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Alessia Ronco Milanaccio

Installazione del corso di laurea in Cultura del Progetto durante il FAV a Montpellier Docenti:Manuel Gausa, Nicola Canessa

Tutor: Giorgia Tucci, Alsessia Ronco Milanaccio, Francesca Vercellino, Matilde Pitanti

Scientific Advisoring for the installation: Raffaella Fagnoni, Chiara Olivastri, Silvia Pericu, Paola Sabbion

Date: 12 — 18.06.2018

Installazione realizzata durante il corso di Cultura del progetto da (Installation realized during the Culture of the

project course by): Erika Adami, Emad Akbari, Reza Amini, Sofia Aquila, Silvia Balloni, Micol Balma, Francesco Barbieri, Martina Bottaro, Francesco Burlando, Carlo Caire, Simone Cangini, Ambra Casazza, Xi Chen, Stefano Conio, Ruisi Ding, Roberta Fognani, Bingyu Fu, Wanyi Gao, Valentina Garofalo, Carla Guerrero, Isidora Hernandez, Brenda Icardi, Clara Isola, Tarlan Karami, Liangjin Li, Andrea Lovotti, Yisi Lu, Claudia Moreschi, Alejandra Navarrete Maria, Eleonora Palomba, Stefania Pioselli, Monica Rossi, Andrea Salinas, Maricielo Salinas Martin, Marialuisa Taddei, Linda Valfrè, Ao Wang, Xuan Wu, Wenjie Yuan, Jiaojiao Yue, Paola Zagarella, Qianwen Zhi, Wenxin Zhang

ph. Eleonaora Palomba

Mugazine DESIGN PRODOTTO SERVIZIO EVENTO

Il Festival des Architectures Vives è un evento che si svolge dal 2006 a Montpellier, e che permette di far scoprire – o riscoprire – i monumenti storici e il patri- monio architettonico della città attraverso interventi effimeri che vanno a trovare la loro collocazione nelle numerose e meravigliose corti interne dei palazzi del centro cittadino, molte delle quali normalmente nascoste al pubblico perché private.

Ogni anno numerosi progettisti partecipano alla call for submissions, e si misurano con il tema dell’allestimento temporaneo che deve non solo dialogare con il contesto architettonico in cui è posto, ma anche rappresentare le tematiche che di anno in anno Champ Libre, l’Associa- zione culturale che organizza il Festival, propone. Per l’edizione 2018 è stato chiesto di riflettere sul tema della SENcity, ovvero sulla città che oggi è sempre più immersa nella tecnologia e che reinventa le proprie modalità di gestione e sviluppo tenendo conto di questa presenza sempre più consolidata ed assimilata nel nostro quotidiano.

Il tema – e il Festival stesso – si inserisce all’interno del progetto KAAU (Knowledge Alliance for Advanced Urba- nism), programma di ricerca europeo Erasmus+, e piatta-

forma che mette in relazione diverse unità di ricerca e realtà imprenditoriali al fine di promuovere una nuova visione della città contemporanea, capace di integrare nel proprio tessuto patrimoniale soluzioni avanzate, tecnologiche, innovative, interdisciplinari tenendo larga- mente conto delle questioni ambientali e sociali. In quanto Università ospite selezionata per l’edizione 2018, gli studenti del corso di Cultura del Progetto, tenuto dal professor Manuel Gausa in co-docenza con Nicola Canessa al secondo anno di Magistrale in Design del Prodotto e dell’Evento, sono stati chiamati a progettare l’installazione per una delle 12 corti interessate, quella dell’Hôtel des Trésories de la Bourse. Su richiesta degli organizzatori, il progetto doveva prevedere anche uno spazio adatto ad ospitare due giornate di international meeting KAAU, che avrebbero visto protagonista lo scam- bio e il dibattito tra alcuni rappresentanti dei partners coinvolti nella ricerca e i cittadini.

Nell’ottica di soddisfare entrambe le richieste gli studenti hanno lavorato in un primo momento suddivisi in diversi gruppi, analizzando il panorama dell’instal- lazione temporanea e condividendo, durante lunghi scambi collettivi, idee differenti che sono state la base per poter arrivare tutti insieme ad un unico progetto finale. Una volta definito il leitmotiv, ovvero la maschera come dispositivo di interazione e simbolo delle identità – analogica e digitale – dei cittadini, ciascun gruppo si è

concentrato su un aspetto in particolare, dalla reperibi- lità dei materiali per l’installazione, alle questioni logi- stiche di trasporto, montaggio e disallestimento, dallo studio di un piano di comunicazione e pubblicizzazione, alla grafica dell’installazione stessa, senza mettere mai in secondo piano l’aspetto di interazione e coinvolgimento del pubblico. L’obiettivo comune era quello di poter offrire un’esperienza che ridefinisse la “SENcity” come la città che mette in relazione dati, sensori e persone, una città che crea nuove opportunità grazie all’utilizzo e all’implementazione della tecnologia, che monitora e ridisegna gli spazi dove i cittadini si incontrano e scam- biano informazioni con ciò che li circonda. Il progetto proposto, dal titolo “Urban Living Room - We are the city, we are the inter/faces” vuole celebrare la diversità e la molteplicità urbana a partire da un elemento ripetitivo e anonimo come una maschera bianca che, per l’occasione, si converte in un dispositivo capace di favorire, attra- verso processi di interazione e scambio di informazioni, dinamiche partecipative volte a creare nuove, mutevoli, diverse identità. La maschera assume il duplice ruolo di faccia – aspetto analogico – e interfaccia – aspetto digitale – allo stesso tempo. È un elemento anonimo che diventa caratterizzante nel momento in cui gli viene associata un’informazione, è un dispositivo capace di reagire e adattarsi al costante flusso di dati e informa- zioni cui siamo sottoposti quotidianamente. Il progetto

vuole infine proporre una riflessione critica sul pericolo della standardizzazione e spersonalizzazione nell’epoca della società virtuale.

L’installazione si compone dunque di un corpo centrale, un grande cloud formato da oltre 250 maschere bianche, ognuna delle quali veicola un’informazione, attraverso qr code, a proposito delle tematiche affrontate dal consorzio KAAU, o interagisce con il pubblico mediante sensori, modificando la propria conformazione, produ- cendo suoni o luci a seconda del tipo di azione provo- cata. Ma non solo. Le stesse maschere diventano anche scenografia per le giornate di meeting KAAU, che vedono relatori e pubblico integrarsi e confondersi con l’installa- zione stessa, progettata proprio in modo che le persone possano muoversi, fermarsi, sedersi al suo interno. Sulle pareti intorno al cloud sono presenti invece i volti dei protagonisti del KAAU e degli studenti stessi, che rispondono, attraverso video attivabili con lo smar- tphone, alla domanda chiave del Festival – cosa è per te SENcity? – offrendo risposte dalle forme differenti, che tutte insieme restituiscono una nuova visione della città contemporanea.

L’installazione è rimasta aperta dal 12 al 17 giugno e ha riscosso grande consenso da parte del pubblico, aggiudi- candosi la Menzione Speciale della Giuria FAV 2018.

We are the city, we are the inter/faces

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