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2.2 Rianalisi e analogia

2.2.2 Analogia

Un altro mutamento linguistico connesso al processo di grammaticalizzazione e legato spesso alla rianalisi è l’analogia o estensione di regola. L’analogia rappresenta, soprattutto in ambito morfologico, uno strumento essenziale per introdurre delle nuove forme nel sistema di una lingua. I neo-grammatici la ritengono un processo che “sconvolge” la regolarità delle leggi fonetiche, un’«eccezione linguistica che devia lo sviluppo regolare di una forma, prevedibile in base alle leggi fonetiche, per effetto della pressione livellatrice di altre forme paradigmaticamente connesse»65.

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Il termine è stato introdotto da Kuryłowicz per indicare il passaggio di un’unità dalla grammatica al lessico. Sul concetto di “lessicalizzazione” ci sono opinioni diverse e definizioni spesso discordanti: sulla scia di Kuryłowicz, Ramat (1992) identifica la lessicalizzazione con la degrammaticalizzazione. A tal proposito rimandiamo agli articoli presenti sul numero 23 di Language Sciences 2001.

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Meillet e Saussure ne riscattano l’importanza, attribuendole un ruolo principale nel riordinare il sistema linguistico66:

[…] Le phénomène phonétique est un facteur de trouble […] le mécanisme linguistique s’obscurcit et se complique dans la mesure où les irrégularités nées du changement phonétique l’emportent sur les formes groupées sous des types généraux […] Heureusement l’effet de ces transformations est contrebalancé par l’analogie. C’est d’elle que relèvent toutes les modifications normales de l’aspect extérieur des mots qui ne sont pas de nature phonétique. L’analogie suppose un modèle et une imitation régulière. Une forme analogique est une forme faite à l’image

d’une ou plusieurs autres d’après une règle déterminée […] L’analogie

s’exerce en faveur de la régularité et tend à unifier les procédés de formation et de flexion (Saussure 2005 [1916]: 221-222).

Inizialmente, l’analogia è vista soprattutto come una proporzione67

e un fenomeno morfologico che livella i paradigmi (del verbo e del nome); l’esempio classico, che troviamo in Saussure (2005: 222), è la formazione del latino HONOR, analogico sulla base di ŌRĀTOR68:

oratorem : orator = honorem : X (X = honor)

La proporzione analogica ristabilisce una certa “regolarità” laddove le leggi fonetiche – il rotacismo della –s nell’accusativo di HONŌSEM – l’avevano deviata69. Saussure sottolinea quindi il processo mentale e l’aspetto psicologico che sono alla base dell’analogia:

[…] L’analogie, prise en elle-même, n’est qu’un aspect du phénomène d’interprétation, une manifestation de l’activité générale qui distingue les unités pour les utiliser ensuite. […] Elle est tout entière grammaticale et synchronique. (Saussure 2005 [1916]: 227-228)

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Una delle prime opere dedicate al fenomeno dell’analogia risale a Victor Henry, Étude sur l’analogie en générel et sur les formations analogiques de la langue grecque (1883), il quale ne dà la seguente definizione «Il y a contamination analogique toutes les fois qu’une forme hystérogène et anti-grammaticale s’introduit dans le langage, créée à l’image d’une autre forme primitive et régulière». (Henry 1883: 14, cit. in Marchello-Nizia 2006: 82)

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Il modello proposizionale a quattro membri (A : B = C : D), di natura logico-cognitiva, era stato messo in evidenza già da H. Paul in Prinzipien der Sprachgeschichte (1880).

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Il sostantivo honor non è rifatto sul tipo di orator, che contiene un suffisso derivativo ben riconoscibile, ma sui sostantivi opachi come amor, color, dolor e simili.

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«L’integrazione paradigmatica, e il conseguente inserimento in una relazione associativa di tipo analogico, costituisce il requisito a che un mutamento linguistico possa dirsi compiuto e definitivamente uscito dallo stadio iniziale dell’innovazione a carattere episodico e individuale». Giannini (2003: 107)

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Anche nelle varietà romanze e in italiano troviamo casi di analogia. Nel passaggio dal latino all’italiano un cambiamento fonologico ha provocato la dittongazione di tutte le vocali medie, brevi, che sono divenute medio - basse, toniche in sillaba aperta: a. , → [j , w ] pede(m) > piede; b. mieto/metiamo > mietiamo; suono/soniamo >

suoniamo70. In tal modo un’irregolarità morfologica prodotta dal cambiamento fonologico è stata eliminata estendendo analogicamente anche al plurale le forme miet- e suon-. Tuttavia, non tutte le vocali medio - basse atone sono state dittongate, ma solo quelle che presentavano un’alternanza condizionata morfologicamente con dittonghi71

. Tra le opere fondamentali dedicate a tale fenomeno ricordiamo Analogy (1977) di Anttila, che presenta l’analogia «come la capacità percettiva di cogliere ed astrarre tratti di affinità dalla diversità degli oggetti reali»72, e la formulazione delle “leggi analogiche” da parte di Kuryłowicz (1949) e Mańczak (1958): a) il livellamento analogico colpisce per prime le forme meno frequenti e la forma che sopravvive è quella meno marcata o più frequente; b) esiste una gerarchia tra le forme coinvolte nel mutamento analogico, distinguibili in forme basilari e forme derivate. Il mutamento va dalla forma basilare alla forma derivata; c) generalmente si tende a formare esponenti di categorie grammaticali più chiari e trasparenti (cioè più lunghi e complessi)73.

