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QUARTIERE MEDIEVALE A SUD DELL’ARNO CHINZICA: NASCITA E SVILUPPO DEL CAPITOLO I

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CAPITOLO I

CHINZICA: NASCITA E SVILUPPO DEL

QUARTIERE MEDIEVALE A SUD DELL’ARNO

L’eccezionale sviluppo che la città di Pisa conobbe a partire dall’anno Mille interessò, come vedremo, non solo la riva destra dell’Arno ma anche la riva sinistra, posta di fronte alla civitas altomedievale. La crescita dell’abitato nell’Oltrarno non è però da mettere in relazione all’espansione che stava interessando la sponda destra del fiume, bensì, come vedremo, fu il risultato della crescita di un preesistente nucleo urbano, avente una identità autonoma e diversa dalla civitas, con una precisa individualità: la villa di Chinzica, raccolta intorno alla chiesa di S. Cristina. L’appellativo di “villa” è da intendersi come villaggio aperto, non dotato di alcun apparato fortificatorio.1 Uno degli elementi principali di tale espansione fu l’asse viario poi denominato “Carraia Maggiore” (odierne via S. Martino-via Toselli), ossia la strada che fin dall’antichità convogliava il traffico proveniente dalla via

Aemilia Scauri.2

1

-

Storia e origine del toponimo

La prima volta che il toponimo Chinzica è menzionato nella documentazione scritta è nel 1006 e viene ubicato “in prossimità del fiume Arno e della chiesa di S. Cristina”, uno dei pochi edifici ecclesiastici pisani documentati in età longobarda.3

1

Garzella 2004, p. 32 2 Garzella 2004, p. 30 3 Garzella 1990, p. 14

(2)

Riguardo alla sua origine, diversi studiosi nel corso degli anni hanno cercato di fornirne una corretta interpretazione, tuttavia soltanto recentemente Maria Giovanna Arcamone ha proposto una valida ipotesi. Il toponimo Chinzica è attestato non soltanto a Pisa ma anche nella città di Volterra, dove è il nome di un vicolo. Inoltre in un documento del 768 è menzionata per due volte una località della Val di Cornia: in loco ubi vocatur ad Chint e de guagio nostro in

loco Cornino, uvi vocatur ad Chinzia. Si tratta in entrambi i casi di zone di

insediamento longobardo, ove sono attestati sia possessi regi sia possedimenti di privati lucchesi, pisani e volterrani di origine longobarda.4

Lo studio dell’Arcamone si è poi concentrato sulla toponomastica tedesca, ed è emerso che tra Svizzera e Germania, in un’area compresa tra il fiume Meno ed il Passo del San Gottardo, è attestata l’esistenza millenaria dei termini Kinz e Kinzig.

In Bresgovia, nella regione dell’Alto Reno meridionale, il significato di questi due termini è quello di “via cava”, la cui origine è da collegare alla presenza di antichi letti di corsi d’acqua che hanno inciso il terreno in maniera netta.5

A questo punto risulta chiara la correlazione tra le forme tedesche

Kinz/Kinzig e le toscane Chinzica/Chinzia, per cui si può concludere

affermando che queste ultime due, relative a Pisa ed alla Val di Cornia, furono in origine usate per indicare qualche tratto del letto abbandonato dei fiumi Arno e Cornia.

A Pisa, la zona relativa al nucleo originario di Chinzica era un tempo lambita dall’Arno prima di assumere l’attuale configurazione, per cui è probabile che quando i Longobardi conquistarono Pisa tra il 603 ed il 6446, dovessero ancora sopravvivere tracce dell’antico letto del fiume sotto forma appunto di una “via cava”, tanto da meritare la denominazione di Chinzica.7

Come emerge dalla documentazione scritta, l’unico e primo nucleo abitato dell’Oltrarno era quello sorto intorno alla chiesa di S. Cristina, a cui era strettamente connesso il toponimo Chinzica, almeno fino alla fine dell’XI secolo, quando il suo uso si estese progressivamente fino a comprendere, nel 1072, la chiesa di S. Martino ed includendone la “Carraia Maiore”, mentre 4 Arcamone 1978, pp. 228-229 5 Arcamone 1978, p. 230 6 Garzella 1990, p. 2 7 Arcamone 1978, p. 233

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soltanto dalla metà del XII secolo si designò con il nome di Chinzica anche la parte occidentale dell’Oltrarno, intorno alla chiesa di S. Paolo a Ripa d’Arno.

