da quella della Germania. A tale proposito, Dalibor Zeman scrive:
È assodato che la questione relativa alla specificità austriaca abbia giocato un ruolo significativo già in occasione dei negoziati di adesione all’Unione europea, nel periodo che precede il referendum UE del 12 giugno 1994. Il risultato concreto delle contrapposizioni di politica linguistica intorno all’ingresso dell’Austria nell’Unione europea fu il cosiddetto Protocollo n. 10 (Protokoll Nr. 10), parte del Trattato di adesione austriaco, in cui ventitré espressioni specificatamente austriache, desunte dal settore alimentare, furono elevate al rango di diritto primario dell’UE venendo equiparate a espressioni corrispondenti del tedesco della Germania677.
l’UE. Al suo posto, è stato riconosciuto un elenco di ventitré termini desunti dalla terminologia alimentare”. [“Österreich
hat es auch im Rahmen der Verhandlungen beim EU-Beitritt verabsäumt, sein nationales Wörterbuch – das österreichische Wörterbuch – als allgemeingültige Grundlage im Verkehr zwischen der EU und Österreich verankern zu lassen. Stattdessen wurde eine Liste von 23 Wörtern verankert, die alle aus dem Bereich der Lebensmittelterminologie stammen“.Muhr, Rudolf (2002), Erdäpfelsalat bleibt Erdäpfelsalat. Das Österreichische Deutsch – seine sprachpolitische
Situation. In: Busch, Brigitta und de Cillia, Rudolf (Hrsg.) (2002), Sprachenpolitik in Österreich: eine Bestandaufnahme, Frankfurt am Main, Peter Lang Verlag, p. 200].
677 “Es ist festzuhalten, dass die Frage der österreichischen Besonderheit bereits bei den EU-Beitrittsverhandlungen eine
gewisse Rolle gespielt hat, vor der EU-Abstimmung am 12. Juni 1994 eine doch gewichtige Rolle. Konkretes Resultat der sprachpolitischen Auseinandersetzungen rund um den österreichischen EU-Beitritt war das sogenannte Protokoll Nr. 10, Teil des österreichischen Beitrittsvertrags, in dem 23 spezifisch österreichische Ausdrücke aus dem Bereich des Lebensmittelrechts explizit als den bundesdeutschen Bezeichnungen gleichberechtigt EU-primärrechtlich verankert wurden“.[Zeman, Dalibor (2009), Überlegungen zur deutschen Sprache in Österreich: linguistische, sprachpolitische und
177
Tabella n.5 : L’elenco dei ventitré termini nel Protocollo n. 10
678.Austria Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee
Traduzione in italiano
Beiried Roastbeef Roastbeef
Eierschwammerl Pfifferlinge Finferli
Erdäpfel Kartoffeln Patate
Faschiertes Hackfleisch Carne macinata
Fisolen Grüne Bohnen Fagiolini verdi
Grammeln Grieben Ciccioli
Hüferl Hüfte Taglio di carne
corrispondente al quarto superiore (anca).
Karfiol Blumenkohl Cappuccio
Kohlsprossen Rosenkohl Cavolo
Kren Meerrettich Rafano
Lungenbraten Filet Filetto
Marillen Aprikosen Albicocche
Melanzani Aubergine Melanzane
Nuß Kugel Taglio di carne (noce)
Obers Sahne Panna montata
Paradeiser Tomaten Pomodori
Powidl Pflaumenmus Mousse di prugne
Ribisel Johannisbeeren Ribes
Rostbraten Hochrippe Costicine
Schlögel Keule Taglio di carne (coscia)
Topfen Quark Formaggio simile alla
“ricotta”
Vogerlsalat Feldsalat Valeriana
Weichseln Sauerkirschen Amarene o visciole
678 L’elenco dei ventitré termini, inclusi all’interno del Protocollo n. 10, è stato compilato secondo Markhardt 1998 [Markhardt, Heidemarie (1998), Sprachpolitik der EU am Beispiel des österreichischen Deutsch oder: „Erdäpfelsalat
bleibt nicht Erdäpfelsalat“. In: Kettemann, Bernhard et al. (Hrsg.) (1998), Sprache und Politik:
178
Il “Protocollo n. 10” rappresentò un atto unico nel suo genere, sia sotto il profilo linguistico che
politico. Fu la prima volta, infatti, che si pose il problema delle varietà nazionali di una lingua in
ambito di trattati internazionali.
