• Non ci sono risultati.

Questi, insieme a molti altri casi, costituiscono, in Italia e nel mondo, i cosiddetti honor killings, ovvero i delitti d’onore

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Questi, insieme a molti altri casi, costituiscono, in Italia e nel mondo, i cosiddetti honor killings, ovvero i delitti d’onore"

Copied!
9
0
0

Testo completo

(1)

INTRODUZIONE

L’11 Agosto 2006, Hina Saleem, una ragazza pakistana, viene uccisa e sepolta nel giardino di famiglia a Sarezzo, nei pressi di Brescia poiché voleva vivere come un’occidentale e sposare un uomo non-islamico; il 15 Settembre 2009, Saana Dafani, una diciottenne marocchina viene uccisa dal padre poiché amava un trentunenne italiano.

Questi, insieme a molti altri casi, costituiscono, in Italia e nel mondo, i cosiddetti honor killings, ovvero i delitti d’onore.

Il richiamo all’onore sembra evocare immagini del passato: uomini che, alle prime luci dell’alba, si sfidano a duello; la possibilità di appartenere ad una certa classe sociale; la necessità di essere rispettati all’interno di una società, sia da un punto di vista economico, sociale e politico.

Il concetto di onore ha avuto una lunga tradizione filosofica.

L’onore ruota intorno al diritto (derivante da norme e convenzioni sociali) di essere rispettati; è identificato come

“virtù”, come orgoglio, come reputazione. In particolar modo, nel diritto, il delitto d’onore è un tipo di reato che viene commesso da un soggetto per “salvaguardare” la sua reputazione o, in alcuni casi, per ripristinare un onore perduto a causa di una serie di comportamenti o azioni posti in essere da un membro della famiglia.

Il delitto d’onore era previsto anche nel codice penale italiano: il Codice Rocco prevedeva, infatti, una particolare

(2)

riduzione della pena per chi avesse ucciso moglie, figlie o sorelle per difendere il proprio onore e quello della famiglia.

L’offesa disonorevole da parte della donna era considerata un danno grave all’immagine dell’uomo. Le norme abrogate nel 1981 e che rientravano nella sfera dei delitti d’onore erano gli articoli 544, 587, 592 e 578 del codice penale. In particolar modo, l’articolo 587 del c.p. affermava:

“Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo e della sua famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale con il coniuge, con la figlia o con la sorella”.

Il problema dei delitti d’onore è conosciuto in tutto il mondo: un rapporto compilato dal Consiglio d’Europa e redatto dal parlamentare inglese John Austin afferma che

“l’uccisione di donne da parte dei membri della famiglia per proteggere il loro “onore”, in Europa, è più esteso di quanto si pensi”1.

Phyllis Chesler, una psicologa americana, ha mostrato che tra il 1989 e il 2009 ci sono state ottantasette vittime in Occidente e centotrenta nel Terzo mondo e che l’84% dei delitti d’onore in Occidente sono stati commessi da islamici.

1 Cfr. Giulio Meotti, Hina e le altre ragazze uccise in nome della sharia. Boom di delitti d’onore, in editoriale telematico Il Foglio.it, http://www.ilfoglio.it/soloqui/3354, 16 Settembre 2009.

(3)

Commentando queste statistiche, il Ministro egiziano Moushira Al-Khattab ha affermato che il problema non riguarda tutti gli islamici ma solo alcuni di essi2.

Spesso l’onore risulta essere strettamente collegato alla violenza, descritta come un fenomeno europeo.

Nel 2009, la Risoluzione 1681 dell’Assemblea parlamentare europea ha evidenziato la necessità di dover combattere i “crimini d’onore”. Ha infatti affermato che tale problema colpisce prevalentemente le donne sia in Europa sia in altre parti del mondo, soprattutto all’interno di comunità patriarcali. Per questo motivo, viene chiesto agli Stati membri del Consiglio d’Europa di “redigere e rendere effettivi dei piani di azione nazionale per combattere la violenza contro le donne, inclusa la violenza commessa in nome del cosiddetto ‘Onore’”3.

Nel 2005 Purna Sen, capo dei Diritti umani presso il segretariato del Commonwealth, ha proposto di identificare i delitti d’onore in relazione a sei caratteristiche. Tali caratteristiche sono le seguenti:

1- “relazione tra generi, che controllano e rendono problematico il comportamento femminile, e che controllano particolarmente la sessualità femminile;

2Cfr. Valentina Colombo, Islam e delitti d’onore, in editoriale telematico Lisistrata, http://www.lisistrata.com/cgi- bin/02lisistrata/index.cgi?action=viewnews&id=935, Lucca, 28 Settembre 2009.

3 Cfr. Valentina Colombo, Europa - Delitti d’onore verso il multiculturalismo e relativismo culturale, in The 4 Freedoms Library, 08 Febbraio 2011.

