Per valutare se esiste autocorrelazione nei residui si deve verificare se il valore osservato cade o no all’interno di bande di confidenza così costruite; quantile di una normale standard (con α = 0.05) diviso la radice quadrata del numero di osservazioni, se il valore osservato è inferiore allora non esiste autocorrelazione, nel caso contrario esiste autocorrelazione. In questo caso
Da notare che nell’articolo la curva LM, che serve a determinare l’equilibrio nel mercato monetario, non viene tenuta in considerazione ma è sostituita con la descrizione di come i policymarkes stabiliscono un tasso d’interesse di equilibrio 3 . Tutte e tre queste equazioni sono importanti per l’analisi e lo studio dell’andamento economico in un paese. La curva di Phillips per esempio ci permette di capire come l’autorità di politica monetaria affronta un trade-off quando interviene per combattere l’inflazione 4 .
L’equazione (2) rappresenta la curva IS ed è ottenuta dalla log-linearizzazione dell’equazione di Eulero del consumatore. I movimenti dell’output gap sono guidati sia dalle attese sulle future realizzazioni dell’output, sia dalle sue passate realizzazioni. In particolare, A I è il peso assegnato alle aspettative, e 1 − A I ai suoi valori passati. Poi, è presente l’equazione di Fisher che calcola il tasso d'interesse reale ex-ante, , ? = L ? − C ? " ?DE il cui impatto sul consumo è determinato dall’elasticità intertemporale di sostituzione K I ( L ? è il tasso d'interesse nominale, il Federal Funds Rate). Il tasso d'interesse reale ex-ante ci dà il ritorno sul risparmio; quando è alto il consumatore riceve un forte ritorno sul risparmio ed è quindi incentivato a consumare meno oggi e risparmiare di più in modo da avere un ammontare di risorse più alto da spendere domani. Il coefficiente K I esprime proprio questo effetto di sostituzione. Il consumo quindi è correlato negativamente con il tasso d'interesse reale atteso, quando questo aumenta il consumo oggi scende e viceversa. Inoltre è presente la novità di questo modello, l’indice della solidità finanziaria 2 ? dove il parametro J rappresenta uno dei principali oggetti del nostro studio. L’obiettivo dell’analisi sarà verificare il segno e l’impatto di J sull’equazione strutturale dell’output gap. Se J risulterà strettamente maggiore di zero significa che la borsa ha un influenza direttamente proporzionale sul cicloeconomico. Chiude l’equazione la parte non spiegata dell’equazione di Eulero, lo shock di domanda 7 ? I , che si suppone distribuirsi come un white noise 8(0, T I U ) (8). Può essere interpretato come uno shock fiscale o come un cambiamento delle preferenze dei consumatori.
statunitense sugli aggregati inglesi. Al fine di stimare l’impatto di tale shock su cicloeconomico ed inflazione U.K., ho specificato cinque modelli vettoriali autoregressivi caratterizzati da un set di variabili comune (inflazione, cicloeconomico, e tasso di interesse nominale, tasso di interesse nominale americano) ma differenti in termini di proxy empirica del cicloeconomico britannico. In particolare, per approssimare l’output gap inglese, ho considerato la misura proposta dall’OCSE costruita con un approccio a funzione di produzione (output gap OECD), una costruita ipotizzando un trend lineare (output gap lineare), una ammettendo non linearità nel trend (output gap quadratico), una che ammette un trend flessibile e molto utilizzato nella letteratura macroeconomica applicata (output gap di Hodrick Prescott), ed il tasso di crescita del reddito reale yt. Alla luce dell’incertezza tuttora presente nella letteratura empirica macroeconomica e relativa alla misurazione del cicloeconomico, ho ritenuto opportuno effettuare una batteria di test in funzione degli indicatori qui sopra elencati al fine di verificare la robustezza delle mie conclusioni.
L’obiettivo principale della Federal Reserve è quello di gestire la politica monetaria statunitense, influenzando le condizioni creditizie e monetarie dell’economia nazionale e agendo sulla stabilità dei prezzi e sui tassi di interesse a lungo termine al fine di rendere il sistema finanziario e bancario più stabile, proteggendo i diritti degli utenti.
L’economia americana ha subito molti cambiamenti dalla fine della seconda guerra mondiale. La media della disoccupazione e dell’inflazione, durante gli anni ‘70, erano molto alte, mentre, negli ultimi decenni sono diventate abbastanza basse e stabili. Le fluttuazioni del cicloeconomico si sono sostanzialmente moderate negli ultimi venti anni e la volatilità della crescita della produzione si è ridotta drasticamente. Anche la dinamica dell’inflazione è cambiata drasticamente: dopo la metà degli anni ‘80 l’inflazione è diventata più stabile e meno persistente.
