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CONTRIBUTI
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MAURIZIA
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n ftnzione dell Ordine
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L'ORDI E DI S. LAZZARO DI Fl{ANCIA
PINEROLO
TIPOGRAFIA oelALE
CONTRIBUTI
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titnzione dell' Ordine
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INTRODUZIONE
Carlo
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Lazzaro,
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documenti che trovavansi
nell' Archivio d
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Gran Magistero.
Int
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altro
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e
raccolta di mat
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e
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anni compresi
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il
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più
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publicata
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prima costituzione GlelI'Ordine
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che venisse eletto
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e,
fondandosi sulla
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Felice
V
della vigilia
del-(1) La famiglia Cattaneo, residente in Cavallermaggiore, alla
squi-sita cortesia della quale debbo l'aver potuto cousultare con tutto mio agio quei documenti. I miei più vivi riograziamenti, che mi compiaccio di porgerle publicamente, valgano ad attestarle la mia riconoscenza. Uguali espressioni di gratitudine si abbiano il conte Enrico Brizio
Fal-letti di Castellazzo, archivista del Gran Magistero dell'Ordine, che 'con paziente cortesia m'aiutò nelle mie ricerche in quell'archivio; e cosi
pure gli ufficiali dell'archivio di Stato, dell'archivio Camerale, della bi-blioteca di S. M. e della biblioteca N.a~ionale.
(2) Dell'O?'dine lJ1altrizia?to nel pnmo secolo dalla sua rieostitu::iolle, e del SIW g?'ande ammù'aglio Andrea Provatla di Leyni.
- 3
-l'Epifania del 1440,
con la quale il nuovo papa (come
ponte-fice, ma anche come D
uca di Savoia perchè non fece la rinuncia
allo
stato che il giorno.
seguente)
nominava a suo
succes-sore nel
decanato dei
Cavalieri
di S. Maurizio Claudio du
Saix,
e
fondandosi pure sul Guicp.enon (
l)ne nomina
sei:
Arrigo della
.Colombiera,
signore
di Vonfians nel paese di
Vaud;
Claudio
di Saix o Seissel, signore di Rivoira;
Lam-berto Odinet,
presidente del Consiglio di Chambéry;
Fran
-cesco, signore
di Bussy
e
d'Erya nel Bugese; Amedeo di
Campione e
Luigi di Chevelu.
Quanto ai
motivi che
.
potevano
aver
indotto
il primo
duca
di
Savoia
a lasciare la vita mondana
ed
il
governo
dei
suoi
stati,
crede il Denina
che
uno potesse
essere
l'e-sempio
ultimo
di sua
sorella
Margherita
di
Savoia, già moglie
di
Teodoro marchese di Monferrato, la quale,
«
rifiutate
tutte
le
onorevoli condizioni
che le offerse il Duca di
Milano
per
moverla
ad
accasarsi seco
in
seconde
nozze,
erasi destinata
a
finire i
suoi giorni
fra le Religiose Domenicane
di Santa
Maria Maddalena
nella città d'Alba
».Ma più
specialmente,
soggiunge
il Denina, poichè
«una
mente
sì illuminata e
penetrante, qual'era Amedeo VIII,
poco
avea bisogno
di
esempi
per
operare»
un altro motivo ben più
possente
doveva averlo
indotto
ad
.
un tale
passo, ed egli
lo
spiega
con
queste
parole: «Egli aveva
in quarant'anni
di governo,
e
in
cinquanta
di
vita conosciuta
la leggerezza
e vanità delle
cose
umane, e la difficoltà somma di trovare in
essa
per-fetta
quiete, anche nel maggior
colmo
delle
felicità.
Cono-sceva egli
troppo bene la cattività
degli
uomini in
generale,
l'incostanza degli amici, la venalità de'
servitori,
l'ingratitu-dine e la perfidia
de' favoriti, l'infedeltà de' vassalli.
E
se
mai per questo rispetto un animo filosofico
e
cristiano
ebbe
motivo
di
odiare
il mondo, dovette averlo certamente nel
secolo
di Amedeo VIII, nel quale si può dire che i vizii
e
le corruttele
e
il disprezzo di ogni divina
ed
umana
ra-gione era giunto
all'eccesso ».
- 4
5
-Comandiamo
fin
d'ora al nostro Tesoriere Generale, e agli
altri ufficiali a cui spetterà,
che,
sotto
pena di privazione
dell'ufficio, al prefato
Claudio durante
sua vita e suo
De-canato, paghino la somma di milleottocento fiorini
di nostra
moneta di
Savoia, ne' termini
e
ne' luoghi designati in
altre
nostre
lettere Ducali,
il tenor delle
quali vogliamo che si
abbia per
espresso
nelle
presenti. Della qual somma il
sud-detto Claudio sarà
tenuto
di dare a ciascuno de' suoi
Com-pagni che sono
ora o che saranno col tempo, fiorini ducento,
per
ibisogni loro,
riservando tutto
il rimanente per sè.
