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ANALISI DEI DATI

Nel documento ISBN 978-88-448-0432-9 (pagine 138-160)

QUALITÀ DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE: RISULTATI MONITORAGGIO 2008

ANALISI DEI DATI

Riguardo alle definizioni utilizzate in tabella 1, si precisa che per costa adibita alla balneazione si intende il tratto di costa di una provincia comprendente sia le zone escluse temporaneamente dal monitoraggio perché inquinate e non ancora recuperate alla balneazione, sia la costa che vie-ne sottoposta a regolare controllo. Inoltre, il totale della costa non controllata comprende la costa inaccessibile, la costa sospesa dal monitoraggio per inquinamento, la costa con campiomento insufficiente e la costa vietata per motivi diversi dall’inquinacampiomento (aree militari, aree na-turali protette e zone portuali). Per costa temporaneamente vietata si intende la costa monito-rata temporaneamente non idonea per la balneazione a causa dell’inquinamento (D.P.R. 470/82 art. 6 e art. 7). Inoltre si puntualizza che, per alcune province, i valori degli indicatori riportati in tabella 1, con particolare riferimento alla lunghezza della costa, potrebbero presentare delle differenze con dati di altre fonti dovute probabilmente a basi cartografiche e modalità di calcolo diverse, nonché rielaborazioni ed aggiornamenti della cartografia territoriale.

Quanto riportato in tabella 1 fornisce un quadro sulla balneabilità delle coste delle province ita-liane considerate nel VI Rapporto Aree Urbane, indicando per ciascuna provincia la lunghezza to-tale della costa, la lunghezza della costa adibita alla balneazione, i controlli qualitativi effettuati, i tratti di costa inquinati e balneabili e i chilometri di costa che, pur rimanendo acque di balnea-zione, sono sospesi dal monitoraggio perché in attesa di risanamento.

Tabella 2: Balneabilità delle coste italiane (%)

Elaborazione ISPRA fonte Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali

2008

PROVINCIA

Costa controllata rispetto alla costa totale

Costa balneabile rispetto alla costa adibita

alla balneazione Costa balneabile rispetto alla costa controllata VENEZIA 84,87 88,46 92,00 UDINE 76,88 100,00 100,00 TRIESTE 48,23 100,00 100,00 GENOVA 77,01 91,76 92,63 LIVORNO 58,38 100,00 100,00 ANCONA 81,06 95,19 100,00 ROMA 65,94 71,71 86,39 PESCARA 90,84 86,40 90,76 CAMPOBASSO 97,18 98,00 100,00 NAPOLI 86,68 80,21 80,21 FOGGIA 95,69 96,14 99,20 BARI 78,43 79,00 90,14 TARANTO 72,46 99,07 100,00 POTENZA 90,95 100,00 100,00 REGGIO CALABRIA 89,16 91,41 93,64 PALERMO 55,12 80,61 97,95 MESSINA 85,17 93,23 98,30 CATANIA 69,11 91,37 100,00 CAGLIARI 51,60 95,46 100,00

In particolare, questi ultimi rappresentano il punto di maggiore criticità della balneazione in Ita-lia rispetto ad altri Paesi Membri. Infatti, pur trattandosi spesso di aree coincidenti con foci di fiumi o torrenti e pertanto difficilmente fruibili come acque di balneazione, sono zone ritenute uti-lizzabili a tale scopo sulla base di ambiguità della vecchia norma. Dette zone sono in molti casi dif-ficilmente risanabili ai fini della balneazione ma tuttavia rimangono in sospeso in attesa del com-pletamento di interventi spesso lunghi e costosi che le Regioni attuano anche in virtù di altre nor-mative ambientali vigenti, con particolare riferimento alla disciplina degli scarichi di acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE).

