Esiste una struttura dell'immaginazione? Secondo Walton si, anzi. Andando per gradi, proviamo, seppure brevemente, quindi, a prestare attenzione più da vicino alle caratteristiche con cui l'immaginazione può presentarsi.
Innanzitutto, secondo Walton, l'immaginare risulta spesso un frammisto di qualcosa di vero e qualcosa di fittizio. In un sogno ad occhi aperti possiamo immaginarci di essere ricchi e famosi, circondati da donne (o da uomini) che pendono dalle nostre labbra su di una spiaggia bellissima. Immaginiamo qualcosa di non vero (per molti), ma può pur sempre essere vero che ci piacciono le spiagge, che nella nostra immaginazione abbiamo il nostro stesso colore di capelli e che è vero che esiste la spiaggia che immaginiamo (magari una in cui siamo stati), non altrettanto possiamo dire del nostro conto in banca immaginato e dell'auto di lusso con la quale arriviamo sulla bellissima distesa sabbiosa.
Le immaginazioni, secondo Walton, possiedono delle caratteristiche peculiari: possono essere spontanee o deliberate, occorrenti o non-occorrenti, solitarie o sociali.
L'immaginarci ricchi e famosi su una spiaggia bellissima circondati da donne (o da uomini) è, secondo Walton, un immaginare deliberato, consiste di eventi (o azioni) occorrenti e solitario.
Non sempre il nostro immaginare è deliberato. Possiamo ritrovarci a immaginare un oggetto, o un animale, e subito dopo trovarsi ad immaginarlo con delle caratteristiche peculiari che non avevamo deliberatamente voluto assumergli.
Qualcuno che decida di immaginare un orso, si scoprirà a immaginare un orso di una certa sorta – un grande, feroce grizzly che fa su e giù a piccoli passi, per esempio. Le elaborazioni di ciò che immaginiamo occorrono in modo spontaneo.26
Il ritrovarci anche a meravigliarci del come il nostro immaginare spontaneo dia forma alla nostra immaginazione, e la maggior vivacità che esperiamo quando non siamo noi a deliberare il nostro immaginato, secondo Walton, ci ridà un'esperienza più “realistica”: assomiglia maggiormente a modo effettivo in cui percepiamo il mondo reale.
Di fronte al mondo Von Foerster ci incoraggiava a prendere in considerazioni la nostra elaborazione qualitativa che ci ridà la nostra realtà. Di fronte ad un impulso, ad una suggestione, ci troviamo a vivere, seppur in un qualche modo virtuale, un qualche esperienza “realistica”.Dev'esserci qualcosa in comune.
Tuttavia, differenze sono palesi, anche se, come ci dice lo studioso statunitense:
27[...] il principio generale pertinente è che la prova della falsità di una
proposizione forzatamente imposta alla nostra coscienza rende difficile immaginare vividamente che la proposizione è vera
Per ora sarà il caso di lasciar sospese ulteriori considerazioni su somiglianze e divergenze dei due pensieri. L'accostamento sarà d'obbligo solo dopo aver chiarito in maniera più dettagliata il pensiero waltoniano.
Continuando il nostro viaggio tra le caratteristiche dell'immaginazione, altro aspetto importante per le ricerche di Walton è il concetto di occorrenza e di non occorrenza.
Nel nostro immaginare è occorrente ciò su cui poniamo il nostro focus immaginativo. Se immagino un cavallo che corre su un prato, il cavallo, il prato e il correre staranno occorrendo nel mio immaginare. Il fatto che ci sia la forza di gravità, che ci sia bel tempo o che il prato sia su una superficie piana, sono invece non-occorrenti. Potrebbe non nascere mai il dubbio mentre immaginiamo ciò, che il cavallo sia in buona salute o che non sia un cavallo-robot,
26 Ivi, p.34
che la temperatura sia ottimale per stare a guardare un cavallo etc. etc. Ciò che è non- occorrente nell'immaginare è ciò che succede ma non cattura la nostra attenzione, oppure che deliberatamente immaginiamo dandolo per scontato. E' in un qualche modo lo sfondo del mio immaginare.
