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Ancor più che in passato si segnalò il grande impegno dei nostri sulle na­ vi, per assistere spiritualmente quell’infelicissima categoria di uomini I padr

vi andavano molto spesso dal collegio per istruirli nella dottrina cristiana, e molto spesso da questa casa per ascoltare le confessioni; soprattutto il padre Giusto Giovanni De Luna, applicato a questo ministero, non desistette m ai dal lavoro. Sotto la sua direzione, all’inizio d ell’anno, si costituì per quegli uomini una pia associazione: con regole precise si proibirono i giochi d ’azzar­ do, i discorsi licenziosi e ancor più le bestem m ie, e si prescrisse la pratica fre­ quente dei sacram enti, delle lodi alla Vergine e dei canti sacri; si stabilì pure che giorno e notte non mancasse m ai un sacerdote pronto per ogni tipo di as­ sistenza spirituale.

406. 200 rem a tori ricev o n o la cresim a

Nel corso dell’anno, per lo zelo degli stessi padri, 200 di quegli uom ini dopo essersi confessati ricevettero la cresima. V enne per l ’occasione l ’illu ­ strissimo arcivescovo, con una certa solennità e con una buona impressione di tutti i fedeli, dato che nessuno ricordava che si fosse m ai amministrato questo sacramento nella nostra chiesa; e così anche alcuni settantenni potero­ no godere di questo beneficio. Lo stesso illustrissim o arcivescovo in questa occasione esaltò con grandi elogi la straordinaria sollecitudine della Com pa­ gnia per aiutare dovunque gli infelici con i loro ministeri.

407. C resce la p a rtecip a z ion e a l p io eserciz io d ella B uona m o rte - Un ca so sin go la re

Nella nostra chiesa si continuò il pio esercizio della Buona morte, m en­ tre cresceva sempre più la partecipazione dei nobili e la commozione dei p re­ senti. Non possiamo tacere un fatto singolare. U na volta un sacerdote nel suo discorso lamentava che si trovassero facilm ente persone disposte a offrire una grande somma di denaro per una m anifestazione ricreativa, m entre nessuno era pronto a offrire qualche cosa per soccorrere le ragazze povere e perico­ lanti. Nei presenti si risvegliò tanto fervore, che ben presto uno sconosciuto promise di dare 100 lire d ’argento se si fossero trovati altri offerenti, e se ne trovarono tanti che si raggiungesse una somma molto alta.

La prim a domenica del mese il numero dei fedeli che si accostavano alla santa comunione era molto maggiore che negli anni precedenti.

D urante il sacro tempo della Q uaresim a predicò il padre Cristiano Tal- liano della provincia Veneta.

408. 60 e r e tici so n o ricon cilia ti co n la C hiesa

Si calcola che gli eretici riconciliati in pochi anni con la Chiesa per opera del padre Tommaso Nassio, incaricato d ell’assistenza spirituale ai soldati ger­ m anici, arrivi ora al numero di 60.

409. La b ib lio teca v ie n e arricch ita d i n u o v i lib ri

L a sala della biblioteca com pletam ente ricostruita in m uratura e con i nuovi scaffali per disporvi i libri, appare così elegante che ora si può conside­ rare ancora m igliore di quanto era prim a d ell’incendio. La biblioteca fu arric­ chita sem pre più di nuovi libri, grazie soprattutto al padre Giovanni Agostino O ldoini e al padre P ier Paolo Torre, che offrirono ciascuno 100 scudi d ’oro a questo scopo, e al padre Agostino De M ari, che venendo da Roma ci portò un gran numero di lib ri di valore.

410. 7 n o stri o sp iti so n o rich iam ati in q u esta casa

O rm ai tutte le camere erano state riparate e si erano acquistate nuove suppellettili; perciò nel mese di novem bre si poterono richiam are in questa casa i nostri ospiti, che da tre anni per tante vicissitudini era stato necessario trasferire nel collegio.

Nello stesso m ese ci fu dato il nuovo provinciale padre Cesare Fresia, che il giorno del beato Stanislao <Kostka> diede inizio al suo mandato nella casa del noviziato.

411. <La visita d e l du ca d i M antova>

In questo tempo fu a Genova il serenissimo duca di M antova, che m o­ strò m olta considerazione per la Com pagnia e per due volte con grande com­ piacenza visitò la nostra chiesa.

