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1. INTRODUZIONE Il presente elaborato verterà sull'analisi del saggio di Micheal S. Kimmel,

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Academic year: 2021

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1. INTRODUZIONE

Il presente elaborato verterà sull'analisi del saggio di Micheal S. Kimmel, The Gender of Desire: Essays on Male Sexuality, pubblicato nel 2003. L'opera si inserisce nel panorama degli studi di genere, e all'interno di essa viene effettuata un'indagine sul concetto di maschilità in tutte le sue sfaccettature.

L'argomento mi ha interessata principalmente per la novità che rappresenta: i Men Studies sono un campo di ricerca recente, se lo si mette a confronto con i Woman Studies nati negli anni '60 e '70 grazie allo sviluppo delle teorie femministe, che hanno rappresentato un fertile terreno di sviluppo per gli studi di genere. Dopo la lettura di alcuni saggi, la mia scelta è ricaduta su Kimmel per due motivi: il primo è legato al tipo di analisi effettuata dal sociologo, che mette in relazione la sessualità maschile con pornografia e stupro; il secondo è costituito dal modo in cui l'autore si è espresso. È stata una sorta di sfida quella di mettersi nei panni di un uomo, che parla di maschilità usando un registro basato sull'informalità.

Il primo passo è stato quello della traduzione; ho ritenuto opportuno fare una selezione di alcune parti, sulla base dell'argomento che veniva approfondito all'interno di esse; ho scelto di trattare i seguenti capitoli: 1) Gendering Desire; 2) Masculinity as Homophobia; 4) Pornography and Male

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Sexuality; 6) Does Censorship make any Difference?; 11) What's Love Got to Do with it?. Come si evinc dai titoli, ho cercato di concentrarmi su un unico filone tematico, sebbene l'opera nel suo complesso sia molto interessante. Ho quindi scelto di soffermarmi sul modello di maschilità che Kimmel propone, quella egemonica, che viene messa in relazione con la funzione della pornografia nella sessualità maschile e nel rapporto con l'altro sesso, facendo un approfondimento del tema della violenza. Secondo Kimmel, il modello dominante di maschilità fonda la propria identità di genere sull'esercizio del potere e sul rispetto delle norme - comportamenti, aspirazioni, valori - che costituiscono il ruolo sociale maschile. Il continuo bisogno di fornire prove tangibili di questa identità, porta gli uomini a discriminare tutti coloro che non possiedono le caratteristiche del modello di maschilità dominante, e l'esempio più evidente è rappresentato dalle donne. Poste queste basi, Kimmel le applica al campo della sessualità.

La parte teorico-linguistica è così strutturata: dopo questa breve introduzione, si troveranno delle informazioni circa il panorama di studi in cui l'opera e l'autore si inseriscono; nello specifico si parlerà di Gender Studies. In seguito verrà fornita una breve biografia dell'autore e uno sguardo d'insieme dell'intero saggio, dal momento che l'analisi vera e propria riguarda solo cinque dei quattordici capitoli che costituiscono l'opera.

La parte successiva è quella relativa al commento linguistico della traduzione dei capitoli scelti. Dopo una piccola parentesi sullo stile dell'autore, caratterizzato da un uso particolare del registro, verranno analizzate le principali problematiche affrontate e le conseguenti soluzioni traduttive adottate; si parlerà principalmente di questioni semantico-lessicali legate al dominio linguistico della maschilità, e di giochi di parole.

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A questa parte segue quella interpretativa. Kimmel propone un modello di maschilità preciso, le cui caratteristiche sono a mio avviso rintracciabili all'interno dei prodotti della cultura contemporanea. Un esempio dell'applicabilità della teoria al mondo della cultura di massa, è la rappresentazione del protagonista maschile del film The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, uscito nelle sale a gennaio di quest'anno. Ho cercato di dimostrare l'esistenza di un collegamento tra il modello proposto da Kimmel e quello rappresentato nel film, basandomi principalmente su tre parametri: il denaro, l'ambiente omosociale, e il superamento dei limiti. Colpita dall'enorme successo ottenuto dal film, mi sono chiesta se ci fosse qualche legame tra questo e la rappresentazione dello stereotipo maschile egemonico della pellicola. Ho quindi proceduto con l'analisi delle 895 recensioni recuperate sull'Internet Movie Database.

Il presente elaborato termina con un capitolo conclusivo, in cui vengono messi in luce i risultati dell'analisi ermeneutica svolta in precedenza, seguito da bibliografia e sitigrafia.

Nella seconda parte dell'elaborato, si troverà la traduzione vera e propria delle parti scelte del saggio.

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2. IL CONTESTO CULTURALE, L’AUTORE, L’OPERA

2.1. Gender Studies

Per Gender Studies, o studi di genere, si intendono tutte quelle teorie interdisciplinari che si occupano dello studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell'identità di genere, e del contributo della cultura alla formazione, alla definizione e alla conoscenza di norme e ruoli, che tutti gli individui devono rispettare per essere considerati parte della società. Il ruolo di genere consiste in un insieme di comportamenti, atteggiamenti e valori tipicamente associati ad ognuno dei due generi; il ruolo sessuale tratta di queste stesse norme, ma applicate in campo sessuale. La sessualità, infatti, è una costruzione storica, non è legata solo all'orientamento innato dell'individuo ma anche ad un insieme di motivi circostanziali e di imposizioni esterne che l'individuo rende proprie in modo inconsapevole, nel corso degli anni. Gli studi di genere non si occupano esclusivamente di questo, ma i temi centrali per il tipo di ricerca sopra descritto (esercizio del potere, matrimonio e rapporti familiari, infanzia e sviluppo psicologico) sono tutti strettamente connessi a quello della sessualità.

Il femminismo è costitutivo di questo tipo di studi, proprio perché all'interno del movimento della seconda metà del secolo scorso, molte donne si sono interrogate sul significato del concetto di genere, di identità. Lo sviluppo di tali studi nasce quindi da un disagio, da una protesta contro

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un'organizzazione sociale patriarcale e fondamentalmente sessista. La presa di coscienza della subordinazione delle donne rispetto agli uomini ha fatto sì che ci si interessasse alla stretta correlazione tra identità di genere e ruolo di genere: l'identità di una donna, l'elemento caratterizzante dell'essere femminile è indissolubilmente legato alle modalità di comportamento che regolano sia la vita pubblica che quella privata (queste modalità riguardano un'ampia gamma di fattori, l'abbigliamento, il modo in cui stare sedute, le aspettative per il futuro, le responsabilità domestiche, ecc).

Il concetto di ruolo sociale non è una prerogativa unicamente femminile. Ed è con questo presupposto che hanno preso vita numerose ricerche con l'obbiettivo di conoscere in maniera più approfondita ciò che è normativo, non marcato: il mondo della maschilità. L'idea di base consiste nell'affermare che anche gli uomini siano in qualche modo vittime della società patriarcale, poiché costretti a rispettare degli standard molto complessi che garantiscano il mantenimento dello status quo.

Il gruppo di ricerche all'interno del quale si inserisce anche il saggio analizzato in questo elaborato si occupa proprio del significato della maschilità, dello studio di ciò che avviene all'interno di essa, delle regole e norme che la caratterizzano, nel tentativo di comprendere meglio gli elementi che la condizionano in riferimento al rapporto con l'altro sesso e con gli altri uomini.

2.2. Biografia dell'autore

Michael Scott Kimmel, nato a New York nel 1951, è uno tra i principali ricercatori contemporanei sull'uomo e sulla maschilità nel campo degli studi di genere. Il contrinuto di Kimmel è stato fondamentale, e per questo i suoi meriti sono riconosciuti in tutto il mondo.

