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Agricoltura e organizzazione del territorio

CIL XI 2401 = CIE 808 l[a]rθi lautniθa

4. Chiusi e Roma Dediche a senatori e tracce della “praesentia Caesaris”

1.1. Agricoltura e organizzazione del territorio

Dal punto di vista socio-economico, lo spartiacque per la definizione degli equilibri interni alla regione etrusca, e tra questa e Roma, fu rappresentato dalla distruzione dell’antica Vol-

sinii (in corrispondenza dell’attuale Orvieto) e dal suo “trapianto” a sud-ovest, sulle sponde

del lago di Bolsena, nel 265-264 a.C. Lo spostamento di Volsinii ribaltò infatti l’asse del territorio circostante. Di conseguenza, il suo centro economico e politico passava dalle sponde del Tevere alle aree dell’Etruria interna. Nel secolo successivo, la costruzione della via Cassia (cfr. infra) completò il quadro dei nuovi equilibri socio-economici nella regione.

Nell’agro chiusino, la prima conseguenza dei suddetti avvenimenti fu la messa a frutto (non sappiamo in che modo specifico) delle terre ai confini sudorientali del suo agro, molto distanti dal centro urbano. Si trattava di un’area estremamente marginale nell’ottica del territorio chiusino, ma divenuta d’un tratto strategica per la sua posizione lungo l’arteria della Cassia. La stessa situazione dovette crearsi sul versante volsiniese dell’ager Clusinus, anch’esso improvvisamente divenuto attrattivo. Tanto che nei centri più vicini al confine, nell’area dell’odierna Acquapendente, molti gentilizi attestati dalle iscrizioni funerarie etru- sche sono di origine chiusina368; dobbiamo immaginare che queste famiglie fossero state attirate in questa zona dalla possibilità di mettere a coltura terreni rimasti fino ad allora quasi vergini. Tali tracce di mobilità vanno probabilmente attribuite al ceto più basso della società ad avere accesso alla prassi epigrafica. Famiglie certamente benestanti, ma non aristocrati- che, dato che ai vertici della società dovevano esservi scarse motivazioni per cambiare città di residenza. Peraltro, prima dell’assunzione della cittadinanza romana è probabile che le norme sulla proprietà fondiaria impedissero l’acquisizione di beni immobili da parte di stra-

366 PAOLUCCI 1996, pp. 135 e 137. 367 Cfr. DELLA FINA 1983, pp. 24, 26-27. 368 Cfr. BENELLI 2014, pp. 25-34.

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nieri. Ciò sembra testimoniato almeno all’inizio del II sec. a.C. dalla cd. “Tabula Cortonen-

sis” 369, in cui si fa riferimento a un trasferimento di terreni fra una nobile famiglia cortonese, i Cusu, e un Petru, immigrato proveniente dall’agro chiusino nordoccidentale. Il testo riporta una pratica alquanto complessa che coinvolse direttamente anche uno dei sommi magistrati di Cortona. Allo stesso modo, il “Cippo di Perugia”370 (databile tra III e II sec. a.C.), riporta

alcuni accordi concernenti questioni di proprietà fondiaria fra una famiglia perugina (i Vel-

thina) e una chiusina (gli Afuna). Alla luce del contenuto di questi documenti, quasi coevi e

particolarmente complessi, appare lecito ipotizzare che casi del genere fossero quanto meno scoraggiati dalla legislazione dell’epoca.

L’esistenza di barriere all’acquisizione della proprietà fondiaria potrebbe anche aiu- tare a capire le ragioni per cui in età tardorepubblicana siano documentati, come si è visto nei capitoli precedenti, matrimoni fra famiglie di diverse città, anche appartenenti al vertice della società. Questi legami, che seguono sempre un comportamento virilocale, permette- vano probabilmente ai figli della coppia di acquisire per eredità beni immobili nel territorio della città di origine della madre371.

Già dall’età repubblicana è dunque possibile osservare un’occupazione intensiva del territorio gravitante intorno al centro urbano. Dal notevole incremento del numero degli in- sediamenti sparsi sulle colline, attestato dalla distribuzione capillare delle necropoli, si può dedurre una parcellizzazione del terreno coltivabile e l’occupazione intensiva delle campa- gne con aziende agricole di piccole dimensioni372.

