• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 1: NORMATIVA VIGENTE IN SEGUITO ALLE RECENT

1.3 Alcuni cenni sui recenti interventi europei

Dagli anni 2000 al primo posto tra i punti da trattare nelle agende programmatiche degli Stati membri emergeva la necessità di invertire la rotta negativa delle politiche occupazionali. In questo senso è stata lanciata la “strategia di Lisbona”, un programma di riforme “orientato a valorizzare le politiche occupazionali anche attraverso un miglior coordinamento dei processi esistenti, in particolare delle politiche economiche, strutturali e di coesione

sociale, ed il potenziamento di una economia della conoscenza.”51 Nel rapporto

del Consiglio europeo l’istruzione e la formazione sono state riconosciute come due risorse vincenti, poiché strettamente connesse al miglioramento dei tassi occupazionali, soprattutto giovanili. Da quel momento è stata avviata una fase di riflessione generale sui futuri obbiettivi concreti dei sistemi d'istruzione, attraverso l’emanazione annuale di linee guida che si rivolgessero ai Paesi membri e che indicassero indirizzi precisi sulle politiche attive da adottare, tenendo conto delle preoccupazioni e priorità comuni. Su queste direttrici si sarebbero dovuti muovere i Paesi europei, ma gli apparati amministrativi nazionali non hanno dato concreto seguito alle indicazioni fornite dai vertici europei. Il fallimento della Strategia di Lisbona, secondo Sciarra “è da attribuire all’assenza di una reale condivisione delle priorità da seguire e all’assenza di un

regime sanzionatorio.”52 Questo è stato solo il primo di una lunga serie di

interventi che tendevano a stimolare i vertici nazionali affinché adottassero politiche in grado di modernizzare il mercato del lavoro. In particolare all’Italia era richiesto uno sforzo maggiore per giungere ad una valorizzazione l’apprendistato come strumento imprescindibile di dialogo tra scuola e lavoro.

51

S. Sciarra, “L’Europa e il lavoro. Solidarietà e conflitto in tempi di crisi”, Editori Laterza 2013, p.30 52 S. Sciarra, “L’Europa e il lavoro. Solidarietà e conflitto in tempi di crisi”, Editori Laterza 2013, p.31

Dopo il Libro Verde varato nel 2006, che come si è già visto è calato nell’ottica di una riflessione sulla globalizzazione e sui nuovi bisogni dei sistemi economico-sociali, un’altra misura rilevante adottata nel 2010 dall’Europa per spingere verso l’adeguamento del mercato del lavoro alla globalizzazione e per rispondere alla crisi economica che ha investito l’eurozona dal 2007, è stata la cosiddetta Europa 2020, “i cui contenuti proponevano delle politiche economiche ed occupazionali improntate in una visione integrata e di

collaborazione tra i diversi Paesi europei”53, di modo che gli approfondimenti e i

confronti tra i diversi sistemi potessero diventare utili suggerimenti da cogliere per poter risolvere alcune situazioni di criticità, che ogni nazione si trova ad affrontare. La strategia Europa 2020 presentava tre priorità (crescita intelligente, crescita sostenibile, crescita inclusiva) ed inoltre disponeva iniziative faro per catalizzare i progressi relativi a ciascun tema prioritario, tra queste troviamo "Youth on the move" per migliorare l'efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. In questo senso la Commissione europea richiedeva agli Stati di “garantire investimenti efficienti nei sistemi d'istruzione e formazione a tutti i livelli, di migliorare i risultati nel settore dell'istruzione in ciascun segmento ed inoltre di migliorare l'apertura e la pertinenza dei sistemi d'istruzione per conciliare meglio i risultati nel settore

dell'istruzione con le esigenze del mercato del lavoro.”54 Dal momento

dell’approvazione dell’Europa 2020, ogni anno la Commissione si è impegnata ad elaborare relazioni riferite ad ogni Paese dell’UE allo scopo di esaminarne la situazione economica e raccomandare dei provvedimenti da adottare per avvicinarsi agli obbiettivi prefissati. Nel 2012 emergeva, tra le raccomandazioni rivolte all’Italia, “la necessità di adottare ulteriori misure per combattere la disoccupazione giovanile, migliorando anche la pertinenza del percorso