Anche quest’anno i risultati del monitoraggio eseguito durante la stagione balneare 2008, ripor-tati nel Rapporto Acque di Balneazione 2009 del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Poli-tiche Sociali, evidenziano che la maggior parte delle province considerate ha una elevata qualità delle acque di balneazione e risulta idonea a tale attività una percentuale, in molti casi, pari al 100% della costa controllata. Le suddette percentuali si riducono leggermente in alcune gran-di città quali Napoli e Roma. Quest’ultimo risultato è probabilmente spiegabile se si considera che anche quest’anno l’84% delle interdizioni alla balneazione è dovuto ad inquinanti biologici (coli-formi totali e fecali, streptococchi e salmonella) di origine antropica. Pertanto, il contributo an-tropico rimane la principale fonte di inquinamento che determina un abbassamento dei livelli qua-litativi nel caso di capoluoghi con un’elevata densità di popolazione o in città costiere ad alta fre-quenza turistica. In particolare, in quest’ultimo caso, secondo quanto emerge dai programmi di risanamento presentati dalle Regioni, si riscontra che l’adeguamento dei sistemi fognari e di de-purazione è l’obbiettivo principale da perseguire.

Un altro importante vettore di inquinamento delle acque di balneazione è rappresentato dai fiu-mi. Ad esempio, nella provincia di Roma, la zona più critica rimane quella nel comune di Fiumici-no presso le foci del Tevere e dell’Arrone. Analoga situazione si riscontra per la provincia di Na-poli presso la foce del fiume Sarno.

Le percentuali di balneabilità subiscono una flessione quando vengono calcolate non rispetto al-la costa controlal-lata ma rispetto alal-la costa adibita alal-la balneazione. Quest’ultima, infatti, compren-de anche tratti di costa che non vengono temporaneamente controllati perché in attesa di mi-sure di risanamento.

Grafico 1

Nel grafico 1 sono riportati i valori percentuali di costa sottoposta a controllo per le province in questione. Alla costa che è stata sottoposta a monitoraggio, ai sensi del DPR 470/82, viene rap-portata la costa non controllata distinta nelle quattro voci riportate in legenda. La distinzione ri-sulta fondamentale in quanto il solo dato del rapporto tra costa controllata e costa non control-lata non consentirebbe di apprezzare le motivazioni dell’assenza di monitoraggio su percentuali di territorio a volte significative. Ad esempio, nel caso della provincia di Trieste la percentuale di mo-nitoraggio della costa controllata risulta inferiore al 50% ma dal grafico si comprende immedia-tamente che la costa non controllata è per la maggior parte vietata per motivi diversi dall’inqui-namento e, per una piccola frazione, per inaccessibilità. Viceversa, nel caso della provincia di Ro-ma, seppur la percentuale di controllo della costa è superiore al 65%, una frazione non indifferen-te di costa risulta sospesa dal monitoraggio per motivi legati ad inquinamento.

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% VENEZIA UDINE TRIESTE GENOVA LIVORNO ANCONA ROMA PESCARA CAMPOBASSO NAPOLI FOGGIA BARI TARANTO POTENZA REGGIO CAL. PALERMO MESSINA CATANIA CAGLIARI

Costa controllata Costa sospesa dal monitoraggio Costa non controllabile Costa vietata per motivi diversi dall'inquinamento Costa insuf ficientemente campionata

Grafico 1: Percentuali di costa controllata rispetto alla costa totale

Grafico 2

Il grafico 2 rappresenta i valori percentuali del rapporto tra la costa balneabile e la costa desti-nata alla balneazione. Il quadro che ne scaturisce resta comunque positivo per molte delle pro-vince considerate in quanto il valore dell’indicatore si attesta oltre il 90%.

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% VENEZIA UDINE TRIESTE GENOVA LIVORNO ANCONA ROMA PESCARA CAMPOBASSO NAPOLI FOGGIA BARI TARANTO POTENZA REGGIO CAL. PALERMO MESSINA CATANIA CAGLIARI

Costa balneabile Costa vietata (artt. 6 e 7) Costa sospesa dal monitoraggio

Grafico 2: Percentuali di balneabilità rispetto alla costa adibita alla balneazione

Grafico 3

Nel grafico 3 sono raffigurati i valori percentuali del rapporto tra la costa balneabile e la costa controllata. In questo caso è possibile apprezzare le alte percentuali di conformità della costa sot-toposta a monitoraggio che, come detto, in diversi casi raggiungono il 100%.

