Viaggio studio in Danimarca: l’incontro con un’altra cultura educativa
“È nel mondo, nello specchio delle cose e degli altri uomini, che si trova se stessi.”
(Claudio Magris)
La Provincia di Bergamo-Settore Politiche Sociali ha organizzato nel periodo dal 23 al 27 marzo 2009 un viaggio studio finalizzato a conoscere le politiche educative e i servizi per l’infanzia della Danimarca nella città di Aarhus. All’iniziativa hanno partecipato una delegazione della Provincia di Bergamo (Assessore alle Politiche Sociali, Consiglieri, Dirigente, Funzionarie e Collaboratrici del Settore) e n. 28 referenti del territorio provinciale (tra amministratori, responsabili e coordinatori di servizi per l’infanzia). L’organizzazione del viaggio, quale esito di una progettazione a più mani, è stata possibile grazie alla disponibilità del rappresentante per la Danimarca Claus Jean del BUPL Rappresentante del Sindacato per gli educatori e alla collaborazione di Ferruccio Cremaschi, Segretario dell’Associazione Nazionale Nidi Infanzia. Il viaggio è stato preceduto da un incontro di preparazione il 6 marzo che ha permesso ai partecipanti di ricevere la documentazione relativa ad articoli pubblicati sulla rivista Bambini Ed. Junior sul sistema scolastico ed educativo della Danimarca. In seguito ci sarà un incontro di verifica finale, il 28 aprile 2009, e verrà documentata l’esperienza in un CD che sarà distribuito a tutti i Comuni e ai Servizi dell’infanzia della Provincia di Bergamo.
Sin dal primo giorno all’arrivo in terra danese sono state visitate alcune strutture e l’incontro si è rivelato da subito spiazzante. Nella prima scuola “Centro del tempo libero”, si è incontrato un’educatrice e tanti bambini/ragazzi dell’età dai 7 agli 11 anni. In effetti, l’offerta formativa in Danimarca è molto diversa da quella italiana, i bambini della scuola elementare sono occupati in compiti istruttivi solo per 20/27 ore la settimana, il resto del tempo lo passano in questi Centri del tempo libero. Qui è il gioco ritenuto formativo della personalità dei bambini e il clima che si respira è molto simile alle offerte libere delle famiglie. Un bambino in questo Centro, dopo la scuola, è libero di annoiarsi, di mangiare, di giocare al computer, di andare in cortile, di rimanere solo oppure di aggregarsi ad altri e giocare in gruppo ecc. Questi dimensioni di auto-organizzazione sono alternati ai momenti di gioco o di conversazione guidati da un adulto. Tra i loro insegnamenti uno è quello di imparare a gestire il tempo libero. Facendo un confronto con la nostra realtà ci si chiede: noi adulti stiamo offrendo e dando spazio al tempo vuoto per permettere ai bambini di imparare a gestirlo come loro desiderano, accettando che vivano anche il nulla e la noia? Oppure stiamo correndo il rischio di riempire tutto il tempo libero con qualcosa da fare, magari anche molto divertente, preconfezionato dagli adulti per i bambini?
In questa scuola c’è una novità per noi italiani colta con stupore da noi partecipanti al viaggio, per l’attenzione che riserva ai bambini in crescita. E’ un periodo di un anno tra la scuola materna ed elementare, ritenuto transitorio e chiamato anno zero, che offre ai bambini uno spazio di gioco e uno di lavoro, con l’obiettivo di abituare i bambini pian piano alle richieste fatte dalla scuola elementare ossia di stare seduti al tavolo per molte ore concentrati sui compiti cognitivi. In un’altra scuola per bambini più piccoli durante la visita libera si incontrano attività pericolose, rischiose, ma che fanno parte del programma di assunzione di responsabilità da insegnare ai bambini. Tutti quanti sgraniamo gli occhi di fronte ad un bambino di 4 anni che utilizza gli strumenti da lavoro dei grandi: martelli, chiodi, sega ecc.
Questi adulti in un primo momento sembrano un po’ degli incoscienti!
Poi il ricordo di storie della propria infanzia svelano che le attività e i giochi pericolosi erano presenti soprattutto per quelli che hanno vissuto nelle cascine e nei garage di casa quando a disposizione c’era anche il mondo degli adulti tra cui gli attrezzi dei papà. Emerge che ci si avventurava sulla scala a pioli per raggiungere il granaio, si saliva sul trattore, si utilizzava il coltellino per scorticare un bastone di un ramo in montagna. Certo, ci si poteva far male, ma forse era messo in conto! E’ evidente dalle risposte date dai responsabili e dagli educatori del posto che in Danimarca c’è un contratto tra gli adulti (famiglia e scuole), le comunità locali, le istituzioni politiche e di controllo come le ASL, che si sostengono reciprocamente assumendosi dimensioni di rischio, nel tentativo di insegnare qualcosa ai bambini ritenuto fondamentale per prepararli alla vita. E in Italia, la definizione di limiti e di confini da dare ai bambini, tengono conto di cosa permettono a loro di imparare per la loro vita futura o li stiamo solo proteggendo? Forse la protezione che scatta è frutto delle nostre paure di adulti?
I giorni a seguire, divisi in gruppi si è visitato altri Servizi per l’infanzia, la responsabile dell’Università dei Pedagogisti, l’Assessore ai servizi sociali del Comune, un responsabile del Centro culturale d’’arte per bambini, la Scuola nel bosco.
L’accoglienza in tutte le strutture visitate è stata veramente cordiale e dai racconti del personale che vi opera è evidente che quest’aspetto è curato anche nei confronti delle famiglie: possono fermarsi a bere un caffè o un tè con gli educatori in questi angoli cucina che ricordano tanto l’ambiente della famiglia e che permettono sin da subito di sentirsi un po’ come a casa.
La formatrice Monica Guerra definisce l’esperienza del viaggio studio con queste parole: “Uscire dai propri confini, dialogare con altre esperienze in Europa, incontrare culture e saperi diversi introducono una condizione più aperta, utile a ripensare la nostra realtà di servizi, il nostro modo di operare, le nostre prassi educative, collocandole all’interno di uno scenario più ampio con elementi nuovi di stimolo e di confronto. Il viaggio si è confermato essere, oltre che un’occasione ricca e vivace di conoscenza e confronto con i servizi educativi e le politiche sociali di una realtà europea, una straordinaria opportunità, anche grazie alla provocazione delle visite e degli incontri con gli operatori della Danimarca, di conoscenza e dibattito educativo tra i responsabili e coordinatori di servizi infanzia della nostra provincia.”.
Luigina Marone