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La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d angolo

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Academic year: 2022

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Anche per chi parteciperà alla messa, il foglietto è l’occasione per leggere e meditare le letture prima della celebrazione o per continuare la preghiera personale a casa dopo la messa, nel corso della settimana.

“La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”

XXVII domenica del Tempo ordinario - Preghiera a casa G. Siamo riuniti insieme nel nome del Padre, del Figlio

e dello Spirito Santo.

Amen

G. Anche oggi ritorna nel vangelo l’immagine della vigna, segno del creato affidato all’uomo perché lo custodisca con responsabilità.

Attraverso queste immagini Dio narra la storia del suo amore per il suo popolo. Un amore deluso e ferito. Una storia segnata da ripetuti rifiuti e negazioni che culminano in una violenza inaudita: la morte del Figlio, l’erede legittimo della vigna.

Questa storia oggi è raccontata a noi, che non siamo semplici destinatari, ma protagonisti. Anche a noi il Signore affida la sua vigna. Chiediamo un cuore buono e grande per portare frutti di vangelo.

Breve silenzio Preghiamo.

Padre giusto e misericordioso,

che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, noi ti ringraziamo perché ancora oggi

affidi a noi la vigna che la tua destra ha piantato:

la tua Parola illumini le nostre scelte, perché innestati in Cristo, vera vite, portiamo frutti abbondanti di vita piena.

Sono riportate tutte le letture della messa. Nel caso in cui siano presenti alla preghiera dei bambini, potete scegliere se leggerle tutte o solo quelle che ritenete più opportune.

Dal libro del profeta Isaìa (5,1-7)

Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore

per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi.

E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.

Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di

oppressi. Parola di Dio

Rendiamo grazie a Dio Dal salmo 79

Rit: La vigna del Signore è la casa d’Israele.

Hai sradicato una vite dall’Egitto, hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.

Ha esteso i suoi tralci fino al mare, arrivavano al fiume i suoi germogli. Rit.

(2)

Perché hai aperto brecce nella sua cinta e ne fa vendemmia ogni passante?

La devasta il cinghiale del bosco

e vi pascolano le bestie della campagna. Rit.

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit.

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. Rit.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (4,6-9)

Fratelli, sorelle, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

Parola di Dio

Rendiamo grazie a Dio Alleluia, alleluia. Io ho scelto voi, dice il Signore,

perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga. Alleluia Dal Vangelo secondo Matteo (21,33-43)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Parola del Signore Lode a te, o Cristo

Riflessione (chi guida la preghiera può commentare il vangelo con sue parole oppure leggendo la riflessione che segue) Oggi siamo così abituati a sentire e vedere scene di violenza da non rimanerne quasi più colpiti e turbati. E forse siamo altrettanto abituati ad ascoltare il vangelo da non rimanere esterrefatti dalla brutalità e dalla violenza narrata nella parabola dei vignaioli.

Eppure, Gesù racconta una storia impressionante, dove a fronte della cura, dell’affetto e della pazienza di Dio, si contrappone la risposta rancorosa e omicida di chi ha avuto in gestione la vigna. Perché tanta violenza verso gli inviati del padrone, fino addirittura alla uccisione del figlio?

Ci sono alcuni aspetti che sembrano svelarcene i motivi:

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L’assenza del padrone

Il padrone costruisce la vigna, la affida ai vignaioli e se ne va. La sua lontananza significa fiducia, volontà di lasciare la vigna alla loro responsabilità. Una assenza che tuttavia può essere interpretata come totale distanza e che conduce i vignaioli a dimenticarsi del padrone, a fare come se non esistesse. La conseguenza è di sentire la presenza dei servi inviati dal padrone come una pretesa, una invasione ingiusta. Anche noi possiamo correre il rischio di «lavorare nella vigna», abitare la terra e la chiesa stessa come se Dio, lontano, non esistesse più. Dio ci lascia alla nostra responsabilità e non è padrone invadente, ma può essere da noi totalmente dimenticato pur continuando a «svolgere compiti religiosi».

