98
CAPITOLO 3
La BCC della Sicilia Occidentale don Rizzo: la policy e i report
per la gestione del rischio di liquidità
1.
Liquidità e altri indicatori in Italia nel 2012
La liquidità a breve termine delle banche italiane è migliorata, questo è ciò che si evince dalla rilevazione effettuata settimanalmente dalla Banca d’Italia presso 33 gruppi bancari residenti. Dall’esercizio precedente fino ad arrivare al 2012 la posizione netta di liquidità (pari alla somma algebrica dei flussi di cassa attesi e delle riserve liquide disponibili su un orizzonte temporale mensile) è raddoppiata passando da un livello del 4,7% all’8,9% (Fig. 22). Addirittura, ha continuato a migliorare anche nei primi mesi dell’anno in corso, collocandosi da febbraio ad aprile su livelli di poco superiori al 10%.88
Fig. 22: La posizione netta di liquidità nel 2012
Fonte: BANCA D’ITALIA, Rapporto sulla stabilità finanziaria, aprile 2013, n.5, p.33.
99 Il miglioramento della condizione di liquidità di cui si è preso atto prima, non deve però nascondere che il 2012 è stato per l’Italia un anno abbastanza pesante. Il settore economico e quello finanziario hanno, comunque, mostrato una certa instabilità, risentendo della perdurante incertezza sui mercati finanziari internazionali e, soprattutto, della contrazione dell’attività economica. Tutti gli indicatori di mercato (premi per il rischio, i tassi attesi d’insolvenza, corsi azionari, indicatori di rischio sistemico) riferiti ai maggiori gruppi bancari italiani hanno registrato un deterioramento. Tali andamenti seguono la scia oltre che degli eventi macroeconomici, quali l’incertezza provocata dalle vicende elettorali in Italia e la crisi di Cipro, anche dei fattori legati all’evoluzione del settore bancario italiano, quali le difficoltà della Banca Monte dei Paschi di Siena e la revisione al ribasso delle aspettative sugli utili bancari.89
La crisi e la recessione hanno comportato effetti negativi per le banche sia in termini di liquidità e sia di qualità del credito, ma anche per le imprese che hanno visto crollare gli utili, le vendite e gli investimenti.
L’aumento della liquidità constatato nell’ultimo anno, potrebbe portare a pensare ad un miglioramento della situazione creditizia. In realtà, però, ciò non si è verificato, in quanto le banche, a causa della crisi, non hanno incentivato la creazione del credito commerciale ritenendo che la remunerazione attesa non potesse coprire il rischio percepito. Tutto ciò si è tradotto in una contrazione del credito, registrata dall’ultima relazione della Banca d’Italia. Tale diminuzione ha riguardato in maniera indifferenziata i grandi gruppi di banche, le banche più piccole e le filiali di banche estere.
L’evoluzione negativa del credito deriva non solo dalla minore domanda di prestiti, ma anche dalle restrizioni dell’offerta degli stessi. I prestiti a residenti erogati dalle banche operanti in Italia, compresi le sofferenze e i pronti contro termine, sono diminuiti dello 0,2%, quando invece nel 2011 erano cresciuti dell’1,9%; in particolare, la contrazione si è accentuata nei primi mesi del 2013 arrivando fino al -1,3%. La riduzione ha riguardato in primo luogo i prestiti alle
100 imprese, mentre per le famiglie la situazione è rimasta pressoché stabile.90 Le cattive condizioni dell’offerta di credito sono riconducibili soprattutto al peggioramento delle attese riguardanti l’evoluzione dell’attività economica e delle condizioni di particolari imprese o settori, al punto tale che l’irrigidimento dei criteri di offerta ha determinato inevitabilmente un aumento dei tassi sui prestiti alla clientela più rischiosa. Ma il tasso di crescita dei prestiti influenza negativamente gli ingressi in sofferenza, e nel nostro caso la riduzione dei prestiti del 2012 si è tradotta da una parte in un aumento della probabilità dell’ingresso in sofferenza (rappresentano il 7,2% dei prestiti alla clientela in termini lordi) dall’altra in un aumento della quota dei prestiti a debitori in temporanea difficoltà.
C’è da dire anche, che in Italia la durata delle procedure di recupero dei crediti è particolarmente lenta, rispetto all’intero contesto internazionale: ciò allunga la permanenza delle posizioni deteriorate nei bilanci delle banche e accresce il rapporto tra crediti deteriorati e prestiti complessivi. Inoltre, in Italia i crediti deteriorati sono elevati anche per il diverso trattamento delle garanzie rispetto al resto dell’Eurosistema, altrimenti l’incidenza media dei crediti deteriorati sui prestiti complessivi sarebbe significativamente inferiore a quella attuale.91
In generale il peggioramento della qualità del credito comporta maggiori perdite su crediti, che riducono la redditività e di conseguenza gli utili, ciò fa accrescere l’avversione al rischio degli intermediari, inducendoli ad adottare politiche di erogazione del credito più prudenti per contenere successive perdite.
Nel 2012, infatti, l’aumento delle perdite su crediti ha inciso sulla redditività delle banche, che è stata piuttosto debole: al netto delle poste straordinarie connesse con la svalutazione degli avviamenti, il rendimento del capitale e delle riserve (ROE) è sceso allo 0,6%, di circa due punti percentuali. Anche per il 2013 la redditività bancaria resterà contenuta, per via del difficile quadro congiunturale.
90
BANCA D’ITALIA, Relazione annuale, op. cit., pp. 210-212.
101 Come sopra affermato, durante l’ultimo anno si è registrata una contrazione del credito che, però, la BCE ha cercato di frenare attraverso un’ingente iniezione di liquidità verso i gruppi bancari italiani in modo tale da ridurre il loro eventuale rischio di default nel breve termine. Le operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema hanno determinato una crescita della raccolta complessiva delle banche (+1,7%). Infatti, nel caso in cui non si considera tale rifinanziamento, la raccolta complessiva avrebbe subito una riduzione dello 0,8%. Inoltre, l’aumento si è avuto anche grazie alla crescita della raccolta al dettaglio (Fig 23).
Fig.23: La crescita della raccolta bancaria
Fonte: BANCA D’ITALIA, Rapporto sulla stabilità finanziaria, op. cit., p.32.
A ottobre 2012 i finanziamenti da parte della BCE rappresentavano più del 6% del totale attivo del sistema bancario italiano, valore molto alto rispetto alla media europea. Inoltre, i maggiori utilizzatori dei fondi provenienti dalla BCE risultano le banche spagnole e a seguire quelle italiane.92
La raccolta al dettaglio è pari al 66%, in altre parole l’1,4% in più rispetto al 2011; mentre, nei primi mesi del 2013 ha continuato a crescere, fino a raggiungere i 3,4 punti percentuali in più rispetto al 2012. Oltre all’aumento che riguarda senza dubbio le famiglie e le imprese residenti, è necessario considerare anche la ricomposizione di questo tipo di raccolta, grazie all’armonizzazione del trattamento fiscale delle rendite finanziarie.
Per quanto riguarda la raccolta all’ingrosso, questa piuttosto che aumentare ha lanciato segnali negativi, si è in sostanza ridotta del 3,5% (rispetto al 2011) in
92
GRISA R., LOZZA M., Le sfide delle banche italiane nel 2013: vincoli alla crescita od opportunità di profitto?, in “Banche e Banchieri”, 2013, n. 1, pp. 71-72.
