Condividiamo l’iniziativa del Registro che mira allo sviluppo professionale culturale e scientifico dei medici legali
Avv. Carmelo De Marco*
La Convention di Milano” è il punto di arrivo di 2 anni di lavoro”. Due anni di discussione, di confronti, anche vivaci, per dar vita ad un’iniziativa che oggi registra finalmente il battesimo ufficiale.
La Convention di Milano è anche il punto di partenza di un itinerario tutt’altro che agevole lungo il quale bisognerà saper superare, con saggezza e pacatezza, le residue diffidenze di coloro i quali paventano chissà quali sventure o strategie destabilizzanti il sistema, bisognerà soprattutto saper superare la prova dei fatti concreti (quelli che contano), delle coerenze rispetto alle finalità individuate, dei risultati in termini di valore aggiunto per la categoria, per gli attori protagonisti, per la collettività.
Una partenza peraltro annunciata dal VII Congresso medico giuridico internazionale di Salsomaggiore, dello scorso maggio del corrente anno, e al quale mi piace idealmente collegarmi, nel corso del quale sono stati segnati, a mio parere a pieno titolo, due punti fermi di grande significato prospettico:
• I risarcimenti delle micropermanenti sono “moralmente necessari” ma “non necessariamente immorali”, così sciogliendo l’inquietante (ma voluto) interrogativo del titolo del Congresso.
• Anche nella prospettiva di una soluzione legislativa del problema della quantificazione economica del danno biologico, non si può prescindere da una classe di professionisti in grado di accertare in maniera oggettiva i danni all’integrità psicofisica dell’uomo secondo i più avanzati criteri scientifici.
L’idea del Registro che l’amico Cannavò sta portando avanti, dicevo infatti nel mio intervento di apertura della 3^ giornata congressuale, è lodevole ma non può, da sola, avere forza risolutiva.
⎪ occorre la volontà, ma soprattutto una serie presa di coscienza di tutta la categoria ed in particolare di tutti quei validi professionisti, ancora numerosi, che non pensano che la valutazione medico legale sia solo un fatto di business o di spartizione mercantile
⎪ sono proprio i medici legali che dovranno scoraggiare la prassi che ogni sinistro genera un “colpo di frusta”, valutare il nesso causale fra fatto ed evento con l’ausilio del perito auto, abolire dalla relazione la locuzione. “non si può escludere che……” sostituendola con quella positiva: “si può affermare che…..”
⎪ il problema vero del risarcimento del danno da micropermanente non è il valore economico del punto ma l’esistenza del danno medesimo.
I detrattori dell’iniziativa, o gli agnostici, hanno persino argomentato (in questo senso ho sentito rumors) che trattandosi di una vicenda sponsorizzata dall’Ania, i connotati sostanziali del registro non potevano che risiedere nell’intento di costruire o pilotare gli aderenti in direzione di uno smaccato favor verso le imprese assicuratrici.
Niente di più falso, ma forse è meglio dire niente di più miope o di più strumentale.
L’Ania ha condiviso sin dall’inizio l’idea del registro e non può non appoggiarne le finalità che non sono quelle di fare “proseliti” o dicreare “corti” ma di promuovere, in ambito esclusivamente volontaristico, in cui ciascuno è libero di riconoscersi o meno a secondo dei valori di cui è
* Vicepresidente Sezione Tecnica Auto ANIA
Tagete n. 5-1998 Ed. Acomep
portatore, “lo sviluppo professionale, culturale e scientifico dei medici legali”. Di ciò bisogna dare atto all’Associazione M. Gioia.
L’Ania non può essere insensibile o estranea, al contrario è e sarà sempre interessata, alle tematiche della valutazione dei danni alla persona. E come potrebbe essere diversamente?
¾ Nel 1996 il saldo economico del mercato assicurativo italiano nel ramo r.c.a. è stato negativo per 3.149 mld (nel 1995 il saldo era stato negativo per 2.514 mld).
¾ Nel 1997 le 106 Compagnie italiane che operano nel settore hanno subito un risultato tecnico negativo di 3.293 mld (+4,5%).
Le ragioni di un tale disastro sono molteplici e fin troppo note agli addetti ai lavori. La forte sinistrosità che caratterizza il nostro paese sembra oramai un male inguaribile.
∑ il numero dei danni fisici in particolare è da anni in crescita, quasi a testimoniare inequivocabilmente che, in presenza di una frequenza stabile, se non in diminuzione nel corso di questi anni, i sinistri con danni alla persona aumentano a dismisura la frequenza, vale a dire che i danni materiali “diventano” sempre più spesso anche sinistri con lesioni.
∑ lo stesso trend incrementale vale per il costo dei risarcimenti.
Numero danni alla persona: % sul totale
• 1990: 9,9%
• 1993: 12,4%
• 1996: 14,9%
• 1997: non ho il dato di mercato, vi riferisco quello dell’Unipol, che da ’96 al ’97 segna l’incremento di 1,2 punti di percentuale di crescita: dal 13% del ’96 al 14,2% del ’97.
Costo medio danni all persona: incremento medio 1994-95-96
• 9% annuo
Costo medio danni alla persona: valore in ml di lire
• 1990: 8,2
• 1993: 11,7
• 1996: 14,4
Costo totale sinistri r.c.a. 1996: 16.400 mld, di cui danni alla persona: 9.184 mld = 56% sul totale
% micropermanenti su totale numero danni alla persona:
• 90% ca.
