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II. RETE SOCIALE E SOCIAL NETWORK: BANALE TRADUZIONE?

2.2 Facebook sfida face to face, Whatsapp mette in dubbio i rapporti

2.2.1 Amicizie o contatti utili?

È vero che, come si è visto, le relazioni mediate nello spazio dei social network non mirano a sostituirsi a quelle reali ma ne voglio essere solo un prolungamento; è vero poi che alcune ricerche affermano che le persone che usano la rete e in particolare i social network, presentano reti sociali più estese e diversificate, rispetto alle persone che non ne fanno uso; ma è vero anche, però, che la costituzione dei social media, in particolare dei social network, ha significato per una persona poter scegliere di entrare in relazione con ogni amico della sua rete sociale o di contatti, in doppia modalità: face to face e online. Intercettando e facendo leva su quelprofondo bisogno umano e istintivo di scambiarsi pensieri ed esperienze di vita privata, è molto facile che sia preferita la relazione online invece che l’interazione nello spazio e nel tempo della nostra vita reale, così veloce e pressante da rimpicciolire sempre più l’area interpersonale e privata. Non solo le relazioni interpersonali, ma anche gli

43 aggregati sociali tendono a formarsi sempre meno nella realtà face to face e a spostarsi, piuttosto, sulla piazza virtuale. È più comodo e immediato. Ma in nome di questa comodità, stiamo assistendo al “progressivo aumento di relazioni che s’instaurano e s’intensificano in modo estremo sui nuovi media, capovolgendo i tradizionali confini tra vicinanza e distanza”33

e comportando la diminuzione di quelle che avvengono all’interno della propria comunità reale di appartenenza. Il rischio, quello che vediamo lentamente succedere sotto i nostri occhi, consiste nel disfacimento dei tradizionali luoghi di appartenenza collettiva, oltre al rischio paradossale di sentirsi, si connessi, ma disgraziatamente distanti (Turkle S., 2012). “La comunità lascerebbe il posto a una moltitudine di pubblici connessi” (Boyd, 2008 in Ardvidsson, 2013). E mentre la tecnologia tenta di facilitarci la vita, sempre più ostica, porta via quanto di più umano ci sia, molto spesso sottraendo tempo, energie e possibilità per lo svolgimento e il godimento di relazioni umane reali (Turkle S., 2012).

La sovrapposizione di legami che si creano online a quelli vissuti faccia a faccia, infatti, ha comportato un cambiamento nella concezione anche di che cosa significhi “relazione di amicizia” (Cantelmi T., 2013). Il termine amicizia, oggi estremamente usato e abusato, generico e dilatato, fino a ricomprendervi rapporti di vario genere e grado che vengono chiamate “amicizie” ma che esattamente non lo sono, dovrebbe essere invece quel “vivo e scambievole affetto fra due o più persone, ispirato in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima”34

Già Aristotele distingueva tra amicizia profonda, pura, disinteressata o “autentica”, cioè quella fondata sulla virtù, da quella,

33 Nell’analisi delle reti sociali, la distanza è quella “misura della rete che ci consente di

analizzare il modo in cui gli individui sono radicati nella rete […] importante per comprendere le differenze che ci sono tra gli attori circa i vincoli e le opportunità […] comporta implicazioni nell’ambito della diffusione e dello scambio di risorse all’interno della rete (Conaldi V., 2007).

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44 interessata, superficiale, apparente o “non autentica”, che si nutre soltanto dell’utilità materiale o del vantaggio, del piacere che si può trarre dall’altro35

. Oggi, l’amicizia di cui si parla tanto, si riferisce a quel rapporto con amici, aggiunti con l’azione di richiesta di conferma di amicizia, che sono registrati anch’essi in un sito si social network e che, quindi, possono vedere i rispettivi profili36 e fotografie. Chi non è “amico” non può accedere ai contenuti dei profili degli altri. (Palfrey J., 2008)

