestò ubbidi

e

nz

a

'

al Pap

a, a

n

o

m

e

d

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l

du

ca

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i Savo

i

a

(3),

D

i

Filipp

o

Bucci il Vernaz

z

a

non

h

a

n

o

t

lZla c

h

e

di

du

e sc

ri

tt

i: un

so

n

e

tt

o

p

e

r il

batt

e

sim

o

di

C

arl

o E

m

an

u

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l

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I

,

e

un

a

l

et

t

e

r

a

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G

uglielmo

B

a

ld

e

sano.

a

ut

o

r

e

d

e

ll

a.

Sac1'a

Izz's

to

r

z

a

Tlz

ebea

, p

e

r

rall

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grarsi sec

o

lui

d

e

ll

'

op

e

r

a s

t

o

r

ica

d

a

t

a a

ll

a

lu

ce

(

4

).

(I) Lettera cito di Em, Fil. del 16 luglio. (2) Eibl, di S. 111., JJ1iseell, vd?'llazziolla, voI.

48.

(3) Gratio habita iII pltblico patrwJl cot/sisto1'1'o rtd Grcgon'lt1ll XIII obedùmliam eidem Pontifici pl'aestante P!li#ppo Estellse JJlizrchio1/e pro Emlnmwele P/iiliberto Sa!>altdiae Dltee anno 1572, Romae apud Jo. Jo-sephuffi de Angelis 1572.

(25)

-

19-Del resto Filippo Bucci fu miglior negoziatore che letterato, e l'ordine Mauriziano può senza timore registrare il suo nome tra quelli ai quali deve il suo ingrandimento e la sua gloria. Basterebbero a provarcelo le seguenti pa -role che il cardinale Alessandrino scriveva

al

Duca da Roma il 24 dicembre 1572: «Ho conosciuto tanta fede, diligenza et sufficienza nel dottor Bucci mandato de V. A. 'per

i-l

negotio di San Lazaro, ch'io ho piena confidenza in lui, et perciò le ho detto a bocca tutti li miei pensieri .... onde la suplico non 'solo a darli piena ct:edenza, ma e beneficarlQ et honorarlo conforme alla sua fedeltà, et magnanimità di V. A., et io ne sentirò quel contento come se fusse cosa collocata in me stesso»

(I)

.

*

*

*

Mentre si aspettavano queste scritture, e i bianchi segni del duca di Savoia

(2),

l'ambasciatore del re di Spagna, Giovanni de Vargas, e gli agenti del gran duca di Toscana, nulla sapendo ancora di ciò che si volesse fare da parte di Savoia, attendevano l'uno a progettare e a procurare la soppressione dell'ordine di San Lazzaro, gli altri ad unirlo a quello di Santo Stefano (3). Emanuele Filiberto che non voleva ad ogni costo romperla col re Cattolico (4) ma in pari tempo non voleva cederla al granduca di Toscana, .sarebbe forse anche stato propenso alla soppressione

del-l'ordine di San Lazzal'O, accontentandosi di ricostituire su nuove e solide basi quello di San Maurizio, per cui non avesse nè a dipendere nè ad aver trattative e brighe con altre potenze i ma per buona sorte il conte Carlo Cicogna,

(l) Arch. di Stato di Tor.; Lett. min. Roma, m. 5.

(2) Lettere del Cicogna del 28 e 30 giugno, e del 2 e Il luglio J 572. Sommari ed estratti in m·ch. Calt.

(;:t) Lettera cito del Cicogna del 30 giugno.

(26)

-

20-che dell'ordine

di San

Lazzaro

era

stato, ed

era

natural-mente per essere di

nuovo,

un gran dignitario si

oppose

calorosamente a ciò

(I).

Si

trovò

allora un temp

eramento,

quello

cioè

di

esclu-dere nella bolla di instituzione il regno di pagna. Sperava

forse Emanuele Filiberto di poter

egli

stesso, per mezzo

dei

suoi

ministri ed

amici che aveva alla corte di l\Iadrid,

indurre

il

re Cattolico a permettere che

gli

si

concedesse

il

gran

Magistero di San Lazzaro senza restrizione

e

senza

l'esclusione delle

Commende

cne trovavausi nei regni di

Spagna; ma queste 1rattative, come vedremo, non

ebbero

luogo subito; per cui

il

Bucci quando fu in Roma non potè

far

altro

che

comportarsi secondo

la

sua istruzione del

16

luglio,

che era

del seguente tenore:

«

Circa

l'unione della

nuova

Militia di

S.

