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I NDICE

1. PREMESSA PAG. 3

2. ANALISI DI CONTESTO PAG. 3

3. PIANO DI ATTIVITÀ PER LA SALVAGUARDIA DELLA BIODIVERSITÀ REGIONALE DI INTERESSE AGRICOLO

2014-2020 PAG. 8

3.1 Registro Regionale per la tutela del patrimonio genetico a rischio

di estinzione e di Gestione della Rete di Conservazione e Sicurezza PAG. 9 3.2 PROGETTI SPECIFICI A VALERE SU BANDI PUBBLICI PER I BENEFICIARI DELLA MISURA 10.2-

“SALVAGUARDIA DELLA BIODIVERSITÀ REGIONALE DI INTERESSE AGRARIO PAG.12

1. PREMESSA

Il presente documento intende definire il piano delle attività che la Regione Umbria metterà in campo per tutelare e valorizzare la Biodiversità di Interesse Agrario nel periodo di programmazione 2014/2020.

Sebbene siano state sottoscritte importanti convenzioni internazionali (convenzione di Ramsar 1971, convenzione di Berna 1979 e la convenzione di Bonn del 1982) in difesa della Natura, possiamo affermare che le azioni di tutela della Biodiversità sono scaturite con la sottoscrizione della Convenzione sulla Diversità Biologica – (CBD) ratificata a Rio de Janeiro nel 1992 e attualmente sottoscritta e ratificata da 196 paesi. Tale convenzione ha adottato la definizione sulla Biodiversità ufficialmente riconosciuta a livello internazionale ed ha creato i presupposti per contrastare a livello planetario la perdita di Biodiversità.

2. ANALISI DI CONTESTO

La conservazione della biodiversità, sia quella di carattere strettamente naturale sia quella legata alle attività agroforestali e zootecniche, è uno degli obiettivi che l’Unione Europea si è data nell’ambito del raggiungimento di specifici traguardi a livello continentale e mondiale.

La diversità genetica in agricoltura è associata ad una vasta gamma di benefici ambientali ed economici, essenziali per una produzione agricola sostenibile, che corrispondono anche ad una serie di benefici di interesse sociale.

Si riconosce, inoltre, l’importanza degli studi di carattere scientifico legati alla caratterizzazione (genetica, fenotipica) delle risorse genetiche, con particolare riguardo alla identificazione di caratteri utili in termini di produttività, resistenza, salute e qualità. Accanto a questo, però, viene sottolineata la necessità che venga colmato il divario e la lacuna, a tutt’oggi esistente, tra il mondo scientifico, con il ruolo di sviluppare e mettere in atto strategie di conservazione, studio e valutazione delle risorse genetiche così come nel formulare metodi e strumenti per la conservazione e l’uso on farm delle stesse, ed i possibili beneficiari dei dati acquisiti, in primo luogo gli agricoltori, ai quali si riconosce un fondamentale contributo nel mantenimento e nell’uso delle risorse, spesso a prescindere dalla sostenibilità economica di queste, e che da queste conoscenze possono trarre preziose informazioni sulla corretta conservazione on farm delle risorse genetiche, nonché sul loro uso e valorizzazione in chiave

In ambito nazionale il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, congiuntamente con le Regioni e le Provincie Autonome, ha elaborato nel 2008 un proprio documento denominato Piano Nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo con l’obiettivo di coordinare l’insieme delle iniziative e dei rapporti con gli Organismi nazionali ed internazionali che si occupano di biodiversità in agricoltura e di dare alle Regioni e Province autonome concrete risposte alle problematiche emerse, al fine di tentare di introdurre un sistema nazionale di tutela della biodiversità agraria, capace di riportare sul territorio, in modo efficace, gran parte della biodiversità scomparsa o a rischio di estinzione, a vantaggio della tutela dell’ambiente, di un’agricoltura sostenibile e dello sviluppo.

