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EcoPegno: paesaggio costruito ad Erice = EcoPegno: Landscape built in Erice.

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L.M. Architettura Costruzione Città

Tesi di Laurea Magistrale Anno accademico 2018/2019

E C O P E G N O

PAESAGGIO COSTRUITO AD ERICE

(2)

2 3

L.M. Architettura Costruzione Città

Tesi di Laurea Magistrale

Anno accademico 2018/2019

ECOPEGNO

PAESAGGIO COSTRUITO AD ERICE

Relatore

Prof. Mazzotta Alessandro

Correlatore Candidato Prof. Artuso Mario Enrico G. Milana Prof. Ciaffi Daniela

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METODOLOGIA E OBIETTIVI DELLA TESI INTRODUZIONE

Sicilia e sostenibilità ambientale

INTRODUZIONE DEL TEMA “ECOQUARTIERE”

1.1 DEFINIZIONE DI ECOQUARTIERE

1.2 LE CARETTERISTICHE GENERICHE DI UN ECOQUARTIERE

1.3 GLI ESEMPI EUROPEI

- Regen Village, Amsterdam - Un quartiere auto alimentato

- Solar City, Linz - La radiazione solare come prima risorsa

L’ITALIA E L’APPROCCIO

ALLA RIGENERAZIONE URBANA

2.1 Rapporto tra piano e progetto

2.1.1 Ecoquartiere “Quattro Passi” - Villorba (Treviso) 2.2 Il periurbano

2.2.1 Ecoquartie “Bologna Fronte Parco” Casalecchio di Reno (BO)

03 0 2

0 1

375161

79

85 89 95

I N D

PRIMA PARTE

67 9 11

99

(4)

6 7

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

3.1 Trapani

3.2 Erice

3.3 La zona di intervento 3.4 PRG di Erice

LOGICHE E SCELTE PROGETTUALI

- Ecosostenibilità del progetto

CONCLUSIONI

0 4 0 3

161

ICE

SECONDA PARTE

105

113 121 127 137

141

BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

162 163

(5)

P R E M E S S A

METODOLOGIA E OBIETTIVI DELLA TESI

L'

obiettivo di questo lavoro di tesi è stato prova- re ad applicare a un contesto come quello del terri- torio del comune di Erice (TP), in una zona indicata sul piano regolatore come “zona di espansione” dove il PRG prevede uno strumento urbanistico esecuti- vo con la finalità di attuare delle lottizzazioni, favo- rendo così lo sprawl e quindi il consumo di suolo, le conoscenze da me acquisite in termini di eco-quar- tiere definendone le linee guida per la sostenibilità ambientale, puntando ad essere esempio e intervento pionieristico per i successivi interventi urbani del co- mune di Erice.

Partendo da un’analisi generale di come la Sicilia si approccia al tema della sostenibilità ambientale, citando i diversi risultati ottenuti dalla regione in ambiti come il turismo e l’agricoltura, arrivando poi all’architettura e descrivendo esempi di architetture storiche e primordiali della cultura siciliana che pon- gono attenzione al tema della sostenibilità,

si può capire l’attenzione che la Sicilia dedichi a que- sto tema.

Il tema della sostenibilità ambientale però, rimane un tema importante a livello mondiale e gli Eco-quartie- ri sono degli esempi di come le amministrazioni dei paesi, principalmente Europei, cerchino di attenzio- nare e limitare il problema. Il mio lavoro di tesi quin- di ha analizzato cosa questi quartieri rappresentino e le caratteristiche che essi hanno con il fine di poter tarare il modello locale verso questi temi non avendo però la pretesa di imitarli.

A supporto del mio lavoro progettuale, si è inol- tre analizzato come l’Italia reagisca davanti al tema

“Eco-quartiere” e come oggi il problema dello svilup- po del periurbano e della mancanza di una relazione tra piano e progetto siano la causa di una mancata pianificazione strategica di qualità architettonica, paesaggistica e ambientale.

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10 11

SICILIA E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

I N T R O D U Z I O N E

L'

emergenza climatica ormai è un dato di fatto e lo dovrebbero essere anche le pratiche per il rispetto della sostenibilità ambientale.

La regione Sicilia si pone in maniera positiva davanti al problema, e attraverso una valutazione ambientale strategica prevede a livello amministrativo piani per il governo e la pianificazione del territorio.

Tra questi vi è il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale il quale acquista importanza data l’eleva- ta interazione tra patrimonio naturale e patrimonio culturale e il ruolo storico per l’evoluzione del pae- saggio che hanno avuto le azioni antropiche e i pro- cessi naturali.

Uno degli obiettivi che professa il PTPR è quello di stabilizzare ecologicamente il contesto ambientale regionale, difendere il suolo e la Bio-diversità, po- nendo particolari attenzioni alle situazioni di rischio e di criticità.

La difesa del paesaggio e gli aspetti ambientali diventano un problema non da poco in una re- gione dove si registra una crescita del consumo di suolo che rimane comunque inferiore alla media nazionale.

Riportando i dati registrati dal sistema nazionale per la protezione dell’ambiente nel 2017 il consumo del suolo è cresciuto dello 0.15% rispetto allo 0.23% del- la media nazionale.

Il problema dell’urbanizzazione diffusa non rimane però l’unico problema, ad esempio l’università di Ca- tania sta portando avanti uno studio, capitanato dal professor Vincenzo Piccione, che mostra un’analisi del dato della desertificazione in Sicilia, secondo tale studio, basato su di una previsione dei software della nasa, nel 2030 più del 50% del territorio regionale sarà ad alto grado di desertificazione.

Arpa, agenzia regionale per la protezione dell’am- biente, monitorizza e studia questi e altri problemi che riguardano la regione Sicilia, individuandone poi delle linee guida da seguire per contrastare questi fenomeni al fine di salvaguardare l’ambiente.

È in questo filone di sensibilizzazione all’ecososteni- bilità che si inserisce questo lavoro di tesi, che, pro- seguendo nel descrivere alcune tecniche sostenibili adottate in Sicilia per attività come l’agricoltura o il turismo ma soprattutto riportando esempi di archi- tetture facenti parte della tradizione siciliana e non, lascia presagire quanto questo tema sia importante per i siciliani e le amministrazioni locali e pone le basi per il mio lavoro progettuale.

(7)

L’agricoltura sostenibile è un modello di produzione economicamente vantaggioso per gli agricoltori, ri- spettoso dell’ambiente e socialmente giusto.

Secondo i dati pubblicati dal Rapporto della Banca d’Italia del giugno 2016, la Sicilia si caratterizza per una maggiore propensione alla coltivazione con me- todi biologici rispetto alla media nazionale.

Sulla base dei dati Istat, nel 2014 erano presenti 29 produzioni DOP e IGP (267 in Italia), concentrate soprattutto nel settore «ortofrutticoli e cereali (15 marchi); i 2.720 produttori certificati rappresentava- no il 3,6% del totale italiano.

In Sicilia si producono 31 vini di qualità, di cui 24 con denominazione di origine (DOC, DOCG) e 7 con indicazione geografica (IGT), complessivamente pari al 5,9% del totale nazionale. »1

A G R I C O L T U R A

1 In Economie regionali, Economia della Sicilia, numero 19 - giugno 2016 – Palermo.

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14 15

T U R I S M O

Una di queste è Addiopizzo travel.

L’input è mostrare il volto pulito dell’isola e la sua immagine più autentica, attraverso la conoscenza del patrimonio storico, culturale e naturale.

Tra le intenzioni, si augura che nemmeno un euro cada nelle mani della mafia. Secondo quanto ripor- tato nel sito dell’ANSA Sicilia, la richiesta di struttu- re ricettive che siano attente all’ecosostenibilità è in continua crescita.

Secondo un’indagine fatta dalla borsa internaziona- le del turismo di Milano: gli italiani che pianifica- no il viaggio facendo attenzione a non danneggiare l’ambiente costituiscono il 53% degli intervistati ed il 48% sarebbe disposto a pagare il 10% in più per scelte ecosostenibili.

Oggi in Sicilia sono 22 le aziende siciliane che hanno scelto un modo di fare turismo più ecologico e che hanno ottenuto il marchio Ecolabel Ue.

