Capitolo III
Dagli dei agli uomini: pratiche agonali e mousikē.
3.1 Le origini storiche e mitologiche nelle Delie.
L’indagine sugli agoni musicali greci deve prendere le mosse dallo studio di una delle feste più antiche tra quelle che ne attestano la presenza.
La posizione geografica di Delo, al centro dell’Egeo, ha influito in larga misura sulla storia culturale e religiosa dell’Isola.1 Tracce della frequentazione del territorio si rilevano dal III millennio a. C. e precedono di poco le prime attestazioni cultuali.2
Dopo l’insediamento di genti greche nel territorio, l’isola è stata progressivamente inglobata nell’area di influenza ionica e, intorno al secolo VII a. C., è diventata sede del culto di Apollo. All’interno della stessa temperie possiamo datare l’origine delle tradizioni mitiche relative alla nascita del dio sull’isola, e le prime attestazioni di una festa a lui dedicata. La caratterizzazione musicale attribuita ad Apollo e, di conseguenza, alle forme cultuali celebrate nelle feste Delie è indispensabile per definire la cronologia del culto, e individuare il valore religioso dei rituali musicali previsti dalla festa panionica.
1 L’interesse verso la posizione geografica dell’isola è legato a due diversi ordini di aspetti,
storici e rituali. Rispondono alla prima tipologia le implicazioni politiche che si riscontrano nello sviluppo storico del centro cultuale delio e delle celebrazioni apollinee; linea questa in cui si inserisce la collocazione straboniana dell’isola entro un orizzonte egeo, distaccato
2 Le testimonianze di un culto sull’isola si datano circa un secolo dopo l’inizio del
popolamento del territorio. Delo mantenne nel corso della sua storia una importanza religiosa particolare. Si pensi che l’area sacra dell’isola presenta una stratificazione di elementi che confermano una continuità d’uso senza soluzione fino all’età greca classica. È interessante, sotto questo profilo, il fatto che in età micenea Delo possedeva un centro religioso che era, in modo non comune per l’epoca, indipendente dal controllo di palazzo. Per indicazioni sui rilievi archeologici compiuti a Delo. Cfr. GALLET DE SANTERRE 1958; CHANKOWSKI 2008.
3.1.1 Choroi e agoni tra rito e storia.
La fonte più antica che riporta notizia delle feste Delie è l’Inno omerico ad Apollo. 3 La cronologia proposta da Càssola per la datazione della parte delia dell’Inno (vv. 1-178), tra il VII e il VI secolo a. C., fornisce un termine in cui fissare il momento di istituzione della celebrazione in onore di Apollo. Tralasciando per il momento le questioni riguardanti la fondazione del culto apollineo a Delo, e la continuità che esso mostra nei confronti delle pratiche religiose radicate nell’isola in precedenza, osserviamo che il culto delio aveva carattere panionico. 4 ἀλλὰ σὺ Δήλῳ Φοῖβε µάλιστ' ἐπιτέρπεαι ἦτορ, ἔνθα τοι ἑλκεχίτωνες Ἰάονες ἠγερέθονται αὐτοῖς σὺν παίδεσσι καὶ αἰδοίῃς ἀλόχοισιν. οἱ δέ σε πυγµαχίῃ τε καὶ ὀρχηθµῷ καὶ ἀοιδῇ 150 µνησάµενοι τέρπουσιν ὅταν στήσωνται ἀγῶνα.5
Le Delie comprendevano rituali principalmente caratterizzati dall’elemento musicale.6
3 H.H.Ap. vv.1-178, in riferimento alla parte delia dell’inno. Abbiamo accennato alla questione
sulla composizione separata del componimento (cfr. supra, § 2.2.1), in particolare, la parte introduttiva che si riferisce all’istituzione del culto delio è datata da CÀSSOLA 1975 tra i secoli VII e VI a. C.
4 Sull’importanza delle Delie come festa ionica è interessante il riferimento tucidideo (III
104.3) ai rituali delle Efesie. Non abbiamo notizie diffuse per capire a quale festa Tucidide si riferisse. NILSSON 1906 e GOMME 1956 hanno ritenuto di leggervi un riferimento alle
Artemisie di Efeso, ma appare più probabile l’identificazione con i Panionia, proposta da
Hornblower sulla scorta di un brano di Diodoro Siculo (XV 49.1). Per ulteriori riferimenti cfr. HORNBLOWER 1991, pp. 527-530. Bisogna notare che la caratteristica ionica della festa è
sottolineata sia dai riferimenti geografici (cfr. supra nota n.1), che dalla caratterizzazione del dio delio, i cui tratti musicali sono tipicamente distintivi della raffigurazione ionica del dio.
5 H.H. Ap. vv. 146-150: «Ma tu, o Febo, più che di ogni altro luogo, ti compiaci nel tuo cuore
di Delo,/ dove per te si adunano gli ioni dalle lunghe tuniche/ coi loro figli e con le nobili spose;/ essi, col pugilato, la danza ed il canto,/ ti allietano, ricordandosi di te, quando bandiscono l’agone», trad. CÀSSOLA 1975.
