C
C
C
Conclusioni
onclusioni
onclusioni
onclusioni
L’esame degli inventari di culto e dei documenti oracolari connessi alla città di Nerik, ha permesso di evidenziare il ruolo di questo importante santuario nel corso della storia ittita. Le tipologie testuali analizzate pongono un punto di vista originale rispetto alle precedenti ricerche: esse infatti modificano, ed in alcuni casi in maniera eclatante, il quadro che emerge dalle fonti storiche e religiose, ed aprono nuove prospettive.
La documentazione analizzata in questo studio permette di avanzare delle considerazioni generali sulle vicende del santuario nord- anatolico.
L’immagine di Nerik che emerge in età antico-ittita è quella di un centro che ricopriva una posizione focale in ambito cultuale. I privilegi concessi alla città, testimoniati da documenti giuridici, nonché l’importanza religiosa, messa in risalto dalle celebrazioni festive ivi presenti, ne evidenziano il ruolo centrale. I motivi vanno probabilmente ricercati nell’epoca della formazione del regno di ÷atti. In tale periodo il fulcro dello stato si trovava in Anatolia centro-settentrionale, ed era saldamente legato alle tradizioni øattiche. Nerik deve aver costituito, grazie alla sua ottimale posizione geografica, un punto di riferimento nei viaggi che si dirigevano verso il Mar Nero. Essa si trova infatti al crocevia delle due antiche ed ancora esistenti strade che attraversano la regione nord-anatolica da nord a sud e da est ad ovest.
Il successivo spostamento del campo dell’azione verso sud-est deve aver in parte provocato, se non la perdita, il decadere di alcune tradizioni nord-anatoliche, nonostante esse fossero inscindibilmente legate alla formazione stessa del popolo ittita. L’immaginario religioso di ÷atti si era popolato di elementi di matrice øuttita e luvia, provenienti dalle zone della Cilicia e della Siria Settentrionale, e l’apoteosi di questo fenomeno può essere individuato nello spostamento della capitale ittita da ÷attuša a Tarøuntašša, nel pieno centro di tali tradizioni.
questo motivo i culti di Nerik devono essere stati trascurati, come è espresso con rammarico nella preghiera della coppia reale Arnuwanda e Ašmunikal.
Rappresentativa di tale situazione è, a nostro avviso, la Festa della Strada per Nerik, che testimonia, nel nome, le problematiche connesse con il raggiungimento dell’area nord-anatolica e la preferenza a celebrare gli dei di Nerik all’interno delle mura della capitale, o poco distante da quest’ultima. La cerimonia, come abbiamo provato nel capitolo 4.3, era parte della grande festa di stato che si celebrava in autunno. Se essa sia stata introdotta in un secondo momento nella
nuntarriašøa
, o se ne abbia costituito parte integrante fin dalle sue origini non è nel nostro caso un dato particolarmente rilevante. Infatti, le più antiche fonti sullanuntarriašøa
risalgono all’epoca medio-ittita, periodo in cui sono già presenti i problemi con i Kaškei. Ciò ci permette di giustificare il nome della Festa della Strada per Nerik. Essa non deve probabilmente essere considerata una cerimonia “sostitutiva” di una originaria tappa dellanuntarriašøa
a Nerik, poiché, come dimostrato da M. Nakamura, la festa d’autunno si celebrava nella capitale e in città ad essa adiacenti. Tuttavia essa testimonia, nella sua singolare denominazione, le difficoltà per il raggiungimento di Nerik. Nel periodo imperiale, dai tempi di Šuppiluliuma I fino a Muwatalli II, le fonti dirette parlano di spedizioni militari nei territori del nord, ma il nome di Nerik ricorre molto di rado in tavole di quest’epoca. Abbiamo però notizie, da tavole di età più tarda, di viaggi cultuali fino a Nerik compiuti da questi sovrani. Le scarse menzioni della città nella documentazione di epoca medio-ittita ed inizio imperiale sono state generalmente interpretate come sintomo del mancato controllo su Nerik. Niente vieta però, e i testi qui studiati sembrano confermarlo- di affermare che in realtà la città non fu mai distrutta dai Kaškei. Queste tribù costituirono sicuramente un forte agente disturbatore per gli Ittiti, e di conseguenza resero difficile il raggiungimento della città, ma, proprio perché popolazioni nomadi, è improbabile che esse avessero occupato Nerik. Ritengo invece più ragionevole pensare che i Kaškei costituissero una minaccia per la popolazione locale, la quale non si sentiva al sicuro per via dei ripetuti saccheggi, e che i sovrani ittiti, poiché non riuscivano a fronteggiare il problema con metodi consueti, come i trattati, furono costretti a spingersi più volte con gli eserciti nella regione. Vista poi questa situazione di precarietà, le feste da celebrare nel santuario vennero probabilmente trascurate, ed i suoi dei continuarono ad essere venerati a ÷attuša.È in questo panorama che va inquadrato il programma politico di ÷attušili, che prevedeva il recupero del santuario nord-anatolico sia da un punto di vista militare che religioso. La volontà di ricostruire Nerik, da parte di questo sovrano, era prima di tutto una risposta politica e strategica alla manovra di suo fratello Muwatalli. Mentre quest’ultimo era concentrato soprattutto sulle questioni siriane, ÷attušili era stato insediato, fin dagli inizi della sua carriera, alle zone settentrionali del regno. In queste regioni egli aveva avuto modo di preparare il terreno per il suo colpo di stato, e di accattivarsi i favori delle aristocrazie locali che erano rimaste a ÷attuša. Con la ricostruzione di Nerik il futuro re poteva far leva su uno dei più vecchi topoi conosciuti, ossia sulla mitizzazione dei tempi antichi, che ha i suoi precedenti già nella letteratura mesopotamica. ÷attušili mirava quindi ad ottenere un consenso politico attraverso il recupero di un centro di culto particolarmente importante fin dall’Antico Regno.