"La Sicilia è al quarto posto tra le regioni italiane per la presenza di strutture ricettive a marchio ecologico europeo Ecolabel Ue - dice Salvatore Giarratana, responsabile del settore competente per le certificazioni ambientali di Arpa Sicilia - per ottenere questa certificazione ecologica eu- ropea bisogna rispettare una serie di criteri e buone prassi volte a ridurre l'impatto ambientale, come il corretto smaltimento dei rifiuti, l'attenzione ai consumi di acqua ed energia, privilegiando per almeno il 50% quella da fonti rinnovabili, ma anche essere in regola con le leggi di settore e sul personale".

Per quanto riguarda il turismo oggi si sente spesso parlare di turismo sostenibile e rispettoso dell’am- biente, esso è una tendenza verso cui tutte le città do- vrebbero tendere, cercando di ottimizzare le risorse e disposizione e di enfatizzare le bellezze che rendono unico quel determinato luogo ma nell’ottica appunto della compatibilità con l’ambiente circostante.

Il turismo sostenibile si fonda sulla gestione e l’u- tilizzo responsabile delle destinazioni turi- stiche.

Sono necessari progetti innovativi che sensibilizzino enti, imprese e soprattutto la popolazione locale.

L’obiettivo è valorizzare in maniera sostenibile i ter- ritori verdi.

Questa forma di turismo, non si avvicina solo alla sfera ecologica-ambientale, ma anche ad aspetti socioeconomici ed etici.

Molte associazioni culturali non profit, con il soste- gno di operatori del settore, si sono fatte promotrici di questo tipo di vacanze responsabile.

Vista di Erice dalla riserva delle saline di Trapani

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Negli ultimi anni la regione Sicilia ha emanato delle leggi e dei decreti a favore dell’ecosostenibilità edili- zia, nella fattispecie: la legge regionale del 22 aprile del 2005 n4 art 1-2, la legge regionale del 23 marzo 2010 n6 ed il decreto Assessorato Energia e servizi di pubblica utilità del 3 marzo 2011, nei quali vengono descritte: le norme riguardanti il contenimento dei consumi energetici e il miglioramento dei livelli qua- litativi delle abitazioni, quelle per il sostegno dell’at- tività edilizia e la riqualificazione del patrimonio edilizio e le Disposizioni in materia di certificazione energetica degli edifici nel territorio della Regione Siciliana.

L’attenzione alla sostenibilità ambientale in architet- tura, però, è un elemento presente nella storia Sicilia- na sin dalle prime case.

Esempio di ciò sono le abitazioni tipiche delle isole eolie o i “dammusi” di Pantelleria.

A R C H I T E T T U R A

https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/progetti/recupero-capannoni-cassette-frutta-917 Prospetto di un casolare produttivo riqualificato

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18 19

LE CASE TIPICHE DELLE ISOLE EOLIE:

SOSTENIBILITÀ E TRADIZIONE

Le case originarie delle Isole eolie, prestando atten- zione ai fattori ambientali del luogo, si sono evolute negli anni al fine di garantire le adeguate prestazioni di comfort abitativo anche in condizioni climatiche particolarmente svantaggiose e migliorando la loro resistenza ai terremoti, in un’area dove il rischio si- smico è elevato.

I profili degli insediamenti a causa della topografia del territorio, caratterizzato da terreni scoscesi, si presentano a gradoni terrazzati.

Lo sviluppo della casa Eoliana, la quale si è evolu- ta dapprima in verticale e successivamente in oriz- zontale, è graduale ed è frutto di un adattamento a diversi fattori che caratterizzano la zona quali: l’a- dattamento alla scarsità d’acqua, al clima locale e al suolo vulcanico.

Tipicamente per realizzare le strutture delle case, veniva utilizzato un sistema a celle cubiche dal tetto piatto che nella lingua dialettale locale vie- ne chiamato “astricu”, a cui si affiancavano secon- do le esigenze altre costruzioni cubiche autonome che non erano comunicanti tra loro che restavano aperte verso il terrazzo - cortile tipico di queste abitazioni, il quale si trovava al centro dell’impianto abitativo e rappresentava il cuore della casa e della vita sociale della famiglia.

https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/progetti/case-isole-eolie-411 Prospetto di una casa tipica delle Isole Eolie

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SOLUZIONI TECNICHE

http://salinaedintorni.blogspot.com/2013/03/la-casa-rossa.html

Nella realizzazione delle abitazioni venivano impie- gati i materiali presenti nel luogo come i blocchi di pietra lavica massiccia, utilizzati per le fonda- menta, la pietra pomice, utilizzata per i muri, ed il tufo che veniva utilizzato per la pavimentazione della terrazza.

La lenta escursione termica della pietra lavica che ne costituiva le pareti e l’elevata inerzia termica dei materiali prima citati, conferiva un adeguato isola- mento all’edificio dal freddo invernale e soprattutto dalla calura estiva.

Gli interni dell’abitazione venivano difesi dai raggi del sole dal pergolato.

Il legno era poco utilizzato nell’edilizia, le copertu- re delle abitazioni però erano tuttavia realizzate con delle travi disposte con un interasse di 40 cm, sulle travi veniva stesa una stuoia di canniccio, per rende- re il tetto impermeabile veniva steso su di esso uno strato di pietrame alquanto fine che veniva isolato con malta pozzolanica e calce.

Essendo il tetto estremamente leggero rispetto l’im- ponente massa delle murature e grazie alla diversa risposta che i due elementi edilizi hanno se sottopo- sti a vibrazioni, hanno fatto si che le case resistessero alle sollecitazioni sismiche.

Prediligendo l’esposizione verso sud e a ponente, con la  facciata principale sempre rivolta verso il mare, si riusciva a sfruttare al meglio la ventilazione naturale.

In un territorio Arido e con poche fonti naturali, era essenziale raccogliere l’acqua piovana, questo era possibile grazie all’impermeabilizzazione del terrazzo (con il latte di calce misto a sabbia) e la pendenza minima della quale veniva dotato. Queste attenzioni tecniche permettevano all’acqua piovana di confluire nella cisterna posta sotto il cal- pestio del bagghiu attraverso dei canali di terracotta chiamati casulere.

Veranda di un' abitazione tipica delle Isole Eolie

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22 23

DAMMUSI DI PANTELLERIA (TP):

abitazioni tradizionali esempi di sostenibilità

Grazie ad una straordinaria collaborazione tra uomo e natura, che ha permesso di vivere nel migliore dei modi in un territorio sotto certi aspetti inospitale e difficile, i dammusi di Pan- telleria sono considerati come dei bellissimi esempi di architettura ecosostenibile.

Originariamente queste abitazioni sono nate per far fronte alle necessità delle famiglie contadine che dovevano spostarsi nelle diverse aree dell’isola per badare alle colture che operavano.

«I dammusi di Pantelleria s’inseriscono alla perfezione nel paesaggio, caratterizzato dai ter- razzamenti che servono e soprattutto servivano in passato per facilitare le pratiche agricole su terreni collinari e scoscesi, e inoltre delimitano i confini delle piccole proprietà in cui è suddiviso il territo- rio, dalla cui trama intricata sorge poi il dammuso, che era realizzato con le stesse pietre ricavate dalla bonifica dei terreni per la formazione dei terrazzamenti. »2

https://www.ijardinapantelleria.it

https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/progetti/dammusi-pantelleria-abitazioni-387 Tetto e abitazione tipica Dammuso

2 Virginia Patrone, in “Dammusi di Pantelleria: abitazioni tradizionali esempi di sostenibilità”, per Architetturaecosostenibile.it, giugno 2015.

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Il tetto dei dammusi è forse una delle sue caratte- ristiche architettoniche principali, esso è caratteriz- zato da una cupola estradossata, ognuna di essa denuncia, a chi guarda la costruzione dall’esterno, la quantità esatta delle stanze che costituiscono un dammuso.