Impossessarsi del dono

Per questo motivo la vigna diventa non più dono ma possesso, non più qualcosa che mi è affidato, ma terreno di cui mi faccio illegittimo proprietario con la pretesa di annientare chiunque mi domanda i frutti del mio agire. Quando pretendiamo di essere gli unici possessori o proprietari della nostra vita, di ciò che siamo, e dimentichiamo di essere prima di tutto destinatari di un dono da custodire e da fare fruttificare, rischiamo di diventare gelosi e avidi e di cadere nella violenza.

Lo sperimentiamo bene in questo tempo dove ogni domanda, richiesta o restrizione che ci ricordano che la vita è dono per tutti e che non esistiamo solo noi e i nostri interessi, spesso scatenano la rabbia fino a manifestarsi in gesti o parole davvero violente.

Del resto, quella narrata da Gesù attraverso la parabola è - sì - la storia di Israele, ma anche la storia del mondo e della sorte ogni giusto che agisce con onestà e limpidezza.

Ma c’è una buona notizia in questo vangelo: è la perseveranza di Dio, che dopo il primo rifiuto non si tira indietro, anzi manda più servi di prima fino a donare il figlio. Un Dio che non risponde con la violenza e la vendetta. Se gli ascoltatori di Gesù affermano che il padrone dovrebbe vendicarsi per l’atteggiamento dei vignaioli, Gesù non raccoglie la provocazione, ma pone un annuncio nuovo e diverso. La pietra scartata diventa pietra angolare. Ovvero: ciò che per noi è da buttare, fragile e sbagliato, o ciò che è umile e non si impone, può diventare fondamento di qualcosa di grande e buono. Come ha fatto Gesù che dona la vita e si lascia crocifiggere e ha manifestato la pienezza dell’amore e della libertà.

Ma ciò è possibile se sappiamo accogliere tutto come un dono, posto nelle nostre mani perché porti frutto.

Silenzio

Preghiere dei fedeli

G.: Alle preghiere rispondiamo: Apri i nostri occhi, Signore!

Per la Chiesa: ogni cristiano sappia rileggere la propria storia come storia d’amore e di salvezza, ognuno di noi ascolti il grido degli oppressi e porti frutti di vangelo, preghiamo.

Per quanti sono incaricati di governare i popoli e di amministrare i beni della terra: esercitino il loro potere nella ricerca del bene comune, preoccupandosi dei deboli, dei poveri e dei giovani; agiscano nella ricerca della giustizia e della pace, preghiamo.

Per la nostra comunità: impari a riconoscere e ad ascoltare i profeti che il Signore in ogni tempo invia alla sua chiesa e al mondo, sia capace di compromettersi e di decidersi per il bene e la verità, preghiamo.

Per i catechisti, gli animatori e i genitori che all’inizio del nuovo anno pastorale vengono interpellati sul loro ruolo educativo: compiano la loro missione facendosi testimoni dell’amore del Padre a cui sta a cuore la vita di ognuno, preghiamo.

Preghiamo ancora il Signore.

Davanti a te, Signore, ci ricordiamo di chi soffre a causa della malattia.

Ci ricordiamo di chi continua a morire nel mondo a causa del Coronavirus. Ci ricordiamo di chi è vittima della discriminazione, della violenza e dell’immigrazione. Preghiamo per chi è disoccupato e per chi vive in difficoltà economiche. Preghiamo per le nostre famiglie.

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Si possono aggiungere altre preghiere.

Momento celebrativo

Accendiamo una candela e ringraziamo il Signore per tutte le persone che lui ha inviato nella nostra vita e che ci hanno portato la sua luce. Li ricordiamo dicendo i loro nomi (“Signore, ti ringrazio per …”) e affidandoli al Signore con la preghiera che Gesù ci ha insegnato:

Padre nostro

G. Benediciamo il Signore.

Rendiamo grazie a Dio.