Mauritio

ha-verete da usare il mezzo dell'authorità delli 111.

mi

sig.

ri

Car.

li

Morone, Bobba

e

Vercelli,

affinchè

si concedino le

cose

contenute nelli Capitoli

infrascritti,

li quali

speriamo

otte-nere dalla benignltà di Sua Beatitudine,

et

massime

che

la

detta

Militia, oltrachè

sarà principalmente instituita

a

difesa

della

Religione Catholica,

et

della Santa

Sede

Apostolica

contra gli

infide li

et

heretici,

verrà

anco

ad

esser dotata

di XV m.

scudi

d'entrata del nostro patrimonio;

sopra

di

che s

e

per rendere il negotio più agevole parerà

alli sudctti

signori

valersi

delle alligate

lette

re

di Mons.l'

Ill,mo

Cardi-nale Alessandrino a Sua Santità, et al CardiCardi-nale d'Altaemps,

ci rimettiamo

alla

molta prudenza delli predetti

signori.

»

Et

perciò

che

la

commodità

del numero delle

Com-mende renderà la militi a più piena de' Cavalieri, di

che

ne

risulta maggior servitio alla Religione, si desidera la unione

della Militia di San Lazzaro con tutti

i

privilegi,

preroga-ti ve,

giurisditioni, pretensioni

et altre cose

appartenenti alla

detta Militia, col che sia mutato il

nome solo

di San

Laz-zaro con quello di San Mauritio; et

insomma

che

la Militia

(27)

-

21-di San

Maurizio sia

univer

sa

l

e

senza

esclusione

d'alcun pa

ese

d

e C

hristiani

.

»

V

e

ro

è che

in qu

es

to

. e

t in tutt

e

le

altre occasioni

d

es

id

e

r

a

n

do

noi dar

e

inti

e

ra

sodisfattione

al Re Cath

o

lic

o

,

suppli

c

hi

a

mo la

Santità

sua

che l

e

piaccia

di

ecce

ttuare

tutte le Comm

e

nd

e

de

Ili

S

tati di

S.

M.,

ris

e

rb

a

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os

i p

e

la coll

a

tion

e

di dette Commende senza

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nir

e

alJ'

es

tintione

di

esse Co

mm

ende

. Et in

caso che con

t

a

l

e ecce

ttu

a

tion

e

na

scesse

n

e

ll'

a

nim

o

di

V.

S.

qualch

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diffi

co

ltà d

a

ll

a

b

anda

d

e

i ministri della

M.

S.,

si

p

o

trà per l

eva

r

via

ogn

i imp

e

-dim

en

t

o

far l'intiera

esc

lu

s

ion

e

delli

s

ud

e

tti

Stati.

Ho

ra

col

fav

ore

di

S

u

a

Beatitudine, come speriamo, facendosi

l'uni

one

d

e

ll

a sude

tt

a

Militia

di

San

La

zzaro,

potremo

con

più

co

m-mo

dità

tener di continuo

l

e

nostre tre

ga

l

e

r

e

b

e

n

a

rm

a

t

e

da impi

egars

i

semp

r

e con

tutto

il

rimanente

d

e

ll

a

Militia

di

San

Mauritio a

ogni cen

n

o

et

vo

l

er

d

e

ll

a Santità S

u

a,

et della Sede

Aposto

li

ca

n

elle

oc

cor

r

enze

ch

e

V.

S

.

vorrà

servirsene a qualc

h

e

im

p

r

esa co

ntr

o a

infideli

et

h

e

r

e

tici.

»

S'hanno primieramente

da

proporre

l

e cause, ciò

è

il numero

e

t l'inf

ett

i

one

che ogni dì cr

esce

delli

h

eret

i

c

i

e

t hu

om

ini

scelerati;

l

a

necessità

di

proibire i

l

oro sforz

i;

il

s

it

o

molto

commodo

del paese

d

e

lla

Savoia, c

h

e

è

in

m

ezo

tra

la

Franc

ia

e

t l'It

a

lia

vicino a Geneva,

et a

i

co

n-fini

cont

r

a

d

e Svizze

ri

,

d

ove

per

li

continui comertii

facil-m

ente

vi concorrono

infiniti

h

e

r

e

ti

c

i

di quelle

n

a

tioni

e

t

vi

spar

go

n

o

i

lor veneni

.

