UTOPIA E DISTOPIA
CHE COS’È L’UTOPIA
“Utopia” = in greco antico, “non luogo”, “luogo inesistente”.
Primo uso del termine: Repubblica (ca. 390-360 a.C.) di Platone
Significato moderno – Utopia (1516) di Thomas More: utopia come eutopia, modello ideale e perfetto di comunità politica (vs. accezione negativa: progetto politico astratto e
irrealizzabile)
L’UTOPIA REGRESSIVA
Rifiuto della civiltà industriale → ritorno a modelli economico-sociali preindustriali
Jean-Jacques Rousseau: teoria dello stato di natura Primo Romanticismo: idealizzazione della civiltà
medioevale
Charles Fourier: promozione di un’economia di tipo
rurale e di un’organizzazione sociale basata su piccole comunità
Pierre-Joseph Proudhon: socialismo utopistico fondato sulla redistribuzione della proprietà privata secondo modelli comunitari medievali
Michail Bakunin: anarchismo (eliminazione dello stato)
UTOPIA TECNOCRATICA
Esaltazione dell’industrializzazione ← positivismo
August Comte, Corso di filosofia positiva (1830- 1842): versione attualizzata dello Stato ideale di Platone all’insegna dell’ordine gerarchico, del primato della morale sulla politica,
dell’attribuzione del potere di governo ai
filosofi-scienziati
L’UTOPIA RIVOLUZIONARIA
Accettazione dell’industrializzazione ma in modo critico, denunciandone difetti e limiti, e progettando una
versione alternativa da attuarsi attraverso un cambiamento rivoluzionario
Radici teoriche: Rousseau, Contratto sociale (1762) Radici pratiche nella nascita e nell’organizzazione del
movimento operaio
Robert Owen: modello alternativo di società industriale di stampo comunitario
Karl Marx & Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista (1848)
Rivoluzione russa (1917)
LA DISTOPIA
Prima occorenza: John Stuart Mill (“It is, perhaps, too
complimentary to call them Utopians, they ought rather to be called dys-topians, or caco-topians. What is commonly called Utopian is something too good to be practicable; but what they appear to favour is too bad to be practicable”; 1868)
Caratteri delle distopie: ambientazione in un futuro “alternativo”;
un “errore” nella realizzazione dell’utopia originaria;
un’apparente “perfezione” che nasconde conflitti profondi; una società rigida, gerarchica e centralizzata; l’imposizione di
modelli di comportamenti sociali finalizzati a perpetuare lo stato di cose; la necessità “storica” di un evento che annichilisce il
vecchio e da cui scaturisce il nuovo ordine (una guerra, una catastrofe economica, politica o ambientale); la presenza di un protagonista, l’elemento “umano” che cerca di ribellarsi al potere