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Distinguished Professor1 presso la Stony Brook University di New York, in cui dirige un dipartimento interamente dedicato a questo tipo di studio dall'impronta sociologica (Center for the Study of Men and Masculinities), Kimmel ha collaborato con il Dipartimento di giustizia statunitense in veste di esperto in alcuni casi relativi a discriminazioni sessuali, ed è stato il primo uomo a tenere un discorso durante la Giornata Internazionale delle Donne di fronte al Parlamento Europeo, al Consiglio d'Europa, alla Commissione Europea e all'Agenzia Spaziale Europea. Il sociologo ha inoltre tenuto numerose lezioni in più di 300 college e università, oltre ad aver collaborato con le principali istituzioni impegnate a favore della parità tra i sessi.

Kimmel ha pubblicato più di venti libri, tra cui Manhood in America: A Cultural History, un saggio del 1996 in cui l'autore ripercorre la storia e l'evoluzione della maschilità, in cui sottolinea la persistente frustrazione degli uomini, obbligati a rispettare degli standard di maschilità in continuo mutamento; ciò di cui essi hanno bisogno è un percorso di autoanalisi che sia simile a quello femminista, che abbia l'obbiettivo di liberare tutti gli uomini dal dovere di rispecchiare un certo ideale maschile.

Il suo vero e proprio best-seller è un'opera dal titolo Guyland: The Perilous World Where Boys Become Men, pubblicato nel 2008. In questa sede Kimmel fa un'indagine sulla vita dei giovani maschi di oggi, basata su interviste a più di 400 ragazzi in una fascia di età compresa tra i 16 e i 26 anni, molto stimata nel campo degli studi di genere anche femministi.

Il saggio che si è deciso di analizzare in questo elaborato è un'opera del 2003, dal titolo The Gender of Desire: Essays on Masculinity and Sexuality, in cui l'autore approfondisce l'aspetto della sessualità maschile in riferimento al rapporto con la controparte femminile.

1 Quella del Distinguished Professor, è una carica accademica che viene conferita come riconoscimento per gli ampi e notevoli contributi al progresso del settore di studi.

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2.3. <The Gender of Desire>: uno sguardo d'insieme

Il saggio analizzato non è stato tradotto integralmente: si è ritenuto opportuno infatti concentrarsi su determinati aspetti, nel caso specifico sul concetto di maschilità, che all'interno dell'opera viene messo in relazione con il potere, la funzione della pornografia e il rapporto con l'altro sesso, così problematico da sfociare troppo spesso in atti estremi come lo stupro. Di seguito viene fornito uno sguardo d'insieme del saggio, che ha la funzione di contestualizzare ciò che poi verrà discusso nello specifico nei capitoli successivi di questo elaborato.

Il saggio si presenta suddiviso in quattro aree tematiche, che a loro volta contengono un numero variabile di capitoli in cui vengono approfonditi diversi aspetti della differenza tra i generi. Quest'opera, come dichiara lo stesso autore, è una raccolta di saggi che corrispondono ad altrettatnte ricerche affrontate dall'autore talvolta da solo, talvolta in collaborazione con altri ricercatori: è per questo che alcune tematiche ricorrono più volte all'interno del testo.

2.3.1. La costruzione del desiderio sessuale maschile

La prima parte del saggio, intitolata The Construction of Male Sexual Desire, è costituita da due capitoli, Gendering Desire e Masculinity as Homophobia. In un primo momento l'autore sceglie di introdurre i temi che verranno man mano affrontati nel corso del saggio, oltre a porre tutte le premesse necessarie per una migliore comprensione di ciò che verrà discusso più avanti. Il punto di partenza è quello secondo cui è il genere (gender), e non l'orientamento sessuale, a costituire il vero criterio discriminante, la variabile intorno alla quale si articolano l'educazione, il sistema di valori, la socializzazione di un individuo: non il sesso biologico quindi, ma il ruolo sessuale e sociale attribuito a quello specifico sesso dalla cultura, e cioè il genere. L'autore prosegue sottolineando l'esistenza di un doppio standard

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sessuale, che sta ad indicare che l'insieme dei criteri di giudizio che regolano la nostra società (principalmente da un punto di vista morale e etico) viene applicato in maniera diversa a seconda del sesso biologico dell'individuo; per usare le parole di Kimmel,

The double standard persists today - perhaps less in what we actually do and more in the way we think about sex. Men still stand to gain status and women to lose it from sexual experience: he's a stud who scores; she's a slut who “gives it up”.2

La differenza tra i generi esiste ed è ben visibile, continua Kimmel; si prendano ad esempio due aspetti: il rapporto con i genitali, e le fantasie sessuali. Per quanto riguarda il primo punto, numerosi studi hanno dimostrato il rapporto quasi ossessivo che gli uomini hanno con il proprio pene, considerato talvolta come un individuo a sé (con tanto di nome proprio), talvolta come un attrezzo, uno strumento di prova per la propria virilità. Parlando di fantasie sessuali, molte ricerche hanno messo in evidenza che l'approccio maschile è più pratico, basato sulle azioni e sui particolari fisici: non c'è spazio per emozioni e sentimenti. Al contrario l'orizzonte sessuale femminile è più orientato verso un approccio sensuale: si basa cioè sul creare un'atmosfera particolare, sull'aspetto emotivo e affettivo del fare l'amore con una persona che si ama. Kimmel si è interrogato sui motivi di questa differenza, e ha tentato di giustificarla sostenendo che la rappresentazione sessuale, essendo costruita, segue le norme sociali che pongono l'uomo in una posizione di dominio rispetto alla donna.

In seguito viene proposta al lettore una riflessione sul concetto di maschilità: secondo l'autore non si tratta di un concetto naturale, ma legato alla cultura e alla storia e, proprio per questo, mutevole. Partendo dalle citazioni di

2 M. S. KIMMEL, Gender of Desire: Essays on Male sexuality, State University of New

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quattro opere celebri (Il Manifesto del partito Comunista di Marx e Engels, La democrazia in America A. de Tocqueville, L'etica protestante e lo spirito capitalista di M. Weber e La scomposizione della personalità psichica di S. Freud), l'autore ci invita a notare che esse, sebbene non strettamente legate al tema dibattuto, propongono al lettore in maniera implicita il medesimo soggetto: quello maschile. Sulla base di questo Kimmel si chiede: come si è formato lo stereotipo maschile che domina la cultura occidentale?

Nel tardo '800 e primo '900, esistevano due modelli di maschilità contrastanti: il Genteel Patriarch e l'Heroic Artisan. Questi due modelli erano in un certo senso complementari: da una parte il patriarca, proprietario terriero e grande padre di famiglia; dall'altra l'artigiano, grande lavoratore di città che portava avanti l'attività insieme ai figli. Nel corso del XX secolo a questi due modelli se ne è aggiunto un terzo, chiamato Marketplace Man. L'uomo d'affari è un imprenditore per cui il tempo è denaro, un uomo che basa interamente il suo successo su investimenti nel mercato capitalista, e che ha continuamente bisogno di confermare questo suo successo.

Quest'ultimo modello di maschilità è divenuto ormai normativo, ed è legato ad altri due concetti molto importanti: il potere, inteso sia come dominio che come successo, ricchezza e privilegi sociali, e l'egemonia. Antonio Gramsci, nei suoi Quaderni del carcere,3 una raccolta degli appunti e delle note che egli ebbe la possibilità di scrivere a partire dal febbraio del 1929 e fino al 1935 durante la sua prigionia nelle carceri fasciste, ha elaborato il concetto di egemonia culturale: con questo termine si intende la strategia basata sull'esportazione di un dato sistema di valori sovrastrutturali compiuto dal gruppo dominante nei confronti di coloro che, a seguito dell'introiezione di questi valori, vengono resi dominati. Attraverso la diffusione di pratiche

3 A. GRAMSCI, Quaderni dal carcere, edizione a cura dell'Istituto Gramsci, a cura di V.

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quotidiane e credenze condivise, diventa possibile per il gruppo dominante la creazione dei presupposti per un sistema di controllo solido e articolato. La Marketplace Manhood agisce allo stesso modo, diffondendo valori, modalità di comportamento, aspettative e vincoli che agiscono in favore del sistema patriarcale, ed esercitando una sorta di dominio su coloro che non si omologano ad essa.

