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I procedimenti costruttivi in legno dall'approccio manualistico al progetto all'approccio prestazionale

2.1 L'ambiente e l'arte del costruire

Il termine ambiente, deriva dal latino ambiens, participio presente del verbo ambire inteso come andare intorno o circondare, può assumere anche il significato di "luogo, spazio fisico, o condizioni biologiche in cui un organismo (uomo, animale, pianta) si trova, vive: ambiente naturale, artificiale"; o di "stanza, locale, vano"1. L'ambiente può intendersi anche come ambito fisico nel

quale l'uomo quotidianamente svolge le attività, che contribuiscono a definirlo; da questa considerazione si sviluppa il legame tra il concetto di ambiente e il concetto di abitare. L'abitare, a sua volta, pone in relazione l'ambiente naturale e il costruito, dal quale si genera il concetto di ambiente costruito, ossia luogo o ambito fisico nel quale si esplicano le azioni dell'uomo al fine di soddisfare i propri bisogni. Pertanto, l'uomo con le sue azioni modifica l'ambiente naturale, o una porzione di territorio, creando un insediamento mediante una complessa attività edilizia, costituita da segni sul territorio, programmi e trasformazioni, qualificanti o non2.

L'edilizia, intesa sia come insieme delle strutture che delle infrastrutture del costruito, rappresenta la concretizzazione, nella struttura fisica del costruito, dell'organizzazione metodica dei procedimenti costruttivi e dell'innovazione tecnica, basati su strumenti primari quali la logica e la razionalità. L'architettura si pone nell'edilizia, ossia nella struttura fisica del costruito, come arte del costruire, basata sulla ricerca della forma dell'oggetto come espressione dell'epoca e della comunità in cui si sviluppa, i cui strumenti

primari sono l'intuizione, l'estro, la creatività. A tal proposito Enrico Mandolesi, scrive che "l'edilizia indica l'ambito in cui l'architettura si manifesta come attività artistica nel suo significato più ampio, comprendendo non solo i valori estetici, ma anche quelli tecnico-scientifici e socio-politici in essa necessariamente impliciti"3.

Questa interpretazione rimanda al concetto classico di arte, dal greco τέχνη, col quale si indica "l'insieme delle norme, dei precetti e delle leggi che regolano lo svolgimento e lo sviluppo di un mestiere o di un'attività, fino a costituire una teoria"4. Dalla parola arte, che nel suo significato più antico

esprime l'operato umano in contrapposizione a tutto ciò che è presente in natura, si origina il termine tecnica, col quale si intende una capacità pratica di operare, come suo superamento. Il concetto di tecnica è associato a quello di scienza e alle sue accezioni teoriche, ossia applicazione pratica di principi scientifici, anche nella progettazione delle costruzioni civili. Dal concetto di arte come imitazione del creato, si passa ad una concezione idealistica di attività originale e manifestazione dello spirito umano. Da ciò deriva la regola dell'arte, codice universalmente riconosciuto (o codice comune) utilizzato per molti secoli, espressione di una metodologia progettuale che si pone come riferimento del progetto e come strumento dell'attività costruttiva (Campolongo, 1996).

Leon Battista Alberti, alla metà del Quattrocento, propone il recupero dell'architettura classica, valorizzando l'impostazione metodologica di Brunelleschi, e basando la sua idea di architettura sulla distinzione tra progetto ed esecuzione. All'improvvisazione e alla pratica, proprie dell'arte medievale, si oppone un metodo che lega i caratteri formali dell'architettura a leggi geometrico-matematiche. L'ideare, o attività ideativa-artistica, e il fare, o realizzazione tecnico-pratica, diventano fasi distinte dell'approccio alla costruzione, e allo stesso tempo corrispondono a un'entità unica in rapporto al manufatto architettonico, poiché la teoria è indispensabile per l'attuazione

della pratica, e il progetto diventa lo strumento per manifestare l'idea e per guidare il fare.