2- Sviluppo e crescita tra XI e XIV secolo

Uno dei fattori che favorirono il formarsi di un nucleo abitato su questa sponda dell’Arno fu senza dubbio la presenza, proprio di fronte alla chiesa di S. Cristina, dell’unico ponte che fino all’epoca precomunale collegava le due sponde del fiume.

La prima menzione dell’originario nucleo abitato in Chinzica è del 1013, quando i canonici della cattedrale concessero in livello la chiesa di S. Cristina al prete Orso, che si impegnava ad officiare la chiesa ed a pagare un censo annuo, oltre ad avere la terza parte dei diritti di sepoltura pertinenti alla chiesa.8

Nell’Oltrarno c’era dunque un insediamento di un certo rilievo, il quale traeva la propria identità di “villa” dallo stretto legame con la sua chiesa. Gli abitanti erano quindi tenuti a pagare redditi e decime, potevano essere seppelliti ed erano così inseriti nella maglia dell’organizzazione ecclesiastica facente capo alla cattedrale di S. Maria.9

Le caratteristiche di questo nucleo abitativo erano quello di un agglomerato a carattere sparso, intercalato da porzioni di terreno non ancora del tutto edificate, con numerosi appezzamenti a destinazione agricola e caratterizzato dalle abitazioni tipiche dei contadini, le cassine.

Come abbiamo accennato in precedenza, a partire dall’ultimo quarto dell’XI secolo il toponimo Chinzica iniziò a diffondersi di pari passo con l’espansione dell’abitato lungo l’importante asse viario costituito dalla Carraia Maiore. Il principale riscontro di questo fenomeno è dato dalla comparsa di numerosi enti ecclesiastici ad Est di S. Cristina a partire da questo periodo: le chiese di S. Martino in Guatholongo (1067), di S. Cristoforo (1062) e di S. Andrea in

Casainvilia (1095), seguite nel XII secolo da quelle di S. Sebastiano (1111),

di S. Lorenzo (1127), di S. Sepolcro (1138) e da tre ospedali ubicati

8 Ronzani 1980, p. 35 9 Garzella 1990, p. 96

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rispettivamente presso S. Sepolcro, S. Martino e in località Casainvilia, tutti destinati a fornire accoglienza a poveri, malati e pellegrini.10

Fig. 1 Il quartiere di Chinzica con l’ubicazione di chiese e ospedali ante 1154

(Immagine tratta da Tolaini 2007, Pisa: la città e la storia, p. 52)

Nello stesso periodo anche all’area posta ad Occidente di S. Cristina, attorno al monastero di S. Paolo, fu esteso il nome di Chinzica nonostante qui l’incremento abitativo era minore rispetto al resto dell’Oltrarno: un diploma dell’imperatore Corrado III del 1139 menzionava il burgum sancti

Pauli in Kinthica e nel 1147 papa Eugenio III concedeva la sua protezione

allo stesso monastero, qoud in Kinthica iuxta ripam fluminis Arni situs est.11 Assistiamo quindi ad una situazione di disuguale grado di urbanizzazione e popolamento: lo sviluppo era maggiore nel settore orientale, dove sorgevano ben sette chiese, ospedali e soprattutto correva la Carraia Maiore; nel settore occidentale invece lo sviluppo era molto più limitato ed il polo principale di aggregazione era il monastero benedettino di S. Paolo, nelle cui vicinanze era ubicato anche l’unico ospedale della zona.

Ma l’avvenimento più significativo del XII secolo, non solo per l’abitato di Chinzica ma per tutta la città di Pisa, fu la costruzione delle nuove mura comunali avvenuta nel 1554 durante il consolato di Cocco.