Le theoriai di choroi ionii a Delo.
Lo svolgimento della festa prevedeva la partecipazione di delegazioni provenienti dalle varie comunità ionie, le quali inviavano sull’isola theoriai di
choroi. Pausania riferisce che, intorno al sec. VIII a. C., Eumelo compose un
prosodio per un coro di Messeni.7 Altre notizie riguardo alla composizione di odi per choroi delii includono, tra i poeti, i nomi di Simonide, Pindaro e Bacchilide. 8 Lo stato frammentario delle testimonianze non permette di ricavare notizie precise circa l’origine della committenza e il contenuto dei componimenti. Qualche dato, a proposito, è deducibile dai frammenti pindarici dei peani 5 e 4. In entrambi i casi, il poeta sottolinea nell’argomento il tema dell’appartenenza alla comunità di origine. Nel peana 5, presumibilmente composto per un choros ateniese9, Pindaro riporta, nella settima strofa, il racconto di una colonizzazione che giunge a Delo; nel peana 4, commissionato al poeta dai Cei, si affronta la tematica dell’importanza del legame con la terra d’origine, nella narrazione della storia di Eussantio.
Sia nel caso dei prosodi che in quello dei peani, possiamo osservare che ricorre, nelle odi composte per la partecipazione dei choroi a Delo, l’uso di forme ritmiche adatte ad una esecuzione processionale. Plutarco, nella Vita di
Nicia, riporta una descrizione della presentazione del choros ateniese guidato
dallo stratega per la festa delia del 426 a. C.10
…αὐτὸς µὲν εἰς Ῥήνειαν ἀπέβη, τὸν χορὸν ἔχων καὶ τὰ ἱερεῖα καὶ τὴν
7 Paus. IV 4.1, cfr. supra, § 2.2.2. Il riferimento di Pausania, per quanto la datazione al secolo
VIII appaia troppo sbilanciata all’indietro, sembra mirare a sostenere l’antichità del culto delio già provata dalla datazione, intorno al VII sec., dell’Inno omerico ad Apollo (parte delia, vv. 1-178).
8 Sono pervenute numerose testimonianze di componimenti scritti per Delo. Era uso comune
delle comunità affidare la committenza degli inni per il dio a poeti illustri. Oltre ai frammenti di alcuni peani pindarici composti sicuramente per Delo (Pind. Pae. 5, 7b, 12, 4 e probabilmente anche fr. 140a), sappiamo che scrisse per una performance Delia anche Bacchilide (Ode 17). Un libro di ditirambi, Δηλιακά, composti probabilmente a scopo processionale, si attribuisce a Simonide (Sim. PMG 593 =Strab. XV 3.2= Dith. test.131). Per altri riferimenti, cfr. CALAME 1977; Bona 1988; WILSON 2000; KOWALZIG 2007.
9 Si riporta qui l’attribuzione proposta da BONA 1988.
10 Sulla choregia di Nicia alle Delie, cfr. HORNBLOWER 1982; 1991; CARENA 1993, pp. 238
ἄλλην παρασκευήν, ζεῦγµα δὲ πεποιηµένον Ἀθήνησι πρὸς τὰ µέτρα καὶ κεκοσµηµένον ἐκπρεπῶς χρυσώσεσι καὶ βαφαῖς καὶ στεφάνοις καὶ αὐλαίαις κοµίζων, διὰ νυκτὸς ἐγεφύρωσε τὸν µεταξὺ Ῥηνείας καὶ Δήλου πόρον, οὐκ ὄντα µέγαν· εἶθ' ἅµ' ἡµέρᾳ τήν τε ποµπὴν τῷ θεῷ καὶ τὸν χορὸν ἄγων κεκοσµηµένον πολυτελῶς καὶ ᾄδοντα διὰ τῆς γεφύρας ἀπεβίβαζε. µετὰ δὲ τὴν θυσίαν καὶ τὸν ἀγῶνα καὶ τὰς ἑστιάσεις τόν τε φοίνικα τὸν χαλκοῦν ἔστησεν ἀνάθηµα τῷ θεῷ…11
Il sontuoso allestimento operato da Nicia per la presentazione del coro non seguiva i modi consueti. Lo stratega organizza l’ingresso de coro per dare risalto alla partecipazione ateniese alla festa.12 La sintesi dei rituali delii che presenta Plutarco consente, in definitiva, di proporre per l’esecuzione di canti corali a Delo una presentazione di tipo processionale. Lo storico individua, inoltre, ponendoli in una successione che sembra di poter definire di importanza rituale, tre diversi momenti, nei quali le delegazioni prendevano parte: il sacrificio, gli agoni e il banchetto.
Gli agoni musicali.