Un ruolo fondamentale è giocato dal fattore scalare c posto davanti a Ȉ. Infatti se il tasso di accettazione r è troppo alto o troppo basso, si rischia che la distribuzione a posteriori sia concentrata attorno alla moda. Inoltre la matrice di varianza e covarianza del termine d’errore İ è modificata in modo da ottenere un tasso di accettazione dei valori compreso tra il 23% e il 40%; intervallo che permette di evitare di cadere nei due casi estremi: quello di accettare sempre, nel qual caso si confronterebbe sempre la moda con sé stessa, o di rifiutare sempre, ritornando quindi alla moda non riuscendo a disegnare la distribuzione.
Il prodotto interno lordo europeo è fornito in volume, dopo un calcolo d'aggregato dei dati europei nazionali che tengono conto del peso rispettivo di ogni paese nel prodotto interno lordo europeo e dell'evoluzione del tasso d'avvicendamento di ogni valuta nazionale prima del gennaio 1999. l’output gap europeo (fonte:OECD) è stato ottenuto come differenza tra il reddito annuale e il redito potenziale.inoltre , fornisce l’informazione della presenza di una fase espansiva(output gap positivo) o di una fase recessiva(output gap negativo ) del cicloeconomico.
Il tasso di inflazione è una misura della velocità con cui aumentano i prezzi. Insieme al prodotto interno lordo (PIL) e al tasso di disoccupazione è una delle variabili macroeconomiche più importanti per la misura dell’andamento di un sistema economico. Per farci un’idea dell’importanza di una corretta previsione del tasso d’inflazione, basti pensare che alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti hanno proposto leggi che prevedono che la FRB (Federal Riserve Bank) mantenga l’inflazione sotto controllo, leggi tra l’altro già in vigore in alcuni stati europei (N. G. Mankiw, 2004). In macroeconomia la teoria quantitativa della moneta descrive il tasso d’inflazione come una variabile perfettamente controllata e stabilita dal detentore del potere di offerta di moneta, ossia dalla banca centrale. Ma nella realtà questa teoria non tiene conto di due punti:
Una cosa da notare è che in questo meccanismo un ruolo importante è giocato da , anzi più precisamente è fondamentale il fattore scalare c posto davanti a esso, cioè
̱ሺͲǡ ሻ, perché tanto più c è piccolo tanto più il rapporto r è elevato e viceversa. Inoltre questa matrice di varianza e covarianza del termine d’errore è aggiustata in modo da ottenere un tasso di accettazione dei valori compreso tra il 23% e il 40%. Si sceglie questo intervallo di accettazione per evitare di cadere nei due casi estremi: quello di accettare sempre o di rifiutare sempre. Infatti, se accettassimo sempre, perderemmo probabilmente troppo tempo sulle code e quindi rifiutiamo un po’ sulle code per accettare di più nella parte alta della distribuzione. Nel caso opposto invece, cioè quello di rifiutare sempre, riusciremmo solo a trovare la moda della distribuzione a posteriori ma non saremmo in grado di disegnare il resto della distribuzione che è invece l’obiettivo di questo metodo di simulazione.
Prendiamo ora in analisi un arco temporale un p`o particolare per quanto riguarda l’economia statunitense. Nell’agosto del 1979 fu eletto presidente della Federal Reserve Paul Volker, il quale inizi`o una lotta ferrea alla stag- flazione degli anni ’70. L’inflazione pass`o da un tasso del 13.5% nel 1981, ad un tasso del 3,2% nel 1983. Volcker non ebbe paura di creare una recessione negli Stati Uniti e nel mondo pur di riportare i prezzi americani sotto control- lo. In questo periodo i tassi di interesse vengono mantenuti alti, provocando uno stato di recessione nel quale il tasso di disoccupazione raggiunse l’11%. C’`e da dire inoltre che nella politica del “falco” `e stato determinante l’effet- to sulle aspettative della regola monetaria adottata, pi` u che il meccanismo economico in s`e, nonostante la scarsissima sfiducia che ha dovuto affrontare i primi anni di gestione.
Nel caso degli “investimenti diretti esteri” (IDE) il flusso dei capitali ha sostenuto una riorganizzazione industriale su scala mondiale (“globalizzazione produttiva”) che a visto un ruolo sempre più centrale delle economie asiatiche, e in particolare della Cina, nei settori “più tradizionali” (anche se la dinamica settoriale sta già evolvendo verso specializzazioni “più avanzate”), mentre i paesi occidentali sono stati caratterizzati da un declino relativo del settore manifatturiero e da un peso crescente dei servizi e della finanza.
i. La componente ‘sistematica’ o ‘endogena’. Le autorit`a fiscali pos- sono cambiare le spese o le tasse in modo sistematico in risposta a cambi negli attuali o nelle aspettative del cicloeconomico. Ad es- empio, se vogliono intraprendere una politica anticiclica, il Governo deve ridurre le tasse o incrementare le spese se l’economia `e in re- cessione,viceversa in espansione. A differenza della componente non discrezionale, il possibile comportamento anticiclico del deficit strut- turale `e il risultato di una libera decisione delle politiche fiscali e non una conseguenza degli stabilizzatori automatici.
