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A Crisi. Il Governo resiste ancora:allora governi e faccia prestoqualcosa!

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Academic year: 2022

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2 Aldo Grasselli

metà ottobre si è cominciato a sentire che la crisi faceva male. C’è voluto il fresco, d’estate si sa non c’è inte- resse per le notizie cattive. Ma final- mente si è capito che anche il nostro Paese non se la passa molto bene mano a mano che i proclami trionfa- listici degli ultimi mesi lasciavano

spazio ai resoconti delle borse.

La politica economica tenuta sin qui dal Governo semplicemente non fun- ziona. Non si tratta di dire se ci piace o non ci piace: semplicemente a ogni taglio fatto ai bilanci pubblici e a ogni aumento delle tasse sui dipen- denti pubblici riceve una sonora batosta dai mercati finanziari.

Crisi. Il Governo resiste ancora:

allora governi e faccia presto qualcosa!

A

EDITORIALE

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3 Persino Confidustria sta insistendo su

un cambio di strategia. Invece si parla di un condono, fiscale o edili- zio mentre Confindustria, i sindacati confederali, i sindacati autonomi di categoria, le associazioni dei consu- matori chiedono manovre strutturali per ridurre strutturalmente debito e deficit.

La Banca d’Italia certifica un’evasio- ne annua di oltre 120 miliardi di euro, cui si aggiungono circa 60 miliardi di costi introdotti dal malaf- fare nella spesa pubblica. Un tesoro che annualmente ingrassa i cittadini disonesti, i ladri – questo è il loro vero nome – del futuro dei nostri figli.

Ora il Governo lancia anche una pubblicità contro gli evasori fiscali, uno spot che ci torna familiare quando attacca con quella domanda:

«Dicrocoelium dendriticum?

Parassita dei ruminanti!». Nello stesso tempo però, strozzato dall’e- mergenza, apparecchia un condono

con una logica incomprensibile che dà un messaggio assolutamente sba- gliato.

Con l’esperienza si diventa malizio- si e viene anche da pensare che con una fava si prendano due piccioni, in vista di elezioni il messaggio risulta perfettamente calibrato su di un largo bacino elettorale.

Ma come si può salvare il nostro equilibrio economico? Come si può evitare la bancarotta, il taglio delle tredicesime, il taglio dei posti letto nella Sanità e il conseguente taglio dei posti di lavoro di medici, veteri- nari, sanitari ecc.?

Si può usare uno strumento straordi- nario che non sia la solita tosatura dei dipendenti pubblici?

Si può. E la proposta è ancora una volta di Confindustria, che si dice disponibile, ovviamente non entusia- sta, ma disponibile a una «patrimo- niale ordinaria» che colpisca «solo i patrimoni consistenti (in gran parte accumulati capitalizzando i 120

miliardi l’anno di evasione fiscale) e che serva ad abbassare le tasse a lavoratori e imprese».

Siamo in un momento difficilissimo, tutti siamo chiamati a fare sacrifici.

Serve una proposta in cui gli italiani riconoscano che pesi e sacrifici sono suddivisi in modo equo.

Il disgusto che potrebbe seguire a un ennesimo condono sarebbe davvero pericoloso. Potrebbe definitivamente disperare i giovani sani di questo Paese facendoli soccombere alla logica che rispettare le regole, difen- dere i diritti, attendere un futuro in ragione del proprio valore e impegno non paga, come in un Paese in mano alle cosche.

Ha fatto anche uno strano effetto vedere l’aula di Montecitorio per metà deserta a sottolineare, se ce ne fosse ancora bisogno, la spaccatura del Paese in due che dura ormai con alterne vicende da troppi anni.

In queste condizioni l’intrinseca fra- gilità della democrazia italiana è pur- troppo sbalzata in prima fila, tutte le nostre debolezze si sono accentuate, le nostre scarse virtù civiche hanno ceduto di fronte all’invasione del populismo, della demagogia, dell’in- differenza, dell’incompetenza, della corruzione.

Non è bastato neppure il “vincolo esterno” impostoci a un certo punto dall’Europa attraverso la sua Banca centrale. Un vincolo umiliante, ma indispensabile di fronte all’inconsi- stenza delle nostre semplicistiche strategie economiche: tagliare la spesa pubblica con tagli lineari alla Sanità, alle pensioni, alle infrastruttu- re, agli stipendi ecc.

Non sappiamo come finirà, ma sap- piamo che c’è una sola strada per uscire con una prospettiva economica ed etica per la nostra grande famiglia che non ne può più di sogni, canzon- cine e carezze mentre le sfilano il portafoglio e il futuro.

Si facciano grandi riforme eque dove chi ha di più paghi di più e chi ha di meno paghi di meno e si salvi il Paese perché o ci salviamo tutti o cadiamo tutti.

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