Comandiamo per tanto a tutti e a chiascheduno de'
Cava-lieri che
sono
ora e saranno col
tempo
nel detto luogo
di
S. Maurizio, che debbano ubbidire al prefato Claudio
loro
Decano,
secondo
le ordinazioni, gli statuti e stabilimenti
già fatti da Noi, mentre
eravamo
in minore stato, e che
ricevano
umilmente
da lui
isalutevoli avvisi e comandi, e
procurino
diadempirli. Vogliamo poi, e colle presen ti
or-diniamo, che cedendo o morendo
Claudio,
o
chiunque
sarà
in avvenire Decano
diquesti Cavalieri, il diletto Figliuol
nostro
nobile signor Lodovico e gli altri Duchi
di
Savoia
suoi successori, debbano di piena podestà preporre o
de-putare
Decano ai Cavalieri sudditi uno del
loro
numero,
che sarà creduto più abile e più capace».
« Termina la bolla» seguita il Denina
«con le formole
consuete,
e si aggiunge di più
la
ragione perchè essa
non
sia
munita dell'impronto esprimente il nome del Pontefice.
Perciocchè
quelli che pria furono eletti Pontefici Romani
avanti la
solennità
della consecrazione e coronazione,
nel
bollar
le lettere furon soliti di
tener
questo modo».
- 6
-tuttora manoscritta.
Altro
storico importante della stessa
Instituzione,
il
conte
Carlo
Emanuele Montani, scrisse la sua
opera, che trovasi
manoscritta
nell'archivio del Gran
Magi-stero dell'Ordine e nella Biblioteca di S.
1\1.
in
Torino, dopo
il
1787
(
I).
La raccolta
è
r
agguardevole,
se pure
è
giunta completa
fino
a
noi. La
parte
più importante
è
una
serie
di
sommarii
e di estratti
di
l
ette
re
concernenti gli a1fari dell'Ordine,
dirette
al
duca di
avoia
o ad altri,
dai membri più
im-portanti dell' Ordine stesso,
come
Giannotto
Castiglioni,
Carlo
Cicogna,
Priam
o
Accursino, Vincenzo
Parpaglia,
Carlo Muti, Filippo Bucci, Andrea di Leynì,
Cardina
l
di
Vercelli, Cardinal Bobba, Cardinal Morone, Vescovo
Ga-rimberti, Giulio Castiglioni,
Ascanio
Bobba, Lelio
Valenti,
Marc'Antonio de Medici, Marc'Antonio Galleano
ecc
.
ecc.
Questi sommarii od
estratti sono
circa
900,e gli
ori-ginali
da cui furono tolti
andarono
per la maggior parte
perduti o dispersi; a questi devesi
aggiungere
un
elenco
di
bolle, di
exequatur
e di provvisioni, pure concernenti la
Religione dei
SS. Maurizio
e
Lazzaro, con
annotazioni
au-tografe del Denina stesso;
copie
intere di lettere
e di
istru-zioni;
alcun
i
documenti
originali
ed
infin
e venti
lettere
originali, tra cui
du
e
dell'
abate
di S.
Solutore Vincenzo
Parpaglia, tre del vescovo Garimberti, tre
di Giannotto
Castiglioni, una
del
cardin
a
l
Morone,
una del cardinal di
Vercellì, una di Carlo della Rovere, una di
Carlo
Muti,
una
di Andrea
di
Le
ynì, una di Pietro
degli Oddi. Sei di
queste poi hanno un'importanza
speciale, e sono di Giovanni
Francesco della
Rov
ere, scritte
nel 1573 da P
a
rigi, dove
era
stato
mandato dopo l'avv
e
nuta
unione dei
due Ordini,
per il ricupero
delle
comm
e
nde che
avevano appartenuto
all'ordine di S.
Lazzaro,
E:d anche
per far riconoscere dal
re di Francia
la nuova
autorità di Gran
Maestro ottenuta
dal duca di
Savoia.
-
7
-Questa missione del della Rovere, non
ricord
ata
da
alcuno degli storici dell'Ordine,
è quella che fornì
l'argo-mento principale
al
presente lavoro, ne
l
publicar
e
i
l
quale
l'importanza dell'Instituzione
a
cui
si
rif
erisce
non mi ha
potuto rattenere dal
fare
alcune altre
osservazioni, dal dare
alcune altre notizie,
le
quali, basate
su
documenti inediti,
potranno
costituire
un modesto contributo
alla storia
com-pleta dell'Ordine
(l).
OAPITOLO
I.