Di qualche aiuto nel delineare un quadro dell’economia della Clusium successiva agli stravolgimenti socio-politici dell’inizio del I sec. a.C. si rivelano alcune notizie tramandate dalle fonti letterarie antiche. Da Strabone, ad esempio, apprendiamo che l’abbondanza di acqua avrebbe permesso la coltivazione del papiro e lo sfruttamento ottimale di altre risorse quali la caccia nelle zone acquitrinose e la pesca nel Lago di Chiusi e nel Trasimeno373. Il persistere dell’esportazione di prodotti agricoli da Chiusi sembra testimoniato indirettamente da Marziale, il quale consiglia ai lettori dei suoi Xenia di riempire le olle della plebe con una

369 Sulla Tabula Cortonensis vd. lo studio fondamentale di PITTAU 2000. 370 ET Pe 8.4 = CIE 4538.

371 Ad es. la Cilnei aretina che sposò un Heimni di Bettolle (MAGGIANI 1986, pp. 172-175; PAOLUCCI 1996,

pp. 116-119), oppure l’altra Cilnei, conosciuta da un’iscrizione perduta di verosimile provenienza tarquiniese, che avrebbe sposato in successione due membri della più alta aristocrazia tarquiniese, uno Spurina e un Hulχnie (vd. da ultimi AGOSTINIANI - GIANNECCHINI 2002).

372 Cfr. ACCONCIA 2012, pp. 38-47. 373 Strabo, Geogr., 5, 2, 9.

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polenta a base di spelta chiusina (“imbue plebeias Clusinis pultibus ollas”)374. La centralità

della produzione agricola nell’economia locale viene ancora esaltata in numerose descrizioni di fonti alto-imperiali, con particolare riferimento alla viticoltura e a un tipo di grano dal rendimento particolarmente buono375.

Le testimonianze epigrafiche e archeologiche offrono ulteriori spunti di riflessione. Tra queste, particolarmente significativa è la già citata attestazione di un vilicus nei pressi dell’odierna Chianciano Terme, area compresa entro i confini nordoccidentali dell’antico

ager Clusinus (cfr. p. 93). Come è noto, ai vilici spettava il compito di amministrare e so-

vrintendere alle attività agricole per conto del proprietario del fundus o della villa. Il docu- mento potrebbe essere un indizio della presenza di proprietà fondiarie almeno in questa parte di ager. È d’altronde significativo il rinvenimento, nella stessa zona, dei resti di una vasca recante una pavimentazione in laterizi, ricondotti a una villa ubicata sul versante settentrio- nale dell’omonima collina376. Sempre dai dintorni di Chianciano provengono ulteriori evi-

denze utili all’individuazione di proprietà terriere. Si tratta di alcuni bolli laterizi (oggi di- spersi), riportati in luce tra i resti di un’officina ceramica377. Entrambi sono contrassegnati

dalla sigla SISENN COS, da riferire al nome del console dell’anno 16 d.C., T. Statilius Si-

senna Taurus378. Un terzo bollo, analogo ai precedenti, è stato messo in luce negli stessi dintorni, vicino ai resti di una villa romana379. Se si considera la straordinaria quantità di embrici sepolcrali all’interno di tombe chiusine di III sec. a.C., l’attestazione di questi bolli potrebbe testimoniare una certa continuità nell’utilizzo di materiale laterizio da parte delle botteghe locali380. Una simile concentrazione di bolli in epoca augustea è stata ricondotta da alcuni studiosi alla possibile emanazione di misure legislative imperiali in quest’area al fine di “stabilire una forma di controllo della pruduzione e del commercio mediante una sorta di certificazione della qualità dei laterizi e della loro rispondenza alle norme metrologiche”, oppure di “impedire il libero smercio dei laterizi, attraverso il riconoscimento dell’origine del prodotto, qualora si fosse determinata un’eccessiva discrepanza tra prezzi di mercato e

374 Mart. Epigr. 13, 8.

375 Cfr. Liv. 28, 45, 15; Varr., r.r. 1, 44, 1; Plin., N.H. 18, 7, 66. 376 Cfr. da ultimi CARACCIOLO -GREGORI 2017; PAOLUCCI 2007, p. 92.

377 Cfr. PAOLUCCI 2007, p. 189: il luogo di rinvenimento è in loc. Fornace, da dove proviene anche un embrice

con bollo di provenienza aretina “L. Gelli” (CVArr2 879).

378 Da ultimi CARACCIOLO -GREGORI 2017, pp. 147-160 (in particolare pp. 151-152). Il precoce uso di bolli

laterizi è attestato tra il 17 a.C. e il 16 d.C. anche in altre zone dell’Etruria, come ad esempio a Fiesole (MA- NACORDA 2000, p. 131).

379 Di questa villa sono state individuate parti strutturali e decorazioni musive (PAOLUCCI 2007, p. 189). 380 Cfr. MANACORDA 2000, p. 131 e PAOLUCCI 2007, p. 189.

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prezzi imposti”381. Si tratta di ipotesi molto difficilmente verificabili. Questi ultimi rinveni-

menti potrebbero comunque segnalare la presenza nell’agro chiusino di proprietà terriere facenti capo a esponenti delle classi dirigenti locali o vicine nella prima età imperiale.

La presenza di possessores nell’agro chiusino in età imperiale più avanzata è invece suggerita, come detto, dai resti di una villa rustica probabilmente appartenuta alla famiglia senatoria dei T. Sextii (cfr. p. 77).