Nel 2018 il Governo ha confermato il proprio convinto sostegno a favore della strategia di allargamento verso i Balcani Occidentali e la Turchia, in quanto strumento essenziale per garantire il consolidamento della democrazia, della sicurezza e della stabilità politico-economica ai confini europei e per rafforzare l’UE sia sul piano interno che su quello internazionale.
La ritrovata rilevanza del processo di allargamento ai Balcani occidentali, rilanciata a partire dal Vertice di Trieste del luglio 2017, è stata scandita, nel 2018, dalla pubblicazione della Strategia sui Balcani Occidentali (febbraio) e del Pacchetto allargamento (aprile), dal Vertice di Sofia (maggio), dal Consiglio Affari Generali (giugno) e dal Vertice di Londra del Processo dei Balcani Occidentali (luglio).
La Strategia sui Balcani Occidentali ha formalizzato l’auspicio di conseguire, entro il 2019,
“progressi irreversibili” nel percorso europeo dei Balcani, offrendo a Serbia e Montenegro la prospettiva di adesione nel 2025. Quale contributo all’elaborazione della Strategia, nel dicembre 2017 il Governo italiano aveva predisposto un documento di lavoro, sottoscritto da altri undici Stati membri, per stimolare la Commissione ad adottare un approccio coraggioso e costruttivo, sottolineando le sfide comuni a Europa e Balcani Occidentali e sollecitando un maggiore coinvolgimento dei Paesi dell’area nei programmi dell’UE e negli incontri ad alto livello. Tali proposte sono state largamente recepite nella Strategia della Commissione.
Oltre ai consueti rapporti-Paese per Turchia, Montenegro, Serbia, Ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Albania, Bosnia-Erzegovina e Kosovo, il c.d. Pacchetto allargamento 2018 include due raccomandazioni positive non condizionate per l'apertura dei negoziati di adesione con Albania e ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Si tratta di una comunicazione importante, che riconosce i significativi progressi registrati da tutta l’area balcanica e che ha permesso di
167 affrontare con ulteriore slancio i successivi appuntamenti chiave nell’agenda UE-Balcani Occidentali (Vertice di Sofia del 17 maggio, Consiglio Affari Generali del 26 giugno e Consiglio europeo del 28-29 giugno). Il Pacchetto contiene anche rapporti moderatamente positivi per Serbia e Montenegro, mentre quelli su Bosnia-Erzegovina e Kosovo disegnano un quadro di luci ed ombre. Decisamente negativa la relazione sulla Turchia, Paese che va allontanandosi dai valori europei e dalle riforme previste dal processo di adesione. Rispetto ai singoli ambiti, nel settore dello stato di diritto si esprime forte preoccupazione per la Turchia, mentre vengono registrati i progressi di Macedonia e Albania. A fronte del “forte deterioramento” dei diritti fondamentali in Turchia, si evidenzia come i Paesi dei Balcani Occidentali abbiano sostanzialmente recepito l’acquis comunitario e gli standard europei nella propria legislazione, di cui è ora necessaria la concreta attuazione. Il funzionamento delle istituzioni democratiche rimane una sfida chiave per tutti i Paesi sotto esame: vi è forte preoccupazione per gli effetti sul Parlamento turco della recente riforma costituzionale e delle misure adottate da Ankara a seguito del tentato golpe del 2016; timore anche con riferimento ai Balcani Occidentali, ove spesso si registrano una cultura politica eccessivamente polarizzata, carente dialogo politico maggioranza-opposizione e boicottaggi parlamentari.