Decadenza dell' ordine di ~at1 Lazzaro. - Pregi del gran Maestro Giannotto Castiglioni. - L'ordine di Malta precipua cagione della rovina di quello di San LazZdro. - Pratiche del Castiglioni e sua rinunzia in faqore del dnca di Savoia. - Buone disposizioni del papa Gregorio XIII. - Partenza dRI cardinale Alessandrino da Roma. - Missione di Filippo Bucci. - Della famiglia dei Bucci. - Emanuele Filiberto teme di disgustare il re Cattolico e lascia che si escludauo dalla bolla i regni di Spagna. - Istruzione dol Bucci. - Esito soddisfacente dei negoziati. - L'ordine di San Maurizio non deve considerarsi come riconstituito ma COme iLlstituito. - Unione a questo dell'ordine di San Lazzaro.
L'ordin
e
Gerosolimitano
di San
Lazzaro,
che
alcuni
vorr
e
bb
e
ro
far
risalire fino a San
Basilio,
e
che
senza
alcun
dubbio
era di
antichissima origine,
nella
seconda
m
età
del
secolo
XVI poteva considerarsi oramai giunto
allo stremo.
TI
suo
gran Maestro,
Giannotto
Castigliani
(I),
g
e
nti-(l) Creato da Pio IV con bolla del 24 luglio 1544.
-
10-luomo milanese e nipote del Pontefice Pio IV
(l),
aveva
potuto, finchè fu in vita questo Papa, mantenersi in qualche
riputazione; ma mancando
direndite proprie
e non avendo
potuto mettere in buon assetto le
cose
dell'Ordine
o con
l'acquisto di beni o di
entrate ecclesiastiche, o con i su sidl
dei
cavalieri che vi fossero
ascritti,
non
era ancora riuscito
a
liberarsi
dal d
ebito di
13.000scudi che
l'Ordine
aveva
con gli Odescalchi
(2),
ed a
lui
stesso
non
veniva fatto
di
vivere con quel decoro che al suo grado ed alla sua
auto-rità
si conveniva.
Giannotto Castiglion
i, di nobile
ed
illustre
casato
co-spicuo
p
er uomini valorosi
nelle scienze ed insigniti di alte
dignità
prelatizie; colto e celebre egli stesso, ebbe presso
i
contemporanei fama
di
letterato,
di
artista e di perfetto
cavaliere, ed era in grandissima considerazione anche presso
il
re di Spagna in seguito alla raccomandazione del quale era
stato creato gran Maestro
dell'Ordine (3).
Basteranno a dare
un'idea, io
credo,
non solo delle infelici
condizioni della
sua Religione,
ma
anche
del
suo stile,
le
seguenti
pa-role
che egli scriveva
il 15
ottobre
1569 in una
sua
let-tera indirizzata a
D.
Priamo Accursino, vice-Cancelliere
dell'Ordine ed a
Scipione
Botticella. ad Urbino:
« ....
potete
considerare a che
termine mi trovo: hormai
non
mi manca che
disperarmi;
maledico il giorno et l'hora
che mai s'entrò
in questa
confusione, percbè d'ogni altro
luogo
se ne saria
fatto
maggior
ritratto,
nè
so hormai più
che
dirmi nè
che scrivervi.
lo
aspetto che rOdescalco
venghi, et che
una delle due
ba
bbi a
fare,
o, che per
aspe-tarmi
gli
habbi da cedere il
luogo
mio
(il feudo di
Bzl-nato probabdme
n
t
e
)
per la mettà di quello
che vale, o che
habbi da
fugirmi o andare
io prigione; la prima serà
certa
et da
essa
ne nascerà
l'ultima
ruina mia,
et una d
e
queste
altre bisogneri che
n
e siegui.
Bor vedete
come
la
va;
al-(I) CLARETTA, Op. cit., p. 59. (2) CLARETTA, Op, cit., p. 7I.
1 1
-meno non mi fosse stata promessa, al-meno non si fosse da
per tutto divulgata: vedete di gratia, don priamo mio, con
questa maladetta nova che vi dò, di farne l'ultimo sforzo;
che se voi
non mi aiutate io non
so
più ove dare del capo:
sto fuori di me
et
mezo morto. Ho
espedito
a molti per
vedere di non perdere afatto quel povero luogo, ma se in
questo negotio non veggio
altra
forma, ogni cosa
anderà
in rovina. Oimè perchè non accettai il partito di
Malta
di
3000scudi d'entrata
et
IOm. contanti, che hora non sarei
in questa
disperatione,
con perdita de denari
et
de tempo
et
dela reputatione,
et con
havere sprezato tutti
gli
altri
partiti
che
mi si.
.
sono offerti, dei quali non poteva fare
tanto male che non ne stassi
assai
meglio. lo
sono come
una nave
flutuante
in
a
lto
mare con perdita di
ogni
bene
et
del tutto data in preda a l'onde
et
a la fortuna del mare:
aspetto d'hora in hora
l'ultimo
crollo dell'avversità mia
et
sto
tanto
conflitto et
travagliato che non posso più
scri-vervi
d'affanno. N
.