Per quanto riguarda gli agoni, la menzione della pratica nel testo dell’Inno
omerico consente di includerla tra i rituali delle Delie fin dall’origine delle
11 Plut. Nic. 3. 5-7: «egli, invece, quando guidò la processione, sbarcò a Renea col coro, le
vittime e il resto del corredo. Portando poi con sé un ponte fatto costruire su misura ad Atene, splendidamente adorno di dorature, pitture, festoni, drappi, durante la notte congiunse il breve tratto di mare fra Renea e Delo. Allo spuntar del giorno passò il ponte alla testa della processione diretta al tempio, e del coro che, sfarzosamente vestito, cantava. Dopo il sacrificio, la gara e i banchetti, piantò la nota palma di bronzo come offerta al dio…», trad. CARENA
1993.
12Atene, nel V secolo, esprimeva la propria egemonia marittima proprio attraverso la gestione
della Lega che traeva la sua denominazione dall’associazione tra Atene e il centro cultuale delio. Gli interessi politici ateniesi soggiacciono anche alla purificazione di Delo e alla riorganizzazione della festa religiosa. Sulla purificazione dell’isola per le sue implicazioni religiose; cfr. PARKER 1983, p.392. Da un punto di vista religioso gli atti di evergetismo per
motivi religiosi erano tipicamente operati ai fini della propaganda politica. Significativa, in questo contesto, è anche la consacrazione a Delo della vicina isola di Renea, per volere del tiranno di Samo, Policrate, Thuc. III.104. Cfr. HORNBLOWER 1991; CARENA 1993.
celebrazioni.13 La presenza dell’agone musicale a Delo era tenuta in grande
considerazione, probabilmente per la caratterizzazione ionia della festa e del dio che vi si celebrava. Alla stessa ragione si può ricondurre anche la ricorrente menzione dell’agone musicale delio che si riscontra nelle fonti storiche di cui disponiamo.14 Tra tutte è di particolare interesse la testimonianza di Tucidide. In un passo della sua opera, lo storico riporta una citazione tratta dall’Inno
omerico (vv. 146-150) e aggiunge: ὅτι δὲ καὶ µουσικῆς ἀγὼν ἦν καὶ ἀγωνιούµενοι ἐφοίτων ἐν τοῖσδε αὖ δηλοῖ, ἅ ἐστιν ἐκ τοῦ αὐτοῦ προοιµίου· τὸν γὰρ Δηλιακὸν χορὸν τῶν γυναικῶν ὑµνήσας ἐτελεύτα τοῦ ἐπαίνου ἐς τάδε τὰ ἔπη, ἐν οἷς καὶ ἑαυτοῦ ἐπεµνήσθη·15 ἀλλ' ἄγεθ', ἱλήκοι µὲν Ἀπόλλων Ἀρτέµιδι ξύν, χαίρετε δ' ὑµεῖς πᾶσαι. ἐµεῖο δὲ καὶ µετόπισθε µνήσασθ', ὁππότε κέν τις ἐπιχθονίων ἀνθρώπων ἐνθάδ' ἀνείρηται ταλαπείριος ἄλλος ἐπελθών· ὦ κοῦραι, τίς δ' ὔµµιν ἀνὴρ ἥδιστος ἀοιδῶν ἐνθάδε πωλεῖται, καὶ τέῳ τέρπεσθε µάλιστα; ὑµεῖς δ' εὖ µάλα πᾶσαι ὑποκρίνασθαι ἀφήµως· τυφλὸς ἀνήρ, οἰκεῖ δὲ Χίῳ ἔνι παιπαλοέσσῃ.16
13 Generalmente le feste greche includevano l’agone in un secondo momento, in
corrispondenza dell’ampliamento delle celebrazioni su ampia scala. Il caso delio è ancora più particolare, inoltre, se si considera che usualmente gli agoni musicali erano introdotti dopo quelli atletici, mentre l’Inno ci permette di inserire l’origine di entrambe le competizioni a partire dallo stesso momento cronologico.
14 H. H. Ap. vv. ; Thuc. III 104.4-5; Strab. X 5.2; Plut. Nic. 3.4.
15 Thuc. III 104.4-5: «Che l’agone poi fosse anche musicale e che dei concorrenti vi
partecipassero, è mostrato da alcuni versi del medesimo inno: dopo aver celebrato il coro femminile di Delo, il poeta termina la lode con questi versi, nei quali fa menzione anche di sé: “suvvia, sia a voi benigno Apollo con Artemide,/ siate liete voi tutte. Anche in futuro ricordatevi di me, / quando qualcuno degli uomini che vivono sulla terra/ qui venuto, il misero, vi interroghi:/ Ofanciulle, quale è per voi il più dolce degli aedi/ che qui si aggira, e che vi rallegra di più?/ Allora voi tutte quante rispondetegli riguardo a noi:/ È un cieco, ed abita in Chio rocciosa», trad. FERRARI 1985.
Il passo tucidideo suggerisce, innanzitutto, che si tenevano a Delo competizioni rapsodiche. Questa tipologia agonale entrò realmente in uso, in alcune delle feste musicali greche, tra il VI e il V secolo.17 Possiamo supporre, su questo dato, che la notizia dello storico attribuisca al passo dell’Inno il riferimento a una pratica delia che era in uso al suo tempo. Circa l’individuazione di un momento più definito in cui porre l’istituzione dell’agone rapsodico delio è, tuttavia, più cauto non esprimersi. L’unica traccia alla quale possiamo fare riferimento sarebbe da ricondurre, infatti, al corpus degli Inni omerici,18 la cui
tradizione presenta delle problematiche tali da non permetterci in questa sede di inferire alcunché.