102 rapporto al totale della provvista, scendendo al 24,7%; addirittura nel marzo 2013 la raccolta all’ingrosso, al netto del rifinanziamento presso l’Eurosistema, risultava inferiore del 6,3% rispetto a dodici mesi prima. Nello specifico si sono ridotti i depositi da non residenti (-12,7%) e le obbligazioni diverse da quelle detenute da famiglie (-14,8%) anche se, dopo l’annuncio da parte della BCE delle operazioni definitive monetarie, il calo delle due componenti si è attenuato a partire dagli ultimi mesi del 2012 e fino ai primi mesi del 2013. In aggiunta, le condizioni sui mercati della raccolta a breve termine sono migliorate in seguito agli interventi dell’Eurosistema, invece le condizioni sui mercati della raccolta a medio e a lungo termine sono rimaste tese.93
Nella seconda metà del 2012, i primi cinque gruppi bancari hanno compiuto emissioni di covered bond (il cui valore in un anno è salito da 38 a 56 miliardi) e di obbligazioni non assistite da garanzia in presenza di spread ancora elevati, anche a causa della durata relativamente lunga dei titoli emessi e della natura subordinata di alcuni di essi. A tal proposito si ricorda il convegno intitolato
“Securitisation and Covered Bonds Conference 2012”, organizzato
dall’Associazione Bancaria Italiana insieme all’Association for Financial
Markets in Europe, durante il quale si discute, tra l’altro, sugli ultimi sviluppi del
mercato della cartolarizzazione e dei covered bond nello scenario della perdurante crisi finanziaria. Emerge, infatti, l’importanza dei covered bond e delle cartolarizzazioni che rimangono strumenti fondamentali per la banca e rappresentano un passo importante verso una piena armonizzazione a livello continentale, poiché consentono di diversificare le possibilità di raccolta in relazione alle diverse esigenze.94
Per concludere,è possibile affermare che le banche italiane appaiono in grado di fronteggiare l’attuale fase congiunturale. La solidità del sistema e la sua resistenza sono state di recente confermate dal Fondo Monetario Internazionale, in seguito ad un periodo di osservazione, da cui emerge che le nostre banche hanno la possibilità di resistere a shock macroeconomici avversi, grazie alla loro
93
BANCA D’ITALIA, Relazione annuale, op. cit., pp. 213-216.
94
ABI, Banche: i covered bond si confermano fonte alternativa di liquidità. Sale nel 2012 il valore complessivo delle emissioni, Milano, 2 Ottobre 2012, Comunicato Stampa.
103 patrimonializzazione e alla liquidità fornita dall’Eurosistema. Il Fondo ha fissato come elemento fondamentale, per raggiungere la stabilità del sistema, la presenza della Vigilanza: se questa fosse stata meno incisiva, i rischi per le banche e per l’economia sarebbero stati ingenti. L’attendibilità, ma anche la velocità con cui gli interventi sono stati promossi ha rassicurato, inevitabilmente, gli investitori internazionali sulla qualità dei bilanci delle banche italiane, evitando gli effetti negativi e destabilizzanti che hanno colpito altri sistemi europei, consentendo agli intermediari di continuare a fornire credito a famiglie e imprese.95
1.1. LCR e NSFR in Italia
L’introduzione di Basilea 3 ha spinto le autorità di vigilanza internazionali ed europee a compiere un monitoraggio su base semestrale o meglio uno studio di impatto quantitativo per mostrare l’effetto che la nuova regolamentazione ha avuto sulle banche, in termini di liquidità e di patrimonializzazione.96
Effettivamente, anche la Banca d’Italia ha deciso di studiare la posizione che tutte le banche italiane hanno assunto in seguito alle modifiche apportate al nuovo framework regolamentare. Senza dubbio, però, il modello di business preso in riferimento dalle banche italiane è fortemente incentrato sull’intermediazione creditizia tradizionale, per cui si spiegano impatti ed effetti meno severi per tali banche, rispetto ad quelle presenti in altri Paesi.
Il lavoro si cui si parla è stato pubblicato nel mese di aprile e da esso emerge che, negli ultimi due anni, la posizione di liquidità del sistema bancario italiano è senza dubbio migliorata e ciò per quanto riguarda sia le esigenze di liquidità di breve termine, sia strutturale. Per effettuare l’analisi, ovviamente, è stato preso in considerazione un campione composto da 13 banche italiane. Tale campione rappresenta oltre il 70% del totale delle attività del sistema bancario e per meglio
95
BANCA D’ITALIA, Considerazioni finali, Roma, 31 Maggio 2013, pp. 15-16.
104 comprendere i risultati è stato suddiviso in due categorie: i primi cinque grandi gruppi italiani e tutte le altre banche.
Come mostra la figura 24, a giugno 2012, le esigenze di liquidità di breve termine del totale delle banche hanno raggiunto 3,9 milioni di euro.
Nonostante la normativa imponga solo a partire dall’inizio del 2015 un livello di LCR pari al 60%, dall’analisi si evidenzia che, già nel 2012, tale soglia è stata raggiunta con successo in tutte le banche del campione. Inoltre, in entrambe le due categorie di banche il valore medio del rapporto supera il 140%.
Fig. 24: LCR in Italia
Fonte: CANNATA F., BEVILACQUA M., CASELLINA S., SERAFINI L., TREVISAN G., Looking ahead to Basel 3: Italian banks on the move, in “Questioni di economia e finanza” Occasional Paper della Banca d’Italia, n. 157, Aprile 2013, p. 21.
Per il resto, si nota che il miglioramento della posizione di liquidità è dovuto sia alla riduzione dei deflussi attesi netti ma anche all’aumento delle ALAQ. Infatti, da Dicembre 2010 a Giugno 2012, la variazione complessiva dei deflussi di cassa netti è stata di -9,5%; in particolare, a giugno 2011 si constata un forte aumento per poi segnalare la discesa nei periodi successivi. Il forte aumento dei deflussi ha comportato tensioni di liquidità, al punto tale che la BCE è intervenuta per assicurare l’espansione del buffer di ALAQ e risollevare le sorti di alcune banche.
105 In figura 25 sono mostrati, invece, gli andamenti nel corso del tempo del NSFR.
Fig. 25: NSFR in Italia
Fonte: CANNATA F., BEVILACQUA M., CASELLINA S., SERAFINI L., TREVISAN G., Looking ahead to Basel 3: Italian banks on the move, op. cit., p. 22.
Come si nota dalla figura 25, il livello del NSFR sin dalla sua entrata in vigore è stato tenuto sotto controllo da tutte le banche, infatti da dicembre 2010 a giugno 2012 ha registrato un aumento costante, passando dal 95,1% al 104,4%. In particolare, nessuna delle banche del campione ha registrato un valore inferiore all’80%.
Dall’analisi di entrambi i due indicatori è possibile, quindi, osservare che le banche italiane, in termini di liquidità, attualmente si stanno muovendo bene verso gli standard prudenziali previsti dalla nuova regolamentazione. È vero anche, che non si tratta di previsioni per il futuro, poiché con il passar del tempo il contesto economico e finanziario è destinato a cambiare, influenzando anche la stabilità delle nostre banche.
2.
La liquidità e il valore delle Banche di Credito Cooperativo in
virtù dei recenti interventi regolamentari
Il framework regolamentare di Basilea 3 rappresenta una grande riforma della normativa sotto più aspetti ed è per questo che ha richiesto a tutte le banche internazionali e non profonde modificazioni, affinché venissero perfettamente rispettati gli obiettivi prefissati. Sicuramente la capacità di adattamento da parte delle singole banche dipende da più fattori: il modello di business, le
106 caratteristiche strutturali, le forme funzionali e operative, e la tipologia dei prestiti e della raccolta. E come si può ben immaginare tali cambiamenti hanno coinvolto pienamente le banche di tutte le dimensioni e quindi anche le Banche di Credito Cooperativo, che sono state obbligate a iniziare una revisione delle scelte strategiche (e non solo) adottate fino a quel momento, per tenere sotto controllo gli effetti derivanti dalle nuove disposizioni.
Le Banche di Credito Cooperativo sono state, dunque, chiamate ad adeguarsi agli
standard regolamentari previsti da Basilea 3 e a rafforzare gli assetti per la
gestione dei rischi e di governance per poter continuare a dare il loro contributo al sostegno delle realtà economiche e sociali di cui sono espressione.97
Tali banche, nonostante le diversità che le caratterizzano, sono state chiamate ad adeguarsi alla nuova regolamentazione e si sono posizionate in posizione di vantaggio rispetto ad altre banche di più grandi dimensioni, in termini sia di adeguatezza patrimoniale sia di risorse di liquidità.98 Ciò è particolarmente vero per due caratteristiche che le contraddistinguono: sono dotate di una quantità di capitale in eccesso rispetto ai requisiti minimi richiesti e che si contraddistingue per la qualità molto alta, avendo fatto ricorso in misura più modesta agli strumenti ibridi di patrimonializzazione; praticano modelli di business molto tradizionali, incentrati soprattutto sull’intermediazione del risparmio verso l’impiego in prestiti alle medie e piccole imprese, con un conseguente assorbimento di capitale relativamente basso.99
Tali caratteristiche rappresentano, dunque, un importante vantaggio, che potrà essere mantenuto solo se nel tempo si conservano adeguati livelli di redditività e di autofinanziamento.