10 Garzella 2004, p. 32 11 Leverotti 1980, p. 39

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La testimonianza di Bernardo Maragone, cronista pisano coevo, è di fondamentale importanza. Per prima cosa vennero scavati i fossati, che costituirono la prima opera difensiva dell’accresciuto territorio urbano. Successivamente venne edificata la cortina muraria, dando la precedenza alle zone della città più esposte ad eventuali pericoli o attacchi. La prima area della città ad essere così protetta fu quella intorno al Duomo, settore particolarmente importante in quanto in quegli anni stavano cominciando i lavori per la costruzione del Battistero e l’ampliamento della Cattedrale, ma anche perché in prossimità del Duomo era ubicato il ponte sull’Auser che rendeva questa parte molto vulnerabile.12

Il secondo lotto di lavori iniziò nel febbraio del 1156 e tutta la città di Pisa e l’abitato di Chinzica vennero dotate momentaneamente di difese lignee per paura dell’imminente arrivo di Federico Barbarossa, sostituite però da strutture in muratura a partire dal 1164.13 Tuttavia le fasi dei lavori non procedettero costantemente, tant’è che nel 1181 nella zona di S. Martino si parla ancora di barbacane, ossia dei fossati disposti intorno alla città, non di mura.

12 Tolaini 1979, p. 81 13 Garzella 1990, pp. 162-165

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Fig. 2 Pianta relativa alla costruzione delle mura con l’indicazione dei lotti di lavoro

(Immagine tratta da Tolaini 1979, Forma Pisarum. Storia urbanistica della città di Pisa. Problemi e ricerche, p. 76)

Uno dei primi effetti dell’inglobamento di tutto l’abitato pisano entro le nuove mura fu la scomparsa della distinzione tra Pisa e l’Oltrarno, con l’eliminazione di differenze di carattere giuridico-politico e l’assimilazione di Chinzica come parte integrante della città. Dai documenti è possibile constatare infatti come espressioni quali in Kinthica ex illa parte fluvio Arno, o

in Kinthica foras civitate Pisa siano sostituite da altre come Pisis in Kinthica

e Pisis ex parte Kinthice.14

In tutto l’Oltrarno, a partire dalla seconda metà del XII secolo, assistiamo alla presenza di nuovi poli di convergenza che scandirono la crescita dell’insediamento.

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Come già nella seconda metà dell’XI secolo, la crescita demografica nell’Oltrarno era testimoniata dalla presenza di tre nuovi edifici ecclesiastici (S. Martino, S. Cristoforo e S. Andrea, attestati tra il 1050 ed il 1100), così dopo con la decisione di inglobare Chinzica all’interno del nuovo perimetro murario abbiamo l’attestazione di sette nuove chiese mai documentate prima: S. Sebastiano, S. Lorenzo, S. Sepolcro, S. Cassiano, S. Marco, S. Giovanni Evangelista, S. Maria Maddalena, e di ben quattro ospedali.15 Nel 1182 inoltre si decise l’ampliamento della chiesa di S. Cristoforo, in quanto l’edificio non era più in grado di contenere l’elevato numero di fedeli. Per tutto il Duecento l’aumento demografico continuò senza sosta, di fatto fuori dalla porta di Guatolongo si costituì il borgo di S. Marco mentre in Chinzica fu edificato l’oratorio poi monastero di S. Bernardo.16

Chinzica si presentava così distinta in una parte orientale ed in una occidentale, e la linea di demarcazione di queste due zone era costituita dalla carraria pontis veteris, l’odierno Corso Italia. Nella parte orientale erano dislocate ben sette chiese e la maggior parte degli ospedali, mentre in quella occidentale l’insediamento rimase a lungo concentrato attorno al monastero di S. Paolo. Questo fatto si può forse spiegare con la diversa natura del suolo, ottima nella parte orientale e paludosa, malarica e boscosa in quella occidentale, che quindi mal si prestava all’insediamento.