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% VENEZIA UDINE TRIESTE GENOVA LIVORNO ANCONA ROMA PESCARA CAMPOBASSO NAPOLI FOGGIA BARI TARANTO POTENZA REGGIO CAL. PALERMO MESSINA CATANIA CAGLIARI

Costa balneabile Costa vietata (artt. 6 e 7)

Grafico 3: Percentuali di balneabilità rispetto alla costa controllata

CONCLUSIONI

L’analisi dei dati presentati porta a concludere che nella maggior parte delle province italiane considerate la qualità delle acque di balneazione è alta, considerando che la media di balneabili-tà nazionale è pari al 96%. Il mantenimento di tale livello è assicurato nel tempo da controlli ef-fettuati con regolarità su tutta la costa. L’auspicio è che nel futuro, con l’applicazione della nuo-va direttinuo-va, venga mantenuta o migliorata tale situazione che fa dell’Italia un’importante e am-bita metà turistica dell’area mediterranea.

BIBLIOGRAFIA

http://www.ministerosalute.it/balneazione/balneazione.jsp

http://www.apat.gov.it/site/it-IT/APAT/Pubblicazioni/Annuario_dei_dati_ambientali/Documento/an-nuario_08.html

LE EMISSIONI IN ATMOSFERA

E. TAURINO, A. CAPUTO, R. DE LAURETIS

ISPRA - Dipartimento Stato dell’ambiente e metrologia ambientale

L’obiettivo principale della realizzazione della presente stima delle emissioni a livello comunale è quello di produrre una rappresentazione uniforme delle principali fonti di emissione nelle cit-tà italiane ottenendo dei risultati confrontabili in quanto generati attraverso la stessa meto-dologia. D’altra parte gli inventari locali, anche se indubbiamente più dettagliati, difficilmente possono essere considerati confrontabili tra di loro in quanto spesso realizzati con metodolo-gie differenti.

Vengono quindi riportate le stime delle emissioni di PM10 primario, ossidi di azoto e di zolfo, compo-sti organici volatili non metanici, monossido di carbonio, benzene e ammoniaca. Non sono disaggrega-te le emissioni di gas serra, come l’anidride carbonica, poiché la metodologia utilizzata non è la più adat-ta soprattutto in relazione alla valuadat-tazione di misure di riduzione da intraprendere a livello locale. Dai riscontri con le ARPA/APPA sono emerse, come atteso, delle differenze legate alle metodo-logie utilizzate: anche per questo motivo il gruppo di lavoro sugli inventari locali, costituito da ISPRA e dai responsabili degli inventari locali, annovera tra i suoi principali obiettivi l’armonizza-zione tra la disaggregal’armonizza-zione delle stime nazionali e le stime locali.

Metodologia, settori e inquinanti considerati

Il set di dati di partenza è costituito dalla disaggregazione su base provinciale dell’inventario na-zionale delle emissioni in atmosfera predisposto da ISPRA per gli anni 2000 e 2005 ottenuta tra-mite un approccio top-down, vale a dire dall’alto (emissioni nazionali) verso il basso (emissioni provinciali e comunali). Questo permette di disaggregare le emissioni nazionali pervenendo ad una stima delle emissioni di tutte le province italiane ottenuta con la medesima metodologia (De Lauretis et al., 2009). Si segnala che esiste un altro approccio di stima delle emissioni denomi-nato bottom-up, vale a dire dal basso (emissioni comunali) verso l’alto (emissioni regionali), uti-lizzato da diverse agenzie regionali per l’ambiente (Arpa). L’utilizzo dei due differenti approcci di stima delle emissioni può portare a risultati diversi, soprattutto per le emissioni a scala comu-nale.

L’EMEP (European Monitoring and Evaluation Programme) nell’ambito della convenzione UNECE (United Nations Economic Commission for Europe) per l’inquinamento atmosferico trans-fronta-liero richiede le stime delle emissioni disaggregate ogni 5 anni a partire dal 1990. Di conseguen-za, ISPRA mette a disposizione i set di dati relativi alle stime provinciali per gli anni 1990, 1995, 2000 e 2005. Per valutare le emissioni relative all’anno 2007 delle 34 aree urbane prese in con-siderazione si è utilizzato come punto di partenza il provinciale del 2005 rimodulando i risultati su scala urbana in funzione delle emissioni nazionali relative al 2007.