A tal proposito, è opportuno chiedersi se, all’interno del sistema bancario, una presenza preponderante di Banche di Credito Cooperativo possa riuscire a esercitare un effetto di mitigazione dell’instabilità finanziaria, consentendo di affrontare e superare la crisi ottimamente. Non tutti sono d’accordo su questo:
97 POGLIAGHI P., Il credito cooperativo verso Basilea 3, in “Bancaria”, 2011, n. 6, p. 78.
98 MALINCONICO A., Le banche regionali fra crisi e Basilea 3: opzioni strategiche e modelli di
business, in “Banche e Banchieri”, 2012, n. 3, p. 379.
99
COMANA M., CURCIO D., Le banche regionali verso i nuovi standard di Basilea 3: le novità delle proposte di riforma e una valutazione dei possibili impatti., in “Banche e Banchieri”, 2011, n.1, p. 31
107 alcuni accettano tale tesi; altri sostengono che elevate quote di mercato delle Banche di Credito Cooperativo incrementino la stabilità media delle altre banche, ma la loro elevata presenza potrebbe comportare pressioni competitive nei mercati retail, determinando eventuali svantaggi in termini d’instabilità; altri ancora affermano che tali banche concorrino ad apportare fragilità al sistema finanziario in cui operano. Per individuare la risposta migliore è stato compiuto uno studio intitolato “Banche Cooperative e stabilità finanziaria, evidenze empiriche dalla recente crisi finanziaria in alcuni paesi europei” che ha riguardato, in particolare, la valutazione della solidità delle banche in questione e, poi, anche l’importanza dell’effetto della loro presenza, a discapito delle altre tipologie di banche. Il risultato finale permette di capire come le Banche di Credito Cooperativo, in un momento particolarmente avverso, siano più stabili rispetto a quelle commerciali; inoltre, grazie alle caratteristiche che le contraddistinguono (business tradizionale e capitale di qualità elevata) concorrono ad apportare stabilità nei periodi di crisi, ma solo in presenza di elevate quote di mercato. Ne discende che, in un sistema fortemente incentrato sulla presenza del Credito Cooperativo, l’instabilità potrà essere meno intensa, oltre che diffondersi più lentamente.100
Senza dubbio, però, lo spazio dedicato alle Banche di Credito Cooperativo, all’interno del nuovo progetto regolamentare, è veramente ridotto, per non parlare anche degli studi di monitoraggio e degli stress test che, infatti, hanno interessato sempre le grandi banche.101
Lo sviluppo del settore del Credito Cooperativo non è stato, e tutto’oggi non è, omogeneo. Ma del resto tali banche sono state quasi sempre presenti, hanno fatto al meglio il loro mestiere, con lo scopo di includere segmenti più ampi di intermediazione creditizia; in alcuni momenti, però, sono state come dimenticate,
100 CHIARAMONTE L., POLI F., ORIANI E., Banche cooperative e stabilità finanziaria. Evidenze
empiriche dalla recente crisi finanziaria in alcuni paesi europei., in “Bancaria”, 2013, n.5, pp. 32-48.
101
LATEMPA M. A., “Basilea 3 e gli effetti sulle piccole banche”, in TUTINO F., BIRINDELLI G., FERRETTI P. (a cura di), Basilea 3: quali impatti per le banche, op. cit., pp. 225-227.
108 per il fatto di non avere una struttura operativa e organizzativa in linea con lo sviluppo continuo della finanza di mercato.102
Attualmente, il Credito Cooperativo rappresenta una componente importante per molti sistemi bancari, in particolare quello austriaco, finlandese, francese, tedesco, italiano e olandese; mentre ha un’importanza del tutto ristretta per le economie avanzate e per i mercati emergenti al di fuori dell’Europa, ad esclusione di paesi come il Giappone e il Canada.103
Per quanto riguarda la situazione italiana, se è vero che dall’inizio degli anni 2000, le BCC hanno attraversato una fase positiva in cui sono aumentati i volumi, i margini reddituali e si è rafforzato il patrimonio, dando attenzione alle imprese di tutte le dimensioni e facendo attestare un aumento evidente degli sportelli presenti sul territorio, è pur vero che le turbolenze legate alla crisi, così come hanno segnato i grandi gruppi di banche, non hanno risparmiato neanche le BCC.
Oggi operano 388 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali (BCC-CR), con 4.44 sportelli sparsi in maniera capillare su tutto il territorio nazionale (il 13,6% degli sportelli bancari italiani), attraverso una presenza diretta in 2.718 Comuni (in 550 dei quali rappresentano l’unica realtà bancaria) ed in 101 delle vecchie Province. Le BCC-CR contano oggi oltre 1 milione e 151 mila soci e 7 milioni di clienti. I dipendenti del sistema sono oltre 37 mila.104
Per svolgere al meglio la loro missione, le BCC-CR si sono organizzate con un sistema a rete, conservando le proprie specificità e il rapporto stretto con il territorio. Mentre, da un punto di vista organizzativo le Banche di Credito cooperativo sono supportate sia da un sistema associativo, sia da un sistema imprenditoriale. Il primo è suddiviso in locale (BCC e CR), regionale (Federazione locale/regionale) e nazionale (Federcasse). In sostanza, la singola BCC aderisce alla Federazione Regionale, che a sua volta è associata a
102 MOTTURA P., Banche cooperative e crisi finanziaria. Forme istituzionali da valorizzare con modelli
di governance appropriati., in” Bancaria”, 2011, n.12, p. 2.
103 CHIARAMONTE L., POLI F., ORIANI E., Banche cooperative e stabilità finanziaria. Evidenze
empiriche dalla recente crisi finanziaria in alcuni paesi europei., op. cit., pp. 32.
104
Per tali dati, aggiornati a Giugno 2013, si fa riferimento al Sito Ufficiale del Credito Cooperativo: www.creditocooperativo.it
109 Federcasse. Quest’ultima non è altro che la Federazione Italiana, la quale svolge funzioni di rappresentanza, di tutela e di assistenza di carattere legale, fiscale, organizzativo, di comunicazione, di formazione nei confronti di tutto il Sistema del Credito Cooperativo. Quindi, il sistema associativo svolge funzioni di coordinamento, assistenza tecnica, consulenza ed erogazione di servizi a vantaggio delle banche associate. Il sistema imprenditoriale è gestito da ICCREA Gruppo Bancario, rappresentato dalla capogruppo, (ICCREA Holding, dove ICCREA è l’acronimo di Istituto Centrale delle Casse Rurali ed Artigiane) e dalle società da questa controllate, che predispongono prodotti e servizi a beneficio esclusivo delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali. Inoltre, i prodotti e i servizi sono erogati anche da Cassa Centrale Banca, che opera in stretta collaborazione con le Federazioni Locali, le società informatiche del Nord-Est e Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige. Quindi, il sistema imprenditoriale s’identifica come elemento operativo delle BCC per quanto riguarda la fornitura di servizi e prodotti. Il Sistema del Credito Cooperativo italiano fa parte del più grande Sistema della cooperazione italiana e internazionale: a livello nazionale, aderisce alla Confcooperative, invece, a livello internazionale le BCC partecipano all'Unico Banking Group e all’Associazione delle Banche Cooperative Europee. Il Credito Cooperativo, inoltre, partecipa all’Unione Internazionale Raiffeisen.105
Così come è stato presentato uno lavoro per attestare la posizione delle banche italiane rispetto ai requisiti minimi di liquidità, lo stesso è stato fatto per le BCC. Si tratta di uno studio pubblicato nell’aprile 2013, il quale ha come tema fondamentale l’impatto determinato dalle nuove regole di Basilea 3 sulle BCC e per questo motivo ha coinvolto più di 400 intermediari del Credito Cooperativo. Inoltre, poiché la complessità operativa delle BCC è essenzialmente ridotta rispetto ai grandi gruppi bancari, le stime sui nuovi aggregati patrimoniali e sulle metriche di liquidità hanno un livello di approssimazione più che accettabile. In particolare, da tale lavoro si può cogliere qual è lo spazio che Basilea 3 ha dato alle BCC in tema di liquidità e a tal proposito si possono estrapolare i dati che
110 riguardano i due indicatori a cui anche le BCC, come tutte le banche, devono uniformarsi entro un periodo già prestabilito.