679In secondo luogo, si trattò del primo ed unico atto linguistico
autonomo, posto in essere dall’Austria in ambito internazionale. Infine, l’aspetto probabilmente
più rilevante è legato al fatto che si trattò di un atto prevalentemente simbolico e politico.
680Alle
spalle, infatti, vi era la volontà di “spingere” la popolazione austriaca a votare a favore
dell’adesione all’Unione europea in occasione del referendum del 12 giugno 1994, facendo
appello al settore culinario ed alimentare, avvertito dalla popolazione come più vicino al proprio
sentire
681. In altre parole, l’Austria strumentalizzò l’aspetto linguistico per rimarcare una propria
identità ed individualità culturale, distinguendosi, in tal modo, dalla Germania
682. Come
sottolinea Markhardt, l’Austria espresse indirettamente, in tal modo, il “recondito” timore di una
propria “germanizzazione forzata” e di una “prussificazione” (Preußifizierung)
683all’interno di
un’ Europa unita, dove la Germania si poneva, oltre che come uno dei Paesi fondatori, come una
presenza “di peso”. Il Protocollo n. 10, infatti, non esauriva tutte le differenze terminologiche,
679 “A dispetto di tutti le critiche qui menzionale, resta da constatare, infine, il fatto che il Protocollo n. 10 è, in un certo senso, il primo riconoscimento della varietà austriaca propria della lingua tedesca all’interno dei trattati internazionali ed, in tale misura, unico nel suo genere”.[“Trotz aller hier erwähnten Kritikpunkte ist letztendlich zu konstatieren, dass das
Protokoll Nr. 10 in gewissem Sinn eine erste Anerkennung der eigenen österreichischen Variante der deutschen Sprache in internationalen Verträgen darstellt und insofern einzigartig ist”. Zeman, Dalibor (2009), Überlegungen zur deutschen
Sprache in Österreich: linguistische, sprachpolitische und soziolinguistische Aspekte der österreichischen Varietät, Hamburg, (.129), p. 153].
680 A tale proposito, De Cillia scrive: “Tuttavia, a seguito di questo ‘grande atto diplomatico’ (diplomatische Großtat), non ci furono ulteriori misure di politica linguistica di rilievo per la promozione del tedesco austriaco, cosicché il Protocollo n. 10 deve essere principalmente interpretato come una misura a breve termine, da parte del governo austriaco, che doveva servire a spingere gli austriaci a favore dell’ingresso in UE” [“Allerdings folgten dieser ‚diplomatischen Großtat‘ keine
weiteren nennenswerten sprach/en/politischen Maßnahmen zur Förderung des österreichischen Deutsch, sodass dieses Protokoll Nr. 10 wohl in erster Linie als kurzfristige Maßnahme des Identitätsmanagements durch die österreichische Regierung zu interpretieren ist, die dazu dienen sollte, die ÖsterreicherInnen für den EU-Beitritt zu gewinnen”. De Cillia, Rudolf (2002), Braucht Österreich eine Sprachenpolitik?. In: Busch, Brigitta und de Cillia, Rudolf (Hrsg.) (2002),
Sprachenpolitik in Österreich: eine Bestandaufnahme, Frankfurt am Main, Peter Lang Verlag, p.26]. Anche Heidemarie Markhardt ricorda come non si trattasse di un “regolamento di politica linguistica, bensì di un atto simbolico per la tutela dell’identità austriaca” [“[…] keine umfassende sprachpolitische Regelung, sondern als ein Symbolakt zum Schutz der
österreichischen Identität“ definiert”. Markhardt, Heidemarie (2005), Das Ősterreichische Deutsch im Rahmen der EU, Frankfurt a.M, Peter Lang Verlag, p. 174].