Per quanto riguarda l’individuazione delle altre tipologie agonali musicali a Delo, in assenza di dati precisi, possiamo proporre alcune riflessioni. Stando al fatto che l’unico strumento musicale menzionato nell’Inno ad Apollo è la cetra, possiamo ritenere che sicuramente avevano luogo alle Delie agoni citarodici. È difficile definire se vi fossero anche esibizioni di citaristi. Che si tenessero competizioni di a solo strumentali non è da escludere, benché le fonti sulle Delie associno generalmente alla danza il canto. Maggiori difficoltà emergono a proposito della possibilità di inserire in un ideale programma festivo agoni aulodici o auletici. La presenza di auleti nei rituali musicali della festa può essere ipotizzata, con buona certezza, almeno per il momento processionale.19 Diverso è il discorso che riguarda l’agone, in quanto la scarsa attinenza tra lo strumento, e le competenze musicali attribuite ad Apollo in area ionica, non fornisce motivazioni sufficienti per stabilire la presenza di un momento agonale dedicato agli auloi.
In assenza di dati più precisi bisogna considerare che, nel lungo arco di tempo in cui è attestato lo svolgimento della festa delia per Apollo, l’agone musicale deve aver incluso nel programma le competizioni previste dalle altre feste
17 In particolare l’agone rapsodico ha rapporto con le feste ateniesi. La presenza di questa
tipologia agonale a Delo è indice delle politiche egemoniche esercitate dalla polis attica sull’isola.
18 Per una sintesi della problematica riguardo alla tradizione del corpus, cfr. CÀSSOLA 1975. 19 Sul ruolo degli auleti nelle processioni alle feste, cfr. supra §2.2.2
panelleniche. Da questo punto di vista, le esibizioni auletiche e aulodiche potrebbero essere entrate nell’uso agonale verso la metà del VI secolo.20
I choroi di fanciulle delie.
Un ultimo elemento musicale che è presente in alcune delle tradizioni sulla festa è quello che riguarda la partecipazione dei choroi di fanciulle.21
La notizia si deve considerare come priva di rapporto con quella relativa agli altri choroi che prendevano parte alla festa. La tradizione da cui la partecipazione dei choroi femminili trae origine sembra riferirsi a una fase cultuale più antica dell’isola, la quale fa probabilmente riferimento al mito delle vergini Iperboree.22 L’inserimento nel culto di Apollo di una pratica rituale precedente all’istituzione della festa greca non stupisce, specialmente nell’ottica di una sostanziale continuità che è riscontrabile tra i culti praticati sull’isola a partire dal tardo-minoico.
Le notizie sui choroi delii di fanciulle trovano una prima attestazione all’interno della fonte più antica sul culto, l’Inno ad Apollo:
πρὸς δὲ τόδε µέγα θαῦµα, ὅου κλέος οὔποτ' ὀλεῖται, κοῦραι Δηλιάδες Ἑκατηβελέταο θεράπναι· αἵ τ' ἐπεὶ ἂρ πρῶτον µὲν Ἀπόλλων' ὑµνήσωσιν, αὖτις δ' αὖ Λητώ τε καὶ Ἄρτεµιν ἰοχέαιραν, 160 µνησάµεναι ἀνδρῶν τε παλαιῶν ἠδὲ γυναικῶν ὕµνον ἀείδουσιν, θέλγουσι δὲ φῦλ' ἀνθρώπων. πάντων δ' ἀνθρώπων φωνὰς καὶ κρεµβαλιαστὺν µιµεῖσθ' ἴσασιν· φαίη δέ κεν αὐτὸς ἕκαστος
20 Cronologicamente si individua tra il secolo VII e il VI a.C. la composizione dei calendari
agonali delle quattro feste della periodos panellenica.
21 H. H. Ap. vv. 156-164; Thuc. III 104.4-5; Strab. X 5.2.
22 Sul mito della tradizione delle offerte dalle terre degli Iperborei a Delo e sui rituali delii
dedicate alle fanciulle iperboree a Delo, cfr. Hdt. IV 32-35. Sugli aspetti del mito in relazione al culto delio di Apollo cfr. infra § 3.1.2.