«La copertura a cupola, spessa di solito 35 - 40 cm,

è realizzata in pietra coperta da uno strato di terra, su cui viene steso un impasto di pomice vul- canica come isolante, e uno strato di tufo ros- so e latte di calce, come impermeabilizzante. Il tetto a forma di cupola assolve tre funzioni princi- pali: l’ampia superficie esposta ai raggi solari, infatti, garantisce che all’interno degli ambienti non vi sia traccia di umidità; la stessa superfice esposta al sole veniva utilizzata esternamente per l’essiccazione dei prodotti agricoli locali come uvetta, fichi e pomo- dori. »3

L’acqua piovana veniva convogliata all’interno della cisterna grazie ai rialzamenti ai lati del tetto che per- mettevano il defluire dell’acqua attraverso un canale detto cannalata. A causa dei forti venti che colpisco- no l’isola, i Dammusi spesso hanno le aperture rivol- te solamente verso un’unica direzione.

SOLUZIONI TECNICHE

3Virginia Patrone, in “Dammusi di Pantelleria: abitazioni tradizionali esempi di sostenibilità”, per Architetturaecosostenibile.it, giugno 2015.

https://issuu.com/fondoambienteitaliano/docs/positionpaper_agricoltura.pdf Tipico muretto a secco

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26 27

ESEMPI DI ECOSOSTENIBILITA’ OGGI

L’ecosostenibilità, come la storia ci insegna però, non sempre ha fatto da padrone, soprattutto nel dopo guerra e all’inizio del nuovo millennio con le espan- sioni urbanistiche e l’uso illimitato del cemento ar- mato purtroppo per molti progetti questa è venuta meno a favore invece della speculazione urbanistica.

Oggi in Sicilia, come nel resto del mondo, l’architet- tura attenziona questo aspetto e punta ad ottenere le certificazioni energetiche adeguate.

La sostenibilità energetica ed economica non è però l’unica sfida dei progettisti che oggi si trovano ad operare in Sicilia, un altro punto fondamentale è in- fatti, la sostenibilità come attenzione al paesaggio e al luogo di intervento.

Il consumo onnivoro di territorio da parte delle formazioni urbane, la scomparsa dei suoli agricoli produttivi e lo svuotamento dei centri minori costi- tuiscono oggi un problema urgente e irrisolto.

“Casa per vacanze”

Noto, Arch. Maria Giuseppina Grasso Cannizzo,

NUOVA REALIZZAZIONE

“La nuova N’orma”

Chiaramonte Gulfi (RG), Patrizia Sbalchiero,

RECUPERO E RIQUALIFICAZIONE

“Villa B&D”

Cianciana (AG), Mario Cottone, Gregorio Indelicato,

RECUPERO E RIQUALIFICAZIONE

Sia a larga scala e a livello urbano.

“Ci sono molte ragioni per rifocalizzare l’attenzione di architetti e urbanisti sul tema del paesaggio; la co- scienza di un incombente rischio ecologico appare forse la più ovvia, ed ogni gesto che reintegri am- bienti naturali promette una qualche piccola indul- genza, un piccolo passo verso la redenzione”4.

Come già nel 1982 con l’intervento urbano:

“Case Provenza in località S. Lucia – Cefalù (PA)”

Pasquale Culotta e Giuseppe Leone, NUOVA REALIZZAZIONE.

4 Richard Ingersoll, sprawlscape:

il paesaggio come redenzione in Linee nel paesaggio, UTET

Sintomi di questa condizione critica sono quei mo- delli insediativi inadeguati al territorio esterno abi- tato, essa rimane comunque dipendente da fattori strutturali, assetti amministrativi, economici, pro- duttivi, sociali, ma è anche riconducibile al mancato aggiornamento degli strumenti di conoscenza e di progetto.

Oggi si esplorano le criticità e si commentano le potenzialità insediative dell’estensione geografica interrogandoci allo stesso tempo sulla possibilità di fondare una tecnica progettuale capace di am- ministrare le trasformazioni dei luoghi cercando di creare un nuovo immaginario urbano e territoriale utilizzando l’architettura.

Il paesaggio, quindi, deve essere valorizzato e questo avviene sia nel piccolo intervento così come sostiene l’architetto M.G.G. Cannizzo “il recupero del pae- saggio inizia già dal singolo intervento privato”, che possono essere di nuova realizzazione o di recupero e ristrutturazione di edifici preesistenti con realizza- zione come:

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CASA PER VACANZE, Noto Altre soluzioni tecniche

per far fronte a nuove necessità

Arch. Maria Giuseppina Grasso Cannizzo

Il progetto della casa dovrebbe prevedere le tre ca- mere da letto e l’ampio soggiorno, preferibilmente aperto su una superficie esterna coperta, con vista sulla valle e sul mare, dovrebbe creare un rapporto diretto con il cortile, utilizzato come punto di vi- sta sul paesaggio circostante, e dovrebbe garantire un’altezza minima di tre metri nelle stanze abitabili e sicurezza durante i mesi invernali.

Le considerazioni sulla natura del sito (una pan- china di argilla con una pendenza ripida), il pro- gramma funzionale, i requisiti essenziali e il budget limitato sono le basi fondamentali per l’idea del pro- getto: l’impostazione dell’edificio alla stessa altezza del cortile aumenta il livello di camminata sul livel- lo del paese e quindi garantisce una vista più ampia del mare, la possibilità di utilizzare il cortile come spazio esterno a disposizione della casa e il flusso di meteorica acqua.

Riducendo gli spazi di passaggio e introducendo una roulotte (un volume mobile) è possibile ingran- dire la cubatura necessaria per avviare il programma funzionale richiesto, secondo le regole.

L’uso di elementi prefabbricati facilita l’accesso al sito e accelera le fasi di costruzione, riducendo an- che i costi.

https://divisare.com/projects/182493-maria-giuseppina-grasso-cannizzo-helene-binet-casa-per-vacanze- noto

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30 31

LA NUOVA N’ORMA, Chiaramonte Gulfi (RG) Reinterpretazione del vivere rurale

Patrizia Sbalchiero

sono stati sovrapposti alla pietra, creando un acco- stamento che sposa alla concretezza del vecchio la purezza e la regolarità di linee più attuali e volumi contemporanei.

Si è mantenuta, prestando fedeltà a questa idea di fondo che voleva coniugare moderno ed antico, l’es- senzialità e la grande tipicità dei piccoli spazi conta- dini, seguendo anche le necessità e lo stile dei nuovi proprietari, i quali hanno voluto conservare i vecchi depositi, magazzini e granai, pur richiedendo ai pro- gettisti di dare a questi ambienti nuove destinazioni d’uso.

L’interno della casa, dimensione dell’abitare, è legato in maniera intrinseca all’esterno, dimensione della natura, poiché questi due spazi sono in stretta rela- zione tra loro; i progettisti hanno voluto avvalersi di questo espediente per aumentare il coinvolgimento di chi fruisce della casa all’interno dell’ambiente che lo circonda.

Ecco allora che scorci e visuali sono stati orientati verso l’uliveto che circonda la costruzione, grazie a vetrate che inquadrano l’aperta campagna.

Riappropriarsi del contatto con il paesaggio, smar- rito da tempo in città, e riconquistare la libertà dell’orizzonte è stato un altro tema che l’architetto Sbalchiero ha voluto affrontare, in simbiosi con la sua equipe progettuale. In virtù di questo benvolere all’ambiente si è poi proceduto nella riduzione al mi- nimo dei consumi, grazie all’utilizzo di pannelli so- lari e fotovoltaici, e di un impianto di riscaldamento e raffrescamento a pavimento.

https://www.venuereport.com/venue/n-orma/

In principio la struttura non era che una serie di edi- fici instabili, bui ed abbandonati, i quali però non avevano certo perso, in decenni di trascuratezza, la loro storia ed il loro originale carattere.

I progettisti, partendo da questa situazione assolu- tamente inadatta all’insediamento, hanno voluto mantenere le meglio conservate caratteristiche e pe- culiarità originali per poi realizzare una sequenza di spazi adatti al vivere contemporaneo.

In loco erano sopravvissuti numerosi materiali e tecniche costruttive della storia e della tradizione si- ciliana: blocchi di tufo, pietre, calce, canne e vecchi coppi che venivano abitualmente utilizzati decenni or sono per la costruzione di coperture e partizioni verticali.