Il Piano Nazionale, approvato in Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 14 febbraio 2008 (Atto di repertorio n. 24/CSR), prevede tre diversi fasi di attuazione dei suoi obiettivi:

• Fase A, livello nazionale, strumenti operativi minimi e condivisi. Sono state redatte le Linee guida per la conservazione e la caratterizzazione della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse per l'agricoltura, caso unico in Europa, che definiscono una metodologia di lavoro comune facilitando lo scambio e la condivisione dei dati tra Enti ed Istituzioni che si occupano dell’argomento. Le Linee Guida sono state adottate con Decreto MiPAAF del 6 luglio 2012 e costituiscono di fatto uno strumento tecnico e scientifico di riferimento in ambito nazionale per le risorse genetiche vegetali, animali e microbiche;

• Fase B, livello territoriale, possibili progetti interregionali;

• Fase C, attivazione dell’Anagrafe nazionale delle varietà e razze popolazioni locali.

La Legge 194 del 1 dicembre 2015 “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della Biodiversità di interesse agricolo e alimentare” ha stabilito i principi per l’istituzione di un sistema nazionale di tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare attraverso quattro strumenti:

1) l’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse Agricolo e alimentare (art. 3);

2) la Rete nazionale della Biodiversità di interesse Agricolo e alimentare (art. 4);

3) il Portale nazionale della Biodiversità di interesse Agricolo e alimentare (art. 5);

4) il Comitato permanente per la Biodiversità di Interesse agricolo e alimentare (art.8).

A livello regionale l’Umbria si è dotata di un proprio strumento normativo in materia di biodiversità agraria, con l’emanazione della L.R. 25 del 4 settembre 2001 “Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario” che istituisce il Registro Regionale al quale sono iscritte specie, razze, varietà, popolazioni, cultivar, ecotipi e cloni di interesse regionale (art. 2) e la Rete di Conservazione e Sicurezza per la conservazione in situ ed ex situ del materiale genetico di interesse regionale (art. 3). Il percorso regionale ha avuto piena attuazione con la D.G.R. 1058 del 26 settembre 2011 nella quale sono state emanate le “Disposizioni per la istituzione e tenuta del registro regionale per la tutela del patrimonio genetico e della rete di conservazione e sicurezza”, che ha permesso di giungere alla iscrizione delle prime risorse genetiche ed alla costituzione della rete di Conservazione e Sicurezza con l’adesione dei primi soggetti, pubblici e privati.

La L.R. 25/2001 è stata abrogata ed inserita nel Testo unico in materia di agricoltura (L.R. 12 del 9 aprile 2015), al Capo IV con gli artt. 67-71.

La Regione Umbria, nel corso dei due precedenti P.S.R. (2000-2006 e 2007-2013), ha promosso e finanziato attività progettuali mirate alla conoscenza, allo studio ed alla conservazione e tutela della biodiversità di interesse agrario, attraverso:

- ricerca del germoplasma

- ampliamento e gestione banche del germoplasma e ricerca di nuovo materiale riproduttivo;

- caratterizzazione fenologica e morfologica di varietà

- studio epidemiologico delle principali avversità biologiche e risanamento fitosanitario del materiale di moltiplicazione e riproduzione

- caratterizzazione genetica delle varietà da frutto in collezione - ricerca storica sulle varietà

- attività di valorizzazione delle risorse genetiche attraverso il coinvolgimento di vivai, agricoltori custodi, scuole, parchi regionali ed aree protette e aziende agricole

- reintroduzione di varietà e razze locali nel territorio di origine - implementazione del Registro Regionale

- implementazione della Rete di Conservazione e Sicurezza - divulgazione e diffusione dei risultati

Attualmente, il sistema regionale di conservazione e tutela delle risorse genetiche di interesse agrario comprende diverse strutture, la cui gestione è affidata a soggetti pubblici e privati, dislocate sul territorio regionale, nelle quali sono attivamente conservate (con modalità ex situ in situ) diverse centinaia di accessioni di risorse genetiche. Inoltre, è stato avviato il percorso di iscrizione delle risorse al Registro Regionale. Attualmente sono state iscritte al Registro Regionale 28 risorse genetiche, suddivise tra risorse erbacee (5), arboree (19) e animali (4).