% costo micropermanenti su totale lesioni:
• 50-60%
Il danno da lesioni, questo pochi per la verità lo richiamano, è una peculiarità della realtà italiana. Storicamente in Italia si verificano annualmente un numero di sinistri che non ha riscontro in nessuno dei Paesi europei.
Tagete n. 5-1998 Ed. Acomep
PAESE 92 93 94 95
Finlandia 38 35 36 38
Norvegia 43 44 43 42
Svizzera 58 55 54 53
P. Bassi 62 63 60 58
Francia 83 79 75 71
Grecia 87 82 82 81
Austria 93 91 84 84
Belgio 85 87 85 84
Germania 93 91 87 85
Portogallo 112 116 104 109
Spagna 110 101 102 110
Italia 143 129 125 120
Anche sull’ammontare dei risarcimenti abbiamo un primato che credo non possiamo permetterci.
Per spiegarmi meglio, riporto nello schema gli importi che nei diversi Paesi vengono liquidati per indennizzare una frattura di gamba di un impiegato 25enne, secondo le risultanze dell’indagine che il gruppo di lavoro “danni fisici” del C.E.A. sta completando in questi giorni (gli importi sono espressi in E.C.U.).
PAESE Danni economici Danni non economici Totale
Finlandia 1220 1705 2925
Svizzera 5292 1875 7167
Francia 5840 2305 8145
Svezia 6172 2550 8722
Spagna 7163 2286 9449
Belgio 7083 4403 11486
Regno Unito 6000 6800 12800 Germania 10000 8000 18000 Italia 6052 12220 18272 Irlanda 13545 31831 45376
Se si eccettua l’Irlanda, sono le componenti cosiddette immateriali del danno che fanno lievitare la valutazione italiana, che è molto simile a quelle degli altri Paesi avuto riguardo ai danni in senso stretto, patrimonialistici. Tra l’altro questa ipervalutazione è responsabile delle assurde ipervalutazioni dei casi mortali, che vengono liquidati assai meno nel resto d’Europa.
Un discorso a parte meritano i “colpi di frusta”. Nella maggior parte dei Paesi europei i sintomi non obiettivabili, la cosiddetta soggettività, vengono ritenuti scarsamente rilevanti, quando non sono del tutto ignorati dal medico valutatore. Come al solito occorre essere prudenti al riguardo, ma ritengo l’affermazione “spendibile”. Anche in questo caso preferisco farmi aiutare dalle cifre, che danno concretezza al ragionamento.
Lo schema seguente indica gli importi che nei diversi Paesi vengono mediamente liquidati per indennizzare una distorsione del rachide cervicale, di cui sia rimasta vittima una segretaria 32enne (importi E.C.U.).
Tagete n. 5-1998 Ed. Acomep
PAESE Totale
Finlandia 1561 Germania 2250 Spagna 2639 Francia 2838 Italia 5529 Belgio 7091 Regno Unito 7050 Svizzera 7334 Svezia 12297 Irlanda 15915
Se questa rappresentazione della realtà è corretta, si potrebbe sostenere che in Italia è tutt’altro che preoccupante. Peccato però che si tratti della valutazione di una “vera” distorsione del rachide cervicale e non di un mero risentimento muscolare destinato a risolversi senza postumi in una decina di giorni.
Sicuramente in Italia vengono liquidati punti di invalidità permanente che all’estero non vengono neppure chiesti oppure vengono negati. Credo che questa sia la differenza più importante: i danni modesti (fino al 10%) esistono in tutta Europa e sono percentualmente importanti, ma non arrivano a rappresentare il 92% del totale, come in Italia. I “colpi di frusta” non sono un’esclusiva italiana, ma all’estero sono valutati diversamente dal punto di vista medico; quelli autentici vengono pagati anche di più, quelli privi di riscontro clinico vengono risolti con cifre minime. Non mi sembra cosa di scarso rilievo.
I fenomeni speculativi sono stati denunciati anche dai colleghi stranieri, ma non mi risulta che si sia realizzato lo stilicidio di risorse cui invece assistiamo in Italia, nella indifferenza pressoché unanime.
Allora non deve stupire il fatto che il mercato spenda in Italia più per i danni fisici che per i danni materiali (fatto che non trova riscontro altrove, a quanto mi consta). La cosa deve fare riflettere anche alla luce delle statistiche ufficiali sugli incidenti stradali con morti e feriti, che fotografano una realtà meno devastante che in altri Paesi.
A questo punto penso possa essere sufficientemente chiaro perché il mercato non possa, anzi non debba, essere insensibile ad iniziative come quella che oggi vede la luce.
La legge di regolamentazione del danno biologico, per la cui proposta grande invito va al Presidente dell'Istituto di Vigilanza, Presidente Manghetti, già avviata nel suo iter istituzionale, e per quanto mi risulta apprezzata nelle competenti sedi ministeriali, è irrinunciabile.
Altrettanto irrinunciabile è una presa di posizione che miri a portare la valutazione medico legale nell’alveo di quella moralità che tutti i seri operatori della categoria, e gli uomini di buona volontà, non possono non invocare.
⎢ Non si tratta di una questione che riguarda solo le compagnie di assicurazione
⎢ Quello alla nostra attenzione è un problema economico e sociale ed in quanto tale coinvolge la collettività.
Tagete n. 5-1998 Ed. Acomep