S. Iddio
sia
quello
che
mi aiutti
(1)
».Il rispetto per
i
parenti di
Pio
IV, durante la vita di
quest'ultimo. aveva bensÌ,
come dissi di sopra,
fatto
in modo
che Giannotto fosse
ancora tenuto in qualche
considerazione;
ma,
appena
morto quello,
ed
assunto al Pontificato Pio V,
le cose
accennarono
a cambiarsi.
Pio
V Ghislieri
a.veva un debito di
gratitudine
verso
Paolo IV
Caraffa
(2)da
cui
riconosceva il
suo
ingrandi-mento, perchè da lui
era stato
fatto vescovo di Sutri
e
di
. N
epi
prima, e poi cardinale; più che non ne
avesse
certa-mente
verso
Pio IV,
al
quale meno
ancora
che
al
prece-dente
si assomigliava
per
il
suo ardentissimo
zelo e
per il
suo amore
verso
Dio,
la
religione Cattolica e la Chiesa.
Assunto quindi
al
Pontificato,
il
popolo romano, memore
dei Caraffa, dovette sentire grave inquietudine e
timore
che
il nuovo Pontefice non imitasse Paolo IV; perciò
Pio
V,
per
allontanare
questa opinione, cominciò subito
a
lasciar
-
12-credere
che avrebbe
seguite le tracce del pred
ecessore,
di
cui
anzi,
quasi
come
una
garanzia, assunse
il
medesimo
'
nom
e
.
Se però
tale si mostrò quale voleva
lasciar credere,
n
e
lle
cose generali ed
importanti.
e specialmente
n
e
i
de-creti
del Concilio
di Trento,
egualm~ntenon lo
fu
nelle
cose particolari e personali
.
Inf
a
tti,
nei
primi
giorni del suo
Pontifi
cato
confermò
bensì, p
e
rò
con
qualche
restrizione, i
privil
egi
accordati all'ordine
di San Lazzaro da
Pio
IV
(I),
ma non
t
ardò a
far
conoscere che
le massime
del suo
go-verno
ecc
l
es
iastico non
erano favorevoli al
mant
e
nim
ento
ed al progresso
di
quell'instituzione, e
con boll
e
del
2.6
gen-n
aio
15&6
e
I I
agosto 1567
(2)
rivocava
gran parte
di
quei
privil
eg
i.
*
* *
Dic
e
il Claretta
(3)
che «aveva concorso a rendere
così
abbiette
le
.
condizioni
di
quell'Ordine
l
a
mancanza del
presti
gio
che ad
i
stituzioni
:
siffatte
può
conferire
la
per-sona
dichi
le
governa»
; p
e
rò
a queste
parol.
e
non bisogna
dare un
significato
diverso d
a
quello che veramente devono
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mancava n
e
l
capo
dell'Ordin
e soltanto
splen-dore
e potenza
di
posizione
n
e
l mondo,
e
ciò
all'infuori
delle doti
sue
personali
(4).Accenn
e
rò in
appresso qual
fosse il principal coop
e
ratore della rovina
sì del Castiglioni
come
d
e
ll'Ordine
stesso,
p
e
r intanto po
sso asserire che
quell'inf
e
lice gran
Ma
es
tro diede
più
d'un
a vo
lta
esempio
di
animo nobile e generoso,
di di
gni
tosa
fierezza
.
Erano
CI) Con bolla del 9 febbraio 1565. MONTANI, Storia delt'Ordille dei
Ss. lVlanrizio '! Lazza?·o. Bibl. di S. M., ms. n. 94412 . (2) Per error di stampa nel Claretta leggesi 1560. (:1)
Op.
cit., pago 60.(4) Il cardinal Bobba, scrivendo al Duca il 6 dicembre 1566, per
13
-note a '
tutta
Italia le tristi
sue condizioni: orbene,
un qualche
signore
della
Marca di Ancona,
il quale
sotto
il nome di
gran Maestro
di
i.m ordine militare pensava
forse di
sta-bilire nel suo porto qualche
sorta
di marineria, gli aveva
fatto chiedere di partecipare con
lui
il titolo
di
Maestro
di
San Lazzaro e spartirne gli utili e gli onori, offrendogli
intanto
una somma di danaro che avrebbegli servito per
pagare
i
debiti suoi e della Religione. La proposta non
poteva
tornare più a proposito, date le tristi condizioni in
cui si
trovava;
ma egli sdegnosamente
la ngettò
come
di-sonorevole a sè
ed
all'Ordine di
cui
reggeva
lesorti
(I).E
notisi che egli si trovava
rid
otto
a tal s6gno che
era
stato
co
stretto
ad
impegnare buona parte
dei
suoi
mobili
più preziosi, e che pochi mesi dopo, il
15febbraio
1570,scrivendo
all'Accursino
e
parlando delle
estremità
a cui si
trovava
ridotto, diceva:
«Non
posso più reggere a
Roma
se qualche scudo non mi aiuta»
e
il 29 maggio
all'Aceur-sino e a
Scipione
Botticella:
«Non
posso mandare
il
da-naro. lo
sono a
te
rmini
tali ch'io vi prometto e giuro che
bisogna
che trovi sei giulii per vivere domani,
no
n
avendo
più
da impegnare
(2)).