G. Il Signore ci faccia crescere nell’ascolto della sua Parola e nella comunione tra noi.

Amen

L’articolo della settimana

“Fratelli tutti”,

la terza enciclica di Papa Francesco

di Pier Giuseppe Accornero in www.vatiocannews.it

«Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale». È il titolo e sottotitolo della terza enciclica di Papa Francesco – dopo «Lumen fidei» (5 luglio 2013) e «Laudato sì’. Sulla cura della casa comune» (24 maggio 2015) – che il Pontefice ha firmato ad Assisi sabato 3 ottobre 2020. La terza, come la seconda enciclica, prende le mosse da San Francesco d’Assisi del quale, nell’esortazione apostolica post-sinodale «Christus vivit» (25 marzo 2019), scrive: «È il santo della fraternità universale, il fratello di tutti, che lodava il Signore per le sue creature». «Fratelli tutti» trae spunto dagli scritti del «Poverello di Assisi» e, in particolare, dalle

«Ammonizioni di San Francesco: «Guardiamo, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce».

ENCICLICA SULLA FRATELLANZA UMANA – Titolo e contenuto del documento si rifanno a un valore centrale del magistero del Pontefice. La sera dell’elezione, il 13 marzo 2013, si presenta al mondo con la parola «fratelli». E «fratelli» sono gli «invisibili» che ha abbracciato a Lampedusa – l’8 luglio 2013, primo viaggio in Italia – cioè gli immigrati. I presidenti israeliano Shimon Peres e palestinese Abu Mazen che si stringono la mano assieme al Papa nei Giardini vaticani l’8 giugno 2014 sono un esempio di quella fraternità che ha come obiettivo la pace. Fino alla firma della «Dichiarazione sulla fratellanza umana» ad Abu Dhabi (4 febbraio 2019) «che nasce – spiega Francesco – dalla fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace».

Sarà la quarta visita di Bergoglio ad Assisi: il 4 ottobre 2013, giorno successivo a una delle più grandi sciagure dell’immigrazione nel Mediterraneo, quando morirono 380-400 somali ed eritrei a pochi metri da Lampedusa e al Papa fiorì dal cuore alle labbra «Vergogna! Vergogna! Vergogna!» quando venne informato delle dimensioni della tragedia. E poi il 4 e il 20 settembre 2016. L’ecologia integrale è sicuramente uno degli argomenti dell’enciclica, tema che ha già affrontato nella «Laudato sì’».

UN MONDO SOLIDALE DOPO IL CORONAVIRUS – Per il Papa, «con» e «dopo» il coronavirus, il mondo deve viaggiare sulla base della fratellanza umana, della solidarietà e dell’ecologia integrale, temi affrontati negli ultimi mesi nelle catechesi alle udienze generali del mercoledì. Due sfide derivano dalla pandemia: «Curare un virus piccolo ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero» e «curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, dell’emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli». È vero che si deve tornare alla normalità ma questa non deve includere le ingiustizie sociali «che, con la pandemia, sono aumentate». Come hanno fatto i suoi predecessori, Bergoglio chiede un nuovo modello economico più giusto; soprattutto che il vaccino «non sia accessibile solo ai ricchi, non sia proprietà di una nazione ma sia destinato universalmente a tutti. La pandemia è una crisi e da una crisi non si esce uguali, si esce migliori o si esce peggio. Dovremmo uscirne migliori».

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L’OPZIONE PREFERENZIALE DEI POVERI – L’opzione preferenziale dei poveri – già tratteggiata dal Concilio Vaticano II (1962-65) – «non è politica né ideologica ma viene dal Vangelo perché Cristo si è fatto uno di noi e al centro del Vangelo c’è questa opzione. Dio ha spogliato sé stesso e Gesù stava in mezzo ai malati, ai poveri e agli esclusi». I suoi seguaci si riconoscono «dalla vicinanza ai poveri, ai piccoli, ai malati e ai carcerati, agli esclusi e ai dimenticati, a chi è privo del cibo e dei vestiti. Opzione preferenziale per i poveri implica camminare insieme; lasciarci evangelizzare da loro, che conoscono bene Cristo sofferente; lasciarci contagiare dalla loro esperienza, saggezza e creatività». Invita a cambiare «le strutture sociali malate:

portare la periferia al centro significa centrare la nostra vita in Cristo, che si è fatto povero». «Normalità»

non significa tornare alle ingiustizie sociali e al degrado dell’ambiente: «Non voglio condannare l’assistenzialismo, pensiamo al volontariato, che è una delle strutture assistenziali della Chiesa italiana. Ma dobbiamo andare oltre l’assistenzialismo». Sarebbe ben triste scandalo «se l’assistenza economica – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato. Se il virus dovesse nuovamente intensificarsi in un mondo ingiusto per i poveri e i più vulnerabili, dobbiamo cambiare questo mondo. Dobbiamo guarire le epidemie provocate da piccoli virus e quelle provocate dalle grandi e visibili ingiustizie sociali».

Per continuare a riflettere…

Una delle opere d’arte più famose, il David di Michelangelo, nasce da una pietra scartata.

L’enorme blocco di marmo era stato scelto e fatto arrivare a Firenze da Agostino di Duccio.

Ad Agostino era stata commissionata la statua del David e, con grande orgoglio, l’artista aveva scelto un pezzo di marmo unico: non avrebbe lavorato, quindi, i pezzi separatamente per poi assemblarli, ma avrebbe ricavato la statua lavorandola tutta assieme. Un'arditezza che gli sarà fatale: lavorerà alla statua tra il 1463 e il 1464, ma non riuscirà a portarla a termine. Il lavoro fu ripreso da Antonio Rossellino nel 1476, ma anche lui dovette abbandonare l'impresa per la difficoltà del lavoro. Il 16 agosto del 1501 i consoli dell'Arte della Lana e gli Operai del Duomo di Firenze commissionarono a Michelangelo la statua di re David, Michelangelo accetta l’incarico sapendo che sarebbe partito da un blocco di marmo già sgrossato e abbandonato nel cantiere del duomo da diversi anni.

Michelangelo, forte dei suoi 26 anni e avendo già stupito tutta Firenze con la sua statua della pietà (Vaticano), affronta l’impresa, proprio da questo blocco ritenuto troppo stretto dai suoi contemporanei per riuscire a ottenere una statua a tutto tondo. Nel 1504

Michelangelo consegna una statua che merita la popolarità che il mondo gli attribuisce: un ragazzo fiero, nell’atto di prendere la decisione di sconfiggere il suo avversario. La bravura dello scultore e il risultato impressionante di questa statua, pari solo alla sapienza della classicità, fece cambiare idea alla città di Firenze sulla sua collocazione.

Il colosso, infatti, era stato commissionato per essere collocato su uno dei contrafforti esterni della zona absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Invece il David divenne il simbolo della fierezza e dell’arditezza della città di Firenze rappresentata dall'incredibile maestria dei suoi artisti e venne collocato nel cuore della città, in piazza della Signoria

Le parole che Gesù ricorda ai discepoli: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi» ci ricorda la meraviglia che proviamo davanti a quest’opera e sottolinea il monito a trarre ispirazione da questo aneddoto artistico: da un pezzo scartato ha avuto origine una delle statue più importanti della storia dell’arte e una delle più ammirate

da tutta l’umanità. Michelangelo ha saputo guardare più in là e vedere in questo marmo più di un pezzo di scarto. (fra Elia – Bose)

I prossimi appuntamenti Martedì 6 ottobre ore 20:00 in Basilica

Preghiera sul Vangelo della domenica ore 20:45 in canonica

Equipe catechesi

Giovedì 8 ottobre

in Basilica

ore 18:15 Preghiera del vespro ore 18:30 Messa

Martedì 13 ottobre

ore 21:00 in Basilica

Incontro genitori gruppi terza, quarta e quinta

elementare

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