L’avvio della ricognizione della forma della città in divenire ha dunque avuto inizio adottando uno sguardo di ampia scala teso ad abbracciare i ter-ritori delle regioni dell’Italia del Nord. A tale fi ne si è scelto di realizzare la fotografi a di uno dei fenomeni basilari per lo sviluppo dei territori rappresentato dal-la dimensione insediativa, a partire daldal-la ricognizio-ne delle tendenze demografi che ricognizio-nelle regioni con-siderate, distinguendo successivamente tra quelle proprie dei capoluoghi di provincia e il resto del ter-ritorio provinciale.
L’analisi effettuata ha permesso, grazie ai dati em-pirici considerati e illustrati nel rapporto di ricerca al quale si rimanda per acquisire informazioni più det-tagliate al riguardo, di addivenire a una valutazione sintetica sui processi in atto e soprattutto ha consen-tito di introdurre qualche spunto interpretativo non necessariamente ancorato agli stessi dati, e ai quali viene dato maggiore spazio nel testo che segue. I fenomeni di ripresa demografi ca delle città verifi -catisi nel primo decennio del XXI secolo hanno di-mensioni talora signifi cative e si connettono a pro-cessi sociali e urbanistici di indubbio interesse, quali il consolidamento della presenza straniera e la rige-nerazione in chiave residenziale e terziaria di ampie aree abbandonate dall’industria. Dall’analisi degli stessi dati, tuttavia, non si evince la presenza di una
radicale inversione di tendenza rispetto agli schemi dominanti nell’ultimo scorcio del Novecento. Quello a cui assistiamo non è un processo di complessiva ri-concentrazione della popolazione, né l’avvio di una riorganizzazione spaziale ispirata a esigenze di con-trollo del consumo di suolo e di sostenibilità ambien-tale. Il segno dominante è ancora quello di un prose-guimento dell’urbanizzazione diffusa, “una seconda stagione diffusiva”, come hanno rilevato Arturo Lan-zani e Gabriele Pasqui, che segue con caratteri mu-tati quella iniziale già compiutasi tra la fi ne degli anni sessanta e gli anni ottanta. A proposito delle dinami-che spaziali di questa nuova ondata, Lanzani e Pa-squi affermano che essa “ha in parte (limitata) co-lonizzato nuovi territori (specialmente in alcune zone costiero-collinari a forte sviluppo di seconde case o di suburbanizzazione), in parte maggiore saturato lo spazio urbanizzato lungo le principali consolidate direttrici di urbanizzazione (riempiendone non pochi spazi aperti residui)”.
I fenomeni evidenziati sono agevolmente visibili, nel-le loro manifestazioni recenti, dal confronto tra nel-le due rappresentazioni cartografi che delle variazio-ni di popolazione a livello comunale, nell’Italia del Nord nel decennio 1991-2001 (fi gura 1) e nel succes-sivo intervallo 2002-2010 (fi gura 2). Le “nuove colo-nizzazioni” riguardano soprattutto parte della fascia pedemontana e appenninica, qualche zona costie-ra adriatica e un insieme di comuni posti in prossimi-tà del corso del Po. Il rafforzamento delle direttrici principali si riferisce soprattutto all’asse compreso tra Milano e Venezia, con un proseguimento di direzio-ne di Treviso e Pordenodirezio-ne, e all’asse della Via Emilia, tra Piacenza e Rimini.
I contorni dell’immagine emergente non sono anco-ra del tutto chiari, ma un aspetto sta delineandosi con evidenza: il concetto di “città” non corrisponde
più come in passato a una sola dimensione – quel-la di un aggregato sociospaziale distinguibile da un contesto non-urbano e incluso in aggregati più ampi, quali la regione o la nazione – ma a molte di-mensioni contemporaneamente.