Ma ho
detto ehe altri
era
il cooperatore
della rovina
d
ell'ordine
di S.
Lazzaro, e
questo bisognava cercarlo
nel-l'ordine
Geros
olimitano
di Malta (3) che
era
molto
favo-rito
e protetto
da Pio V,
tanto
è vero che
nel
1571,poco
(r) Lettera del Castiglioni all' Accursino, vice cancelliere dell'Ordine, da Roma diretta a Urbino, 26 giugno 1569 (Estratto, A1'CIz. Catt.): ... Del negozio di Ancona sono risolutissimo di farne niente, non es-sendo 'onore della Religione di partire a metà con lui gli onori e le fa-tiche e le cose nostre •.
(2) Estratti in Arc!t. Catt.
16
-gherita di Valois
(l), quella che poi invece sposò Enrico
di Navarra; il qual Torres aveva pure negozI in Ispagna.
Frattanto però continuava le trattative col duca di
S
avoia
;
e
la rinun
zia
del
gra
n M
agis
t
e
ro d
ell'o
r
ç
En
e
di
San Lazzaro per
parte di
Giann
o
tto Castig\1oni
ebbe
luogo
il
J3
gennaio
157 I,in
favore di
Emanu
e
l
e
Filib
e
rto.
Egli però morì p
oco
dopo aver
fatta
questa
rinunzia,
ed
esse
ndo poco
appresso
mancato anche
Pio V, nè la
ces-sione, nè
la inves
titur
a
di
qu
e
lla dignità
e
bb
e
ro
e
ff
e
tto sotto
il suo pontifi
ca
to;
ma
l
e
pratiche
furono
co
ntinu
a
te
appena
assunto al s
og
lio
pontificio Gregorio
XIII
Buoncompagni.
*
*"
*"
Il
Claretta (p
ag. 68
) cita una lettera del
20maggio,
in cui il cardinal
Guido
F
er
r
ero
di V
e
rc
e
lli d
a va '
notizia al
Du
ca
di aver parl
a
to
col
nu
ovo
Pontefice d
e
lla trattativa
concernen
t
e
l'
ordine
di
.
San
Lazzaro;
ma già fino dal
14magg
i
o
il cardinal
e
Alessandrino aveva annunziato ad
Ema-nu
e
l
e
Filib
e
rto ch
e, avendone
p
a
rl
a
to
co
n Gregorio XIII,
av
eva «
trov
a
to b
o
n
incontro,
most
ra
nd
o
S. Santità d'esserne
già
stata
inform
a
t
a
(2)
».
Il cardinale Al
essand
rino, nipote di Pio V
come
ab-biamo veduto più sopra,
erasi sempre
mo
s
trato m
o
lto
fa-vorevole alla Religi
o
ne di S
a
n Lazzaro
ed
al duca di
Sa-voia (3); ma poco d
o
p
o
l'
e
l
ezione
d
el
cardinal Buoncompagni
egli
erasene partito
bruscamente
da Roma, co
s
icchè
questo
centratt
e
mpo av
e
va intralciat
o
qualche poco i n
egoz
iati.
Questa subit
anea
p
a
rt
e
n
za
aveva
dato a p
e
n
sare
ai
ministri ed agli
amici
d
e
l Duca, i quali scriv
e
nd
og
li
ene
vi
facevano sopra
i
loro
apprezzamenti
.
Il
conte
Carlo
C
icogna,
(r) HECTOR DE LA FERRIÈRE, Lett1'es de Cat!te,'ille de Médicis, Val. IV. Introd., pago I, nella Collectiolt de docwments inéditis sur thist. de F,'al1ce.
1 7
-gran Cancelliere del!
'ordine di
Sa
n
Lazzaro, credeva
sco
r-gervi
niente meno che un'aperta
r
ott
ura
tra il Cardinale
,
ed
il Papa ([ "
ma
l
'abate
di
S
,
So
lut
ore, che
n
e
aveva
parlato con
lo
stesso A
l
essandrino,
prima ancora del
Cicogna
ne
aveva
data
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al
Duca in questi termini il [6
giugno:
«
Il
Ca
rdinal
Alessandrino
molto
a
ll
'improvviso s
i
è
risoluto
di voler andar
in Lombardia .... Et questa mattina m'ha
detto
..