Gli incaricati dell’intervento non si sono voluti pri- vare di questi documenti della storia e della tradizio- ne, bensì hanno preferito farne tesoro, coniugando queste forme e questi materiali con tecniche e stru- menti moderni per reinterpretare il vivere rurale in una chiave più attuale.

In questa maniera il bianco del nuovo intonaco e il cemento utilizzato per il pavimento, elementi comu- ni all’intera superficie,

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VILLA B&D, Cianciana (AG) Relazione con il paesaggio Mario Cottone, Gregorio Indelicato

Gli architetti hanno progettato, la ristrutturazione di un edificio di scarso valore architettonico, trasfor- mandolo in un manufatto di architettura contempo- ranea che crea un legame con la natura siciliana.

Alla base del progetto vi è il concetto della sobrietà dei volumi e del dialogo con la natura.

In questo relazionarsi al paesaggio con un linguag- gio contemporaneo, si ritrova un richiamo all’archi- tettura mediterranea.

L’altezza del volume viene abbassata, la copertura a doppia falda sostituita con tetto piano, su cui è pre- visto un sistema di pannelli solari e fotovoltaici che garantiscono l’autonomia energetica.

Gli spazi esterni sono organizzati per adattarsi alla topografia con un sistema di terrazze. In queste nuove proporzioni si esprimono la semplicità e l’o- rizzontalità.

Il volume è scandito dalla ripetizione dinamica del- le aperture che, con altezza costante, variano di lar- ghezza, movimentano i prospetti e dosano la luce negli spazi interni.

Sul fronte si staglia la tettoia in acciaio corten, che propone un motivo di esili elementi verticali che protegge la vetrata living e forma lo spazio porticato che si affaccia sul paesaggio circostante.

http://www.cottoneindelicato.com/a_02_villa_B&D.html

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34 35

CASA PROVENZA IN LOCALITÀ S. LUCIA, Cefalù Rapporto tra architettura e morfologia del sito

Pasquale Culotta e Giuseppe Leone Nella realizzazione dei cinquanta alloggi richiesti dalla committenza, gli architetti hanno posto una particolare attenzione nella scelta dei rapporti tra architettura e morfologia del sito.

Partendo da una “linea di forza” per la composi- zione che era la via dei cipressi che unisce la stra- da pubblica con il pianoro delle case rurali, diventa centro architettonico attorno a cui si svilupperanno i futuri edifici.

Gli edifici progettati sono di diversa tipologia, a blocco, in linea e a punto.

L’ architettura pensata è soprattutto fatta di spazi esterni, di luci e di ombre, di pergolati e dai muri che si prolungano sulla strada o nei giardini, un’architet- tura fatta di spazi per vivere all’aperto con a vista del mare senza però, rinunciare all’intimità della vita del nucleo familiare.

http://www.cottoneindelicato.com/a_02_villa_B&D.html

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36 37

01

(20)

38 39

L

a centralità degli aspetti legati all’ecologia nel di- battito contemporaneo ed il mio interesse verso gli aspetti sociali, abitativi ed ambientali degli insedia- menti umani, nella fattispecie le città, giustifica in parte la mia ricerca culturale sul tema dell’eco-quar- tiere e sulle peculiarità tecnologiche che determinati insediamenti hanno.

I N T R O D U Z I O N E

AL TEMA ECOQUARTIERE

01

PRIMA PARTE

(21)

nel XIX secolo

2%

La mia voglia di approfondire questo tema per poter poi applicare le conoscenze derivate da tale studio nel mio progetto, che sarà successivamente analiz- zato e spiegato nell’ultima parte di questo volume, trova fondamento e ancoraggio nell’importanza del tema della rigenerazione urbana delle città verso aspetti ecologici, basta portare alla mente solo pochi dati per comprenderne la necessità, oggi ad esempio più della metà della popolazione mondiale vive nelle città, quando appena che nel diciannovesimo secolo era appena che il 2%.

«Si stima che nel 2050 questa percentuale salirà al

70%, su una popolazione totale di circa 8 miliardi di persone»5.

«Si stima inoltre che attualmente, nelle città, si con- sumi il 75% dell’energia totale impiegata su scala globale e si produca l’80% delle emissioni climal- teranti»6.

Questi dati sono già sufficienti per comprendere l’importanza della progettazione e pianificazione di città sempre più efficaci ma soprattutto sempre più efficienti nel consumo di energia e delle risorse na- turali.

Le città oggi, dovrebbero inoltre porre attenzione all’impatto che esse hanno sull’ambiente e sul clima.

5 POPULATION DIVISION OF THE DEPARTMENT OF ECONOMIC AND SOCIAL AFFAIERS OF THE UNITED NATIONS SECRETARIAT, World Population Prospects: The 2006 revision e World Urbanization prospects: the 2007 revion, pubblicati su http://esa.un.org.unup.

6 UN NORMALE HABITAT, TICAD Ministerial Conference on Energy and Enviroment for Sustainable Development, Nairobi, 22 March. Address by MRS. Anna Kajumulo Tibaijuka, Executive director of UN-Habitat.

attualmente

50%

70%

nel 2050

7 Ecoquartieri/Ecodiscricts – Strategie e tecniche di rigenerazione urbana in Europa / Strategies and techniques for urban regeneration in Europe, a cura di G. Cappochin, M. Botti, G. Furlan, S. Lironi, 2014, Marsilio, Verona.

8 S. Lironi (2011), Ecopolis: Bioarchitettura e ecologia urbana, edizioni GB, Padova.

fu presieduta dal primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland.

Sergio Lironi, nel suo libro Ecopolis, confer- merà la tesi: «per una singolare coincidenza, è proprio a partire dagli anni 80- quando inizia ad affermarsi il principio dello sviluppo soste- nibile – che entrano in crisi l’idea stessa di città, così come immaginata dal movimento moder- no.»

8

.

Esattamente nel 1994 appena che sette anni dopo, in Danimarca aveva luogo la conferenza di Aalborg, dove le città europee per la prima volta definirono nuove pratiche di pianificazio- ne territoriale con il fine di contrastare i muta- menti in atto del clima, promuovendo la rigene- razione urbana e favorendo la tutela ambientale e della salute umana.

Da questa riflessione è venuto quasi naturale per me voler apprendere come funzionasse un eco-quartie- re e come esso sia nato nel tempo.

Il quartiere rappresenta il punto di partenza per le strategie di rigenerazione urbana, essendo esso l’u- nità più riconoscibile che costituisce e caratterizza le città.

Le città, i luoghi in cui si concentra la maggior parte della popolazione e nei quali maggiori sono il con- sumo di risorse e la produzione di rifiuti, devono divenire le protagoniste di trasformazioni strutturali e comportamentali essenziali per affrontare la sfida della crisi economica sociale ed ecologica che carat- terizza la nostra epoca7.

Prima di poter dare una definizione di eco-quar- tiere, vorrei poter percorrere velocemente le tappe che hanno portato alla nascita di questi particolari quartieri, influenzando i paradigmi urbanistici e ar- chitettonici.

Il concetto di sviluppo sostenibile, inteso come svi- luppo della tecnologia, della produzione e del con- sumo che abbiano attenzione di salvaguardare gli equilibri del nostro pianeta, verrà introdotto solo nel 1987 con il riunitosi della commissione mondia- le per l’ambiente e lo svi

luppo che in quell’anno

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42 43

9 Souami, T. (2009) Eco-quartiers, secrets de fabrication: analyse critique d’examples européens, Les Carnet de l’info (Eds.) Paris. 10 Losasso M. D’Ambrosio V., Eco-quartieri e Social Housing nelle esperienze nordeuropee, Techne 4 (2012).

Findhorn Ecovillage in Scotland

http://theconversation.com/if-everyone-lived-in-an-ecovillage-the-earth-would-still-be-in-trouble-43905

Autori come: Souami e Kyvelou, o Losasso e D’Am- brosio individuano, tra gli anni Ottanta e duemila tre fasi evolutive del fenomeno eco-quartiere. Se- condo Souami 9, i primordi dell’ecoquartiere si pos- sono individuare negli Eco-villaggi sviluppatisi in Europa negli anni 80.