Supponiamo che Fred dia inizio al suo sogno ad occhi aperti immaginando (in modo occorrente) di vincere un enorme premio alla lotteria ed usarlo per finanziare una campagna elettorale coronata da successo, e che poi prosegua immaginando di conquistare l'affetto e l'ammirazione di milioni di persone mentre è in carica, e infine di ritirarsi in una villa nel sud della Francia. […] Ma può essere altrettanto vero che egli immagini il luogo del proprio collocamento a riposo trovarsi nel clima caldo del Mediterraneo, che immagini di essere in buona salute nel momento del pensionamento – anche se questi pensieri non gli occorrano esplicitamente.[...] Allorché in modo occorrente immagina di ritirarsi nel sud della Francia, c'è nel fondo della sua mente il pensiero del suo collocamento a riposo avvenga in un caldo clima mediterraneo, anche se non ha mai avuto modo di dire questo a se stesso. Si pensa, implicitamente, come in buona salute al momento del pensionamento; immagina di esserlo, ma non in modo occorrente. Questi pensieri sono, potremmo dire, parte del suo “arredo mentale” nel corso del sogno ad occhi aperti.28
Il vincere la lotteria di Fred occorrente all'inizio del suo sogno ad occhi aperti rimarrà sullo sfondo del suo immaginare successivo. Entrerà anch'esso a far parte del suo immaginare non-occorrente che fa da eco al suo sentirsi fortunato durante tutto l'immaginare. L'immaginare sotto questo aspetto sembra, secondo Walton, un intreccio di fili in una trama continua che solo in certi punti affiorano in maniera occorrente.
Finora abbiamo considerato un immaginare solitario, ma non è l'unica tipologia che possiamo incontrare.
28 Ivi, p.37
Fantasticare è talvolta un evento sociale29
Walton evidenzia il fatto che talvolta decidiamo di immagine qualcosa in accordo con altri. In questo caso siamo di fronte alla necessità di accordarci sul cosa immaginare e sul come immaginarlo. Si prendono delle misure per capire se si sta tutti immaginando la stessa cosa e ci si rende conto a volte che ci sono delle differenze e vengono appianate, al fine di coordinarsi su ciò che si ha da immaginare. Coordinarsi su cosa immaginare rende l'immaginato del tipo deliberato più che spontaneo, a scapito della vivacità di ciò che si immagina.
Ciò che si ritiene importante è che
Un fantasticare congiunto consente alle persone di mettere in comune le proprie risorse immaginative. Insieme possono pensare a cose più emozionanti o più interessanti o soddisfacenti, di quelle che potrebbero essere escogitate separatamente. E in una fantasticheria congiunta i partecipanti posso condividere tra loro le proprie esperienze. Possono discutere su ciò che immagino e confrontare le loro reazioni a questo.30
In questi passi Walton ricorda, per certi versi, le teorie brunneriane. Nei giochi di immaginazione e nelle immaginazioni collettive, la struttura narrativa è quasi sempre addirittura palesata. E' attraverso una negoziazione di significati che si riesce a trovare un ruolo per ciascuno e creare un avventura o esperienza immaginativa. Questa, come nel caso della realtà costruttivista, sembra aumentare l'estensione di ciò che si immagina.
L'immaginare collettivo, infatti, sembrano essere potenzialmente più ricco. Al contempo, però, sembra essere meno efficace del solitario, in cui le immaginazioni spontanee hanno un certo libero sfogo e rendono l'immaginato più vivace.
Esistono però dei modi in cui le immaginazioni, sebbene collettive, non pagano poi molto il dazio della vividezza. Questo si verifica quando per i nostri giochi di far finta utilizziamo dei sollecitatori. Cosa siano questi sollecitatori lo si vedrà meglio nel proseguo.
Per ora quello che ci interessava era fissare delle coordinate circa l'immaginare e
29 Ivi, p.39
l'immaginazione in maniera da muoverci più agevolmente.
L'essere deliberato o spontaneo, occorrente o non-occorrente, solitario o collettivo, sono caratteristiche che si mescolano soventemente e variamente nelle nostre esperienze immaginativa. Nel vivere l'esperienza immaginativa, per la natura di questa le considerazioni riguardanti la loro casistica sono pressoché irrivelabili.