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La PROVINCIA DI PIACENZA, dimostra un certo equilibrio nell’approccio alla pianificazione, fissando in modo piuttosto uniforme i propri obiettivi nei confronti delle diverse specie e identificando azioni in modo proporzionale (Figura 0.3.2-F1).

0.3.2-F1 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Piacenza nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato.

Nei confronti degli ungulati sono previste soluzioni di contenimento nei comparti non vocati alla presenza di questi mammiferi; mentre relativamente alle altre specie sono previste azioni di recupero, sotto il profilo conservazionistico, anche attraverso specifici Progetti, attività di monitoraggio, misure per rendere sostenibile il prelievo venatorio (es. utilizzo di contrassegni numerati per la lepre) ed attività di miglioramento ambientale.

Nella PROVINCIA DI PARMA, si nota una netta sproporzione di attenzione nei confronti del cinghiale (Figura 0.3.2-F2) per il quale sono previste 15 azioni di Piano delle 34 complessive (44%, circa).

Questo a fronte di due soli obiettivi, ovvero il raggiungimento delle densità obiettivo e soglia nei comparti identificati nel Piano stesso (pianura, collina, montagna). Le azioni, nel merito, sono decisamente più mirate rispetto alle altre specie, sintomo di una maggiore necessità di efficienza;

probabilmente per ottenere una più elevata sostenibilità della specie in ambito provinciale. Nei confronti del capriolo, ad esempio, si nota un approccio decisamente meno stringente: il Piano identifica azioni generiche, anche se fissa a zero la densità obiettivo in pianura già a partire dall’anno 2007, dando prova di un certo grado di lungimiranza nella previsione di incompatibilità tra questa specie e il comparto territoriale in questione.

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0.3.2-F2 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Parma nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato.

Riguardo le altre specie: si evidenzia un elevato grado di attenzione verso le immissioni (ammesse unicamente con soggetti prodotti localmente); sono ampiamente previste azioni di miglioramento ambientale; nonché, relativamente al prelievo venatorio, si pianifica il ricorso a piani di prelievo e comunque alla necessità di maggiore regolamentazione dell’attività di caccia. Nei confronti della starna è previsto uno specifico Progetto di reintroduzione che vede coinvolta la quasi totalità degli ATC, mediante la creazione di un coordinamento tecnico.

La PROVINCIA DI REGGIO EMILIA, è dotata di un piano a due velocità. Si coglie infatti una differenza evidente tra lo strumento di pianificazione madre, approvato nel 2008, che si caratterizza per obiettivi e azioni complessivamente generiche, ovvero non calate specificamente nella realtà territoriale provinciale e adottate in modo trasversale per tutte o quasi le specie, e l’aggiornamento del giugno 2014, che entra invece maggiormente nel merito, particolarmente nei confronti del cinghiale. Rispetto al piano del 2008, con l’aggiornamento 2014, la Provincia di Reggio Emilia si è dotata anche di una strategia di attuazione degli obiettivi previsti per il cinghiale, in una logica di rapporto tra questi ultimi e le azioni di tipo Molti - A – Molti. Se al cinghiale la Provincia di Reggio Emilia ritaglia un ruolo da protagonista, nei riguardi delle altre specie ha sviluppato il proprio strumento con una certa uniformità: con l’eccezione del capriolo, ha infatti fissato per tutte le altre specie i medesimi obiettivi e indentificato uguale numero di azioni (Figura 0.3.2-F3). Queste ultime seppure assimilabili tra loro, in alcuni casi risultano tecnicamente interessanti: all’obiettivo PRELIEVO, ad esempio, è associato il ricorso a specifici piani da attuare in aree sperimentali, per lepre, fagiano, pernice rossa e starna.

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0.3.2-F3 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Reggio Emilia nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato.

Lo strumento di pianificazione approvato dalla PROVINCIA DI MODENA nell’anno 2007, era già articolato in obiettivi e azioni per tutte le specie trattate nel presente documento, specificatamente identificati per il territorio di competenza. Come era logico attendersi la medesima struttura è stata ereditata nell’aggiornamento prodotto nell’anno corrente. Il Piano faunistico di Modena prevedeva già nell’anno 2007 soluzioni per gli ungulati finalizzate a contrastarne l’espansione verso valle (capriolo) e a mitigare fortemente gli impatti alle produzioni agricole (cinghiale). Quanto previsto nei confronti del cinghiale, avendo restituito risultati positivi, è stato riproposto con i necessari adattamenti nell’aggiornamento vigente. Analogamente la Provincia di Modena ha operato nei confronti del capriolo, inserendo alcuni adeguamenti per la gestione del capriolo in pianura, attività che dopo oltre sette anni di esercizio, ha confermato complessità notevoli. Per quanto attiene le altre specie di interesse gestionale, il piano è orientato verso soluzioni di gestione su base tecnica:

per questa ragione prevede il ricorso al piano di prelievo (in aree sperimentali) per la lepre e per il fagiano, sospende il prelievo della starna, in ragione dello stato di conservazione sfavorevole e, per la medesima ragione, introduce per la pernice rossa la necessità di ricorrere a piani di prelievo da dimensionare sulla base di stime di consistenza del fasianide. In sintesi quindi, dal Piano della Provincia di Modena si evince come molta attenzione sia accordata agli ungulati, ma anche a lepre e fagiano che sono i cardini della caccia tradizionale; mentre in ragione delle limitate possibilità di sfruttamento venatorio, per starna e pernice rossa siano meno numerosi minori i contenuti previsti (Figura 0.3.2-F4).