In considerazione delle mutate condizioni del mercato finanziario internazionale le Banche di Credito Cooperativo avevano intensificato le attività di monitoraggio del rischio di liquidità, adottando specifiche linee guida con l’intento di dare una migliore definizione dei ruoli e delle responsabilità degli organi aziendali e delle strutture operative, di creare più robusti processi di controllo e di introdurre piani di gestione per eventuali situazioni di crisi. In sostanza, hanno lavorato con l’obiettivo di rafforzare il presidio del rischio di liquidità e di realizzare un adeguato sistema di governo e di gestione del rischio stesso. Gli elementi centrali del nuovo approccio per le BCC sono tre: 106
1) La liquidità di breve termine, il cui obiettivo è di assicurare l’adeguatezza e il bilanciamento dei flussi di cassa in entrata e in uscita, aventi scadenza certa o stimata di 12 mesi. Il monitoraggio e la gestione della posizione di liquidità, in questo caso, vengono portati a termine attraverso indicatori per le scadenze a 1 giorno e a 1 mese, calcolati con frequenza giornaliera. In alcuni casi, per la gestione della posizione finanziaria a breve è stato inoltre previsto il mantenimento di un livello minimo di attività rifinanziabili presso BCE;
2) La liquidità strutturale, il cui obiettivo è di garantire l’equilibrio e la stabilità del profilo di liquidità sull’orizzonte temporale superiore a 12 mesi. Il monitoraggio della posizione avviene generalmente attraverso una serie d’indicatori, calcolati con frequenza mensile, volti a valutare la disponibilità di fonti di provvista stabili su un orizzonte temporale maggiore di un anno a fronte delle attività di bilancio e fuori bilancio e l’equilibrio dei flussi di cassa attesi, attraverso la rilevazione delle attività e passività all’interno di ciascuna fascia temporale;
3) Il Contingency Funding Plan (CFP), finalizzato a gestire il profilo di liquidità
106 CANNATA F., D’ACUNTO G., ALLEGRI A., BEVILACQUA M., CHIONSINI G., LENTINI T.,
MARINO F., TREVISAN G., Il credito cooperativo alla sfida di Basilea 3: tendenze, impatti, prospettive, in “Questioni di economia e finanza” Occasional Paper della Banca d’Italia, Aprile 2013, n. 158, pp. 14-17.
111 dell’Istituto Centrale di Categoria in condizioni di tensione o di crisi di mercato. All’interno delle linee guida sono descritti gli obiettivi, i processi e le strategie di intervento da attuare al verificarsi delle predette condizioni, la struttura organizzativa a supporto del CFP e gli indicatori di rischio, sulla base dei quali si possono configurare situazioni di difficoltà o emergenza, nonché i relativi livelli al superamento dei quali vengono attivate le procedure di gestione dello stato di crisi.
Da un punto di vista quantitativo, come è stato già detto, è possibile verificare quali sono gli impatti che i due ratios di liquidità hanno sulle BCC.
Prima di tutto si nota come l’imminente entrata in vigore del LCR gli attribuisce maggiore importanza. Alla data del 30 giugno 2012, il LCR risulta pari in media al 223% per le BCC e al 142% per gli Istituti Centrali. Nonostante il quadro complessivo sembra ben positivo, circa una BCC su cinque non raggiunge il livello di LCR pari al 100% previsto per il 2019. Il deficit complessivo per queste banche ammonta a 600 milioni di euro, seppur una cifra bassa rispetto alle risorse eccedenti detenute dalle altre banche in surplus. È necessario che le BCC e gli Istituti Centrali gestiscano al meglio le proprie risorse e, a tal proposito, un esempio è stato l’istituzione nel 2008 del Fondo di Garanzia Istituzionale del credito cooperativo. Tale fondo ha lo scopo di prevenire o evitare la crisi di ciascuna banca aderente, in modo tale da proteggersi reciprocamente contro i rischi di illiquidità e di insolvenza.
Per quanto riguarda il NSFR, le stime mostrano che per le BCC è stato in media pari al 126% e che solo appena 9 intermediari si collocherebbero di poco al di sotto del 100%. Invece, per gli Istituti Centrali il NSFR si è attestato tra l’83% e il 135% (Fig. 26).
112 Fig. 26: Diagramma a dispersione del LCR e NSFR a giugno 2012
Fonte: CANNATA F., D’ACUNTO G., ALLEGRI A., BEVILACQUA M., CHIONSINI G., LENTINI T., MARINO F., TREVISAN G., Il credito cooperativo alla sfida di Basilea 3: tendenze, impatti, prospettive, op. cit., p. 25.
Per finire, l’indagine effettuata sul campione di BCC e di Istituti Centrali di Categoria evidenzia, con specifico riferimento alla liquidità di breve termine, un’allocazione non perfettamente efficiente delle risorse all’interno del sistema. Quindi, se da un lato il sistema cooperativo sembra disporre largamente e in piena autonomia dei mezzi necessari al rispetto dei nuovi standard regolamentari, è altrettanto evidente la necessità optare per nuovi modelli di gestione degli stessi. Lo scopo è di ridistribuire con maggiore efficacia e funzionalità le risorse all’interno della rete delle BCC e di sviluppare nuovi prodotti e nuove relazioni con la clientela.
3.
Il sistema delle BCC italiane aderenti al sistema Asset & Liability
Management – Cassa Centrale Banca
Il rischio di liquidità, come abbiamo osservato e mostrato nella prima parte di questo lavoro, è sicuramente un argomento di grande attualità per tutte le
113 Banche, comprese le Banche di Credito Cooperativo. Nonostante la presenza e l'utilizzo di applicazioni informatiche abbastanza codificate utili alla sua misurazione e gestione, si tratta di una materia molto articolata, poiché presenta strette e complesse relazioni con tutta la gestione bancaria e fa riferimento a una normativa in continua evoluzione, soprattutto negli ultimi anni.
Nelle prossime pagine di questo capitolo si cercherà un riscontro con quanto detto nei due parti precedenti, sia in termini di definizione del rischio di liquidità, sia in termini regolamentari, approfondendo il sistema di monitoraggio, di gestione, di misurazione e di reportistica agli organi di vertice delle BCC. Nello specifico, il lavoro si concentrerà sulla descrizione della policy di liquidità e sulla modalità di utilizzo da parte delle BCC degli strumenti informatici di reporting, rivenienti non solo dal sistema di gestione interno, ma anche da Cassa Centrale Banca che rilascia mensilmente Report sulla liquidità gestionale e sull'ALM. Infatti, un’efficiente gestione della liquidità implica un adeguato sistema informativo, che permetta di valutare la situazione corrente delle BCC e di anticipare un’eventuale evoluzione della posizione di liquidità stessa. Ovviamente, tale reporting è funzionale al rispetto di limiti imposti dalla vigilanza bancaria e alle policy deliberate dal Consiglio di Amministrazione delle singole BCC.
In particolare, Cassa Centrale Banca sostiene e favorisce lo sviluppo delle Casse Rurali e delle BCC socie, fornendo loro prodotti finanziari differenziati ed evoluti, nonché servizi bancari innovativi in grado di rispondere alle esigenze della loro clientela e di far fronte efficacemente alle problematiche del mercato. Cassa Centrale Banca ha ritenuto essenziale porsi al centro di un processo di sostegno al management delle banche socie e clienti, mediante un supporto di consulenza, volto a monitorare e pianificare i rischi (in questo caso quello di liquidità), attuali e prospettici, derivanti dall’espletamento dell’attività bancaria sul territorio. I servizi offerti, integrandosi trasversalmente con i processi di
business tipici della banca, sono in grado di produrre i modelli, la consulenza e la
reportistica necessari per coadiuvare gli organi decisionali delle banche clienti.107
114 Le BCC del territorio italiano che aderiscono a questi strumenti e modelli sono circa 180. In particolare, esse sono suddivise in macro sistemi di riferimento (sistema ALM geografico e dimensionale) a cui corrispondono sotto sistemi, che permettono di realizzare continuamente dei confronti per visualizzare la posizione di una BCC rispetto alle altre.