Ben quattro erano i cimiteri ubicati nella zona orientale di Chinzica e collocati tutti lungo la Carraria Maiore: a S. Cristina, a S. Martino, a S. Cristoforo ed a S. Lorenzo, mentre l’unico cimitero della parte occidentale era presso S. Paolo.17 15 Leverotti 1980, p. 41 16 Leverotti 1980, p. 41 17 Leverotti 1980, p. 42

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Fig. 3 Diffusione di chiese, ospedali e cimiteri nel quartiere di Chinzica tra XI e XIII secolo

(Immagine tratta da Leverotti 1980, Il quartiere medievale d’Oltrarno: Chinzica, p. 43)

Con il consistente incremento demografico ed il conseguente infittirsi delle abitazioni, assistiamo ad un aumento delle strade pubbliche e private. Alla fine del XII secolo la viabilità nella parte orientale di Chinzica era caratterizzata, oltre che dalla principale Carraria Maiore, anche da una via

comunalis usque ad flumen Arni in S. Cristina e da una carraria strecta ed

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Uno degli aspetti più significativi per capire meglio i modi attraverso i quali fu promossa la continua urbanizzazione del quartiere di Chinzica è senza dubbio quello di analizzare il peso avuto dall’iniziativa privata almeno fino al XII secolo, iniziativa che però risulta legata e subordinata ai principali enti ecclesiastici pisani.

L’ampliamento del perimetro urbano aveva di fatto reso disponibili vasti appezzamenti di terreno in grado di soddisfare le necessità abitative della crescente popolazione pisana. Gli enti ecclesiastici cittadini, proprietari di numerosi patrimoni fondiari si resero protagonisti dell’importante incremento edilizio del XII secolo. Si assistette ad una nuova quotizzazione dei suoli urbani ed i singoli lotti edificabili vennero assegnati in livello con l’impegno, da parte dei concessionari, di edificarvi a proprie spese unità abitative. In questo modo ne diventavano proprietari, ma nei confronti del terreno sopra il quale era stata costruita l’abitazione conservavano la condizione di livellari.18

Questa politica di concessioni di lotti di terreno edificabili venne praticata anche da alcuni proprietari laici.

In questo modo, nel giro di pochi anni, assistiamo ad un infittimento dell’insediamento e ad una conseguente rarefazione dei suoli edificabili; gli edifici si andarono ad affiancare gli uni agli altri in maniera sempre più numerosa, spesso addossati e costruiti con un muro in comune. Proprio questa pratica dei muri comuni si rivelò essere una soluzione edilizia di grande successo: infatti l’uso di un’unica struttura muraria ubicata sul confine per impostarvi i fabbricati consentiva ai proprietari contigui di ottenere un aumento dello spazio abitativo e di conseguenza un risparmio nei costi di costruzione. A partire dal 1154 la documentazione scritta è ricca di attestazioni relative ai muri communes. Nel quartiere di Chinzica sono menzionati muri comuni a S. Maria Maddalena, a S. Lorenzo, a S. Cristoforo, a Ripa d’Arno, a S. Cassiano, presso SS. Cosimo e Damiano, a S. Andrea e nelle vicinanze dell’ospedale di S. Spirito.19

L’iniziativa di privati cittadini non si limitò soltanto alla costruzione di chiese e di ospedali ma anche alla costituzione di altri elementi del tessuto urbano. Se le famiglie più nobili, quali quelle dei Gaetani, Gualandi, Galli, Lanfreducci, Bellomi, Bocci e Duodi, contribuirono e favorirono la costruzione di un nuovo

18 Garzella 1990, p. 209 19 Garzella 1990, pp. 219-220

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ponte sull’Arno nel 1182, altre di estrazione più modesta organizzarono la rete viaria del quartiere. Accanto all’indicazione di “via comunale” o “chiasso comunale”, usata per indicare il comune godimento di un servizio, molto spesso il nome di privati cittadini diventava l’appellativo della strada da loro realizzata, come la già menzionata carraria de Grasso a S. Lorenzo.20

3- Lo sviluppo edilizio tra XI e XIV secolo

Analizzando meglio la parte orientale di Chinzica e la zona di S. Cristina, possiamo notare come all’originario insediamento sparso si stesse sostituendo nel corso dell’XI secolo un abitato con inequivocabili connotati urbani, caratterizzato da un articolato e complesso reticolo stradale e da edifici ormai tipici della città.21

A partire dal 1095 vi sono menzionate le prime “case”. Con questo termine erano indicate costruzioni adibite ad abitazione, che vanno a sostituire le più antiche cassine, ossia semplici edifici rustici, affiancati da un pozzo e da una corte.22 Col termine “casa” si indica un edificio modesto, molto probabilmente ad un solo piano come la cassina ma diverso da quest’ultimo per la mancanza di annessi quali stalla e fienile.