La città è un’entità trans-scalare: può essere esami-nata a diverse scale e ciascuna di queste fa osser-vare processi diversi ed è caratterizzata da proprietà emergenti, non riconducibili all’aggregazione di più unità di livello inferiore, né a una semplice ripartizio-ne di unità di livello superiore. Detto in altri termini, la città è al tempo stesso una e molte (come rile-vato da Alfredo Mela, Luciana Conforti e Luca Da-vico): possiede una propria individualità ma questa non è più defi nita da confi ni univoci, né di natura geografi ca, né di ordine socioeconomico o cultu-rale. Semmai, può essere oggetto di varie delimita-zioni: quella dei confi ni municipali o, per molte città,
quella corrispondente alla parte compatta conte-nuta nei limiti amministrativi; una o, meglio, alcune più ampie, che inglobano il comune centrale e un complesso di centri ad esso connessi in termini spa-ziali e/o funzionali. Attorno a queste se ne possono poi riconoscere altre, di ampiezza ancora maggio-re, che contraddistinguono un continuo urbanizzato multipolare, che travalica i limiti regionali e spesso anche quelli nazionali. Questi tipi di formazione ur-bana, nel corso del tempo, sono stati diversamente individuati ed etichettati dagli autori che se ne sono occupati: da quello ormai storico – e già richiamato in precedenza – di “megalopoli” a quelli più recenti di “metapolis” o di “meta-città”.
Dalle fi gure presentate sopra sarebbe lecito indivi-duare l’intero sistema insediativo come un’unica for-mazione urbana, una megalopoli o una meta-città, a secondo degli schemi che si preferiscono
applica-Fig. 1 Variazione della popolazione residente nelle Regioni del Nord per ambito comunale dal 1991 al 2001 (in rosso le variazioni negative di popolazione residente, nei decenni considerati; in blu quelle positive)
re, comprendente una pluralità di poli variamente interconnessi. Forse, addirittura, questa formazione potrebbe oltrepassare i confi ni stessi delle regioni settentrionali, protendendosi in particolare verso sud nell’urbanizzazione lineare lungo le coste tirreniche e adriatica. A questa scala, il sistema considerato ha le sue due dorsali centrali, come già ricordato, che si dipartono dall’area metropolitana milanese in dire-zione, rispettivamente, di Venezia e di Piacenza-Bo-logna-Rimini. Nel triangolo Milano-Venezia-Bologna sta sostanzialmente la parte centrale della megalo-poli padana e in questa sono anche più evidenti i fe-nomeni di diffusione urbana, nonostante la presenza contemporanea di un rafforzamento di molti centri urbani grandi e intermedi. Le parti più periferiche di questa formazione hanno caratteristiche differenti, puntualmente evidenziate nei precedenti paragra-fi . Alcune, infatti, sono imperniate su importanti poli
urbani e sono interessate da processi di crescita de-mografi ca nel periodo più recente, come avviene per Torino e l’area pianeggiante del Piemonte. Altre hanno un carattere a loro volta lineare, come la Li-guria (di cui è demografi camente attivo nell’ultimo decennio soprattutto il Ponente) o le penetrazioni vallive. Tra queste, va segnalata per il carattere di crescita relativamente intensa e spazialmente equi-librata la valle dell’Adige, nelle province di Trento e Bolzano. La reale periferia, tuttavia, è rappresentata dai centri che anche nell’ultima fase stanno regi-strando un persistente declino: essa corrisponde a gran parte della fascia alpina, prealpina e appen-ninica non interessate da una forte valorizzazione turistica, come pure ad alcune aree collinari e di pianura, specie in prossimità del delta del Po. Dal confronto tra le due carte, tuttavia, si può facilmen-te constatare come l’insieme dei comuni in calo
de-Fig. 2 Variazione della popolazione residente nelle Regioni del Nord per ambito comunale dal 2002 al 2010 (in rosso le variazioni negative di popolazione residente, nei decenni considerati; in blu quelle positive)
mografi co si sia fortemente ridotto nel passaggio da-gli anni novanta ai primi anni del nuovo secolo con riferimento a ciascuna delle aree ora richiamate.