Quest’ultimi solitamente erano situati alla periferia della città o in zone prettamente rurali ed erano com- posti da un numero ridotto di edifici che aumentan- do nel tempo crearono una vera e propria comunità.

Esempi di questa tipologia di villaggio sono: il Fin- dhorn Bay Community in Scozia, Okosiedlungen Gartnerhorf, Lebensraum in Austria e Okosiedlung Lebensgarten Steyenberg in Germania.

la maggioranza degli autori considera la fase de- gli Eco-villaggi come la prima delle fasi che hanno portato alla nascita degli odierni eco-quartieri, per le due fasi successive, però, non si può affermare lo stesso in quanto, secondo la ricostruzione di Losas- so e D’Ambrosio gli aspetti ambientali ma soprattut- to la sensibilità ad essi ha un terreno culturalmente più fertile nei paesi del nord Europa.

È proprio in quell’area del pianeta che si hanno le origini del fenomeno “Ecoquartiere”.

“il tratto comune che caratterizza le esperien- ze nord Europee è individuabile nell’intenzio- ne delle committenze pubbliche di affronta- re il tema della crescita urbana correlando i principi della sostenibilità con la concezione di parti urbane capaci di costituire modelli più credibili per la città contemporanea.”10

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https://www.build-green.fr/video-findhorn-lecovillage-ecossais-quasi-autosuffisant/

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Il quartiere Ecolonia (ad Alphen aan de Rijn, Olan- da 1989-1993, 300 abitanti) o il quartiere di vauban (a Friburgo, Germania, 1997-2008, ca. 5.000 abitan- ti) fanno parte della seconda fase della nascita degli ecoquartieri e sono tra i primi esempi di quartieri sperimentali. Come descritto, la loro realizzazione risale agli anni ’90 e presentano delle dimensioni contenute, essi possono avere fino ad un massimo di 5.000 abitanti.

https://followingyourpassion.wordpress.com/2013/04/10/vauban-eco-quartie- re-del-sud-germania/#jp-carousel-2179

https://mapio.net/s/41338186/

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https://www.10best.com/destinations/denmark/copenhagen/orestad/

https://www.ohga.it/hammarby-sjostad-il-quartiere-ecologico-e-sostenibile-di-stoccolma/

A questa seconda fase ne consegue una terza.

“La nuova strategia dell’intervento pubblico nel primo decennio degli anni 2000 si concentra sulla proposizione di programmi di ampliamento o ri- generazione di aree dismesse attraverso distretti o unità urbane di 20.000-25.000 abitanti, a loro volta suddivisi in sub unità di dimensioni minori.” (Lo- sasso, 2012).

Gli interventi di Hammarby Sjostad (a Stoccolma, Svezia 1999-2017, 26.000 abitanti), di Orestad (a Copenhagen, Danimarca 1997-2025, 25.000 abitan- ti) sono esempi di questa terza fase.

Le condizioni iniziali differenti ad ogni esempio ri- portato, non ci consentono di definire con assolu- ta fermezza quali particolari esperienze abbiano di fatto influenzato le successive, ma un obiettivo però rimane comuni a tutti i quartieri: il desiderio di migliorare la qualità e l’immagine della città, la volontà di stimolare un’identità locale e la sensibilità verso le tematiche ambientali.

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1.1

DEFINIZIONE DI ECOQUARTIERE

Fatte queste premesse e questo breve excursus sto- rico riguardante la nascita degli ecoquartieri, si ri- tiene necessario poter definire cosa sia precisamente un ecoquartiere, anche se questo non è un esercizio semplice, per due principali ragioni: innanzitutto ci stiamo riferendo ad un “organismo” urbano com- plesso e relativamente recente e poi perché, il con- cetto di distretti ecosostenibili sono ancora oggi in fase di mutamento.

Per il termine ecoquartiere quindi non vi è una de- finizione univoca, con le citazioni e le definizioni di seguito riportate si cerca di rendere ancora più chia- ro il concetto.

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11 Definizione formulata dalla giuria del Grand Prix Nazional EcoQuartier 2011, l’iniziativa francese che periodicamente seleziona i programmi più innovativi per rendere le città sostenibili e risanare aree che necessitano di interventi.

Ecoquartiere Quattro Passi

http://www.abitare.it/it/gallery/architettura/progetti/co-housing-firmato-tamassociati-gallery/?foto=3

“Con ecoquartieri si intendono tutti quei progetti urbani innovativi volti a valoriz- zare la bioedilizia e il verde urbano, te- nendo conto anche dei trasporti pubblici, della densità abitativa e del mix socio-cul- turale.

Per ricreare simili realtà è necessario l’in- tervento partecipato da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo: aziende, po- litici, gruppi costruttori, ingegneri, archi- tetti, imprenditori, ma anche le autorità pubbliche, i fornitori di energia e i citta- dini stessi”11.

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La definizione che segue carica l’ecquartiere di un ruolo cruciale all’interno delle città e della società futura.

I "quartieri sostenibili" dovrebbero rappresentare, oltre che un ottimo modello tecnico in materia di risparmio energetico, un modello abitativo, econo- mico, sociale e culturale

alternativo dove:

- Ai consumi individuali vengono affiancate attività individuai o collettive a basso costo e a basso impat- to ambientale (una passeggiata nel parco invece di un pomeriggio di shopping);

- Parte di queste attività può essere svolta all’aria aperta, grazie ai diversi tipi spazio pubblico presenti e, anche, grazie a un ambiente costruito/”naturale”

appagante;

- Gli investimenti economici privilegiano i settori delle industrie ad alta tecnologia, della

produzione di energia rinnovabile, della ricerca, dell’agricoltura biologica e dei servizi;

- La produzione culturale, nelle sue diverse manife- stazioni, è parte integrante del progetto.

I “quartieri sostenibili”, per essere considerati tali, non possono che essere concepiti nel quadro di una visione multidisciplinare, partecipata e ampia, in senso territoriale dal quartiere, alla città, alla re- gione e culturale.

La “prosperità senza crescita”, preconizzata da jack- son12, è già una realtà”13.

Nel Patto per la rigenerazione urbana14 promosso da Audis, GBC Italia e Legambiente viene fornita una definizione di ecoquartiere, condivisa dai sog- getti promotori, incentrata su una serie di parametri che debbono essere soddisfatti per poter attribuire l’appellativo “eco” ad un quartiere.

Un approccio dunque definibile come normativo.

12 Tim Jackson, consigliere per la sostenibilità alla UK Sustainable Development Commission 2009.

13 Fabiola Fratini (2013), I quartieri sostenibili di Friburgo, Urbanistica Informazione (rivista online)

14 Ecoquartieri in Italia: Un patto per la rigenerazione urbana. Una proposta per il rilancio economico, sociale, ambientale Ecoquartiere Quattro Passi

http://www.abitare.it/it/gallery/architettura/progetti/co-housing-firma- to-tamassociati-gallery/?foto=3

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In realtà le condizioni proposte in questo documen- to sono da considerarsi più una sorta di memoran- dum o di elenco di linee guida progettuali che una vera e propria definizione, ma risulta comunque interessante poiché permette di comprendere la nu- merosità e complessità di elementi che debbono es- sere considerati e discussi nella fase di pianificazio- ne e progettazione di un simile intervento urbano.

Per “ECOQUARTIERE” s’intende qui una situazio- ne dove siano soddisfatti contemporaneamente una pluralità di parmetri relativi alla dimensione sociale, ambientale, culturale ed economica.