La

celebrità poi

d

e

l

san

tis

s

im

o e

t

gloriosissimo

lVlar

tir

o Sa

n

Ma

uriti

o

fra

gli

altri

ri

ce

r

ca

che

habbi d

a esse

r

e

honorato con qu

es

t

o

tit

o

lo di

Militia, come

anti

co

Protettore

d

e

lla Casa

di

Savoia.

S'ha

p

er

t

a

nt

o

da

instituir

e

l

a

militia

di

Sa

n

Ma

uritio

sotto

la r

ego

l

a

Cister-cien

se

per

l

a

difesa

d

e

lla Santa

Chiesa

Catholic

a e

t

della

S

e

d

e

Apostolica E;t

per l'estermination

e

degli heretici,

che

tutti

li

Cat

h

o

lici

di

qualunque natione vi p

oss

ino

e

ntrare;

et con

t

utto c

i

ò

pigliar m

og

lie, overo havendol

a

rit

e

n

e

rla

n

e

ll

a

professione.

(28)

per--

22

-p

e

tu

a

m

e

nte unito

alla corona

ducale

,

talchè

all'avvenire

tutti li successori

n

e

l Ducato h

ab

bino' da

ottene

rl

o,

»

S'ha

in

oltre

da dar

e

authorità a

l

Gran Maestro

da

in

s

tituire et disegn

are

Pr

ov

in

c

i

e

et

Priorati,

erigere Con

-venti,

Priorati, Commende, B

e

n

efic

ii,

et

ufficii,

et

tutt

e

l'altre

cose

appart

e

nenti

allo Stato,

uso, et es

e

rcitio d

e

lla Militia

cos

ì

nel capo

come

n

e

l m

e

mbro

;

far

statui

r

e,

et altre cose,

»

La

prima d

o

t

e

sarà

di XV mila

scudi

d'

e

ntrata,

»

Di p

o

i

si

p

otrà

di

manda

r l'uni

o

n

e

,

overo suppress

i

one

d

'a

l

c

uni

Monas

t

e

rii

,

Priorati,

et

Ben

e

ficii senza cura di

tutto

il d

om

ini

o

n

os

tro t

em

p

o

r

a

l

e

,

quando vacaranno;

et

simi

l-m

en

t

e

qu

e

lli li qu

a

li

si

sono ricoverati

n

e

i n

os

tri

paesi,

e

t si r

ec

up

erassero n

e

lla guerra contro a gli

h

e

r

e

tici n

e

l-l'a

vveni

r

e siano

p

e

rp

etuamente

uniti alla

m

e

n

sa

d

e

l

Gran

Maestro o

del Commun

e,

o veramente s'h abbiano

d

a e

ri-gere

Priorati

et Com

m

ende

,

»

Si può

ancora

do

mandar possanza

n

e

lla p

e

rson

a

d

e

l

Gran

Mae

s

tro,

di

poter in qualunque

p

a

rte d

e

l

mondo

e

ri-gere

Priorati,

Commende,

e

t

a

ltri

Beneficii de

ll

a

nov

a

Mi-litia, de i beni di

colo

r

o che

vorr

anno e

ri

ger

li

~

qu

es

t'uso

con

r

ese

rvation

e

di

giuspat

r

o

n

ato

a quelli che

li t

asse

r

a

nno

e

t

alle

loro famigli

e, overo a ch

i

essi

v

or

r

an

no.

»

Et med

es

i

mamente che quelli che

h

a

nno

qualche

iuspatronato

in

casa

l

oro

,

possano, c

'

on

l

icenza

d

e

l

Gran

Ma

es

tro,

inc

orpo

r

arli

n

e

ll

a

Religione,

et

farne

commende

co

n la

r

eservatione di

ess

i iu

spatrona

ti,

»

Parimente

l

a dispensa

p

e

r

i

p

ove

ri

Cavalieri,

li

quali

p

e

r tr

e

anni

con

tinui

haver

a

nno atteso alla guerra contro

g

li heretici

e

t

infid

eli, o

ver

a

me

nt

e

ancora

p

e

r manco t

e

mpo,

secondo

il

voler d

el Gran

:\[

aes

tr

o, se

in

questo mentre

ha·

v

e

ranno

fatta

qualch

e seg

n

a

lata

fattione contra gli sudetti

nemici affinchè sian

o capac

i

d

i

qualch

e

p

ensio

n

e

ecclesia-st

i

ca, si

no

a

lla

somma

di

du

e

milli

a

scudi

.