Da un punto di vista religioso, egli puntava poi alla reintroduzione dei culti ufficiali per la città ed il recupero delle tradizioni legate a questo santuario, come il viaggio della coppia reale in occasione delle feste di stato e la cerimonia del
purulli
, che aveva, almeno in origine, un’ambientazione nord-anatolica.Tuttavia, anche se il sovrano si preoccupò di lasciar ricopiare gli antichi manoscritti sulle celebrazioni da svolgere Nerik, risulta alquanto difficile credere che esse ebbero nuovamente luogo. Ciò sarebbe dimostrato, a nostro avviso, proprio dallo studio della festa del
purulli
. Dall’analisi prosopografica delle fonti, emerge chiaramente che l’unica documentazione su questa festa databile all’epoca medio-ittita è connessa alla casaøešta
, un mausoleo presente a ÷attuša. Ciò lascia immaginare che la sua celebrazione avvenisse unicamente nella capitale, e che questa tradizione si sia portata avanti fino all’epoca imperiale. Quindi, nonostante la presenza di una documentazione di età imperiale sulla festa, riteniamo che essa non fu più celebrata nei territori di Nerik.Il fatto che questi documenti siano stati copiati e che testimonino una continuità di tradizione dall’Antico Regno, non indica necessariamente lo svolgersi di tali rituali nelle zone nord-anatoliche. E questo si desume proprio dall’analisi degli inventari di culto. Ci aspetteremmo, infatti, vista la restaurazione dei culti e la ricostruzione della città di cui parlano spesso ÷attušili III e Tudøaliya IV, un gran numero di inventari che regolamentino gli arredi sacri dei templi a Nerik, il personale, e non da ultimo le offerte per le singole divinità in occasione delle feste. Sorprendentemente però, non è conservato nessun
inventario per la festa del
purulli
. Da qui la conclusione che la reintroduzione di questa festa non avesse mai avuto luogo.A questo punto diventa interessante l’analisi delle indagini oracolari, poiché esse spesso riportano problematiche connesse al
purulli
, ed, in generale, ai culti da officiare a Nerik. Si pensi, ad esempio a KUB 22.25+, in cui uno dei temi centrali è proprio stabilire il momento adatto per la celebrazione delpurulli
, se prima o dopo gli attacchi alle città nemiche. E soprattutto le indagini mantiche di Tudøaliya IV, ci mostrano il disagio di questo sovrano in rapporto alle celebrazioni a Nerik. In KBo 16.98+ egli chiede se, compiendo per l’anno corrente una breve visita a Nerik e portando un offerta, tornerà l’anno successivo nella città. Si percepisce, da tali documenti, che la situazione del culto all’interno della città non era ancora del tutto pianificata. Si ha quindi l’impressione che questi sovrani si fossero proposti la reintroduzione dei rituali a Nerik, ma che essi non fossero poi riusciti materialmente nella loro impresa.Del resto, lo studio degli inventari di culto di Nerik sembra confermare questo stato di fatto. Da essi emerge, oltre l’assoluta mancanza della festa del
purulli
tra delle disposizioni regie, anche un numero piuttosto esiguo di tavole d’inventario redatte per la città stessa in occasione della celebrazione della festa d’autunno, di primavera e del mese. Mi riferisco al fatto che solamente tre inventari sembrano trattare culti da officiare all’interno delle mura di Nerik. Gli altri, pur menzionando un pantheon nord-anatolico, non forniscono nessuna chiara indicazione che permetta di ambientarli nella città di Nerik. Essi potrebbero anche essere parte di istruzioni rituali ed elenchi di arredi sacri per i templi della città di ÷attuša, all’interno dei quali presenti gli dei di Nerik erano senz’altro presenti.In conclusione, si può quindi affermare che l’idea di una grande riforma del culto e della restaurazione delle regioni nord-anatoliche ad opera di ÷attušili III e Tudøaliya IV sembra ridimensionarsi notevolmente alla luce di documenti che mostrano il lato più pratico della cancelleria imperiale di corte. Di conseguenza emergono in maniera eclatante gli intenti politici e le azioni di questi due sovrani che utilizzarono la Nerik, e con essa la zona nord-anatolica, soprattutto a scopo propagandistico.
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