φθέγγεσθ'· οὕτω σφιν καλὴ συνάρηρεν ἀοιδή.23
Emerge nel passo la funzione celebrativa affidata al canto delle fanciulle delie, che è parte integrante del concetto di mousikē. La meraviglia che desta l’armonia del canto si sostanzia in quella che sembra un’offerta al dio.24 Da un punto di vista argomentativo, infatti, il canto perpetra le lodi della triade delia e celebra il ricordo degli eroi e delle donne del passato, in un contesto di esaltazione che si riflette su coloro che partecipano alla festa. L’allusione all’imitazione dei suoni che si ottiene con il canto è un ulteriore elemento che concorre a descrivere le caratteristiche riconosciute all’arte musicale.25
Il passo dell’Inno assume i tratti di un elogio alla technē del dio ionio e, nel sottolineare la funzione celebrativa della mousikē, l’aedo pone il suo canto su un piano temporale diverso e, tuttavia, parallelo a quello delle fanciulle delie. Posta la premessa della possibilità di intravedere nel choros di fanciulle un retaggio più antico del culto apollineo, bisogna considerare anche l’ipotesi che questo coro poteva non aver avuto un ruolo reale tra i rituali della celebrazione di età classica. Di fatto, le fonti sembrano diradare il ricordo di questo rito. Tucidide menziona la partecipazione dei cori di fanciulle in modo piuttosto superficiale, rispetto alla citazione del passo dell’Inno. Strabone, invece, riporta un riferimento alla presenza del coro all’interno di un passo che ha i caratteri di una sintesi generica dei rituali della festa.26 Soprattutto nell’ambito
dell’argomentazione tucididea sul ruolo della musica nella festa delia, sarebbe
23 H. H. Ap. vv. 156-164: «E v’è ancora una grande meraviglia, la cui gloria non perirà mai:/
le fanciulle di Delo, ancelle del dio ce colpisce lontano. Esse dopo aver celebrato, primo fra tutti, Apollo, e poi Leto e Artemide saettatrice,/ rammentando gli eroi e le donne dei tempi antichi/ intonano un inno e incantano le stirpi degli uomini./ Di tutti gli uomini le voci e gli accenti/ sanno imitare: ognuno direbbe di essere lui stesso a parlere,/ tanto bene si adegua il loro canto armonioso», trad. CÀSSOLA 1975.
24 Cfr. supra, § 2.2.2.
25 Sul concetto di mimesis abbiamo fatto riferimento, a proposito delle caratteristiche
paideutiche dell’arte musicale musicale, cfr. supra § 1.2.1. Per gli schemi mimetici di danza, cfr. supra, § 2.2.3 a proposito della gymnopaidikē.
26 «ἔνδοξον δ' ἐποίησαν αὐτὴν αἱ περιοικίδες νῆσοι, καλούμεναι Κυκλάδες, κατὰ
τιμὴν πέμπουσαι δημοσίᾳ θεωρούς τε καὶ θυσίας καὶ χοροὺς παρθένων πανηγύρεις τε ἐν αὐτῇ συνάγουσαι μεγάλας»; Strab. X 5.2.
stato plausibile trovare un maggiore approfondimento sulla presenza dei choroi femminili. Sebbene non abbiamo ulteriori elementi per poter accertare l’esistenza di questi choroi nella festa di età classica, il rilievo ad essi dato dall’Inno omerico sembra sufficiente a sostenere la presenza degli stessi almeno nell’età arcaica.
Dallo studio sui rituali musicali delle Delie sono emersi pochi dati che aiutano a fare luce sull’origine delle pratiche musicali. L’indagine sui miti legati ai culti dell’isola consentirà di comprendere alcune delle dinamiche che hanno portato alla ricezione dell’elemento musicale all’interno del culto delio di Apollo. L’individuazione dei caratteri ionii del dio, nelle differenze che essi pongono con la sua caratterizzazione in area dorica, costituirà il nucleo dell’argomentazione.
3.1.2 Aspetti mitici nelle origini dei rituali musicali a Delo.
La documentazione sul culto di Apollo a Delo, in modo simile a quanto avviene a Delfi, non perde mai di vista l’aition da cui si origina il rito celebrato. Questo stretto legame fra mito e rito riserva un posto particolare alle pratiche musicali della festa delia, e permette di inserire la mousikē alle origini del culto apollineo.
Mousikē e centralità territoriale a Delo.
Nei miti di fondazione del culto, si accosta alla presenza dei rituali musicali delii l’importanza del dato territoriale, per mezzo del quale si fonda la centralità dell’isola rispetto alle comunità ionie che partecipano alla festa. Nel III secolo, Callimaco ripercorre nell’Inno a Delo le caratteristiche musicali del culto e le traspone in una descrizione immaginaria dell’isola:
Ἀστερίη θυόεσσα, σὲ µὲν περί τ' ἀµφί τε νῆσοι κύκλον ἐποιήσαντο καὶ ὡς χορὸν ἀµφεβάλοντο·
οὔτε σιωπηλὴν οὔτ' ἄψοφον οὖλος ἐθείραις Ἕσπερος, ἀλλ' αἰεί σε καταβλέπει ἀµφιβόητον. οἱ µὲν ὑπαείδουσι νόµον Λυκίοιο γέροντος, 305 ὅν τοι ἀπὸ Ξάνθοιο θεοπρόπος ἤγαγεν Ὠλήν·
αἱ δὲ ποδὶ πλήσσουσι χορίτιδες ἀσφαλὲς οὖδας.27
Il componimento callimacheo offre spunti di riflessione interessanti sui rituali delii. Nel riferimento al choros di isole danzanti intorno a Delo, “che profuma di incensi”, il poeta trasmette la permanente sacralità dell’ambiente per mezzo di una sinestesia. Al richiamo olfattivo agli incensi egli fa corrispondere l’elemento uditivo, con il quale ribadisce la presenza della mousikē sull’isola, che “non è né silenziosa né del tutto priva di suoni”.