681
Heidemarie Markhardt parla – letteralmente – di un “settore più vicino alle persone” [“Menschen nahe stehenden
Bereich“. Markhardt, Heidemarie (2006), 10 Jahre „Austriazismenprotokoll“ in der EU. Wirkung und
Nichtwirkung-Chancen und Herausforderungen. In: Muhr, Rudolf / Sellner, Manfred (2006), Zehn Jahre Forschung zum
Österreichischen Deutsch: 1995-2006. Eine Bilanz, Wien,Peter Lang Verlag, p.19].
682 A tale proposito, Markhardt scrive: “La contrapposizione tra ‘identità nazionale’ ed ‘identità europea’ divenne evidente alla luce delle questioni linguistiche […]. Il Protocollo sottolinea, in tal modo, la relazione esistente tra l’identità nazionale (in modo particolare in merito alla distanza dalla Germania) e tali termini di valore simbolico”. [“Das Spannungsfeld
„nationale Identität- europäische Identität“ wurde an linguistischen Fragen deutlich […] Das Protokoll unterstreicht
überdies die Verbindung zwischen nationaler Identität (insbesondere im Hinblick auf die Abgrenzung von Deutschland) und diesen symbolisierenden Wörtern“. Markhardt, Heidemarie (2006), 10 Jahre „Austriazismenprotokoll“ in der EU.
Wirkung und Nichtwirkung-Chancen und Herausforderungen. In: Muhr, Rudolf / Sellner, Manfred (2006), Zehn Jahre
Forschung zum Österreichischen Deutsch: 1995-2006. Eine Bilanz, Wien,Peter Lang Verlag, p.12 e segg.].
179
morfologiche, sintattiche e fonetiche esistenti tra le due varietà della lingua tedesca
684. Si trattò,
infatti, di una selezione (voluta e ricercata) di termini:
• aventi valore ufficiale (la cui esistenza era, cioè, comprovata da atti giuridici);
• che disponessero di una “controparte” identica all’interno del tedesco della Germania;
• e che tale “controparte” fosse utilizzata all’interno dei documenti dell’Unione europea
685.
In altre parole, vennero escluse, ad esempio, varietà regionali e dialettali
686e, come evidenziano
alcuni autori (tra cui Heidemarie Markhardt, a cui si deve, nel 2006, il confezionamento di un
dizionario relativo alla terminologia giuridica, economica ed amministrativa propria della varietà
austriaca)
687, furono trascurati specificità ed interi settori terminologici quali, ad esempio, quello
giuridico. Non solo, come Markhardt ricorda, la “scelta decisiva” (Endauswahl) di quali termini
inserire non avvenne in occasione di una cerimonia ufficiale, ma di un pranzo, a cui
parteciparono “quattro principali referenti”, che si tenne il 31 marzo 1994 in “un anonimo
ristorante della Rue Sevin a Bruxelles”
688.
Resta da sottolineare il fatto che l’obiettivo, di fatto, venne pienamente centrato: in
occasione del referendum del 12 giugno 1994, infatti, il 66,6% dei votanti si espresse a favore
dell’ingresso dell’Austria in Unione, il che avvenne l’anno seguente
689.