Tra tutte le BCC appartenenti al sistema ALM, in questa sede l’analisi verrà focalizzata sulla BCC della Sicilia Occidentale don Rizzo: dopo una breve presentazione della stessa, sarà studiata la policy di liquidità e alcuni dei report ad essa collegati. Inoltre, lo studio seguirà un percorso temporale che va dal 2011 ad oggi.
Ovviamente è opportuno, in questa sede, richiamare la preziosa disponibilità del Direttore Generale Carmelo Guido e del Responsabile Risk Controlling Dott. Francesco Abate per la fornitura dei dati, utili ai fini dell’analisi del rischio di liquidità all’interno della BCC della Sicilia Occidentale Don Rizzo.
I dati forniti sono rivenienti dalla Policy di liquidità del 23 aprile 2013 e dai seguenti Report:
Report di liquidità, alla data del 30 giugno 2013, del 31 dicembre 2012 e
del 31 dicembre 2011;
Report ALM statico e dinamico, alla data del 30 giugno 2013, del 31
dicembre 2012 e del 31 dicembre 2011.
3.1. Presentazione della BCC della Sicilia Occidentale don Rizzo
La BCC della Sicilia Occidentale Don Rizzo è stata fondata nei primissimi del Novecento da Don Giuseppe Rizzo, da cui ne ha meritevolmente ripreso il nome attuale. Più volte, infatti, sono state cambiate le denominazioni facendo in modo però di non perdere mai né lo spirito di Don Rizzo, né il valore di essere una Banca del territorio che agisce per la sua comunità. Da allora, è vero che sono passati 110 anni e il contesto economico e competitivo ha attraversato fasi più o
115 meno difficili, ma è pure vero che la Banca è rimasta un importante punto di riferimento per il territorio in cui opera e per gli abitanti che vi abitano.
La BCC ha sede ad Alcamo (TP) e da sempre impone la sua presenza principalmente nel territorio palermitano e, più di recente, anche nella zona del trapanese con un totale di 17 filiali, realizzando il proprio radicamento grazie ai suoi circa 4.000 soci. L’attaccamento al territorio si manifesta soprattutto grazie alla stretta relazione che i dipendenti delle Filiali, il Direttore Generale e il Presidente della Banca riescono a creare e mantenere con i soci stessi. Proprio il socio è una figura centrale su cui poggia lo sviluppo della Banca, promuovendone lo spirito mutualistico e la coesione con la comunità locale. Per quanto riguarda la dimensione economica, invece, emergono senza dubbio le incertezze e le difficoltà economiche delle famiglie e delle imprese del territorio, nel quale opera la BCC, che hanno influenzato il risultato economico finale degli ultimi anni. Nonostante ciò, la Banca ha continuato e continua a dare fiducia e speranza, assecondando le esigenze della propria clientela. Infatti, la filosofia che accompagna la BCC della Sicilia Occidentale Don Rizzo sin dalla sua nascita è di diventare ed essere un punto di riferimento per la comunità che cresce e si sviluppa e di questo sono testimoni piccoli agricoltori, artigiani, operai, professionisti, imprenditori e di riflesso tutte le loro famiglie.
Del resto lo spirito dei dipendenti che lavorano in questa banca, che risulta perfettamente in linea con quello del Credito Cooperativo, si basa sulla capacità di essere al servizio dei cittadini e dell’impresa, sulla prossimità e vicinanza al territorio, sulla conoscenza completa delle persone con cui si opera.
Sicuramente, però, in funzione della diversità di territorio (area industriale, area agricola - artigianale, area turistica) è stata necessaria una diversificazione dell’offerta, rispondendo pienamente al principio del Credito Cooperativo che vuole una banca locale ma anche del territorio.
Altra caratteristica del Credito Cooperativo, che sottolinea la differenza con gli altri istituti di credito, è la capacità della banca di promuovere iniziative culturali e sociali, oltre che di apportare un valoroso sostegno alle attività sportive, all’arte e all’ambiente. In quest’ottica si colloca bene anche la Banca di Credito
116 Cooperativo don Rizzo che, rivolge grande attenzione alle richieste della clientela cui si rivolge.
4.
Il progetto di gestione del rischio di liquidità approvato dalla
BCC della Sicilia Occidentale don Rizzo
Tutte gli istituti bancari, comprese anche le Banche di Credito Cooperativo, fanno riferimento a una specifica Policy di Liquidità per essere perfettamente in linea sia con le nuove disposizioni internazionali e nazionali (del Comitato di Basilea, dell’EBA, e della Banca d’Italia) e sia con le proprie caratteristiche strutturali e organizzative. Per quanto riguarda la situazione italiana, infatti, l’aggiornamento n. 4 della Circolare 263/2006 che risale al dicembre 2010, prevede che le banche, sulla base delle loro caratteristiche, dimensioni e complessità operative delle attività svolte, debbano munirsi di un efficiente sistema di governo e gestione del rischio di liquidità.
La policy approvata, in data 23 aprile del 2013, dal Consiglio di Amministrazione della BCC della Sicilia Occidentale don Rizzo permette il mantenimento e la gestione del rischio di liquidità in condizioni normali. In aggiunta alle linee guida inserite in tale documento, il Consiglio di Amministrazione ha reso necessaria la predisposizione di un Contingency
Funding Plan, per regolare il processo, i ruoli e le responsabilità nel caso di
situazioni particolarmente critiche in termini di liquidità. Inoltre, all’interno della BCC vengono eseguite prove di stress coerenti con la definizione di rischio di liquidità adottata. I risultati che derivano da tali prove permettono l’individuazione e la revisione periodica della Policy di Liquidità ed del
Contingency Funding Plan.
Nelle pagine successive saranno analizzati la Policy di liquidità, il Contingency
Funding Plan e i Report ad essi collegati. L’analisi quantitativa dei report e dei
117 dicembre 2011 fino ad oggi, in modo tale da comprendere meglio la posizione di liquidità della banca e il suo andamento nel tempo, anche in relazione agli studi fatti a livello italiano e, in particolare, a quelli relativi a tutto il Credito Cooperativo.
4.1. La policy di gestione della liquidità
La policy di liquidità si propone di definire le linee guida e le regole interne, affinché la Banca possa mantenere e gestire un livello di liquidità adeguato. Le funzioni aziendali che garantiscono e permettono l’implementazione della policy in esame sono: il Consiglio di Amministrazione, il Direttore Generale, il Comitato di Direzione (composto dal Direttore Generale e dai Responsabili dell’Area Finanza, dell’Area Credito e Controlli, dell’Area Amministrazione, dell’Area Mercato e dell’Area Affari Generali, e a cui il Direttore Generale si riserva la possibilità di aggiungere anche ulteriori Funzioni aziendali o referenti esterni in base ai temi trattati), il Risk Controlling, la Funzione Finanza/Tesoreria e la Funzione Pianificazione.
La Funzione Tesoreria si occupa dell’analisi e della gestione della posizione del rischio di liquidità della BCC, in conformità a indicazioni provenienti dal Comitato Direzione, le quali vengono analizzate insieme ai flussi informativi periodici relativi ai processi di erogazione del credito.
La funzione Risk Controlling, insieme alla Funzione Tesoreria, si occupa di svolgere un’attività di controllo sulle analisi e sugli stress test, e fornisce periodicamente i risultati che ne derivano al Comitato di Direzione e al Consiglio di Amministrazione. In sostanza, il Risk Controller si occupa di verificare il rispetto dei limiti e di monitorare, periodicamente, gli indicatori di attenzione e gli stress test.
La funzione Pianificazione predispone per il Comitato Direzione la proposta di piano di funding, elaborata congiuntamente alla Funzione Finanza/Tesoreria
118 verificandone la coerenza rispetto alle soglie di tolleranza al rischio di liquidità. Il Direttore Generale insieme al Comitato di Direzione, propongono al Consiglio di Amministrazione che si occuperà dare la sua approvazione, i documenti e le linee specifiche da seguire, ossia la strategia per la gestione della liquidità, la
policy, il piano di funding, i limiti e le metodologie per l’analisi della liquidità.