Chi subisce l'influenza della maschilità egemonica appena definita, si chiede Kimmel? In primo luogo le donne. Per giustificare ciò, l'autore si ricollega alla teoria freudiana del complesso di Edipo. Questo complesso prende il nome dal mito greco di Edipo, che inconsapevolmente uccide il proprio padre e prende in sposa la propria madre, che fu elaborato da Freud per spiegare la maturazione del bambino attraverso il desiderio sessuale nei confronti del genitore del sesso opposto e il senso di competizione nei confronti del genitore dello stesso sesso, visto come una sorta di rivale e oggetto di sentimenti ostili. Questi, espressi simbolicamente con la paura della castrazione, portano il bambino, in questo caso maschio, ad identificarsi con la fonte della propria paura, quindi con il padre, e ad allontanare da sé tutti quegli aspetti legati al dominio materno, come l'emotività e la tenerezza. In questa fase dello sviluppo del bambino viene determinato il suo genere (maschile) e il suo orientamento sessuale (eterosessuale). Il ripudio del femminile, la fuga da esso come misura di sicurezza per la propria maschilità, permea lo stereotipo maschile dominante.

È interessante sottolineare che Kimmel in questa parte fa riferimento solo alle teorie freudiane, tralasciando gli sviluppi successivi della psicanalisi; primo fra tutti il contributo di Carl Gustav Jung, ex discepolo di Freud che abbandonò le orme del maestro per elaborare una propria teoria. Secondo Jung infatti, la libido non corrisponde esclusivamente alla pulsione sessuale, ma acquisisce un'accezione più ampia; essa diventa una sorta di “energia psichica”

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un’energia che si manifesta nel processo di crescita e che viene percepita soggettivamente come aspirazione e desiderio, spirito vitale. Un'altra teoria di Jung altrettanto interessante è quella degli archetipi: la psiche inconscia è composta da un inconscio personale, prodotto della rimozione di elementi psichici incompatibili con la coscienza, e da un inconscio collettivo, comune a quello di tutti gli altri esseri umani. Quest’ultimo precede ogni esperienza individuale ed è sede degli archetipi, e cioè di quella pluralità collettiva e immutabile di immagini primordiali, quelle forme o i simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture. Molti critici hanno usato questa teoria nel tentativo di giustificare le enormi e numerose differenze tra i generi e la solidità dei ruoli sociali che li caratterizzano; è curioso che nel saggio di Kimmel non ve ne sia traccia.

Oltre alle donne, coloro che risentono dell'influenza della maschilità egemonica sono gli omosessuali, che Kimmel definisce, citando Connell e il suo illuminante saggio Masculinities4, una sorta di maschilità subordinata. Una delle prerogative dello stereotipo maschile che Kimmel ci propone è la smodata virilità, e la paura del giudizio negativo è talmente sviluppata che può sfociare in comportamenti omofobi. La maschilità egemonica si serve di queste e di molte altre opposizioni come paramentri di confronto per autodefinirsi. Questo aspetto verrà trattato in maniera più approfondita nei capitoli seguente di questo elaborato.

Infine, Kimmel si chiede: la maschilità viene percepita a livello sociale in questi termini; ma cosa provano gli uomini? La sensazione più comune provata dagli uomini è quella di impotenza. Come afferma la scrittrice Barbara Ehrenreich nel saggio The Hearts of men: American Dreams and the Flight from Commitment, un'opera che si concentra sul modo in cui il ruolo sociale

4 R. CONNELL, Maschilità, (titolo originale Masculinities), traduzione italiana a cura di

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maschile sia mutato dagli anni '50 agli anni '70, il maschio americano del secondo Novecento sente il peso della responsabilità legata al sostentamento familiare, e della mancanza di libertà in riferimento alle aspirazioni individuali. L'uomo americano, e in generale l'uomo occidentale, si sente schiavo del sistema patriarcale, un uomo omologato e annullato, conforme:

When confronted with the analysis that men have all the power, many men react incredulously. “What do you mean, men have all the power?” they ask. “What are you talking about? My wife bosses me around. My kids boss me around. My boss bosses me around. I have no power at all! I’m completely powerless!”5

2.3.2 Nei nostri sogni: Fantasia sessuale e rappresentazione sessuale

Nella seconda parte del saggio, l'autore approfondisce alcuni degli aspetti accennati nei capitoli precedenti, e introduce il tema del mercato sessuale: in questa parte si parla di copione sessuale, ruolo della pornografia nella sessualità maschile, relazione tra sesso e violenza nei media, e ipotetica efficacia della censura.

Kimmel sostiene che anche il rapporto sessuale, come tutti gli altri tipi di interazione, sia regolato da una serie di norme comportamentali, atteggiamenti e aspettative; questo insieme di norme costituiscono una sorta di copione che determina le azioni dei partner, come all'interno di un film. È importante precisare che gli uomini e le donne si comportano in maniera diversa in contesto sessuale, proprio perché esistono due diversi tipi di copione sessuale. L'aspetto che ci permette di capire nel modo migliore questa differenza, è quello relativo alle fantasie. Da un'indagine intrapresa dall'autore basata sull'uso del linguaggio (implicito, esplicito), impiego emotivo nel rapporto, rappresentazione sensuale e rappresentazione sessuale all'interno

5 B. EHRENREICH, The Hearts of Men: American Dreams and the Flight from

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dell'immaginario erotico, è stata rilevata una differenza significativa tra i copioni sessuali femminile e maschile: mentre l'uomo è più concentrato sul particolare fisico, sull'azione (o, come direbbe Kimmel, su chi fa cosa a chi), la donna è più attenta all'atmosfera che si viene a creare, un film sotto le coperte al lume di candela, il cuore che batte. Ciò che questi copioni hanno in comune invece, è che entrambi vedono l'uomo come performante, attivo, e la donna come soggetto totalmente passivo. Questo si può giustificare adottando il concetto di maschilità egemonica argomentato nella prima parte del saggio.

L'autore prosegue poi con una riflessione sulla sessualità. Si tratta di un concetto storico, costruito a livello culturale, non naturale e innato: lo si capisce dal fatto che la performance sessuale maschile è inevitabilmente legata all'identità di genere del vero uomo. Il vero uomo è colui che riesce a soddisfare la propria partner, e la performance, quindi, diventa la prova, la dimostrazione, la chiave della socializzazione sessuale maschile.

E qual è la funzione della pornografia rispetto al copione maschile? Prima di rispondere a questo interrogativo, l'autore fa un'importante digressione sulle varie posizioni sostenute negli anni in merito all'uso e alla funzione della pornografia, primo fra tutti il movimento femminista. All'interno del movimento femminista degli anni '60 si sono delineati due sottogruppi che corrispondono a due correnti di pensiero. Le donne della WAP (Woman Agaist Pornography) condannavano la pornografia e la sua diffusione poiché credevano rappresentasse il simbolo dello sfruttamento violento del corpo della donna, il manifesto della società maschilista. Al contrario, le donne della FACT (Feminist Anti-Censorship Taskforce) concepivano il mercato pornografico come una sorta di rivendicazione da parte delle donne, che, libere di esprimersi come meglio credevano, sceglievano di affermare a gran voce la propria indipendenza e emancipazione sessuale.

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ruotano intorno al sessismo e alla repressione sessuale, lussuria e rabbia, dalla combinazione delle quali in molti casi nasce un comportamento aggressivo, che talvolta può portare alla sottomissione violenta della partner. E il materiale pornografico, fatto da uomini per altri uomini, mostra e nutre questo insieme di fattori, oltre ad essere il principale mezzo di educazione sessuale dei giovani uomini, che si vergognano di dimostrarsi inesperti.

