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a colloquio con Antonella Canini

Nel documento PAPER WORKING (pagine 35-38)

di Giampiero Guadagni

tica di didattica rivolta a tutti gli studenti. Ab-biamo impiantato un arboreto e abAb-biamo misurato la quantità di anidride carbonica assorbita nel tempo e a regime riusciremo a neutralizzare l’emissione dei veicoli che nel-l’arco di un anno circolano nel Campus, ri-spondendo alla sostenibilità richiesta dalla Agenda 2030. Uno degli ultimi traguardi è stato l’installazione di una serra acquaponi-ca, completamente sostenuta da energie rin-novabili, alimentata da un ciclo di acqua chiuso in un vero sistema di economia circo-lare, dove viene rappresentata l’importanza di coltivazione fuori dal suolo, anche in pre-senza di cambiamenti climatici, e di mante-nimento della qualità dei prodotti cresciuti all’interno. Questa è una pratica dimostrazio-ne di transiziodimostrazio-ne ecologica.

Per essere considerato davvero corretto, che rapporto deve instaurarsi nell’imme-diato futuro tra economia e ambiente?

Deve esserci un coordinamento tra i decisori politici e gli esperti del settore che dimostri-no la sintonia tra ambiente ed ecodimostri-nomia: da un lato è necessaria la conservazione della biodiversità e dall’altro lo sviluppo sostenibi-le. Questo binomio deve essere trasmesso al-la società civile e fatto metabolizzare ai gio-vani. Le azioni sinergiche ambiente/econo-mia devono essere pretese da tutti gli stake-holder che vogliono investire sul futuro.

Professoressa, lo scorso anno a lei è stato assegnato il Premio nazionale dell’Asso-ciazione italiana giovani innovatori per il rogetto «Città della conoscenza e dell’in-novazione». Qual è il contenuto del proget-to e la sua importanza per la riqualifica-zione del territorio?

Innanzitutto il progetto intende costituire un modello di integrazione e di sinergia colla-borativa tra realtà differenti la cui somma ge-nera un qualcosa di completamente nuovo,

diverso, più ricco. La Città della conoscenza ha l’obiettivo di esercitare una funzione di aggregazione e collaborazione, ricercando, sollecitando e proponendo iniziative di ricer-ca che valorizzino i diversi apporti al fine di realizzare innovazione.

L’idea progettuale è stata sposata dall’Agen-zia del demanio, nella persona del direttore Antonio Agostini, e prevede la creazione di un sistema ad alto valore aggiunto, determi-nabile mediante l’integrazione e la circola-zione di eccellenti capacità e competenze oggi già presenti o localizzabili nell’area, in grado di declinare la tradizione di studi e ri-cerche avanzate in molti settori, tra cui quel-lo delquel-lo sviluppo sostenibile, della trasforma-zione ecologica e digitale, della biologia, del-la biodiversità, deldel-la genetica e deldel-la sanità.

L’Agenzia del demanio è pronta a mettere in campo la propria Struttura nazionale di pro-gettazione per l’alta sfida di realizzazione di una «Silicon Valley» italiana; sta analizzando gli scenari di rifunzionalizzazione e utiliz zo per la progettazione e verifica di fattibili tà tecnico-economica del futuro Hope Cam-pus/Città della conoscenza che potrà ospita-re anche nuovi avanzati laboratori e infra-strutture di ricerca da utilizzare con logiche di fruizione condivisa pubblico-privata, la cui carenza e bisogno si sono resi manifesta-mente evidenti in conseguenza della contin-gente emergenza sanitaria ed economica.

Questo progetto può essere volano di nuo-va occupazione?