684 Cfr. De Cillia, Rudolf (1998), Burenwurst bleibt Burenwurst. Sprachenpolitik und gesellschaftliche Mehrsprachigkeit
in Österreich, Klagenfurt, Drava Verlag, pp.86-87. Si veda anche: Markhardt 1998 [Markhardt, Heidemarie (1998),
Sprachpolitik der EU am Beispiel des österreichischen Deutsch oder: „Erdäpfelsalat bleibt nicht Erdäpfelsalat“. In: Kettemann, Bernhard et al. (Hrsg.) (1998), Sprache und Politik: verbal-Werkstattgespräche, Frankfurt a.M.; Berlin; Bern; New York;Paris; Wien, Peter Lang Verlag, p. 56] e De Cillia 1998 [De Cillia, Rudolf (1998), op.cit., p. 83]. A tale proposito, Markhardt scrive:“ Da quanto ne so, è la prima volta che una varietà distinta di una lingua pluricentrica (ad esempio il francese per la Francia ed il Belgio o il nederlandese dei Paesi Bassi e del Belgio) viene considerata all’interno del diritto primario“ [“Meines Wissens ist es das erste Mal, dass eine unterschiedliche Varietät einer plurizentrischen
Sprache (z.B. Französisch Frankreichs und Belgiens oder Niederländisch der Niederlande und Belgiens) im Primärrecht berücksichtigt wurde”. Markhardt, Heidemarie (1998), op.cit., p.56].
685 Cfr. De Cillia [De Cillia, Rudolf (1998), op.cit., p.82] e Markhardt [Markhardt, Heidemarie (1998), op.cit., p. 65].
686 Cfr. De Cillia [De Cillia, Rudolf (1998), op.cit., p.82] e Markhardt [Markhardt, Heidemarie (1998), op.cit., p. 65].
687
Cfr. Markhardt, Heidemarie (1998), Sprachpolitik der EU am Beispiel des österreichischen Deutsch oder:
„Erdäpfelsalat bleibt nicht Erdäpfelsalat“. In: Kettemann, Bernhard et al. (Hrsg.) (1998), Sprache und Politik:
verbal-Werkstattgespräche, Frankfurt a.M.; Berlin; Bern; New York;Paris; Wien, Peter Lang Verlag. A proposito del dizionario predisposto da Markhardt in merito alle varietà austriache del settore giuridico, economico ed amministrativo si veda: Markhardt, Heidemarie (2006), Wörterbuch der österreichischen Rechts-, Wirtschafts- und Verwaltungsterminologie. In: Muhr, Rudolf / Sellner, Manfred (2006), Zehn Jahre Forschung zum Österreichischen Deutsch: 1995-2006. Eine Bilanz, Wien,Peter Lang Verlag , 121-128. Il dizionario, qui richiamato, è il seguente: Markhardt, Heidemarie (2006), Wörterbuch
der österreichischen Rechts-, Wirtschafts- und Verwaltungsterminologie, Frankfurt a.M., Peter Lang Verlag.
688
“La ‘scelta finale’ dei ventitré termini avvenne in occasione di un pranzo dei quattro principali referenti il 31 marzo 1994 in un anonimo ristorante nella Rue Sevin a Bruxelles” [“„ Die ‚Endauswahl’ der 23 Wörter erfolgte bei einem
Mittagessen der vier hauptverantwortlichen Personen am 31.März 1994 in einem ungenannten Restaurant in der Rue Sevin in Brüssel“. Markhardt, Heidemarie (2006), 10 Jahre „Austriazismenprotokoll“ in der EU. Wirkung und
Nichtwirkung-Chancen und Herausforderungen. In: Muhr, Rudolf / Sellner, Manfred (2006), Zehn Jahre Forschung zum
Österreichischen Deutsch: 1995-2006. Eine Bilanz, Wien,Peter Lang Verlag,p.16].
689 Cfr., a tale proposito, Zeman [Zeman, Dalibor (2009), Überlegungen zur deutschen Sprache in Österreich:
180
2.4.3 Le caratteristiche della politica linguistica austriaca attuale e le istituzioni coinvolte
Come alcuni autori sottolineano (tra cui Witt, De Cillia e Markhardt),
690ad eccezione del
Protocollo n. 10 e del sostegno ad alcune iniziative proprie della Repubblica Federale tedesca in
ambito europeo – peraltro da lei promananti (tra cui il “regime a modello di mercato” ed il
boicottaggio delle Presidenze finlandesi e svedesi della Presidenza del Consiglio UE,
rispettivamente nel 1999 e nel 2001), non si segnalano ulteriori atti di politica linguistica
autonoma degni di nota da parte austriaca in ambito internazionale. Tutto ciò si accompagna ad
un interesse inferiore rispetto alla Germania nel favorire l’uso del tedesco in ambito di relazioni
internazionali (diplomazia, organismi internazionali ed Unione europea) e, come accennato in
precedenza, all’assunzione di un “atteggiamento pragmatico” (pragmatische Haltung) verso la
questione linguistica in ambito internazionale, con una predilezione netta accordata all’inglese.