Nell'ultima parte del capitolo Kimmel tenta di trovare un ambito in cui l'uomo subisce un trattamento equivalente a quello subito dalle donne nella pornografia. Vengono analizzate tre categorie: il culturismo, il wrestling e la boxe. Ognuna di questi tre discipline ha delle caratteristiche in comune con la pornografia secondo l'autore: il culturismo si lega ad essa per la trasformazione del corpo in oggetto di consumo; il wrestling invece per l'artificio, la premeditazione di uno spettacolo con tanto di movimenti e battute di scena; per quanto riguarda il legame con la boxe, Kimmel fa un'ulteriore precisazione: la boxe è analoga solo alla pornografia hard-core, proprio perché in entrambi i casi viene rappresentato un evento violento reale, in cui vengono rispettate delle regole precise e in cui il dolore non è simulato, ma autentico.

Successivamente l'autore si interroga sulla differenza tra tre media, che corrispondono ai tre stadi dello sviluppo del mercato pornografico, in merito a rappresentazioni sessuali più o meno violente. Dopo un'analisi di riviste (anni 50-60), videocassette (anni 70-80), e video in rete (dagli anni 90 ad oggi), Kimmel ha messo in evidenza l'esistenza di tre diversi tipi di violenza, probabilmente legati ai diversi momenti storici di diffusione dei media, ed ha concluso che ciò che le differenzia è l'intensità di immagini pornografiche violente proposte, e che tra riviste, videocassette e internet, il mezzo di comunicazione più violento e più esplicito, oltre che più accessibile è risultato essere il terzo.

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cui si cerca di capire se la pornografia possa o non possa essere causa di stupri. L'ipotesi di fondo è: se la pornografia è causa di stupro, allora una sua censura dovrebbe portare ad una diminuzione dei casi di aggressione sessuale. La relazione empirica tra percentuali di stupro e diffusione di materiale pornografica viene analizzata negli Stati Uniti come intero, in cinque stati, e infine in sei città. Analizzando i dati statistici, Kimmel conclude che tra le percentuali di stupro e la quantità di materiale pornografico in circolazione non c'è una relazione diretta.

2.3.3 Dalla fantasia alla realtà: identità sessuale e comportamento sessuale

Nella terza parte l'autore approfondisce la questione dell'identità di genere in relazione a comportamenti e atteggiamenti sessuali maschili e femminili.

Nel primo dei tre capitoli che costituiscono questa parte, viene trattato il tema secondo cui i generi abbiano sempre tentato di basare la propria identità in status di categorie primordiali, come guerrieri o dee, in modo tale da giustificare i rispettivi copioni sessuali su base naturale. Ciò si esemplifica attraverso l'interpretazione naturale di alcuni aspetti della vita che hanno invece radici culturali; in questo modo è possibile declinare ogni tipo di responsabilità comportamentale alla natura dell'essere umano.

In seguito, viene analizzato lo stretto legame tra il concetto di maschilità e la performance sessuale. In particolar modo per l'uomo, l'atto sessuale è una dimostrazione della propria virilità; nel momento in cui il successo di questa performance viene meno per i motivi più vari, ecco che l'uomo comincia a sentirsi meno uomo. Marcia C. Inhorn nel suo libro Reconceiving the Second Sex, mette in relazione il concetto di gender con quello di reproductive health (salute riproduttiva):

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In reproductive health research the concept of gender has been used to account for the different kinds of illness experienced by men and women, [..] and the iniquities in health status between men and women, which are often attributable to power differentials.6

L'autrice cerca di dare una spiegazione al bisogno maschile di una grande performance sessuale: esso deriva dalla necessità di conferma per l'identità di genere, che le donne acquistano con il parto. Inoltre, essi concepiscono l'atto sessuale come dimostrazione del distacco dal mondo femminile rappresentato dalla madre.

[T]his need for greater performance of masculinity is the result of two realities. First, women can demonstrate their femaleness through reproduction, while men cannot demonstrate such a concrete realization of gender, [..]. Second, throughout the world, women in family structures raise boys. But as boys become men, they must differentiate themselves from that feminine world, a separation young women need not make. [..] Such an argument, [..] homogenizes men, thereby tending toward a unitary definition of masculinity defined in opposition to feminility.7

Negli ultimi due capitoli di questa parte vengono trattati, in modo meno approfondito rispetto al resto delle tematiche presenti nel saggio, due argomenti su cui l'autore si è riproposto di lavorare in separata sede: la circoncisione della religione ebraica e la bisessualità.

Dopo una panoramica sul significato religioso della circoncisione, dopo l'analisi dei pro e dei contro anche da un punto di vista medico, l'autore torna a trattare argomenti legati al genere, affermando che la circoncisione equivale alla riproduzione della cultura patriarcale:

6 M. C., INHORN, et al., Reconceiving Second Sex, Berghahn Books, New York, 2009, p.

80.

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Abraham cements his relationship to God by a symbolic genital mutilation of his son. It is on the body of his son that Abraham writes his own beliefs. In a religion marked by the ritual exclusion of women, such a marking not only enables Isaac to be included within the community of men - he can be part of a minyan, can pray in the temple, can study Torah—but he can also lay claim to all the privileges to which being a Jewish male now entitles him8

Simbolo dell'esclusione delle donne e della struttura patriarcale della società, la circoncisione non va a ledere l'immagine del vero uomo, ma a rafforzarla.

Infine Kimmel fa una riflessione sul tema della bisessualità e sulla difficoltà sociale di collocare questa etichetta all'interno della coppia oppositiva eterosessuale-omosessuale.

2.3.4. Sesso e violenza

Nella quarta ed ultima parte, Kimmel approfondisce il tema della violenza, in particolare della violenza domestica. Ciò che emerge in maniera molto netta negli studi citati nel saggio, è il forte squilibrio tra i diversi generi. Statisticamente, sono maggiori le violenze perpetrate da uomini verso le donne rispetto a quelle perpetrate dalle donne ai danni degli uomini. Ma perché gli uomini commettono atti così violenti? Le spiegazioni fornite nel corso degli anni da varie scuole di pensiero vengono del tutto confutate dall'autore: la spiegazione biologica secondo cui l'uomo è guidato dal testosterone non è convincente, perché gli atti di violenza non sono commessi in ugual misura da tutti gli uomini del mondo, ma solo da quelli appartenenti a determinate culture; la spiegazione psicologica secondo cui gli stupratori sono individui isolati incapaci di controllare gli impulsi non convince, perché statisticamente

8 M. S. KIMMEL, Gender of Desire: Essays on Male sexuality, State University of New

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tre quarti degli stupratori pianifica l'aggressione. La spiegazione dovuta all'assunzione di alcol e droga non è solida, perché le donne non perdono il controllo allo stesso modo quando assumono tali sostanze. La verità, sostiene Kimmel, è che gli atti di stupro vengono commessi ogni giorno prevalentemente da uomini normali, comuni. E secondo l'autore, le motivazioni che spingono gli uomini a compiere atti di questo tipo sono relativi al potere, più che al sesso. La sensazione di dominio che l'uomo prova in queste circostanze va a compensare quel senso di impotenza con cui egli convive quotidianamente.

Sarebbe ingiusto affermare che le donne non commettano atti di violenza nei confronti degli uomini. Ma, dice Kimmel, ci sono delle differenze legate al fisico degli individui e allo scopo della violenza: la diversa prestanza fisica delle donne, in linea di massima più deboli degli uomini, nella maggior parte dei casi impedisce loro di lasciare dei segni visibili sul corpo dei partner; inoltre la violenza femminile ha una funzione più espressiva rispetto a quella maschile. Le donne usano la violenza quando non hanno altro modo per far valere le proprie ragioni, o mezzi espressivi in grado di tradurre i loro sentimenti; gli uomini usano la violenza come strumento di controllo, perché hanno imparato, afferma Kimmel, citando Diana Scully e il suo studio Understanding sexual violence: A study of convicted rapists9, che in una società come questa l'uso della violenza paga e non viene punito.

