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«A Mosul 8mila famiglie scudi umani»

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Academic year: 2022

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La resa dei conti

Gli ostaggi sarebbero stati «posizionati» intorno ai presidi militari

dei fondamentaliste per frenare l’avanzata dell’esercito

e dei curdi. «Chi si rifiuta, viene fucilato sul posto»

E i combattenti sciiti si dicono

pronti all’assalto a Tal Afar

Profughi fuggiti ad Hassaké dalla città di Mosul nelle mani del Daesh(LaPresse/Reuters)

Il premier curdo-iracheno Nechirvan Barzani ha detto che, una volta conclusa la battaglia di Mosul e ripresa la città dai jihadisti dello Stato islamico, bisognerà cominciare a parlare di indipendenza del Kurdistan, regione autonoma dell’Iraq. «È da tanto ormai che i tempi sono maturi per l’indipendenza, ma per il momento concentriamoci sulla battaglia contro il Daesh», ha dichiarato Barzani al tabloid

tedesco “Bild”. «Ma quando Mosul sarà liberata noi ci riuniremo con i nostri partner a Baghdad per parlare della nostra indipendenza. Abbiamo aspettato troppo a lungo; dopo il 2003 (anno dell’invasione dell’Iraq di Saddam Hussein da parte della coalizione Usa, ndr) pensavamo che ci sarebbe stato un nuovo inizio per un nuovo Iraq

democratico. Ma questo Iraq ha fallito», ha proseguito il capo del governo curdo.

«Qui noi non siamo arabi, ma una nazione curda. La comunità internazionale deve anche vedere le cose in modo realistico», ha insistito il leaderdel Kurdistan

iracheno Barzani.

IL PREMIER CURDO

Barzani: dopo la conquista

«si tratterà l’indipendenza»

«A Mosul 8mila famiglie scudi umani»

La denuncia dell’Onu: il Daesh fa razzie nei villaggi vicini

«Ormai è imminente» l’attacco finale alla capitale jihadista

LUCAMIELE

l’ultima “porta” su Mosul. La ca- duta di Tal Afar – a circa 55 chi- lometri a ovest della seconda città irachena – potrebbe significare lo scatenarsi dell’attacco fatale alla roc- caforte del Daesh che, sempre più, fa razzie di civili nei villaggi limitrofi per utilizzarli come scudi umani (47.300 persone, secondo le Nazioni Unite). Ma anche innescare, in un’inquietante rea- zione a catena dagli effetti imprevedi- bili, una nuova ondata di violenze set- tarie. E il coinvolgimento più massic- cio di “attori” sulla scena irachena, a cominciare dalla Turchia.

L’annuncio è stato fatto da Ahmed al- Asadi, portavoce delle Forze di mobi- litazione popolare, conosciute anche come Hashid Shaabi: le milizie sciite sono pronte a sferrare l’attacco a Tal A- far. È l’ultimo corridoio ancora aperto, a ovest di Mosul. E anche il più insi- dioso, perché “collega” la zona di Mo- sul a Raqqa, l’altro bastione del Calif- fato, questa volta in Siria. Non è un ca- so che Damasco denunci che la mi- grazione di jihadisti verso la Siria sia già in atto. Sugli altri tre fronti attorno

a Mosul – il fianco meridionale, orien- tale e settentrionale – avanzano i sol- dati iracheni e i combattenti pesh- merga curdi: negli ultimi 4 giorni sa- rebbero stati liberati 40 villaggi. Il Pen- tagono ha fatto sapere ieri che le forze schierate stanno consolidando le loro posizioni in attesa di lanciare l’attacco definitivo. Il colonnello americano John Dorrian, portavoce della coali- zione internazionale a guida Usa, ha spiegato che è in corso un «riposizio- namento, un requipaggiamentro» e che «tra un paio di giorni riprenderà la marcia sulla città». «C’e un piano di battaglia a cui ci atteniamo», ha ag- giunto l’ufficiale americano.

