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Academic year: 2021

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nuova RIVISTA DI STORIA DELLA MEDICINA anno II (LI) - numero 1

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Giacinto Viola

Adelfio Elio Cardinale

SISM (aecardinale@yahoo.com)

“Cattivo medico sarà quello che si partirà dal letto di un malato senza avere impresso qualche segno sull'anima sua o che non la-scia dietro alla sua opera una la-scia di amicizia e di riconoscenza”. Con queste nobili parole chiuse la sua prolusione accademica Giacinto Viola, clinico e scienziato, professore a Messina e a Pa-lermo, fondatore della dottrina costituzionale basata sul metodo antropometrico.

Il professore intendeva la clinica come studio dell'individuo ma-lato o disciplina del pensiero quantitativo: la medicina, per suo merito, divenne scienza di alta dignità nel senso galileiano, basata su leggi numeriche. Il clinico si affermava come zoologo della specie uomo, attraverso il metodo ipotetico-deduttivo della dia-gnosi, mediante un pensiero complesso, originale e filosofica-mente pionieristico. Concezione assai moderna, che troverà ri-spondenza successivamente nel grande filosofo Karl Popper, con la sua opera “La logica della scoperta scientifica”, ove si codifica che l'ipotesi diverrà vera se reggerà ai tentativi di falsificazione.

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Giacinto Viola | A.E. Cardinale

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Viola era nato il 27 marzo 1870 a Carignano, in provincia di To-rino; si laureò a Roma in medicina e chirurgia, per trasferirsi poi nell'università di Padova, come assistente di anatomia patologica. Nell'ateneo patavino divenne allievo del celebre docente Achille De Giovanni, che aveva ideato una “nuova clinica” basata sulla correlazione tra le forme dell'uomo, rifondando l'antica dottrina unitaria delle costituzioni e dei temperamenti.

Sotto la guida del maestro il giovane Giacinto conseguì la libera docenza in patologia medica e ̶ successivamente, nel 1907 ̶ vin-se il concorso per professore a Messina, per trasferirsi nel 1910 a Palermo come ordinario di patologia medica, tenendo cattedra per circa un decennio. Nella capitale della Sicilia Viola ̶ signore nel tratto, piacente, capello ondulato con baffi e pizzetto, ideolo-gicamente moderato, scapolo impenitente, con frequentazioni as-sidue di magnifiche soubrettes ̶ ideò la grande costruzione dot-trinale delle costituzioni umane, basata sull'analisi antropometri-ca, introducendo il calcolo probabilistico per lo studio degli indi-vidui, connesso alle loro propensioni morbose.

Il clinico ormai famoso, nel 1919, fu chiamato dall'università di Bologna per succedere al celeberrimo Augusto Murri, divenendo anche preside della facoltà medica. Viola ebbe onori e riconosci-menti, fu socio e presidente di prestigiose accademie e nel 1927 fu nominato senatore del Regno d'Italia. Nel 1939 si ritirò dall'in-segnamento per motivi di salute, trasferendosi nella villa padro-nale di Paderno Ponchielli, vicino Cremona, ove morì il 27 di-cembre 1943. Il 29 maggio 1975 la salma dell'illustre studioso fu traslata nel famedio della Certosa bolognese, tra i grandi della scienza.

L'origine del concetto unitario dell'organismo si trova già nei più antichi testi della civiltà umana: Talete, Anassimandro e

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Anassi-nuova RIVISTA DI STORIA DELLA MEDICINA anno II (LI) - numero 1

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mene affermano che l'organismo animale debba intendersi come una “unità vivente”. Nella Magna Grecia e nelle sue colonie si svilupparono scuole di filosofia, matematica e medicina e, in par-ticolare nell'antica e grande città di Crotone, si deve a Pitagora la legge del numero, come idea di proporzione e relazione quantita-tiva.

Tali concetti, in epoca moderna, dopo la prima sistematizzazione di De Giovanni, furono ripresi da Giacinto Viola con la sua “mor-fofisiologia costituzionale”, fondata su un principio di classifica-zione tipologica delle unità umane, che costituiscono la legge scientifica valida tanto per l'uomo, quanto per la biologia cellula-re in genecellula-re. In questo modo il grande docente e medico, nel suo concet-to di clinica come scienza individuale, stabili che esistono due modalità antitetiche di variazione della forma umana. In sen- so longilineo (microsplancnia, cioè visceri piccoli), con eccesso di sviluppo degli arti rispetto al tronco e con deficienza del- la vi-ta nutritiva in rapporto alla vivi-ta di relazione; in senso brevilineo (megalosplancnia, o grandi visceri), con maggiore volume del tronco in rapporto agli arti, segno di eccedenza della vita nutritiva in confronto a quella di relazione.

Da queste asserzioni, tratte dai suoi scritti, Viola ha formulato chiaramente il metodo ipotetico-deduttivo della diagnosi. Tale concezione consiste nel congetturare un'ipotesi tramite un proces-so mentale intuitivo, che scaturisce dalla comprensione immedia-ta del complesso delle evidenze nel malato. Da quesimmedia-ta ipotesi gue la deduzione rigorosa in grado di spiegare e giustificare i se-gni clinici e strumentali disponibili.

L'impegno ontologico ̶ cioè il ragionamento finalizzato e gene-rale ̶ del medico è il malato. Il metodo elaborato, con grande spessore intellettuale, dal docente, durante la sua permanenza a

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Giacinto Viola | A.E. Cardinale

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Palermo, ha avuto grande fortuna nella clinica e in altre scienze perché è rapido e conforme alla massa delle esperienze, sottoli-neando inoltre l'importanza falsificante del da- to negativo nella ricerca, in singolare sintonia con i posteriori dettami filosofici di Pierce e Popper.

In estrema sintesi la teoria costituzionalista ̶ pur di origine anti-chissima ̶ che magnifica altresì la concezione della persona umana integrale, promana da questo scienziato che esercitò il suo magistero in Sicilia, edificando uno dei pilastri della biologia umana e della medicina moderna.

Viola, pertanto, è un protagonista della storia della scienza bio-medica, come affermò Cesare Frugoni ̶ uno dei più grandi medi-ci italiani del XX secolo ̶ riprendendo la: linea concettuale dell'antico maestro: “Nella clinica l'intuizione e la fantasia deb-bono pur sempre costituire il motore, mentre i mezzi tecnici e analitici servono come organo di controllo, freno e direzione”.

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