Men rape, Scully concludes, “not because they are idiosyncratic or irrational, but because they have learned that in this culture sexual violence is rewarding” and because “they never thought they would be punished for what they did”.10

9 D. SCULLY, Understanding sexual violence: A study of convicted rapists, New York,

Harper Collins, 1990.

10 M. S. KIMMEL, Gender of Desire: Essays on Male sexuality, State University of New

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XXIII

L'ultima parte del saggio è dedicata prima alla confutazione sistematica delle teorie del biologo Randy Thornhill e dell'antropologo Craig T. Palmer, espresse nel saggio A Natural History of Rape: Biological Bases of Sexual Coercion.11

Il nodo focale dal quale partono tutte le deduzioni successive sta nel fatto che, secondo essi, alla base dello stupro ci sia unicamente una matrice sessuale legata agli impulsi, quindi naturale. L'autore invece sostiene che, sebbene il sesso abbia una funzione importante, non sia l'unico fattore: altrettanto determinanti sono desiderio, potere, paura, rabbia, senso di impotenza. Il sesso quindi è un canale di espressione unito alla violenza, più che la causa scatenante dell'atto aggressivo.

L'opera si conclude con la riaffermazione del nesso tra maschilità e potere, più precisamente, tra il sentirsi un uomo vero e il sentirsi in diritto di esercitare potere sugli altri; essere uomini è tutta una questione di successo, superamento dei limiti, ripudio di tutto ciò potrebbe scalfire l'immagine del vero uomo, e coloro che rappresentano in maniera più nitida questa minaccia, sono le donne.

11 C. T. PALMER, R. THORNHILL, A Natural History of Rape: Biological Bases of Sexual

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3. TRADURRE KIMMEL

Dopo un primo paragrafo introduttivo sullo stile dell'autore, ho svolto l'analisi delle difficoltà principali riscontrate al momento della traduzione. Data la natura del testo, le difficoltà che ho incontrato sono principalmente di natura semantica; in primo luogo, quindi, ho parlato del lessico, nel caso specifico di quello appartenente all'area semantica della maschilità. Successivamente sono stati descritti i tre giochi di parole che ho individuato nei cinque capitoli di cui ci si è occupati nell'elaborato; essi non sono necessariamente legati al tema, ma possono dimostrare come Kimmel abbia preferito scegliere uno stile più informale.

3.1 La lingua di partenza: lo stile dell'autore

The Gender of Desire è un saggio sociologico che approfondisce il concetto di maschilità in tutte le sue sfaccettature. Ciò che a mio avviso rende particolare quest'opera non è però il contenuto, sebbene rientri in un campo di studi innovativo ed estremamente interessante, ma la forma. Il modo di scrivere dell'autore è molto peculiare ed è stato principalmente quello che ha portato alla decisione di lavorare sul testo specifico.

Ciò che caratterizza lo stile di Kimmel è la grande informalità. Predomina un tono "confidenziale", talvolta "basso", alternato ad alcune parti più ridotte, relative all'analisi dei dati statistici, in cui viene scelto un registro più formale e

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un linguaggio più tecnico. Le scelte lessicali dell'autore spesso risultano insolite per un'opera saggistica; vista la delicatezza dell'argomento, unita al tono confidenziale dell'autore, è frequente che il lettore si imbatta in parole appartenenti al linguaggio volgare giovanile: possono esserne un esempio le espressioni «I gave him a blowjob»12, «pornography is more about being fucked than it is about fucking»13, e molte altre legate al tema della sesso e della pornografia. In traduzione si è cercato di mantenersi il più possibile fedeli alla lingua dell'originale anche in questi casi.

L'autore inoltre fa un uso molto diffuso del pronome we (431 occorrenze nell'intero saggio) e dell'aggettivo our (225 in totale), con l'obbiettivo di includere anche se stesso all'interno della categoria degli uomini. A questo proposito si presti attenzione a questo particolare uso dei pronomi nella frase «Men look at pornography, but we do not see it.»14 L'uso del pronome personale indica che il punto di vista dell'autore è basato sulla prospettiva "dall'interno"; si tratta di un uomo, che studia e parla di maschilità. In traduzione, si è ritenuto opportuno sottilineare questo aspetto, traducendo in questo modo, «Noi uomini guardiamo la pornografia, ma non la vediamo», modificano quindi il verbo della prima parte della frase e inserendo il pronome personale noi, implicito nella seconda parte della frase.

Infine, un'altra peculiarità del linguaggio di quest'opera è rappresentato dalle ripetizioni. Sicuramente nella lingua inglese queste sono meno rilevanti oltre che poco percepite rispetto all'italiano, ma si pensa sia una scelta dell'autore quella di ripetere dei concetti più e più volte all'interno di uno stesso capitolo; la parte linguistico traduttoligica, infatti, è basata sull'analisi delle occorrenze.

12 Si veda il testo a fronte, p. 18. 13 Si veda il testo a fronte, p. 104. 14 Si veda il testo a fronte, p. 64.

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3.2. Il lessico

3.2.1. Gender

Cosa si intende quando si parla di gender? La definizione di questo termine costituisce il presupposto, il punto di partenza dell'intera analisi svolta dall'autore e, data la sua rilevanza, è stato necessario fare una ricerca approfondita sulle origini di questo concetto, e sul suo sviluppo nel corso del XX secolo.

Questo vocabolo venne introdotto negli anni '60 da due medici statunitensi, R. Stoller e J. Money, per distinguere l'orientamento psicosessuale (gender) di una persona dal suo sesso anatomico (sex). Si veda come già dalla sua creazione, il termine gender sia in netta opposizione a tutto ciò che è biologico. naturale, innato. Nel corso del XX secolo, le scienze sociali hanno adottato questo concetto, che ha trovato un terreno di sviluppo molto fertile all'interno delle teorie sia sociologiche che femministe. Il femminismo infatti, inteso sia come movimento che come riflessione teorica, è costitutivo degli studi di genere (Gender Studies), lo sviluppo dei quali è da ricercarsi nella presa di coscienza della completa subordinazione della donna all’uomo, perpetrata grazie alla diffusione di un sistema di valori, modelli di comportamento e regole normative, considerate erroneamente naturali. In questa sede quindi, il termine gender sta ad indicare il ruolo sociale dell'individuo, la costruzione storica delle identità di genere, maschile e femminile, in riferimento a modelli di relazione, ruoli, aspettative, vincoli ed opportunità diversificate.

L'autore fa un'ulteriore specificazione: egli contrappone non solo il gender al sex, ma pone il primo in relazione anche con l'orientamento sessuale, sostenendo che anche gli omosessuali rispettano e si fanno portatori di specifiche norme di comportamento sociale e sessuale che normalmente

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vengono attribuite all'uomo e alla donna eterosessuali. Kimmel sostiene la teoria della natura performativa del genere, secondo la quale femminilità e maschilità non sono fattori biologici, e quindi immanenti, ma culturali e quindi mutevoli, poiché il fenomeno culturale cambia in relazione al contesto storico in cui si verifica.

Come afferma la filosofa e ricercatrice Judith Butler,

Inizialmente volta a confutare la formulazione "biologia è destino", la distinzione tra sesso e genere è utile alla tesi secondo cui, per quanto il sesso sembri intrattabile sul piano biologico, il genere è costruito culturalmente: il genere non è quindi il risultato causale del sesso né è apparentemente fisso quanto il sesso.15

Il gender è quindi la variabile intorno a cui ruotano tutti i rapporti sociali. All'interno dei cinque capitoli del testo riportati in traduzione, il vocabolo inglese compare ben 91 volte: 50 solamente nel primo capitolo, 17 nel secondo, 19 nel terzo, 2 nel quarto e 3 nel quinto. Questo squilibrio è probabilmente dovuto al fatto che nel il primo capitolo l'autore presenta il tema della propria ricerca e il panorama di studi in cui si inserisce, oltre a fornire al lettore tutti gli strumenti necessari alla comprensione delle parti successive. Facendo un'analisi delle occorrenze, si è notato che gender compare in due sole strutture sintattiche: come sostantivo con la funzione di soggetto (25 occorrenze) o come sostantivo con funzione di specificazione all'interno di un sintagma (61 occorrenze).