I riferimenti delle fonti sull’invio delle theoriai ionie per le esibizioni corali delle Delie trovano un antecedente mitico in due diverse tradizioni.
L’invio di offerte a Delo da comunità lontane ha fondamento nella tradizione mitica relativa all’invio sull’isola delle vergini iperboree.28 Non è possibile definire il periodo di formazione di questa tradizione. I rituali di tipo vegetale che si tributavano a Delo sulle tombe delle fanciulle iperboree29 lasciano, tuttavia, individuare una ascendenza egea della pratica, che non mostra
27 Call. Hymn. Del. vv.300-305:«Asteria profumata, un cerchio intorno/ a te fecero le isole e
ticinsero/ come un coro di danze. Silenziosa/ e priva di suono non ti vede/ con le sue chiome ricce Espero mai/ ma sempre da ogni parte risonante./ Gli uni intonano il canto melodioso del vecchio licio che il profeta Oleno/ da Xanto riportò, battono le altre,/ le fanciulle, col piede il saldo suolo», trad. GIGANTE LANZARA 1984.
28 Sulla natura delle offerte abbiamo fonti contrastanti, sebbene l’elemento vegetale sia
richiamato in qualche modo da tutte le fonti che trattano del mito. Mentre Erodoto si limita a specificare che le offerte erano avvolte in paglia di grano, Pausania (I 31.2) e Callimaco (Del. 283-284) fanno riferimento al contenuto in sé dell’offerta specificando, il primo, che si trattava di primizie, il secondo, invece, riferisce che erano spighe di grano.
29 Erodoto (IV 32-35) testimonia la presenza a Delo di un rito di fanciulli tributato sulle
tombe delle due vergini che, giunte a Delo, non avevano fatto più ritorno nelle loro terre. La testimonianza di una continuità nella pratica di invio di offerte da parte degli Iperborei ricorda che, dopo la scomparsa delle fanciulle, la trasmissione dei tributi non si era bloccata, ma si effettuava attraverso il passaggio delle offerte da un popolo all’altro, evitando così ad ognuno di varcare i confini territoriali. A tale culto può inserirsi un riferimento nelle operazioni di eliminazione delle sepolture dall’isola di Delo, prescritte per la purificazione del territorio. In tal senso, la purificazione del territorio poteva essere volta anche a valorizzare la tradizione iperborea, e il rituale dedicato alle due vergini. Cfr. PARKER 1993.
evidenti rapporti con il culto di Apollo a Delo.30 Attraverso il mito siamo a
conoscenza di una tradizione consolidata che presenta l’isola delia come destinataria di tributi. L’antichità cultuale dell’isola, cui abbiamo fatto riferimento all’inizio di questa sezione, ci permette di contemplare la presenza della pratica alla luce dell’importanza religiosa che doveva esercitare il centro insulare sulle comunità circostanti.
La componente musicale delle offerte che ha ruolo nelle theoriai delie, in età storica, può essere ricollegata al filone mitico che colloca a Delo la performance del choros guidato da Teseo, al ritorno dall’impresa cretese.31 Abbiamo avuto modo di discutere a proposito della localizzazione cretese o delia della cosiddetta “danza della gru”, ἡ γέρανος.32 Valutando l’insieme delle fonti che sostengono la versione delia, risulta sospetto il ruolo di primo piano che la tradizione assegna all’eroe attico nelle performances dei choroi a Delo. È necessario tenere soprattutto in considerazione l’influenza ateniese sull’andamento storico delle Delie. Nonostante si tratti di un dato creato a posteriori, il mito non perde la sua centralità nella fondazione delle pratiche corali delie.
Aspetti musicali di Apollo nell’Inno omerico III.
Il complesso di tradizioni musicali legate al culto di Apollo a Delo non si può riportare ad un momento cronologico che precede la definizione delle caratteristiche musicali del dio ionio, e la fondazione della festa di età greca
30 Pausania (I 31.2), ad esempio, riferisce di un tempio di Apollo presso Prasie, nel quale si
accoglievano le primizie inviate a Delo come ultima tappa nel percorso verso l’Isola. Contestualmente il periegeta ricorda un’altra “ambasceria sacra” inviata a Delo e compiuta da Erisittione. Erodoto (IV 32-35) non fa espliciti riferimenti a connessioni tra l’invio delle offerte e il culto di Apollo. L’unico passo dubbio, a proposito, è quello che riguarda le divinità con cui sarebbero giunte due delle fanciulle Iperboree, Arge e Opi, (IV 35.2) da alcuni studiosi individuate nelle dee che assistettero al parto di Leto (cfr. H. H Ap. v.92); cfr. CORCELLA -MEDAGLIA-FRASCHETTI 1993, p. 261.
