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Bruner: La motivazione all’apprendimento
La motivazione è data dalla pulsione psichica naturale volta ad acquisire nuove conoscenze e nuovi comportamenti. Talvolta agisce in maniera inconscia. Così nasce la motivazione del bambino per il gioco, per la lettura, per la scrittura, per lo sport e così via.
Quando diventa un fatto cosciente, più appropriatamente, prende il nome di interesse.
Nelle scuole tradizionali le risorse mentali dell’interesse e della motivazione venivano attivate attraverso forme di motivazione estrinseca, rappresentate dai premi per gli alunni
“bravi” e dai castighi per quelli “pigri” o “disobbedienti”. Nelle due categorie spesso venivano sommariamente cumulati elementi di profitto e tratti di comportamento. E non è detto che il fenomeno sia scomparso nelle scuole attuali.
Al riguardo Bruner scrive: “C’è un problema di equilibrio tra premi esteriori e premi interiori. Molto è stato scritto sul ruolo della ricompensa e della punizione nell’apprendimento, ma molto poco sul ruolo dell’interesse, della curiosità, del piacere e della scoperta. Ma se vogliamo abituare l’allievo a processi sempre più lunghi di apprendimento, nei programmi bisogna dare maggiore importanza alle soddisfazioni interiori, quale l’accrescersi della consapevolezza e della capacità di pensare e al piacere intrinseco che scaturisce dalle nuove conoscenze”.
La motivazione raramente nasce in modo spontaneo, ma è una pulsione che va coltivata attraverso i fattori che contribuiscono ad attivarla, quali:
- la curiosità, che è la propensione naturale dell’uomo (in certa misura presente anche negli animali) a conoscere e a esplorare l’ambiente circostante;
- il desiderio di competenza, che è l’aspirazione naturale dell’uomo ad acquisire la conoscenza e l’esperienza necessarie per fare bene le cose;
- il modello d’identificazione, che è la tendenza dell’individuo a modellare se stesso, i suoi comportamenti e le sue aspirazioni sulla figura di un’altra persona adulta, ammirata e stimata per le sue qualità intellettuali o morali;
- la reciprocità del sapere, che è data dallo scambio di informazioni, di conoscenze e di esperienze. E’ lo spirito di cooperazione che scaturisce spontaneamente nei lavori di gruppo, dove ognuno dà il suo contributo per raggiungere un obiettivo comune.
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Bruner: miscellanea
Forme della rappresentazione:
Secondo Bruner non esistono stadi di sviluppo ben delineati, ma una serie di strategie che servono a interpretare ciò che si verifica nell’ambiente e che portano il bambino verso una padronanza del mondo esterno sempre più adeguata.
Bruner distingue tre modalità della rappresentazione:
1. esecutiva → strumento con il quale il bambino si rappresenta il suo mondo prevalentemente attraverso l’azione;
2. iconica →soddisfa gli stessi scopi attraverso l’immagine che progressivamente si libera dai condizionamenti percettivi. Il bambino conosce attraverso la vista e valuta gli oggetti e li classifica a seconda del colore, della forma e delle dimensioni;
3. simbolica → costituisce la forma più sofisticata e flessibile di rappresentazione effettuata attraverso codici simbolici (linguaggio).
Queste tre forme caratterizzano comportamenti distinti di diverse fasi evolutive (bambino, fanciullo, preadolescente), ma continuano a coesistere nel corso dello sviluppo, interagiscono in vario modo e sono largamente influenzate dalla cultura.
Differenze tra Piaget e Bruner:
• Piaget) La struttura è intesa come una totalità in trasformazione che si autoregola, momento logico formale.
• Bruner) Le idee organizzatrici si formano su concetti chiave e sono dei concetti fondamentali.
• Piaget) Processo graduale e stadiale.
• Bruner) Processo legato allo stile cognitivo individuale, all’ambiente in cui si cresce e alla cultura a cui si appartiene.
• Piaget) Stadi fissi e preordinati che non possono essere modificati.
• Bruner) Si possono avere momenti di accelerazione e di stasi Categorizzazione:
La categorizzazione è il processo mediante il quale ciascuno semplifica e organizza il mondo, dando vita al mondo così come ciascuno lo pensa, lo vede, lo interpreta.
Categorizzare significa organizzare la realtà in categorie. I miei bisogni, le esperienze passare e le pulsioni incidono sulla categorizzazione. Quindi la categorizzazione è legata a fattori sociali e culturali. Il modo di vivere, il linguaggio, la religione e l’etica influenzano la nostra categorizzazione.
Scuola:
• Valorizzazione delle eccellenze e ampliamento delle capacità e delle potenzialità cognitive.
• Non si deve adeguare l’insegnamento alla media degli alunni. Contrariamente all’attivismo, la centralità dell’educazione si sposta sull’insegnante, sul metodo e sulle materie.
• Proiettare il soggetto oltre l’esperienza pragmatica, verso la conoscenza di nuovi saperi, spingendolo a imparare.
Attivismo:
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• L’attivismo era sin troppo puerocentrico e concentrato sugli interessi e i bisogni spontanei: questo portava a un ribasso dell’educazione.
• Il pragmatismo riduceva il fine culturale in quanto limitava il sapere a fini immediati e contingenti.
Struttura:
• Bisogna individuare le strutture portanti della disciplina. I saperi non devono essere superficiali, ma strutturali e critici.
Programma a spirale:
• Presentare i contenuti in progressione, per gradi di difficoltà;
• Presentare gli argomenti in modalità diverse per attivare tutte le strategie cognitive;
• Utilizzare il rinforzo intrinseco, suscitando il desiderio di acquisire una competenza, di conoscere e imparare cose nuove.
• Si può insegnare tutto a tutti usando le diverse strategie cognitive.
Vantaggi programma a spirale:
• Facile acquisizione delle informazioni;
• Facile trasferimento della conoscenza in altri contesti;
Vantaggi pedagogia di Bruner:
• Sono stati trasformati i curricola, definendo le strutture portanti e quindi i concetti chiave.
• Importanza del valore delle competenze e del bisogno di competenze (Need for competence).
• Importanza della zona prossimale nell’accelerazione dello sviluppo.
• Importanza della disciplina/materia e di come renderla interessante.
Critiche:
• Ha puntato troppo sulla struttura delle discipline piuttosto che sul soggetto che apprende.
• Ha privilegiato i codici simbolici più che gli interessi e le esperienze, cancellando la parte esperienziale dell’attivismo.
• Ha posto l’accento sullo sviluppo dell’apprendimento, sottolineando l’aspetto dell’accelerazione piuttosto che valorizzare la capacità di assimilazione del bambino.