Solitamente il significato più comune attribuito al termine genere, è quello che indica una serie di categorie, come ad esempio i generi letterari o grammaticali. A causa delle diverse connotazioni dei due termini (quello inglese più specifico, quello italiano più generale), in un primo momento avevo deciso di lasciare immutato l'inglese gender; ma consultando il vocabolario

15 J. BUTLER, Scambi di genere, (titolo originale: Gender Troubles), RCS Libri,Milano,

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Treccani online, ho avuto la conferma dell'esistenza di un'accezione del termine che fosse relativa agli studi di genere, anche se descritta solamente al quarto punto della voce;16

si è scelto di tradurre con il termine genere.

a) gender in funzione di soggetto: due casi particolari

Tra le 25 occorrenze che vedono il vocabolo in questione usato in funzione di soggetto, la traduzione genere è stata adottata per 23 volte; nei restanti due casi è stata usata una diversa strategia.

All'interno del sintagma the gender of the partner si è scelto di tradurre con il termine genere.

a) gender in funzione di soggetto: due casi particolari

Tra le 25 occorrenze che vedono il vocabolo in questione usato in funzione di soggetto, la traduzione genere è stata adottata per 23 volte; nei restanti due casi è stata usata una diversa strategia.

All'interno del sintagma «the gender of the partner»17, il termine è stato tradotto con sesso; questo perché, inserendo la frase nel suo contesto, ho ritenuto che una traduzione fedele potesse confondere il lettore. In questa parte del capitolo, l'autore sta parlando del fatto che anche gli omosessuali sono conformisti del genere proprio come gli eterosessuali; egli si chiede allora quali possano essere le differenze tra omosessuali e eterosessuali, se si esclude il sesso biologico delle persone da cui sono attratti. In italiano, l'uso di sesso al posto di genere contribuisce ad alleggerire un testo appesantito dalle ripetizioni.

16 http://www.treccani.it/vocabolario/genere/ 17 Si veda il testo a fronte, p. 28.

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L'altra eccezione è rappresentata dal sintagma «the gender of sex».18 In questo caso, l'autore cerca di sottolineare il comportamento adottato dagli eterosessuali, nel tentativo di evitare di essere considerati omosessuali. Partendo dal presupposto che l'omosessualità sia considerata come un'inversione del genere, spesso gli eterosessuali adottano comportamenti enfatizzati relativi allo stereotipo del genere a cui appartengono: in altre parole, gli uomini si comportano in modo super virile, e le donne in modo super femminile. In questo senso, l'omofobia contribuisce all'esagerazione di quei comportamenti che sono tradizionalmente attribuiti rispettivamente all'uomo o alla donna. Si è deciso quindi di usare una perifrasi, per rendere il concetto espresso ancora più chiaro: l'insieme dei caratteri relativi al genere specifici di ciascun sesso.

b) gender funzione di specificazione

Sono state due le modalità per tradurre gender in funzione specificativa. La prima modalità è quella che si può ritrovare nella traduzione dei sintagmi gender difference(s) (4 occorrenze), gender (in)equality (10 occorrenze) e gender gap (5 occorrenze); in questo caso, il genere maschile e quello femminile vengono messi a confronto; si è quindi deciso di tradurre usando l'espressione tra i generi: differenza/e tra i generi, squilibrio o equilibrio tra i generi, scarto tra i generi.

La seconda modalità si riscontra nelle occorrenze gender terms (3 occorrenze), gender identity (9 occorrenze) e gender (non)conformist/ (non)conformity (9 occorrenze). Usando queste espressioni l'autore intende riferirsi al genere come concetto generale; la scelta quindi è stata quella della formula di genere: in termini di genere; identità di genere; (non) conformista/ (non)conformismo di genere.

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3.2.2 Gendering, gendered

Un'ulteriore difficoltà rappresentata da questo vocabolo, è stata quella della traduzione dei suoi derivati gendering e gendered. Entrambe sono forme verbali usate in funzione attributiva; il primo compare solo due volte all'interno del primo capitolo, mentre il secondo 16 volte all'interno dei primi tre capitoli.

L'espressione «gendering desire»19, titolo del primo capitolo del saggio, è la sintesi perfetta di tutto il contenuto del primo paragrafo, in cui Kimmel sottolinea la profonda differenza esistente tra i generi in merito a fantasie sessuali, aspettative, desideri; sta ad indicare che i desideri dell'individuo dipendono dal genere a cui appartiene. Ho scelto di tradurre con la perifrasi l'attribuzione di un desiderio al genere; visto che si tratta di un testo saggistico, e non letterario, nella mia traduzione ho cercato di porre l'attenzione dul significato, più che sulla forma, scegliendo delle perifrasi che rendessero chiaro il messaggio inglese.

La seconda espressione è «this gendering of sexuality»20. L'autore sostiene che anche gli omosessuali sono conformisti del genere esattamente come gli eterosessuali, perché è il genere, e non l'orientamento sessuale, la linea lungo la quale vengono regolati tutti gli aspetti della vita dell'individuo. Ho quindi scelto di tradurre con l'influenza del genere sulla sessualità.

Per quanto riguarda gendered, nella maggior parte delle occorrenze si è scelto di tradurre di genere/legato al genere. Solo in due casi ciò non è stato possibile. Osservando la frase «in homosexual encounters there are two gendered men or two gendered women»21, ciò che l'autore comunica è chiaro, ma difficilmente esprimibile in italiano senza apportare dei cambiamenti. Ci si è quindi presi un po' di libertà nel tradurre negli incontri omosessuali ci sono partner i cui ruoli sessuali corrispondono a quelli dei due generi: è stato

19 Si veda il testo a fronte, p. 1. 20 Si veda il testo a fronte, p. 23.

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necessario adottare questa strategia per mantenere invariato il contenuto dell'informazione che l'autore sta fornendo. In questo paragrafo Kimmel sostiene che nelle coppie omosessuali, quindi dello stesso sesso, è molto più visibile la differenza fra orientamento sessuale e genere, perché anche all'interno di esse si delinea un partner più mascolino e un partner più femmineo. La sua riflessione non è scorretta, ma a mio avviso semplicistica, poiché egli non contempla l'esistenza, per altro molto diffusa, di coppie omosessuali in cui entrambi i partner hanno il medesimo profilo di genere.

Invece nel caso dell'espressione

In so doing, the boy is now symbolically capable of sexual union with a motherlike substitute, that is, a woman. The boy becomes gendered (masculine) and heterosexual at the same time.22

vediamo che per to become gendered, Kimmel intende l'acquisizione di un genere, o meglio il fare proprie in modo inconsapevole tutte quelle caratteristiche, valori e regole che costituiscono il genere maschile. Ho scelto quindi di cambiare la struttura della frase, per sottolineare il carattere incoscio dell'acquisizione di questi aspetti: «In questo modo viene determinato il genere del ragazzo (maschile) e allo stesso tempo anche la sua eterosessualità.»

3.2.3. Masculinity/Manhood

Un altro aspetto problematico della traduzione, è quello legato alla traduzione dei termini masculinity e manhood. Dopo la consultazione di numerosi dizionari, si è giunti alla conclusione che per masculinity si intende mediamente la maschilità come concetto generale, usato in opposizione a femminilità; manhood invece, viene usato in riferimento alla virilità.

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Ci si è chiesti: all'interno del secondo capitolo, in cui essi ricorrono il maggior numero di volte poiché è qui l'autore parla della maschilità in generale, i due termini inglesi si alternano secondo una logica? La scelta tra i due vocaboli è determinante per la comprensione del messaggio dell'autore?