Insieme con queste dimore di tipo minore, sorsero già attorno alla metà dell’XI secolo edifici in pietra, massicci, a pianta ridotta ma a più piani, del tipo a torre.23

La torre pisana dell’XI secolo era un edificio alto e stretto, con pianta quadrata o oblunga di circa 7x4 metri ed uno sviluppo verticale compreso tra i 4 ed i 7 piani, fino ad un’altezza massima di 22 metri.24

Era inoltre dotata di scarse aperture verso l’esterno ed era il simbolo della potenza cittadina, nonché uno strumento di offesa-difesa.25 Ne dà testimonianza il lodo del vescovo pisano Daiberto (1088-1092) con il quale si proibiva la costruzione intorno alle torri di “bertesche” o di qualsiasi altra struttura in legno a 20 Leverotti 1980, p. 50 21 Garzella 1990, p. 149 22 Leverotti 1980, p. 44 23 Redi 1980, p. 79 24 Redi 1991, p. 180 25 Redi 1991, p. 268

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carattere militare e veniva fissata in altitudinem altioris turris Guinizonis filii

Gontulini l’altezza massima degli edifici per coloro qui habitant Quinzica.26

Un ulteriore salto qualitativo si ebbe nei primi anni del XII secolo, quando vediamo comparire nella documentazione il termine domus. Era questo un edificio a pianta più ampia della torre, con uno sviluppo più orizzontale sebbene a più piani di abitazione, in quanto frequentemente viene definita solariata, cioè a due, tre o più piani ma anche sine solario.27 Per quanto riguarda i materiali impiegati nella costruzione, oltre alla semplice dizione di domus murata (in muratura), troviamo anche i termini lapidea (di pietra) e tegolarum, cioè di mattoni. Sono attestate inoltre domus più modeste, costruite in legno e dette lignaminis. 28 Poteva coesistere l’impiego dei due materiali costruttivi, come nel caso delle domos duas insimul

coniunctas, una quarum muratam et aliam lignaminis, citate nel 1195 in

cappella di S. Lorenzo.29

Tra la fine del XII secolo e gli inizi del successivo è attestata quella particolare costruzione edilizia che viene comunemente definita dagli studiosi “casa-torre”. Con questo termine vengono identificate realtà materiali molto spesso assai diverse tra loro. La prima cosa da premettere è che la parola “casa-torre” non compare mai nei documenti medievali, in cui però si trovano denominazioni quali domus et turris, turris et domo, casa et turris, dove la et sta ad indicare due realtà ben diverse e distinte. La definizione di “casa-torre” è quindi di origine ben più recente e identifica una tipologia edilizia indicata dai contemporanei in modo diverso.

A questo punto resta da capire a quale dei termini usati in età medievale possiamo riferire questo tipo edilizio ed in cosa si distingue la “casa-torre” dalla torre e dalla domus.30

La “casa-torre” può essere ora domus ora torre, proprio perché queste due parole presentavano anche allora una difficile distinzione.

Come detto prima, la et distingueva due realtà edilizie diverse. Nei documenti del XII-XIII secolo invece venivano usate le congiunzioni seu-sive-vel quando si era in presenza di realtà molto simili, al punto che gli stessi notai non 26 Garzella 1990, p. 149 27 Redi 1991, p. 271 28 Redi 1991, pp. 270-271 29 Leverotti 1980, p. 44 30 Redi 1991, p. 264

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erano più in grado di distinguere nettamente una domus da una turris. In altri casi inoltre si indicava ora con un termine ora con un altro la medesima realtà edilizia.31

Il termine domus sembra stia a significare un’abitazione in senso lato, di tipo signorile e monumentale. La turris è invece un tipo particolare di abitazione, una domus più stretta e alta. Ma anche le domus potevano esserlo. Quindi la maggiore ampiezza della pianta, unita probabilmente con una minore altezza, era il fattore discrezionale che in origine faceva usare l’uno o l’altro termine.32

Il vocabolo moderno di “casa-torre” si riferisce invece sia alla turris sia alla

domus, ossia una struttura edilizia a pilastri liberi, con architravi o archi

ribassati ai singoli piani ed arco di scarico di varia forma o a volte anche assente.