. ,.
che pensa
di
volersi
imbarcare
giobbia
di
XIX
del
mese presente,
e
t
di vo
l
er andar a
l
Bosco casa sua, visitare
sua
madre
l
a qua
l
e
dopuo
l
a
morte del
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molto
afflitta et
desid
e
ra
che
lui vadda
consolarla, et che
similmente vada da
r
ord
in
e a
molte
cose
di
casa
loro
l
e
quali
hano
bisogno
d
e
lla presenza
sua ...
»
(2),
Teneva egli
presso di
sè alcune scritt
ur
e
importanti
concernenti o l'ord
in
e
di San Lazzaro,
o quello di San
Maurizio,
p
e
r
cui
fu
duopo sped
ir
e a
l
Bosco
sua
patria
(diocesi di Tortona)
p
e
r
pot
e
rle
ottenere
.
In
ca
ricato
di ciò
fu Filippo Bucci, che
il
Duca
int
e
nd
eva
m
anda
r
e
a Roma
acciochè con gli a
ltri
suoi
ministri trattas
se
più
ene
rgica-mente dell'erezione
dell'ordine
Mauriziano
e
della sua unione
con quello di San
Lazzaro
(3).Filippo Bucc
i
giunse al Bosco
sulla fine de
l
mese
di
giugno (4),
vi
ste
tt
e a
l
cuni giorni, e,
fatta
la
sua
commissione al Cardi
n
ale, e confe
r
ito con lui
intorno
agli interessi
del Duca relativamente
alla ReI igione,
gli fece sapere quale
e
ra
l
a propria
in
combenza presso
il
Pont
efice
(5), ed infine si
incamminò
a
ll
a volta di Roma,
d
ove
lo raggiunse
l
a
i
struz
i
o
n
e
per iscritto
.
In tal
modo a
ll
a corte
Romana
vennero incaricati della
(I) Lettera di Cicogna, 27 giugno [572, Estratto in A1'ch, Co il, (2) A1·ch. di Stalo t'n Tar" Let/. il/in, Roma, m. 6.
(3) Lettera di Emanuele Filiberto al Cicogna del J 4 luglio 1572 (CLARETTA, Op. cii .. pago 70) Lettera di Emanuele Filiberto al papa del 16 luglio 1572 (TIIEINER. Ann. Ecci. lIfant. docc. n. XXXIV).
(4) L'Alessandrino al Duca, 30 giugno. Ard. di Stato Lett. II-fin. Roma, 111. 5.
(5) L'Alessandrino al Papa, Bosco 7 luglio T572. THEINER, Op. cit., loc. cii.
-
18-n
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e
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t
o
r
ica
d
a
t
a a
ll
a
lu
ce
(
4
).
(I) Lettera cito di Em, Fil. del 16 luglio. (2) Eibl, di S. 111., JJ1iseell, vd?'llazziolla, voI.
48.
(3) Gratio habita iII pltblico patrwJl cot/sisto1'1'o rtd Grcgon'lt1ll XIII obedùmliam eidem Pontifici pl'aestante P!li#ppo Estellse JJlizrchio1/e pro Emlnmwele P/iiliberto Sa!>altdiae Dltee anno 1572, Romae apud Jo. Jo-sephuffi de Angelis 1572.
-
19-Del resto Filippo Bucci fu miglior negoziatore che letterato, e l'ordine Mauriziano può senza timore registrare il suo nome tra quelli ai quali deve il suo ingrandimento e la sua gloria. Basterebbero a provarcelo le seguenti pa -role che il cardinale Alessandrino scriveva
al
Duca da Roma il 24 dicembre 1572: «Ho conosciuto tanta fede, diligenza et sufficienza nel dottor Bucci mandato de V. A. 'peri-l
negotio di San Lazaro, ch'io ho piena confidenza in lui, et perciò le ho detto a bocca tutti li miei pensieri .... onde la suplico non 'solo a darli piena ct:edenza, ma e beneficarlQ et honorarlo conforme alla sua fedeltà, et magnanimità di V. A., et io ne sentirò quel contento come se fusse cosa collocata in me stesso»(I)
.
*
*
*
Mentre si aspettavano queste scritture, e i bianchi segni del duca di Savoia
(2),
l'ambasciatore del re di Spagna, Giovanni de Vargas, e gli agenti del gran duca di Toscana, nulla sapendo ancora di ciò che si volesse fare da parte di Savoia, attendevano l'uno a progettare e a procurare la soppressione dell'ordine di San Lazzaro, gli altri ad unirlo a quello di Santo Stefano (3). Emanuele Filiberto che non voleva ad ogni costo romperla col re Cattolico (4) ma in pari tempo non voleva cederla al granduca di Toscana, .sarebbe forse anche stato propenso alla soppressionedel-l'ordine di San Lazzal'O, accontentandosi di ricostituire su nuove e solide basi quello di San Maurizio, per cui non avesse nè a dipendere nè ad aver trattative e brighe con altre potenze i ma per buona sorte il conte Carlo Cicogna,
(l) Arch. di Stato di Tor.; Lett. min. Roma, m. 5.