La città (e i villaggi circostanti) è alla mercé degli uomini del Daesh. La de- nuncia è delle Nazioni Unite. I milizia- ni hanno «sequestrato 8mila famiglie, circa 47.300 persone, nelle zone intro- no a Mosul e le ha portate in città per essere usate come scudi umani intor- no alle posizioni militari dell’organiz- zazione» nel capoluogo. «Almeno 5.370 famiglie sono state rapite dal sobbor- go di Shura, altre 160 famiglie dal sob- borgo di al-Qayyarah, 150 dal sobbor- go di Hamam al-Alil e 2.210 famiglie

dal sobborgo di Nimrud e dal distretto di al-Hamdaniya». «Queste informa- zioni sono state verificate nel miglior modo possibile. Si tratta di rapporti cre- dibili», ha precisato la portavoce del- l’Onu a Ginevra, Ravina Shamdasani.

«Minacciate con le armi, o uccise se re- sistono, queste persone sarebbero sta- te spostate in posizioni strategiche do- ve si trovano combattenti del Daesh».

Si tratta di una strategia «vile». Confer- mata anche l’uccisione di almeno 232 civili, avvenuta mercoledì scorso.

L’avanzata delle truppe irachene con- tinua. Ieri, durante uno scontro a sud di Mosul, sarebbe stato ucciso Abu I- man al-Mousuli, indicato come «il ca- po delle forze speciali del Daesh». Il

“rambo” di Mosul, come veniva chia- mato, sarebbe stato fino a pochi mesi fa «uno dei membri delle guardie del corpo» del “califfo” Abu Bakr al-Bagh- dadi, prima di trasferirsi al fronte per difendere la roccaforte irachena.

Chi può sottrarsi alla morsa del Dea- sh, fugge. Mustafa Jabbar, coordinato- re di Focsiv Kurdistan fa sapere che «o- gni giorno il numero degli sfollati au- menta. Dall’inizio della nuova offen- siva per la riconquista di Mosul ad og-

gi si contano 11.753 persone che han- no lasciato la propria casa per salvar- si dalla paura delle atrocità e dall’as- sedio, secondo gli ultimi dati che ha fornito il ministero preposto agli sfol- lati ed alla migrazione». «Solo due gior- ni fa sono scappate più di 3.000 per- sone, ma il numero aumenta con l’av- vicinarsi delle forze dei peshmerga e dell’esercito iracheno alla città», rac- conta ancora Jabbar.

L’attacco a Tal Afar, città con storici le- gami con la Turchia per la presenza di un mix di sunniti e sciiti di etnia turk- mena , “muoverà” dalla base militare di Qayyara, a circa 90 chilometri a sud- est. Nei giorni scorsi il ministro degli E- steri turco Mevlut Cavusoglu ha assi- curato che le truppe schierate all’in- terno del territorio iracheno potrebbe- ro intervenire in caso di attacco a Tal A- far. Si teme che l’intervento delle mili- zia sciite possa provocare una nuova ondata di scontri etnici. A luglio, l’O- nui ha denunciato che milizie sciita a Falluja, ad ovest di Baghdad, hanno se- questrato più di 640, tra uomini e ra- gazzi, sunniti: almeno 50 sarebbero sta- ti torturati a morte.

© RIPRODUZIO NE RISERVATA

È

La città. I labirinti sotterranei sono la più grande insidia

FRANCESCOPALMAS

un inferno in terra». A Mosul, la guerra del Daesh si sta imbarbarendo. Molti civili sono in trappola:

47.300 stando alle Nazioni Unite. I primi dodici giorni di battaglia sono un triste presa-

gio. I jihadisti stanno difendendo a spa- da tratta le decine di villaggi limitrofi.

Hanno pochi uomini, ma venderanno cara la pelle. Anche perché 90% di loro sarebbe autoctono, originario di Mosul o delle tribù circostanti. Un dato su cui convergono molti esperti, in primis Pierre-Jean Luizard, grande specialista di Iraq. Gli ultimi video propagandisti- ci del Califfato documentano difese in

profondità. Vi traspare un’organizzazione tattica che compli- cherà non poco l’avanzata oltre la prima cinta urbana. In tut- ti i villaggi liberati, a nord, a est e sud, sono stati scoperti ordi- gni esplosivi improvvisati e tunnel interconnessi.