412. <La m o rte d e l p a d re g e n e r a le Carlo d e N oyelle>

Nel mese di dicembre ci giunse la dolorosa notizia della morte, dopo bre­ ve m alattia, del padre generale Carlo de Noyelle, avvenuta il giorno 12; secon­ do il decreto della Congregazione generale 7“, ne celebrammo le ese q u ie126. Era stato designato vicario generale il padre Domenico M aria M arini assisten­ te per l’Italia e nostro concittadino.

413. <La fe s ta d i S. F ran cesco Saverio>

Nella festa del santo apostolo Francesco Saverio si ripetè la cerim onia d ell’anno precedente, ancora con la presenza del serenissimo doge, che venne passando per la scala di casa, accompagnato dai m embri dei due collegi e da molti nobili.

Anno 1687

414. Si a rricch isce n o te v o lm e n te la b ib lioteca

La biblioteca si arricchì di molti libri per opera del suo prefetto, il bene­ merito padre Luca G arella; molti ne donò il padre Paolo M aria Sauli portati da Lione; ancor più se ne acquistarono per la generosità di altri benefattori. Questa casa ricorderà sem pre come insigne benefattore il marchese Giuseppe M aria Durazzo: in passato egli aveva già donato 100 lire all’anno per l ’assi­ stenza spirituale ai rem atori; ora, oltre ad altre elemosine, destinò 200 lire unicamente all’acquisto di libri. Allo stesso scopo si spesero le rendite del ca­ pitale costituito in memoria del padre Francesco M aria Pallavicino, come si è detto nella cronaca dell’anno 1682. Ci sembra ancora più degno di essere ri­ cordato il contributo che vollero dare alla nostra biblioteca donne erudite: fra le altre la nobile signora Battina De Franchi, nipote per parte del fratello dell’eminentissimo cardinale G iulio Spinola, la quale, conosciuta la triste vi­ cenda della nostra biblioteca, ci donò 100 lire da destinare unicam ente all’ac­ quisto di libri.

Per alleviare la povertà della casa, ci furono lasciate 1000 lire dalla signo­ ra M aria Teresa Doria, sorella del padre C arlo Doria, e altre 100 lire d ’argen­ to dal signor Babilano Pallavicino.

415. D ue d efu n ti

Andarono in cielo, come speriamo, nel mese di febbraio il fratello M ichele Palm aro coadiutore formato, e nel mese di giugno il padre Giovanni Vincenzo Stella professo di quattro voti, che molto si era dedicato ai sa­ cri ministeri.

416. In ch iesa v ie n e restaurata la volta e si a g giu n g o n o n u o v e su p p ellettili Dopo i recenti danni gran parte della nostra chiesa non era stata ancora del tutto riparata: la volta in parte presentava fenditure e in parte era anneri­

ta; perciò quest’anno fu com pletamente rinnovata dal fondo alle cappelle m aggiori, e si restaurarono anche le decorazioni in gesso, pittura e oro, non senza grandi spese.

Sull’altar m aggiore furono collocate quattro teste di papi di m etallo do­ rato artisticam ente lavorate, e sugli altri altari teche dorate per custodirvi le sacre reliquie: ne offrì quattro di grande valore per l ’altare del santo padre Ignazio la generosità del signor Silvio Im periale, sempre più benem erito della nostra chiesa e della casa.

417. Una m issio n e d i d u e p a d ri in G recia su lle n a vi

Sulle navi della repubblica, concesse al papa e partite per la G recia in aiuto delle navi venete per respingere i turchi, si im barcarono anche due p a­ dri, Giovanni Francesco Luca della nostra casa e Giovanni Stanislao Pani del collegio. Per 7 mesi interi vissero sulle navi, im pegnandosi assiduam ente nel­ l ’assistenza spirituale ai soldati e ai m arinai, e quando era necessario dedican­ dosi anche alla cura dei m alati, con grande pericolo della loro vita. È facile im m aginare quanto abbiano sofferto per così lungo tempo e quanto bene ab ­ biano fatto a quegli uomini: partiti nel m ese di aprile, tornarono alla fine di ottobre, per grazia di Dio sem pre in buona salute. Essi m eritarono un solen­ ne riconoscimento delle loro nobilissim e azioni e furono accolti con dim o­ strazioni di riconoscenza da parte di tutti i buoni.