(29)

mi 2 3 mi

-stiero che il tutto sia

totalmente

soppresso, et applicato

alla mensa della nova Militia, et che tutti

li

Cavalieri

mu-tato il

lor segno, pigliano

l'

altro,

che il Gran Maestro della

nova' Militia constituerà, et che tuti parimeme èon

li l

or

Priorati, Commende" luoghi,. Giuspatronati,

ben~

et

ogni

cosa passino alla noya Militia, et dall'una

parte

et.

d

all'altra

siano d'un sol modo

et

ordine.

»

Ma perchè tutti

-i

beni depende

nti dall'Hospitali di

San Lazaro furno già da molti

anni addietro

uniti

a

quelli

di

San

Giovanni Hierosolimitano,

s

'ha

da far ogni opera

affinchè di novo sia fatta la separatione di questi beni dal

detto Hospitale di San Giovanni,

et

tanto più che gli Hie·

rosolimitani nelle confirmationi

f?

ostoliche delli

loro

pri-vilegi

ottengono

la reintegration

e

, et già

p'ossedono molti

beni in Francia.

1>

Habbia la nova Militia tutti

et

ql1alunque privilegio

di questa

suppressa

di San Lazzaro.

et anco

di

S

an

Gio-vanni Hierosolimitano,

Sant~

Giacomo

di

Spada, et di

altre

Militie

.

.

»

Più che si

uni

scano

tutti

i

Giuspatronati della

Du-cale

Camera

di Sa.voia alla mensa d

el

Gran

Maestro per

sostentatione delle Galere, overo farne delle Comm

ende

come a lui parer à meglio

il

che si aggiunga

in

capo

degli

·

altri giuspatronati soprano minati.

Data

in Turino

alli XVI

di

luglio

1572

(1)

». .

Il

cardinale Marc' Antonio Bobba

ed

il cardinale Guido

Ferrero di Vercelli, frattanto, fecero

esami

nare

i

privilegì

dell'Ordine di Santo

' Stefano per conformarvisi

e

servirsene,

di esempio,

n

el

chiedere le bolle al Pontefice, ed inoltre,

prima

c

he

giungesse

il

Bucci, si faceva ancor

premura

al

Duca perchè determinassl.

una dote

competente

alla nuova

Religione che si voleva

ìn

stituire

(2).

Il

gran duca

di

To-scana l'aveva assegnata all'Ordine di

S

an

to Stefano, e cer-

.

tamente l'avrebbe anche assegnata airOrdine

di San

(30)

- 2-!

-zaro, quando gliene si fosse

conferito

il

gran

Magistero.

Ma questo

era

precisamente nell'intenzione del Duca, come

abbiamo

veduto dall'istruzione data

al

I3ucci, il quale

ar-rivò

a

Roma poco prima dell'8

agosto

(!).

*

* *

I negoziati procedettero felicemente

(2),

ed

un primo

buon

esito

si

ebbe

nella bolla

che

instituiva l'Ordine di

San

Maurizio, la quale fu finalmente

spedita il

16

settembre

1572.

Qui cade

in

acconcio

il

fare

una importante

osserva-zione,

che

riguarda le parole

«ricostituzione

dell'Ordine di

San

Maurizio})

che

furono

sempre

usate da coloro

che

par-larono di questo

avvenimento, ma che

non sono

intiera-mente

esatte.

È

bensì vero che l'ordine

di San Maurizio

doveva

la sua

prima

constituzione ad Amedeo

VIII, per la

sua bolla della

vigilia

dell'Epifania del

1440, e che

Emanuele

Filiberto, o,

per meglio dire

Gregorio XIII,

non

aveva fatto

altro

che

riconstituire

su

nuove basi

quanto era già stato

instituito da Amedeo VIII,

cioè Felice V;

ma quel

fatto

sancito dalla bolla del

r6 settembre

1572

non prese

punto

il nome di

rti;osttCuz

ùme,

bensÌ

solamente

di

znstz'tuZtone,

come

del resto è

agevole

il

vedere dalla stessa

bolla

ac·

cennata

.

La ragione di questo fatto verisimilmente

sta

in

ciò,

che, essendo

state da

Niccolò

V papa

confermate

tutte le

provvisioni e

gli

atti di Felice V, l'Ordine di

San

Maurizio

instituito da quel papa

doveva considerarsi come

implicita-mente approvato dalla

Santa Sede, prescindendo

da

tutte

le pretensioni contese

dal Concilio

di

Basilea, e

dalla

vali-dità dell'elezione che

quel Concilio aveva

fatta di un

sommo

pontefice nella persona di Amedeo di Savoia.

Con

tutto ciò

siccome il nome del Concilio di Basilea e del papa ivi

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