In merito alle attività di salvaguardia delle risorse genetiche di interesse agrario, il Piano Nazionale sulla Biodiversità di interesse agricolo stabilisce in modo chiaro quali siano i rispettivi ambiti di competenza tra le Regioni e lo Stato.

Ricadono sotto la diretta responsabilità delle Regioni le seguenti tipologie di azioni:

a) azioni per la tutela delle specie vegetali b) azioni per la tutela delle specie animali

Le operazioni per la conservazione del materiale genetico nei settori dell’agricoltura e della silvicoltura includono (art. 8 del Reg. UE n.807/2014):

- Azioni mirate: azioni che promuovono la conservazione in situ ed ex situ, la caratterizzazione, la raccolta e l’utilizzo delle risorse genetiche nei settori agricolo e forestale, nonché la compilazione di inventari basati sul web, sia delle risorse genetiche attualmente conservate in situ, comprese le attività di conservazione delle risorse genetiche nell’azienda agricola o silvicola, sia delle collezioni ex situ e delle banche dati, nella fattispecie

- Azioni concertate: azioni che promuovono lo scambio di informazioni in materia di conservazione, caratterizzazione, raccolta e utilizzazione delle risorse genetiche nei settori agricolo e forestale dell’Unione, fra le competenti organizzazioni negli Stati membri;

- Azioni di accompagnamento: azioni di informazione, diffusione e consulenza che coinvolgono azioni non governative ed altre parti interessate, corsi di formazione e preparazione di relazioni tecniche.

La Regione Umbria sviluppa il proprio Piano di attività sulla Biodiversità di interesse agrario incentrandolo su attività di recupero, caratterizzazione, conservazione (ex situ, in situ) e valorizzazione delle risorse vegetali e animali, quest’ultime non iscritte nei libri genealogici o nei registri anagrafici nazionali.

Nell’ambito del P.S.R. Umbria 2014-2020, la tematica riguardante la Biodiversità di Interesse Agrario rientra nella Misura 10, Pagamenti agro-climatico-ambientali, la quale si articola in due sottomisure:

10.1 - Pagamenti agro-climatico-ambientali

10.2 - Salvaguardia della biodiversità regionale di interesse agrario.

Per delineare il quadro di contesto relativo alla salvaguardia della biodiversità di interesse agrario della Regione Umbria, sono stati presi in considerazione i seguenti elementi ritenuti costitutivi e fondanti di tutte le attività sino ad oggi svolte in ambito regionale su questo argomento:

1) conservazione ex situ 2) conservazione in situ 3) Registro Regionale

4) Rete di Conservazione e Sicurezza

5) coltivazione e valorizzazione della Biodiversità (impatto economico-sociale delle azioni per la tutela e valorizzazione dell’agrobiodiversità).

I primi due punti definiscono nel loro insieme tutte le attività poste in essere per ridurre in modo significativo il rischio di estinzione e/o di erosione genetica delle risorse di interesse agrario individuate sul territorio regionale nel loro complesso.

I punti 3 e 4 fanno invece riferimento agli strumenti operativi, dapprima definiti dalla L.R. 25/2001 “Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario”, ora ricompresi al Capo IV della L.R. 12/2015 “Testo Unico in materia di Agricoltura”, agli artt. 68 (Registro regionale) e 69 (Rete di Conservazione e Sicurezza).

Infine, il quinto tema preso in considerazione intende misurare l’impatto sul tessuto economico e sociale regionale delle attività di conservazione e tutela dell’agrobiodiversità messe in atto attraverso i precedenti quattro punti.

Dall’analisi elaborata su questi cinque elementi chiave del sistema regionale di salvaguardia della biodiversità scaturisce il quadro conoscitivo a partire dal quale è stato elaborato il Piano di Attività per la salvaguardia della biodiversità regionale di interesse agricolo.

Focalizzando l’attenzione sui punti di debolezza relativi agli elementi sopra riportati, si è proceduto, come di seguito riportato, all’individuazione di azioni e linee di intervento che contribuiscono alla mitigazione o eliminazione della problematica individuata. Questo alla luce e in ragione anche dei punti di forza del sistema di salvaguardia della biodiversità di interesse agrario attualmente in essere in ambito regionale.