Reti sotterranee spesso dotate di elettricità, con micro-aperture

È

«

superficiali per la ventilazione. Una decina di jihadisti vi ha re- sistito per ore, rallentando l’avanzata dei peshmerga in quel che rimaneva di un villaggio orientale.

La megalopoli rischia di riservare molte sorprese, con i suoi gi- ganteschi labirinti sotterranei, enigmatici da risolvere. I tunnel permetteranno ai terroristi di sfuggire ai raid aerei, dissimulare cecchini, oc- cultare mitragliatrici e razzi anticarro.

Saranno l’atout per muovere imbosca- te con gli inghimasi, le truppe d’assal- to. Chi comanda sul campo, a Mosul, sono i ceceni, i più duri. E l’iniziativa spetta ai loro “caporali”. Tutto è mina- to: dalle strade alle vie d’accesso, dagli edifici agli oggetti più insospettabili.

Perfino copie del Corano, secondo l’ul- timo studio del Sentinel di West Point.

Nella prima settimana di battaglia, i jihadisti hanno sguinza- gliato non meno di 61 veicoli-bomba, in tutte le direzioni di at- tacco. Poi il numero è scemato. Forse i mezzi scarseggiano e bisogna risparmiarli per la battaglia finale. In campo abbiamo

già visto (quasi) tutta la panoplia jihadista, comprese le equi- pe armate di missili anticarro. Un mix di sistemi utili a rallen- tare l’offensiva nemica, come gli attacchi diversivi a nord di Baji, a Shirqat, a Kirkuk e a Rutba, sfruttando le sacche di resi- stenza clandestina. Mosul cadrà, è ovvio. Ma il grado di resi- stenza opposto dal Daesh nel perimetro esterno suggerisce che non sarà una passeggiata. I jihadisti hanno l’occorrente per resistere. A lungo. Hanno già fatto le prove di droni-bom- ba, uccidendo due francesi in prima linea con i curdi. Non han- no esitato a incendiare materiali tossici. Forse un preludio al- l’impiego di armi chimiche.

Che dire poi delle riserve di carri e veicoli blindati, nascosti nei meandri cittadini? E delle artiglierie che aspettano solo di tuo- nare? Per i civili sarà un dramma nel dramma, anche perché i regolari iracheni stanno portando al fronte armi non meno e- siziali. C’è da temere una catastrofe. Vincere la battaglia mili- tare costerà caro e risolverà solo un termine dell’equazione.

L’altro è pieno di incognite: quale formula politica permetterà la stabilizzazione dell’area? E quale sarà l’autorità che le tante parti in conflitto reputeranno legittima? Mistero.

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L’ASSEDIO. Peshmerga curdi nei pressi del villaggio di Jarbuah (Reuters)

I tunnel permetteranno ai terroristi di sfuggire ai raid

aerei, dissimulare cecchini, occultare mitragliatrici

I seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi «sono soldati del Diavolo. Il Santo Padre, i cattolici italiani, l’Europa ci aiuti». L’appello arriva dal parroco della chiesa cattolica di San Giorgio a Bartalla, una ventina di chilometri da Mosul. «Avevo messo questa porta con le mie mani», dice commosso il religioso, davanti all’ingresso della chiesa, che è stata data alle fiamme dal Daesh prima della riconquista da parte delle forze speciali di

Baghdad. I miliziani di Baghdadi hanno spezzato le croci, tutte. Non solo quella grande nella chiesa.

Anche quelle sulle lapidi dei religiosi sepolti nella struttura, costruita nel 1835. E quelle sulle basi di legno per la lettura durante la preghiera. Quelle lungo il perimetro sono state tirate giù con le corde. Una statua della Vergine Maria giace a terra. I religiosi hanno accantonato i pezzi e i frammenti all’ingresso. È evidente che vorrebbero rimetterle in piedi, ma è altrettanto chiaro che non sarà possibile. Manca la testa della statua.