31 Sulla tradizione che lega la danza dei giovani ateniesi di ritorno da Creta a Delo, cfr. Call.
Del. vv.307-315; Plut. Thes. 21. Cfr. CALAME 1977;CALAME 19771; CALAME 1990; Shapiro 1991; SHAPIRO-IOZZO-LEZZI 2013.Cfr. supra §1.2.1.
storica.
Se prendiamo in analisi la caratterizzazione di Apollo nella prima testimonianza che riporta l’aition di fondazione delle Delie, in una prospettiva storico-antropologica, traiamo dei dati interessanti per la nostra ricerca.
Protagonista indiscussa della prima sezione dell’Inno omerico ad Apollo (vv.1-178) è la madre del dio, Leto. È lei che, per sfuggire all’ira di Hera, cerca ospitalità tra le isole egee fino a giungere alla rocciosa Delo. Nel dialogo fra la dea e l’isola, che si mostra riluttante ad ospitare la nascita di un dio tanto potente, i riferimenti al nascituro Apollo sono volti a individuare esclusivamente i caratteri guerrieri del dio armato di arco.33 Nei versi 1-146 del componimento l’unico riscontro di un attributo musicale ad Apollo si trova al v. 130. In un contesto che tende a sottolineare prevalentemente la caratterizzazione di un dio arciere, la menzione della cetra accostata a quella dell’arco e delle capacità mantiche del dio sembra volere includere nella figura apollinea delle competenze che sono percepite come di recente acquisizione.
…χαῖρε δὲ Λητὼ οὕνεκα τοξοφόρον καὶ καρτερὸν υἱὸν ἔτικτεν. Αὐτὰρ ἐπεὶ δὴ Φοῖβε κατέβρως ἄµβροτον εἶδαρ, οὔ σέ γ' ἔπειτ' ἴσχον χρύσεοι στρόφοι ἀσπαίροντα, οὐδ' ἔτι δεσµά σ' ἔρυκε, λύοντο δὲ πείρατα πάντα. 130 αὐτίκα δ' ἀθανάτῃσι µετηύδα Φοῖβος Ἀπόλλων· εἴη µοι κίθαρίς τε φίλη καὶ καµπύλα τόξα, χρήσω δ' ἀνθρώποισι Διὸς νηµερτέα βουλήν. Ὣς εἰπὼν ἐβίβασκεν ἀπὸ χθονὸς εὐρυοδείης
33 Le ricorrenze dei riferimenti ad Apollo arciere, nella parte delia dell’Inno omerico III
(vv.1-178), mostrano al v. 1 il primo rferimento ad Ἀπόλλωνος ἑκάτοιο, cui seguono ai vv. 6-9 i riferimenti alla faretra e all’arco del dio. Più avanti, v. 56, troviamo Ἀπόλλωνος ἑκαέργου, e narrando dell’avvenuta nascita del dio (vv. 125-126) leggiamo: χαῖρε δὲ Λητὼ/ οὕνεκα τοξοφόρον καὶ καρτερὸν υἱὸν ἔτικτεν. Dopo una prima menzione delle competenze musicali di Apollo (v. 131), in cui si accosta la cetra all’arco “ricurvo”, si torna a invocare il dio come «ἀργυρότοξε ἄναξ ἑκατηβόλ' Ἄπολλον» (v.140).
Φοῖβος ἀκερσεκόµης ἑκατηβόλος·34
Le tradizioni sul mito testimoniano una acquisizione successiva delle arti mantiche di Apollo, piuttosto che un loro possesso connaturato nelle competenze divine del dio.35 Se applichiamo lo stesso ragionamento anche al riferimento alla cetra che si trova nel testo dell’Inno, possiamo affermare che la presenza dello strumento in questo contesto non è indicativa di una competenza musicale già posseduta da Apollo. I ripetuti luoghi in cui si menziona l’arco del dio, al contrario, ci permettono di ritrovare, anche nella connotazione delio-ionica di Apollo, la caratteristica guerriera che è tipicamente assegnata al dio in ambito dorico.
È indubbio che al momento dell’istituzione del culto delio le arti musicali erano già in qualche misura associate ad Apollo. È probabile che l’elemento musicale avesse già un ruolo importante nei riti che si praticavano nel centro cultuale di età minoica e micenea. Nell’introdurre all’interno del santuario la figura di Apollo, in seguito all’insediamento di genti greche nell’area, le competenze musicali furono associate al dio greco, che di lì a poco avrebbe occupato un posto di rilievo presso il centro cultuale dell’isola.36
34 H. H. Ap. vv. 125-134: «…e Leto era piena di gioia/ poiché aveva generato un figlio
possente, armato di arco./ Ma quando tu, Febo, fosti sazio del nutrimento immortale,/ certo non più ti trattenevano i nastri d’oro, mentre tu ti agitavi, né le fasce ti erano d’impedimento: anzi, si sciolsero tutti i legami./ E subito, Febo Apollo disse alle dee immortali:/ “Siano miei privilegi la cetra e l’arco ricurvo;/ inoltre, io rivelerò agli uomini l’immutabile volere di Zeus.”/ Così dicendo, muoveva sulla terra dalle ampie strade/ Febo dalla chioma intonsa, il dio che colpisce lontano», trad. CÀSSOLA 1975.