Schematizzazione dei punti di debolezza e delle possibili soluzioni che adottate nel sistema regionale possono mitigare o eliminare la problematica

Elemento di

Possibili azioni di risoluzione della problematica individuata conservazione ad intervalli congrui in base alle

caratteristiche della specie/varietà in modo da includere possibili variazioni del genotipo

Quantità del materiale disponibile: prevedere e mettere in atto interventi per la moltiplicazione della risorsa Aspetti burocratici: verifica dell’effettiva efficienza del sistema di distribuzione del materiale ed individuare atti che semplifichino le procedure di trasferimento

Coordinamento ed implementazione delle strutture deputate alla conservazione;

Ricerca di nuove accessioni; Riproduzione e distribuzione del materiale di

moltiplicazione sano e certificato 3.Vitalità dei campioni conservati Programmare delle periodiche attività di saggio sulla

vitalità dei campioni conservati in base alle specie/varietà

Riproduzione e distribuzione del materiale di moltiplicazione sano e certificato

4.Tipologia di conservazione con costi elevati

Possibilità di abbattere i costi di gestione e di

manutenzione attraverso sviluppo di buone prassi e di processi di efficientamento degli strumenti e delle apparecchiature (ad esempio utilizzando tecnologie a risparmio energetico)

Coordinamento ed implementazione delle strutture deputate alla conservazione

5.Azioni di conservazione non sinergiche tra i soggetti coinvolti

Creazione di network e di gruppi di lavoro trasversali tra i soggetti pubblici che si occupano di conservazione della biodiversità per ottimizzare le risorse disponibili ed evitare sovrapposizioni

Riconoscimento formale dei soggetti che eseguono la conservazione in situ in seno alla Rete di Conservazione e Sicurezza regionale e possibilità di un compenso economico a fronte del servizio reso di conservare risorse a rischio di erosione/estinzione

Misure del P.S.R. 10.1.6 e 10.1.7;

Implementazione della Rete di Conservazione e Sicurezza

2. Rischio di contaminazione genetica della risorsa

Diversificare ed ampliare sul territorio la rete dei soggetti che attuano la conservazione in situ per ogni specifica risorsa e favorire la formazione tecnica dei soggetti stessi

Progetti specifici per la creazione di una rete di Case dei semi dislocate sul territorio regionale; analogo sistema per la

conservazione in situ delle risorse animali

3. Scarsità del materiale di partenza

Attuare fasi di moltiplicazione del materiale in tutti i casi in cui se ne ravveda la necessità al fine di avviare adeguati sistemi di conservazione in situ

Riproduzione e distribuzione del materiale di moltiplicazione

Registro Regionale

1. Scarsa conoscenza dello

strumento operativo Aumentare il grado di conoscenza del Registro Regionale quale strumento di tutela delle risorse genetiche attraverso azioni di diffusione e divulgazione sul territorio nei confronti dei possibili beneficiari

Attività di diffusione e divulgazione sul territorio

2. Utilizzo dello strumento da parte dei soli soggetti pubblici

3. Ritardi burocratici dovuti alla abrogazione della L.R. 25/2001

Perfezionare il percorso di attivazione del Capo IV della L.R. 12/2015 che ricomprende la L.R. 25/2001, al fine di rendere nuovamente operativo il Registro Regionale attraverso la definizione delle modalità e dei criteri per la iscrizione delle specie e varietà al Registro (art. 68)

Attività di implementazione e gestione del Registro Regionale

4. Poche risorse iscritte al

Registro Regionale Approfondire ed intensificare le attività di identificazione delle risorse potenzialmente iscrivibili al Registro

Attività di implementazione e gestione del Registro Regionale;

Ricerca sul territorio e caratterizzazione di nuove risorse

Rete di

Conservazione e Sicurezza

1. Difficoltà di incontro tra soggetti pubblici e privati aderenti alla Rete

Creare eventi e momenti di incontro e confronto tra gli iscritti pubblici e privati alla Rete con frequenza e regolarità; Prestare attenzione al trasferimento di conoscenze tra le due tipologie di soggetti, scambio di buone prassi e di metodologie omogenee e condivise

Attività di diffusione, divulgazione. Tavoli tecnici di confronto.

