7 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
L’evento meteorologico determinato dalla formazione di un sistema temporalesco auto-rigenerante, che il 25 ottobre 2011 ha investito il Levante Ligure, ha fatto registrare precipitazioni straordinarie nello Spezzino (picchi vicino a 500 mm in 6 ore) e nella Lunigiana (300 mm in 6 ore).
Molteplici sono stati gli effetti provocati dalle precipitazioni, sia sui versanti, sia nei fondovalle del bacino studiato. Sui versanti dell’area del bacino del Pogliaschina si sono verificate 282 frane di piccole medie e grandi dimensioni. La maggior parte dei movimenti franosi sono classificabili come soil slip – debris flow secondo la classificazione di Varnes ,1978; Carrara et Al., 1985; Cruden & Varnes,1996, con spessori medi compresi tra qualche decimetro a circa 2 m. L’analisi della distribuzione delle frane ha messo in evidenza come numerosi siano i parametri che hanno condizionato l’innesco delle frane; tali parametri sono legati principalmente alle caratteristiche geologiche e geomorfologiche dell’area, e ai parametri geotecnici delle coperture interessate dai movimenti franosi.
Le coperture maggiormente interessate dalle frane sono risultate quelle relative a formazioni impermeabili o scarsamente permeabili, come le Arenarie del gottero dove di 282 frane, se ne sono instaurate 242, anche la Scaglia toscana presenta caratteristiche poco permeabile, ma su di essa si sono instaurate solo 11 frane rispetto alle 282 di tutto l’evento, da questi dati è desumibile che oltre al tipo di substrato, ci sono anche altri fattori che giocano un ruolo importante nell’innesco dei movimenti gravitativi, infatti altre analisi sono state fatte sia con la variazione del grado di pendenza, sia in funzione dello spessore delle coperture, del contenuto di acqua, che della variazione del parametro coesione.
Dallo studio svolto è emerso che facendo variare il parametro coesione (c’) le coperture considerate sono caratterizzate da valori maggiori di 3, perché al di sotto di questo valore il pendio verrebbe a trovarsi in situazioni di instabilità con soglie di falda troppo basse per i fattori di innesco che hanno caratterizzato l’evento in esame. A tal proposito sarebbe di fondamentale importanza effettuare studi approfonditi sui terreni di copertura presenti nel bacino, al fine di determinare con maggior precisione e dettaglio le caratteristiche geotecniche di questi, definendo con maggiore accuratezza le condizioni di instabilità di un certo versante. Questo associato all’individuazione di una soglia pluviometrica critica
In questo lavoro sono stati ipotizzati tre casi di falda, il primo caso vede il pendio asciutto, nel secondo caso la falda si trova a metà delle coperture detritiche, nel terzo caso la falda si trova a piano campagna. Dall’analisi di questi tre casi si è visto come il pendio viene a trovarsi in situazioni di instabilità man mano che viene a trovarsi in condizioni sature. Sarebbe opportuno anche qui l’integrazione di una rete di monitoraggio pluviometrico e idrometrico, in modo tale da poter meglio definire le caratteristiche pluviometriche del bacino e poter studiare più dettagliatamente le relazioni tra gli afflussi meteorici e deflussi in alveo in rapporto alle diverse condizioni di imbibizione dei terreni. Altro fattore che dalle analisi è risultato molto importante per l’instabilità di questi versanti, è il grado di acclività dei versanti; come nel caso della Scaglia toscana che è meno permeabile delle Arenarie del Gottero, ma che presenta pendenze minori rispetto alle Arenarie, e sulla quale si sono instaurate un numero di frane minore, riconducibile molto probabilmente proprio al grado di pendenza che differenzia le due Formazioni, le Arenarie del Gottero presentano Versanti più acclivi rispetto a quelli della Scaglia toscana. Altro fattore che ha fatto variare il fattore di sicurezza a parità di altezza di falda e di coesione, è stato lo spessore delle coperture. L’analisi di questo parametro ha confermato come con spessori di copertura
maggiori il fattore di sicurezza si abbassa e il pendio diviene instabile con livelli di falda più bassi.
Oltre a questo tipo di analisi sono state fatte anche alcune “analisi a ritroso” per ricostruire la posizione della falda al momento della rottura del versante. Questo è stato possibile ricostruendo la superficie di scivolamento (ipotizzata parallela al pendio) e utilizzando i parametri coesione angolo di attrito e peso di volume dei depositi detritici in posto, ricavati attraverso le analisi di sensitività.
Come primo passo è stato ricostruito il profilo pre-frana caratterizzato da un inclinazione di 40°, e da una superficie di rottura parallela al pendio ad una profondità di circa 2 m dal piano campagna, ipotizzando i tre casi di altezza di falda e vedendo per quali combinazioni di variazione di falda, coesione e angolo di attrito si ha un pendio instabile.
In conclusione, questo studio ha permesso di avere dei valori medi dei parametri, sui quali sono state svolte alcune verifiche di stabilità su pendii reali o ipotetici. Si ritiene utile anche un confronto dei dati ipotizzati con ulteriori prove penetro metriche, e con quelli che potrebbero essere ottenuti da prove di laboratorio da effettuare su campioni prelevati in prossimità dei punti di esecuzione delle prove. Dovrebbero essere prelevati dei campioni indisturbati, o a disturbo limitato,
Inoltre, un’analisi più accurata delle condizioni di stabilità di alcuni versanti tipici del bacino del fiume Pogliaschina si potrebbe ottenere ampliando le attuali conoscenze relative alle condizioni idrauliche dei pendii e alla coesione dei materiali detritici, in quanto il fattore di sicurezza è molto sensibile alla variazione di questi due parametri. Per far questo dovrebbe essere realizzato un modello di infiltrazione del suolo ed essere prelevati diversi campioni indisturbati sulle coperture,in modo da ricavare dei valori di coesione tipici.