Una caratteristica fondamentale che deve possedere l’inventario nazionale (e di conseguenza le sti-me provinciali) è la coerenza delle serie storiche di emissione (per le serie storiche delle emissio-ni e per le metodologie delle stime nazionali: Romano et al., 2009). Vale a dire che aggiornamen-ti o variazioni dei daaggiornamen-ti di base o dei fattori di emissione relaaggiornamen-tivi ad anni precedenaggiornamen-ti devono essere inseriti nelle stime di quegli anni fino a considerare l’intera serie storica. È per questo motivo che

i valori delle emissioni relativi all’anno 2000 e pubblicati nelle passate edizioni del rapporto posso-no risultare differenti da quelli riportati in questo contributo essendo stati aggiornati.

Gli aggiornamenti più importanti riguardano i trasporti stradali e le attività portuali.

I trasporti stradali in quanto nella stima nazionale è stato implementato il software Copert IV (http://lat.eng.auth.gr/copert/), andando a sostituire la versione precedente (Copert III) risultan-do in particolare in un incremento dei livelli di emissione di ossidi di azoto.

La variazione relativa alle stime dei porti è dovuta ad uno studio appositamente realizzato (Te-chne, 2009) che ha chiarito, tra l’altro, le modalità di stazionamento delle navi in porto condu-cendo ad un aumento delle stime di emissione relative agli ossidi di azoto e ad un decremento per quanto riguarda composti organici volatili diversi dal metano e monossido di carbonio.

La disaggregazione a livello provinciale delle stime delle emissioni nazionali ha comportato la rac-colta ed elaborazione di una notevole mole di dati statistici di varia natura: indicatori demografici, economici, di produzione industriale (come per esempio popolazione, immatricolazione di veicoli, traffico aereo, consumo di prodotti, consumi di combustibili etc.) e altri di tipo territoriale relati-vi alla destinazione d’uso (ad esempio superfici adibite ad agricoltura, coperte da foreste e vege-tazione etc.) (Liburdi et al., 2004; De Lauretis et al., 2009). Per ogni attività emissiva si è scelta un’opportuna “variabile surrogata” (proxy) che fosse correlata alla stima dell’emissione e che è sta-ta utilizzasta-ta per ripartire a livello provinciale il dato nazionale mediante la seguente formula:

Ek,i,j = Ek,j

.

Sk,i,j/Sk,j

dove Ek,i,jrappresenta l’emissione provinciale relativa all’attività k, alla provincia i e all’anno j, Ek,j è la corrispondente emissione nazionale, Sk,i,jè il valore della variabile proxy associata all’attività k per l’anno j e per la provincia i, Sk,jè il corrispondente valore nazionale della variabile proxy. Inoltre, sono stati georeferenziati sul territorio nazionale gli impianti di raffinazione del petrolio, gli impianti di trasformazione di combustibili solidi, le centrali termoelettriche, i principali impian-ti di combusimpian-tione industriale, gli impianimpian-ti siderurgici, impianimpian-ti che si occupano della produzione o lavorazione di metalli non ferrosi, i cementifici, gli inceneritori e i principali impianti industriali che effettuano processi nel campo della chimica organica ed inorganica, migliorando questo tipo di in-formazione rispetto alla precedente edizione. Questa operazione è stata possibile grazie alla con-sultazione e al confronto dei dati raccolti nei registri nazionali: Emission Trading, INES (Inventa-rio Nazionale delle Emissioni e delle loro Sorgenti, ora E-PRTR), LCP (Large Combustion Plants) e, a completamento, attraverso ricerche in rete e con Google Earth. È opportuno sottolineare che il grado di informazione migliora nel tempo, quindi i dati del 2005 risultano essere più com-pleti rispetto a quelli del 2000.

