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CAPITOLO 2. IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E IL QUADRO PIANIFICATORIO

2.3 G LI AGREEMENT INTERNAZIONALI SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO

2.3.4 Adaptation Strategies for European Cities – A Toolkit for Cities

territoriale europea è il Adaptation Strategies for European Cities – A Toolkit for Cities, progetto commissionato dalla Direzione Generale per il Clima (DG CLIMA) alla Ricardo-AEA e all’ICLEI (Local Governments for Sustainability) nel 2011 e pubblicato ufficialmente nel 2013, nello stesso periodo della Strategia dell’Unione Europea. Questo documento è molto importante perché, innanzitutto, si rivolge alla pianificazione urbanistica e territoriale urbana e poi perché si pone come linee guida per l’implementazione dell’adattamento e dell’approccio resiliente nelle politiche urbane a fini attuativi. Non è un allegato della Strategia, nonostante l’argomento affine, perché è un progetto portato avanti in parallelo, ma come essa fa ampio riferimento alla piattaforma Climate-ADAPT e ha tra i suoi obiettivi l’integrazione di documenti fondamentali all’interno della piattaforma stessa per espanderla e renderla il database da cui tutte le iniziative di pianificazione urbanistica e territoriale resiliente sarebbero

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in grado di attingere a supporto dei processi decisionali. Il progetto si propone di fornire indicazioni “precise” per guidare la pianificazione urbana integrata, supportando le linee guida con l’indicazione di riferimenti bibliografici contenuti nella banca dati del Climate-ADAPT ed esterni, così come fornendo esempi di città che si sono già mosse con ottimi risultati verso l’adattamento al cambiamento climatico. È utile specificare che la pianificazione per l’adattamento in Europa non si è sviluppata in seguito alla pubblicazione degli strumenti citati da parte della Commissione Europea, anzi, è che alcune città come Copenhagen, Stoccolma e Melbourne hanno ritenuto opportuno muoversi in autonomia. Questi esempi vengono citati come casi studio utili da prendere in considerazione nel momento in cui si devono progettare delle soluzioni (per esempio, degli edifici eco-sostenibili) e si ha bisogno di confrontarsi con idee vincenti.

Il toolkit propone sei step: il principio, l’inquadramento dei rischi e delle vulnerabilità al cambiamento climatico, l’identificazione delle opzioni di adattamento adatte al contesto geografico, l’inquadramento delle opzioni di adattamento migliori, l’implementazione e il monitoraggio e la valutazione. Dopo gli step, viene fornita una guida per l’integrazione dei risultati sulla piattaforma Climate-ADAPT per la condivisione di buone pratiche, suggerendo anche i parametri per suddividere il materiale caricato nelle diverse sezioni del sito.

Il primo step si ripropone di aiutare gli utenti a comprendere la necessità dell’adattamento al cambiamento climatico, consigliando metodi per comunicare gli effetti del riscaldamento globale e i loro impatti in maniera efficace. La ragione primaria per cui le città europee dovrebbero motivarsi per accrescere la propria resilienza è che la maggior parte della popolazione è concentrata nelle aree urbane e le amministrazioni devono rendersi conto che la qualità della vita che sono tenute a garantire ai cittadini dipende imprescindibilmente dal clima. La sicurezza del sistema urbano è strettamente legata agli effetti del cambiamento climatico.

La decisione di integrare l’adattamento nelle politiche urbane deve basarsi su una approfondita conoscenza del contesto territoriale, passando quindi per un’attenta analisi delle aree interessate dai diversi fenomeni per stabilire le priorità di intervento, e tale conoscenza deve essere anche efficacemente comunicata tra la popolazione per due

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ragioni: guidare le scelte sulla base delle testimonianze fornite dalle persone, che conoscono i luoghi dove vivono da punti di vista che non possono essere rilevati con indagini quantitative, e ricevere supporto nei momenti di definizione e implementazione delle politiche. Questo step, infatti, vuole aiutare le amministrazioni a definire solidamente le basi per l’avvio di processi molto complessi e che devono essere sostenuti con costanza in vari modi, compreso il punto di vista economico. È necessario infatti che l’amministrazione definisca chiaramente una struttura di governance adatta a supportare efficacemente tali processi, stabilendo ruoli precisi e implementando anche misure di pianificazione partecipata.

Il secondo step è incentrato sulla valutazione del rischio e delle vulnerabilità legate alle conseguenze cambiamento climatico. Dopo aver stabilito il quadro organizzativo della pianificazione urbanistica e territoriale, è necessario definire quali siano i problemi legati allo specifico contesto territoriale, poiché gli effetti del mutamento climatico non sono univoci ed ugualmente distribuiti su tutta la superficie terrestre, ma si manifestano in maniera diversa in base all’interazione con fattori naturali e antropici: è necessaria una valutazione dei parametri del rischio, ovvero pericolosità dei fenomeni, esposizione, vulnerabilità e capacità di adattamento. Questo approccio ricorda l’equazione [2] R = H x V x LC di Wamsler (White, 2010) e testimonia la varietà di approcci alla gestione del rischio, i quali possono distinguersi sulla base delle variabili che si decide di considerare e sui quali si vuole intervenire: in questo caso, per lack of capacity to respond si può intendere la valutazione dell’adeguatezza delle politiche vigenti e la loro capacità di aggiornamento in risposta a nuovi eventi meteorologici. Si vuole menzionare lo step 2.3 «Anche queste sono opportunità?»21 (Commissione Europea, 2013, p.21) perché demanda alla pianificazione urbanistica e territoriale il proposito di indirizzarsi verso misure che non siano “solo” risolutive, ma che vengano pensate a supporto dello sviluppo futuro: devono essere azioni che sfruttino l’occasione dell’intervento per apportare un cambiamento strutturale al sistema. Per quanto espressa brevemente, si

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ritiene che questa frase rappresenti al meglio l’approccio corretto alla pianificazione resiliente.

I seguenti tre step si concentrano sulla parte più pratica delle politiche di adattamento: trattano infatti delle fasi di scelta dei progetti da realizzare e dei criteri da considerare per scegliere le idee migliori da implementare. Soprattutto nella fase di elencazione delle idee, è utile confrontarsi con i casi studio proposti che hanno ottenuto riscontri positivi dalle soluzioni adottate.

L’ultimo step, infine, tratta della necessità di azioni di monitoraggio e valutazione costanti durante tutto il processo, dall’inquadramento iniziale all’implementazione: l’accompagnamento in itinere ed ex post ha l’importante funzionare di deviare e scartare in tempo reale le soluzioni che non stanno dando i risultati sperati e re-indirizzare le dinamiche che rischiano di stravolgere l’intero progetto.

Il capitolo finale di questo manuale serve a dare indicazioni sull’integrazione delle linee guida designate e delle buone pratiche all’interno della piattaforma Climate- ADAPT al fine di condividere esempi positivi e indirizzi effettivamente pratici e diffondere l’idea che la pianificazione resiliente è necessaria e, soprattutto, possibile (Commissione Europea, 2013, p.21).

2.3.5 Covenant of Mayors, Mayors Adapt e Covenant of Mayors for

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