La pianta è di diversa ampiezza, quasi quadrata, ma anche molto allungata in profondità o trasversalmente. La struttura è aperta, a pilastri liberi, con la dilatazione degli ambienti su sporti o ballatoi, chiusi da tavolati o da graticci intonacati. I pilastri possono concludersi in alto con archi ogivali o a pieno centro, ma anche ribassati o esserne privi.33 Il tetto era ad uno o due spioventi, ma anche a padiglione. I pavimenti erano di legno con travi e bordoni. Le scale, lignee anch’esse, erano ubicate sia all’interno dell’abitazione sia all’esterno fra appositi ballatoi sorretti da pilastri, antenne o puntoni di legno.34 Gli archi di completamento dei pilastri e delle porte-finestre erano di forma diversa: più spesso di forma ogivale, ma anche a tutto sesto.

Concludendo possiamo dire, come riporta il Redi, che se si vuole continuare ad utilizzare il termine “casa-torre” si può farlo, ma tenendo presente che con esso si intende soltanto una struttura edilizia definita dai contemporanei sia

turris sia domus e prodotta cronologicamente dalla metà del XII secolo fino

alla fine del XIII.35

Agli inizi del XIV secolo compare per la prima volta il termine palatium riferito ad abitazioni di carattere signorile, mentre almeno fino alla fine del XIII 31 Redi 1991, p. 265 32 Redi 1991, p. 266 33 Redi 1991, p. 214 34 Redi 1991, p. 215 35 Redi 1991, p. 267

(13)

secolo con esso si intendeva sempre e solo il palazzo imperiale o arcivescovile.

Il palazzo del XIV secolo nasce dall’accorpamento e dalla trasformazione di più domus o più torri e si sostituisce ad esse per una maggiore ricerca di comodità e lusso, venendo caratterizzato da un minore sviluppo verticale. Gli elementi distintivi di questa nuova realtà architettonica erano la bellezza, l’eleganza, la raffinatezza delle polifore e dei dettagli decorativi.36

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Fig. 4 Carta degli edifici medievali in Chinzica tra fine X secolo e XV secolo

(15)

4- Attività economiche e produttive nel quartiere di

Chinzica

Un importante aspetto relativo allo studio della popolazione ed al tessuto urbano di Chinzica è quello riguardante l’analisi e la distribuzione delle attività economiche e produttive, documentabile grazie ad alcuni riferimenti toponomastici ed all’attestazione di apothecae (botteghe), menzionate come luoghi dove venivano redatti gli atti.37

Ma la fonte più importante per cercare di gettare maggiore luce su questo aspetto è rappresentata dal patto di alleanza antifiorentina che i Pisani strinsero nel 1228 con Siena, Pistoia e Poggibonsi. Accanto ai nomi dei giurati, questo documento riporta anche le professioni da loro esercitate e costituisce una fonte importantissima per uno studio delle attività lavorative a Pisa nel XIII secolo.38

Delle 4300 persone che effettuarono il giuramento, 1501 hanno accanto l’indicazione del mestiere, corrispondente quindi al 35% del totale. Sono attestate in tutto ben 130 professioni, che si possono dividere in sette gruppi o categorie, relativi ciascuno alla materia oggetto di lavorazione o compravendita: alimentazione, fibre tessili, cuoio e pelli, metalli, legno-pietra-terra, servizi.

Lo studio effettuato da Enrica Salvatori ha poi portato all’analisi interna di ogni settore, mestiere per mestiere, mettendo successivamente in relazione le categorie ed i singoli mestieri con l’insediamento urbano, allo scopo di valutare eventuali concentrazioni di attività nelle zone cittadine.39

La maggior parte delle professioni sono legate al settore alimentare, ma i veri e propri settori trainanti dell’economia sembrano essere la lavorazione delle pelli e la metallurgia. Sorprende inoltre l’alta percentuale di lavoratori impiegata nel “terziario”, settore comprendente attività molto diverse per genere e peso economico: albergatori, custodi, giudici, banchieri, etc.