Dalla disaggregazione provinciale si giunge al livello comunale assumendo come ipotesi di base che l’area urbana sia coincidente con il territorio comunale. Tale approssimazione consente di valu-tare le emissioni relative a tutte le sorgenti contenute nei limiti comunali considerando dunque in alcuni casi delle sorgenti che in realtà non costituiscono fattori di pressione per la specifica area urbana oppure trascurandone altri appena al di fuori del limite comunale (De Lauretis et al., 2004; Pertot et al., 2005; Bultrini et al., 2006; Taurino et al., 2008; Taurino et al., 2009). Le proxy prevalentemente utilizzate sono state la popolazione e la superficie mentre, come sopra riportato, una consistente parte delle attività industriali è stata attribuita al territorio potendo referenziare i singoli impianti.

Nelle stime comunali non sono considerate le emissioni derivanti da traffico aereo e maritti-mo di crociera.

È opportuno ricordare ancora una volta che le emissioni relative al 2007 sono stimate in base ai dati 2005 rimodulati in funzione delle emissioni nazionali 2007.

La classificazione delle attività utilizzata è la nomenclatura SNAP 97 (Selected Nomenclature for sources of Air Pollution) adottata da ISPRA nell’inventario nazionale delle emissioni che raggruppa le diverse attività emissive in settori e macrosettori. I risultati comunali sono presentati aggregan-do e/o rinominanaggregan-do alcuni macrosettori della nomenclatura SNAP 97 come mostrato in Tabella 1.

Gli inquinanti presi in considerazione sono: il particolato con diametro aerodinamico equivalente minore di 10 micrometri (PM10), gli ossidi di azoto (NOx), i composti organici volatili non meta-nici (COVNM), gli ossidi di zolfo (SOx), l’ammoniaca (NH3), il benzene (C6H6) e il monossido di car-bonio (CO) ritenuti più significativi per quanto riguarda l’obiettivo prefissato e cioè la caratteriz-zazione delle emissioni in atmosfera nelle città italiane. Le emissioni di PM10 considerate sono, per definizione, emissioni di particolato primario, vale a dire particolato direttamente emesso in atmosfera che si distingue dal particolato secondario in quanto quest’ultimo deriva da processi chimico-fisici tra altri inquinanti definiti precursori. Tra i principali precursori del particolato se-condario vi sono NOx, COVNM, SOxe NH3.

Emissioni nelle 34 città

Di seguito vengono riportate in forma grafica le ripartizioni settoriali delle emissioni in atmosfe-ra (seguendo l’aggregazione dei macrosettori riportata in Tabella 1) in modo da evidenziare qua-li siano, secondo le stime effettuate, i macrosettori che, nella panoramica nazionale, pesano mag-giormente a livello comunale. Come già descritto precedentemente, ad un’analisi di questo ge-nere possono sfuggire particolari situazioni locali, da analizzare meglio tramite metodologia bot-tom up, e in ogni caso da affiancare alla valutazione dei valori assoluti delle emissioni riportati in Tabella 2 e 3.

Per le emissioni di PM10 primario (Figura 1) il “Trasporto su strada” costituisce la principale sor-gente emissiva per 19 città sulle 34 considerate. In termini di valore assoluto complessivo (Ta-bella 2) nel 2007, le emissioni maggiori riguardano Taranto (5374 tonnellate, il 93% di tali emis-sioni risulta attribuibile all’industria) e Roma (3303 tonnellate).

Macrosettori SNAP 97 Macrosettori aggregati

01 – Combustione nell’industria e impianti energetici

03 – Combustione industriale  Industria

04 – Attività produttive

02 – Combustione non industriale  Riscaldamento

07 – Trasporti stradali  Trasporto su strada

08 – Altri sorgenti mobili e macchinari  Altri trasporti 05 – Estrazione e distribuzione di combustibili fossili e geotermia

06 – Uso di solventi  Altro

09 – Trattamento dei rifiuti e discariche 10 – Agricoltura e allevamento

11 – Altre sorgenti ed assorbimenti  Agricoltura e foreste Tabella 1 – Classificazione aggregata utilizzata

La distribuzione di ossidi di azoto nelle diverse aree urbane (Figura 2) mette in evidenza i contri-buti emissivi del “Trasporto su strada” (superiore al 50% in 27 città) ed in alcune specifiche re-altà quello dell’industria (Venezia e Taranto). Per le città del nord diventa significativo l’apporto del settore “Riscaldamento”, oltrepassando il 20% in città quali Milano, Monza e Brescia e con-siderando che le emissioni sono concentrate nel periodo invernale.