In occasione del Consiglio Affari Generali del 26 giugno, il Governo italiano ha profuso sforzi significativi per difendere dall’opposizione franco-olandese l’apertura dei negoziati di adesione con Albania e Ex Repubblica jugoslava di Macedonia, ottenendo che essi possano essere avviati nel giugno 2019. Il testo delle conclusioni, adottate all’unanimità, certifica l’impegno di Tirana e Skopje e offre una sponda ai rispettivi governi per portare avanti le riforme dell’agenda europea. Su impulso italiano, inoltre, le conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno hanno riconosciuto la rilevanza degli accordi di recente conclusi dalla Ex Repubblica jugoslava di Macedonia con i propri vicini (il Trattato di buon vicinato con la Bulgaria del 2017 e lo storico accordo tra Skopje ed Atene sulla questione del nome del 17 giugno 2018) e ribadito il contributo decisivo alla stabilità regionale offerto dalla prospettiva d’integrazione all’Unione europea.
Nel corso del 2018 il Governo ha proseguito l’opera di incoraggiamento del percorso europeo di Serbia e Kosovo e della graduale normalizzazione delle loro relazioni bilaterali, spronando Belgrado e Pristina a realizzare i necessari progressi nell’attuazione degli accordi dell’estate 2015. Nonostante le marcate difficoltà sperimentate nell’ultima parte dell’anno, il dialogo
“facilitato” dalla UE tra Serbia e Kosovo resta infatti essenziale per la stabilità dell’area balcanica, ed il raggiungimento di un accordo generale e legalmente vincolante è conditio sine qua non per l’avvicinamento dei due Paesi all’Unione europea. L’Italia ha costantemente trasmesso, in questo senso, chiari messaggi sulla necessità di ridurre le attuali cause di tensione e di tornare al dialogo in maniera costruttiva, con una coerenza apprezzata in entrambi le capitali. Oltre che ai rapporti con il Kosovo, l’avanzamento del negoziato di adesione con la Serbia (sono già aperti sedici capitoli negoziali), resta legato ai progressi di Belgrado in materia di stato di diritto, libertà fondamentali e giustizia. Il Governo ha continuato a sostenere l’applicazione dell’Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) UE-Kosovo, quale strumento principe per l’approfondimento delle relazioni tra Pristina e l’UE, sottolineando al contempo l’esigenza che le autorità kosovare si concentrino sull’attuazione delle riforme.
Preso atto con soddisfazione della raccomandazione della Commissione europea per l’avvio dei negoziati di adesione con Tirana, il Governo ha confermato il proprio appoggio al percorso di integrazione europea dell’Albania, spendendosi a favore dell’apertura dei negoziati di adesione, ad oggi prevista entro giugno 2019. Si è inoltre garantito il proseguimento dell’assistenza tecnica bilaterale nel settore dello stato di diritto.
Pieno sostegno è stato ribadito al negoziato con il Montenegro, che, con trentadue capitoli già aperti e un completo allineamento alle posizioni UE in ambito PESC, costituisce un esempio positivo per tutta la regione. Nel quadro dei progetti finanziati da Bruxelles con fondi IPA, le Amministrazioni italiane hanno fornito assistenza tecnica a quelle montenegrine in aree di
168 particolare criticità, quali contrasto alla corruzione, confisca dei beni acquisiti illegalmente, indagini finanziarie e formazione dei magistrati. Anche nei settori dell’energia, degli appalti pubblici, della protezione della salute, dell’agricoltura e della sicurezza alimentare (ciascuno oggetto di specifici capitoli negoziali), l’Italia ha mantenuto i propri impegni quale partner importante.
Nel 2018 è proseguita l’azione a favore del rilancio del processo di integrazione europea della Ex Repubblica jugoslava di Macedonia, incoraggiato dal consolidamento della situazione politica interna e dal riavvio del processo di riforme. In particolare, il Governo ha spronato Skopje a proseguire gli sforzi per l’attuazione integrale degli Accordi di Przno (tra maggioranza e opposizione) e delle “Priorità urgenti di riforma” (giustizia e stato di diritto, Pubblica amministrazione, media, elezioni, dialogo interetnico, governance economica). Tali sforzi hanno consentito, ad aprile, l’adozione da parte della Commissione di una raccomandazione non condizionata all’apertura dei negoziati. L’accordo di Prespa, siglato a giugno fra Skopje ed Atene sulla questione del nome, rappresenta uno sviluppo positivo per l’intera regione, oltre che ai fini della progressiva integrazione europea ed euro-atlantica del Paese balcanico.