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0.3.2-F4 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Modena nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato.

La PROVINCIA DI BOLOGNA, dispone di uno strumento di pianificazione con contenuti interessanti sotto il profilo tecnico. In particolare, attraverso il recente aggiornamento relativo agli ungulati vengono introdotti, per il cinghiale, obiettivi coerenti con le Linee Guida, pubblicate da ISPRA.

Relativamente alle altre specie l’approccio è piuttosto uniforme, ovvero vengono fissati obiettivi sostanzialmente identici, sia sotto il profilo quantitativo, sia qualitativo (Figura 0.3.2-F5).

0.3.2-F5 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Bologna nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato.

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Come si può notare dalla rappresentazione grafica di obiettivi e azioni, il cinghiale pare essere l’osservato speciale in provincia di Bologna. Un’ultima considerazione riguarda la difficoltà, per quanto attiene il Piano faunistico bolognese di discriminare gli obiettivi dalle azioni: i due concetti infatti, sovente si fondono tra loro o per meglio dire si scambiano di ruolo, rendendo non semplice la separazione di questo documento nelle sue componenti fondamentali.

Per quanto attiene la PROVINCIA DI RAVENNA, il Piano pare meglio a fuoco nei confronti degli ungulati, rispetto alle altre specie: risulta in tal senso singolare il fatto che la pernice rossa risulti sostanzialmente ignorata. Rispetto agli ungulati si accennava, il piano entra con le proprie azioni abbastanza nel dettaglio, facendo emergere in modo sufficientemente netto l’intenzione al contenimento di questo raggruppamento nelle aree con maggiore vocazione agricola. Magari alcune azioni necessiterebbero di un ulteriore step di approfondimento e appare un po’ anomalo il riferimento allo stretto collegamento politico tra stakeholder (Associazioni agricole e ATC), previsto per capriolo e cinghiale. La rappresentazione grafica dei contenuti di Piano rispecchia quanto descritto: molte previsioni per gli ungulati; mentre un (vistoso) scalino sotto la parte dedicata alle altre specie (Figura 0.3.2-F6).

0.3.2-F6 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Ravenna nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato.

In controtendenza rispetto alle altre, la PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA, pare concentrare la propria attenzione sul capriolo, anziché sul cinghiale, identificando ben 19 azioni di Piano (21% del totale delle azioni previste per questo cervide a livello regionale), che comprendono anche aspetti relativi al conflitto con la viabilità (Figura 0.3.2-F7). Il cinghiale, è comunque oggetto di previsioni tecnicamente corrette e abbastanza puntuali, arrivando a contemplare il meccanismo di

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riassegnazione delle zone di caccia in caso di inefficienza gestionale. Anche sulle altre specie il Piano di Forlì-Cesena pare ben impostato contenendo indicazioni sia per quanto attiene la gestione ambientale, sia sotto il profilo più specificatamente faunistico, nonché venatorio. Per starna e pernice rossa infatti, oltre a monitoraggi di tipo demografico, sulla base dei quali consentire il prelievo, sono previsti provvedimenti limitativi dell’attività venatoria, finalizzati e ridurre l’impatto della caccia a carico di questi Galliformi, entrambi non in condizioni ottimali sotto il profilo della conservazione. Lo stesso approccio è applicato a fagiano e lepre nei cui riguardi il Piano identifica azioni ben precise e (almeno in teoria) efficaci (es. adozione del prelievo in proporzioni differenziati tra femmine e maschi, per il fagiano; adozione di un piano prudenziale, controllo immediato del rapporto Juv/Ad ed eventuale modifica del piano, per la lepre).

0.3.2-F7 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Forlì-Cesena nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato.

La PROVINCIA DI RIMINI, ha approvato uno strumento di Pianificazione ben articolato e tecnicamente ricco di contenuti. I vari aspetti della gestione della fauna selvatica sono interamente considerati e in modo abbastanza omogeneo per tutte le specie (Figura 0.3.2-F8): monitoraggi demografici, interventi ambientali, gestione del prelievo, gestione del rischio di competizione tra specie, rischio di predazione su taxa oggetto di progetti di recupero (es. starna), impatti provocati dalla fauna selvatica alle attività antropiche, vigilanza. Spicca la maggiore problematicità rappresentata dalla presenza degli ungulati per i quali sono identificate azioni gestionali di un certo interesse: ad esempio, l’istituzione temporanea di Aree di Rispetto in ZRC per consentire lo svolgimento della caccia di selezione.

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0.3.2-F8 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Rimini nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato.

Unica realtà regionale non attiva dal punto di vista della gestione faunistico-venatoria degli ungulati la PROVINCIA DI FERRARA, ha concentrato il proprio Piano faunistico su lepre, starna e fagiano (Figura 0.3.2-F9).

0.3.2-F9 Obiettivi e azioni identificati dalla Provincia di Ferrara nei confronti delle specie trattate nel presente elaborato

Si tratta per la verità di uno strumento di pianificazione piuttosto elementare, non molto strutturato e sotto molti aspetti carente: risulta infatti concentrato prevalentemente sugli aspetti venatori della materia, trascurandone altri di rilevante importanza. Non sono previste, ad esempio, azioni relative alla prevenzione degli impatti causati dalla fauna selvatica alle attività antropiche.

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