Implementazione della Rete di Conservazione e Sicurezza regionale 2. Differenze tra le realtà

operative dei soggetti pubblici e di quelli privati

3. Effettiva capacità di garantire la conservazione e salvaguardia delle risorse nel lungo periodo

Verifica periodica dello stato di conservazione e

mantenimento delle risorse presso i singoli aderenti alla Rete di Conservazione e Sicurezza

Attività di monitoraggio e valutazione per verificarne l’efficacia in termini di

Azioni mirate di moltiplicazione delle risorse in relazione alla richiesta di aziende del settore interessate ad avviare percorsi di coltivazione/allevamento.

Snellimento delle prassi burocratiche per facilitare il trasferimento nel rispetto delle normative vigenti

Riproduzione e distribuzione del materiale

Individuazione delle criticità tecnico agronomiche legate alle fasi di reintroduzione in azienda della risorsa e sviluppo di possibili strategie per superarle

Attività di valorizzazione e diffusionepre-commerciale delle risorse;

Progetti specifici per la risoluzione delle problematiche tecnico agronomiche e di marketing territoriale per la reintroduzione in coltivazione/ allevamento delle risorse

3. Piano di attività per la salvaguardia della biodiversità regionale di interesse agrario 2014/2020.

Alla luce delle analisi sopra esposte si evidenzia la necessità che il Piano di attività regionale per la salvaguardia della biodiversità regionale di interesse agrario tenga in debito conto, prioritariamente ed in via inderogabile, dei seguenti elementi:

a) ricerca sul territorio di nuove risorse genetiche o di nuove accessioni per le risorse già note.

b) studi di caratterizzazione delle risorse genetiche individuate.

c) attività di implementazione e gestione del Registro Regionale.

d) attività di implementazione e gestione della Rete di Conservazione e Sicurezza regionale.

e) coordinamento ed implementazione delle strutture deputate alla conservazione delle risorse genetiche.

f) attività di armonizzazione e raccordo con le disposizioni previste nella legge nazionale n. 194/2015

“Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare”.

g) riproduzione e distribuzione di materiale di moltiplicazione(sano e certificato) delle risorse individuate per avviare percorsi ulteriori di coltivazione e valorizzazione.

h) attività di valorizzazione e diffusionepre-commerciale delle risorse genetiche.

i) attività di diffusione e divulgazione degli strumenti di tutela e delle opportunità di sviluppo offerte dalle misure del P.S.R. per la salvaguardia e la coltivazione della biodiversità di interesse agrario.

j) attività di monitoraggio della Rete di Conservazione e Sicurezza al fine di valutarne e migliorarne l’efficacia in termini di tutela e salvaguardia delle risorse genetiche.

k) realizzazione di specifici progetti per il superamento di problematiche e criticità tecnico agronomiche e di marketing territoriale legate alle risorse genetiche.

In tali ambiti, la sottomisura 10.2. del PSR 2014/2020 incentiva progetti poliennali a finalità pubblica per la salvaguardia delle risorse genetiche regionali a rischio di estinzione, in accordo alle Linee guida nazionali per la conservazione in situ ed ex situ della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario emanate con decreto MiPAAF 6/7/12 in attuazione del Piano Nazionale per la Biodiversità di interesse Agricolo. Ai sensi di quanto disposto al c. 2 dell’art. 8 del Reg. 807/2014 le attività sono state articolate come segue:

Azioni mirate:

- realizzazione di specifici progetti volti alla diffusione pre-commerciale delle risorse genetiche locali a rischio di erosione nel sistema produttivo agricolo, riconducibili ad aree di particolare interesse nel campo della biodiversità e/o indagini bibliografiche e prospezioni territoriali al fine di identificare e caratterizzare le risorse genetiche autoctone di interesse agrario strettamente legate al territorio;

- realizzazione di specifici progetti per la conservazione di varietà, razze e specie/ceppi e consorzi microbici locali a rischio di erosione genetica;

- ricerca di materiale riproduttivo;

- risanamento fitosanitario del materiale di moltiplicazione e sua riproduzione;

- preparazione di materiale sano (seme, barbatelle, astoni, portinnesti) per la sua reintroduzione e ridiffusione nei territori d’origine. Tale attività deve essere ricompresa solo nella fase pre-commerciale;

- conservazione ex situ ed in situ delle risorse genetiche autoctone.