Non si riscontrano perciò le stesse conclusioni tratte dagli economisti Besley, Meads e Surico in merito a studi condotti, nel contesto economico inglese, su dati di tipo micro, e ciò suggerisce che per studiare questa particolare variabile sia necessario esplorare altri tipi di modelli, o comunque valutare più specificamente diversi parametri regressivi.
Iacoviello (2005) stima un VAR con quattro variabili: tasso di interesse nominale, inflazione, reddito reale, e prezzi reali delle case. Per via del'imposizione di alcune restrizioni sulle relazioni contemporanee relative alle variabili del vettore autoregressivo, Iacoviello riesce ad identificare, tra gli altri, uno shock di domanda ed uno shock ai prezzi delle case. Le funzioni di risposta d'impulso del VAR mostrano un forte co-movimento di reddito reale e prezzi delle case in segui- to a tali shock. Iacoviello conclude quindi che i prezzi delle case sono un elemento importante per spiegare l'andamento del cicloeconomico, e sono da esso determinati: c'è dunque un rappor- to di doppia causalità tra queste due variabili, rapporto di causalità che può essere razionalizzato dal meccanismo discusso da Monacelli (2007).
relazione negativa tra disoccupazione e inflazione: tanto più bassa è quest’ultima, tanto più forte sarà l’aumento dei salari e quindi dell’inflazione. È interessante vedere quello che accade in questi anni. La crisi petrolifera degli anni Settanta provocò un aumento dei costi di produzione con conseguente aumento dei prezzi di beni e servizi. La conseguenza fu un aumento dell’inflazione senza una riduzione della disoccupazione. Si determinò così il fenomeno della Stagflazione: fenomeno che indica una situazione in cui un alto livello di disoccupazione (e un basso livello di produzione) è associato a un alto livello di inflazione. Gli shock di offerta che hanno caratterizzato questi anni hanno guidato la stagflazione e di conseguenza l’andamento del cicloeconomico è stato la principale causa dell’inflazione. Agli inizi degli anni Ottanta l’aumento della disoccupazione è stato associato ad una forte riduzione dell’inflazione: una politica monetaria restrittiva ha ridotto l’inflazione e causato, contemporaneamente, una caduta della produzione e dell’occupazione. Alla fine degli anni Ottanta l’inflazione è aumentata di nuovo per poi ridursi negli anni Novanta (e così la disoccupazione).
sull’inflazione tra i diversi modelli in funzione dei sette indicatori di cicloeconomico si deduce che, per quanto riguarda il campione che va dal primo trimestre del 1967 al secondo trimestre del 1979 i modelli che rispondono maggiormente all’aumento a sorpresa del tasso d’interesse nominale con una diminuzione del livello generale dei prezzi sono quello avente come indicatore di cicloeconomico il logaritmo del PIL reale in deviazione percentualizzata rispetto ad un trend lineare (-0.012393) e quello con il logaritmo del PIL reale in deviazione percentualizzata rispetto ad un trend quadratico (-0.024754).
In quest’analisi mi soffermerò in modo particolare sulla sezione 4 dell’articolo di Galí nella quale si fornisce una valutazione empirica della “New Keynesian Wage Phillips Curve” (NKWPC). In particolare, l’autore intende valutare fino a che punto una versione del NKWPC con un tasso costante naturale può spiegare il comportamento congiunto della disoccupazione e inflazione salariale nell'economia degli Stati Uniti. Utilizzando mezzi statistici e grafici semplici, evidenzia inizialmente la correlazione negativa tra inflazione dei salari e disoccupazione e, in secondo luogo, confronta il comportamento osservato dell’inflazione dei salari con quella prevista da una versione del modello condizionato dal tasso di disoccupazione.
L’analisi grafica rispecchia i risultati ottenuti dal correlogramma, molti valori infatti escono fuori dall’intervallo di confidenza per tutto il campione anche se all’inizio, fino al 1980, la presenza di correlazione è più evidente. Nonostante ciò i valori stimati seguono perfettamente i dati; come aveva dimostrato il valore dell’ R-squared quasi pari ad uno. Anche in questo caso,dopo aver stimato il modello di lungo periodo avendo assunto gli errori generati da un processo AR(1), testiamo mediante la statistica di Wald il seguente sistema di ipotesi:
I risultati ottenuti dall’economista sono l’aumento dell’ R2 aggiustato, per tutte le tipologie di tassi di crescita dei consumi, dato dall’aggiunta dei due indici e la significatività d[r]