Nel corso del Cinquecento, attraverso l'originalità della regola di Donato Bramante, basata sulla concezione modulare dei corpi di fabbrica con la ricerca di nuovi effetti cromatici, e l'introduzione di nuovi elementi formali nell'articolazione dei prospetti, si afferma una nuova regola con rilettura degli ordini classici riproposti in forme più elaborate. La nuova regola dell'arte è ispirata dalla costante ricerca dell'equilibrio tra concetto e forma, trova espressione nell'opera di Michelangelo e Raffaello, esponenti del Rinascimento italiano. Questa regola definita l'arte della Maniera costituisce il riferimento dell'attività progettuale del Cinquecento, di cui sono esponenti Baldassarre Peruzzi, Sebastiano Serlio, Jacopo Barozzi il Vignola, Andrea di Pietro Mugnaio il Palladio, Vincenzo Scamozzi. In questo periodo nascono le scuole e le accademie che contribuiscono alla diffusione della codifica di teorie e tecniche del costruire, ossia alla trattatistica della regola dell'arte. La regola della

Maniera termina alla fine del Cinquecento quando il momento ideativo-teorico

del progetto prevale sugli aspetti tecnico-applicativi (Campolongo, 1996). Nel Settecento l'arte diventa estetica e si occupa del bello, ossia delle

arti belle, distinguendo la bellezza dalla tecnica; da una parte si ha il ritorno alla

riproposizione degli schemi formali elementari classici, periodo che prende il nome di Neoclassicismo e si estende fino all'Ottocento; d'altra parte si promuove la razionalità e l'essenzialità funzionale della progettazione architettonica.

Nel secolo dei lumi, l'arte si distingue dalla scienza, l'arte del costruire passa in secondo piano, e si sviluppa l'estetica moderna come frutto sia della concezione di arti belle, sia dell'avvento della rivoluzione industriale. La fine del settecento è caratterizzata dalla chiusura delle Accademie di Belle Arti e la fondazione delle scuole politecniche, si fa avanti un nuovo atteggiamento scientifico del progetto, che caratterizza il movimento illuminista, con la

creazione di una nuova arte del costruire. La sintesi progettuale è caratterizzata da due aspetti: l'ideare e il fare dello spazio architettonico, nel quale l'ideare è alimentato dai nuovi principi dell'estetica moderna, e il fare è rappresentato dalla scienza e dalla nuova tecnologia. A fine Settecento si consolida la regola dell'arte, nell'architettura e nelle costruzioni civili, attraverso l'affermazione e l'impiego dei manuali da costruzione, che saranno dei veri e propri repertori di rappresentazione della regola costruttiva. Questo tipo di approccio al progetto decade con l'affermazione dell'Eclettismo ottocentesco (ovvero con l'avvento del Romanticismo), e il prevalere dell'ideare sul fare.

Con il passaggio da un'economia agricola allo sviluppo dell'industria, si incrementa una domanda di qualità dei prodotti disponibili sul mercato, che nel mondo delle costruzioni si riversa con l'impiego di nuovi materiali, quali ferro e vetro, e una crescente attenzione all'organizzazione del processo costruttivo, che si avvale di nuove figure. Nasce la figura dell'ingegnere progettista, in grado di unire la funzionalità dello spazio architettonico con l'impiego delle nuove tecnologie, il controllo della spesa con l'organizzazione del cantiere, a differenza dell'architetto chiuso ancora nel suo approccio ideologico al progetto. Il ritorno alla concretezza e alla cultura basata sull'osservazione, insieme alla necessità di una diffusione della conoscenza mediante rappresentazione grafica degli oggetti, fa si che il fare prevalga sull'ideare, ossia la fase esecutiva del processo progettuale prevalga sulla sua rappresentazione. Questo periodo è caratterizzato dalla ricerca della qualità e del rigore nella regola dell'arte, e il manuale da costruzione permette soltanto all'arte di essere ripetibile, come simbolo del progresso sociale.

2.2 La regola dell'arte e i manuali di progettazione-costruzione, dall'approccio