Azioni concertate:

- promozione di una rete di salvaguardia che raccolga le risorse genetiche ritenute importanti per le comunità rurali locali ed a rischio di erosione genetica;

- caratterizzazione morfologica e genetica delle risorse in collaborazione con Istituzioni scientifiche di comprovata esperienza nel settore, selezionate nel rispetto della normativa comunitaria in materia di appalti pubblici, così come della normativa nazionale di riferimento sempre in materia di appalti pubblici;

- redazione di schede ampelografiche, pomologiche, di ciascuna risorsa genetica

- realizzazione di campi catalogo per le specie arboree, di banche dei semi per le specie erbacee e di nuclei di conservazione per le specie animali;

Azioni di accompagnamento:

- attività d’informazione e divulgazione.

Va sottolineato che l’attuazione della sottomisura 10.2 ha delle influenze dirette anche sulla sottomisura 10.1 e in particolare la 10.1.6 (Salvaguardia delle specie vegetali a rischio di erosione genetica) e la 10.1.7

(Salvaguardia delle razze minacciate di estinzione); in entrambi i casi, infatti, i pagamenti sono concessi in favore delle aziende che coltivano e/o allevano le risorse genetiche iscritte nel Registro Regionale.

Il sistema, basato sugli strumenti del Registro Regionale e della Rete di Conservazione e Sicurezza, regolamentati dalla L.R. n.12/2015 al capo IV agli artt. 67-71, che, sinergicamente attivati tra di loro, tendono a scongiurare il rischio di perdita di risorse genetiche, permette di rendere organizzate, mirate e facilmente controllabili e verificabili, le azioni volte alla tutela della biodiversità agraria sul territorio regionale.

Per il perseguimento degli obiettivi e degli interessi di finalità pubblica, la Regione Umbria individua e definisce i seguenti due campi di intervento:

a) Gestione del registro Regionale per la tutela del patrimonio genetico a rischio di estinzione e della Rete di Conservazione e Sicurezza,

b) Progetti specifici a valere sulla sottomisura 10.2 mediante bandi di evidenza pubblica per i beneficiari previsti dalla Misura.

3.1 Registro Regionale per la tutela del patrimonio genetico a rischio di estinzione e di Gestione della Rete di Conservazione e Sicurezza

In continuità con quanto realizzato nella programmazione 2007/2013 (Misura 2.1.4, Azione i), nell’ambito dell’attività di Conservazione e Ampliamento delle Banche regionali della Biodiversità”, dovranno essere previste azioni finalizzate alla implementazione e gestione del Registro Regionale delle risorse genetiche di interesse agrario ed alla loro tutela e conservazione grazie alla Rete di Conservazione e Sicurezza (gli strumenti operativi previsti al Capo IV,artt. 68-69 ,della L.R. 12/2015,).

Relativamente a tali attività si riepilogano di seguito le azioni principali individuate in base all’esperienza maturata e ritenute essenziali:

1. gestione della Rete di Conservazione e Sicurezza attraverso il coordinamento ed il monitoraggio dei soggetti deputati alla conservazione ex situ e in situ delle risorse genetiche autoctone;

2. prospezioni territoriali volte alla identificazione di nuove accessioni di varietà erbacee, arboree e di razze animali;

3. attività di studio e caratterizzazione delle risorse genetiche autoctone finalizzate alla loro iscrizione al Registro Regionale;

4. attività volte all’istituzione e al coordinamento di un Comitato tecnico-scientifico con funzioni di

4. attività volte all’istituzione e al coordinamento di un Comitato tecnico-scientifico con funzioni di

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