Un ecoquartiere è un quartiere che risulta coerente con le più qualificate linee guida in materia di eco- città e di rigenerazione urbana (ad esempio Carta di Lipsia, Carta Audis) e che pertanto:

- Riqualifica aree già urbanizzate e recupera aree de- gradate, che tutela le aree verdi e le risorse naturali presenti, che sostituisce edifici obsoleti con edifici migliori e con nuova qualità urbana, che riequilibra il rapporto tra pieni e vuoti, dei suoli permeabili e impermeabili;

- Combina tra loro in modo equilibrato un mix di funzioni urbane, di attività produttive e, di classi so- ciali che offre servizi di prossimità, spazi di incontro e aree verdi, che crea comunità e senso di apparte- nenza;

- Migliora e favorisce le connessioni urbanistiche, infrastrutturali e funzionali tra il quartiere e l resto della città contribuendo alla rigenerazione della cit- tà nel suo insieme;

- Definisce il suo mix funzionale (residenza, attività produttive, servizi) e la dotazione infrastrutturale (trasporti, verde, ...) anche in relazione con il conte- sto urbano in cui è inserito;

- Si sviluppa in forte relazione con i nodi del tra- sporto pubblico allo scopo esplicito di scoraggiare e ridurre la dipendenza dall’auto e di promuovere la mobilità ciclopedonale e con mezzi collettivi;

- Considera la flessibilità degli usi degli edifici e dell’impianto urbano come un valore progettuale per costruire una città in grado di adattarsi facil- mente ai cambiamenti della società;

- Considera il tema della gestione come un nodo non rinviabile esclusivamente all’auto-organizzazio- ne dei futuri abitanti e fruitori;

- Riduce al minimo gli sprechi di energia e genera da fonti rinnovabili e in loco la gran parte dell’energia che utilizza;

- Raccoglie e ricicla acque e rifiuti, realizza sistemi di drenaggio delle acque piovane, tetti verdi, orti di quartiere, aree permeabili e alberatura diffusa, per adattarsi al meglio ai picchi di calore e alle piogge torrenziali conseguenti ai cambiamenti climatici in corso;

- Utilizza i materiali, gestisce i cantieri e program- ma la manutenzione futura, adottando criteri di si- curezza, tutela della salute, analisi del ciclo di vita e gestione ambientale, efficienza ecologica ed econo- mica;

- Viene definito e adattato alla specifica situazione locale, attraverso meccanismi di progettazione par- tecipata e integrata;

- Sottopone a certificazione di sostenibilità tanto l’intervento complessivo quanto i singoli edifici” 15.

http://www.regenvillages.com/

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Nel dibattito sulla definizione di eco quartiere, Cavallari si fa portavoce di una visione che guar- da al soggetto attorno al quale ruota il governo del territorio, ponendo l’accento sulla necessità di passare da strategie aventi al centro le esigen- ze dell’individuo (antropocentriche) ad altre che tengono in considerazione le esigenze di equili- brio dell’ecosistema nel suo complesso (ecocen- triche).

La definizione di ecoquartiere che ne consegue non fornisce indicazioni operativi, ma, anzi, esprime un principio guida, secondo il quale l’in- sediamento per essere ecosostenibile debba adot- tare un approccio sistemico e avere come cardine la ricerca di un equilibrio tra l’individuo e l’eco- sistema:

16 Cavallari L., Girasante F., Panarelli G. (2010), Gli Ecoquartieri. Impegno etico e strategie progettuali nei processi di trasformazione degli Habitat. - abitare il futuro... dopo Copenaghen, CLEAN, Napoli.

http://www.regenvillages.com/

“il termine eco-quartiere rimanda non tanto ad una trasposizione in termini lessicali di una tipo- logia di intervento nel territorio, né ad una inter- pretazione arida di regole e soluzioni conformi per il progetto, bensì ad un approccio sistemico di più vasta portata, in cui le strategie progettua- li diventano strumenti attuativi di un percorso che tendenzialmente è orientato a stabilire giusti equilibri tra uomo, ambiente, ambiente costruito”.

L’ invito forte è di assumere comportamenti real- mente rispettosi e in equilibrio con l’ecosistema in cui si vive, ritornando a “un atteggiamento cultu- rale e soprattutto etico, un atteggiamento che ha attraversato le epoche della evoluzione del gene- re umano, che ha mantenuto l’azione antropica sull’ambiente in coerente rispetto delle risorse, della singolarità dei luoghi, della unicità e della specificità delle trasformazioni ambientali”16 Al termine di quest’elenco di definizioni, si può affermare che il termine ecoquartiere indichi: un insediamento urbano che equilibra le esi- genze singole e comunitarie dell’individuo con la fragilità dell’ecosistema in cui esso è inserito.

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1.2

LE CARATTERISTICHE GENERICHE DI UN ECOQUARTIERE

Dopo aver dato una definizione al termine Eco- quartiere, in questo paragrafo traccerò un elenco di quelle che sono le sue principali caratteristiche che ho potuto raggruppare studiando diversi esempi e dai testi da me letti e riportati in bibliografia, esse però, sono modelli ideali che difficilmente si possono ritrovare tutte in un progetto insediativo di questa tipologia, vedasi ad esempio il caso da me analizzato e progettato.

Nel mio progetto così come spesso succede nella realtà non avviene una completa sovrapposizione tra la teoria e la realtà, questo si verifica per svariate ragioni sia di complessità di progetto che di neces- sità del contesto.

Quest’ultimo infatti, è determinante per la declina- zione e la taratura di queste caratteristiche.

Come da me anticipato, di seguito farò un elenco delle principali caratteristiche, corredate da un breve descrizione.

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LE CARA TTERISTICHE DELL'ECOQU AR TIERE:

Miglioramento del trasporto pubblico e della mobilità dolce

Con il fine di garantire una maggior sicurezza e una migliore fruizione degli spazi aperti con una conseguente diminuzione degli impatti ambientali, l’insediamento e l’impianto urbano viene progettato migliorando e favorendo la mobilità ciclopedonale, le infrastrutture del trasporto pubblico e limitando l’accessibilità all’autoveicolo privato;

Favorire lo spostamento a piedi

Puntando quindi alla promozione di una mobilità che sia sostenibile in termini ambientali l’eco-quar- tiere deve in primis essere a “dimensione di pedone”

questo si traduce nella progettazione dell’insedia- mento in modo che esso sia facilmente ai pedoni e, per incentivare questo tipo di mobilità, la maggior parte dei luoghi di interesse quotidiano deve essere collocata entro una certa distanza;

Mixitè abitativa

L’aumentare la densità abitativa consente di combat- tere il consumo di suolo e lo sprawl urbano;

Mixitè funzionale

L’eco-quartiere deve integrare diverse funzioni eli- minando o riducendo la zonizzazione. Esso integra alle funzioni abitative attività commerciali, servizi e attrezzature per lo sport e il tempo libero, creando così un sistema sociale eterogeneo;

Salvaguarda il verde e gli ecosistemi

Per garantire un’elevata qualità della vita dell’uomo, bisogna che esso viva in serenità con l’ecosistema e che lo tuteli. Per tale fine, è essenziale porre partico- lare attenzione alla biodiversità, alla progettazione di un sistema del verde e al rafforzamento delle reti ecologiche;

Impiego di materiali da costruzione sostenibili

L’obiettivo di un eco-quartiere è quello di ridurre l’impatto ambientale dell’insediamento sia in fase di costruzione che in quella di dismissione, è possibile perseguire questo obiettivo grazia anche l’utilizzo di materiali da costruzione ecocompatibili e locali;

Impiego di fonti rinnovabili

Utilizzare fonti di energia rinnovabili è un fatto- re determinante per un insediamento attento agli aspetti ambientali;

Riduzione e riciclo dei rifiuti

Un insediamento attento al proprio impatto am- bientale non può non prevedere delle politiche di riduzione e di riciclo di rifiuti prodotti. I rifiuti or- ganici ad esempio possono essere riutilizzati per la produzione di biogas ed il riscaldamento del quar- tiere;

Impiego di fonti rinnovabili

L’utilizzo, in quantità sempre più crescenti, di fonti di energia rinnovabili è un fattore determinante per l’impronta ecologica e la sostenibilità energetica di un insediamento attento agli aspetti ambientali;

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MOD ALITÀ DI A TTU AZIONE E INIZIA TIVE:

Progettazione integrata e Iter progettuale condiviso e coinvolgimento dei cittadini

La complessità di questi insediamenti necessità di un’azione pianificatoria e progettuale che consideri tutti gli aspetti e gli attori in gioco.