Escludendo i titoli dei vari paragrafi in cui è suddiviso il capitolo, che riportano tutti la parola masculinity, sono state individuate 40 occorrenze di questo vocabolo, e 65 del termine manhood. In questa sede si è deciso di portare solo alcuni esempi che mettano in evidenza le eventuali differenze o coincidenze nell'uso. È necessario fare una precisazione: il contenuto di questi esempi è il medesimo: il presupposto dell'analisi delle occorrenze si basa sul fatto che, almeno in un primo momento, il concetto che l'autore esprime è il medesimo in tutti gli esempi messi a confronto.

Nella parte introduttiva del capitolo, l'autore introduce al lettore l'argomento che andrà ad approfondire ripetendo per quattro volte la frase «We think of manhood»23. Nel paragrafo successivo, in cui Kimmel spiega il tipo di analisi effettuata, egli scrive «In this chapter, I view masculinity as [...]»24; nella frase che segue, l'autore torna a parlare di manhood: «Manhood is neither static nor timeless»25. Questo è stato il primo elemento a favore della teoria per cui non esiste una funzione specifica nella scelta tra uno dei due termini. Un altro elemento a sostegno di questa tesi, consiste nel fatto che sono presenti nel testo dei sintagmi molto ricorrenti, che contengono sia masculinity che manhood allo stesso modo. Essi sono: definition/s of (9 volte con manhood e 6 con masculinity); model/s of (3 volte con manhood e 2 con masculinity); notion of (1 volta con manhood e 1 con masculinity).

Anche in merito a riferimenti più specifici, le occorrenze dimostrano che l'uso dei due vocaboli è del tutto arbitrario: parlando della maschilità

23 Si veda il testo a fronte, p.36.

24 Ibidem.

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americana, Kimmel si esprime per due volte con il sintagma American masculinity, e per tre volte con American manhood; parlando dell'uomo d'affari, il sintagma Marketplace Manhood compare per due volte, mentre Marketplace Masculinity una.

In conclusione, tendo ad affermare che ai fini della traduzione non c'è una particolare differenza nell'uso di questi due vocaboli. Pertanto ho deciso di fare una traduzione target-oriented, favorendo così la fluidità dell'italiano. Nello specifico, all'inizio del capitolo si è deciso di tradurre sia manhood che masculinity con l'italiano maschilità, perché dal momento che si tratta di un'introduzione all'argomento del capitolo, una differenziazione sarebbe risultata poco piacevole in italiano oltre che poco chiara a livello di contenuto. Anche il sintagma definition of masculinity/manhood è stato tradotto con definizione di maschilità, proprio per il riferimento al concetto generale.

Ho scelto di tradurre manhood con virilità solo in quei casi in cui il concetto espresso era chiaramente legato alla prestanza fisica e alla necessità maschile di mettersi alla prova. Ecco due esempi: nel primo, l'autore parla del bullo della scuola e della sua necessità di dimostrare agli altri di essere abbastanza maschio: «the bully is the least secure about his manhood, and so he is constantly trying to prove it»26; nel secondo Kimmel parla del rapporto padre-figlio, secondo il quale si pensa che «il padre sia il primo uomo a valutare la performance di virilità del ragazzo, il primo paio di occhi maschili di fronte ai quali quest'ultimo cerca di dimostrare se stesso».27

3.2.4. Emasculate/emasculation, manly/unmanly

Questo gruppo di parole ha rappresentato un notevole ostacolo ai fini

26 Si veda il testo a fronte, p. 48.

27 «[...] the father is the first man who evaluates the boy’s masculine performance, the first

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traduttivi, non tanto per ciò che esse stanno a significare, quanto per la difficoltà di ricerca di termini italiani equivalenti. Analizziamo le occorrenze.

Il termine emasculate compare solo due volte all'interno del secondo capitolo: «The flight from femininity is angry and frightened, because mother can so easily emasculate the young boy by her power to render him dependent»28 e «Homophobia is the fear that other men will unmask us, emasculate us, reveal to us and the world that we do not measure up, that we are not real men.»29 La principale accezione di questo termine, ha a che fare con il concetto fisico della castrazione, dell'evirazione. All'interno dei passi riportati nella citazione però, ciò che l'autore vuole comunicare riguarda il pericolo percepito dall'individuo di sesso maschile, di perdere quegli attributi mentali, spirituali e comportamentali che si presume si addicano ad un vero uomo. Nel primo caso, Kimmel afferma che la madre rappresenta la minaccia per eccellenza alla maschilità del figlio; nel secondo caso si parla dell'omofobia, e del terrore tipicamente maschile e eterosessuale, di essere percepito come omosessuale. In traduzione, ho optato quindi per termine che si riferisce principalmente all'accezione simbolica del termine, devirilizzare. In questo modo ci si ricollega al'idea del perdere gli attributi in senso metaforico.

Sempre nel secondo capitolo, compare 4 volte la parola emasculation, il sostantivo derivante dal vocabolo sopra analizzato. Il significato è il medesimo del verbo, e la soluzione traduttiva è stata devirilizzazione. «Women threaten emasculation by representing the home, workplace, and familial responsibility, the negation of fun.»30: «Le donne rappresentano la minaccia della devirilizzazione perché rappresentano la casa, il posto di lavoro, e la responsabilità della famiglia, la negazione del divertimento.»

Per quanto riguarda manly, nel testo si trovano in totale 13 occorrenze. Il

28 Si veda il testo a fronte, p.47 29 Si veda il testo a fronte, p. 52. 30 Si veda il testo a fronte, p. 56.

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vocabolo è stato tradotto in quasi tutti i casi con l'aggettivo virile. «Our efforts to maintain a manly front cover everything we do. What we wear. How we talk. How we walk. What we eat.»31

; «Le donne rappresentano la minaccia della devirilizzazione perché rappresentano la casa, il posto di lavoro, e la responsabilità della famiglia, la negazione del divertimento.»

Per quanto riguarda manly, nel testo si trovano in totale 13 occorrenze. Il vocabolo è stato tradotto in quasi tutti i casi con l'aggettivo virile. «Our efforts to maintain a manly front cover everything we do. What we wear. How we talk. How we walk. What we eat.». Nella versione italiana è possibile trovare questa traduzione: «I nostri tentativi di mantenere un'immagine virile comprendono tutto quello che facciamo. Cosa indossiamo. Come parliamo. Come camminiamo. Cosa mangiamo.».

Ma sia nel secondo che nel terzo capitolo della traduzione, l'autore fa uso di una struttura rivelatasi problematica: less than manly; eccone un esempio: «No sooner does he arrive at a particular level of sexual intimacy [...] than he must begin to strategize how to advance to the next level. [...] To stop would expose him as less than manly.»32 Attraverso questo particolare uso del comparativo di minoranza, l'espressione sta ad indicare, a livello di contenuto, che l'uomo nel rapporto sessuale è costretto a rispettare il proprio copione sessuale; trasgredire a questa norma comporterebbe non essere più considerato un vero uomo. Si è ritenuto opportuno trovare una costruzione che avesse la stessa connotazione: «Fermarsi lo farebbe sembrare un uomo incompleto».

Occupiamoci infine di unmanly, con le sue 5 occorrenze. In virtù della traduzione scelta per manly (virile), si è ritenuto opportuno mantenere la corrispondenza presente nell'originale; si è deciso quindi di tradurre unmanly

31 Si veda il testo a fronte, p. 55. 32 Si veda il testo a fronte, p.77.

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con non virile. «Perhaps that is because it is equally unmanly to beat up a woman as it is to be beaten up by one, since “real men” are taught never to raise a hand against a woman.»33 Nella versione in italiano avremo: «Forse perché picchiare una donna non è virile come non lo è essere picchiato da una di esse, poiché "ai veri uomini" viene insegnato di non alzare mai una mano su una donna».

3.2.5. Sintagmi con sexual

All'interno delle parti tradotte del saggio, l'aggettivo sexual compare ben 599 volte (280 nel primo; 37 nel secondo; 252 nel terzo; 16 nel quarto; 14 nel quinto). È stato quindi necessario adottare diverse tecniche traduttive, per evitare la pesantezza delle ripetizioni in italiano.