All’interno si sente ancora forte l’odore di bruciato.

Le panche sono annerite dal fuoco, il soffitto pure.

Vicino all’altare ci sono le immagini sacre, quella di Cristo è accanto alla croce che a malapena si sostiene. «Le abbiamo portate da Erbil», dice Ramiz (Paolo in italiano), un abitante di Bartalla, tornato per la prima volta in città. «Sì, volevo vedere come era messa la mia casa, che per fortuna è intatta, anche se dentro non c’è rimasto nulla. Ma il vero motivo è che volevo vedere cosa restava della chiesa». A Bartalla nel 2014 c’erano 23.000 abitanti. Il 70% cristiani, tra ortodossi e cattolici. Danni ingenti anche nell’altra chiesa di Santa Simona. Ora su San Giorgio sventola la bandiera dell’Iraq e le milizie sciite hanno coperto i simboli del Daesh con le proprie effigi.

BARTALLA

Dramma nelle chiese devastate:

croci divelte e statue sbriciolate

Il fumo si alza dalla periferia di Aleppo (Reuters)

DAMASCO

e forze armate russe hanno chiesto a Vladimir Putin di riprendere i raid aerei su Aleppo, interrotti da 10 gior- ni. A riferirlo ieri è stato il generale Sergeij Rudskoi, capo del comando operativo del- lo Stato maggiore russo. «In relazione al fat- to che non cessa la morte dei civili e che i miliziani hanno ripreso le azioni belliche contro le truppe governative – ha detto il generale – ci siamo rivolti al comandante in capo delle forze armate chiedendo la ri- presa dei raid aerei sulle formazioni arma- te illegali a Aleppo est».

Il leader del Cremlino, però, ha detto di considerare «del tutto inopportuna» la ri- presa dei raid e che è «necessario prolun- gare la tregua umanitaria». Intanto le fa- zioni ribelli ad Aleppo hanno annunciato il via a una nuova battaglia per rompere l’assedio del regime nei quartieri della città

L

in mano all’opposizione armata. Come si legge sul sito di notizie vicino all’opposi- zione All 4 Syria, «le sale operative delle fa- zioni Fath Halab (La Conquista di Aleppo, ndr) e Jaysh al-Fath (L’Esercito della Con- quista, ndr) hanno dato il via a una grande battaglia per rompere l’assedio» nei quar- tieri orientali di Aleppo. A tale scopo «so- no stati attaccati diversi punti dai lati nord e ovest della città per prendere il controllo delle posizioni delle forze governative e del- le milizie che le appoggiano e rompere il cordone attorno ai quartieri orientali di A-

leppo». Nel corso dell’offensiva tre ka- mikaze qaedisti dell’organizzazione Fatah ash-Sham (già al-Nusra), di cui uno con cittadinanza francese, si sono fatti saltare in aria a bordo di autobomba. Partecipa al- la battaglia anche il movimento degli Ah- rar al-Sham, che attraverso i social network ha fatto sapere di aver attaccato il distret- to di al-Assad a ovest di Aleppo.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra ha fatto sapere che fazioni ri- belli armate hanno lanciato razzi Grad con- tro la base militare di al-Nayrab a est di A- leppo. Secondo l’Osservatorio, i ribelli stan- no attaccando le zone sud-occidentali di A- leppo e le fazioni islamiste sono riuscite ad avanzare alla periferia ovest di Aleppo. Yas- ser al-Youssef del gruppo Noureddine al- Zinki ha confermato che i ribelli hanno pre- so il controllo del sobborgo di al-Assad. I ri- belli avrebbero attaccato con decine di raz- zi anche l’aeroporto di Aleppo.

Il leader boccia le richieste di bombardamenti di Damasco Razzi dei ribelli per rompere l’assedio nei quartieri a est

Siria. Putin: tregua ad Aleppo più lunga

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Sabato

29 Ottobre 2016 M O N D O

Lo spregio a Santa Simona di Bartalla (Ansa)

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