418. h e eseq u ie d e l ca rd in a le L orenzo R a ggio

N el mese di gennaio lasciò questa vita a Ravenna l ’eminentissimo cardi­ nale Lorenzo Raggio, che era stato per 10 anni legato pontificio in Emilia. Dopo la Q uaresim a, durante la quale avemmo come predicatore il padre Sul- pizio M aru ffi127 della provincia V eneta, curò le solenni esequie del grande principe l ’eccellentissimo signore G iovanni Antonio Raggio, nipote da parte del fratello. Per il funerale scelse la nostra chiesa, nella quale si trova una cap­ pella della sua fam iglia dedicata a Cristo crocifisso. Fece costruire un catafal­ co alto fino al soffitto della chiesa, m irabile sotto ogni aspetto: era carico di statue, ritratti e altri ornam enti, illum inati da innum erevoli ceri accesi. Nel giorno fissato, fin dal primo m attino si celebrarono ininterrottam ente messe a tutti gli 11 altari. Non mancò neppure l ’illustrissim o signor arcivescovo, il quale tornò una seconda volta in privato e volle assistere alla messa solenne e all’elogio funebre, che fu tenuto dal padre Carlo Antonio L ev in i128 professore di filosofia, e in seguito fu anche stampato. C i fu l ’accompagnamento m usica­

le, il migliore che si possa avere a Genova, e una grande partecipazione di no­ bili e di serenissimi m em bri dei due collegi della repubblica.

419. <11 n u o vo p a d re g e n e r a le d ella Compagnia>

Nel mese di giugno ci giunse la notizia che era stato eletto nuovo genera­ le il padre Tirso G onzalesI29, inviato dalla provincia di Castiglia, e nuovo assi­ stente per l ’Italia il padre G iulio Sallio, inviato dalla nostra provincia.

Durante la Congregazione generale il nostro provinciale aveva lasciato a fare le sue veci il superiore di questa casa, che era il più anziano di professione.

Verso la fine dell’anno, nel mese di dicembre, per la festa di S. France­ sco Saverio vennero di nuovo nella nostra chiesa i m em bri dei serenissimi col­ legi, passando per la prim a volta per la strada pubblica e per la piazza.

Anno 1688

420. N uovi a iu ti p e r la nostra casa

Rimanevano ancora da affrontare molte spese per restaurare tutte le p ar­ ti della casa e della chiesa che si pensava di dover riportare all’antica condi­ zione. La divina Provvidenza si degnò di aum entare gli aiuti: il padre Antonio M aria Bustanzo aveva ricevuto dai suoi parenti 1000 lire e, quantunque risie­ desse altrove, volle che fossero date in soccorso della nostra povertà; la signo­ ra Veronica Spinola ci lasciò alla sua morte 300 scudi d’oro; la signora M aria Felice Doria nel suo testamento lasciò 1000 lire per il figlio, padre Giovanni Andrea; ci lasciò ugualm ente 1000 lire il signor G iovanni Carlo Brignole; ci donò all’incirca la stessa somma il signor Francesco De M ari dopo la morte della moglie signora Livia. Anche la nostra biblioteca ricevette un dono im ­ portante di grande valore: il signor Niccolò Panesi ci regalò i 9 volumi dell’Atlante (così si chiama). Alla nostra chiesa offrirono un prezioso dono i coniugi signori Camillo De M ari e Violante Centurione: con i loro abiti n u ­ ziali fecero confezionare param enti sacerdotali di grande valore e ornamenti per l ’altare di S. Francesco Saverio.

421. Il p a d re P aolo Maria Sauli 33° su p eriore

A metà della Q uaresim a, durante la quale predicava il padre Carlo Fran­ cesco Comune I3°, il padre Paolo M aria Sauli fu nominato nuovo superiore.

L ’11 luglio lasciò questa vita il fratello Giuseppe Ferro coadiutore formato.