In un mondo dove tutto è consumato e infine scartato, anche le amicizie rischiano di assorbire al loro interno, quell’abitudine “usa e getta”. Questo è particolarmente evidente quando ci rende conto che è possibile stringere numerose amicizie con un click e decidere di interromperle in facilità con un secondo click, rendendo più semplice l’atto di farsi degli amici ma dando anche la chiara impressioni dello svuotamento di significato e importanza che possiede quest’antico legame. La vita sociale virtuale si configura come una copia, una ricostruzione, un’imitazione goffa della vita sociale face to face. Le interazioni, le amicizie e gli amori tra persone si liquefanno (Cantelmi T., 2013), come già Bauman descrive ampiamente nel suo “Amore liquido: sulla fragilità delle relazioni”.

Infatti, i rapporti sono fragili e vulnerabili, diminuisce l’empatia, espressa al massimo con un “like” di conforto su quei “post” che lasciano trapelare un dispiacere, una tristezza, un momento difficile, e ognuno rimane seduto davanti al proprio pc o con la testa china sul telefono. I legami solidi, gli impegni, le razioni durature richiederebbero di rallentare i tempi di vita, di prendersela con calma, di vivere seriamente il rapporto, di scendere a compromessi, di conoscere veramente le persone che riteniamo amiche o compagne di vita, di legare un loro nel nome dell’affetto, della fiducia e della confidenza. Ma come si può immaginare questo in un mondo che corre per ogni cosa e che stimola a

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Ivi

36 Un profilo è l’interfaccia digitale di un utente che rappresenta la caratteristica principale di un

sito di social network. I profili possono essere personalizzati e contengono caratteristiche interattive come le sezioni per gli amici e i commenti. (Palfrey J., 2008)

45 conoscere e a provare cose sempre diverse, incontrare persone sempre nuove e a instaurare un’“amicizia universalità ma proprio per questo superficiale e spenta? Come si fa ed essere amici a duemila o, come si legge nelle bacheche di alcuni profili, quattromila “amici”? Robin Dunbar, antropologo dell’università di Oxford, informa già da qualche tempo che il numero di soggetti oltre il quale una persona non riuscirebbe a mantenere relazioni sociali stabili con i membri della sua personale e vera rete sociale, è di 150 individui, tra familiari, amici, colleghi e conoscenti (Bauman Z, 2011, Spitzer M., 2013).

La libertà di stringere amicizie con chiunque, presentarsi come si vuole a queste, interromperle quando si ha voglia, riunirle in un unico grande contenitore senza distinzione d’importanza, porta a un’inevitabile instabilità, insicurezza e precarietà dei legami. Questo è particolarmente osservabile tra le generazioni più giovani, chiamate anche “screen generation”, i famosi nativi digitali, ma questi non avvertono la mancanza di altri tipi di legami; loro sono a proprio agio così, nelle loro reciproche comunicazioni cellulari tra conoscenti (Carlini F., 2004), probabilmente perché abituati sin dalla nascita e, per cui, impossibilitati a sentire la mancanza di un qualcosa che non hanno mai vissuto o che sfocatamente ricordano; piuttosto, è riscontrabile un certo livello d'ansia e di disagio quando devono interagire, esprimersi e assumere un ruolo nei contesti reali d’interazione. Per questo si parla di una nuova forma di relazione sociale nata a seguito dell’arrivo dei social media: il cosiddetto “individualismo in rete” (Rainie e Wellman, 2012 in Ardvidsson, 2013), che trasformerebbe l’originaria relazione, dove l’individuo è una parte della rete, in una relazione del tutto ego-centrata, ossia dove l’individuo è al centro della rete. Tra le due c’è una sostanziale differenza e non rimane altro da pensare che, tra quei pochi amici veri che si possono avere anche su Facebook, tutti gli altri “amici” costituiscano più un pubblico, che scegliamo e che di volta in volta espandiamo, per mostrarci, per riflettere la nostra immagine, per raggiungere degli scopi, per allargare i contatti che sono indispensabili per fare strada.

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2.2.2 Nella privacy delle proprie stanze e davanti al mondo