(2) Lettere del Cicogna del 28 e 30 giugno, e del 2 e Il luglio J 572. Sommari ed estratti in m·ch. Calt.
(;:t) Lettera cito del Cicogna del 30 giugno.
-
20-che dell'ordine
di San
Lazzaro
era
stato, ed
era
natural-mente per essere di
nuovo,
un gran dignitario si
oppose
calorosamente a ciò
(I).
Si
trovò
allora un temp
eramento,
quello
cioè
di
esclu-dere nella bolla di instituzione il regno di pagna. Sperava
forse Emanuele Filiberto di poter
egli
stesso, per mezzo
dei
suoi
ministri ed
amici che aveva alla corte di l\Iadrid,
indurre
il
re Cattolico a permettere che
gli
si
concedesse
il
gran
Magistero di San Lazzaro senza restrizione
e
senza
l'esclusione delle
Commende
cne trovavausi nei regni di
Spagna; ma queste 1rattative, come vedremo, non
ebbero
luogo subito; per cui
il
Bucci quando fu in Roma non potè
far
altro
che
comportarsi secondo
la
sua istruzione del
16luglio,
che era
del seguente tenore:
«
Circa
l'unione della
nuova
Militia di
S.
Mauritio
ha-verete da usare il mezzo dell'authorità delli 111.
misig.
riCar.
liMorone, Bobba
e
Vercelli,
affinchè
si concedino le
cose
contenute nelli Capitoli
infrascritti,
li quali
speriamo
otte-nere dalla benignltà di Sua Beatitudine,
et
massime
che
la
detta
Militia, oltrachè
sarà principalmente instituita
a
difesa
della
Religione Catholica,
et
della Santa
Sede
Apostolica
contra gli
infide li
et
heretici,
verrà
anco
ad
esser dotata
di XV m.
scudi
d'entrata del nostro patrimonio;
sopra
di
che s
e
per rendere il negotio più agevole parerà
alli sudctti
signori
valersi
delle alligate
lette
re
di Mons.l'
Ill,moCardi-nale Alessandrino a Sua Santità, et al CardiCardi-nale d'Altaemps,
ci rimettiamo
alla
molta prudenza delli predetti
signori.
»
Et
perciò
che
la
commodità
del numero delle
Com-mende renderà la militi a più piena de' Cavalieri, di
che
ne
risulta maggior servitio alla Religione, si desidera la unione
della Militia di San Lazzaro con tutti
i
privilegi,
preroga-ti ve,
giurisditioni, pretensioni
et altre cose
appartenenti alla
detta Militia, col che sia mutato il
nome solo
di San
Laz-zaro con quello di San Mauritio; et
insomma
che
la Militia
-
21-di San
Maurizio sia
univer
sa
l
e
senza
esclusione
d'alcun pa
ese
d
e C
hristiani
.
»
V
e
ro
è che
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to
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t in tutt
e
le
altre occasioni
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e
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a
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do
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e
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e
ra
sodisfattione
al Re Cath
o
lic
o
,
suppli
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a
mo la
Santità
sua
che l
e
piaccia
di
ecce
ttuare
tutte le Comm
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e
de
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S
tati di
S.
M.,ris
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e
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la coll
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tion
e
di dette Commende senza
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ende
. Et in
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i ministri della
M.
S.,
si
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s
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e
delli
s
ud
e
tti
Stati.
Ho
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col
fav
ore
di
S
u
a
Beatitudine, come speriamo, facendosi
l'uni
one
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e
ll
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a
Militia
di
San
La
zzaro,
potremo
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più
co
m-mo
dità
tener di continuo
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nostre tre
ga
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e
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semp
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e con
tutto
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rimanente
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a
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di
San
Mauritio a
ogni cen
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et
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Aposto
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elle
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V.
S
.
vorrà
servirsene a qualc
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e
im
p
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esa co
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o a
infideli
et
h
e
r
e
tici.
»
S'hanno primieramente
da
proporre
l
e cause, ciò
è
il numero
e
t l'inf
ett
i
one
che ogni dì cr
esce
delli
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scelerati;
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a
necessità
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proibire i
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oro sforz
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molto
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Savoia, c
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a
lia
vicino a Geneva,
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a
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ove
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di quelle
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a
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di
Savoia.