422. A ttestazioni d i b en evo len z a v er so n o i d e ll’illu strissim o sig n o r a rciv esco v o Con grande benevolenza e con animo sem pre ben disposto verso di noi, il nostro arcivescovo (che ricordiam o anche altrove con riconoscenza per i suoi alti m eriti) aveva incom inciato a parlar bene di noi, non solo con i nostri ma anche con gli esterni: più volte dichiarò che non si sarebbe aspettato tanto da noi, e che ogni sua aspettativa era stata da noi superata; perciò poteva af­ ferm are che, nei diversi anni di governo della sua Chiesa, non aveva trovato nessun altro O rdine religioso così obbediente ai vescovi come la nostra Com ­ pagnia, così im pegnato per la salvezza del prossimo con ogni genere di m ini­ steri, sem pre disponibile per tutti gli infelici sia in città sia nella diocesi, e sem pre benem erito. Q uello che da tempo andava ripetendo qui da noi, si de­ gnò anche di riferirlo per lettera a Roma alla Sacra Congregazione del Conci­ lio (così si chiama). Fu così che poco dopo un prelato della C uria Romana molto vicino al papa riferì al nostro illustrissim o arcivescovo che un giorno la conversazione con il papa era caduta sulla Chiesa genovese, e il Sommo Pon­ tefice aveva dichiarato che non gli tornavano nuovi il buon governo e lo zelo assiduo di quel presule, e che ben conosceva quanto fosse utile l ’opera della nostra Com pagnia e la deferenza che essa dimostrava verso il pastore, secon­ do il proprio istituto, che è molto gradita al papa.

423. Una esorta z ion e d e l p a d re g e n e r a le

Il padre provinciale volle giustam ente riferire queste dichiarazioni del papa al padre generale, che ci inviò un ’utile e salutare esortazione di questo tenore: non dobbiamo m ai dim enticarci di vivere e di operare in modo tale da non dem eritare m ai i riconoscim enti che finora abbiamo ricevuto. In realtà la nostra Com pagnia quest’anno non ha dem eritato presso l ’arcivesco­ vo al quale dobbiamo tanto, né presso il serenissimo senato e l ’intera repub­ blica; anzi l ’impegno assiduo per il bene delle anime, lodato a Roma, è tanto cresciuto in questa città quanto forse m ai in passato.

424. Im p orta n ti m issio n i d e l p a d re P aolo S eg n eri e d e l p a d re P ietro P in a m on ti I serenissimi collegi della repubblica avevano richiesto e invitato già da tre anni l ’illustre predicatore Paolo Segneri, che quest’anno venne finalm ente

da noi insieme a un compagno simile a lui per virtù, il padre <Giuseppe> Pietro Pinam onti131. L ’amatissimo arcivescovo, il serenissimo doge e gli eccel­ lentissimi senatori, non solo accolsero con gioia come inviati dal cielo questi padri insigni, ma anche li abbracciarono con tutto il cuore. Ben volentieri Genova avrebbe trattenuto per più giorni questi apostoli e m inistri di Dio, se fra le strade tanto strette avesse avuto un luogo abbastanza ampio per conte­ nere la gran massa di fedeli. Perciò i missionari furono inviati nelle due rivie­ re e lungo le valli del Bisagno e del Polcevera, che dividono il dominio geno­ vese dalla Lom bardia, perché passando di luogo in luogo, come strum enti eletti, dichiarassero guerra ai vizi e portassero il nome di Dio. E perché G e­ nova non fosse da meno, parecchi nobili seguivano dovunque i missionari, e facevano a gara per prendere in affitto abitazioni, dove le signore che li ac­ compagnavano potessero alloggiare, se non più comodamente, almeno in m o­ do più conveniente.

Furono im piegati 6 m esi interi nelle sacre m issioni in 16 località: è incre­ dibile a dirsi quali siano stati il fervore, il frutto spirituale e la partecipazione della popolazione, come m ai era accaduto in passato. Le missioni più fre­ quentate di tutte furono quelle di Sestri Ponente a 5 m iglia dalla città e di Nervi a 7 m iglia, nelle quali il padre Paolo <Segneri> benedisse rispettiva­ mente 40.000 e almeno 50.000 penitenti. Fu uno spettacolo commovente ve­ dere e udire quasi tutta Genova che ritornava a Genova: 100 piccole navi e barche, che sembravano quasi una flotta, diffondevano sul m are inni e canti. 425. A ltre m issio n i in città

Ci furono altre m issioni un po’ meno solenni, m a ugualm ente im pegnati­ ve e fruttuose. I m issionari molto seminarono e moltissimo esortarono: quan­ te persone spinsero alle lacrim e, altrettante ne riconciliarono con il sacram en­ to. Furono sradicati ovunque scandali inverecondi, in quanto pubblici; molti che erano inveterati nel m ale, o lontani dalla confessione da parecchi anni, o colpevoli di sacrilegi, con la penitenza o con il battesimo furono ricondotti sulla retta via, come se fossero rinati a nuova vita. Il padre Paolo <Segneri> era tanto efficace con la parola e con l ’opera, d a far pensare a un miracolo.

