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R I P R E N D I A M O C I L A S C U O L A DIARIO D'UN MAESTRO

DI CAMPAGNA.

COME SOPRAVVIVERE ALLA SCUOLA ITALIANA E CAMBIARLA

con un'intervista al maestro Mario Lodi, pp. 134, €8, Altreconomia, Milano 2011

6 6 X T o n avevo previsto di fa--LH|re l'insegnante ma il giornalista, sono nato in campa-gna da una famiglia di operai, in una casa dove libri e giornali non esistevano". Così si presenta l'autore. Ma poi si è avventurato per alcune "strade del mondo", paesi dove Alex Corlazzoli è an-dato per vedere, confrontare, imparare. Viaggiare è fonda-mentale per crescere, gli aveva insegnato la maestra

Teresa, che parlava in classe del Mozambico, dove suo fratello era andato in missione: e il primo viaggio di Alex è stato appunto in Mo-zambico, a 18 anni.

Una tappa partico-larmente significativa della vita di Alex è sta-ta però Palermo. Gio-vane indottrinato dalla

Lega lombarda a considerare il Sud parassita dell'Italia, ha deci-so di andare a vedere di perdeci-sona come si vive in Sicilia e ha capi-to che le cose stanno diversa-mente: si è innamorato della Si-cilia e per merito di Rita Borsel-lino si è convertito all'antimafia. Poi ha iniziato a insegnare, ma che abbia abitudini e mestiere da giornalista lo si vede dalla quantità e qualità di dati che

Ri-prendiamoci la scuola,

struttura-to come un anno di scuola (pri-mo quadrimestre, secondo qua-drimestre, scrutini e compiti per le vacanze), fornisce; dati e nu-meri che non lasciano scampo all'illusione che la "barca" della scuola statale possa navigare, tutta buchi com'è. Non c'è acre-dine personale nell'analisi della propria condizione di precario; c'è invece un'amara constatazio-ne delle condizioni in cui versa la scuola italiana, che pure ha vi-sto in passato iniziative molto positive: l'autore sottolinea con orgoglio che siamo stati i primi a inserire gli alunni disabili nel si-stema scolastico ordinario.

Un maestro così non può ac-contentarsi delle interrogazioni tradizionali. Sono invece i bambi-ni che interrogano i compagbambi-ni, e il maestro, sceso dalla cattedra dove non sta volentieri, si mette fra lo-ro. Ma i voti generano sofferenza o solleticano l'amor proprio, si sa. Il maestro Alex li dà, ma ha fatto accettare la regola che non si de-vono dire agli altri. Chi si vanta con i compagni di aver preso 10 vede il suo 10 trasformato in 9. Quando la mamma viene a prote-stare e non si lascia convincere dalle argomentazioni del maestro, lui alla fine fa una bella croce sul 9 e scrive 11, per dimostrare che i

voti sono pure convenzioni. Se ne deduce, e nel libro ce ne sono di prove, che educare i genitori è de-cisamente più difficile che educa-re i bambini.

Il metodo didattico di Alex verso i bambini è "farli divertire imparando", "appassionarli alla geografia, alla storia, all'attua-lità". Non per nulla le scuole di Barbiana (Don Milani) e Piadena (Mario Lodi) sono suoi modelli di riferimento. In un'intervista a Mario Lodi il giornalista Corlaz-zoli aveva chiesto "che tipo di scuola deve avere una società de-mocratica" e se "insegnare è un mestiere o una missione". Le ri-sposte di Mario Lodi erano state chiarissime: fra mestiere e missio-ne ci deve essere equilibrio, con in più un ingrediente non previ-sto dai regolamenti: l'amore ver-so i bambini, da trattare come amici e con i quali creare ogni giorno l'abitudine alla democra-zia. Nel libro sono descritte con

attenta partecipazione anche le scuole che re-sistono inventando nuovi metodi didattici, come la "scuola della pace" del quartiere Dozza e la Longhena di Bologna, ma anche la scuola al quartiere Zen (Zona Espansione Nord) di Palermo, uni-ca istituzione statale in un quartiere abbando-nato a se stesso, dove, tra monta-gne di rifiuti e incendi dolosi, portare avanti l'insegnamento o anche soltanto creare in classe una convivenza civile sembra eroico. È maturata anche allo Zen la didattica del maestro Alex, che ogni mattina, prima di cominciare le lezioni, scopre con gli studenti, grazie all'Agenda dell'Antimafia, chi sono coloro che hanno dato la vita per il no-stro paese. La chiama "la scuola della memoria" e i bambini spon-taneamente segnano sul loro qua-derno, per ricordarlo, il nome dei bambini uccisi dalla mafia.

AAL

fine dell'anno il maestro lex si congeda dai suoi stu-denti, dopo aver regalato loro una copia della Costituzione, con que-ste parole: "Ragazzi, ora che la scuola è finita posso dirvi che spe-ro di essere riuscito a fare lezione facendovi divertire (...) Non di-menticate mai queste quattro re-gole. Uno: rompete sempre le sca-tole, come faccio io saltando su questo scatolone. Due: tacere mai. Non state zitti davanti alle ingiu-stizie. Tre: non siate mai indiffe-renti. Se passate davanti a un uo-mo che chiede la carità chiedetevi perché è lì. Quattro: viaggiate".

Dopo la lettura di questo picco-lo ma prezioso libro ci si chiede perché il maestro Alex e tanti altri insegnanti come lui non possano svolgere il loro lavoro con sere-nità e continuità e debbano ogni anno cambiare scuola e studenti, sempre che trovino un posto. E uno spreco di energie e di talenti indegno di un paese civile. •

jolgar? fastwebnet.it

J. Garuti dirige il Centro Studi S.A. Omicron di Milano

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