Questa voglia di condividere gli intenti da parte de- gli attori interessati ed il coinvolgimento dei citta- dini al progetto è stata un fattore di successo per i programmi di rigenerazione urbana;

Incentivare il mix socioculturale e l’integra- zione sociale

La presenza di famiglie con diversa cultura e capa- cità economica facilita l’inclusione sociale, ed evita così la segregazione e l’emarginazione sociale.

La riconoscibilità nei luoghi e la realizzazione di spazi urbani d’incontro inoltre, sono fattori che contribuiscono a creare un senso di appartenenza ad una comunità.

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1.3

ESEMPI EUROPEI

REGEN VILLAGE, AMSTERDAM

Un quartiere auto-alimentato

Almere, una città situata in Olanda, vicino la capita- le, sta già lavorando per fare sorgere il primo Ren- Gen Village, un eco villaggio moderno ed autosuf- ficiente.

Questa nuova realtà cerca di integrare sistemi tecno- logici innovativi attraverso la produzione e lo stoc- caggio di energia rinnovabile, necessaria ai piccoli villaggi per garantirne fonti di energia anche lon- tano dai grandi centri abitati, questo processo cera inoltre di razionalizzare le fonti del territorio come la produzione in loco di alimenti biologici ed una gestione intelligente di acqua e rifiuti urbani, pro- blema che diventa sempre più gravoso per i governi dei paesi che devono fronteggiare una spostamento della popolazione dei grandi centri abitati.

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Il RenGen Village cerca di affrontare tutti questi problemi, e oltre ad essere estremamente innovati- vo ed in linea con le politiche ambientali europee, punta alla riduzione delle emissioni di CO2 e al di- minuire gli oneri a carico delle amministrazioni na- zionali al fine di modificare drasticamente il circuito economico attuale.

È un progetto visionario che potrà essere preso come esempio di primo villaggio autosufficiente dal punto di vista energetico ed alimentare.

Le innovative tecnologie del XXI secolo vengono così applicate al concetto di insula, concepita come una comunità in grado di produrre energia pulita, acqua e cibo, una rivoluzione che potrebbe cambiare soprattutto l’aspetto di molti piccoli centri. L’obbiet- tivo non è solo creare un nuovo modello di villaggi ma consentire anche un processo di sensibilizza- zione verso il territorio ed il concetto di comunità cercando di creare una simbiosi, una sintonia tra l’uomo e la natura, tra la produzione ed il consumo.

Oggi la produzione di energia si sostanzia princi- palmente dalla relazione tra sistemi solari termini, fotovoltaici, eolici, geotermici e biomasse.

Per quanto riguarda la produzione alimentare, in- vece, si basa principalmente su colture aeroponiche, idroponiche e sull’allevamento intensivo, risultando così un circuito chiuso.

Senza focalizzarsi sui rifiuti organici e sul loro uti- lizzo come fonti di energia alternativa (scrivi qual- che esempio di città dove però già questo processo avviene).

Potrebbe risultare innovativo, quindi, un impian- to di biogas che trasformerà in energia i rifiuti non compostabili e sfruttare le acque piovane e grigie attraverso un processo di raccolta finalizzati ad irri- gare gli orti per la produzione di alimenti biologici.

James Elrich, l’ideatore del RenGen Village, ha speso più di 14 anni in studi e ricerche empiriche per il progetto in particolare Elrich non ha certo trascu- rato una certa eleganza architettonica per il suo vil- laggio.

Il suo obbiettivo è quello di creare un villaggio che potrà, inizialmente, ospitare circa 100 famiglie su 50 acri di terra, dove ogni abitazione avrà a dispo- sizione un appezzamento di terra che gli affittuari coltiveranno personalmente, in questo modo oltre a creare il connubio sopra citato tra uomo e natura, gli affittuari avranno uno sconto sul canone mensile e la produzione alimentare in eccesso verrebbe venduta al di fuori del circuito locale in modo tale da finan- ziare il RenGen Village.

Questo ambizioso progetto occuperà circa 15.550 mq di terra, oltre ai nuclei abitativi, ad aree dedica- te all’intrattenimento ed ovviamente infrastrutture.

Il progetto prevede un’area circolare dove gli edifici sono organizzati in cerchi concentrici.

In questo modo le diverse tipologie di abitazioni sarebbero tutte dotate di un orto verandato da col- tivare, nelle zone centrali del villaggio sarebbe così possibile costruire serre e fattorie verticali che ga- rantiscano un processo di produzione di cibo tradi- zionale lontano dagli allevamenti intensivi.

http://www.regenvillages.com/

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70 71 http://www.regenvillages.com/

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SOLAR CITY,

LINZ

La radiazione solare come prima risorsa

Negli anni ‘90 il comune di Linz ha dovuto af- frontare un elevata richiesta di alloggi, per questo motivo il comune approvò la realizzazione di un quartiere residenziali a pochi chilometri dal centro città ed a causa dell’elevato fabbisogno energetico il comune di Linz spinse verso la progettazione di un quartiere eco sostenibile.

La pianificazione comunale, dunque, prevedeva la realizzazione di cinque poli collegati tra loro, Solar city è il primo di questi.

L’impianto si sviluppa lungo l’asse principale che ospita la linea tramviaria, al centro è previsto la costruzione di nuove infrastrutture per i servizi pubblici che ne costituiscono il core centrale, che viene poi suddiviso in quattro quadranti.

È interessante studiare la progettazione architetto- nica, affidata ai maggiori architetti dell’epoca, tra le tante novità introdotte da questo progetto una delle più importanti è stato quello di ricercare un equili- brio tra spazi pieni e vuoti allontanandosi dall’asse elio-termico, tant’è che i blocchi abitativi risultavano essere così in perfetta sintonia con gli spazi pubblici grazie ad una disposizione alternata con aree verdi attrezzate.

https://www.behance.net/gallery/14481167/Solar-City-Linz-(Austria)

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Un ruolo di primo piano lo riveste il sole, quale ele- mento generatore per le scelte progettuali, infatti esso è, da un lato, la principale risorsa energetica dell’insediamento attraverso l’ausilio di sistemi foto- voltaici, dall’altro, questo progetto cerca di sfruttare il più possibile l’illuminazione solare in modo tale da diminuire l’uso di energia elettrica per l’illumina- zione artificiale.

Per consentire una maggiore densità abitativa ed un minor consumo del suolo a Solar city sono previsti condomini con un’altezza massima di quattro pia- ni, mantenendo così un livello ottimale di vivibili- tà e contrastare in questo modo il fenomeno dello sprawl.

Al fine di migliore ulteriormente il rendimento ed il risparmio energetico, Solar city, cerca di offrire un elevata qualità abitativa, ad esempio la progettazio- ne di edifici dalla forma compatta volta a ridurre il numero la dispersione del calore attraverso il corret- to posizionamento bioclimatico e dotati di frangiso- le regolabili ed ancora attraverso serre, giardini d’in- verno, ampie superfici aperte e vetrate protette da aggetto o balconi oltre che la copertura dei passaggi pedonali con vetrate policrome e specchi riflettenti.

In questo modo gli edifici sono più efficienti rispet- to alle performance richieste. I collettori solari posti sui tetti contribuiscono a coprire circa il 50% della domanda di acqua calda, la restante parte viene for- nita dal sistema di teleriscaldamento del quartiere.

La linea tramviaria che proviene dal Linz, scorre lungo l’asse principale.

https://www.behance.net/gallery/14481167/Solar-City-Linz-(Austria)

La separazione tra lo spazio residenziale ed i percor- si stradali ha come obbiettivo quello di consentire un utilizzo di mezzi pubblici a discapito dei veico- li a motore. Infatti, all’interno della città sono stati potenziati percorsi pedonali e ciclabili, creando una rete integrata con gli spazi di interesse pubblico.

Viene posta particolare attenzione all’acqua ed al verde, infatti, attraverso parchi pubblici ed un fluido sistema di spazi aperti Solar city cerca di creare una forte integrazione con la natura, ed in qualche misu- ra, cerca di mitigare questo passaggio tra natura ed edificato creando un ambiente unico nel suo genere.