(4)

2- il ruolo delle donne nel gestire e monitorare il comportamento di altre donne;

3- le decisioni collettive riguardanti la punizione, o l’azione considerata appropriata, da applicare in caso di trasgressione dei limiti fissati;

4- la partecipazione potenziale delle donne nei delitti;

5- la possibilità di invocare l’onore in caso di sottomissione forzata o delitti;

6- il condono statale di simili omicidi accettando l’onore come scusa, e perciò come circostanza attenuante”4.

Nello studio del delitto d’onore di Hina Saleem, nel 2006, queste sono state le caratteristiche e gli elementi che investigatori e criminologi hanno analizzato per comprendere l’ambito culturale e spiegare il gesto efferato del padre nei confronti della figlia.

Le motivazioni giustificatrici di tali reati possono essere molteplici: il rifiuto di indossare il velo islamico, bere alcolici, avere amici cristiani, essere indipendente, non rispettare usi e tradizioni della propria famiglia.

Alcune di queste motivazioni emergono nella storia di Hina, una ragazza che, secondo la visione del padre, avrebbe disonorato la famiglia per il suo stile di vita. Infatti, da quanto emerge dalle “sommarie informazioni testimoniali”, le cosiddette SIT, è possibile sostenere che Hina fosse ben

4 Valentina Colombo, Europa – Delitti d’Onore verso multiculturalismo e relativismo culturale, in The 4 Freedoms Library, 08 Febbraio 2011.

(5)

consapevole che i suoi atteggiamenti, secondo i canoni della cultura tribale, potessero disonorare la sua famiglia rendendola immorale agli occhi della società5.

Hina, infatti, viene identificata come una ragazza ribelle: viene inserita all’età di quattordici anni in un contesto completamente nuovo e diverso da quello in cui è cresciuta; è affascinata dalla mentalità occidentale, dal modo di vestire diverso da quello del suo paese di origine, dall’alcol e dalle sigarette. Vuole integrarsi e far parte della realtà bresciana assumendo i comportamenti dei suoi coetanei. La sua vita, fino all’età di venti anni, sarà caratterizzata da lotte e incomprensioni in famiglia. Sarà vittima di violenze, maltrattamenti ed insulti; continue mortificazioni e soprusi limiteranno la sua autonoma identità;

sarà costretta a sottomettersi all’autoritarismo del padre e, in alcuni casi, degli altri membri della famiglia.

I casi giudiziari di Hina Saleem, Saana Dafani, e altri simili sono l’apice di conflitti nati e sviluppati all’interno di famiglie che si sono inserite in contesti socio-culturali diversi da quelli di provenienza. Il caso è quindi esemplificativo delle specifiche problematiche vissute nell’attuale società multiculturale: ad esempio, alcune condotte ritenute lecite in alcuni paesi risultano penalmente sanzionabili in altri; la necessità di riconoscere la parità, il rispetto e la dignità di ciascun essere umano a prescindere

5 Cfr. Gerardo Milani, L’omicidio di Hina Saleem. Profili psicologici delle aggravanti dei motivi futili o abbietti e della premeditazione, Brescia, 2007-2008, p. 10.

(6)

dalla razza, dal sesso e dalla cultura; l’importanza di mantenere il diritto all’identità culturale di ciascun soggetto, etc. Tali problematiche portano, di conseguenza, ad affrontare aspetti più specifici, quali la sfera religiosa e culturale per cercare di definire in modo più lineare l’identità culturale.

Studiando il caso di Hina, infatti, rifletteremo sul difficile rapporto tra diritti delle donne e multiculturalismo e sul concetto di “cultura”: quanto la cultura può incidere nella mentalità di un uomo pakistano? La cultura è una giustificazione? La mamma di Hina, affermando “mio marito ha sbagliato, ma Hina non era una buona musulmana”6, cosa ha voluto trasmettere?

L’intento del nostro lavoro è anche capire se è possibile individuare, riconoscere e tutelare le identità culturali. Nella nostra Costituzione non ritroviamo articoli che definiscono l’identità culturale; tale concetto, se vogliamo filosofico, racchiude norme, valori e tradizioni di una comunità cui l’individuo appartiene; una componente essenziale dell’individuo che non può essere ignorata.

La definizione di cultura risulta, quindi, essere la chiave di lettura di tutto questo processo. Cosa si intende per cultura? La cultura è “l’insieme delle consuetudini, delle tradizioni, dei tipi di comportamento trasmessi e usati sistematicamente all’interno di un gruppo sociale, di un

6 Gerardo Milani, L’omicidio di Hina Saleem. Profili psicologici delle aggravanti dei motivi futili o abbietti e della premeditazione, Brescia, 2007-2008.