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22
-p
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e
nte unito
alla corona
ducale
,
talchè
all'avvenire
tutti li successori
n
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Gran Maestro
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-venti,
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l'altre
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et altre cose,
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Priorati,
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e
ficii senza cura di
tutto
il d
om
ini
o
n
os
tro t
em
p
o
r
a
l
e
,
quando vacaranno;
et
simi
l-m
en
t
e
qu
e
lli li qu
a
li
si
sono ricoverati
n
e
i n
os
tri
paesi,
e
t si r
ec
up
erassero n
e
lla guerra contro a gli
h
e
r
e
tici n
e
l-l'a
vveni
r
e siano
p
e
rp
etuamente
uniti alla
m
e
n
sa
d
e
l
Gran
Maestro o
del Commun
e,
o veramente s'h abbiano
d
a e
ri-gere
Priorati
et Com
m
ende
,
»
Si può
ancora
do
mandar possanza
n
e
lla p
e
rson
a
d
e
l
Gran
Mae
s
tro,
di
poter in qualunque
p
a
rte d
e
l
mondo
e
ri-gere
Priorati,
Commende,
e
t
a
ltri
Beneficii de
ll
a
nov
a
Mi-litia, de i beni di
colo
r
o che
vorr
anno e
ri
ger
li
~qu
es
t'uso
con
r
ese
rvation
e
di
giuspat
r
o
n
ato
a quelli che
li t
asse
r
a
nno
e
t
alle
loro famigli
e, overo a ch
i
essi
v
or
r
an
no.
»
Et med
es
i
mamente che quelli che
h
a
nno
qualche
iuspatronato
in
casa
l
oro
,
possano, c
'
on
l
icenza
d
e
l
Gran
Ma
es
tro,
inc
orpo
r
arli
n
e
ll
a
Religione,
et
farne
commende
co
n la
r
eservatione di
ess
i iu
spatrona
ti,
»
Parimente
l
a dispensa
p
e
r
i
p
ove
ri
Cavalieri,
li
quali
p
e
r tr
e
anni
con
tinui
haver
a
nno atteso alla guerra contro
g
li heretici
e
t
infid
eli, o
ver
a
me
nt
e
ancora
p
e
r manco t
e
mpo,
secondo
il
voler d
el Gran
:\[
aes
tr
o, se
in
questo mentre
ha·
v
e
ranno
fatta
qualch
e seg
n
a
lata
fattione contra gli sudetti
nemici affinchè sian
o capac
i
d
i
qualch
e
p
ensio
n
e
ecclesia-st
i
ca, si
no
a
lla
somma
di
du
e
milli
a
scudi
.
mi 2 3 mi
-stiero che il tutto sia
totalmente
soppresso, et applicato
alla mensa della nova Militia, et che tutti
li
Cavalieri
mu-tato il
lor segno, pigliano
l'
altro,
che il Gran Maestro della
nova' Militia constituerà, et che tuti parimeme èon
li l
or
Priorati, Commende" luoghi,. Giuspatronati,
ben~et
ogni
cosa passino alla noya Militia, et dall'una
parte
et.
d
all'altra
siano d'un sol modo
et
ordine.
»
Ma perchè tutti
-ibeni depende
nti dall'Hospitali di
San Lazaro furno già da molti
anni addietro
uniti
a
quelli
di
San
Giovanni Hierosolimitano,
s
'ha
da far ogni opera
affinchè di novo sia fatta la separatione di questi beni dal
detto Hospitale di San Giovanni,
et
tanto più che gli Hie·
rosolimitani nelle confirmationi
f?
ostoliche delli
loro
pri-vilegi
ottengono
la reintegration
e
, et già
p'ossedono molti
beni in Francia.
1>
Habbia la nova Militia tutti
et
ql1alunque privilegio
di questa
suppressa
di San Lazzaro.
et anco
di
S
an
Gio-vanni Hierosolimitano,
Sant~Giacomo
di
Spada, et di
altre
Militie
.
.
»
Più che si
uni
scano
tutti
i
Giuspatronati della
Du-cale
Camera
di Sa.voia alla mensa d
el
Gran
Maestro per
sostentatione delle Galere, overo farne delle Comm
ende
come a lui parer à meglio
il
che si aggiunga
in
capo
degli
·
altri giuspatronati soprano minati.
Data
in Turino
alli XVI
di
luglio
1572
(1)
». .Il
cardinale Marc' Antonio Bobba
ed
il cardinale Guido
Ferrero di Vercelli, frattanto, fecero
esami
nare
i
privilegì
dell'Ordine di Santo
' Stefano per conformarvisi
e
servirsene,
di esempio,
n
el
chiedere le bolle al Pontefice, ed inoltre,
prima
c
he
giungesse
il
Bucci, si faceva ancor
premura
al
Duca perchè determinassl.
una dote
competente
alla nuova
Religione che si voleva
ìn
stituire
(2).
Il
gran duca
di
To-scana l'aveva assegnata all'Ordine di
S
an
to Stefano, e cer-
.
tamente l'avrebbe anche assegnata airOrdine
di San
- 2-!