Inoltre, il Direttore Generale si occupa di comunicare immediatamente le decisioni assunte dal Consiglio di Amministrazione alle Funzioni organizzative coinvolte nel processo di gestione della liquidità e presidio del rischio, impartendo loro coerenti istruzioni operative.
Il Consiglio di Amministrazione viene informato con periodicità trimestrale circa il posizionamento degli indicatori di liquidità dell’Istituto e la loro evoluzione temporale, al fine di poter valutare la corrispondenza tra il profilo di rischio della banca e la strategia usata.
La policy di liquidità è strutturata su due specifici livelli, per i quali vengono effettuate diverse considerazioni, vengono generati diversi Report di gestione e diversi sistemi di monitoraggio e di misurazione.
Il primo livello è rappresentato dalla gestione della liquidità operativa e, come si può ben immaginare, riguarda le attività operative per la gestione del rischio di liquidità di breve periodo (tendenzialmente con una scadenza non superiore a 12 mesi). A occuparsi della situazione di liquidità prospettica della Banca è la funzione Finanza/Tesoreria, in particolare il suo compito riguarda: l’individuazione della corrispondenza tra la liquidità giornaliera e gli indirizzi concordati dal Comitato Direzione e dalla Direzione Generale, la realizzazione di opportune operazioni al fine di creare le risorse necessarie per far fronte agli impegni di pagamento e l’individuazione di opportune operazioni nel caso in cui fossero riscontrate delle incongruenze, rendendo partecipe ovviamente anche il Direttore Generale. La Funzione Finanza/Tesoreria, in occasione degli incontri periodici del Comitato Direzione, si occupa di fornire i risultati dell’analisi della posizione finanziaria netta della Banca su un orizzonte di 12 mesi mediante il
Report Liquidità Gestionale. I controlli su tali dati e informazioni vengono
119 Il secondo livello è rappresentato dalla gestione della liquidità strutturale e riguarda le operazioni per la gestione del rischio di liquidità di medio e lungo periodo (ovvero con scadenza superiore a 12 mesi). Ancora una volta la situazione di liquidità strutturale della BCC è gestita dalla Funzione Finanza/Tesoreria e il controllo e il monitoraggio sono eseguiti dalla Funzione
Risk Controlling attraverso il Report Trasformazione delle Scadenze e il Report
Liquidità Strutturale Basilea 3 compliant.
I Report di cui si è parlato sono stati messi a disposizione da Cassa Centrale Banca a tutte le BCC che aderiscono al sistema Asset & Liability Management (ALM). In particolare, si tratta di un’analisi effettuata con periodicità mensile finalizzata alla programmazione e al monitoraggio della liquidità aziendale sia operativa che strutturale.
Nei prossimi paragrafi tali report saranno analizzati e per alcuni saranno spiegati i dati.
4.1.1. Analisi del Report di Liquidità Gestionale
Tale Report è uno strumento di gestione della liquidità operativa e per questo copre un orizzonte di analisi fino a un anno. Lo scopo è evidenziare eventuali squilibri a breve termine che rendano necessari interventi compensativi tramite la movimentazione del portafoglio titoli piuttosto che tramite l'utilizzo dei margini su linee di credito ricevute, laddove presenti. Affinché, però, la BCC possa valutare la possibile evoluzione della propria liquidità, è necessario che essa conosca la crescita degli impieghi e della raccolta che si intende raggiungere entro l'anno successivo.
Il Report Liquidità Gestionale è suddiviso in alcune parti ben precise: individuazione dei flussi di cassa delle posizioni correnti, definizione delle riserve e dei fabbisogni potenziali, identificazione della crescita di impieghi e raccolta, identificazione dei flussi di cassa delle nuove posizioni, evidenza dell’andamento prospettico della liquidità aziendale e per finire evidenza grafica di eventuali utilizzi delle riserve.
120 I flussi di cassa delle posizioni correnti rappresentano lo scadenziario dei flussi dell'attivo e del passivo relativo a tutte le posizioni in essere al momento dell'analisi, per cui verranno analizzati in funzione della loro scadenza. Inoltre, sono relativi a quota capitale e a quota interessi, le uniche poste a vista rappresentate sono quelle relative a rapporti banche e i flussi dell'attivo relativi al portafoglio titoli di proprietà della banca riguardano i titoli non prontamente disponibili. Per ciascuna fascia temporale è calcolato, come somma algebrica tra i flussi dell'attivo e del passivo un gap chiamato “gap da flussi posizioni in essere”, il quale ipotizza che le poste in scadenza vengano liquidate. Se il gap avrà segno positivo, allora si può affermare che gli impieghi in scadenza sono superiori alle passività in scadenza in quella determinata fascia temporale e quindi le entrate dovute al rimborso degli impieghi sono superiori alle uscite relative alla liquidazione delle passività in scadenza. Un gap con segno positivo fa pensare a un aumento della liquidità aziendale. Viceversa per un gap con segno negativo.
Per riserve di liquidità s'intendono le Linee di Credito Ricevute e le Attività Prontamente Monetizzabili, ovvero quelle riserve che la BCC potrebbe usare per coprire i fabbisogni netti che derivano dalle ipotesi gestionali. Le prime sono suddivisibili in Linee di Credito Ordinarie non garantite (si riferiscono a una disponibilità soggetta a richiamo senza preavviso da parte dell'Istituto che le ha concesse), Linee di Credito Ordinarie Irrevocabili (hanno invece una data precisa di rientro), Linee di Credito Ordinarie garantite da un pool di titoli e Ordinarie garantite per conto corrente (in entrambi i casi sono garantite da titoli). Ad esclusione delle Linee di Credito Ordinarie non garantite, tutte le altre categorie per le loro caratteristiche creano una riserva di liquidità più stabile, ma hanno anche un maggior costo. Le seconde rappresentano la parte di riserva di liquidità potenziale della BCC, in quando può essere immediatamente trasformata in moneta tramite liquidazione oppure tramite concessione a garanzia in operazione di rifinanziamento a breve termine. Invece, per fabbisogni potenziali s'intendono fabbisogni futuri per quegli impegni che la BCC ha preso ma che non sono stati già usati dal cliente beneficiario (Linee di credito concesse per cassa). Questi
121 sono raggruppabili in tre categorie: margine ancora non utilizzato delle linee di fido accordate mediante forme tecniche a vista, importo relativo a mutui deliberati ma ancora non erogati e importo dei crediti di firma utilizzati e potenzialmente oggetto di escussione da parte di terzi nei confronti della BCC. All'interno della sezione dedicata alla crescita degli impieghi e della raccolta compare una voce specifica “inserimento previsioni banca”, dove sono inserite appunto le percentuali delle ipotesi di sviluppo di impieghi e di raccolta per l'anno successivo. Queste percentuali sono calcolate sulla base della crescita avvenuta nell'anno precedente. In particolare, le ipotesi di sviluppo sono realizzate sugli impieghi a scadenza e a vista, sulla raccolta a scadenza e a vista e sulle operazioni di PCT e di raccolta Banche a scadenza.
Alle voci elencate in precedenza, si aggiungono quelle riguardanti quei flussi di liquidità che la BCC giudica importanti al punto tale da includerli nel calcolo prospettico. Importi negativi indicano diminuzione della liquidità (esborsi) mentre gli importi positivi indicano aumento della liquidità (incassi). Prendono il nome di “Attività - Gestione altri flussi” e “Passività - Gestione altri flussi”. Nel caso in cui la BCC ritenesse opportuno modificare la distribuzione degli impieghi e della raccolta calcolata automaticamente, basterà intervenire sostituendo gli importi con quelli ritenuti più adeguati.