Nel corso del 2018 il percorso europeo della Bosnia-Erzegovina ha potuto registrare uno sviluppo positivo, grazie alla consegna, da parte di Sarajevo, delle risposte al questionario della Commissione per la valutazione della candidatura all’Unione europea. Il Governo italiano ha condiviso l’attenzione prestata al Paese, anche nella consapevolezza dei possibili rischi di una
“assenza di segnali” (rafforzamento del nazionalismo, pulsioni pro-russe ed aumento del rischio di radicalizzazione islamica), ed ha incoraggiato le Autorità bosniache a mantenere la determinazione necessaria ad attuare le riforme richieste da parte europea.
Nel 2018 il Governo ha continuato ad esprimersi a favore del dialogo e della cooperazione con la Turchia, manifestando sostegno per le istituzioni democraticamente elette, ma senza sottacere la preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti fondamentali nel Paese. Il Governo italiano ha inoltre difeso le intese UE-Turchia raggiunte con la dichiarazione del 18 marzo 2016, a seguito delle quali il flusso di migranti irregolari ed il numero delle vittime dei naufragi sono drasticamente diminuiti. Considerato che l’ancoraggio europeo è la leva principale per incoraggiare Ankara ad allinearsi ai valori fondanti dell’UE in tema di stato di diritto e libertà fondamentali, si è ribadita l’esigenza che il dialogo con la Turchia venga inquadrato e mantenuto in una prospettiva politica e strategica.
Come negli anni precedenti, anche nel 2018 il Governo ha sostenuto con convinzione l’importanza dello Strumento di assistenza pre-adesione (IPA) quale principale meccanismo di aiuto all’attuazione delle riforme nei Paesi candidati e potenziali tali. A livello operativo, l’Italia ha partecipato alla realizzazione di numerosi interventi di consolidamento istituzionale in favore dei Paesi dell’area balcanica (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia), attraverso gemellaggi amministrativi (Twinnings) e assistenza tecnica (TAIEX).
Nel secondo semestre 2018 specifica attenzione è stata prestata al negoziato sulla proposta di regolamento che istituisce il nuovo Strumento di assistenza pre-adesione (IPA III), oggetto della risoluzione della 3^ Commissione del Senato della Repubblica (Doc. XVIII n. 1). In tale contesto, il Governo italiano ha sostenuto la specialità dello strumento di preadesione, ha difeso il livello delle risorse finanziarie ad esso dedicate e si è adoperato affinché adeguata centralità fosse riconosciuta alle priorità settoriali di carattere strategico per l’Italia, quali sviluppo infrastrutturale e connettività, tutela ambientale, adattamento ai cambiamenti climatici, democrazia e stato di diritto, migrazione e sicurezza. Nel negoziato, previsto concludersi entro il 2019, l’Italia sta portando avanti un’azione volta a preservare per quanto possibile il testo presentato dalla Commissione, che presenta due aspetti innovativi rispetto all’attuale IPA II: un aumento della dotazione finanziaria di circa il 30% (14,5 miliardi di euro) ed il passaggio da un approccio “nazionale” ad uno “tematico”, in linea con l’impianto concettuale della Strategia sui Balcani Occidentali. Sulla scorta delle indicazioni fornite dal Senato con l’atto di indirizzo sopra richiamato, nel corso del negoziato il Governo italiano ha assicurato e intende continuare ad
169 assicurare particolare attenzione alle attività di monitoraggio e di controllo dei meccanismi di finanziamento previsti nel Regolamento IPA III, al fine di garantirne il maggior livello di trasparenza possibile.