Per questo motivo gli spazi di Solar city sono distinti in diversi livelli di proprietà:

- Giardini privati;

- Aree verdi semipubbliche di proprietà delle imprese costruttrici ma di uso pubblico;

- Percorsi e spazi pubblici;

Questo sistema, dunque, cerca di creare un connu- bio tra l’ambiente urbano e l’ecosistema ambientale preesistente nell’area.

Un’ultima novità è stata sicuramente il nuovo mo- dello di gestione delle acque meteoriche che con- tribuisce alla vocazione sostenibile del quartiere, infatti, il recupero delle acque piovane, usate per l’irrigazione dei giardini, la loro depurazione e rein- troduzione nella rete avviene attraverso l’ausilio di speciali grondaie, appositi scarichi, laghetti, ruscelli che consentono di divenire parte integrante nel di- segno degli spazi verdi.

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È

con la direttiva europea 2009/29/CE, introdotta dal piano europeo 20/20/20, che l’Italia si trova ad af- frontare il problema dell’efficientamento energetico.

L ' I T A L I A

E L’APPROCCIO

ALLA RIGENERAZIONE URBANA

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Oggi si stima che in Italia più di 2.000.000 di abita- zioni siano in precario stato di conservazione e che necessitano di fondi per essere recuperate, ricostru- ite, oppure demolite.

Molti edifici hanno concluso o stanno concludendo il proprio ciclo di vita e necessitano di investimenti per la ricostruzione.

Più del 70% del patrimonio edilizio esistente oggi risulta abbandonato a sé stesso, l’obbiettivo, entro il 2020, dovrebbe essere recuperare questo patrimonio non limitandosi alla manutenzione edilizia ma an- che quella energetica.

In l’Italia, lo spazio costruito risulta essere quasi totalità della superficie nazionale, è quindi chiaro come il compito di riuscire a riqualificare il patri- monio edilizio sia arduo e richieda ingenti sforzi.

Ci ritroviamo, così, di fronte ad un momento storico in cui si rende necessario risolvere il problema attra- verso una visione a lungo termine, più matura, che consenta di unificare l’aspetto edilizio,

urbanistico ed ambientale con l’innovazione tecno- logica, in modo tale da poter far fronte alle sempre più pressanti richieste delle politiche europee, che impongono una vera e propria svolta per l’utilizzo delle risorse (dal fossile al sostenibile), trattando in maniera sempre più coerente temi come l’energia, il cambiamento climatico, le Smart city e la sosteni- bilità, tutte ormai collegate da un filo comune che rientra nella programmazione 2014-2020 e che si pone come obbiettivo per le politiche comuni degli stati membri.

Questo nuovo modello cerca di enfatizzare i quar- tieri dove nascono le comunità, i servizi, i centri cul- turali e tutto ciò che può determinare un modello di vita più sostenibile da un punto di vista ambientale ma la riqualificazione non può essere condotta solo sulla base di interventi puntuali su piccoli edifici o piccoli porzioni di terreno, senza tenere in conside- razione il contesto o sconnesso da resto della città.

• Interventi innovativi e rispettosi, ovvero trasfor- mazioni profonde che tengono conto della storia e del luogo analizzato, servono a pensare a quei ca- ratteri che possano portare ad un nuovo modello di sviluppo sostenibile in situ;

• Interventi che riducano drasticamente l’enorme impatto ambientale delle nostre città sul territorio, tenendo conto della riduzione del consumo energe- tico nel settore edilizio;

• Interventi che cercano di coinvolgere i residenti con l’obbiettivo di creare coesione e senso di appar- tenenza per quel luogo. Una partecipazione attiva che dia modo ai cittadini, che sono i reali fruitori di quel quartiere, di formulare proposte concrete, in totale sinergia con le relative amministrazioni che detiene le competenze locali, attraverso questa col- laborazione si può dare vita a progetti che tengono in considerazione le reali condizioni climatiche, del degrado del patrimonio, dei materiali compatibili con il contesto, del rispetto della storia del patrimo- nio edilizio esistente.

• Interventi che si rendano economicamente auto- sufficienti in breve tempo, tralasciando quella bu- rocrazia delle carte, che il nostro paese, sempre più spesso, si trova a dover affrontare. “17

“Molti professionisti sono stati chiamati ad agire su ampie aree, connesse attraverso una relazione dina- mica con il contesto ed il territorio in cui si collo- cano, con l’obbiettivo di riportare qualità e identità a quelle periferie dimenticate cercando di creare progetti ambiziosi che possano essere come esempi virtuosi per la restante parte della città. Tra le tante tipologie di intervento che è possibile ipotizzare:

17 https://www.lavoripubblici.it/news/2015/02/ENERGIA/14659/L-efficienza-energetica-nelle-periferie-urbane-ecoquartieri-e-rigenerazione-urbanistica

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"Le nostre città, e in particolare le nostre periferie, hanno bisogno di mirati e studiati interventi di ri- qualificazione, che portino ad una vera rinascita atta a migliorare la vita delle persone che le vivono", ha spiegato il presidente Giampiero Pesenti al conve- gno annuale di Italcementi, tenutosi a Bergamo il 24 gennaio del 2019. Città europee come Berlino, Lon- dra, Marsiglia, Parigi hanno fatto scuola promuo- vendo la rinascita sociale ed economica dell’intera città riqualificando le zone più vecchie e degradate sostituendole con quartieri più sostenibili, ad ener- gia quasi-zero.

In Italia, città come Torino, Milano hanno firmato un protocollo con l’obbiettivo di trasformare di mi- gliorare l’ormai ex area dell’industria italiana crean- done una completamente smart.

Ma vi sono esempi di eccellenza anche nell’Italia me- ridionale come la cittadina di Baronissi, in provincia di Salerno, dove molti quartieri periferici hanno aderito a progetti che includessero il risparmio ener- getico, come l’isolamento dell’involucro degli edifici esistenti, la differenziazione dei rifiuti con i sistemi di raccolta interrati e l’illuminazione con lampade a led per i sistemi di mobilità.

Un ruolo cruciale è stato svolto da Mario Cucinella, fondatore della Building Green Future, da sempre impiegato nel campo della sostenibilità in Italia.

“Cucinella ha dichiarato spesso come sia fondamen- tale, per migliorare la vita di un quartiere, a maggior ragione se periferico, un minimo di intervento: un giardino, un orto sociale a Km zero, un centro cul- turale, un percorso studiato.

Non un intervento da archistar ma piccole accor- tezze, progetti mirati e collegati tra loro per favori- re l’incontro tra le persone per migliorare la quali- tà della vita e che lo facciano attraverso il metodo meno dispendioso possibile in termini di energia e di risorse economiche”18.

All’interno della visione del progetto Ecoquartieri italiani c’è la chiara consapevolezza di come sia diffi- cile intervenire nel territorio italiano, sia per la com- plessità dell’apparato burocratico che allunga i tempi di avvio di eventuali interventi, sia per la gestione dei costi stessi.

Il gap che porta l’Italia ad essere un paese arretrato, dal punto di vista della sostenibilità architettonica ed energetica, risulta quindi essere frutto dei motivi sopra descritti.

In questo contesto diventa sempre più importante semplificare o avvantaggiare gli imprenditori che hanno voglia di investire in questi progetti e magari creare un sistema di professionisti che lavorando su questi temi possa sviluppare diverse idee di inter- vento sostenibile con l’utilizzo di materiali differenti ma senza perdere l’identità del luogo in cui si inter- viene.

È essenziale quindi che vi sia la stesura di una nor- mativa di riferimento, che, individuando criteri e parametri da raggiungere in termini di prestazioni energetiche, di uso e consumo delle risorse naturali ma anche di procedure standardizzate di attuazione urbanistica, renda possibili queste trasformazioni estremamente complesse.

17 https://www.lavoripubblici.it/news/2015/02/ENERGIA/14659/L-efficienza-energetica-nelle-periferie-urbane-ecoquartieri-e-rigenerazione-urbanistica

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2.1

RAPPORTO TRA PIANO E PROGETTO

Oggi, l’adeguamento infrastrutturale e di conse- guenza anche la modernizzazione del paese attra- verso la rigenerazione delle città è stato frenato dalla mancanza di una politica nazionale e di una pianifi- cazione strategica che riguardassero il territorio e le aree urbane.

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