Se avvenisse la modificazione di cui sopra, allora anche la voce “flussi previsionali futuri” sarà aggiornata automaticamente. In particolare, in tale voce rientrano delle informazioni specifiche: il gap previsionale (calcolato come somma tra i flussi di cassa originati dalle posizioni correnti e i flussi previsionali determinati in base alle ipotesi di crescita), il cui risultato con segno positivo indica una prevalenza di incassi e viceversa; il gap previsionale incrementale (calcolato cumulando i singoli gap previsionali), che indica il fabbisogno cumulato di liquidità nei 12 mesi successivi, il cui segno negativo indica la presenza di un fabbisogno netto da finanziare; l'utilizzo previsionale delle Linee di Credito Ricevute, che si attiva come prima misura, nel caso in cui sia presente un gap previsionale incrementale negativo; l'utilizzo previsionale delle Attività Prontamente Monetizzabili (APM), che si attiva nel caso in cui il fabbisogno
122 netto evidenziato dal gap previsionale incrementale non sia coperto interamente dalle linee di credito a disposizione; il fabbisogno di liquidità non coperto, che si attiva nel caso in cui il fabbisogno netto non trovi copertura sufficiente né mediante le Linee di Credito Ricevute, né mediante impiego di Attività Prontamente Monetizzabili.
La parte conclusiva del Report che è stato esaminato mostra, attraverso un grafico, il grado di utilizzo delle riserve.
4.1.2. Analisi del Report sulla Trasformazione delle Scadenze
Tale Report è uno strumento di gestione della liquidità strutturale e per questo considera un orizzonte di analisi superiore a un anno. Lo scopo è di mantenere nel tempo una struttura finanziaria di raccolta e di impiego adeguata, cioè di dare una visione globale dell’equilibrio finanziario della banca in termini di durate medie e di masse. Per il raggiungimento di tale scopo è necessario aggregare le informazioni dedotte dall’analisi sui flussi di capitale di impieghi e di raccolta (dalla quale si calcola la durata media di rientro di entrambi) e le informazioni riguardanti il cosiddetto “capitale libero”.
Il Report è scomposto in alcune parti: calcolo delle durate medie di impieghi e di raccolta, inserimento delle masse di impieghi e di raccolta, inserimento delle informazioni aggregate, determinazione dei ratios.
1) Calcolo delle durate medie della raccolta e degli impieghi.
Per la BCC in esame, il Report per il mese di giugno 2013 prevede: - scadenza media della raccolta oltre l’anno pari a: 7,77 anni; - scadenza media degli impieghi oltre l’anno pari a: 2,30 anni.
Il primo valore è calcolato come rapporto tra la somma algebrica della raccolta oltre l’anno associata ad ogni singola scadenza media (131.850 migliaia di €) e il totale della raccolta oltre anno (57.259 migliaia di €). In egual maniera è calcolato il secondo valore e cioè come rapporto tra la somma algebrica degli
123 impieghi oltre l’anno associati ad ogni singola scadenza media (1.447.328 migliaia di €) e il totale degli impieghi oltre anno (186.343 migliaia di €).
Le informazioni riguardanti la banca devono essere necessariamente monitorate, per capire in che modo essa si muove nel tempo. In particolare, un grafico mostrerà un peggioramento dell’equilibrio finanziario se la durata media della raccolta si riduce e la durata media degli impieghi aumenta o un miglioramento dell’equilibrio finanziario se la durata media della raccolta aumenta e la durata media degli impieghi si riduce.
La rappresentazione della BCC avviene, appunto, attraverso il grafico seguente, sui cui assi sono rappresentate le durate medie di impieghi e di raccolta (Fig. 27).
Fig. 27: Evoluzione seguita dalla banca (Giugno 2013)
Nel nostro caso, si nota, come nel corso del tempo la durata media degli impieghi e della raccolta si è ridotta. Infatti, per quanto riguarda la durata media degli impieghi è avvenuta una riduzione di circa 5 punti percentuali rispetto al dato registrato alla data del 31 dicembre 09 pari a 8,2 punti percentuali e per quanto riguarda la durata media della raccolta la riduzione è stata di circa 20 punti percentuali rispetto alla medesima data di riferimento.
2) È utile inserire nell’analisi il valore complessivo delle masse di raccolta e di impieghi, che sono già state calcolate precedentemente.
124 3) Il calcolo delle masse di impieghi e di raccolta è utile se a queste informazioni ne vengono aggiunte altre, ciò per fare assumere maggiore valore all’analisi e per avere una visione più completa del bilanciamento di fonti e impieghi.
Si tratta, appunto, delle informazioni aggregate: patrimonio di vigilanza e fondi permanenti disponibili (FPD), dalle quali deriva una stima del free capital della banca. In particolare, i fondi permanenti disponibili sono calcolati come somma tra patrimonio di vigilanza e fondo TFR, al netto dei crediti in sofferenza, dei cespiti e delle partecipazioni. Inoltre, eventuali passività subordinate vengono scomputate dal patrimonio di vigilanza al fine di non sovrastimare le masse di raccolta.
Nel caso della BCC le informazioni aggregate, nel mese di giugno del 2013, risultano paria a:
- Patrimonio di vigilanza: 50.477 migliaia di €;
- Fondi permanenti disponibili (FPD): 15.667 migliaia di €.
4) Un’altra parte importante del Report riguarda la determinazione dei ratios, cioè particolari indicatori classificati per durata e masse che forniscono una visione completa della BCC (Fig. 28) e permettono, anche, di compiere un confronto con altri sistemi di riferimento. Ovviamente attraverso la determinazione di alcuni grafici è possibile seguire la posizione della BCC (vedere in che modo nel corso di un anno è cambiato il rapporto tra durate o se è diminuito il rapporto tra masse di impieghi e di raccolta + FPD) e di conseguenza anche l’evoluzione del suo percorso nel tempo.
Fig. 28: I ratios nei tre periodi di riferimento
Giugno 2013 Dicembre 2012 Dicembre 2011 Indicatori di durata Durata media di impieghi a
scadenza, HTM e L&R a scadenza oltre l’anno
7,77 7,85 8,03
Durata media raccolta a scadenza oltre l’anno
2,30 2,15 2,48
Rapporto tra le durate medie di impieghi e di raccolta
3,37 3,65 3,24
Indicatori di masse Rapporto tra le masse di impieghi e di raccolta
3,25 3,51 4,59
Rapporto tra le masse di impieghi e raccolta + FPD
125
4.1.3. Il Report sulla Trasformazione delle scadenze prospettico
Tale Report permette di simulare il posizionamento prospettico degli indicatori di trasformazione delle scadenze sulla base di due elementi: la proiezione tra 12 mesi dei flussi relativi a impieghi e raccolta in essere e la proiezione dei nuovi flussi in base alle ipotesi di crescita (masse e durate) inserite da parte della BCC. La composizione del Report è riassumibile in quattro punti fondamentali: analisi dei flussi da quote di capitale di impieghi e di raccolta a scadenza, inserimento di una personalizzazione delle nuove masse di raccolta e di impiego, individuazione degli indicatori statici e prospettici, evidenza grafica riguardante le posizioni statiche e prospettiche raggiunte dalla BCC.
1) I flussi da quote di capitale di impieghi e di raccolta a scadenza rappresentano i flussi che le posizioni (in essere o nuove) potrebbero generare nell’arco di un anno. La rappresentazione può essere realizzata distinguendo queste due tipologie di flussi o addirittura proponendo una classificazione dettagliata tra impieghi e raccolta a tempo.
2) Il calcolo dei flussi prospettici avviene attraverso alcune ipotesi di crescita per l’attivo e per il passivo e che la banca classifica all’interno di specifiche forme tecniche: ipotesi per i mutui ipotecari, ipotesi per i mutui chirografari, ipotesi per i prestiti obbligazionari e ipotesi per i certificati di deposito. Per ogni forma tecnica indicata è possibile modificare: la percentuale di crescita nei prossimi 12 mesi; fino a tre ipotesi di ripartizione delle nuove masse totali (rinnovo masse in scadenza + nuovi volumi) la cui somma deve essere pari a 100%; la durata in anni dei nuovi strumenti generati.
3) In seguito all’inserimento delle ipotesi di crescita e in base ai flussi prospettici di impieghi e di raccolta è possibile calcolare gli indicatori di trasformazione delle scadenze prospettici fra 12 mesi. Il risultato di ciò è la realizzazione di un confronto tra lo sviluppo dei nuovi impieghi con quello della raccolta e l’analisi dell’eventuale deterioramento della trasformazione delle scadenze.