Nel caso di città portuali, un contributo importante è costituito dal settore “Altri trasporti” che comprende le emissioni derivanti da attività portuali: a Livorno e Ancona oltrepassano il 30% toc-cando il 63% nel caso di Napoli.

In valore assoluto (Tabella 2) si stima che le emissioni maggiori di ossidi di azoto per il 2007 si siano registrate nelle città di Roma (31072 tonnellate) e Napoli (25313 tonnellate).

Le emissioni relative ai composti organici volatili non metanici (Figura 3) sono essenzialmente emissioni dovute all’uso dei solventi (contenute nel settore aggregato “Altro”), che interessa-no principalmente l’industria e, in misura miinteressa-nore, il domestico, ed al “Trasporto su strada”. A Ve-nezia e Taranto, oltre al contributo delle emissioni da solventi emerge un significativo contribu-to degli altri processi industriali. Le emissioni maggiori di composti organici volatili non metanici (Tabella 2) sono stimate per Roma (36691 tonnellate) e Milano (24451 tonnellate).

Le emissioni di ossidi di zolfo risultano determinate quasi esclusivamente dal settore “Industria” (Figura 4). Fanno eccezione città portuali cui diviene preponderante il contributo del settore “Al-tro trasporto” o quelle del nord in cui diviene importante il “Riscaldamento”. In questi due casi, però, i valori assoluti sono di solito più bassi.

Le città sedi di grandi industrie sono quelle per cui si hanno le maggiori stime di emissioni (Ta-bella 2): Taranto (23024 tonnellate) e Venezia (17081 tonnellate).

Per quanto riguarda la stima delle emissioni degli altri inquinanti considerati, per il monossido di carbonio ed il benzene (Tabella 2) le emissioni più alte sono stimate per le città di Taranto, Ro-ma e Milano e il settore che contribuisce Ro-maggiormente alle emissioni risulta il “Trasporto su stra-da” nella quasi totalità delle città.

Nel caso dell’ammoniaca (Figura 7), i contributi maggiori sono dati dai settori “Agricoltura e fo-reste”, in particolare dall’agricoltura, e “Trasporti su strada”. In alcuni casi, diventa importan-te l’apporto del settore aggregato “Altro” in cui assume un peso rilevanimportan-te il “Trattamento di ri-fiuti e discariche”, nel caso specifico a causa delle emissioni da discarica controllata. Le emissio-ni più elevate risultano quelle di Roma e Verona.

Emissioni di PM10 primario - ripartizione settoriale - anno 2007 0% 20% 40% 60% 80% 100% Torino Aosta Milano Monza

Brescia Bolzano - Bozen

Trent o Verona Venezia Pa dova Udine Trieste Genova Parma Modena Bologna Firenze Livorno Prato Perugia Ancona Roma Pescara Campobasso Napoli Foggia Bari Ta ranto Po te nz a Reggio di Calabria Pa lermo Messina Catania Cagliari Industria Riscaldamento Trasporto su strada Altri trasporti Agricoltura e foreste Altro

Emissioni di ossidi di azoto - ripartizione settoriale - anno 2007 0% 20% 40% 60% 80% 100% Torino Aosta Milano Monza Br escia Bolzano - Bozen Tr en to Ve ro na Venezia Padova Udine Tr ieste Genova Par ma Modena Bologna Fir enze Livorno Pr ato Per ugia Ancona Roma Pescara Campobasso Napoli Fo gg ia Bari Taranto Potenza Reggio di Calabria Paler m o Messina Catania Cagliari Industria Riscaldamento Trasporto su strada Altri trasporti Agricoltura e for este Altr o

Fonte: ISPRA 2009

Figura 3: Emissioni comunali di composti organici volatili non metanici - ripartizione settoriale – anno 2007

Emissioni di composti organici volatili non metanici - ripartizione settoriale - anno 2007

0% 20% 40% 60% 80% 100% Torino Aosta Milano Monza Br escia Bolzano - Bozen Tr ent o Ve rona Venezia Padova Udine Tr ie ste Genova Par

Nel documento ISBN 978-88-448-0432-9 (pagine 138-160)