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Illustrazioni e legature del fondo Gradenigo Dolfin

3.1 Gli acquerelli di Giovanni Grevembroch

Nei manoscritti analizzati vi sono molteplici illustrazioni di pregio. Le più rilevanti sono sicuramente quelle eseguite dal pittore fiammingo Giovanni (Jan) Grevembroch51 nei mss. 7, 49 (quattro volumi più una appendice), 65

(tre volumi), 107, 108 (tre volumi), 155, 129, 139, 228 (tre volumi), 229. Il ms. 7 dal titolo Battori, Batticoli e Battioli in Venezia datato 1758, è una raccolta dei battenti affissi sui portoni delle case nobiliari e dei monasteri presenti a Venezia come ad esempio il batacchio di palazzo Balbi ai due ponti, quello di palazzo Flangini in Rio della Sensa e quello del Monastero di S. Zaccaria. Il manoscritto è stato posseduto da Pompeo Molmenti che, al suo interno, vi ha aggiunto una cartolina raffigurante il battente di palazzo Schio con sua nota manoscritta.

51 Il Moschini riferisce che le monache di S. Anna avevano un suo quadro nel chiostro e c’erano dei ritratti di santi nella cappella della chiesa della Madonna dell’Orto. Cfr. GIOVANNI GREVEMBROCH, Gli abiti de’ veneziani di quasi ogni età con diligenza raccolti e dipinti nel

39 Più conosciuti e oggetto di varie mostre e studi i cinque volumi de Gli abiti

de’ veneziani di quasi ogni età con diligenza raccolti e dipinti nel secolo XVIII (ms. 49) formati in totale da seicentoquarantasette tavole. Si possono

definire una “raccolta umana”, una rassegna di figure che popolavano la scena privata e pubblica veneziana, avvolti nei loro abiti più o meno preziosi. Una collezione di volti, sui cui Grevembroch ha realisticamente dipinto, con i suoi acquerelli, la gioia, la fatica del lavoro, la tristezza, documentando la molteplice componente sociale e umana nel raffigurare i nobili, avvolti nei loro mantelli di porpora, con lo sguardo sprezzante e fiero che si rivolge all’osservatore; il popolo, con gli abiti colorati e affaccendato nelle sue occupazioni con in mano gli attrezzi da lavoro; gli adepti delle Scuole nelle loro tuniche, il clero e le monache52. Ci sono donne ricche, che

guardano l’osservatore, come a voler farsi ammirare nella preziosità del loro abito, ma ci sono anche ragazze del popolo riprese mentre lavano i panni o con il fuso e l’arcolaio o più semplicemente catturate in un attimo di gioia. Giovanni Grevembroch ha voluto imprimere per sempre sulla carta la Venezia amata da Pietro, una città piena di vita, di colori, di tradizioni, di maestranze, in contrasto con la decadenza politica del periodo. Rinaldo Furin a tal proposito scrive:

[...] Il Grevembroch aveva bensì sotto gli occhi ogni giorno il meraviglioso spettacolo che offriva Venezia, e passeggiando le vie, o visitando le chiese, o contemplando la maestà delle pubbliche pompe poteva bensì ritrarre al vivo costume pittoresco dei vari ordini, dal doge all’infimo popolano; ma, dato pure che avesse felicemente ritratto quella 52 Cfr. DANIELA DAL BORGO, Acqua e cibo in laguna e in terraferma, in “Acqua e cibo a

Venezia: storia della città” catalogo della mostra a cura di Donatella Calabi e Ludovica Galeazzo (Venezia, Palazzo Ducale 26 settembre 2015-14 febbraio 2016), Venezia, Marsilio, 2015, pp. 138-143.

40 varietà stupenda di fogge, di stoffe, di colori vivi e smaglianti, non avrebbe infine ritratto che la Venezia del suo tempo, la Venezia vivente, la Venezia che si agitava innanzi a’ suoi sguardi […]53.

I cinque volumi, presentano tutti la medesima struttura: tavole acquerellate con accanto un testo esplicativo, probabilmente ideato e scritto dallo stesso Pietro. Nel testo sono anche raccolti, oltre ad aneddoti e proverbi, due brevi sonetti popolari, qui inseriti per testimoniare, ancora una volta, l’amore di Pietro per la sua città e per tutti i dettagli che riguardavano i suoi abitanti, forte al punto di fargli trascrivere questi canti popolari che altrimenti sarebbero sicuramente andati persi, insieme alla memoria di chi era solito cantarli:

La nostra checca al fin fece la cacca si è fatta sposa, e non ha denti in bocca E perché con le man ella lo ammacca Suo marito la guarda e non la tocca. S’impiastriccia ella ben di minio e biacca La crespa pelle sua d’Anitra; o d’oca E canta tutto il dì, ne mai si stracca Che l’hovo ella vuol far come la cocca. Ma torto al fin non ha la nostra checca Se per aver marito ella si appiccia Perché non vuol morir come la Zucca. Onde io sulla Poetica ribecca

Auguro prole a lei da farla ricca

53 Cfr. RINALDO FULIN, Di alcuni doni fatti recentemente al Civico Museo di

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A mezza quadragesima a S. Luca.