4) Ancora una volta i grafici sono indispensabili per capire la relazione tra la posizione della banca in funzione delle posizioni in essere e la sua posizione futura.
126 Nel caso della BCC in questione, le ipotesi stimate sugli impieghi prevedono una decrescita del 3%, invece quelle sulla raccolta prevedono una crescita del 24%. Da tali stime è stato possibile calcolare gli indicatori, così come quelli previsti per il Report precedente sulla trasformazione delle scadenze (Fig. 29).
Fig. 29: I ratios prospettici
Giugno 2013 (dati attuali) Dati prospettici Patrimonio di vigilanza
50.477 51.102
Fondi permanenti disponibili 15.667 16.291 Totale impieghi con
scadenza oltre 1 anno 186.343 180.115
Totale raccolta con scadenza
oltre 1 anno 57.259 50.620
Durata media di impieghi a scadenza, HTM e L&R a scadenza oltre l’anno
7,77 7,57
Durata media raccolta a
scadenza oltre l’anno 2,30 2,41
Rapporto tra le durate medie
di impieghi e di raccolta 3,37 3,13
Rapporto tra le masse di
impieghi e di raccolta 3,25 3,56
Rapporto tra le masse di
impieghi e raccolta + FPD 2,56 2,67
Analizzando graficamente la durata media della raccolta e degli impieghi prospettici, come nel Report precedente, si può osservare che l’equilibrio finanziario della banca dovrebbe migliorare sulla base delle stime effettuate dalla BCC in questione. Infatti, si avrà una diminuzione della durata media degli impieghi e un aumento della durata media della raccolta, come mostrato in figura 30, in cui il pallino giallo grande indica la posizione attuale della banca, mentre il pallino giallo piccolo indica la posizione prospettica.
127 Fig. 30: Evoluzione prospettica della banca
4.1.4. Il Report sugli Impieghi Raccolta
L’obiettivo di tale Report è di integrare le informazioni derivanti dai due report precedenti con l’analisi del funding gap. La modalità di analisi prevede la scomposizione dei flussi di impieghi e di raccolta in base a due orizzonti temporali uno minore di un anno e l’altro maggiore di un anno. Da ciò, è possibile calcolare la differenza tra le masse di raccolta e di impiego alla stessa scadenza, derivando il concetto di funding gap (Fig. 31).
Fig. 31: Il concetto di funding gap (giugno 2013) (dati in migliaia di euro)
Impieghi Totali < 12 mesi > 12 mesi 279.397 88.490 190.908 Raccolta Totali < 12 mesi > 12 mesi 330.986 273.727 57.259
Funding gap Totali
< 12 mesi > 12 mesi
51.589 185.237 -133.649 Fondi permanenti disponibili
Rapporti banche (netti) Portafoglio titoli
15.667 -21.347 108.028
128 Per la valutazione delle masse di impiego e di raccolta si confrontano i risultati derivanti dal funding gap con altri dati (FPD, rapporti banche netti, portafoglio titoli), determinando una serie di indicatori (Fig. 32 ).
Fig. 32: Tabella dei ratios (giugno 2013)
Il primo ratio indica quanto credito eroga la banca in funzione alla propria raccolta, indipendentemente dalla scadenza; quindi, per ogni euro raccolto dalla banca, 0,84 euro vengono impiegati nell’attività di erogazione del credito e la parte restante viene impiegata in rapporti banche e portafoglio titoli.
Nel Report, inoltre, vengono riportati due grafici: uno relativo all’andamento temporale dei funding gap di breve e medio lungo periodo (Fig. 33) e uno relativo all’evoluzione temporale del rapporto tra impieghi e raccolta, presi nel loro valore complessivo (Fig. 34).
Impieghi/raccolta totali 0,84 Impieghi/ raccolta + FPD 2,56 Impieghi/ raccolta minori 12 mesi 0,32 Impieghi/raccolta
trasformazione delle scadenze
3.25 Impieghi (totali)/raccolta + FPD + PCT (totali) 0,75
129 Fig. 33: Evoluzione temporale dei funding gap di breve e medio lungo periodo
Dal grafico si nota, per il funding gap di breve periodo un andamento pressoché costante nel tempo, con un leggera riduzione nel dicembre del 2012; mentre per il funding gap di medio e lungo periodo si ha un aumento fino a dicembre 2011 e successivamente una lieve diminuzione.
Fig. 34: Evoluzione temporale del rapporto impieghi e raccolta
130 Come indica il grafico, dal 2008 fino ad oggi, l’andamento del rapporto impieghi e raccolta è sicuramente migliorato, anche se negli ultimi mesi si evidenzia un leggero calo. I dati derivanti dai Report precedenti mostrano, infatti, che nel dicembre del 2011 il rapporto è pari a 0,88, mentre nel dicembre del 2012 raggiunge un valore di 0,90 e, infine, nel giugno del 2013 ritorna a un valore più basso, pari a 0.84.
4.2. La Policy di gestione della liquidità: gli strumenti di misurazione
La Policy di liquidità prevede un sistema di monitoraggio continuo e tempestivo della situazione finanziaria, allo scopo di mantenere in equilibrio i flussi di cassa in entrata e in uscita. Infatti, all’interno di tale documento è prevista la realizzazione di una fase di monitoraggio della posizione di liquidità operativa e strutturale, appoggiandosi a particolari Report, messi a disposizione sempre da Cassa Centrale Banca con frequenza mensile.Nel caso della liquidità operativa tale sistema di monitoraggio è strutturato su tre livelli:
Il I livello prevede il presidio giornaliero della Posizione Finanziaria Netta a vista e a breve della Banca, delle masse liquide e liquidabili e delle fonti di approvvigionamento. Al fine di evidenziare la capienza delle riserve liquide nei confronti degli eventuali fabbisogni netti da finanziare, la Funzione di Risk
Controlling della BCC verifica in primo luogo la situazione di liquidità
prospettica nei cinque giorni successivi e in secondo luogo le Attività Prontamente Monetizzabili (APM). L’ammontare delle APM nette deve coprire il saldo prospettico giornaliero, altrimenti la funzione di Risk Controlling dovrà verificare la copertura dell’importo eccedente le APM tramite il margine disponibile sulle linee di credito, le scadenze dei finanziamenti collateralizzati e il valore del collaterale vincolato a garanzia. A questo punto la reportistica
131 elaborata verrà messa a disposizione della Funzione Finanza/tesoreria e della Direzione Generale.
Il II livello prevede l’utilizzo mensile di vari Report, elaborati dall’Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca, per la valutazione della robustezza delle riserve di liquidità. Nello specifico il Report di Liquidità Statico e il Report dell’Andamento Temporale Componenti APM e Fabbisogno a 12 mesi, creati sulla base della Maturity Ladder.
Il III livello prevede l’utilizzo del Report di Liquidità Gestionale, attraverso il quale la BCC simula l’andamento prospettico della liquidità aziendale in funzione alle proprie aspettative di crescita nell’anno successivo, (anche questo
report è creato sulla base della Maturity Ladder). In questa maniera, la BCC crea
un piano di funding in linea con il raggiungimento degli obiettivi prefissati e politiche di raccolta, di impiego e di liquidità.
Per quanto riguarda, invece, il monitoraggio della posizione di liquidità strutturale, questo proprio per le sue caratteristiche viene realizzato attraverso il
Report di Liquidità Strutturale Basilea 3 compliant, il quale trova una perfetta
corrispondenza con la definizione di questa tipologia di liquidità. Come detto in precedenza, infatti, tale Report confronta il patrimonio e il totale della provvista stabile con le componenti meno liquide dell’attivo.
Inoltre, al fine di monitorare la vulnerabilità della propria posizione di liquidità operativa e strutturale, la Funzione di Risk Controlling della BCC monitora mensilmente il valore degli Indicatori di Attenzione, riepilogati in un apposito
Report (Fig. 35) a cura dell’ufficio di Consulenza Direzionale di Cassa Centrale
Banca. Il valore degli Indicatori di Attenzione viene altresì analizzato criticamente nell’ambito del Comitato Direzione al fine di completare il quadro di lettura delle condizioni generali di liquidità dell’Istituto e della loro evoluzione nel tempo.