Ciò è testimoniato sia dalla prassi che dai discorsi di alcuni politici austriaci sia dall’assenza del
tedesco e dalla dominanza anglo-centrica esistente in alcune organizzazioni od istituzioni
internazionali presenti sul suolo austriaco. In ambito politico, ad esempio, gli stessi autori prima
citati (Witt, De Cillia e Markhardt) ricordano come, nella prima Presidenza austriaca della
Presidenza del Consiglio dell’Unione europea del 1998, i politici austriaci (tra cui Wolfgang
Schüssel, allora Ministro federale degli Affari esteri) preferissero avvalersi dell’inglese
691. De
Cillia, dal canto suo, ricorda, riprendendo ad esempio Ammon, quanto segue:
Un esempio, divenuto celebre, è relativo all’allora Ministro delle Finanze, Staribacher, che, in occasione della sua prima apparizione a Bruxelles, parlò inglese, venendo ripreso dall’omologo tedesco, Waigel, sul fatto che il tedesco fosse una lingua ufficiale dell’Unione europea. Staribacher spiegò la sua scelta linguistica, secondo quanto riporta Ammon, sulla base del fatto che voleva sottolineare, in tal modo, la propria indipendenza dalla Germania (in alio loco). Un esempio non molto noto nel Paese è legato al fatto che un eminente politico austriaco tenne in inglese il suo discorso di apertura al Collegio d’Europa di Bruges […]692
690 Cfr. Witt [Witt, Jörg (2001), Wohin steuern die Sprachen Europas? Probleme der EU-Sprachpolitik, Tűbingen, Stauffenburg Verlag, p. 117 e segg.], De Cillia [De Cillia, Rudolf (2002), Braucht Österreich eine Sprachenpolitik?. In: Busch, Brigitta / de Cillia, Rudolf (Hrsg.) (2002), Sprachenpolitik in Österreich: eine Bestandaufnahme, Frankfurt am Main, Peter Lang Verlag, p.26], Markhardt [Markhardt, Heidemarie (2005), Das Ősterreichische Deutsch im Rahmen der
EU, Frankfurt a.M, Peter Lang Verlag, p. 130 e segg.].
691 Cfr. Witt [Witt, Jörg (2001), op.cit., p. 117], De Cillia [De Cillia, Rudolf (1998), Burenwurst bleibt Burenwurst.
Sprachenpolitik und gesellschaftliche Mehrsprachigkeit in Österreich, Klagenfurt, Drava Verlag, p. 264] e Markhardt [Markhardt, Heidemarie (2005), op.cit., p. 130].
692 “ Ein bekannt gewordenes Beispiel ist etwa das des ehemaligen Finanzministers Staribacher, der bei seinem ersten
Auftreten in Brüssel Englisch sprach und sich von seinem deutschen Amtskollegen Waigel darüber belehren lassen musste, dass Deutsch eine offizielle EU-Sprache sei. Staribacher erklärte diese Sprachauswahl laut Ammon so, dass er damit seine Unabhängigkeit von Deutschland unterstreichen wollte (a.a.O.). Ein hierzulande nicht bekanntgewordenes Beispiel ist die Tatsache, dass ein hochrangiger österreichischer Politiker seine Eröffnungsrede am Europakolleg in Brügge auf Englisch hielt […].“ [De Cillia, Rudolf (1998), op.cit., p. 264].