Il progetto si caratterizza per complessità e ampiezza d’impatto; le sue ricadute si ripro-ducono su una dimensione nazionale e in-ternazionale. Da tutte le attività scientifiche, didattiche, culturali, incubatori di innovazio-ne, sviluppo di tecnologie informatiche, ser-vizi di rete e aggregazione, commerci e sup-porti alle visite e alle esigenze dei fruitori: la realizzazione dell’opera permette di

re a regime 14 mila nuovi posti di lavoro. Di questi almeno 2.800 saranno direttamente collegati alle attività di ricerca e didattica e permetteranno di reclutare un’importante fetta del capitale umano che ogni anno le università italiane formano e che molto spes-so è costretto a emigrare in altri paesi dove ri-esce a mettere a frutto le conoscenze.

Sono convinta che Roma attualmente non disponga di una struttura moderna e con una ricettività adeguata per accogliere gran-di eventi internazionali come accade nelle altre grandi capitali europee. La

realizzazio-ne dell’Hope Campus/Città della conoscenza permette strutturalmente di riqualificare l’area su cui insiste e, per com’è pensata, pro-duce start up innovative dove le migliori menti nazionali e internazionali generano conoscenza. La pluralità di applicazioni con-sentite, la varietà di funzioni per la fruizione, le modalità con cui i visitatori si rapporteran-no e interagiranrapporteran-no con i contenuti e i servizi offerti determinerà il passaggio da un mo-dello «classico» di innovazione a quello com-petitivo del futuro che avrà ricadute in termi-ni occupazionali.

Da primaria impresa petrolifera italiana a operatore leader a livello europeo nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, attivo nel settore dell’energia eolica, solare, idro-elettrica e termoidro-elettrica cogenerativa ad alto rendimento e basso impatto ambientale e #SDGsContributor.

Il plot della storia di Erg è racchiuso in questa frase, che sin-tetizza 82 anni di storia (l’azienda è stata fondata da Edoar-do Garrone a Genova nel 1938), dagli inizi sino alla svolta con l’ingresso nelle rinnovabili a livello internazionale. Una lunga storia industriale che ha avuto e continuerà ad avere come denominatore comune l’energia, non solo quella prodotta, ma anche quella di tutte le persone che negli anni hanno contribuito al raggiungimento di tanti straordinari risultati. Il primo decennio del Duemila è stato un periodo di cam-biamenti profondi e strutturali: la globalizzazione ha ridotto le distanze, l’instabilità geopolitica in Medioriente si è fatta sempre più severa, il mondo delle banche è stato scosso dalla crisi dei mutui subprime e molti paesi sono entrati in recessione per la prima volta dalla fine della Seconda guer-ra mondiale.

Le nuove strategie energetiche, la crescente consapevolez-za dei Governi a livello mondiale di dover operare per garan-tire un futuro sostenibile al nostro pianeta, la crisi della raffi-nazione sono gli elementi che hanno indotto Erg a impri-mere una svolta decisiva al proprio modello di business. Il passaggio da compagnia unicamente petrolifera a com-pagnia multi-energy nel 2000, il primo passo verso l’eolico con l’acquisto di EnerTad nel 2006, la definitiva cessione della raffineria alla Lukoil nel 2013 e la vendita della propria quota di Totalerg nel 2018 sono stati i passaggi più impor-tanti.

In parallelo è avvenuta l’espansione nell’eolico anche all’este-ro – precisamente in Francia, Germania, Romania, Bulgaria, Polonia e da ultimo in Uk –, l’ingresso nell’idroelettrico nel 2015 e nel solare nel 2018 come ultimo passaggio verso l’energia pulita. Un cambiamento che dal punto di vista fi-nanziario ha significato movimentare quasi 10 miliardi di euro, tra operazioni di acquisizione e disinvestimento.

Erg, quotata alla Borsa di Milano, oggi è un primario opera-tore europeo nel setopera-tore delle rinnovabili, primo in Italia e tra i primi dieci in Europa nella produzione di energia da fonte eolica on-shore, con una capacità installata comples-siva di 3.115 Mw (1.967 Mw eolico – 141 Mw solare, 527 Mw

idroelettrico – 480 Mw termoelettrico cogenerativo ad alto Head of Public Affairs di Erg.

Erg, dal petrolio

Nel documento PAPER WORKING (pagine 35-38)

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