53

S. Sciarra, “L’Europa e il lavoro. Solidarietà e conflitto in tempi di crisi”, Editori Laterza 2013, p.32

formativo rispetto al mercato del lavoro, facilitando il passaggio al mondo del lavoro, anche attraverso incentivi per l'avvio di nuove imprese e per le

assunzioni di dipendenti.”55 Questo problema specifico riferito al nostro Paese

non è stato poi affrontato in modo efficace dai vertici nazionali, che, come già analizzato nelle precedenti pagine, hanno adottato numerose misure rivolte alla modernizzazione del mercato del lavoro e alla creazione di maggiore occupazione, specialmente giovanile, attraverso il rilancio dell’apprendistato, ma non hanno concretamente ottenuto risultati soddisfacenti. Nel 2013 la Commissione europea, riconoscendo l’importanza che i giovani ricoprono nella sociètà ed il loro forte impatto nella futura crescita economica dell’Eurozona,

ha proposto una serie di misure di rapido intervento per stimolare la crescita ed

aiutare i giovani a trovare lavoro e ad acquisire le competenze fondamentali. I provvedimenti erano volti ad agevolare il passaggio tra istruzione e lavoro con la promozione dell’apprendistato e del tirocinio di alta qualità, puntando anche “sull’accelerazione delle riforme per realizzare un autentico mercato del lavoro a lungo termine, nonché sulla creazione di posti di lavoro a breve termine per incentivare l’assunzione di giovani.”56 L’Europa richiedeva agli Stati in cui il tasso di disoccupazione dei giovani superava il 25% di presentare un piano di attuazione della Garanzia per i Giovani, “investendo risorse affinché tutti i giovani potessero ricevere un’offerta qualitativamente buona di lavoro, proseguire gli studi, svolgere un apprendistato o un tirocinio entro quattro mesi dal completamento del percorso scolastico o dal momento in cui avevano perso il lavoro.”57

Nel quadro di una più ampia strategia per la crescita economica e la creazione di occupazione, si inserisce inoltre un documento predisposto nel 2013 dalla

55

Commissione europea, “Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2012 dell'Italia”, p.7 56

Commissione europea, “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle Regioni” p. 3

57

Commissione europea, “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle Regioni” p. 4

Commissione europea con il fine di sostenere l’apprendistato e i tirocini formativi, intitolato “Apprenticeship and Traineeship Schemes in EU 27: Key Success Factors”. Nella prima parte del documento la Commissione riconosce quanto l’apprendistato ed i tirocini possano giocare un ruolo cruciale per migliorare la transazione tra scuola e lavoro, come avvenuto in Germania, Austria, Danimarca e Norvegia. La prova empirica di questa considerazione è stata data da numerose stime, nelle quali si dimostra che “un incremento di un solo punto percentuale dell’apprendistato ha come conseguenza un aumento dello 0,95% del tasso di occupazione giovanile e una riduzione di quello di

disoccupazione pari allo 0,8%.”58 All’interno della seconda sezione del

documento programmatico, viene tratteggiato un quadro complessivo sui principali programmi di apprendistato rappresentativi di ciascun Paese membro e vengono presentati tredici fattori chiave che la Commissione europea indica come linee-guida strategiche per il consolidamento di un efficiente sistema di apprendistato. “L’Italia, come si tratterà in seguito nel corso dell’elaborato, ne ha soddisfatte ben poche e ad ogni riforma si allontana sistematicamente

dal benchmark europeo rappresentato dalla Germania”59 In considerazione di tali

dati, la Commissione ha promosso nel luglio 2013 un’ulteriore iniziativa,

denominata “Alleanza europea per l’apprendistato”, con “l’obiettivo di avviare

uno scambio continuo di esperienze e buone prassi non solo tra Governi, ma anche e soprattutto tra imprese, sindacati ed esperti del mercato del lavoro”60, con lo scopo di stimolare le istituzioni e le parti sociali a collaborare nella valorizzazione delle potenzialità del contratto di apprendistato, largamente sottovalutato. L’incidenza di questa preziosa tipologia contrattuale nelle politiche occupazionali appare evidente e ne costituiscono una prova lampante i

58

Commissione europea,” Apprenticeship and Traineeship Schemes in EU27: Key Success Factors”, dicembre 2013,p.11

59

M. Tiraboschi, “Apprendistato: quadro comparato e buone prassi”, in Adapt Working Paper, 2014p. 3 60 M. Tiraboschi, “Apprendistato: quadro comparato e buone prassi”, in Adapt Working Paper, 2014, p. 3

benefici apportati in alcuni Paesi europei dai sistemi integrati tra scuola e lavoro. Questo è principalmente il motivo per cui negli ultimi anni l’UE si è attivamente impegnata nel promuovere politiche volte all’incentivazione dell’apprendistato, per facilitare l’accesso dei giovani nel mondo del lavoro e per permettere l’acquisizione e lo sviluppo di competenze allineate alle esigenze dei datori di lavoro, nella prospettiva di un significativo incremento dell’occupazione.

CAPITOLO 2: DISCIPLINA GENERALE DEL CONTRATTO

Documenti correlati