Nella maggior parte dei casi, l'aggettivo è stato mantenuto anche in italiano, in virtù della funzione esplicativa che occupa all'interno del testo; è il caso di sexual orientation, sexual expression, sexual feelings, sexual relationship. Quindi avremo orientamento sessuale, espressione sessuale, istinti sessuali, relazione sessuale (intesa come relazione basata unicamente sul sesso).

In altre occorrenze invece, si è deciso di omettere l'aggettivo in traduzione, perché si è convenuto che, essendo il contenuto molto chiaro anche senza un'ulteriore specificazione di sexual, una sua eliminazione non avrebbe danneggiato il messaggio dell'autore. L'esempio più calzante è rappresentato dall'espressione sexual pleasure. «Now the problem is sex “addiction” a relatively new term that makes having a lot of sex a problem, and “non-relational sex,” which makes pursuing sexual pleasure for its own sake also a problem.»34

33 Si veda il testo a fronte, p. 148. 34 Si veda il testo a fronte, p. 22.

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In questo caso, la ripetizione di sexual è del tutto superflua: «Ora, i problemi sono la "dipendenza" dal sesso, un termine abbastanza noto che rende il fare troppo sesso un problema, e "il sesso non-relazionale", che rende anche la ricerca del puro piacere un problema.»

Tra queste occorrenze però, ce n'è una in particolare che ha creato numerosi problemi in sede di traduzione: sexual agency. Prima di parlare di traduzione, è importante soffermarsi sul concetto che questi due vocaboli esprimono. All'interno del saggio di Kimmel, essi vengono usati sia in riferimento al mondo femminile, sia in riferimento a quello maschile. Nel primo caso l'autore sottolinea l'importanza del movimento femminista in merito alla decostruzione della concezione tradizionale della sessualità femminile passiva e subordinata, affermando che

[...] the fertile combination of feminism, technological and medical breakthroughs, and general cultural transition have ushered in an age of more casual female sexual expression, of women increasingly claiming their own sexual agency, their own entitlement to pleasure.35

Nel secondo caso, questo concetto è legato alla riflessione sulla maschilità come costruzione sociale:

This idea that manhood is socially constructed and historically shifting should not be understood as a loss, that something is being taken away from men. In fact, it gives us something extraordinarily valuable - agency, the capacity to act.36

A questo proposito, l'antropologa Sherry B. Ortner, docente presso la Columbia University, ha espresso la relazione tra la costruzione sociale del genere e il concetto di agency, attraverso una metafora che permette di fare un po' di chiarezza:

35 Si veda il testo a fronte, p. 1. 36 Si veda il testo a fronte, p. 37.

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The idea of "game" is meant to capture simoultaneously the following dimentions: that social life is culturally organized and contructed, in terms of defining categories of actors, rules and goals of the games, and so forth; that social life is precisely social, consisting of webs of relationship and interaction between multiple, shiftingly interrelated subject positions, none of which can be extracted as autonomous "agents"; and yet at the same time there is "agency", that is, actors play with skill, intention, wit, knowledge, intelligence.37

Nonostante la società e l'insieme dei rapporti tra gli individui siano regolati da una serie di norme di matrice culturale, i "partecipanti al gioco" hanno comunque un margine di scelta. In ambito sessuale, questo concetto si traduce con ruolo di soggetto attivo nel rapporto fisico; in sede di traduzione si è cercato un traducente per il vocabolo inglese, ma nella lingua italiana non esiste un vocabolo connotato in questo senso; si è allora ritenuto opportuno optare per una perifrasi come quella sopracitata. Ma questo non è l'unico caso in cui l'aggettivo sexual non è stato tradotto letteralmente.

Nella seconda parte del primo capitolo, l'autore riporta il pensiero di una donna, riguardo al motivo che l'aveva portata ad aderire alle teorie del movimento femminista: «“Part of my attraction to feminism involved the right to be a sexual person,” recalls one woman.»38 Secondo l'intervistata, il femminismo poteva essere la chiave del diritto di tutte le donne di dire sì, di essere sessualmente attive, allontanandosi così da quel copione sessuale che presuppone la conservazione della virtù e verginità femminili fino al matrimonio. L'espressione to be a sexual person, è stata quindi tradotta con la perifrasi essere una persona sessuata.

37 S. B. ORTNER, Making Gender, The politics and erotics of culture, Beacon Press,

Boston, Massachusetts, 1996, p. 12.

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3.2.6. Infancy/childhood

Da un punto di vista lessicale, l'ultimo aspetto che si è deciso di approfondire è quello che riguarda l'uso che viene fatto dei termini infancy e childhood nel terzo capitolo della parte di saggio analizzata in questo elaborato. Nel paragrafo Pornography and Fantasy, Kimmel spiega al lettore quale sia secondo lui la funzione della pornografia: essa fornisce un mondo di fantasia allo spettatore, utopico e nettamente opposto al mondo reale. Le fantasie riprodotte all'interno del materiale, afferma Kimmel corrispondono alla memoria di qualcosa che abbiamo perso, e risalgono all'onnipotenza infantile, il quel momento della vita in cui il soddisfacimento sensoriale è centrale. Nel percorso di crescita, questo senso di onnipotenza diminuisce, fino ad arrivare all'età adulta, in cui essa è un mero ricordo. Nell'affermare ciò, Kimmel usa infancy in riferimento ai primissimi anni di vita caratterizzati dall'onnipotenza, e childhood per indicare quella fascia d'età in cui al bambino vengono imposte le prime regole: si tratta quindi di due fasi dello sviluppo ben distinte. Consultando il dizionario online www.wordreference.com, si ottengono i seguenti risultati:

infancy n (person: early childhood) infanzia nf childhood n (early youth) infanzia

Nonostante mantengano una piccola differenza nel significato in inglese, essi vengono solitamente ritenuti sinonimi, e tradotti con il sostantivo infanzia. Data però il rapporto di contrapposizione i cui l'autore pone questi due termini, usati per definire due fasi distinte del percorso di crescita, ho scelto di tradurre infancy con infanzia, e childhood con pre-pubertà. In questo modo, la traduzione rispetta la differenza nell'uso prensente nell'originale.

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The world of infancy is an eroticized world, a world of tactile pleasures ministered to by adults, especially the mother. But childhood socialization demolishes this world of erotic omnipotence.39

Il mondo dell'infanzia è un mondo erotizzato, un mondo di piaceri tattili forniti dagli adulti, in particolare dalla madre. Ma la socializzazione che avviene nella pre-pubertà demolisce questo mondo di onnipotenza erotica.

3.3. Giochi di parole

Nella traduzione del saggio di Kimmel, oltre alle questioni interprativo-lessicali già affrontate nel paragrafo precedente, c'è un altro aspetto che ha creato alcune difficoltà: l'uso di alcuni giochi di parole molto importanti per il mantenimento del tono informale e del registro medio-basso che domina all'interno dell'opera. Nei capitoli tradotti ne sono stati individuati tre: vediamoli per ordine.

3.3.1. La metafora del baseball di Woody Allen

In una parte del primo capitolo l'autore fa un'osservazione sullo stretto legame tra genere e performance sessuale. A questo proposito, riporta la parte dell'intervista che Woody Allen rilasciò in uno show televisivo degli anni '60, relativa ai tentativi di aumentare la durata del rapporto sessuale:

When making love, in an effort to [pause] to prolong [pause] the moment of ecstasy, I think of baseball players. All right, now you know. So the two of us are making love violently, and she’s digging it, so I figure I’d better start thinking of baseball players pretty quickly. So I figure it’s one out, and the Giants are up. Mays lines a single to right. He takes second on a wild pitch. Now she’s digging her nails into my neck. I decide to pinch-hit for McCovey. [pause for laughter] Alou pops out. Haller singles, Mays takes third. Now I’ve got a first and third situation. Two outs and the Giants are behind one run. I don’t know whether to 39 Si veda il testo a fronte, p. 110.

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