Senza m ai stancarsi, tre volte al giorno procedeva a piedi nudi tenendo in mano una catena di ferro, e sembrava che incitasse alla penitenza più se stesso che gli altri; tra i pubblici penitenti ci furono non pochi illustri cittad i­ ni, divenuti spettacolo per il mondo, per gli angeli e per gli uom ini132.

Un alto riconoscimento per quest’opera cosi grande va alla compagnia di S. Gerolamo, che fin d all’inizio la condusse con notevole dispendio; ma

anche sacerdoti della nostra casa e del nostro noviziato si offrirono spesso per aiutare gli altri a conquistare le anime, ad ascoltare le confessioni almeno per 10 ore al giorno e a com piere altri m inisteri come soldati ausiliari.

Vi partecipò anche il padre superiore, che per tre volte nelle ultim e pro­ cessioni, in prim a fila, portando la croce, con una corona sul capo e una cor­ da al collo e a piedi nudi, guidò Ninive p en iten te135. Il serenissimo senato ap ­ prezzò tanto questa missione, che per suggerim ento del padre Segneri decise di restituire alla Toscana le sue navi e di inviare al padre generale una lettera di ringraziam ento per sì grande beneficio.

426. G rande sp irito d i p en iten z a in tutta la città

Dopo solo uno o due m esi che era sorto così vivo fervore, tutta la città si infiammò per una scintilla venuta d all’esterno, misteriosam ente in apparenza, ma in realtà per ispirazione divina. C i piace ricordare per consolazione dei posteri questo fatto, al quale contribuì non poco la nostra casa. Durante la Q uaresim a giunse una lettera inviata dal papa al nostro e agli altri arcivescovi e ai m etropolitani m itrati d ’Italia: con questa lettera il vicario di Cristo invita­ va tutti a fare penitenza per placare l ’ira divina che già incombeva con un grande flagello. P er ordine del piissim o presule, i predicatori dal pulpito co­ m unicarono al popolo la salutare esortazione. Non erano ancora passati 40 giorni, che si ebbe notizia di violenti terrem oti in Emilia; anche noi ne avver­ timmo qualcuno, più leggero ma con grande paura di tutti; m a i più gravi av­ vennero a N apoli e in tutta la Campania.

In quel tempo a Voltri, a 10 m iglia da Genova, si svolgeva un rito peni­ tenziale: accorrevano fedeli anche dai paesi vicini, e cresceva ogni giorno la fede, sia che l’amore avesse sciolto la durezza dei cuori, sia che la paura di m ali futuri avesse infuso negli animi un sacro terrore; sorse improvvisamente una viva devozione, che si diffuse per tutta la regione e non risparm iò neppu­ re la città. Infatti in un giorno di festa, per non so quale ispirazione venuta certam ente da Dio, si indisse una processione di uomini, donne e giovinette penitenti, che im ploravano la m isericordia di Dio e lodavano i santi nomi di Gesù e M aria, come avevano im parato nelle precedenti missioni; tutti aveva­ no una corona di spine sui capelli sciolti, erano coperti di sacco e di cenere, tenevano in mano un flagello o un teschio o un Crocifisso e camminavano a piedi nudi. A ll’alba entrarono in città, procedendo con incredibile m odestia, e salirono al santuario della M adonna del M onte, non lontano dalla città e in vista della foce del Bisagno. Essi suscitarono n ell’animo dei cittadini dappri­

ma meraviglia, poi compassione e infine una tenerissim a devozione, tanto che l ’intera città versò lacrim e di dolore.

427. P ro cessio n i p en iten z ia li

Vedendo questo, l ’amatissimo pastore, sem pre molto attento alla cura delle pecorelle a lui affidate, nel momento di generale commozione colse l ’oc­ casione per accrescere ancor più il fervore, con processioni che partivano da ogni parrocchia verso alcune chiese designate. Egli stesso diede l ’esempio,