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O Un contratto senza capo né coda

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t r i b u n a

12 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 4 - maggio 2018

O

gni contratto di lavoro è fi- glio del suo tempo, sia poli- ticamente sia sindacalmen- te. In questo momento particolare della storia italiana, questa improv- visata pre-intesa contrattuale per il rinnovo della Convenzione dei me- dici delle cure primarie non poteva che rispecchiare l’ambiente dilet- tantesco in cui si sta muovendo la classe dirigente del nostro Paese ed in particolare ciò che esprime il Ministero e la Sisac, ovvero quel ti- po di sanità da “Bar dello Sport” a cui purtroppo anche noi medici ci stiamo giocoforza abituando.

¼

¼ Politicamente corretto?

Dopo anni di vacanza contrattuale all’improvviso, da un governo in scadenza, viene proposta ai sinda- cati una pre-intesa che viene firma- ta in due distinte sedute i cui conte- nuti sono approssimativi quanto pericolosi. Già un contratto che na- sce in un frangente simile è chiara- mente condizionato più da scaden- ze elettorali che da un vero proget- to assistenziale/sanitario o da esi- genze professionali e di categoria;

quindi ancora una volta in più la sa- nità viene asservita alla politica mentre il buonsenso, e forse anche il comune senso del pudore, vor- rebbero vedere il contrario. Il risul-

tato è qualcosa che ha la parvenza di un contratto, ma che invece di fissare dei paletti, un progetto, un percorso o degli obiettivi, appare talmente approssimativo da rappre- sentare un pericolo per lo spazio che lascia alle differenti interpreta- zioni che ne possono scaturire.

Nelle pagine firmate infatti ci sono dei contenuti equivoci tali da diven- tare insidiosi. L’unico problema ri- solto è quello degli arretrati, che sono comunque liquidati con enor- me ritardo, ma non c’è ancora nes- sun investimento sul territorio per poter strutturare gli studi dei Mmg di quanto necessitano per poter ef- fettuare quelle prestazioni diagno- stiche declinate nell’accordo. Si parla di un massimale fino a duemi- la pazienti con una semplicità che lascia sconcertati se solamente si pensa al fattore qualitativo che è sempre inversamente proporziona- le al concetto quantitativo: si agita lo spettro di un ancora maggior ca- rico di lavoro per il Mmg al quale si tenta di affibbiare anche buona par- te della problematica sociale senza però aver niente in cambio.

¼

¼ Un paradosso

Leggendo l’accordo sembra che la

“Balduzzi” non sia mai stata scrit- ta, mentre dal punto di vista nor-

mativo è ancora viva e vegeta. An- zi, a mio parere, a questo punto ta- le normativa, dalla disgrazia che rappresentava, per le scelte avven- tate, diventa quasi un baluardo di salvaguardia per la figura del medi- co di medicina generale.

Inoltre la Convenzione siglata pare aver del tutto dimenticato il ruolo dei medici di continuità assisten- ziale che spariscono quasi dall’or- ganizzazione dell’assistenza territo- riale malgrado abbiano ancora un ruolo fondamentale in tale conte- sto: basterebbe intervenire aggior- nandone il percorso formativo, ren- dendolo propedeutico alla com- plessità assistenziale che progres- sivamente e operativamente han- no già affrontato i colleghi della medicina generale, in modo da re- alizzare una vera continuità dell’as- sistenza. “Confusione: sarà il mio epitaffio” cantavano i King Crimson negli anni Settanta e la confusione normativa è ciò che questo con- tratto ci lascia in eredità.

Un contratto è un accordo tra diverse parti per cercare un’intesa che sia sostenuta e normata da regole ed obiettivi. Ebbene, nell’accordo siglato per i medici delle cure primarie c’è solo la parvenza di tutto ciò. L’approssimazione dei contenuti rappresenta un pericolo

per lo spazio che lascia alle differenti interpretazioni che ne possono scaturire

Alessandro Chiari - Segretario regionale Smi - Emilia Romagna

Un contratto senza capo né coda

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