Voi sonarghe la Furlanetta A sta bella Zovenetta; Che la voi sonar gagiarda Perché osservo la me uarda. Balè balè Putrella,

Che xe cotte le zanzarelle; La Zanzarella è cotta:

Quest’è el balo della Pissotta. Bala ben cara sorella

Co’ ti bali, ti me par bon, Il baletto che te sonava

Giora il segno dell’impianton.

Non solo abiti, ma per evitare che anche il più piccolo dettaglio di Venezia vada perduto54, vengono raffigurati anche oggetti e monumenti come le

gondole, il bucintoro, dei campanili, l’organo di una chiesa, Palazzo Ducale e il Campanile di San Marco.

Nel ms. 65, composto da tre volumi datati rispettivamente 1755, 1760 e 1764, con titolo Varie venete curiosità sacre e profane, Giovanni Grevembroch ritrae e registra beni artistici conservati nelle chiese e nelle case nobiliari. In questa “galleria d’arte” di oggetti, volta alla celebrazione della Serenissima, della ricchezza che l’aveva contraddistinta adornandola di manufatti più meno preziosi, trovano posto carrozze, svariati calici di ottima fattura decorati con smalti e argento sbalzato, lastre marmoree, pale 54 Cfr. Venezia, gli ebrei e l’Europa, catalogo della mostra a cura di Donatella Calabi…cit., p. 339.

42 d’altare, carrozze finemente decorate, reliquiari, ostensori. Ogni immagine è accompagnata da una breve didascalia esplicativa, come pure accade nel ms. 139 datato 1759 dal titolo La rosa d’oro in cui sono raffigurati personaggi illustri con tuniche di porpora e rose d’oro donate dai pontefici alla Repubblica di Venezia.

Il ms. 155 rappresenta una eccezione dal momento che è formato da dodici fascicoli sciolti di cui il primo è stato illustrato dal Grevembroch: oltre a due uomini abbigliati in maniera signorile e a stemmi araldici, vi è una splendida tavola raffigurante la veduta di Piazza San Marco dalla laguna con breve didascalia manoscritta in fondo alla pagina.

Monumenti veneti sono riprodotti nei tre volumi in folio composti da trecentoundici tavole dal titolo Monumenta veneta ex antiquis ruderibus

templorum, aliarumq. Aedium Vetustate collapsarum del ms. 228 e nel ms.

229 Saggi di familiari magnificenze preservate tra le moderne nelli chiostri

e palaggi di Venezia. Nel primo, tra le pagine dei volumi, trovano posto

molte lapidi di personaggi illustri e prelati, altari in marmo, monumenti funebri. Di particolare rilevanza tra le varie antichità sono l’altare maggiore della Basilica di San Marco, il pulpito, il monumento equestre al Gattamelata di Donatello a Padova, la loggia di Palazzo Ducale. Nel secondo manoscritto si possono ammirare invece le fontane in porfido e marmo bianco dei palazzi e chiostri veneziani. Come gli altri manoscritti, anche questi hanno una breve didascalia sotto ogni tavola. Nel commissionare quest’opera al Grevembroch, è come se Pietro Gradenigo avesse avuto sentore della decadenza che avrebbe ben presto investito la Serenissima e, non potendo preservarne la storia dagli attacchi degli uomini e del tempo, avesse almeno voluto preservarne la memoria. Grazie a raccolta di immagini, si ha notizia di molti monumenti che erano custoditi in chiese oggi soppresse e/o demolite come San Domenico di Castello, San

43 Michele arcangelo del Corpus Domini, della Celestia, di San Daniele della Carità, dei Santi Filippo e Giacomo.55

55 Cfr. RINALDO FULIN, Di alcuni doni fatti recentemente al Civico Museo di Venezia… cit., p. 387.

44 Ms. Gradenigo Dolfin 7

45 Ms. Gradenigo Dolfin 7

46 Ms. Gradenigo Dolfin 7

47 Ms. Gradenigo Dolfin 49 (e le tavv. 14 a seguire)

61 Ms. Gradenigo Dolfin 65 (e le tavv. 6 a seguire)

68 Ms. Gradenigo Dolfin 139 (e le tavv. 2 a seguire)

71 Mss. Gradenigo Dolfin 155 e 228

73 Ms. Gradenigo Dolfin 228 ( e tavv. 6 a seguire)

80 Ms. Gradenigo Dolfin 229 (e tavv. 2 a seguire)

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