37

Garzella 1990, p. 200 38 Salvatori 1994, p. 141 39 Salvatori 1994, p. 145

(16)

22% 25% 17% 16% 8% 7% 5% cuoio e pelli alimentazione metalli servizi tessile legno-pietra-terra altro

Fig. 5 Settori di attività

Analizzando meglio, per quanto riguarda Chinzica, la concentrazione di alcune attività produttive vediamo come la lavorazione delle pelli e del cuoio sia uno dei settori più importanti.

Nella cappella di S. Maria Maddalena risiedeva la quasi totalità degli erovari, artigiani specializzati nella lavorazione di un cuoio speciale, della migliore qualità.40

Altri produttori di articoli in cuoio come borsai, guantai41 e correggiai (fabbricanti di cinghie) erano sparsi in tutta la città, anche se sono maggiormente attestati in Chinzica, presso le cappelle di S. Cassiano e SS. Cosma e Damiano.42

Osservando la figura 6 si nota come nel centro cittadino, corrispondente grosso modo alla città altomedievale, la presenza dei lavoratori di pelli sia quasi del tutto assente. Questo perché la concia, oltre a richiedere acqua e spazi abbondanti, produceva cattivi odori ed inquinamento, per cui veniva ubicata nelle aree periferiche.43

40 Salvatori 1994, p. 158 41

Fabbricante e venditore di guanti 42 Salvatori 1994, p. 160

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Fig. 6 Lavoratori di pelli e pellicce

(Immagine tratta da Salvatori 1994, La popolazione pisana nel Duecento. Il patto di alleanza di Pisa con Siena,

Pistoia e Poggibonsi del 1228, p. 159)

Un elevato numero di calzolai erano infine stanziati nella cappella di S. Martino, parrocchia molto estesa ed assai popolata.

Per quanto riguarda l’occupazione nella lavorazione e vendita dei metalli, il quartiere di Chinzica si presentava ricco di officine. Lungo la carraia

pontis veteris lavoravano artigiani specializzati come coltellinai, toppaioli44 e caldolai. A partire dal 1287 lungo tale strada è attestata un’officina per la fabbricazione di recipienti in rame (caldularia). Inoltre 19 fabbri, 4 coltellinai ed un frenaio45 sono menzionati presso la chiesa dei SS. Cosma e Damiano ed altri 36 fabbri sono stanziati nella parrocchia di S. Martino.46

Il giuramento menziona infine 11 orefici, di cui 3 stanziati in Chinzica e in particolare 2 presso S. Lorenzo.

44

Specializzato nella fabbricazione di chiavi e serrature

45 Era un artigiano specializzato nella lavorazione e vendita di freni o morsi per cavalli 46 Salvatori 1994, p. 167

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Fig. 7 Lavoratori impiegati nel settore metallurgico

(Immagine tratta da Salvatori 1994, La popolazione pisana nel Duecento, cit., p. 164)

La vendita di generi alimentari avveniva soprattutto in quello che tra XII e XIII secolo era il “centro” commerciale della città, ossia la zona attorno al capo settentrionale del ponte Vecchio.47

In Chinzica sono comunque attestati diversi fornai. I numerosi forni, per ragioni di sicurezza contro gli incendi, dovevano essere realizzati distanti dalle abitazioni e ubicati in luoghi aperti.48

Certa è inoltre la presenza di tabernai (macellai), vinarii (venditori di vino),

caciaioli (venditori di formaggio) ed anche qualche piscator.

47 Salvatori 1994, p. 152 48 Redi 1986, p. 653

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Fig. 8 Lavoratori impiegati nel settore alimentare

(Immagine tratta da Salvatori 1994, La popolazione pisana nel Duecento, cit., p. 151)

Per quanto riguarda infine la produzione tessile si può dire che la lavorazione e la vendita della lana è documentata maggiormente nella cappella di S. Martino, dove i canonici della chiesa, insieme alle importanti famiglie Del Tignoso, Del Testa e Stefani, avevano affittato i loro terreni a lanaioli i quali, oltre alla loro residenza, vi avevano impiantato anche le “tiratoie”, ossia gli strumenti per la lavorazione di tale prodotto.49

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