35 La mitologia è sostanzialmente concorde nell’attribuire al dio l’acquisizione della mantica
da altre divinità: Zeus, (Aeschyl. Eum. 19); Pan, Ps.-Apoll. Bibl. I 4.1. Interessante sotto questo profilo sono i miti che narrano dell’acquisizione del possesso apollineo del santuario oracolare delfico, la cui esistenza era già testimoniata e posta sotto il controllo di divinità pregreche,
Python, o greche, Gea e Themis; cfr. infra, § 3.2. In modo simile si delinea il culto di Apollo a
Sparta, le cui tradizioni pongono la fondazione apollinea delle Carnee in continuità rispetto a un culto oracolare; cfr. infra, § 3.3.3.
36 Nella Grecia di età arcaica Apollo non presentava competenze musicali, ma piuttosto era
conosciuto per le sue caratteristiche apotropaiche, che probabilmente hanno relazione con gli interventi ateniesi di purificazione dell’isola. L’attributo Apotropaios, riferito ad Apollo, è attestato in modo particolare da fonti epigrafiche. Una legge di Cirene (SEG IX, 72; SEG XXXIX, 2360), datata al IV sec. a. C., prevede sacrifici ad Apollo Apotropaios da effettuare davanti alle porte in caso di pestilenza. A tal proposito si veda infra, §3.2.2.
Scambi culturali e pratiche musicali alle origini del culto delio.
L’orientamento musicale dei culti delii era facilmente riconducibile alla posizione geografica dell’isola. La centralità di Delo doveva aver favorito l’introduzione nell’isola della cultura musicale di ascendenza cretese, che si era irradiata nell’antichità per tramite i contatti marittimi tra le popolazioni che gravitavano intorno all’area egea.
Fa riferimento agli scambi culturali precedenti all’arrivo dei Greci tra i centri egei anche il mito che riguarda l’invio di offerte degli Iperborei sull’isola. È, infatti, evidente che nell’immagine leggendaria di uno spostamento di genti a scopo rituale, praticata anche dalle theoriai delie per Apollo, c’era il ricordo di antiche pratiche di contatto che riguardavano, fra gli altri, anche il centro delio.37
Gli elementi vegetali del rito celebrato sulle tombe delle fanciulle iperboree, e il rapporto con i riferimenti vegetali delle offerte da loro recate a Delo, ci permettono di contestualizzare la pratica di cui Erodoto riporta memoria all’interno di un rituale di fertilità, tributato a divinità femminili.
Questo tipo di interpretazione consente di instaurare un rapporto tra il più antico rito e il culto apollineo che, nella tradizione legata all’isola delia, si concentra sulla nascita del dio e sul parto di Leto. Riemerge in tal senso il dato che ci permette di focalizzare l’importanza del culto delio di Apollo nell’azione di Leto, la quale dona al dio arciere la vita e, ne fonda il culto sull’isola. Da questo punto di vista, alla base dell’aition del culto si può individuare un atto che è in relazione con la sfera della fertilità e della riproduzione.
Allo snodo tra le due tradizioni, quella iperborea, vegetale, e quella apollinea, di fertilità, si può ricondurre la ricezione di una serie di elementi religiosi di carattere locale all’interno del culto di età storica. I rituali musicali delle Delie, con ogni probabilità, provenivano dallo stesso retroterra egeo di contatti.
37 Un riferimento alla presenza di stranieri sull’isola è riscontrabile anche nelle parole di Leto
dell’Inno ad Apollo (vv.56-60): «αἰ δέ κ' Ἀπόλλωνος ἑκαέργου νηὸν ἔχησθα,/ ἄνθρωποί τοι πάντες ἀγινήσουσ' ἑκατόµβας/ ἐνθάδ' ἀγειρόµενοι, κνίση δέ τοι ἄσπετος αἰεὶ/ δηµοῦ ἀναΐξει, βοσκήσεις θ' οἵ κέ σ' ἔχωσι/ χειρὸς ἀπ' ἀλλοτρίης, ἐπεὶ οὔ τοι πῖαρ ὑπ' οὖδας».
Note conclusive: Delo.
Per tal via, possiamo ipotizzare che le theoriai per l’invio di offerte e le pratiche coreutiche di origine cretese erano già presenti tra i rituali cultuali dell’isola prima dell’insediamento greco. In seguito allo stabilimento del culto apollineo, le tradizioni musicali locali furono integrate tra le competenze del dio che, come abbiamo visto, era in origine caratterizzato, anche in ambito delio, come arciere. Le pratiche musicali della festa di età storica, benché si pongano all’interno di una continuità rituale, devono essere considerate da un punto di vista tecnico e organizzativo all’interno di un uso ormai greco delle arti musicali. Queste ultime, con il tempo, erano state recepite e elaborate secondo caratteristiche greche artisticamente indipendenti rispetto alla loro origine.