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Un’altra fonte di meraviglia per il viaggiatore veneziano, oltre alle popolazioni locali con i loro usi e costumi, è rappresentata dalla fauna e la flora dei luoghi che visita. Come affermato all’inizio di 2.1.1.1, Marco Polo dedica molti capitoli del suo libro alla descrizione della corte del Gran Khan e delle sue abitudini, fra cui vi è la caccia. Tre miniature sono dedicate al tema della caccia, (37), che rappresenta il Gran Khan che cavalca nella tenuta attorno al suo palazzo di Ciandu col falcone, (46), in cui un addestratore consegna al Gran Khan gli animali selvatici ammaestrati per assistere nella caccia ad animali di grossa taglia e (47) che rappresenta il corteo che accompagna il Gran

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Khan quando va a caccia. L’episodio rappresentato in (37, Fig.8) risulta famigliare nell’immaginario occidentale in quanto sembra la rappresentazione di una caccia col falcone, sebbene il testo sostenga che sia il leopardo a catturare le prede per nutrire i falchi: Et y a de maintes manieres de bestes sauvages et non fieres qui il Sires y fait metre,

et les tient pour donner a mengier aus [gerfaus] et aus faucons que il tient en mue laiens, qui sont plus de .CC. gierfaus sans faucons. Et il meïsmes les vait veoir chascune semaine seant en mue et vait aucune foiz par laiens a cheval et a derriere lui sus les dos de son cheval un liepart. Et quant il voit aucune beste qui il plaist, si laisse aler le liepart, si la prent et le donne aus oisiaus a mengier qui sont en mue (DM 74, 13-23). Per aumentare

la famigliarità della rappresentazione il miniatore sostituisce il moult biau palais de

marbre (DM 74, 5-6) del testo con un castello gotico sullo sfondo, ma l’immagine

presenta anche degli elementi esotici, rappresentati dall’abbigliamento del sovrano e dal leopardo seduto in groppa al cavallo: “The leopard, dutifully noted in the text, also functions as a link between East and West, signifying not just distant exoticism but also the domestic menageries of wild animals assembled by the Western nobility, including the duke of Berry”54. La miniatura, fedele alla descrizione fornita dal testo, ricrea una

scena comprensibile e apprezzabile per il pubblico del manoscritto, inserendo sia elementi noti che avvicinano la figura del Gran Khan all’immaginario occidentale, sia dettagli esotici di cui il pubblico cortigiano era curioso.

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Fig.8, Ci dit le .LXXIII. chapitre de la cité de Ciandu et des merveilles, F.31v.

In (37) il miniaturista ha proceduto nella resa di un episodio famigliare senza allontanarsi dalla descrizione fornita dal testo, mentre in altri casi ha raffigurato animali sconosciuti basandosi sul termine di paragone noto fornito dall’autore per permettere al lettore di immaginare l’animale ignoto di cui il testo parlava. Tale operazione avviene in (18, Fig.9), che rappresenta i buoi bianchi che Marco Polo definisce la plus belle chose

a veoir du monde (DM 35, 20) denominandoli buef (DM 35, 15), utilizzando un termine

noto per indicare dei bovini asiatici, gli zebù (DM 35, 19-20): Entre les espaulles ont une

boce roonde et haut[e] bien .II. paumes; in (36) dove nuovamente Marco Polo chiama

buoi gli yak che descrive (DM 71, 15-19): Il ont bués qui sont sauvages, et sont grant

comme olifant et sont moult biaus a veoir, car il sont tuit pelu sus le dos, et sont blanc et noir et ont le poil lonc bien .III. paumes, et sont si bel que c’est merveilles; e in (46) dove

Marco Polo descrive le tigri paragonandole a dei leoni, mentre il miniaturista rappresenta solo i leoni menzionati nel testo, oppure raffigura dei leoni perché l’autore aveva denominato in questo modo le tigri (DM 90, 1-11): Encore sachiez que le Seigneur

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Il a encore gregneurs lions que ceulz de Babiloine et en a plusieurs et sont moult beaux de couleur et de poil, car il sont tuit vergié du lonc de noir et de vermeil et de blanc […]55.

Fig.9, Ci dit le .XXXV. chapitre d’une cité qui a non Camady, f.13v.

Tale procedimento illustrativo è riscontrabile in altre miniature, come in (66) dove i

pelles qui sont tout rouges giapponesi (DM 158, 19) sono rappresentati nell’immagine

come dei polli occidentali, bianchi con la cresta rossa.

55 Un caso a parte di procedimento analogico con animali noti è rappresentato da (19), immagine relativa

al capitolo dedicato alla città di Cormes, centro urbano che presenta un porto frequentato da mercanti indiani che vi giungono avec leur ne[s] chargies d’espiceries et de perrerie et de peles et de dras de soie et

dorez et de dens d’olifans et d’autres pluisours marcheandises et si les vendent aus marcheans [...] (DM

36, 14-17). Nell’immagine è rappresentata una città portuale con una nave attraccata alla riva del fiume, la quale imbarcazione ospita due cammelli e un elefante carico di tessuti arrotolati e con una cassa appoggiata al fianco, sebbene tali animali non siano menzionati nel testo. Se la presenza dei cammelli in una nave risulta verosimile, quella dell’elefante sembra meno possibile e comprensibile. Il confronto fra il contenuto del capitolo e la miniatura permette di interpretare l’immagine considerando la presenza a bordo del pachiderma come una “resa sineddotica” del testo, in quanto il miniatore ha reso graficamente il riferimento all’avorio riproducendo l’animale da cui viene ricavato.

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