In grammatica generativa (Kiparsky, Lightfoot) l’analogia viene identificata con l’esemplificazione o con l’inversione di regola: «la derivazione sincronica è l’inverso del cambiamento storico che l’ha prodotta»74

Lightfoot parla di “riassestamento parametrico” come tipo di cambiamento catastrofico che produce una vera ristrutturazione della grammatica.

Traugott/Dasher (2002: 27) osservano che negli studi sulla grammaticalizzazione l’interesse per il ruolo dell’analogia, intesa come estensione delle forme grammaticalizzate a causa del venir meno di certe restrizioni semantiche, è notevolmente aumentato, mentre la rianalisi è considerata più un fattore locale. Anche Haspelmath (1998: 327) sostiene che le nozioni di grammaticalizzazione e di estensione analogica sono in grado di spiegare la maggior parte dei mutamenti sintattici, mentre la rianalisi è presente in un numero limitato di casi: «grammaticalization and analogical

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L’estensione analogica non segue comunque una regolarità precisa e non si applica a tutti i paradigmi verbali; il verbo sedere presenta ancora l’alternanza j - : siedo-sediamo.

71 Cfr. Gaeta (2010). 72 Giannini (2003: 105). 73 Cfr. Giannini (2003: 109). 74

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extension account for the large majority of syntactic changes, whereas reanalysis changes form a small minority».

In base alla possibilità di creare il quadrato analogico, si distinguono diversi tipi di analogia, anche se non sempre le differenze sono ben chiare: 1. l’analogia proporzionale, è quella evidenziata già da Paul e successivamente da Saussure; 2. un’analogia che opera una semplificazione dei paradigmi verbali; 3. la contaminazione; 4. effetto di coppia semantica; 5. l’etimologia popolare; 6. l’estensione analogica in sintassi75.

I tratti distintivi del processo analogico in generale sono tre:

- la condizione richiesta all’inizio: l’esistenza di una parentela sia semantica, sia funzionale;

- è un fenomeno direzionale, partendo da una forma-modello fino ad arrivare ad una forma che si rimodellerà sulla prima;

- il risultato del processo è sempre una semplificazione76.

L’analogia si distingue dalla rianalisi e dalla grammaticalizzazione per una serie di caratteristiche:

- contrariamente alla rianalisi, introduce un cambiamento di forma, ma non modifica la struttura del sistema grammaticale di una lingua;

- non modifica la categoria di una parola - modifica sempre la forma che la riguarda; - è il prodotto di un parlante attivo;

- è un fenomeno relativamente semplice;

- provoca sempre la scomparsa della forma precedente e può provocare dei cambiamenti a catena77.

I due fenomeni agiscono anche su due piani diversi: la rianalisi coinvolge l’asse sintagmatico, mentre l’analogia quello paradigmatico.

Per avere un’idea più chiara delle differenze riportiamo di seguito lo schema ripreso da Hopper/Traugott (2003: 69) che illustra lo sviluppo dell’ausiliare be going to in inglese.

75 Cfr. Marchello-Nizia (2006: 85-87) e Gaeta (2010). 76 Cfr. Marchello-Nizia (2006: 90). 77 Cfr. Marchello-Nizia (2006: 93-95).

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FIGURA 2.1. Sviluppo dell’ausiliare be going to

Syntagmatic axis Mechanism: reanalysis

Stage I be going [to visit Bill]

PROG Vdir [Purp. clause]

Stage II [be going to] visit Bill

TENSE Vact

(by reanalysis)

Stage III [to be going to] like Bill

TENSE V

(by analogy)

Stage IV [gonna] like/visit Bill (by reanalysis]

Paradigmatic axis Mechanism: analogy

Come spiegato da Hopper/Traugott (2003: 68), lo stadio I rappresenta la forma progressiva con un verbo di movimento e una frase di scopo (to visit Bill). Lo stadio II, risultato della rianalisi, è quello dell’ausiliare che esprime il futuro con un verbo di azione (visit Bill). Lo stadio III rappresenta l’estensione, attraverso l’analogia, della classe dei verbi di movimento a tutti i verbi, compresi i verbi di stato (like in questo caso). Lo stadio IV è lo stadio che emerge attraverso la rianalisi dell’ausiliare complesso che si riduce al morfema singolo gonna. Gli stadi I, III e IV coesistono ancora nell’inglese moderno.

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