(7)

popolo” 7 . La cultura risulta essere in alcuni casi la

“giustificazione” di maltrattamenti, violenze, femminicidi che avvengono in famiglia e di cui abbiamo notizia sulla cronaca nera. Il padre di Hina, infatti, affermerà: “so che quello che ho commesso è gravissimo, ma era giusto così” e ancora “ noi siamo musulmani praticanti. Per la nostra cultura non è possibile un matrimonio con un cristiano”8. La sorella della vittima affermerà: “mio marito si lamentava del fatto che Hina usasse vestire come una donna occidentale, anche quando era a casa e le diceva che, una volta tornata a casa, doveva indossare gli abiti tradizionali. Inoltre era stato lui a riferire ai miei genitori che Hina fumava […]”9.

Nel caso di Hina risulta ancora oggi ambiguo il ruolo della mamma, Bushra che da una parte ha preso le difese del marito (prima e dopo il delitto) forse per semplice paura, e, dall’altra parte, ha abbandonato la figlia nelle mani di marito e generi10. Del resto alcune casistiche hanno riportato il fatto che le donne siano più inclini ad istigare un delitto piuttosto che compierlo direttamente. Questo ruolo passivo della donna è il risultato di una “funzione culturale

7 Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, dodicesima edizione, 1999.

8 Gerardo Milani, L’omicidio di Hina Saleem. Profili psicologici delle aggravanti dei motivi futili o abbietti e della premeditazione, Brescia, 2007-2008, p. 23.

9 Gerardo Milani, L’omicidio di Hina Saleem. Profili psicologici delle aggravanti dei motivi futili o abbietti e della premeditazione, Brescia, 2007-2008, p. 23.

10 Cfr. Anna Vanzan, (Dis)onore e migrazione. In margine ai “delitti d’onore” nella comunità islamica italiana, Genesis, IX/2, 2010, p. 87.

(8)

tradizionalmente attribuita nella divisione sessuale dei compiti all’interno della comunità”11.

È interessante interrogarsi sul perché il padre di Hina abbia avuto una reazione così brutale; se possiamo parlare di

“cultura” oppure di “religione” e quanto la cultura possa limitare l’integrazione di una comunità (in questo caso pakistana), in uno Stato ospitante.

Il fil rouge del lavoro sarà il caso di Hina Saleem. Si analizzerà la dinamica del delitto; si ricostruiranno, in relazione alle SIT (sommarie informazioni testimoniali), i maltrattamenti e le violenze di cui Hina è stata vittima fin dall’età di quattordici anni per delineare i profili psicologici e il ruolo del padre e della madre.

Le problematiche specifiche che si evidenzieranno intorno al caso di Hina, porteranno ad affrontare anche il delitto d’onore, disciplinato nel codice penale Rocco all’articolo 587 e abolito nel 1981. Attraverso questa fattispecie coglieremo i tratti salienti del delitto d’onore e ripercorreremo la sua storia.

L’obiettivo di questo lavoro sarà entrare in relazione con una realtà culturale e religiosa diversa, per chiederci, da un punto di vista filosofico, sociologico e giuridico quanta importanza abbia la cultura e quanto quest’ultima possa portare un padre di famiglia ad uccidere la propria figlia.

Attraverso l’analisi del background culturale pakistano,

11 Anna Vanzan, (Dis)onore e migrazione. In margine ai “delitti d’onore” nella comunità islamica italiana, Genesis, IX/2, 2010, p. 88.

(9)

cercheremo di rispondere alla domanda “perché Hina è stata uccisa?”.

Riferimenti

Documenti correlati

Se vi risulta più comodo, al centro delle strisce di cartone di minor lunghezza, ritagliate uno spazio di dimensioni simili alle vostre mani, in modo da ricreare due maniglie,

Entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all'anno successivo a quello in cui è commessa la violazione oppure entro due anni dalla commissione dell’errore. 1/7

L'ultimo caso giudiziario nel nostro Paese, in ordine temporale, è rappresentato dalla condanna per tentato omicidio della figlia da parte di un padre mussulmano

L'evento clou per gli amanti della lettura è invece in programma dal 23 al 26 settembre nei padiglioni fieristici di Praga - Vystaviste Holesovice in occasione della fiera mondiale

Si introduce la possibilità di prevedere agevolazioni fiscali in favore dei soggetti concessionari, al fine di realizzare nuove infrastrutture autostradali con il sistema del

dell’autotrasporto merci. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con

32.Quando diverranno pienamente operative le misure riguardanti il personale della pubblica amministrazione (mobilità obbligatoria del personale; lavoro part-time;

Nel documento, oltre che alla ripetizione delle scelte già fatte, c’è un mare di impegni che devono ancora essere realizzati, alcuni dei quali sono anche condivisibili (ad esempio